Produzione, costi, ricavi e profitti Gli argomenti del capitolo. La funzione di produzione e la legge della produttività marginale decrescente. La distinzione tra breve e lungo periodo nella produzione. La relazione tra i costi e il livello della produzione, sia nel breve sia nel lungo periodo. La relazione tra i ricavi e il livello della produzione. La determinazione del livello di produzione che dà luogo al massimo profitto per l’impresa. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Fattori di produzione & breve/lungo periodo Distinguiamo tra fattori di produzione fissi: risorse che nel periodo di tempo considerato non possono che essere impiegate in una particolare quantità invariabile; e fattori di produzione variabili: risorse che nel periodo di tempo considerato possono essere impiegate in quantità variabile con la produzione. Sulla base di ciò distinguiamo anche: breve periodo – lasso di tempo massimo nel quale almeno un fattore di produzione è fisso; e lungo periodo – lasso di tempo sufficientemente lungo perché tutti i fattori di produzione possano essere variati. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV La funzione di produzione È la relazione tecnica – che dipende, cioè, dalla tecnologia disponibile – che associa alle quantità impiegate di ciascun fattore produttivo la quantità massima di prodotto ottenibile: q = q(x1, x2, …, xn) La funzione di produzione poggia, dunque, sul presupposto che non vi siano sprechi, cioè che i fattori produttivi siano impiegati in modo efficiente. Q è la quantità di prodotto; xi è la quantità impiegata del fattore produttivo i-esimo. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Funzione di produzione con un solo input variabile Iniziando dal breve periodo, immaginiamo di avere a disposizione un solo input variabile (supponiamo sia il lavoro, L) – e omettiamo di indicare esplicitamente l’altro fattore di produzione che è, invece, fisso – e illustriamo le nozioni di produttività media e di produttività marginale. q = q(L) Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Produttività media e produttività marginale Per produttività media intendiamo il rapporto tra la quantità di prodotto ottenuta e la quantità del fattore produttivo variabile impiegata. PMEL = q(L)/L La produttività marginale è, invece, la variazione della quantità prodotta conseguente a un incremento unitario della quantità impiegata del fattore produttivo variabile. PMGL = q(L)/L Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Legge della produttività marginale decrescente Se combiniamo (con incrementi costanti) quantità sempre maggiori del fattore variabile con la quantità data del fattore fisso, allora – esaurita la fase iniziale nella quale la produzione cresce a tasso crescente (cioè per incrementi via via maggiori) – da un certo punto in poi ogni unità in più del fattore variabile determinerà incrementi della produzione via via minori. q(L) PMGL PMEL L L q 1 6 6 6 1 6 2 13 7 6,5 1 7 3 21 8 7 1 8 4 30 9 7,5 1 9 5 40 10 8 1 10 6 49 9 8,17 1 9 7 57 8 8,14 1 8 8 64 7 8 1 7 9 70 6 7,78 1 6 10 75 5 7,5 1 5 Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Relazione tra produzione totale e produttività media e marginale La PMGL è crescente finché la produzione totale aumenta in misura più che proporzionale all’aumentare del fattore variabile (punto A). Poi comincia a diminuire fino a diventare negativa (oltre il punto C) La PMEL è dapprima crescente fino a intersecare la curva della produttività marginale (punto B) e poi è decrescente. C q B A 0 L PMEL PMGL PMEL 0 Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV PMGL L La funzione di produzione nel lungo periodo Nel lungo periodo – per definizione – tutti i fattori produttivi(nel nostro caso, L e K) sono variabili: q = q(L, K). Se fissiamo il livello di produzione, per esempio, a q0, è possibile rappresentare la funzione di produzione nel piano (L, K) attraverso curve di livello dette isoquanti (= combinazioni dei fattori produttivi che permettono di ottenere la stessa quantità di prodotto) – q0 = q(L, K). K q(K1, L1) = q0 = q(K2, L2) K1 K2 0 L1 L2 Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV L I costi di produzione I costi di produzione dipendono: dalla produttività dei fattori, e dal prezzo dei fattori. Se i mercati dei fattori sono in concorrenza perfetta, se, data la funzione di produzione, scegliamo la quantità impiegata dei fattori di produzione in modo da minimizzare i costi, allora il costo dipende solo dalla quantità prodotta, q: CT = CT(q). Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Costo totale Il costo fisso non varia con la quantità prodotta: esso è rappresentato, quindi, da una retta orizzontale. Il costo variabile è funzione della quantità prodotta; la curva che lo rappresenta passa per l’origine e il suo andamento dipende dalla legge dei rendimenti marginali decrescenti. La curva di costo totale è una semplice traslazione verticale della curva di costo variabile. Nel breve periodo, il costo totale di produzione, CT(q), è la somma del costo fisso (CF), costo di acquisizione dei fattori di produzione fissi, e del costo variabile (CV), costo di acquisizione dei fattori variabili. Costi, € CT CV CF 0 Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV q Costo medio e costo marginale Il costo medio è pari al costo per unità di produzione CME = CT/q. Si può distinguere tra costo fisso medio (CFME) e costo variabile medio (CVME) (CME = CFME + CVME). Il costo marginale è la variazione di costo dovuta a un incremento unitario di produzione CMG = CT/ q. Tutti i costi marginali sono variabili. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Costo totale, costo medio e costo marginale Il CMG è decrescente finché il costo totale aumenta in modo meno che proporzionale al crescere del livello di produzione; in seguito è crescente. Il CME è decrescente fino all’intersezione con la curva del costo marginale; poi diviene crescente. Il CFME è sempre decrescente. Il CVME si comporta come il CME verso il quale tende asintoticamente. CT A 0 CME CMG q CMG CME CVME CFME 0 Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV q I rendimenti di scala Se variamo nella stessa proporzione tutti i fattori produttivi, possiamo considerare variazioni di scala nella produzione. Rendimenti costanti di scala: un aumento percentuale dei fattori produttivi genera lo stesso incremento percentuale del prodotto; rendimenti crescenti di scala: un aumento percentuale dei fattori produttivi genera un incremento più che proporzionale del prodotto; rendimenti decrescenti di scala: un aumento percentuale dei fattori produttivi genera un aumento meno che proporzionale del prodotto. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Economie di scala Un’impresa gode di economie di scala se i costi medi di produzione diminuiscono all’aumentare della quantità prodotta. Motivazioni tecnologiche 1. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. Rendimenti crescenti di scala Motivazioni non tecnologiche Specializzazione e divisione del lavoro Indivisibilità ECONOMIE DI SCALA Il «principio del contenitore» A LIVELLO DI Maggiore efficienza dei macchinari grandi IMPIANTO Prodotti congiunti Produzione a stadi successivi Economie di organizzazione ECONOMIE DI SCALA Costi comuni A LIVELLO DI Economie finanziarie IMPRESA Economie di varietà Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Diseconomie di scala In un’impresa si manifestano diseconomie di scala quando il costo medio di produzione aumenta all’aumentare della quantità prodotta. Motivazioni alla base delle diseconomie di scala Problemi gestionali e di coordinamento; peggioramento delle relazioni industriali; alienazione dei lavoratori. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Economie e diseconomie esterne di scala Sono aumenti (diseconomie esterne di scala) o diminuzioni (economie esterne di scala) del costo medio di produzione dovuti alla dimensione dell’industria in cui opera l’impresa. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV La curva di costo medio di lungo periodo (CMELP) Alla base della costruzione della curva di costo medio di lungo periodo vi sono le seguenti ipotesi. I prezzi dei fattori di produzione sono dati. Lo stato della tecnologia e la qualità dei fattori sono dati. L’impresa sceglie, dato il livello di produzione, la combinazione dei fattori produttivi che minimizza il costo. Le curve di costo medio di lungo periodo possono assumere diverse forme: • decrescente, quando vi sono economie di scala • crescente, quando vi sono diseconomie di scala • orizzontale, quando i costi medi sono costanti. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Generalmente, si ipotizza che la curva CMELP abbia una forma a U. Costo La forma della curva CMELP 0 COSTI COSTANTI all’aumentare della produzione si manifesteranno le economie di scala. Quando le economie di scala sono state sfruttate i costi medi rimarranno costanti. Infine, oltre il livello di produzione q2, cominceranno a manifestarsi le diseconomie di scala. ECONOMIE DI SCALA Fino al livello di produzione q1 q1 Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV q2 q Nel lungo periodo un’impresa può variare il fattore produttivo la cui quantità è fissa nel breve periodo ed ottenere così per ogni livello di tale fattore la corrispondente curva di costo medio di breve periodo. La scala minima efficiente di produzione è il livello di produzione minimo che consente di minimizzare il costo medio di lungo periodo. Costi La relazione tra le curve di costo medio di breve e di lungo periodo CMEBP1 CMEBP2 CMEBP3 CMEBP4 CMELP 0 La curva di costo medio di lungo periodo è l’inviluppo inferiore delle curve di costo medio di breve periodo. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV q Una ripartizione temporale più precisa Brevissimo periodo: tutti i fattori di produzione sono fissi. Breve periodo: almeno un fattore di produzione è fisso. Lungo periodo: tutti i fattori di produzione sono variabili, sebbene la loro qualità sia data. Lunghissimo periodo: sono variabili sia la quantità sia la qualità di tutti i fattori di produzione. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Ricavo totale, medio e marginale Ricavo totale è il prodotto delle unità vendute per il rispettivo prezzo: RT(q)= p(q) q. Ricavo medio è quanto l’impresa ottiene per unità venduta: RME(q) = RT(q)/q. Se l’impresa vende tutte le unità prodotte allo stesso prezzo, allora il ricavo medio è pari a p [= (p(q)q)/q]. Ricavo marginale è l’incremento del ricavo totale ottenuto dalla vendita di un’unità aggiuntiva: RMG(q) = RT(q)/q. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Ricavo totale, medio e marginale Per analizzare l’andamento del ricavo totale, medio e marginale rispetto alla quantità prodotta e venduta occorre distinguere le condizioni di mercato in cui opera l’impresa. È necessario cioè distinguere se: • l’impresa non è in grado di influire sul prezzo, o • l’impresa è, invece, in grado di influire sul prezzo. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV I ricavi quando il prezzo è dato La curva di domanda dell’impresa è una curva orizzontale. •Il ricavo medio è costante e pari al prezzo. •Il ricavo marginale è anch’esso costante e pari al prezzo. •Il ricavo totale cresce proporzionalmente alla quantità venduta e si può, quindi, rappresentare con una linea retta passante per l’origine degli assi e con pendenza pari al prezzo. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV I ricavi quando l’impresa è in grado di influenzare il prezzo La curva di domanda dell’impresa è decrescente. Quindi, Il ricavo medio RME RMG >1 coincide con il prezzo (la curva di domanda). ( = 1) Il ricavo marginale dipende dall’elasticità della domanda al reddito: 1.è positivo se la domanda è elastica; 2.è negativo se la domanda è anelastica; 3.è nullo se l’elasticità è pari a 1. <1 p(q) = RME 0 RT q RMG Il ricavo totale è una curva prima crescente (finché RMG > 0) e poi decrescente (quando RMG < 0). 0 Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV q Massimizzazione del profitto Il profitto, che dipende dalla quantità venduta, è la differenza tra il ricavo totale e il costo totale di produzione: (q)= RT(q) CT(q). Per determinare la quantità in corrispondenza della quale il profitto è massimo, possiamo usare: le curve di costo e ricavo totale, oppure le curve di costo e ricavo medio e marginale. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV Massimizzazione del profitto usando costi e ricavi totali (q)= RT(q) CT(q). RT CT CT RT Il profitto è massimo dove è massima la differenza tra ricavo totale e costo totale. 0 q* Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV q Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e marginali Usiamo le curve di ricavo marginale e costo marginale per trovare la quantità di prodotto che massimizza il profitto. La condizione di massimo profitto è produrre/ vendere la quantità q* per la quale: RMG (q*)= CMG(q*) RMG CMG CMG 0 q q* Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV RMG Usiamo le curve di ricavo medio e costo medio per determinare quale sia l’area che corrisponde al massimo profitto. Il profitto massimo è pari all’area tratteggiata. RMG, RME CMG, CME Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e marginali CMG CME 0 q q* Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV RMG RME Il profitto normale e l’extra-profitto Il costo-opportunità di gestire l’impresa rappresenta un costo e come tale è incluso nei costi di produzione. •Esso è detto profitto normale, ed •è pari a (in percentuale del capitale investito nell’impresa): tasso di profitto normale = tasso di interesse privo di rischio + premio per il rischio Il profitto che si vuole massimizzare è l’eccedenza sul profitto normale ed è detto extra-profitto. Sloman & Garratt, Elementi di economia, Il Mulino, 2010 Capitolo IV