Introduzione La parola Fisica deriva dal termine greco φύσις che significa “natura”. Fino alla fine del diciottesimo secolo, lo studio della natura era l’oggetto di un’unica materia, la “filosofia naturale”. Con l’aumentare delle conoscenze, si sono sviluppate due discipline separate per lo studio della natura: le scienze biologiche, che hanno per oggetto lo studio degli esseri viventi, e le scienze fisiche, come la Fisica e la Chimica, che si occupano invece della materia inanimata. La Fisica, in particolare, studia i costituenti della materia e le loro interazioni per spiegare i fenomeni naturali e le proprietà della materia. Tale studio è condotto mediante l’applicazione del metodo scientifico o metodo sperimentale, la cui prima formulazione si deve a Galileo Galilei (1564-1642). Il metodo scientifico sta alla base anche di altre scienze quantitative, come la Chimica, la Biologia e l’Astronomia. Esso consiste innanzitutto nella osservazione di un fenomeno, nella sua ripetizione in un laboratorio, eliminando i fattori ritenuti inessenziali e variando le cause che lo determinano. Ciò richiede la misura accurata di alcune quantità ben determinate, dette grandezze fisiche, e la ricerca di relazioni che le leghino tra loro, cioè di leggi fisiche. Il confronto tra leggi fisiche consente l’individuazione dei principi fondamentali che governano una certa classe di fenomeni. Tutte le conseguenze che possono essere dedotte da questi principi formano una teoria fisica: essa, oltre ad includere le leggi fisiche a partire dalle quali era stata costruita, consente di determinare altre leggi e predire così i risultati di nuovi esperimenti. Una teoria fisica è valida finché le verifiche sperimentali cui è sottoposta non diano risultati in disaccordo con le sue previsioni. L’applicazione del metodo scientifico in Fisica ha mostrato che fenomeni apparentemente diversi sono governati dalle stesse leggi e che un piccolo numero di principi consente di interpretare e prevedere un campo di esperienze vastissimo. Tutta la statica e la successione dei corpi, cioè tutta la Meccanica classica, sono costruite su tre soli principi e una singola legge, la legge di gravitazione universale formulata da Isaac Newton (1643-1727), governa il moto di un sasso lanciato da un ragazzo, l’alternanza delle maree, la traiettoria di un missile balistico, le proprietà del moto dei corpi celesti ed è responsabile della formazione delle nebulose, delle stelle e delle galassie. Allo stesso modo, le equazioni di James Maxwell (18311879) quando furono formulate sintetizzarono in quattro semplici relazioni la descrizione di tutti i fenomeni elettrici e magnetici e consentirono di predire l’esistenza delle onde elettromagnetiche. Per dare un’idea della vastità del loro campo di applicazione, basti osservare che esse descrivono al tempo stesso il funzionamento dei circuiti di un normale apparecchio telefonico e le proprietà delle onde elettromagnetiche, da quelle attive nei forni a microonde a quelle che riceve o trasmette un telefono cellulare a quelle che i nostri occhi percepiscono come i colori dell’arcobaleno fino ai raggi X delle lastre radiografiche. Quando l’osservazione sperimentale è in disaccordo con la teoria è necessario riformulare uno o più dei suoi principi in modo da costruire una nuova teoria che riproduca i risultati di quella precedente, nel contesto in cui essa è valida, ed abbia un campo di applicabilità più esteso per includere anche i fenomeni che la prima non riesce a spiegare. Ciò avviene continuamente e determina la vitalità dello sviluppo della Fisica. Un esempio è quello che risale a circa un secolo fa, quando si è trovato che la Meccanica classica è inadeguata per lo studio di fenomeni in cui le velocità dei corpi sono prossime a quella della luce o per lo studio di processi che si svolgono all’interno di atomi e nuclei. Per la descrizione della prima classe di fenomeni è stata formulata da Albert Einstein (1879-1955) la Meccanica relativistica. Essa riproduce i risultati della Meccanica classica nel limite di bassa velocità dei corpi e prevede ad esempio che la durata media della vita di una particella che si muove a velocità vicine a quella della luce è molto maggiore di quella determinata nel sistema in cui essa è ferma. Per la descrizione dei fenomeni alle scale atomiche e nucleari è stata sviluppata la Meccanica quantistica, la cui costruzione ha impegnato i migliori fisici teorici e sperimentali dell’inizio del Novecento. Essa prevede ad esempio che per un atomo sono possibili solo alcuni ben determinati valori discreti dell’energia e che è possibile passare da un livello energetico all’altro assorbendo o emettendo l’energia necessaria sotto forma di quanto di luce o fotone. Le nuove teorie fisiche che sono state formulate hanno profondamente cambiato i concetti di spazio, tempo e misura (con conseguente impatto anche in campo filosofico). Oggigiorno il campo di azione della Fisica è vastissimo ed include tra le altre le seguenti aree: Meccanica dei corpi, Meccanica dei fluidi, Termodinamica, Acustica, Ottica, Onde ed Elettromagnetismo, Relatività, Meccanica Quantistica, Fisica Atomica e Molecolare, Fisica degli Stati Condensati, Fisica del Plasma, Fisica Nucleare, Fisica delle Particelle Elementari. A questi vanno affiancati i settori di ricerca con connotati interdisciplinari come Astrofisica e Cosmologia, Biofisica, Fisica dell’Ambiente, Fisica Sanitaria e Geofisica. Un discorso a parte merita il settore della energetica, a causa della rilevanza che le questioni connesse con il risparmio e la produzione di energia hanno per la società: a tali questioni possono rispondere positivamente la ricerca in Fisica Nucleare con gli studi sulla fusione dei nuclei e quella sulla Fisica dell’idrogeno. Infine vale la pena di citare due indirizzi di ricerca di recente sviluppo, come la Fisica Astroparticellare, che coniuga le conoscenze e gli strumenti dell’Astrofisica e quelli della Fisica delle Particelle Elementari per ricostruire la storia dell’Universo dai primi istanti di vita fino ad oggi, e la Econofisica, che applica i metodi della Meccanica Statistica allo studio del comportamento di sistemi complessi come ad esempio i mercati finanziari. Come già accennato, la Fisica ha molteplici connessioni con numerose altre discipline. Essa ha innanzitutto un rapporto privilegiato con la Matematica: le leggi fisiche sono espresse mediante relazioni matematiche tra grandezze fisiche. La Fisica ha bisogno degli strumenti e dei metodi della Matematica non solo per formulare le leggi fisiche, che spesso possono essere espresse in forme di mirabile sintesi ed eleganza, ma anche per elaborarle per renderle più facilmente confrontabili con altre leggi o per rendere possibile la deduzione di nuove leggi. Tuttavia, la Fisica ha dato molto in cambio alla Matematica: molte branche della Matematica si sono sviluppate sotto lo stimolo della ricerca in Fisica. Basti pensare che nel 1990 il più importante premio scientifico per la ricerca in Matematica, la medaglia Fields, è stato vinto da un fisico teorico. Reciproco e proficuo è anche lo scambio tra la Fisica e la Tecnologia. Se da una lato la Fisica ha bisogno di strumenti di misura e di rivelazione sempre più sensibili che gli fornisce la produzione tecnologica, dall’altro ogni singola scoperta scientifica può aprire la strada per innumerevoli e imprevedibili applicazioni tecnologiche. Un paradigma di questa interconnessione è dato dal computer: la moderna ricerca in Fisica, che lo impiega diffusamente per l’acquisizione o l’elaborazione di dati o per la simulazione di processi, necessita da un lato di prodotti sempre più raffinati e veloci, ma dall’altro contribuisce essa stessa allo sviluppo tecnologico del computer grazie ai risultati degli studi sui semiconduttori, sui cristalli liquidi, sull’optoelettronica e sui computer quantistici. Un esempio analogo si potrebbe fare parlando degli acceleratori di particelle: la ricerca in Fisica delle interazioni fondamentali domanda da una lato tecnologia avanzatissima per la costruzione di acceleratori e rivelatori di particelle sempre più potenti e sensibili, ma offre già nell’immediato alla medicina un nuovo strumento diagnostico, con la radiazione di sincrotrone, ed un utile strumento terapeutico, con i fasci di protoni usati per la cura dei tumori. Fanno invece parte della nostra vita quotidiana già da tempo molti strumenti ottenuti come applicazione dei risultati (e talvolta anche come sottoprodotti) della ricerca in Fisica: il tubo a raggi catodici dei comuni televisori, la radiografia (che deriva dagli studi sulla radioattività), la Tomografia Assiale Computerizzata (utilizzata originariamente per la rivelazione di particelle subnucleari), le tecniche di Risonanza Magnetica Nucleare, le tecniche terapeutiche basate sul laser (che nacque da un’idea di Einstein), le fibre ottiche, gli schermi a plasma e molti altri. Infine, lo strumento tecnologico che tanto sta cambiando il nostro modo di comunicare, cioè il World Wide Web, è nato presso il più grande laboratorio di ricerca europeo, il Centro Europeo di Ricerche Nucleari o CERN di Ginevra, come strumento per rendere