In una recente spedizione archeologica congiunta di Indiana Jones e Lara Croft, nel sito
archeologico di Babilonia, è stato rinvenuto un importantissimo manoscritto aramaico in ottimo
stato di conservazione. Tutto lascia pensare che si tratti del diario di uno dei tre Re Magi.
A beneficio dei posteri eccone una copia.
Giuliano Romoli
DIARIO DI BALTHAZAR
SIGNORE DI NIPPUR – ASTROLOGO
Ai miei “compagni di viaggio”
con gratitudine
1
I
Oggi, trentesimo giorno del mese di Sabatu, io Balthazar signore di Nippur città della terra tra i due
fiumi, studioso dei cieli e del firmamento, un evento straordinario ho osservato: una stella di
impareggiabile grandezza ha iniziato a brillare nel cielo, al centro della costellazione del Leone.
La sua luminosità è pari a dieci volte quella Sirio, cento volte quella della stella polare.
Nelle mie notti insonni, passate a scrutare il cielo, col suo finissimo ricamo di filigrane dorate su
velluto nero, dove troneggia limpida la Luna, nel silenzio cosmico e pur così armonioso, mai mi era
capitato di veder nascere una stella. È un evento assolutamente straordinario che solo noi astrologi
abbiamo il piacere di constatare.
Il mondo continua la sua vita di sempre; per la stragrande maggioranza della gente non è successo
niente e anche se dicessimo a qualcuno che è nata una stella, i più ci risponderebbero che hanno
altro a cui pensare. Ma i miei occhi, consumati a guardare il cielo, sono attratti da quello splendore
più che dal volto della persona amata. Come poter annunciare il mia emozione, la mia gioia, la mia
gratitudine per aver potuto osservare questo grandioso spettacolo?
E non è tutto: questa stella non è come le altre.
Antiche profezie rivelano che la sua comparsa nel segno del Leone annuncia l’evento centrale della
storia dell’umanità: la nascita del Re dell’universo.
Quale straordinaria età mi è dato vivere ?
II
Oggi, primo giorno del mese di Addaru, ho continuato ad osservare la stella. Essa troneggia là, nella
costellazione del Leone, segno di potenza e vittoria. Noi astronomi siamo convinti che il Mistero ci
parla attraverso le stelle. Il Mistero dal quale tutto ha origine, al quale tutto confluisce. Il Mistero
che dona esistenza alle cose, che dona vita agli esseri; l’Alterità inconcepibile, perché al di fuori
della nostra capacità di investigazione. Eppure così presente, così palpabile, così vicino, così
necessario. Quando guardo uno stelo d’erba, che nessuno prende in considerazione, io vedo quello
che nessun altro vede: la forma, curva lungo il suo asse e concava alla base, il verde smeraldo del
pigmento che lo colora, la sottile ruvidità che permette agli insetti di scalarlo, il profumo, la linfa
vitale che lo permea. Tutto nel mondo è segno. Tutto nel mondo è grande e segno di qualcosa più
grande. Il firmamento stellato, come può essere posto a caso? questo grande, meraviglioso
spettacolo sempre uguale e sempre diverso che si apre maestoso ai nostri occhi? Orione,
Andromeda, Perseo, Pegaso, Cefeo, Cassiopea, le Pleiadi; che straordinario sfolgorìo di
costellazioni.
Oh se si potessero aprire i Cieli e Tu potessi scendere vicino a me e io potessi guardarti e parlarti.
Perché Tu, che sei così presente, sei così lontano?
