POLITICA ECONOMICA Cristiano Perugini 075 585 5285 [email protected] www.unipg.it/~perugini SSIS a.a. 2007/2008 Classe A019 STRUTTURA DEL CORSO ECONOMIA POLITICA (30 ore) • Introduzione • Economia del consumo • Economia della produzione Modulo di analisi ed interpretazione dati in Excel POLITICA ECONOMICA (24 ore) • Introduzione • Aggregati e performance macroeconomiche • Modelli macro (IS-LM) per lo studio della politica fiscale e monetaria • Globalizzazione e politiche commerciali POLITICA ECONOMICA 1. 2. La politica economica si occupa degli aspetti normativi dell’economia e studia l’intervento dello stato e dei poteri pubblici nella gestione del sistema economico Il punto di partenza è ovviamente stabilire: Obiettivi da raggiungere Strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi Gli effetti delle azioni messe in campo dalla politica economica devono poter essere misurate attraverso una funzione del benessere sociale, che i policy makers devono massimizzare C’è sempre bisogno di un modello teorico di funzionamento del sistema economico Attraverso questo modello si stabiliscono una serie di relazioni tra gli strumenti messi in atto e gli obiettivi da raggiungere OBIETTIVI E STRUMENTI DI POLITICA ECONOMICA STABILIZZAZIONE ECONOMIA: controllo della congiuntura e dell’occupazione, stabilità dei prezzi SVILUPPO DEL SISTEMA ECONOMICO: potenziamento dei settori produttivi, investimento in Ricerca e Sviluppo ed in capitale umano REDISTRIBUZIONE DEL REDDITO: corrispondenza ai criteri di giustizia ed eguaglianza attraverso lo stato sociale RIMEDI AI FALLIMENTI DI MERCATO: EQUILIBRIO DEI CONTI CON L’ESTERO: è il cosiddetto obiettivo esterno che impedisce la creazione di forti squilibri tra import-export Politica fiscale e monetaria Politica di programmazione economica e industriale Sistema di sicurezza sociale Politiche di aggiustamento della bilancia dei pagamenti e politiche commerciali Alcuni concetti ed aggregati di base: Produzione aggregata, Indicatori del mercato del lavoro, Inflazione, Disavanzi, Tasso di cambio (i) La produzione aggregata • La produzione di un paese si misura attraverso alcune misure fondamentali (PIL, PNL, RN) (ii) Indicatori del mercato del lavoro • Tasso di occupazione, Tasso di disoccupazione (iii) Inflazione • Misurazione della dinamica dei prezzi (iv) Disavanzi • Disavanzo di bilancio e disavanzo commerciale (v) Tasso di cambio • Prezzo di una valuta in termini di un’altra (i) La produzione aggregata PIL, Valore Aggiunto e Reddito ESISTONO TRE MODI POSSIBILI (ED EQUIVALENTI) PER DEFINIRE IL PIL: Il PIL è il valore dei beni e dei servizi finali prodotti nell’economia in una dato periodo di tempo Il PIL è la somma del valore aggiunto nell’economia in un dato periodo di tempo, vale a dire la differenza tra prodotto complessivo e valore dei beni intermedi impiegati Il PIL è la somma dei redditi di tutta l’economia in un dato periodo di tempo, in effetti il valore aggiunto viene re-distribuito alla collettività (retribuzione dei lavoratori, profitti alle imprese, imposte indirette al governo) ESEMPIO DI CALCOLO DEL PIL Supponiamo un’economia nazionale costituita da solo due imprese Impresa siderurgica Ricavi Costi (salari) Profitti Impresa Automobilistica Ricavi Costi • Salari • Materie prime Profitti 100 Euro 80 Euro 20 Euro 210 Euro 70 Euro 100 Euro 40 Euro VA=100 VA=210-100=110 VA totale =110+100=210 PIL NOMINALE E PIL REALE Il Pil nominale è semplicemente la somma delle quantità di beni finali moltiplicate per i loro prezzi correnti Il Pil nominale (o Pil a prezzi correnti) cresce nel tempo perché aumenta la produzione fisica, ma anche perché aumentano i prezzi dei beni Se eliminiamo l’effetto dell’aumento dei prezzi per misurare solo l’aumento della produzione dei beni usiamo il Pil Reale (o Pil a prezzi costanti) Un modo per ottenere il Pil reale è quello di valutare tutti i beni ai prezzi di uno stesso anno di riferimento Un modo alternativo è quello di utilizzare indici a catena (cambia continuamente l’anno di riferimento, che è costituito da medie degli anni immediatamente precedenti) PRODOTTO INTERNO LORDO, PRODOTTO NAZIONALE LORDO Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore complessivo di tutti i beni e servizi finali dell’economia di un paese prodotto entro i confini di uno Stato Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL) è il valore complessivo di tutti i beni e servizi finali dell’economia di un paese prodotto