immediato lo scambio di informazioni tra i gruppi di ricerca in Fisica delle alte energie sparsi per il mondo. E’ stato proprio al CERN che sono stati creati il primo browser ed il primo server WWW e con essi il software che rende possibile la comunicazione, cioè URL, HTTP e HTML. Il Dipartimento di Fisica Finalità Il Dipartimento di Fisica è la struttura che organizza e coordina le attività didattiche e di ricerca nell’ambito delle Scienze e delle Tecnologie Fisiche. Esso coordina, in sintonia con i Consigli di Facoltà e con i Consigli di Corso di Laurea, le attività didattiche sia della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, sia di altre Facoltà, come quella di Ingegneria e Farmacia in cui siano richiesti insegnamenti nei settori della Fisica. Al Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria afferiscono attualmente 42 docenti di ruolo nei vari settori della Fisica, i quali erogano i corsi di insegnamento di cui sopra. Al Dipartimento afferiscono anche numerosi borsisti, assegnisti e dottorandi, che oltre a partecipare all’attività di ricerca possono scegliere di collaborare alla didattica con attività di tutoraggio. Nell’ambito della Facoltà di Scienze, i corsi di laurea con la maggior presenza di discipline fisiche, e che per questo hanno un rapporto privilegiato con il Dipartimento di Fisica, sono il corso di laurea in Fisica e il corso di laurea in Scienza dei Materiali. Tali corsi sono caratterizzati, fra l’altro, da un eccellente rapporto tra il numero di docenti e il numero di studenti. Questo permette agli studenti un contatto quotidiano con i docenti, che va al di là delle ore di lezione, e che permette di trasmettere in modo ottimale le conoscenze di base, in modo simile a quello dei più rinomati “college” italiani e stranieri. Il Dipartimento di Fisica promuove e coordina le attività di ricerca del personale docente, nel rispetto dell’autonomia di ciascun professore e ricercatore e del loro diritto di accedere direttamente ai finanziamenti per la ricerca provenienti da enti pubblici e privati. Sono attivi presso il Dipartimento di Fisica gruppi di ricerca, comprendenti sia fisici teorici che sperimentali, attivi nelle aree di Astrofisica, Biofisica, Fisica Nucleare e Subnucleare, Fisica Sanitaria (Biomedica e Ambientale), Fisica degli Stati Condensati. La maggioranza delle attività di ricerca sono svolte nell’ambito di collaborazioni nazionali e internazionali. Il Dipartimento di Fisica (sito Internet www.fis.unical.it) ospita al suo interno un Gruppo Collegato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN; sito Internet www.infn.it) e una Unità dell’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia (INFM; sito Internet www.infm.it). Il Dipartimento inoltre collabora con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR; sito Internet www.cnr.it), con l’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA; sito Internet www.enea.it) e con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Logistica Il Dipartimento di Fisica si trova nel campus dell’Università della Calabria, presso Arcavacata di Rende. Tale campus è organizzato in modo da avere a poca distanza fra di loro sia le aule, i laboratori e le biblioteche, sia il centro residenziale con alloggi e mense, sia le strutture ricreative quali il centro sportivo (CUS) e i centri per le arti. Le strutture didattiche, di ricerca, e amministrative del Dipartimento di Fisica si trovano nei cubi 30C, 30D, 31C, 31D, 33B e 33C del Ponte Pietro Bucci. Tali strutture sono facilmente accessibili dal Ponte trovandosi a 800 m circa dalle pensiline della fermata principale degli autobus e a pochi passi dalla fermata degli autobus presso Piazza Bianchi. Lungo il Ponte, oltre agli altri dipartimenti e alla biblioteca, si trovano servizi quali bar, libreria, edicola, agenzia di viaggio, banca e ufficio postale. Il Dipartimento è anche facilmente raggiungibile dalle Residenze Martensson, provenendo dal centro abitato di Arcavacata. Per orientarsi nell’Università, occorre spiegare i criteri di numerazione dei vari edifici; il Ponte rappresenta un asse, e i Cubi sono numerati a partire dall’inizio del Ponte; inoltre, i Cubi sono etichettati come A, B, C, D, nell’ordine, lungo la direzione perpendicolare al Ponte, con i Cubi A e B a destra del Ponte, e quelli C e D a sinistra, per chi venga dalla fermata principale degli autobus. Poiché la quota del Ponte rispetto al livello del mare è costante, mentre il livello del suolo varia, non tutti i Cubi hanno lo stesso numero di piani. Pertanto, per specificare il livello di un’aula o di un laboratorio si utilizza spessa la quota in metri sul livello del mare. Il ponte carrabile corrisponde alla quota di 227 m. La segreteria e la direzione del Dipartimento si trovano alla quota 227 (VI piano) del Cubo 31C. Il Dipartimento di Fisica mette a disposizione delle attività didattiche diverse strutture. Numerose aule per le lezioni si trovano ai piani più bassi, in particolare alla quota 209 (I piano) del Cubo 31C, e alle quote 209 (I piano) e 214 (II piano) del Cubo 30C. Gli ampi ed attrezzati laboratori didattici, che vengono utilizzati intensamente sin dal primo anno dei vari Corsi di Laurea, si trovano alla quota 214 (II piano) del Cubo 31C e alla quota 217 (III piano) del Cubo 30C. Questi laboratori consentono agli studenti di realizzare tutti gli esperimenti in prima persona, e vantano una serie di strumenti e attrezzature sia tradizionali che molto moderni. Le aule di Informatica si trovano alla quota 217 (III piano) del cubo 31C. I laboratori di ricerca sono dislocati nei vari cubi. Questi laboratori possiedono strumentazioni molto avanzate, alcune delle quali sono uniche in Italia. La descrizione delle attività di ricerca è data nella parte finale di questa pubblicazione. Altri servizi ed attività Fra le sue strutture, il Dipartimento di Fisica ha un’Officina Meccanica ben attrezzata e dotata di personale altamente qualificato. Questo laboratorio svolge il lavoro di supporto per i gruppi di ricerca e per le attività didattiche. L’aula seminari del Dipartimento, situata alla quota 221 (IV piano) del cubo 31C è attrezzata con i più moderni sistemi multimediali e permette di realizzare videoconferenze. Il Dipartimento di Fisica dispone di un proprio centro di calcolo e di una rete telematica, moderna ed efficiente, che collega tutti gli uffici, le aule e i laboratori fra di loro. Tale centro di calcolo fa parte della rete GARR del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (MURST). Sono in corso di allestimento diverse aule di Informatica, fornite di numerosi Personal Computer collegati ad Internet tramite la rete GARR. Le attività del Dipartimento di Fisica sono illustrate sul sito Internet www.fis.unical.it. Tutti i gruppi di ricerca sono dotati di computer e workstation ad alte prestazioni che permettono agli studenti in tesi di fare una solida esperienza sulle più avanzate tecniche di calcolo e di gestione dei dati in vari ambienti (Linux, UNIX, Windows). I gruppi di Astrofisica e di Fisica Teorica delle Particelle Elementari dispongono di un potente calcolatore parallelo con 16 processori, tra i più veloci disponibili al momento sul mercato. Il Dipartimento di Fisica contribuisce alla Biblioteca centrale di Area Tecnico-Scientifica (BATS), con oltre 13.000 volumi, tra libri e raccolte di riviste, su argomenti di Fisica o affini. La biblioteca è abbonata ogni anno a numerose riviste di Fisica, che vanno da quelle specialistiche a quelle divulgative. Tenendo conto dei contributi degli altri dipartimenti, la BATS metterà a disposizione degli utenti 95.000 volumi e oltre 1200 riviste. L’attività didattica si esplica anche sotto forma di seminari e corsi tenuti presso le scuole, sotto forma di promozione dell’insegnamento della Fisica e di aggiornamento. Il Dipartimento di Fisica è sede, per la provincia di Cosenza, della Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF). Il Dipartimento, inoltre, promuove la diffusione della cultura scientifica nel territorio, mediante l’organizzazione di mostre rivolte al pubblico. Infine, il Dipartimento ospita nei suoi locali il Gruppo Astrofili Menkalinan, animato da studenti e docenti del Dipartimento, che organizza serate osservative e attività seminariali aperte a tutti. Tali attività sono descritte nel sito www.geocities.com/Area51/Dimension/5189/gam.htm. I corsi di laurea e di dottorato Non è difficile trovare fisici che operano in diversi settori lavorativi e che spesso svolgono attività ben lontane della Fisica. Queste situazioni trovano spiegazione in due precise realtà: da un lato, la situazione attuale del mondo del lavoro richiede notevole creatività, duttilità e capacità, dall’altro la peculiare formazione del fisico è per sua natura ampia, flessibile e creativa. Da sempre, infatti, la Fisica ha dovuto confrontarsi con la più affascinante delle domande dell'uomo: come funziona il mondo in cui viviamo? Studiare Fisica significa innanzi tutto cercare di dare una risposta a questo interrogativo mediante la partecipazione attiva alla ricerca scientifica. Il fisico deve imparare ad osservare ed analizzare i fenomeni naturali, dedurre