QUEI BAMBINI UN PO’ STRAMBI DA ACCETTARE – Giulia FALCONI Ci sono bambini strani che non rientrano negli standard. Rischiano una infanzia stigmatizzati come al palo, “diversi”. Non giocano con tutti, si isolano, osservano, ascoltando ciò che non si dice oppure sanno illuminare gli adulti con consigli o suggerimenti che rasentano la saggezza, pur non avendo esperienza. Hanno quel terzo occhio, quella sensibilità innata che comporta il sacrificio dell’infanzia come periodo spensierato ma è proprio in virtù di quella età non vissuta appieno, che sapranno essere adulti con una luce diversa negli occhi, un po’ vecchi e un po’ infantili insieme, creativi e vivaci. I genitori normalmente si preoccupano ed iniziano una via crucis tra pediatri e psicologi per capire : “Ma perché mio figlio è così?” A volte vengono divorati dai sensi di colpa, cercano di rimediare non rendendosi conto che il piccolo di casa è probabilmente diverso ma non pericoloso, non da omologare ma da amare, apprezzare, valorizzare, semplicemente accettare. E’ l’amore a dare loro il nutrimento, a non far sentire “sbagliati”, “malati” ma semplicemente unici, nella misura in cui lo è ognuno di noi. Alcuni studiosi hanno cercato di identificare questo fenomeno già a partire dagli anni Ottanta. I bambini particolari, che si comportano in modo diverso rispetto ai coetanei, sono stati identificati come “bambini indaco”. “La prima relazione risale alla pubblicazione del libro “Understanding your life through color” (Capire la propria vita attraverso il colore)di Nancy Ann Tappe, nel 1986, la quale è stata in grado di definire il carattere generale degli esseri umani per mezzo del colore della loro “aura”. Nancy, scrittrice, sensitiva e terapeuta, è in grado di vedere quelli che lei chiama "i colori della vita" ed incominciò a notare una trasformazione nei colori vitali che tendevano ad affievolirsi o a scomparire. Invece l’altra denominazione, “bambini delle stelle”, appartiene al Prof. Georg Kuehlenwind, antroposofo e insegnante di fisica all’università di Budapest, con la pubblicazione del suo libro “Star Children” nel 2002, a Parigi1. Non tutti i bambini difficili sono però bambini indaco. Gli studiosi hanno identificato tre diverse classificazioni: - bambini indaco con particolare e chiaro destino e senza problemi e disturbi - bambini indaco i quali, per vari motivi, diventano “difficili” da gestire, con problemi di attenzione (DDA = Disturbo da Deficit di Attenzione) - e iperattività (DDAI = Disturbo per Deficit di Attenzione e Iperattività) - bambini affetti da problemi di attenzione e iperattività. Secondo Kuehlenwind “la nuova generazione dei “bambini delle stelle”è composta da anime umane estremamente evolute, come luminosissime stelle. Distingue questi bambini la presenza di un sé cosciente, che si manifesta nel loro sguardo o nella loro espressione. Sono coscienti fin da piccolissimi, prima ancora di pronunciare la parola “io”. Una seconda differenza ancor più importante è che questi bambini percepiscono i pensieri e sentimenti di chi li circonda. Sentono quello che stai pensando! Posseggono una “comunicazione diretta”, che è la fonte della nostra comprensione, della nostra ispirazione e delle nostre idee (…) E pensano in ”immagini” che, secondo me, significa pensare con l’aiuto della conoscenza “senziente”. Si tratta di una “immagine vivente” che si sviluppa e modifica senza fine: non rimane fissa, immobile. Importante è sapere che un bambino più cosciente non può essere trattato “da bambino”, ma come un essere già responsabile di se stesso. Altrimenti possono diventare bambini “difficili” e anche portatori di DDA o anche DDAI. Il “rispetto e riconoscimento” della loro effettiva condizione è estremamente importante. Per cui è sempre bene coinvolgerli direttamente in tutte le decisioni che li riguardano”. Gli studiosi identificano precise peculiarità dei bambini indaco: - vengono al mondo2 con un senso di regalità, e spesso si comportano di conseguenza 1 2 IL MISTERO DEI “BAMBINI INDACO” O “BAMBINI DELLE STELLE” DI CLAUDIO GREGORAT IBIDEM 1 - hanno la sensazione di “meritare di essere qui” e sono sorpresi quando gli altri non lo condividono - sono loro stessi a dire “chi sono” - non tollerano l’autorità assoluta e si rifiutano di seguire norme e schemi di comportamento - posseggono un “pensare creativo” e rifiutano le normali procedure di pensiero - intravedono spesso la soluzione migliore dei problemi e, rifiutando la normale soluzione dei medesimi, non si conformano ad alcun sistema - appaiono antisociali con persone “diverse” da loro, dalle quali non vengono capiti col risultato di isolarsi - non sopportano una