da fattori di residenti di quel paese PNL = PIL + Entrate nette di reddito dal resto del mondo (Y di fattori produttivi italiani all’estero – Y di fattori produttivi esteri in Italia) ES. Il valore dell’auto prodotta da FIAT Polonia è inclusa nel PNL Italia, ma non nel PIL Il valore del panino McDonald prodotto in Italia è incluso nel PIL Italia, non nel PNL Il reddito nazionale E’ la somma delle remunerazioni dei fattori produttivi di un paese in un periodo di tempo e coincide con il PNL che il paese genera nello stesso periodo di tempo, salvo alcuni aggiustamenti: a. Il PNL comprende gli ammortamenti, che sono perdite di reddito dei proprietari del capitale (vanno quindi sottratti ai fini del RN: PNL-Amm=PNN) b. Il PNL non comprende i trasferimenti unilaterali (doni) dall’estero (es. aiuti umanitari) che sono invece parte del RN c. Il PNL comprende imposte indirette (sulle vendite) che non sono redditi (il prezzo di vendita, su cui si calcola il PNL, non coincide con il prezzo che il venditore riceve) (es. IVA) PIL + Entrate nette reddito = PNL RN = PNL - Ammortamenti + Trasf. Unilaterali – imposte indirette (ii) Indicatori del mercato del lavoro Il tasso di disoccupazione (UR) = U / L: U = disoccupati L = forza lavoro La forza lavoro (L) è data dalla somma degli occupati (E) e dei disoccupati (U) L=E+U l’occupazione è rilevata tramite indagini campionarie, la Rilevazione delle Forze di Lavoro Una persona è considerata disoccupata se non ha lavoro e se lo ha cercato nelle settimane precedenti Quando invece non ha lavoro ma non lo cerca non viene inclusa nelle forze di lavoro Conoscere il tasso di disoccupazione è importante perché indica se l’economia sta operando sopra o sotto il suo livello normale Oltre al fatto che la disoccupazione ha gravi conseguenze sociali Problemi legati al tasso di disoccupazione … PROBLEMATICHE LEGATE ALL’UTILIZZO del tasso di disoccupazione UR trascura gli effetti di scoraggiamento dei lavoratori che, se introdotti, renderebbero l’offerta di lavoro dipendente dalla domanda (il tasso di disoccupazione dipende dalla partecipazione alla forza lavoro, che a sua volta dipende dal livello di occupazione esistente) Da un punto di vista statistico, pone rilevanti problemi di definizione (identificazione delle condizioni oggettive e soggettive di disoccupato, specie con riferimento al concetto di “ricerca attiva di lavoro”) Il tasso di disoccupazione rimane comunque un indicatore centrale delle performance del mercato del lavoro (specie quando queste sono particolarmente insoddisfacenti e nell’accezione di disoccupazione di lunga durata) e come indice della forza contrattuale di lavoratori e sindacati (nella tipica prospettiva neo-keynesiana) Le ragioni dette sopra, insieme alla difficoltà di definire univocamente l’equilibrio di “pieno impiego”, suggerirebbero l’opportunità di affiancare al tasso di disoccupazione un altro indicatore: il tasso di occupazione Il TASSO DI OCCUPAZIONE (ER = Occupati / pop 15-64), oltre a consentire di evitare alcune difficoltà teoriche del tasso di disoccupazione: 1. Permette di arginare alcune problematiche definitorie del UR; 2. Se si considera la centralità del cuneo fiscale sul lavoro (contributi sociali e tasse sui redditi da lavoro), i tassi di occupazione offrono maggiori informazioni sulla sostenibilità dei sistemi di welfare; 3. Assume una rilevanza diretta in termini di obiettivi di policy dal momento che il consiglio Europeo di Lisbona (marzo 2000) definisce i suoi obiettivi occupazionali (integrando la SEO nella strategia di Lisbona) in termini di crescita e convergenza dei tassi di occupazione (totale e femminile) • Strategia di Lisbona – Strategia Europea per l’Occupazione (a) Obiettivi quantitativi (entro 2010): - Un tasso di occupazione (occupati su pop. 15-64) almeno pari al 70% - Un tasso di occupazione femminile (occupati femmine su pop. Femminile 1564) almeno pari al 60% - - - Un terzo obiettivo quantitativo aggiunto dal Consiglio Europeo di Stoccolma (2002): tasso di occupazione per i lavoratori anziani (occupati 55-64 anni su pop. 55-64) almeno pari al 50% DISOCCUPAZIONE E ATTIVITA’ ECONOMICA In molti paesi esiste una relazione significativa tra crescita del Pil e tasso di disoccupazione Legge di Okun: evidenzia gli effetti che la crescita del Pil ha sul tasso di disoccupazione (legame tra variazione % tasso di disoccupazione e variazione % del PIL) In genere aumenti della crescita determinano una