III
Oggi, secondo giorno del mese di Addaru, la stella è talmente luminosa da illuminare il paesaggio
notturno. È un segno, il segno straordinario di un evento irripetibile. Sta per nascere un Re;
Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace, come dicono le
profezie di Israele; perché è verso quel popolo che mi spinge la stella, verso quel territorio, il più
misero d’Oriente, che mi affretta. Anche se ormai non ho più l’età dei viaggi e delle scoperte
voglio mettermi in cammino. Tutta la vita è un cammino; ho già fatto tanta strada. Ma per quella
stella vale la pena rimettermi in movimento; essa ha riacceso in me la speranza, ha dato forza al mio
cuore e alle mie gambe. Voglio conoscere il Re che è nato; è annunciato da segni straordinari e da
profezie altissime. Forse troverò risposta alle mie domande, o forse sarò ancora deluso. Sento già
vociare la mia corte: “Povero vecchio, dove vuole andare! Il suo destino è ormai compiuto;
dovrebbe rassegnarsi; è tutta la vita che cerca; si riposi ormai, che è vicino alla fine. Dopo la vita
nulla; prima della vita nulla e forse la vita è solo un’illusione. Perchè cercare ? Cosa ?”
Il perché, il perché di tutto. Perché le stelle, perché lo stelo d’erba, perché questi occhi possono
vedere, perché questo cuore ne è affascinato. Da cosa sono attratto, che non so spiegare?
2
Quel Re mi darà una risposta. Non voglio morire senza sapere perché.
IV
Oggi, terzo giorni del mese di Addaru, mi sono messo in cammino. Tre cammelli con servi, armati,
cavalli e vettovaglie per un viaggio di almeno venti giorni, camminando dall’alba al tramonto. Ho
preso con me uno scrigno pieno di pietre d’oro da donare al Re; perché l’oro è il metallo che più si
addice alla regalità.
Seguo la stella, che brilla sempre più intensamente in questo cielo incredibilmente sereno. È notte;
il freddo è pungente ed è bello raccogliersi intorno ai fuochi. Le costellazioni brillano in modo
inverosimile, illuminando l’orizzonte. Tutto intorno è silenzio. I più vecchi raccontano e i più
giovani ascoltano. Storie di vita, attese, speranze… delusioni. Il nostro desiderio va sempre al di là
e, in fondo, non ci soddisfa niente. La memoria dei vecchi trasforma i fatti in leggende; ognuno ha
un mito di cui vantarsi per non dover dire di aver vissuto invano.
Dove arriveremo ? Non lo so, ma qualcuno mi guida. Se quella stella è nata, se mi è stato dato di
osservarla, se mi indica un cammino, tutto ciò non è un caso. Qualcuno vuole condurmi per mano
verso una meta e, se i segni che l’annunciano sono così belli, come sarà la meta?
V
Oggi, quinto giorno del mese di Addaru un gradito evento è accaduto. Una carovana con cammelli,
cavalli e altro bestiame è confluita verso la nostra in pieno deserto. Per un attimo abbiamo temuto
un assalto, ma due messaggeri a cavallo sono stati inviati a rassicurarci sulle buone intenzioni dei
nostri improvvisati compagni di viaggio. A capo della carovana Cham el Chior principe di Assur.
Qual è stato il mio stupore quando ho saputo che anche Cham el Chior stava seguendo la stella.
Appena l’astrologo di corte lo ha informato dello straordinario evento si è messo in viaggio; egli
sostiene che il Re che deve nascere è più che un uomo; parla di un Dio, un Dio nato da donna. Per
questo egli porta in dono incenso, il cui fumo riempie i templi e sale al cielo durante i riti religiosi.
Io non ho il coraggio di credergli. Ma se fosse vero? Se un Dio si chinasse sulla condizione umana
e si facesse uno di noi?
No, non può essere. Sarebbe insopportabile per il Dio e forse anche per noi.
VI
Oggi, sesto giorno del mese di Addaru, abbiamo percorso 20 miglia nel deserto, verso occidente. Il
Sole, alzatosi dietro di noi, ha percorso un angolo di 180 gradi per tramontare proprio davanti, dove
ogni notte sorge la stella. È facile camminare seguendo questi semplici punti di riferimento.
Durante il viaggio ho potuto rendermi conto della vastità delle conoscenze di Cham el Chior.
Conosce perfettamente i movimenti del Sole, della Luna e dei pianeti; sa prevedere le eclissi. Non
solo. Egli è convinto della sfericità della Terra e dice di averne calcolato il diametro. Conosce gli
“Elementi” di Euclide e la “Fisica” di Aristotele ed egli stesso è autore di opere di matematica e
astronomia.