disciplina punitiva di alcun genere - sono estremamente chiari nel dire di cosa hanno bisogno. E sarebbero quattro i tipi di bambino indaco classificati dagli studiosi: 1) C’è quello “umanista” , iperattivo, distratto al servizio delle masse come medici, insegnanti, avvocati, commercianti, ecc. che non si sentono a loro agio nel corpo fisico; 2) il bambino concettuale” che convive in modo positivo il proprio corpo, ed è magno, atletico fin da bambino, potrebbe essere soggetto a possibili dipendenze varie; 3) C’è poi “ l’artista”: sensibile, fisicamente minuto, creativo, quindi saranno insegnanti e artisti , tendenzialmente instabili nelle decisioni; 4) Infine “ l’interdimensionale”, il bambino robusto e determinato che sa già tutto quando gli si dice qualcosa, quindi è preferibile lasciarlo decidere da solo in quanto crede fermamente in se stesso. Nel corso del libro di Lee Carroll, Jan Tober dedicato ai Bambini Indaco vengono riportate interviste con varie personalità. Ecco quanto scrive la Dr.ssa Doreen Virtue: “Sappiamo che i Bambini Indaco nascono portando i loro doni divini bene in vista. Molti sono filosofi in erba. Saranno scienziati, inventori, artisti di talento a livello innato. Tuttavia la nostra società, che poggia ancora sulla vecchia energia, tende a sminuire i loro pregi. Molti di questi bambini vengono scambiati per bambini con “disturbi dell’apprendimento” e molti altri vengono attualmente distrutti dal sistema dell’istruzione pubblica”3. La Dr.ssa Kathy McCloskey, parlando di una ragazza di 14 anni riferisce: “Era evidente che si aveva a che fare con una persona molto saggia e adulta, come anche il suo volto e gli occhi rivelavano. Sembrava essere “un’anima antica e saggia”. “Non dimentichiamo che non solo loro sanno “chi sono”, ma anche “chi siamo noi”. Non è possibile non riconoscere gli occhi ed il volto di un Indaco: hanno una nota molto antica, profonda e saggia. I loro occhi sono le finestre dei loro sentimenti e della loro anima.” Sempre Gregorat riferisce quanto dichiarato dall’aiuto-insegnante Debra Hegerle: “Gli Indaco elaborano le emozioni in modo diverso dai non-Indaco, grazie al loro livello di autostima e alla loro integrità. Possono leggervi come un libro aperto e notano e neutralizzano subito ogni vostra intenzione occulta o perfino il più piccolo tentativo di manipolazione che abbiate in mente. Anzi, sono addirittura in grado di percepire le vostre idee riposte, anche se voi stessi non ne siete consapevoli. Possiedono una forte disposizione innata a far le cose da soli, e vogliono una guida esterna solo se viene loro proposta con rispetto e sotto forma di una scelta. Preferiscono risolvere la situazioni per conto loro. Nascono con intenzioni e doni di natura già ben evidenti. Assorbono la conoscenza come spugne, specialmente sugli argomenti a loro graditi, divenendo così degli esperti nelle loro aree di interesse. Gli Indaco hanno abilità guaritrici innate, che solitamente sono attive in loro fin da piccoli, ma possono non rendersene conto. Afferrano a volo le situazioni e poi scelgono un corso d’azione basato su ciò che vogliono sperimentare in quel momento. La sicurezza è molto importante: per loro sicurezza significa poter fare le cose in modo diverso. E dare a ciascuno questa opportunità, è la cosa migliore che possiamo fare, sia per lo che per noi stessi”. Questi bambini /angeli possono soffrire, però,di alcune complicazioni: 3 “ BAMBINI INDACO” DI LEE CARROLL E JAN TOBER, 2003 2 1) Richiedono più attenzione della norma. Vogliono far accadere le cose e spesso forzano le situazioni finché non corrispondono alle loro aspettative. 2) Possono soffrire molto se i loro coetanei non li comprendono: mentre sono molto sensibili e capaci di aiutare i bambini che ne hanno bisogno. Da piccoli hanno problemi di adattamento. 3) Vengono spesso diagnosticati come portatori di DDA o una qualche forma di iperattività Questi bambini lanciano, dunque, un messaggio particolare nella nostra società: non esistono diversità o differenze. E la sfida che i genitori devono affrontare è imparare a considerarli "normali" e a trattarli come tali. E' fondamentale riconoscere il loro valore, apprezzare le loro capacità innate, imparare a valorizzarle, ma nello stesso tempo permettere loro di vivere la loro infanzia come qualunque altro bambino. Discriminarli o trattarli come "diversi" può renderli ribelli, egoisti, sempre in difesa, persino pericolosi. Vanno semplicemente lasciati vivere come loro credono, senza scandalizzarsi, senza sottolineare continuamente la loro anomalia, senza mobilitare psichiatri e farmaci ma più semplicemente accettarli. L’accettazione come atto d’amore. 3