diminuzione del tasso di disoccupazione Quindi quando la disoccupazione è troppo alta è necessaria una crescita più elevata Se il tasso di disoccupazione è accettabile la produzione dovrebbe crescere ad un tasso compatibile con una disoccupazione costante Il tasso di disoccupazione fornisce quindi un segnale dello stato di salute dell’economia CONSEGUENZE SOCIALI DELLA DISOCCUPAZIONE Disagi psicologici e finanziari In particolare in riferimento a certi segmenti di disoccupazione (gruppi etnici, giovani, lavoratori non qualificati) e alla durata della disoccupazione Distribuzione dei redditi (iii) Inflazione L’inflazione è un aumento del livello generale dei prezzi Il tasso di inflazione è il tasso al quale aumenta il livello dei prezzi 2 indicatori del livello dei prezzi Il deflatore del Pil, rapporto del Pil nominale sul Pil reale nell’anno t (numero indice) Il tasso di variazione del deflatore del Pil può misurare il tasso di inflazione (Pt-P t-1)/Pt-1 Il deflatore del Pil dà il prezzo medio dei beni inclusi nel Pil (beni finali prodotti nell’economia) L’indice dei prezzi al consumo, prezzi dei beni che effettivamente sono consumati I prezzi dei beni al consumo possono non coincidere con quelli inclusi nel Pil, perché alcuni beni del Pil possono comunque essere venduti al governo; inoltre alcuni beni acquistati dai consumatori non sono prodotti internamente, ma importati Si usa pertanto l’indice dei prezzi al consumo (Consumer Price Index) Il CPI esprime il costo in Euro di un paniere di beni e servizi nel corso del tempo ed è anch’esso un numero indice Il CPI ed il deflatore del Pil possono differire, questo si ha quando il prezzo dei beni prodotti internamente corre diversamente dal prezzo dei beni che vengono importati La curva di Phillips è la relazione (molto dibattuta teoricamente ed empiricamente) tra variazione del tasso di inflazione e tasso di disoccupazione. PERCHE’ PREOCCUPA L’INFLAZIONE Se ci fosse inflazione pura, un aumento di tutti i prezzi e salari senza che varino i prezzi relativi, non ci sarebbero problemi Invece l’inflazione cambia i prezzi relativi ed influenza la distribuzione del reddito Esempio: in molti paesi i pensionati ricevono pensioni non indicizzate, pertanto un’elevata inflazione erode il loro potere di acquisto, Distorsioni e cambiamento nei prezzi relativi, dovute al fatto che alcuni prezzi rimangono fissati per legge. Esiste poi un’interazione negativa tra inflazione e sistema fiscale: se le imposte non seguono l’inflazione molti passerebbero da aliquote di imposta basse ad aliquote alte semplicemente in seguito ad un aumento dei prezzi Aumenta l’incertezza, diventa più difficile decidere per imprese, investitori , consumatori Quindi l’inflazione influenza la distribuzione del reddito e contribuisce ad aumentare incertezza nel sistema economico (iv) Disavanzi Disavanzo (deficit) di bilancio: - Eccesso di uscite (G) rispetto alle entrate (T) del settore pubblico Significa che lo il Governo si stà indebitando e questo significa interessi da pagare (attraverso più imposte o riduzione della spesa future). Disavanzo (deficit) delle partite correnti (o del conto corrente): - Eccesso di [importazioni (X) + deflussi di reddito + trasferimenti dal paese], rispetto alle [esportazioni (E), afflussi di reddito e trasferimenti ricevuti] nel paese Significa, allo stesso modo, che il Paese si stà indebitando con l’estero Può essere desiderabile in alcune occasioni (es. per fare un investimento che aumenterà le future capacità produttive e consentirà il rimborso ed il servizio del debito), ma in generale segnalano la necessità di dolorosi aggiustamenti futuri (v) Tasso di cambio I tassi di cambio sono importanti in quanto consentono di tradurre i prezzi di paesi differenti in termini comparabili. I tassi di cambio vengono determinati nello stesso modo dei prezzi delle altre attività. I tassi di cambio influiscono fortemente sulle partite correnti e su altri aggregati macro Un tasso di cambio può essere espresso in due modi (es. punto di vista UE): • Direttamente (incerto per certo) – prezzo di una unità di valuta estera in termini di valuta nazionale (0.65 € = 1 $) • Indirettamente (certo per incerto, utilizzato in EU, Sole 24h) – prezzo di una unità di valuta nazionale in termini di valuta estera (1 € = 1.52 $) • Esistono due tipi di variazioni del tasso di cambio: – deprezzamento della valuta domestica – un incremento del prezzo in valuta domestica della valuta