le leggi che li governano e formulare teorie e modelli che poi necessitano di verifica mediante la ripetizione del fenomeno o, quando questo non è possibile, come nel caso di alcuni fenomeni astronomici, la predizione delle manifestazioni che dal fenomeno discendono. Questi sono i presupposti del metodo sperimentale che è nato con la Fisica e che ogni fisico deve acquisire nel corso del proprio periodo formativo. La Fisica si occupa dello studio delle origini dell'Universo, del micro e del macrocosmo, ma la Fisica è anche lo studio dei nuovi materiali, il loro impiego tecnologico e lo sviluppo di strumenti per la medicina, la biologia, la geologia, l'ambiente e l'energetica, la meteorologia, la telematica e l'informatica. La Fisica è anche lo studio del caos e della sinergetica, ossia delle leggi che governano i sistemi complessi, siano essi fisici, biologici o socioeconomici. In accordo con queste nuove esigenze e per rendere i laureati italiani più competitivi sul mercato europeo, il tradizionale corso di laurea in Fisica della durata legale di quattro anni, ma che mediamente richiedeva cinque o sei anni per essere completato, è stato sostituito da tre periodi di studi con contenuti e finalità diversi: un corso di laurea della durata di tre anni a cui seguono altri due anni per il conseguimento della laurea specialistica, conseguita la quale si può accedere al dottorato di ricerca. Le finalità del corso di laurea sono quelle di fornire un’adeguata conoscenza di base dei diversi settori della Fisica classica e moderna e le necessarie competenze matematiche ed informatiche. In particolare, il laureato dovrà essere in grado di continuare a svolgere le attività svolte dagli attuali laureati in Fisica, ma la sua formazione, prevedendo un periodo più breve, dovrà necessariamente essere più snella ed efficace. Inoltre, lo studente ha maggiori possibilità di quante ne avesse con il vecchio ordinamento didattico di adattare il proprio programma formativo per le finalità che ritiene più opportune. Può, ad esempio, sostituire alcuni insegnamenti con altri oppure con attività formative diverse (si vedano le tabelle riportate in appendice). Al termine del corso triennale è previsto un breve stage presso laboratori di ricerca o industrie del quale lo studente deve relazionare mediante la produzione di un elaborato. Quindi lo studente consegue un titolo di studio che gli consente o di svolgere attività in diversi ambiti professionali, di accedere ad un corso di laurea specialistico o ad una scuola di specializzazione per l’insegnamento. All’Università della Calabria saranno attivi, già dall’anno accademico 2001/02 due corsi di laurea: il corso di laurea in Fisica ed un corso di laurea in Scienza dei Materiali. Per l’iscrizione al corso di laurea è sufficiente un qualunque diploma di scuola superiore, sia classico o scientifico, tecnico o professionale. Entrambi i corsi di laurea sono a numero chiuso, occorre quindi concorrere all’ammissione presentando o inviando la domanda alla sede centrale dell’Università della Calabria, area didattica, settore ammissione studenti. Alla data di stampa di questo opuscolo, il bando per il nuovo anno accademico non è ancora stato pubblicato. Comunque negli ultimi anni il numero di posti messi a concorso è stato sempre ampiamente sufficiente ad accogliere tutti gli studenti che abbiano concorso. Maggiori informazioni potranno essere reperite in Internet al sito www.unical.it. I corsi di laurea specialistici dalla durata di due anni hanno lo scopo di completare la formazione del laureato e sono finalizzati al suo inserimento nella ricerca scientifica presso Università ed enti di ricerca pubblici e privati o nell’industria, dove il laureato con laurea specialistica dovrà ricoprire ruoli di responsabilità di progetti e strutture. Per l’ammissione alle scuole di specializzazione per l’insegnamento nella scuola secondaria è previsto invece un corso di laurea specialistica della durata di un anno. Con gli studi specialistici lo studente dovrà perfezionare le proprie conoscenze di Fisica classica e moderna, di Matematica, d’Informatica, imparare ad esprimersi correntemente in una delle lingue dell’Unione Europea e sviluppare capacità progettuali e di ricerca autonoma. Per questi scopi i curricula prevedono attività esterne come tirocini formativi presso aziende, strutture della pubblica amministrazione e laboratori, oltre a soggiorni di studio presso Università italiane ed europee, anche nel quadro di accordi internazionali quali le attività inserite nel programma Socrates dell’Unione Europea (europea.eu.int/comm/education/socrates.html). Il dottorato di ricerca è stato introdotto in Italia nel 1980 (legge 382/1980) ed è finalizzato all’acquisizione delle competenze necessarie per esercitare attività di ricerca di alta qualificazione. Con il dottorato di ricerca, il laureato con laurea specialistica raggiunge il livello di formazione più elevato. Il dottorato di ricerca ha una durata di tre anni, durante i quali lo studente completa la propria formazione seguendo corsi e, inserendosi attivamente in un gruppo di ricerca, sviluppa capacità di ricerca autonome. Il Dipartimento di Fisica organizza e sostiene due corsi di dottorato di ricerca: il dottorato di ricerca in Fisica ed il dottorato di ricerca in Scienze e Tecnologie delle Mesofasi e dei Materiali Molecolari, il secondo dei quali in comune con il Dipartimento di Chimica. Annualmente grazie al sostegno di enti di ricerca esterni (MURST, INFN e Regione Calabria) circa dodici laureati accedono ai due corsi di dottorato ed operano nei settori dell’Astrofisica, della Biofisica molecolare, della Fisica Sanitaria, della Fisica Nucleare e Subnucleare, della Fisica degli Stati Condensati. Il diagramma seguente illustra i diversi percorsi formativi ed i rispettivi obiettivi occupazionali. Dopo la laurea Per il laureato in Fisica sono tante le possibilità di continuare ad operare nel mondo della ricerca sia in Italia che all’estero, per mezzo delle borse di dottorato di ricerca e di post-dottorato, degli assegni di ricerca, dei contratti di ricerca a termine dell'Istituto Nazionale per la Fisica della Materia (INFM), dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) o delle borse di studio offerte dall’Unione Europea nell’ambito dei programmi di scambio e di cooperazione scientifica e tecnologica e di altre possibilità ancora. Complessivamente le prospettive d’impiego per i laureati in Fisica sono decisamente buone: come risulta da un'indagine che si riferisce al quadriennio 1993/96 (una sintesi dei dati raccolti sono accessibili nel sito web www.fisica.unile.it/~anni) il 91% di loro trova un impiego stabile entro tre anni dalla laurea, molti già entro un anno. L’industria è la principale sorgente d’occupazione per i fisici, infatti in essa trova occupazione il 35% di loro, il 18% svolge attività di ricerca in enti pubblici, il 11% insegna a scuola ed il 5% ha impiego in un ente locale. Dei fisici inseriti nell’industria, il 47% opera nell’elettronica, il 35% nei servizi informatici, il 15% nell’industria meccanica e chimica. Per facilitare l’impiego dei propri laureati, l’Università della Calabria ha predisposto l’Ufficio Orientamento Laureati e la banca dati Laudeca alla quale le società interessate possono accedere previa autorizzazione. Informazioni a riguardo possono essere trovate presso il Centro o al sito Internet dell’Università. Di recente grazie ad una legge dello Stato, la n. 144 del 17 maggio 1999 ed il D.L. n. 185 del 21 Aprile 2000, si è aperta ai giovani laureati dotati di spirito d'iniziativa una nuova possibilità di impiego: l’autoccupazione. Il significato di questo termine può essere sintetizzato in una frase: divenire imprenditori di sé stessi. Affinché la Scienza abbia impatto sull’economia e l’occupazione è necessario un programma di trasferimento tecnologico; per questo motivo sono in atto delle politiche che hanno come obiettivo l’incentivazione e l’avviamento di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico, dette Spin-off, generate dall’ambiente universitario e della ricerca scientifica. Gli Spin-off che, sorti in ambito INFM, operano nel Dipartimento di Fisica sono allo stato attuale quattro; essi usufruiscono di diverse agevolazioni quali l’uso gratuito del know-how e dei brevetti, l’utilizzo gratuito delle strutture e della strumentazione del Dipartimento e dell’INFM. Queste società si occupano delle applicazioni dei Cristalli Liquidi alla tecnologia dei display e dell'elettro-ottica (CaLCTec e LICRIL), dell'ideazione e della produzione di kit didattici per i laboratori delle scuole e delle Università (DeltaE) e della gestione di azioni innovative ambientali e della formazione (G.A.I.A.). Astrofisica L’Astrofisica può essere descritta come la fusione dell’Astronomia e della Fisica, nel senso che si applicano le leggi fisiche, dedotte con esperimenti fatti anche in laboratorio, ai fenomeni astronomici osservati. I campi di studio dell’Astrofisica vanno dal sistema solare alle galassie, e dalle stelle alla cosmologia. I gruppi di ricerca in Astrofisica all’Università della Calabria si occupano di varie tematiche, tra cui le