Mi ha anche parlato di un certo Aristarco di Samo, che ha elaborato una curiosa teoria secondo la
quale sarebbe il Sole e non la Terra al centro dell’universo. Amenità di questo genere circolano
spesso tra noi scienziati. Ma io ritengo che anche le teorie più bizzarre abbiano valore; chissà che
non contengano anch’esse un briciolo di verità.
Da tempo non potevo scambiare osservazioni, pareri e ipotesi con qualcuno che potesse capirmi.
Che prezioso dono la scienza; il Creatore non solo ha costruito questo mondo fantastico, ma ha
anche permesso che potessimo conoscerlo, descriverlo, intenderne le leggi, che potessimo sfruttarne
i fenomeni. In un certo senso ci ha ci ha dato potere sopra il Creato, ci ha reso responsabili della
Creazione. Forse, il Dio si fida troppo di noi. Io, però, sono grato a uomini come Cham el Chior
che con il loro studio, paziente e faticoso, a poco a poco riescono a svelare i misteri della Natura.
Quanto sacrificio, perché tutti possiamo godere un po’ di più della bellezza maestosa che sta intorno
a noi!
3
VII
Oggi settimo giorno del mese di Addaru abbiamo proseguito cordialmente il nostro viaggio.
Parlando con Cham el Chior non mi sono accorto del tempo e della fatica. Il giorno è finito in un
attimo e quasi mi dispiaceva dovermi coricare, per il fatto di interrompere la nostra conversazione.
Credo di aver trovato in lui un amico. Che parola stupenda “amico”. Ogni cosa bella che scopri
nella vita non ha senso se non può essere comunicata; se sei felice, vorresti gridarlo a tutto il
mondo; se stai male vorresti qualcuno che ti potesse capire. L’amico è la persona che ti accoglie e ti
accompagna lungo il cammino. La sua presenza allontana la paura; la vita diventa una stupenda
avventura; impari a fidarti e a rischiare. Con lui puoi condividere a realizzare gli ideali più grandi.
Puoi correre a perdifiato. E nei momenti difficili l’angoscia non potrà superare la gratitudine.
Camminare è bello, camminare insieme a un amico è un dono grande.
VIII
Oggi, venticinquesimo giorno del mese di Addaru, la stella brilla di una luce particolarmente
intensa. Possiamo scorgere distintamente Gerusalemme, la nostra meta, alla sommità della collinetta
che gli Israeliti chiamano presuntuosamente “monte” Sion. La sola luce della stella non spiega,
tuttavia, il chiarore diffuso in tutta la valle ai piedi della collina . C’è qualcosa nell’aria pungente di
Addaru; l’aria cristallina che riempie la vallata di Sion ci porta come un mormorio di canti,
un’armonia di voci, un sussurro lieve e vibrante che infonde nei nostri cuori un senso profondo di
pace. Ed è parere di Cham el Chior e anche mio che il cielo annunci il compiersi dell’avvenimento
per cui ci siamo messi in cammino. Dobbiamo affrettarci ormai; il Re è nato; il grande evento è
compiuto. Sono ventisei giorni che siamo in viaggio; la stanchezza si fa sentire, ma la meta è vicina
e una grande gioia invade i nostri cuori. Cham el Chior ha rivolto una preghiera di lode e di
ringraziamento al Mistero che dona l’esistenza a tutte le cose e che ci sta guidando in questa
straordinaria avventura. Io mi sono unito a lui con tutto il cuore e la nostra amicizia si è fatta
veramente grande.
IX
Oggi, trentesimo giorno di Addaru, durante il nostro bivacco notturno siamo stati raggiunti da
un’altra carovana, a dire il vero molto strana. Gente di pelle scura, con vestiti variopinti cavalca
cavalli ed enormi spaventosi animali con grandi orecchie e lunghe proboscidi. Due messaggeri a
cavallo annunciano che la carovana viene in pace ed è comandata da Kantshvar l’Etiope. Egli stesso
ci è venuto incontro e, per rassicurarci delle sue buone intenzioni, ha recato in dono spade ricurve
con impugnature d’avorio. Conosce la lingua greca e c’è voluto poco a capire che anche lui è qui al
seguito della stella. Subito abbiamo convenuto che il nostro incontro non era dovuto al caso. Cham
el Chior ha avanzato l’ipotesi che il regno del neonato sovrano si sarebbe esteso a tutte le genti del
mondo, che noi, in un certo senso, rappresentiamo.