estera: se 1 € = 1,50 $, se 1 € = 1,40 $ l’euro si è deprezzato – Favorisce le esportazioni – Rende più costose le importazioni - apprezzamento della valuta domestica – una riduzione del prezzo in valuta domestica della valuta estera se 1 € =1,50 $, l’euro si apprezza se 1€ = 1,60 $ – Danneggia le esportazioni - Favorisce le (abbassa il prezzo delle) importazioni Il tasso di cambio reale è il rapporto tra prezzo dei beni domestici (espresso in moneta estera) e prezzo dei beni esteri: e = E P / P* dove E è il tasso di cambio nominale, P e P* sono i livelli dei prezzi interni e esteri Quindi le partite correnti sono influenzate dal tasso di cambio nominale e dal livello relativo dei prezzi I MOVIMENTI DELLA PRODUZIONE AGGREGATA nel breve periodo: Mercato dei beni e servizi, mercati finanziari e domanda aggregata Se si studiano i movimenti del PIL nel breve periodo si focalizza l’attenzione sul ruolo della domanda e sui fattori che la influenzano (es. grado di fiducia, imposizione fiscale, tassi di interesse) Se si studiano i movimenti del PIL nel lungo periodo si focalizza l’attenzione sul lato dell’offerta e sui fattori che la influenzano (dotazione quantitativa e qualitativa di lavoro, di capitale, tecnologia), che nel breve periodo possono essere considerati fissi Domanda aggregata (breve periodo), prezzi fissi - Mercato dei beni - Mercati finanziari (moneta e titoli) - Equilibrio macroeconomico (modello IS-LM) I MOVIMENTI DELLA PRODUZIONE AGGREGATA nel breve periodo: Mercato dei beni e servizi La composizione del PIL Consumi (C) beni e servizi acquistati dai consumatori Investimenti (I) (anche detti investimenti fissi per distinguerli dalle scorte) - non immobiliare (o produttivo): acquisto di nuovi impianti o macchinari da parte delle imprese - immobiliare: acquisto di nuove case o appartamenti da parte di individui Spesa Pubblica (G) beni e servizi acquistati dallo stato e degli enti pubblici. Non include i trasferimenti (assistenza sanitaria e sociale) e gli interessi sul debito pubblico, che non rappresentano acquisti di beni e servizi Importazioni ed esportazioni (IM, EX) escludiamo le importazioni (IM) ed includiamo le esportazioni (EX) La somma (D) = C + I + G + (EX-IM) ci dà la domanda totale di beni del paese Questa può non corrispondere alla produzione del paese se variano le scorte (beni prodotti in un anno e venduti in un altro). La differenza tra produzione e vendite è Is (investimento in scorte) e va aggiunto a Z per ottenere la produzione totale. D = C + I + G + (EX-IM) In economia chiusa (EX=IM=0), D=C+I+G DA CHE DIPENDONO LE SINGOLE COMPONENTI: Consumi (C): la determinante dei consumi è il reddito disponibile, ovvero ciò che rimane al reddito dopo aver percepito i trasferimenti sociali e pagato le tasse Quindi C = C(Yd) il consumo è funzione del reddito disponibile Una forma esplicita dell’equazione del consumo è: C=c0 + c1 Yd , dove c1 è la propensione marginale al consumo e varia tra 0 ed 1 c0 è la componente autonoma del consumo (>0) C Yd=Y-T T= tasse al netto dei trasferimenti Funzione del consumo c0 C = c0 + c1 (Y-T) Yd INVESTIMENTI E SPESA PUBBLICA Per il momento supponiamo che le altre componenti siano esogene (cioè non dipendono da altre variabili del modello ma da altre, non incluse) Gli investimenti si considerano come variabile esogena =Ī Anche la spesa pubblica (G) si considera come esogena G, insieme a T, costituisce la politica fiscale Per questo sono variabili date e non derivano dal funzionamento del modello (sono variabili di scelta a discrezione dei governi, che dipendono dalle loro preferenze) I LA DETERMINAZIONE DELL’EQUILIBRIO D = C + I + G è l’equilibrio in economia chiusa D = c0 + c1 (Y-T) + Ī + G Supponiamo l’assenza di scorte di magazzino, quindi produzione (offerta) = domanda Y = D : equazione di equilibrio Y = c0 + c1 (Y-T) + Ī + G (Y è, allo stesso tempo, = reddito e = produzione, come da definizione PIL) Vediamo allora da cosa dipende il livello della produzione Y= c0 + c1Y - c1T + Ī + G, spostiamo ora c1Y a sinistra (1-c1) Y = c0 - c1T + Ī + G, dividiamo entrambi i lati per (1-c1) Y= 1 (1-c1) (c0 +Ī+G- c1T) Il fattore tra parentesi è la cosiddetta componente autonoma della domanda (componente della domanda dei beni che non dipende dal livello della produzione) o anche insieme di fattori indipendenti dal reddito ed esogeni dal modello Il rapporto (> 1, dato c1<1) è invece il moltiplicatore Il moltiplicatore ci informa sugli effetti