seguenti. Astrofisica stellare. Si studiano le stelle variabili, allo scopo di determinare i raggi delle stelle di tipo RR Lyrae e delle Cefeidi; a tale scopo si è sviluppato un metodo che utilizza osservazioni in tre colori e misure di velocità radiale. Il gruppo ha partecipato al progetto VIRGO, per la rilevazione di onde gravitazionali, con uno strumento in corso di realizzazione nei pressi di Pisa. Inoltre il gruppo partecipa alla realizzazione del progetto Arthemis per la gestione dell’archivio scientifico dei dati del telescopio solare Themis, e ai progetti Mumenet e Astronet per la trasmissione e l’archiviazione di dati astronomici utilizzando le tecniche informatiche più recenti. Al momento, oltre alle ricerche nel campo delle stelle Cefeidi, si sta lavorando nel campo della tecnologia dell’analisi dati, sia per il miglioramento delle metodologie di analisi e quindi degli algoritmi, sia del miglioramento degli strumenti di analisi, come il progetto Beowulf per l’utilizzo di supercluster di microcomputer. Astrofisica e plasma. La maggior parte della materia interplanetaria e dell’atmosfera solare è costituita da plasma, cioè da un gas completamente ionizzato composto prevalentemente da protoni e da elettroni (non legati fra di loro). Per questo motivo molti dei dati forniti dalle missioni spaziali o provenienti dagli osservatori solari possono essere interpretati solo nell’ambito della Fisica del plasma. Questi dati hanno permesso di utilizzare lo spazio interplanetario come un immenso laboratorio in cui studiare l’interazione tra la Terra e il flusso di energia, plasma e particelle energetiche che provengono dal Sole. Infatti, l’intensa attività solare, che va dalla creazione delle macchie solari all’accelerazione di particelle e alla formazione del vento solare, influenza direttamente l’ambiente terrestre e le strutture ad alta tecnologia sviluppate dall’uomo. Ad esempio, le particelle accelerate dal Sole possono danneggiare i satelliti per le telecomunicazioni, mentre le tempeste magnetiche sono pericolose per la rete di distribuzione dell’energia elettrica. E’ quindi necessario prevedere l’insorgenza di questi fenomeni. Questi ed altri problemi vengono studiati, in collaborazione con gruppi localizzati in Università italiane (Firenze, Roma) e in centri di ricerca italiani (IFSI - CNR di Frascati, IGI CNR di Padova) ed esteri (Observatoire de Paris-Meudon, Space Research Institute, Mosca, Crimean Astrophysical Observatory, Ucraina), utilizzando i dati forniti dai satelliti, mediante simulazioni al computer (tra i quali un calcolatore parallelo a 16 processori), e tramite riproduzione di alcuni processi tipici dei plasmi in laboratorio. Contatti Prof. Pierluigi Veltri, [email protected] Prof. Vincenzo Carbone, [email protected] Dott. Francesco Malara, [email protected] Dott. Gaetano Zimbardo, [email protected] Biofisica Molecolare Introduzione La Biofisica è l’applicazione delle leggi e delle metodologie fisiche ai sistemi biologici. Si tratta di un campo di ricerca in forte espansione, a causa del crescente interesse nei meccanismi fisici di funzionamento delle molecole biologiche. Le applicazioni possibili sono molteplici, per esempio nel campo delle nanotecnologie e in quello medico-farmaceutico. Nel Laboratorio di Biofisica Molecolare dell’Università della Calabria si studiano le proprietà fisiche di Biomembrane, di metallo-Proteine, e l’interazione Membrane-Proteine. Biomembrane Oggetto di studio non sono solo le membrane naturali, ma anche strutture supramolecolari modello di membrane: liposomi multilamellari e vescicole unilamellari, derivanti dall'auto-aggregazione in soluzione acquosa di molecole lipidiche in doppi strati richiusi su se stessi a formare strutture sferiche concentriche (vedi figura). L’indagine è condotta su biomembrane modello soggette all’azione di agenti esterni chimici e fisici quali: pH, temperatura, tipo di solvente, inquinanti ambientali (Cd, Hg), ioni, molecole biologicamente attive, anestetici, peptidi beta-amiloidi implicati nel morbo di Alzheimer. Questa ricerca ha come obbiettivo lo sviluppo di modelli e leggi capaci di interpretare i comportamenti di tali sistemi complessi, in relazione al loro ruolo biologico. Accanto allo studio di sistemi modello di membrana, l’attività di ricerca è orientata verso lo sviluppo di liposomi stabilizzati stericamente ottenuti per autoaggregazione di lipidi/polimero-lipidi. Tali sistemi liposomiali sono particolarmente stabili ed utilizzati con efficacia per incapsulare, veicolare e rilasciare in maniera controllata farmaci antitumorali in vivo (Es. Doxorubicina, Tassolo). Gli stessi liposomi possono essere utilizzati nel campo delle biotecnologie e della biomedicina. Proteine Lo studio delle proteine si concentra su una famiglia di metalloproteine contenente uno ione Cu, le cupredoxine. Queste proteine svolgono in natura una funzione di trasferimento elettronico, e possono essere utilizzate per applicazioni di nanotecnologia in dispositivi bioelettronici. Inoltre, per le loro caratteristiche strutturali, costituiscono dei sistemi modello per la comprensione di proprietà generali delle proteine. Lo studio termodinamico della denaturazione delle cupredoxine, nella forma nativa e in alcune forme mutate, permette di evidenziare l’importanza di alcuni elementi strutturali presenti in queste macromolecole funzionali. Inoltre, è possibile chiarire i meccanismi alla base del folding delle proteine, che è fondamentale per la loro funzionalità biologica. A causa della loro complessità, le proteine possiedono un certo grado di disordine strutturale. L’eterogeneità strutturale delle proteine è fondamentale nei processi di congelamento, e dipende anche dalle proprietà chimico-fisiche del solvente. L’attività di ricerca riguarda lo studio dei sottostati conformazionali delle cupredoxine, in particolare degli effetti di ioni caotropici (Es. Azide, Tiocianato) in soluzioni acquose e in presenza di glicerolo, agente crioprotettivo. Le tecniche d’indagine La ricerca è condotta con l’ausilio di diverse tecniche idonee ad indagare il comportamento dei biosistemi a livello microscopico: 1. la Risonanza magnetica di Spin Elettronico (ESR) in onda continua e pulsata, atta a rivelare l'assorbimento di radiazione a microonde da parte di un sistema di spin in un campo magnetico statico. Tramite questa tecnica spettroscopica si ottengono informazioni sull'organizzazione strutturale e sulla dinamica molecolare dei biosistemi che hanno spin elettronico diverso da zero. Una tecnica di marcaggio di spin (spin labeling) è utilizzata nel caso in cui il sistema non possiede uno spin intrinseco. 2. le spettroscopie ottiche (fluorescenza ed assorbimento ottico), utilizzanti radiazione nel visibile e nell'ultravioletto, forniscono informazioni sulle proprietà fisiche (aggregazione, fusione, transizioni di fase) e molecolari di macromolecole proteiche in soluzione. 3. la MicroCalorimetria Differenziale (mDSC) permette di misurare il calore assorbito a pressione costante da un biosistema al variare della temperatura. Dall’analisi dei termogrammi si determinano le grandezze termodinamiche caratteristiche del sistema esaminato. Tali grandezze sono correlabili con processi fisici legati a transizioni di fase di membrane, variazioni conformazionali e strutturali di macromolecole proteiche o dell’interazione proteina-biomembrana. 4. la dinamica molecolare simulata riguarda lo studio al calcolatore delle proprietà fisiche di biomolecole. Le simulazioni permettono di studiare nel dettaglio atomico e per ogni singolo atomo le macromolecole complesse. In questo modo, è possibile analizzare le modifiche strutturali e le caratteristiche dinamiche (fluttuazioni atomiche, moti cooperativi) di una proteina in presenza di solvente. In tal modo, si può ottenere una migliore comprensione della sua modalità di funzionamento. La modellizzazione molecolare è alla base di molteplici applicazioni nelle nanotecnologie (biosensori) e in biomedicina (drug design). Collaborazioni Il Laboratorio di Biofisica Molecolare ha in atto collaborazioni con ricercatori del Max Planck Institute for Biophysical Chemistry, Gottingen – Germania; Gorleaus Laboratory, University of Leiden – Olanda; Department of Medicinal Chemistry, University of Washington, Seattle – U.S.A.; Institute of Chemical Kinetics and Combustion, Novosibirsk State University – Russia; Dipartimento di Scienze Chimiche, Università di Catania – Italia. Contatti e Informazioni Prof. Luigi Sportelli, [email protected] Dott.ssa Rosa Bartucci, [email protected] Dott.ssa Rita Guzzi, [email protected] Ulteriori informazioni sul gruppo e le sue attività sono presenti nel sito www.fis.unical.it/biophysics Fisica Nucleare e Subnucleare 1- Fisica nucleare Lo studio, a partire dagli anni ’30 fino a oggi, dei nuclei atomici ha portato a chiarire molte proprietà dei nuclei presenti lungo tutta la Tavola periodica. Quello che manca ancora nella teoria nucleare è il riconoscimento universale da parte della comunità scientifica del ruolo formidabile che i due campi coerenti presenti dentro e attorno al Nucleo, il campo coerente pionico e il campo coerente elettromagnetico, svolgono