RASSEGNA DELLA LETTERATURA 2011 Prof.ssa A. SAPINO Dipartimento di Scienze Biomediche ed Oncologia Umana, Università di Torino La crescita e la progressione del carcinoma della mammella è strettamente dipendente dall'azione degli ormoni steroidei e per questo motivo determinare l'espressione dei recettori degli estrogeni (ER) e del progesterone (PGR) riveste un valore prognostico di primaria importanza oltre ad indirizzare verso uno specifico trattamento nati-ormonale. Meno conosciuto è invece il ruolo del recettore degli androgeni (AR) nello sviluppo della neoplasia e molti lavori in letteratura sono volti attualmente ad indagare l'espressione di tale recettore ed il suo significato prognostico-predittivo. Lo studio di seguito riportato si occupa di determinare l'espressione immunoistochimica di AR nei tumori primitivi della mammella e la sua eventuale correlazione con i dati clinico-patologici delle pazienti. Park S, Zoo J, Park HS et al Expression of androgen receptors in primary breast cancer Ann Oncol, 2010 Mar; 21(3):488-492 Gli autori hanno esaminato l'espressione di AR in 413 carcinomi mammari. Per ogni caso è stata valutata l'espressione immunoistochimica di ER, PgR, HER2 a Ki67 e sono stati raccolti i dati morfologici relativi all'istotipo, allo stadio tumorale ed al grado istologico. Infine per ogni paziente sono stati esaminati i dati clinico-sierologici relativi all'età, allo stadio menopausale ed ai livelli sierici di CEA e di CA15-3. Considerando un cut off di positività del 10%, AR è risultato espresso nel 72% dei casi e tale positività è risultata correlata significativamente all'espressione di ER e di PgR. Tuttavia AR è risultato positivo anche nel 50% dei tumori ER negativi e nel 35% dei tumori tripli negativi. Inoltre nei casi ER negativi l'espressione di AR è risultata correlata all'overespressione di HER2, dato non confermato nel gruppo di carcinomi ER positivi. Per quanto riguarda i dati morfologici AR è risultato maggiormente espresso negli istotipi classici rispetto alle varianti speciali (quali i tumori metaplastici, midollari e mucinosi), nei tumori di piccole dimensioni e in quelli di basso grado istologico. Non è stata invece riscontrata una differenza significativa tra AR ed i dati clinici-sierologici presi in considerazione. Gli autori concludono ribadendo che l'espressione di AR è strettamente associata a tumori con prognosi favorevole e sono per questo necessari studi di follow up che chiariscano il ruolo di AR quale fattore prognostico nel carcinoma mammario. Effettivamente alcuni mesi dopo lo stesso gruppo di lavoro si occupa di definire questo aspetto nello studio di seguito riportato, stratificando i tumori mammari in base della positività o meno di ER. Park S, Koo JS, Kim MS e al Androgen receptor expression is significantly associated with better outcomes in estrogen receptorpositive breast cancers Ann Oncol 2011 Mar 11 Vengono qui esaminati su tissue microarray 931 casi si pazienti con tumore mammario con un follow-up medio di circa 6 anni. Per ogni caso sono stati raccolti dati istologici quali stadio, grado, istotipo tumorale e dati clinici riguardanti l'età, il tipo di trattamento, la presenza di recidiva neoplastica e lo stato in vita. Su ogni caso è stata valutata l'espressione di ER, PgR, HER2, Ki67 ed AR. Il cut off di positività utilizzato per quest'ultimo è stato del 10%. I dati ottenuti sulla casistica generale hanno confermato quelli del precedente studio: l'espressione di AR è risultata associata a tumori di piccole dimensioni; di basso grado istologico e con basso indice proliferativo. Inoltre nella popolazione generale l'espressione di AR risulta correlata con la sopravvivenza libera da malattia (DFS) e con la sopravvivenza globale (OS). Tale dato però non si è dimostrato significativo all'analisi multivariata. Stratificando le pazienti in base all'espressione di ER gli autori hanno ottenuto i seguenti risultati: AR è risultato positivo nel 70% dei tumori ER positivi e nel 27% dei tumori ER negativi. Nelle pazienti ER positive, AR è risultato associato a tumori di piccole dimensioni senza coinvolgimento linfonodale, di basso grado istologico, con elevati livelli di PgR e con basso indice proliferativo. Gli stessi dati sono stati confermato anche per i tumori ER negativi, in cui si è trovata anche un'associazione