che qualche componente della domanda aggregata ha sulla produzione (più c1 si avvicina ad 1, più è grande il moltiplicatore) EQUILIBRIO SUL MERCATO DEI BENI Produzione e reddito coincidono infatti sono rappresentate dalla bisettrice a 45° La retta rossa rappresenta la domanda in funzione del reddito D = c1Y + (c0 +Ī+G - c1T) Dall’espressione è chiaro che la domanda dipende dal reddito (in funzione della propensione marginale al consumo) e dalla componente autonoma della domanda Produzione=Reddito Il sistema è in equilibrio quando la produzione è uguale alla domanda (punto A) Se al livello di equilibrio iniziale e dato lo stesso livello di reddito i consumatori aumentano la spesa per consumi (c0), supponiamo di 1 milione di euro Grazie al moltiplicatore il reddito aumenta in modo più che proporzionale passando sulla curva di domanda da A ad A’, mentre la produzione aumenta da Y ad Y’ D Domanda (Z) Produzione (Y) B A’ C Domanda A } 45° Y Y’ Reddito (Y) componente autonoma domanda •Funzionamento del moltiplicatore: l’aumento di c0 fa aumentare la domanda da A a B, questo aumento stimola le imprese ad aumentare la produzione e quindi il reddito (si passa da B a C), il livello di produzione più elevato induce un ulteriore aumento di domanda (si passa da C a D). Quindi la produzione aumenta ancora e così via, fino ad arrivare al nuovo punto di equilibrio in A’. EQUILIBRIO SUL MERCATO DEI BENI come Investimento = Risparmio Yd = Y - T Y=C+I+G Il risparmio privato (Sp) è il reddito disponibile meno i consumi: Sp = Yd – C = Y – T - C Y –T – C = I + G - T T – G = risparmio pubblico Sp = I + G - T I = Sp + T - G I = Sp + S g La condizione di equilibrio sul mercato dei beni corrisponde all’eguaglianza I = S L’investimento aggregato viene finanziato dal risparmio aggregato IL MERCATO DEI BENI E LA CURVA IS La condizione di equilibrio sul mercato dei beni è D = Y, che si può anche esprimere come I = S Y=C+I+G con, C = C(Y-T) Adesso introduciamo nel modello gli effetti del tasso di interesse, che influenza in primo luogo l’investimento, che quindi non sarà più esogeno Possiamo considerare l’investimento dipendere da due fattori - Livello vendite - Tasso di interesse I = I(Y, i) L’investimento aumenta con l’aumento della produzione, ma diminuisce con l’aumento del tasso di interesse (l’impresa si indebita per effettuare l’investimento; più è basso il tasso di interesse, più è stimolata ad investire) IL MERCATO DEI BENI E LA CURVA IS La condizione di equilibrio sul mercato dei beni diventa: Y = C (Y-T) + I(Y, i) + G Adesso la domanda (D) è legata positivamente al reddito sia tramite il consumo che tramite l’investimento. La retta a 45° rappresenta l’equilibrio. La domanda potrebbe, in teoria, essere più inclinata di 45° (se Y aumenta, Z aumenta più che proporzionalmente, dato che adesso l’effetto della prop. marg. al consumo si aggiunge l’effetto dell’investimento) Ipotizziamo un aumento del tasso di interesse, che fa diminuire I Produzione=Reddito A Domanda (Z) Produzione (Y) Domanda La diminuzione di I abbassa la domanda, con un nuovo punto di equilibrio in A’ A’ Ipotizzando altre variazioni di i (e di I) si può disegnare una relazione tra i e Y (curva IS) 45° Y’ Y Reddito (Y) Derivazione della curva IS A Domanda Produzione A’ 45° i Y’’ Y’ IS i’’ A’ A i’ Y’’ Y’ Reddito (Y) La IS è l’insieme delle combinazione di Y ed i che garantisce l’equilibrio sul mercato dei beni Produzione (Y) Spostamenti della curva IS i IS’ IS Produzione (Y) Variazioni delle altre grandezze esogene (c0, G, T) sposteranno la curva nel piano. La domanda e, attraverso il moltiplicatore, la produzione di equilibrio, variano a parità del tasso di interesse. Es. diminuzione delle imposte T, aumenta D, aumenta Y (via il moltiplicatore) a parità di i. I MERCATI FINANZIARI (moneta e titoli) Il mercato dei soli beni non è sufficiente per conoscere l’equilibrio del sistema economico Dall’esperienza quotidiana sappiamo in effetti che i tassi di interesse e le banche centrali che li governano, giocano un ruolo importante sull’economia Per capire come si determinano i tassi di interesse bisogna conoscere il funzionamento dei mercati finanziari Nello studiare i mercati finanziari si farà qualche semplificazione Esistono in effetti moltissimi tassi di interesse(tassi di interesse sui titoli a breve, sui titoli a lungo termine, sulle obbligazioni, ecc) Noi prenderemo in considerazione un solo tasso che si determina su un complessivo