Kantshvar, profondamente e favorevolmente sorpreso della consonanza delle nostre osservazioni e
dei nostri obiettivi, si è detto altamente onorato di proseguire insieme a noi il cammino.
Siamo rimasti turbati, tuttavia, dello strano dono che egli reca al Re bambino. Kantshvar, infatti,
porta un vasetto di mirra, un unguento prezioso e profumatissimo, che però alcuni popoli usano per
preparare le salme dei defunti prima della sepoltura. Che segno è questo ? Che ha a che fare la
morte con un Re, forse un Dio ?
La stella brilla meno intensamente; abbiamo timore che possa scomparire prima che riusciamo a
trovare il Bambino tanto cercato. Dobbiamo affrettarci.
X
Oggi, primo giorno del mese di Nisannu, siamo finalmente arrivati alle porte di Gerusalemme,
capitale della Giudea, sede di Erode. Per la verità Erode è una comparsa nelle mani del governatore
romano, vero tiranno di queste terre.
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Gerusalemme è considerata città santa dai Giudei e da tutti gli Israeliti; in essa il gran Re
Salomone edificò un tempio al suo Dio che è annoverato tra le meraviglie dell’antichità. Il tempio
venne distrutto dal re babilonese Nabucodonosor II e successivamente ricostruito, ma in modo
molto meno sfarzoso. Attualmente Israele, che molti fanno coincidere con Giuda, la tribù che più ha
tenuto testa ai potenti popoli limitrofi, è veramente un popolo minuscolo, quasi insignificante.
Eppure contro di esso si sono scagliati i popoli più potenti della terra: Egizi, Assiri, Babilonesi,
Macedoni, ed ora i terribili Romani. Israele, nella sua storia, ha subìto colpi micidiali, eppure, così
piccolo, non solo non è scomparso, ma ha sempre conservato la sua identità politica e religiosa.
Unico fra tutti i popoli della terra crede in un solo Dio e conserva una raccolta di libri che ritiene
ispirati dalla Divinità. Certo anch’essi hanno visto la stella e si saranno precipitati a corte per
rendere omaggio al Re bambino. I segni straordinari che lo riguardano ben si accordano con le
profezie dei libri sacri. Certo sarà grande il fermento a corte per Colui che riporterà libertà e
prosperità ad Israele.
Purtroppo la stella diminuisce progressivamente la sua luminosità; possiamo ancora distinguerla
nitidamente, ma forse non per molto. Cham el Chior afferma che così è, perché siamo ormai vicini
alla meta. Mi auguro che abbia ragione, perché la stanchezza accumulata in 33 giorni di viaggio si
fa sentire pesantemente.
XI
Oggi terzo giorno del mese di Nisannu siamo stati ricevuti alla corte di Erode. Il palazzo reale è
difeso da un considerevole numero di armati, segno che il sovrano deve guardarsi dalle insidie di
molti nemici. Lo sfarzo degli arredi e dei drappeggi sono espressione della vanità di un Re solo di
nome, perchè completamente asservito alla potenza di Roma; l’atteggiamento altero, i sorrisi di
scherno dei dignitari di corte, il modo di vestire e il trucco appariscente sono segno di decadenza
più che di dignità.
Ci è bastato uno sguardo per capire che il Re annunciato dalla stella non poteva appartenere a
questo casato. Arrivati al cospetto di Erode mi sono fatto portavoce dei miei nobili compagni di
viaggio. Dopo il saluto di rito, ho formulato la domanda che ci stava tanto a cuore “Dov’è il Re dei
Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” Ho guardato
negli occhi i miei compagni confermandomi nella certezza che il Re che cercavamo non era qui.