statisticamente significativa tra i casi positivi per AR e casi con overespressione di HER2. Nel gruppo di pazienti ER positivi, AR è risultato correlato con DFS ed OS, dato non confermato nel gruppo di pazienti ER negative. All'analisi multivariata AR è risultato un fattore prognostico indipendente nel gruppo di pazienti ER positive solo alla DFS. Un dato interessante, che emerge dal gruppo di casi ER negativi; è che tumori con aspetti apocrini se AR positivi hanno una DFS ed una OS più corta rispetto alla controparte AR negativa (anche se questo dato non ha raggiunge la significatività statistica e necessita di ulteriori conferme). Per quanto riguarda i casi tripli negativi (in numero di 156) solo il 13,5% ha mostrato una positività per AR e tale espressione non è risultata significativamente correlata né con OS né con DFS. Gli autori concludono quindi che AR può essere considerato un fattore prognostico positivo nei pazienti ER positivi e che può essere un possibile candidato a terapie target nei tumori ER negativi. In seguito a questi ed altri pochi studi (cfr anche lavoro del gruppo Sapino-Castellano) et al., Breast Cancer Res Treat. 2010 Dec;124(3):607-17) sulla correlazione tra espressione di AR e follow-up delle pazienti con tumore mammario; è nata l'esigenza di studiare l'espressione di AR in ristretti sottogruppi di carcinomi, per meglio evidenziare la potenzialità di questo nuovo fattore prognostico. I due studi di seguito riportati hanno infatti indagato rispettivamente l'espressione di AR nelle pazienti portatrici di mutazioni BRCA1/BRCA2 e nelle seguenti in post-menopausa. Pristauz G, Petru E, Stacher, et al Androgen receptor expression in breast cancer patients tested for BRCA1 and BRCA2 mutations Histopathology 2010 Dec; 57(6): 877-884. In questo studio gli autori si propongono di valutare l'espressione di AR nei tumori portatori di mutazione per i geni BRCA1 e BRCA2 e soprattutto di verificare, in queste due categorie, l'espressione di AR nei casi tripli negativi. Vengono esaminati 135 casi di carcinoma mammario da 117 pazienti con carcinoma familiare ed in cui è stata eseguita l'analisi di mutazione per i geni BRCA1 e BRCA2. Su ogni caso è stata effettuata una colorazione immunoistochimica su anticorpi anti ER, PgR, HER2 ed AR e sono stati raccolti i dati istologici relativi all'istotipo, allo stadio ed al grado tumorale. I risultati hanno dimostrato che nei 43 carcinomi, portatori della mutazione BRCA1 il 72% erano tripli negativi, l'84% aveva un alto grado istologico ed il 30% esprimeva AR. Inoltre i tripli negativi di questo gruppo presentavano un'espressione di AR nel 21% dei casi. Per quanto riguarda invece i casi BRCA2 mutati solo il 22% aveva un fenotipo triplo negativo e l'espressione di AR era presente nel 78% dei casi. Infine i 74 carcinomi BRCA1/2 negativi sono risultati tripli negativi nel 12% dei casi e la percentuale di espressione di AR era pari al 76%. Gli autori concludono quindi che nei tumori familiari l'espressione di AR è strettamente correlata all'espressione di ER, e che i casi BRCA1 mutati presentano una minor espressione di AR rispetto ai casi di BRCA2 mutati ed ai casi negativi per BRCA1/2. Inoltre affermano che, poiché i casi BRCA1 mutati e tripli negativi in circa 1/5 dei casi sono risultati AR positivi, è possibile che questo dato apra nuove prospettive terapeutiche in un gruppo di tumori ad alto rischio e con basse change di guarigione. Hu R, Dawood S, Holmes MD et al Androgen Receptor Expression and Breast Cancer Survival in Postmenopausal Women Clin Cancer Res. 2011 Mar 22 In questo studio sono state arruolate 1467 pazienti in post-menopausa in un periodo di tempo compreso tra il 1976 ed il 1997, con un follow-up medio di circa 7 anni. I dati ottenuti hanno dimostrato che AR era espresso nel 79% della casistica globale e nell'88% dei casi ER positivi, dove l'espressione di AR è risultata essere anche associata ad una significativa riduzione della mortalità. Al contrario nei casi ER negativi solo il 43% è risultato positivo per AR e non si è ottenuta alcuna correlazione con la popolazione globale. Gli autori concludono quindi affermando che nelle pazienti in post-menopausa AR può essere considerato un fattore prognostico positivo dei casi ER positivi e potrebbe rappresentare in futuro nuove prospettive terapeutiche.