mercato finanziario. Il tasso di interesse è il prezzo che si forma sui mercati finanziari e su quelli della moneta Ipotizziamo che esistano due sole attività finanziarie: - La MONETA, che può essere utilizzata per le transazioni e non frutta interesse - I TITOLI, che non possono essere usati per le transazioni, ma fruttano un tasso di interesse i Gli agenti economici si pongono il problema di come detenere la propria ricchezza (quota di moneta e quota di titoli) MONETA Nel passato era l’oro che ha svolto efficacemente le funzioni di moneta La coniazione garantiva il peso ed il titolo del metallo Il corso legale è il regime di circolazione monetaria in cui la moneta deve essere accettata per legge come mezzo di pagamento Successivamente è stato eliminato l’oro come misura monetaria e si sono introdotte le banconote, prima convertibili, poi non convertibili Con l’introduzione del corso forzoso i biglietti di banca non erano più convertibili, quindi le banconote diventavano, forzatamente, per legge, un mezzo di pagamento La moneta ha le seguenti funzioni: Unità di conto, misura i valori economici (numerario) Mezzo legale di pagamento, estingue agli effetti di legge le obbligazioni di pagamento a carico dei soggetti Riserva di valore, la moneta se risparmiata costituisce una riserva di valore nel tempo. RAPPORTI TRA MERCATO MONETARIO E FINANZIARIO: LA DOMANDA DI MONETA (i) Assumiamo di possedere un certo stock di ricchezza (50.000 euro) e che vi siano due tipi di attività (moneta e titoli): Cosa determina quanti titoli e moneta vogliamo detenere (domanda di moneta)? Sicuramente il livello delle transazioni effettuate nel periodo di tempo (più spendo, più moneta desidero detenerne: se prevedo di spendere 5.000 euro al mese e detengo moneta necessaria per spese di due mesi, allora la domanda di moneta a scopo transattivo è 10.000) Sicuramente il tasso di interesse che viene pagato sui titoli: rappresenta il costo opportunità di detenere moneta. Più è alto, più è costoso detenere moneta (è quindi cala la moneta detenuta) La domanda di moneta dipende quindi positivamente dal numero delle transazioni che facciamo e negativamente dal tasso di interesse A livello aggregato, la domanda di moneta (Md) dipende quindi dal livello di transazioni nell’economia e dal tasso di interesse (i) Il numero delle transazioni in un’economia è difficile da misurare, ma si può accettare l’idea che sia proporzionale al reddito nominale (Y in euro = € Y) Md = €Y L(i) DOMANDA DI MONETA (ii) Md = €Y L(i) La domanda di moneta aumenta proporzionalmente all’aumentare del reddito nominale Se infatti ho più soldi posso comprare di più, quindi deve aumentare la quantità di moneta che uso per spendere Ma la quantità di moneta che chiedo diminuisce all’aumentare del tasso di interesse Se questo aumenta, preferisco tenere ferma la moneta investendola in titoli. i Un aumento del reddito a crescere la domanda di moneta a parità di tasso di interesse La domanda di moneta è quindi inclinata negativamente Esiste una relazione inversa tra questa ed il tasso di interesse. Md M M’ Md’ (€Y’> €Y) Moneta VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE DELLA MONETA Il rapporto €Y / Md si definisce velocità di circolazione della moneta Se infatti il rapporto tra il reddito nominale e la quantità di moneta aumenta è più elevato il numero di transazioni per una data quantità di moneta, quindi la stessa circola più velocemente Negli ultimi anni la velocità di circolazione della moneta è aumentata molto Ci sono state innovazioni finanziare che hanno permesso di avere un maggior numero di transazione a parità di massa di moneta detenuta dagli operatori La carta di credito è una di queste: attraverso la carta di credito riusciamo a concentrare un gran numero di pagamenti in un giorno e di ridurre l’ammontare medio di moneta che deteniamo L’OFFERTA DI MONETA (i) Uno dei canali attraverso cui la Banca Centrale regola l’offerta di moneta è l’acquisto e la vendita di titoli di stato (Operazioni di Mercato Aperto; dette così perché avvengono sul mercato “aperto” dei titoli) Acquistando titoli la BC immette liquidità (cioè aumenta la moneta in circolazione) nel sistema economico Se invece vende titoli in suo possesso sottrae liquidità al sistema economico (diminuisce l’offerta di moneta) Quando opera sul mercato dei titoli la BC influenza il loro prezzo (se compra il prezzo aumenta, viceversa se vende) Esiste una relazione inversa tra