per comprendere dai fondamenti molti processi nucleari, a partire dai grandi successi che il modello a gusci ha raccolto nello studio della struttura nucleare. La Teoria del Nucleo Coerente di Giuliano Preparata consentirà di chiarire dai fondamenti diversi processi di Fisica nucleare che le teorie nucleari oggi riconosciute non riescono a spiegare. Il principale obiettivo della ricerca svolta dal Gruppo di Fisica Nucleare del Dipartimento di Fisica è lo sviluppo e la verifica, attraverso lo studio di alcuni processi critici di Fisica nucleare, della Teoria del Nucleo Coerente di Giuliano Preparata. I nuclidi, a partire dall'Idrogeno e dei suoi isotopi fino all'Uranio e agli elementi artificiali transuranici, sono ben conosciuti sperimentalmente. I modelli generalmente accettati che spiegano il confinamento dei nucleoni (protoni e neutroni) nel nucleo non spiegano però un curioso paradosso: anche i nuclei, come gli atomi, hanno una struttura a shell, nonostante l’assenza di un potenziale centrale di lunga portata (come il potenziale Coulombiano per gli atomi). La teoria del Nucleo Coerente supera questa difficoltà dimostrando, per mezzo di un rigoroso approccio di Teoria di Campo, la possibilità di un accoppiamento risonante tra i nucleoni e la risonanza barionica Delta con le fluttuazioni quantistiche di punto zero del campo pionico che, al di sopra di una certa densità critica (la densità tipica della materia nucleare), genera una transizione di fase verso uno stato a energia più bassa, in cui il campo dei nucleoni oscilla in fase con il campo coerente pionico. L'abbassamento energetico è quello tipico di una buca di potenziale della profondità di circa 50 MeV, che è proprio il valore ottimale per la buca del modello a shell. Il ruolo formidabile di “collante” che svolge il campo coerente pionico presente all’interno del Nucleo può chiarire molti aspetti ancora irrisolti sulla struttura e sulle dinamiche nucleari. I risultati più rilevanti sono stati ottenuti nei seguenti ambiti: Ipernuclei (nuclei in cui un neutrone è sostituito con una particella ): abbiamo previsto la vita media degli Ipernuclei su quasi tutto l'intervallo del numero di massa. Recenti misure sperimentali hanno convalidato i nostri calcoli. Fotoproduzione (la produzione di pioni attraverso l’assorbimento di fotoni nel nucleo): abbiamo interpretato la fotoproduzione nucleare nella regione delle prime risonanze barioniche. Ioni pesanti: recentemente il Gruppo di Fisica Nucleare ha indagato la possibilità che attorno al nucleo, per effetto del suo accoppiamento risonante con le oscillazioni collettive delle particelle cariche presenti nel nucleo (i protoni), sia presente un debole, ma non trascurabile, campo elettromagnetico coerente. I risultati di questa analisi sono stati utilizzati con successo per lo studio della produzione esaltata delle coppie (e+-e-) nelle collisioni nonrelativistiche e ultrarelativistiche degli Ioni pesanti. Il Gruppo di Fisica nucleare sta ora affrontando lo studio dei nuclei con alone che stanno sulla linea di sgocciolamento neutronico, e della produzione dileptonica esaltata nelle collisioni relativistiche CarbonioCarbonio e Calcio-Calcio, produzione recentemente rilevata al BEVALAC, negli Stati Uniti. Persona da contattare Prof. Renzo Alzetta, [email protected] 2- Fisica delle particelle elementari La Fisica delle particelle elementari studia le componenti fondamentali della materia e le loro interazioni. L’idea che la materia sia un aggregato di atomi fu accettata a partire dal 1900. Alla comprensione pressoché definitiva dell’atomo si giunse alla fine degli anni ’30, dopo lo sviluppo della Meccanica Quantistica. L’atomo è composto da un nucleo di protoni, dotati di carica elettrica positiva, e di neutroni, privi di carica. Il nucleo è circondato da una “nuvola” di elettroni; questi ultimi, dotati di carica elettrica negativa, sono tenuti in prossimità del nucleo a causa della carica elettrica positiva di questo, per effetto delle interazione Coulombiana. Tuttavia, il fatto che i protoni ed i neutroni del nucleo atomico formino un sistema stabile a dispetto della repulsione elettrostatica fra i protoni e l’osservazione dei decadimenti radioattivi dei nuclei, che producono raggi α, β e γ, indicano l’esistenza di altre particelle e di altri tipi di interazione. Alla stessa evidenza si giunge dallo studio dei raggi cosmici e da quello delle collisioni ad alta energia negli esperimenti con gli acceleratori che hanno consentito di identificare altre particelle. Complessivamente ne sono note oggi ben oltre 100. Gli elettroni fanno parte di una famiglia di particelle relativamente leggere chiamate leptoni, che finora non hanno mostrato di possedere una sottostruttura e sono quindi particelle elementari nel senso stretto del termine. I protoni e i neutroni fanno parte di una numerosa famiglia di particelle più pesanti, gli adroni. Gli esperimenti di collisione con gli acceleratori hanno mostrato che gli adroni sono dotati di struttura interna, essendo formati da combinazioni di particelle più piccole, i quark. Allo stesso modo da combinazioni di quark è formata la maggior parte delle particelle “elementari” scoperte. Le interazioni di tutte le particelle conosciute possono essere ricondotte a quattro tipi di interazione fondamentale: elettromagnetica, debole, forte e gravitazionale (quest’ultima è notevolmente meno intensa delle altre e svolge un ruolo inessenziale nello studio dei processi di collisione alle alte energie). La trattazione unificata delle interazioni elettromagnetica, debole e forte si chiama Modello standard delle interazioni fondamentali. Esso include: tre generazioni di leptoni: l’elettrone (e-) ed il neutrino elettronico νe, il muone (μ-) ed il neutrino muonico νμ, la particella τ- ed il neutrino tauonico ντ; di ciascuno di questi leptoni esiste la rispettiva antiparticella; tre generazioni di quark: up (u) e down (d), charm (c) e strange (s), top (t) e bottom (b); di ciascun tipo (“sapore”) di quark esistono tre stati diversi, identificati convenzionalmente con un “colore”; anche di ciascuno dei quark esiste la rispettiva antiparticella; le particelle “mediatrici” delle interazioni fondamentali: il fotone (γ) per l’interazione elettromagnetica, i bosoni vettoriali W ± e Z° per l’interazione debole ed i gluoni per l’interazione forte; il bosone di Higgs, la particella responsabile del meccanismo per il quale i bosoni vettoriali W ± e Z°, i quark ed i leptoni carichi sono dotati di massa. I leptoni e-, μ- e τ- hanno (uguale) carica elettrica negativa e sono soggetti sia alle interazioni elettromagnetiche che a quelle deboli, mentre i neutrini sono elettricamente neutri ed interagiscono solo secondo l’interazione debole. I quark partecipano a tutte e tre le interazioni. Essi hanno carica elettrica frazionaria (-1/3 di quella del protone, i quark d, s, b; +2/3 i quark u, c, t) e non sono mai stati osservati in stati isolati, ma sono “confinati” in stati legati di un quark-antiquark o in stati di tre quark. Il protone, ad esempio, è formato da tre quark nella combinazione uud, il neutrone nella combinazione di udd. Il Modello standard ha consentito di interpretare con sorprendente accuratezza i risultati dei processi di collisione tra particelle elementari e risponde a molte domande sulla struttura e sulla stabilità della materia. Tuttavia, uno dei suo attori principali, il bosone di Higgs, non è ancora stato rivelato in alcun esperimento di collisione. L’osservazione di questa particella negli esperimenti di collisione presenti e futuri è uno dei principali obiettivi della ricerca in Fisica delle particelle elementari. Fisica Sperimentale delle particelle elementari I dati di Fisica che convalideranno una teoria o che apriranno nuovi campi di ricerca sono ottenuti, dai fisici sperimentali, dallo studio di ciò che avviene durante e dopo le collisioni fra particelle. I prodotti della collisione, radiazione e particelle dello stesso tipo o diverse da quelle incidenti, vengono rivelati da opportuni apparati sperimentali, che provvederanno ad inviare le informazioni raccolte, sotto forma di segnale elettrico, a computer dove saranno elaborate per la ricostruzione complessiva dell’evento. Successivamente, dall’analisi dei dati così raccolti, sarà possibile estrarre le informazioni per gli studi di Fisica a cui l'apparato è dedicato ed in funzione dei quali è stato progettato. Si tratta quindi di una ricerca di base volta ad ampliare le conoscenze umane. La grande quantità di dati da trattare, la loro elaborazione e raccolta richiedono lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate con successive ricadute nei campi più disparati: dall’elettronica alle tecniche di alto vuoto, dalla diagnostica e terapia medica, all’informatica. Così WEB, oggi di uso comune nel mondo occidentale, è stato creato al CERN, il più grande laboratorio mondiale oggi esistente per la Fisica delle particelle elementari. Nel dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria i ricercatori di Fisica delle particelle elementari afferiscono all’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e sono coinvolti negli esperimenti