Erode, alla mia domanda, è rimasto visibilmente turbato ed ha immediatamente convocato i
sacerdoti, chiedendo loro informazioni sul luogo dove doveva nascere il Messia, l’unto del Signore,
che da tempo in Israele tutti aspettano. Abbiamo avuto una prima risposta alle nostre domande: il
Re che cerchiamo e il personaggio profetizzato dai testi sacri di Israele coincidono. “Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”; a chi mai nella storia sono stati
attribuiti questi appellativi?
XII
Oggi, quinto giorno del mese di Nisannu, Erode ci ha convocati di buon mattino in tutta segretezza.
Il suo atteggiamento è molto strano. Evidentemente la nostra presenza in città è diventata un po’
ingombrante. La gente è attratta dalla nostra carovana, che si è considerevolmente ingrossata
durante il viaggio; essa è piena di voci e di colori e il suo ingresso in Gerusalemme non è passato
certo inosservato.
Appena ammessi alla sua presenza, Erode ci ha chiesto quanto tempo fa approssimativamente
abbiamo visto sorgere la stella e ne ha fatto prendere nota ai suoi scribi. Poi ci ha indicato
Betlemme come luogo in cui cercare il Re annunciato dalla stella. Strano, perché Betlemme è uno
dei più piccoli villaggi di Giuda, distante circa sei miglia da Gerusalemme. Nel congedarci, Erode ci
ha rivolto un accorato invito: “Andate e informatevi accuratamente del bambino, e, quando l’avrete
trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Personalmente mi ha fatto piacere che
Erode abbia riconosciuto in tutta la sua portata l’evento di cui siamo testimoni. Cham el Chior e
Kantshvar, però, dubitano della sua buona fede. Ritengono che le sue intenzioni siano tutt’altro che
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pacifiche. Certo la nascita di un altro Re nel territorio di Giuda deve averlo messo in apprensione,
anche se i segni che ci è dato osservare manifestano che la sua regalità non è di tipo materiale. Non
sarà certo un Re avido di beni e di territori, sanguinario e feroce come sono i sovrani ai nostri tempi.
Mentre uscivamo, ho chiesto a un funzionario di Erode cosa avessero risposto i sacerdoti al
sovrano. Egli mi ha citato un brano tratto dai loro libri sacri: “E tu Betlemme non sei davvero il
più piccolo capoluogo di Giuda: da Te nascerà infatti un capo che pascerà il mio popolo,
Israele” Queste parole ci hanno impressionato parecchio; corrispondono all’idea che ci siamo fatti
di questo bambino: un Re potente, eppure mite, benevolo verso il suo popolo come un pastore verso
le sue pecore. Un Re buono, come il mondo non ha mai conosciuto.
Mentre scrivo, alla luce della candela, la stella rifulge in cielo sopra la vallata ancora ben visibile e
sembra invitarci a compiere un ultimo sforzo e completare il nostro cammino.
XIII
Oggi, sesto giorno del mese di Nisannu, si sono compiute le nostre speranze. Ricorderò sempre ogni
istante di questo giorno, perché è stato il giorno in cui Dio si è fatto vicino e si è manifestato. A me,
proprio a me; a me in persona, granello insignificante di polvere vissuto un istante nella storia
dell’universo.
Voglio descrivere con grande precisione quello che è successo oggi, perché straordinario e
irripetibile.
Mentre, dunque, con la nostra carovana, ci dirigevamo verso Betlemme, abbiamo incontrato un
gruppo di pastori che pascolavano le loro greggi.
Sono rimasti piuttosto attoniti nel vedere la nostra carovana; hanno sgombrato il sentiero che
stavamo percorrendo dalle pecore e si sono inchinati profondamente al nostro passaggio.
Cham el Chior li ha rassicurati, augurando loro pace, poi ha proseguito chiedendo se avessero
saputo qualcosa di un bambino appena nato da quelle parti.