prezzo dei titoli e tasso di interesse: (es. BOT) Un T-Bond/Bill ha un valore nominale (100$) che verrà rimborsato alla sua scadenza (es. 1 anno) Se il prezzo del titolo oggi è Pb e il titolo scade tra 1 anno, il tasso di interesse sul titolo sarà: i = (100$ - Pb) / Pb Quindi più elevato è il prezzo del titolo, minore sarà il tasso di interesse e viceversa L’OFFERTA DI MONETA (i) Un altro canale di aumento di offerta di moneta da parte della BC è rappresentato dalle operazioni di ri-finanziamento (la banca centrale concede prestiti alle banche) Un primo tipo di operazioni è rappresentato dalle ORP (operazioni di rifinanziamento principali), che sono prestiti a breve scadenza (una settimana) Un altro tipo di operazioni è rappresentato dalle ORLT (operazioni di rifinanziamento a più lungo termine), che sono prestiti a più lunga scadenza (tre mesi) Il tasso di sconto è il tasso cui la BC concede questi prestiti: Aumento del tasso = politica monetaria restrittiva Diminuzione del tasso = politica monetaria espansiva L’OFFERTA DI MONETA (ii) Un terzo canale di creazione della domanda è il sistema bancario La moneta è costituita infatti sia da circolante che da conti correnti (a fronte di quali si possono effettuare dei pagamenti) (M1) Se introduciamo nel sistema economico le banche la BC non controlla più l’offerta di moneta direttamente, ma può controllarlo solo indirettamente. Le banche sono intermediari finanziari che ricevono fondi dagli individui (depositi in conto corrente). Chi effettua un deposito può effettuare transazioni ritirando denaro o emettendo assegni fino al saldo del suo deposito. Le banche utilizzano i depositi per effettuare prestiti ad altri individui o acquistare titoli. Una parte dei depositi è trattenuta dalle banche sotto forma di RISERVE Attività Passività Riserve Depositi in c.c. Prestiti Titoli L’OFFERTA DI MONETA (iii) Le riserve sono detenute dalle banche servono per far fronte ai prelievi giornalieri dei depositanti e per far fronte alle richieste delle altre banche per assegni emessi sui propri conti (riserve libere o facoltative) Inoltre detengono, per far fronte alle emergenze, riserve obbligatori proporzionali ai depositi (ad esempio 10%) La moneta emessa dalla BC (H) è invece detenuta o dagli individui (CU) oppure dalle banche sotto forma di riserve (R) H = CU + R Dato che i depostiti sono “moneta”, il totale della moneta disponibile per gli operatori (offerta di moneta = M) è pari alla somma di moneta circolante (CU) e dei depositi (D) M = CU + D Quale è la relazione tra H (che controlla la BC) e M (offerta di moneta)? L’OFFERTA DI MONETA (iv) Esempio: H = CU + R Moneta emessa dalla BC (base monetaria = H) = 100 Di questi 100, 50 sono detenuti sotto forma di contante (CU), mentre 50 vengono depositati in una banca (D). Di questi, 10 sono detenuti come riserva e 40 vengo re-immessi nel sistema come prestiti e diventano nuovo circolante per un altro operatore. I 100$ sono composti da un totale CU = 50 + 40 = 90 Le riserve sono 10 La moneta in circolazione è pari a M = CU + D, cioè 90 (CU) + 50 (D) = 140 Immettendo 100 euro di moneta, si crea un’offerta di moneta pari a 140 Da che dipende la relazione tra H (che dipende dalla BC) e M? 1. 2. Da quante riserve detengono le banche Da quanto circolante decidono di detenere gli operatori e quanto decidono di depositare L’OFFERTA DI MONETA (v) 1. 2. Da quante riserve detengono le banche Da quanto circolante decidono di detenere gli operatori e quanto decidono di depositare 1. Il primo fattore dipende dalla quota di D che le banche detengono sotto forma di riserva (r) R=rD (r) Dipende dal comportamento delle banche e dagli obblighi imposti dalla BC 2. Il secondo fattore dipende dalla quota di CU che gli operatori destinano ai depositi. Si può pensare che il circolante detenuto sia una quota dei depositi (c) CU = c D Se le persone vogliono solo depositi, c = 0 Se le persona vogliono solo contante, c = 1 Questo dipende da quante transazioni piccole effettuano le persone e da quanto è facile/difficile prelevare agli sportelli Ricordiamo che H = CU + R, e M = CU +D, e sostituiamo L’OFFERTA DI MONETA (vi) CU = c D H = CU + R M = CU + D R=rD H = CU + R H=cD+rD H = D (c + r) M = CU + D M=cD+D M = D (1 +c) D = H / (c + r) M = H (1 + c) / (c + r) L’offerta di moneta è pari alla moneta emessa dalla BC (base monetaria = H) per un termine (moltiplicatore della moneta) Quando c aumenta il moltiplicatore diminuisce (più