ZEUS ai laboratori DESY di Amburgo ed ATLAS al CERN di Ginevra. Si tratta in entrambi i casi di collaborazioni mondiali. Gli studenti che si specializzano in questo settore, quindi, oltre ad acquisire conoscenze che si sono dimostrate altamente spendibili nel mondo della ricerca ed in quello dell’industria e dei servizi, hanno la possibilità di svolgere il loro lavoro in un ambiente estremamente stimolante e di avanguardia. Esperimento ATLAS Al CERN (www.cern.ch), il nuovo acceleratore LHC (Large Hadron Collider) entrerà in funzione nel 2005. LHC è un anello di 4.3 Km di raggio, dove saranno accelerati e fatti collidere frontalmente, in quattro zone di interazione, fasci di protoni con energia di 14 TeV, ossia un energia circa un milione di volte quella che lega fra loro i protoni nel nucleo. I prodotti dell’interazione saranno raccolti da 4 apparati sperimentali: ATLAS, CMS, ALICE, LHCB, ognuno dei quali dedicato ad uno specifico programma di ricerca ed attualmente in avanzata fase di costruzione. Per quanto riguarda ATLAS sono tra principali obiettivi di ricerca: la conferma del Modello standard tramite la rivelazione del bosone di Higgs la ricerca di segnali di “nuova Fisica” lo studio della fisica del quark top la violazione di CP rivelazione di W e Z “pesanti” ATLAS è costituito da più rivelatori le cui specifiche caratteristiche sono state scelte in fase di progettazione come le più indicate per la rivelazione dei processi di Fisica che si intendono studiare. Ogni rivelatore è dedicato alla misura di una grandezza fisica (energia dei prodotti della reazione, traiettoria, tipo di particelle, …). Il rivelatore muonico, elemento essenziale per la ricostruzione della massa del bosone di Higgs è in parte costruito presso il Laboratorio di Fisica delle particelle dell’UNICAL. I ricercatori di Cosenza sono anche impegnati nella realizzazione del software dell’esperimento con lo sviluppo di codici di simulazione e ricostruzione e partecipano, ai Laboratori del CERN, alla analisi e presa dati su prototipi . Contatti Prof. Giancarlo Susinno, [email protected] Prof. Giovanni Crosetti, [email protected] Prof.ssa Laura La Rotonda, [email protected] Prof. Marco Schioppa, [email protected] Esperimento ZEUS L'esperimento ZEUS è installato sul collisionatore elettroneprotone HERA, in funzione dall’estate 1992 presso il laboratorio DESY di Amburgo ed è il risultato di una collaborazione internazionale di 19 paesi tra cui le Università italiane di Cosenza, Bologna, Firenze, Padova, Roma e Torino. HERA accelera fasci di elettroni e protoni rispettivamente a 30 e 820 GeV. Poiché il fascio di elettroni è anche sorgente di fotoni quasi reali, HERA può essere considerato anche un collisionatore fotoneprotone. ZEUS è un esperimento che usa una “sonda” costituita da un fascio di leptoni (elettroni) per indagare la struttura interna del protone. Le energie utilizzate dall’esperimento estendono di circa due ordini di grandezza la regione cinematica esplorata da precedenti esperimenti. ZEUS permette inoltre di studiare l’interazione elettrone-protone in regime di "fotoproduzione" che avviene con lo scambio di un fotone quasi reale ad energie di un ordine di grandezza superiore a quello a cui hanno operato i precedenti esperimenti. Tra gli esperimenti di Fisica delle particelle degli ultimi 40 anni, quelli che utilizzano fasci di leptoni per sondare la struttura dei nucleoni e i costituenti fondamentali sono senza dubbio tra i più importanti. Sono stati infatti l’esperimento di Hofstadter a SLAC e l’esperimento di DESY alla fine degli anni ‘60 con fasci di elettroni che hanno messo in luce l’esistenza di una struttura interna del nucleone. Gli esperimenti con sonde di elettroni su protoni come l’esperimento ZEUS giocano tuttora un ruolo di primo piano nella comprensione della struttura degli adroni e nella formulazione della teoria che descrive le interazioni tra i loro costituenti: la Cromodinamica Quantistica (QCD). Il gruppo di Cosenza ha partecipato direttamente alla realizzazione ed al mantenimento del complesso apparato ZEUS partecipando attivamente coi propri ricercatori al controllo dell’acquisizione dati e alla realizzazione di studi di Fisica. La nostra Università ha in particolare contribuito alla costruzione e al mantenimento di due importanti componenti dell'esperimento: il rivelatore per protoni diffusi in avanti a piccolo angolo (LPS) ed il rivelatore di muoni diffusi nella regione in avanti (FMUON). L’LPS in particolare si è dimostrato essere uno strumento di importanza fondamentale nello studio di quella classe di eventi chiamati diffrattivi che sono generalmente descritti in termini di scambio di una "particella", il Pomerone, non ancora del tutto conosciuta. La collaborazione all’Esperimento ZEUS ha portato il gruppo ad ampliare le proprie conoscenze su tecniche di acquisizione dati, tecniche Monte Carlo di simulazione di eventi di Fisica ed elaborate tecniche di analisi dati ed ha permesso ai propri studenti di partecipare attivamente alla vita dell’esperimento ed all’analisi di importanti dati di Fisica. Sono presenti nelle principali riviste internazionali del settore i risultati ottenuti dal nostro gruppo e sono disponibili i gli atti delle numerose conferenze internazionali alle quali abbiamo partecipato. Contatti Prof. Giancarlo Susinno, [email protected] Prof. Marco Schioppa, [email protected] Dott.ssa Marcella Capua, [email protected] Dott.ssa Anna Mastroberardino, [email protected] Fisica Teorica delle particelle elementari Il compito di un fisico teorico delle particelle elementari è quello di formulare le teorie che descrivono le interazioni delle particelle elementari. Tale formulazione si basa sullo studio quantitativo dei processi di decadimento e di collisione di particelle: dall’analisi di questi processi si traggono informazioni sulle proprietà intrinseche delle particelle elementari (carica elettrica, momento angolare intrinseco, etc.) e sulla natura delle loro interazioni. Queste informazioni consentono di dedurre una teoria da sottoporre a verifica mediante il confronto delle sue predizioni con i risultati degli esperimenti. La formulazione di maggiore successo per la descrizione delle interazioni fondamentali è la Teoria dei Campi Quantistica. Una delle conseguenze di questa teoria è che l’interazione tra particelle avviene mediante lo scambio o la mediazione di altre particelle. Con il linguaggio della Teoria dei campi quantistica è possibile descrivere con estrema accuratezza tre delle quattro interazioni fondamentali conosciute: l’interazione elettromagnetica, debole e forte. Una teoria quantistica soddisfacente per l’interazione gravitazionale deve invece ancora essere trovata. Nel nostro Dipartimento l’attività di ricerca in Fisica Teorica delle particelle elementari si occupa principalmente del settore delle interazioni forti del Modello standard, cioè delle interazioni di quark e gluoni. Per la descrizione di queste interazioni è stata proposta ormai circa trent’anni fa una Teoria di campo quantistica che prende il nome di Cromodinamica Quantistica o QCD. Il prefisso “cromo” è legato al fatto che ciascun tipo di quark appare in natura in tre stati diversi, associati convenzionalmente ad un “colore”. Questa attività di ricerca ha come scopo quello di determinare secondo la QCD le probabilità che, per un dato processo di collisione che coinvolga quark e gluoni, un certo stato finale venga prodotto. Tale probabilità teorica va confrontata con la frequenza con cui quello stato finale si manifesta realmente quando quella collisione è fatta avvenire un numero elevatissimo di volte in un laboratorio di ricerca. Così ad esempio viene fatto presso il laboratorio di ricerca DESY ad Amburgo dove un elettrone ed un protone vengono prima accelerati fino a velocità prossime a quella delle luce e poi fatti collidere in una regione dove apparati molto sensibili sono stati predisposti in modo da rivelare i prodotti della collisione. Il calcolo delle probabilità teoriche di un dato processo di collisione richiede l’impiego di tecniche matematiche molto raffinate ed è spesso molto laborioso. Talvolta esso non potrebbe essere portato a termine senza l’ausilio del computer. Se da una lato la QCD è in grado di descrivere correttamente i processi di collisione alle alte energie, dall’altro ci si aspetta che essa spieghi il meccanismo del “confinamento” dei quark negli adroni. Attualmente il solo strumento conosciuto per far luce su questa proprietà della QCD è quello della simulazione della teoria su calcolatore. Per fare ciò è necessario un artificio, quello di assumere che lo spazio ed il tempo non siano un continuo, ma un “discreto”, cioè che non tutte le posizioni o tutti gli istanti di tempo siano possibili, ma solo alcuni di essi, equamente distanziati. Per fare una analogia, è come se un piano sia sostituito con un reticolato rigido ed una particella si possa muovere solo restando su questo reticolato. Ovviamente, nel limite in cui il reticolato è infinitamente fitto, il continuo viene riprodotto. Questo tipo di attività di ricerca si basa, oltre che su una profonda conoscenza della teoria di campo quantistica, anche