considerazioni sullo sviluppo dell`architettura domestica

CONSIDERAZIONI SULLO SVILUPPO DELL’ARCHITETTURA
DOMESTICA
PREMESSA
Nell’analizzare le problematiche relative allo sviluppo della casa ad
atrio, nonché gli interrogativi ad essa connessa, non possiamo
prescindere da un seppur breve excursus sulle linee evolutive che dalla
capanna portarono alla formazione dell’edificio rettangolare. Tra queste
due distinte realtà architettoniche si inserisce, infatti, una tipologia
paradigmatica quale quella della casa tonda che le studiose Melis e
Rathje considerano un fondamentale punto di passaggio dalla capanna
arginata all’edificio ancora circolare o con pianta ovale fino a quello
rettangolare. Essa non sarebbe sintomo di un conservatorismo formale
tendente a mantenere la pianta curvilinea delle precedenti capanne, ma
uno stadio tecnico di conoscenza imperfetta e intermedia delle
murature. I dati relativi ad Antemnae testimoniano l’esistenza di edifici
rettangolari costruiti con zoccoli di murature a secco che si impiantano
in zone già abitate da capanne arginate di pianta circolare e rettangolare
con la presenza di strutture di passaggio quali appunto le “case
tonde”.Situazioni come quella di Antemnae sono documentate a
Roma,Lavinium,Satricum e sono testimonianza di quanto detto.
SCAVI PRESSO IL SEPOLCRETO ARCAICO: I DATI
L’interrogativo che qui ci poniamo è di capire se soluzioni
planimetriche datate a fine VI secolo a.C. possono essere considerate il
precedente della tipologia di casa ad atrio consolidata nel III sec a.C.
Gli scavi condotti da Giacomo Boni, agli inizi del secolo scorso, nella
zona del sepolcreto arcaico accanto al tempio di Antonino e Faustina ,ai
margini della Via Sacra, sono stati pubblicati da Gjerstad che ricava i
dati indispensabili con attento studio delle fotografie e piante
disponibili. La datazione delle strutture è fissata a fine VI secolo a.C.
Lo scavo mise in luce ambienti attigui e uno spazio, interpretati in
modo differente da Gjerstad e da Melis e Rathje. Il primo vi riconosce
una pianta con tre ambienti e portico su fronte stradale, mentre le due
studiose propongono una lettura diversa ipotizzando una serie di edifici
orientati in senso trasversale alla strada e una serie di ambienti ai lati di
un cortile interno. Tale organizzazione planimetrica trova riscontro in
altri casi variamente documentati e viene ad aggiungersi con pari
evidenza ed importanza allo schema già noto dei tre ambienti affiancati
ad un portico:è piuttosto interessante trovarla a Roma. Inoltre, a nostro
avviso, c’è da considerare la collocazione dell’abitato lungo una strada
importante e principale quale la via sacra,che farebbe pensare ad una
casa riferibile ad un personaggio di rilievo della società del tempo.
Gjerstad riconosce la successione di quatto fasi di ambienti arcaici ,di
cui le ultime due importanti ai fini del nostro percorso. Interessante è
stata anche l’interpretazione della struttura 13/14 riconosciuta in
entrambe le fasi. Una prima analisi l’ha evidenziata come un tratto di
muro della terza fase, in seguito, invece è stata interpretata come
banchina di triclinio della quarta fase.
Tale interpretazione viene sostenuta per influsso degli scavi svedesi in
Etruria e in particolare presso il complesso di case dell’acropoli di
S.Giovenale.
In queste case si ritrova la banchina (tipica delle case a banchetto di
modello greco) collegabile ad un tipo di ambiente per rappresentanza e
si riconosce una struttura modulare che dispone in senso parallelo gli
ambienti. E’ presente anche il cortile che spesso è in co-proprietà.
Si ricordi che si è riconosciuto a S. Giovenale un primitivo
insediamento dell’età del Bronzo che poi si evolve in case con due
ambienti e cortile: questo schema si può leggere come precedente della
tipica casa romana.
S.Giovenale,Acropoli.Complesso di case
CONCLUSIONI
L’elemento banchina riscontrato sia a Roma che a S.Giovenale e riconosciuto
nel primo caso come banchina di triclinio, nel secondo come struttura di una
sala di rappresentanza, indica la presenza di più ambienti funzionali tipici di
una ripartizione interna degli spazi
A ciò si aggiunge la presenza di un
cortile interno o in co-proprietà emblematico della soluzione ad atrio che si
svilupperà in seguito e di una precisa volontà planimetrica.
Questi elementi risulterebbero quindi indicativi di una struttura embrionale
che con il mutare delle condizioni sociali, storiche, economiche nello sviluppo
delle strutture si configurerà con l’ormai attestata tipologia di casa ad atrio di
fine IV inizi III sec a.C.
Bibliografia: F. Melis A.Rathje,Considerazioni sullo studio dell’architettura
domestica Arcaica, in Archeologia Laziale VI, pp 382-395.
Redatto da: Vincenzo Carnevale
Valentina Ottaiano
Nicoletta Petrillo