persone detengono moneta e non si attiva il moltiplicatore bancario) Quando r aumenta il moltiplicatore diminuisce (meno depositi sono rimessi in circolazione dalle banche) La BC regola la moneta attraverso operazioni di mercato aperto (regola H) e attraverso il coefficiente (r); un aumento di H fa aumentare l’offerta di moneta in maniera più che proporzionale e questo abbassa il tasso di interesse L’OFFERTA DI MONETA (vii) CU = c D H = CU + R M = CU +D R=rD H = CU + R H=cD+rD H = D (c + r) M = CU + D M=cD+D M = CU + D M = D (1 +c) D = H / (c + r) M = H (1 + c) / (c + r) ESEMPIO H aumenta di 100 (operazione di mercato aperto (compra titoli) c = 0.7 M = 100 (1 + 0.7) / (0.7 + 0.2) = 100 (1.7) / 0.9 = 100 (1.9) = 189 Se r aumenta (0.3): M = 100 (1 + 0.7) / (0.7 + 0.3) = 100 (1.7) /1 = 100 (1.7) = 170 r = 0.2 IL TASSO D’INTERESSE DI EQUILIBRIO (e la curva LM) Il mercato monetario è in equilibrio quando Offerta di moneta = domanda di moneta Ms = €Y L(i) Ci sono due operatori che offrono moneta: Le banche attraverso i depositi bancari La banca centrale che offre moneta circolante Tasso di interesse A è il punto di equilibrio iniziale Se aumenta il reddito nominale, rimanendo al tasso iniziale i la domanda di moneta eccede l’offerta Quindi il prezzo della moneta (il tasso di interesse) aumenta ad i’ i’ i questa condizione di equilibrio è la curva LM Ms Se aumenta il reddito nominale si ottiene un nuovo equilibrio (A’) ad un tasso di interesse più alto (i’) A’ A Md Moneta Md’ (€Y’> €Y) IL MERCATO FINANZIARIO (CURVA LM) Quando la BC compra titoli oppure diminuisce i coefficiente di riserva l’offerta di moneta cresce (l’acquisto di titoli fa salire il loro prezzo e il tasso di interesse diminuisce collocandosi in una nuova situazione di equilibrio) Tasso di interesse i i’’ Ms A Se aumenta l’offerta di moneta si abbassa il tasso di interesse (i’’) Ms’ B Md Moneta Derivazione della curva LM Equilibrio sul mercato finanziario: M = €Y L(i) Se cresce Y, cresce la domanda di moneta e cresce i i Ms i’ A’ i A i i’ Md’ i Md Moneta Y Y’ Y SPOSTAMENTI DELLA CURVA LM Se varia M la curva LM si sposta. Un aumento di M fa spostare la curva LM verso il basso: l’offerta di moneta cresce (acquisto di titoli) e questo, a parità di Y, fa diminuire il tasso di interesse Ms i Ms’ i i i’’ M Y Analogamente una diminuzione dell’offerta di moneta fa crescere il tasso di interesse, facendo spostare in alto la LM Y EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE i IS i* LM A Y* Y Su ogni punto della LM il mercato finanziario è in equilibrio Su ogni punto della IS il mercato dei beni è in equilibrio La combinazione di i e Y corrispondente al punto A rappresenta la condizione di equilibrio (macroeconomico) generale POLITICA FISCALE, PRODUZIONE E TASSO DI INTERESSE IS' i IS LM i’ i* A Y* Y’ Y Un aumento della spesa pubblica (G) o una diminuzione delle imposte (T) fa spostare a destra la curva IS Una crescita di G fa crescere Y (più che proporzionalmente dato il moltiplicatore). Questo fa crescere la domanda di moneta (gli operatori vendono titoli, il loro prezzo cala, il tasso di interesse cresce). Il tasso di interesse deprime gli investimenti, compensando in parte l’aumento di Y Componenti della domanda: G aumenta, C aumenta, I diminuisce per effetto di i, aumenta per effetto di Y (non sappiamo quale effetto prevale) POLITICA MONETARIA, PRODUZIONE E TASSO DI INTERESSE i IS LM LM’ A i* i’ Y* Y’ Y Un aumento della moneta (espansione monetaria) fa spostare a destra la curva LM L’aumento di M fa diminuire il tasso di interesse (cresce l’offerta di moneta, gli agenti comprano più titoli, il loro prezzo sale, il tasso di interesse scende a parità di reddito). La diminuzione del tasso di interesse fa aumentare I e quindi, anche attraverso il moltiplicatore, Y Componenti della domanda: I aumenta, C aumenta MIX DI POLITICA ECONOMICA Esempio: necessità di riduzione del disavanzo pubblico (diminuzione di G o aumento di T), accompagnato da un’espansione monetaria per evitare effetti recessivi (coordinamento tra politica fiscale e monetaria) i IS LM LM’ IS’ A i* i’ Y’ Y* Y Una riduzione di G (o un aumento di T) sposta la IS a sinistra e fa diminuire Y Per contrastare la diminuzione di Y, la BC aumenta l’offerta di moneta facendo spostare a destra la curva LM Il mix di politica economica può anche derivare da contrasti / disaccordi tra governo (politica fiscale espansiva) e banca centrale (politica monetaria restrittiva)