Abbiamo notato un’espressione di stupore gioioso nei loro volti: “Dunque anche voi sapete del
Messia? Dieci giorni fa, circa, vegliavamo di notte su queste colline, facendo la guardia al nostro
gregge. D’un tratto un Angelo del Signore si presentò davanti a noi e la gloria del Signore ci
avvolse di luce. Eravamo atterriti dallo spavento, quando l’angelo si rivolse a noi dicendo: “Non
temete, ecco io vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città
di Davide un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino
avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine
dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli
uomini che egli ama”.
Subito ci siamo affrettati verso Betlemme per vedere questo avvenimento che il Signore ci aveva
fatto conoscere. Abbiamo trovato, ancora fuori dal borgo, una capanna di legno e paglia; una flebile
luce usciva da una finestrella, segno che qualcuno vi aveva acceso un focolare. Nonostante l’età,
abbiamo raggiunto la capanna di corsa, creando non pochi problemi ai nostri servi, che ci seguivano
con tutte le vettovaglie. Ancora in preda allo stupore siamo entrati e abbiamo trovato il bambino
adagiato in una mangiatoia. La mamma, Maria, era seduta lì vicino, incapace di distogliere lo
sguardo da lui. Il padre ci è venuto incontro turbato, chiedendoci il perchè della nostra intrusione.
Abbiamo riferito della stella, di Erode e dei pastori. L’uomo ha guardato la Madre, come per
interrogarla. Ella solo per un momento ha risposto al suo sguardo con un dolcissimo sorriso. Poi ha
ripreso a contemplare il bimbo come se vedesse in Lui lo svelarsi di un Mistero ineffabile.
XIV
Nel vedere il bambino, un fremito di timore misto a gioia ha scosso il nostro cuore; ci siamo
prostrati a terra, consapevoli della nostra indegnità, e lo abbiamo adorato. Non avrei avuto il
coraggio di rialzarmi se la Madre non mi avesse invitato a farlo. Il suo sguardo era limpido come il
cielo di primavera; il suo sorriso dolce come una carezza. Nessuno di noi aveva il coraggio di
parlare, perché l’emozione era troppo forte. Infine ho radunato tutte le mie forze e mi sono rivolto
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alla Madre dicendo:
“Madre abbiamo visto
sorgere la sua stella in
Oriente e siamo venuti
ad adorarlo. Io
Balthazar porto oro
segno di regalità,
Cham el Chior incenso
Kantshvar mirra segno
che Egli dovrà passare
attraverso la morte”.
Maria ha abbracciato
più forte il bambino
piegando leggermente
il capo. Poi mi ha
guardato con occhi
ancor più brillanti e ha
fatto per porre il
bambino sulle mie
braccia; io
istintivamente mi sono ritratto, pensando di non poter accogliere un Dio tra le mie misere braccia di
creatura. Ma la Madre ha insistito e io ho potuto stringerlo sul mio cuore. In quel momento una
gioia ineffabile si è impadronita di me. Mi sono voltato per mostrarlo ai miei compagni di viaggio,
ancora prostrati a terra, e a fatica li ho convinti a posare lo sguardo su di Lui. Sembrava che quel
Bambino, Gesù, come lo ha chiamato la Madre, racchiudesse carnalmente in sé tutta la
Divinità. I volti dei miei compagni, inizialmente segnati da un grande turbamento, si sono sciolti in
un sorriso orante e a lungo siamo rimasti in contemplazione del mistero: Dio era vicino; Dio,
l’onnipotente, l’assoluto, l’eterno, nella carne di un bambino come ce ne sono tanti, come siamo
stati anche noi.
XV
In quell’attimo di contemplazione ho pensato a tutte le volte che ho guardato le stelle ammirando la
potenza del loro Creatore, sentendolo però così distante nella sua divinità ed ora… lo avevo tra le
braccia.
Ho pensato anche come fosse distorta l’immagine che avevo di Dio; lo pensavo sfolgorante nella
sua gloria, seduto nel suo trono celeste, giudice severo e inflessibile. Ora, invece, mi si mostra
piccolo, fragile, bisognoso di affetto e di cure nella sua condizione di neonato. Per quale ragione
Dio si è fatto uomo? Perché è venuto a condividere il nostro limite di creature, i nostri bisogni, le
nostre paure, forse la morte, come afferma Kantshvar?