sull’impiego di potenti calcolatori. Il gruppo di Fisica Teorica delle particelle elementari dispone per questo di vari computer seriali tra i più veloci nel loro genere e condivide con il gruppo di Astrofisica l’uso di un calcolatore parallelo a 16 processori, tra i più veloci attualmente disponibili sul mercato. Dispone inoltre di una “farm” di personal computer che al momento consta di 20 processori. Tutti i ricercatori in Fisica teorica delle particelle elementari sono associati all’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) che sostiene la loro attività di ricerca attraverso finanziamenti destinati, tra l’altro, all’organizzazione di seminari specialistici e alla partecipazione a conferenze internazionali. Attualmente i ricercatori di Fisica teorica delle particelle elementari hanno collaborazioni attive con colleghi delle Università italiane di Bari, Padova, Perugia e Torino e degli istituti di ricerca esteri di Kiev (Ucraina) e Novosibirsk (Russia). Lo sbocco naturale per il laureato con laurea specialistica in Fisica delle particelle elementari con indirizzo teorico è la ricerca di base nell’Università o in altri Enti di ricerca. Tuttavia la notevole capacità di astrazione e modellizzazione che questo indirizzo di studi fornisce, le solide conoscenze di base in Fisica generale ed in matematica, la familiarità con i linguaggi di programmazione del calcolatore, assicurano ad ogni giovane fisico teorico un bagaglio di competenze spendibile anche per altri impieghi professionali. Contatti Prof. Roberto Fiore, [email protected] Dott. Alessandro Papa, [email protected] Fisica Teorica dei sistemi correlati e transizioni quantistiche di fase Molto spesso in fisica si ricorre a modelli idealizzati, allo scopo di descrivere con semplici equazioni il comportamento di sistemi di fatto complessi, costituiti da un gran numero di particelle. Per esempio, torna oltremodo utile, nello studio dei gas, il modello di “gas ideale”, in cui vengono trascurate la dimensione finita delle molecole del gas e l’interazione tra di loro. Tuttavia, in natura esistono sistemi che non è possibile descrivere sulla base di semplici modelli idealizzati, in quanto l’interazione tra le particelle che li compongono è tale da generare comportamenti “collettivi”, di fatto non prevedibili se si usa un modello di particelle non interagenti. Per esempio, se si negasse l’esistenza di forze (ancorché deboli) di attrazione tra le molecole di acqua in fase liquida, sarebbe impossibile spiegare perché questa solidifichi a 0 gradi Celsius. Sistemi di questo tipo si definiscono, in generale, sistemi correlati. Le correlazioni, in generale, coesistono con i moti di agitazione termica delle molecole. Spesso sono i secondi a dominare sulle prime per cui, per la maggior parte dei casi, è difficile rilevare le correlazioni ed i loro effetti. Tuttavia, se si abbassa, per esempio, a sufficienza la temperatura del sistema, le correlazioni possono “avere la meglio”. Il risultato è la generazione di una nuova “fase”, in cui il sistema presenta regolarità strutturali essenzialmente dovute all’interazione. Tali regolarità strutturali molto spesso hanno conseguenze macroscopiche agevolmente rilevabili. Si pensi, ad esempio, all’ordinamento coerente dei momenti magnetici all’interno di una calamita, che ne determina le proprietà magnetiche, facilmente rilevabili sperimentalmente. Si dice, allora, che il sistema si “ordina”, subendo una transizione di fase. A dispetto della loro complessità, sistemi prossimi all’ordine, od in fase ordinata, sono descrivibili, dal punto di vista teorico, in maniera semplice, utilizzando tecniche mutuate dalla fisica delle particelle elementari e dalla teoria delle interazioni tra tali particelle: tecniche di “teoria di campo”, con le quali l’intero sistema fisico viene trattato come lo spazio vuoto della fisica delle particelle elementari e deformazioni localizzate del sistema come le particelle stesse. Diverse sostanze con proprietà di notevole rilevanza, anche in relazione ad applicazioni tecnologiche, ricadono nella categoria dei sistemi correlati. L’esempio più eclatante è fornito, probabilmente, dai superconduttori ad alta temperatura critica. La superconduttività è un fenomeno scoperto agli inizi del ‘900 da Kamerlingh Onnes, tipico di diversi metalli i quali, portati ad una temperatura prossima allo zero assoluto (-273 gradi Celsius) conducono corrente senza perdite di energia, anche per anni. Sostituendo, per esempio, i comuni cavi in rame dell’alta tensione con cavi superconduttori si otterrebbero inimmaginabili benefici economici. Il limite di utilizzo di tali sostanze viene chiaramente imposto dalla bassa temperatura dei superconduttori. Tuttavia, negli ultimi venti anni sono state scoperte sostanze in gradi di supercondurre a temperature prossime al centinaio di gradi Kelvin. La fisica di tali materiali è tuttora costellata di numerose zone d’ombra, mentre è noto da quasi cinquant’anni il meccanismo per cui si genera la superconduttività a bassa temperatura. Una branca della ricerca in fisica teorica svolta presso il Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria ha come argomento proprio lo studio di sistemi correlati con tecniche e modelli di teorie di campo derivati dalla fisica delle interazioni fondamentali e dalla meccanica statistica. Nei casi in cui ciò sia possibile, vengono applicate anche tecniche matematiche sofisticate, dalle quali si ricavano informazioni esatte su semplici modelli matematici i quali, tuttavia, dovrebbero fornire una descrizione fedele delle proprietà rilevanti di sistemi fisici, almeno nelle fasi di interesse. L’aspetto forse più affascinante di tale tipo di ricerca è sicuramente la sua interdisciplinarietà. Lavorare alla teoria dei sistemi correlati e delle transizioni di fase significa conoscere e padroneggiare bene differenti tecniche di analisi teorica, crearsi un buon substrato culturale sia in fisica delle interazioni fondamentali che in struttura della materia, molto spesso utilizzare il calcolatore per verifiche numeriche di risultati complessi. Soprattutto, significa conoscere e comprendere l’aspetto sperimentale del problema. Esperimenti in fisica dei sistemi correlati sono ancora, fortunatamente, esperimenti “a basso costo”, realizzabili con spese relativamente limitate in laboratori universitari, per cui molto spesso, in quest’ambito, la teoria ottiene un riscontro sperimentale quasi immediato. Su questi argomenti il Dipartimento di Fisica ha attualmente in corso diverse collaborazioni, sia italiane (Università di Napoli “Federico II”, Università di Perugia) che straniere (Stanford University – Stati Uniti). Un curriculum da teorico dei sistemi correlati costituisce da una parte un punto di partenza per intraprendere una carriere nella ricerca scientifica in un ambito all’avanguardia, sia in Italia che all’estero, dall’altra, una buona presentazione per chi voglia perseguire una carriera in industrie che lavorino su componenti per macchine elettroniche, calcolatori, nanotecnologie, e così via. Contatti Dott. Domenico Giuliano, [email protected] Fisica Sanitaria 1- Fisica Biomedica L’attività del gruppo, di recente formazione nel Dipartimento, privilegia gli aspetti di ricerca applicata che consentono il trasferimento di conoscenze e metodologie scientifiche alle aziende sanitarie del territorio locale. I principali settori di interesse, emersi dalla stretta collaborazione con le principali Aziende Ospedaliere Calabresi e dal confronto con le analoghe strutture già operative nelle altre Università Italiane, sono: definizione e mantenimento di un percorso formativo di fisica sanitaria nell’UNICAL; diagnostica medica attraverso acquisizione ed analisi di immagini mediche; radioterapia nel trattamento di tumori. A questi se ne aggiungono altri di supporto tra cui due sono significativamente rilevanti: Radioprotezione e Dosimetria. Didattica e Formazione in Fisica Sanitaria Negli ultimi anni in numerosi reparti delle aziende ospedaliere: radiologia, medicina nucleare e radioterapia, si fa ricorso a strumenti che gradualmente diventano sempre più incisivi nella diagnostica e terapia medica. La complessità nell’utilizzo, nel controllo e nella ricerca di ulteriori potenziamenti richiede una stretta collaborazione tra fisici e medici. La formazione di fisici, in grado di far fronte a tale collaborazione, deve tener conto delle richieste che provengono dal settore sanitario e in special modo da quello locale. La recente innovazione formativa del curriculum universitario consente di fornire livelli di preparazione specialistica e culturale in base alle esigenze specifiche. E’ stato delineato un percorso che caratterizza la formazione in Fisica Biomedica dal I livello di laurea. Il I livello triennale è finalizzato ad una preparazione di base nelle tecnologie fisiche, all’introduzione delle tematiche della Fisica Biomedica e all’acquisizione delle capacità necessarie ad effettuare Controlli di Qualità delle principali strumentazioni scientifiche utilizzate in Fisica Biomedica. Il II livello specialistico provvede al potenziamento delle informazioni fornite nel I livello e include la formazione