Non sono in grado di rispondere, ma sento nascere dentro di me un sentimento profondo di
gratitudine. Quanto sono lontani dai nostri, i pensieri di Dio!
XVI
Dopo aver adorato il Bambino insieme a tutto il nostro seguito, ci siamo congedati dalla Madre e
dal Custode del Bambino. Ci sentivamo leggeri come e più che in giovinezza. I nostri cuori
esultavano e le nostre voci prorompevano in preghiere di lode e di ringraziamento. Tutto aveva
assunto per noi un significato nuovo: quell’incontro ha cambiato radicalmente il nostro modo
di conoscere e di operare.
Prima di intraprendere il viaggio di ritorno, abbiamo pensato di accamparci nei pressi della capanna
fino a domani.
7
Poco fa, mentre scrivevo, mi ha colto un torpore pesante e penso di essermi addormentato. Non
vorrei sembrare un visionario, ma ho avuto la netta impressione che uno spirito angelico mi abbia
parlato, comandandomi di non passare da Erode nel nostro viaggio di ritorno, perché le sue
intenzioni nei confronti del Bambino non sono buone.
Immagino che quando riferirò l’episodio a Cham el Chior e Kantshvar, essi non dubiteranno
dell’indicazione dell’angelo, essendo sempre stati molto diffidenti nei confronti di Erode.
Forse anche questo è un segno che tutto cambia dopo l’incontro con Gesù.
XVII
Oggi, tredicesimo giorno del mese di Nisannu, dopo una settimana di cammino nel viaggio di
ritorno ci siamo separati. Cham el Chior si è diretto a nord, verso l’Assiria e Kantshvar, che ha
voluto condividere con noi un tratto di strada, si è diretto a Sud, verso la sua Etiopia. Ringrazio Dio
dell’incontro e dell’amicizia che ho potuto vivere con loro. La loro compagnia è stata per me
sollievo e forza, tenacia e coraggio, mi ha aiutato a non smarrirmi e a non perdere la strada.
Fino a trovare Te Gesù. Grazie, Signore dei miei amici, delle persone che mi hai messo vicino e
che mi vogliono bene. Fino a qualche tempo fa pensavo che gli incontri che facciamo fossero dovuti
al caso, privi di un senso particolare. Ora so che Tu ci parli attraverso le persone che ci metti vicino,
attraverso il loro entusiasmo e la loro fede, ma anche attraverso la loro miseria e le loro angosce,
perché hai voluto che fossimo responsabili gli uni degli altri, che avessimo a cuore gli uni la sorte
degli altri. Sto scoprendo intorno a me la sapienza dei tuoi progetti, la profondità dei tuoi disegni.
Medito dentro di me le tue grandi opere, ricordo tutti i giorni della mia vita, le persone con cui ho
condiviso il cammino e il mio cuore è sempre più colmo di stupore e di gratitudine.
XVIII
Ultima pagina del diario
di Balthazar, principe di
Nippur.
Mio fedele diario, sono
passati molti anni,
ormai, dal giorno in cui
ho incontrato Gesù
figlio di Dio. Non ho
più vista nè forza per
scrivere. Le tue pagine
ingiallite e grinzose
testimoniano che siamo
entrambe arrivati alla
fine del cammino.
Questa volta, però, non
ci sarà ritorno.
Ringrazio Dio della
vita, questa
meravigliosa avventura
nell’Essere che Egli ci
dona, del firmamento
stellato, della stella che
ha messo sulla mia strada e che mi ha guidato, dei miei compagni di viaggio, del desiderio di Lui,
che sempre trasale da tutti i miei desideri.
Soprattutto ti ringrazio, o Signore, per quel bambino che mi hai fatto incontrare, Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace, eppure così umile e fragile nella
sua umanità.
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Egli è segno del tuo amore per ogni creatura. Amore eterno, fedele, gratuito, personale.
Per questo non temo di oltrepassare la soglia del tempo; là potrò riabbracciarlo e sentirmi stretto nel
suo abbraccio per sempre.
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