necessaria per l’applicazione delle metodologie fisiche nella diagnostica e terapia medica. L’ultimo livello prevede due percorsi paralleli; il primo, attraverso il Dottorato di Ricerca, finalizzato ad ottenere la preparazione necessaria all’inserimento nei settori di ricerca applicata alla Fisica Biomedica; il secondo, attraverso la Scuola di Specializzazione in Fisica Sanitaria, con l’obiettivo a fornire la preparazione necessaria per assumere un grado dirigenziale nelle unità operative di Fisica Sanitaria delle aziende ospedaliere. Diagnostica medica Il gruppo di Fisica Biomedica dell’UNICAL sta portando avanti un progetto teso ad integrare immagini mediche che si ottengono con diversi approcci tecnici. In generale un’immagine medica può provenire da esami in grado di dare informazioni di diverso tipo: anatomico (ad esempio: Tomografia Assiale Computerizzata - TAC e Risonanza Magnetica Nucleare - NMR) e funzionali (Tomografia ad Emissione di Positroni - PET e Tomografia Computerizzata ad Emissione di Singolo Fotone - SPECT). Le prime, in grado di offrire informazioni sulla morfologia del campione in esame, e quindi sulle sue dimensioni e il suo posizionamento all’interno del paziente; le seconde, atte a fornire elementi sul funzionamento delle cellule della regione analizzata. L’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di inserire l’informazione ottenuta con l’indagine funzionale nelle immagini ottenute con il metodo anatomico. Tale correlazione permetterà di calcolare la dose da somministrare al paziente, elaborando un piano terapico che tenga conto delle regioni attraversate e della reale dimensione del volume da irradiare. Radioterapia nel trattamento di tumori Il gruppo collabora al progetto IORT/ENEA che ha come obiettivo principale la realizzazione di un nuovo acceleratore lineare di elettroni per radioterapia intraoperatoria (IORT): una modalità di trattamento radioterapico, che consiste nella somministrazione, attraverso la breccia operatoria, di una dose massiccia di radiazione sul letto da cui è stato asportato il tumore. La macchina acceleratrice, già in fase di realizzazione, sarà installata nella sala operatoria dell’Ospedale Civile “Annunziata” di Cosenza. Avrà caratteristiche innovative rispetto agli acceleratori attualmente dedicati per IORT. In particolare si vuole ottenere una maggiore stabilità di funzionamento all’energia richiesta per i trattamenti IORT (tipicamente 7 MeV) e un minore rilascio di dose per impulso. Attualmente si lavora alla messa a punto e collaudo dell’acceleratore che comporta: lo studio delle caratteristiche del fascio di elettroni, lo studio delle caratteristiche del campo di radiazione, la verifica della stabilità di erogazione, la misura della radiazione ambiente e la progettazione dei collimatori. Si farà ricorso alle moderne tecnologie di calcolo e gli strumenti software messi a punto per descrivere i fenomeni fisici alle energie di interesse, per ottenere la distribuzione di dose correlata alle geometrie dei collimatori che si potranno usare. Responsabile Prof. Ernesto Lamanna, [email protected] 2 - Il Laboratorio di Fisica Ambientale Per affrontare e risolvere problematiche in campo ambientale è ormai indispensabile prevedere l’utilizzo di un Sistema Informativo Geografico come strumento di supporto. I GIS (acronimo di Geographical Information System) possono essere definiti come l’insieme delle tecnologie informatiche che consentono l’acquisizione e la gestione di dati geografici, ovvero, di dati che rappresentano oggetti, eventi e fenomeni che fanno riferimento alla superficie terrestre. Sono esempi di dati geografici un edificio, una strada, un fiume o, ancora, la distribuzione delle temperature o il grado di umidità di una zona. Ciò che distingue i Sistemi Informativi Geografici da tutti gli altri Sistemi Informativi è la capacità di integrare i dati geografici e quelli descrittivi ad essi correlati e di utilizzarli per effettuare operazioni di analisi e interrogazioni. Questa peculiarità rende tale strumento particolarmente utile a tutti quegli enti, pubblici e privati, che hanno necessità di controllare il territorio per monitorare situazioni esistenti, per prevenire conseguenze e programmare strategie. Tra gli innumerevoli ambiti di applicazione dei GIS ci stiamo interessando della gestione delle problematiche concernenti l’inquinamento ambientale. In particolare, stiamo realizzando per l’intera Calabria, un archivio informatizzato e georeferenziato delle sorgenti che emettono campi elettromagnetici in ambiente esterno (elettrodotti, stazioni fisse per la telefonia mobile, impianti di trasmissione radiofonica e televisiva ed altre ancora). Per alcune città il lavoro è già ultimato. Un archivio di questo tipo permetterebbe non solo di visualizzare la distribuzione territoriale delle sorgenti, ma anche di accedere rapidamente a qualunque informazione che possa risultare di interesse ai fini di un accertamento di eventuali situazioni di emergenza: dai dati riguardanti le caratteristiche tecniche e di emissione dei sistemi radianti a quelli di carattere demografico relativi alla zona interessata dall’installazione, a quelli concernenti la destinazione d’uso degli edifici ubicati in prossimità degli impianti. Il sistema verrà tra breve integrato con immagini da satellite dell’area di nostro interesse. Lo scopo finale di tutto il lavoro sarà quello di introdurre nel nostro sistema, oltre ai dati ambientali, quelli sanitari per avviare delle indagini epidemiologiche in tutta la Calabria. Solo in questo modo è possibile individuare le situazioni più critiche e programmare, in funzione di esse, gli interventi di controllo e vigilanza, e verificare l’efficacia d’interventi di risanamento. Infine, quando possibile si potrà simulare l’impatto ambientale conseguente all’adozione di provvedimenti normativi di regolamentazione. Data la natura interdisciplinare dei problemi da affrontare, nel Laboratorio di Fisica Ambientale, lavorano ricercatori con diverse competenze. Oltre ai laureati in Fisica, ci sono laureati in Geologia, in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio, e si spera a breve di far arrivare laureati in Chimica e Biologia. Responsabile Prof. Giovanni Falcone, [email protected] Fisica degli Stati Condensati 1- Fisica delle superfici ed interfacce Laboratorio di SPETTROSCOPIA ELETTRONICA DI SUPERFICIE (SPES) e Laboratorio di IDRURI METALLICI PER L’ACCUMULO DI ENERGIA (MHES) La Fisica delle Superfici e delle Interfacce si occupa di studiare le proprietà (elettroniche e strutturali) della parte di solido in contatto con l’ambiente esterno. La superficie è l’equivalente della “pelle” del nostro corpo, che è in contatto con l’aria come la superficie di un solido è in contatto con altri elementi chimici e fisici. La Fisica delle Superfici e delle Interfacce è importante, ad esempio, nei fenomeni di ossidazione ed interviene a definire le proprietà dei transistor ed, in generale, dei dispositivi elettronici. Dal punto di vista tecnologico, è la Fisica dei componenti dei computer, dei telefoni cellulari, delle comunicazioni, ed inoltre di processi catalitici e delle celle a combustibile per la produzione di energia. Dal punto di vista fondamentale, è la Fisica che studia le interazioni atomo- superficie e la disposizione degli atomi in superficie. a) Descrizione del Laboratorio di Spettroscopia Elettronica di Superficie Il laboratorio ha iniziato la sua attività nel 1978. Attualmente sono disponibili due apparati sperimentali tecnologicamente avanzati per Ultra Alto Vuoto (atmosfera nell’apparato 10-11 Torr), finalizzate a varie tecniche di caratterizzazione delle superfici e basate sull’interazione tra particelle incidenti (elettroni, fotoni X, fotoni ultravioletti) e la superficie. Linea di Ricerca Chemisorbimento e catalisi: proprietà elettroniche delle superfici, interazioni gas-superficie, strutture di superfici. Schematizzazione di atomi (in giallo) su una superficie (atomi in blu) di un monocristallo: “adsorbimento”, ed immagine reale della superficie (atomi in blu) con atomi (in bianco) su di essa. L’immagine è stata eseguita con un moderno microscopio in grado di visualizzare i singoli atomi (sogno di Democrito!). In alto a destra è mostrato un apparato sperimentale per Ultra Alto Vuoto (atmosfera nell’apparato10-11 Torr). Di lato si vede una immagine reale di una superficie di un monocristallo di silicio. quando questa viene bombardata con elettroni ? Alcuni atomi vibrano, e le vibrazioni vengono rivelate con uno Spettrometro ad alta risoluzione in energia. Un esempio è riportato sotto a destra nel caso di Ossigeno su una superficie di un monocristallo di Argento. b) Descrizione del Laboratorio di Idruri Metallici per l’Accumulo di Energia (MHES) Il Laboratorio MHES è attivo dal 1999 ed è sorto a seguito di un finanziamento INFM (Progetto SUD). E’ dotato di un apparato sperimentale per la caratterizzazione di idruri con tecniche di fisica delle superfici, sia in ultra alto vuoto che in atmosfera controllata di idrogeno. E’ dotato anche di un apparato per esperimenti di calorimetria su celle elettrochimiche. Linea di Ricerca Idruri metallici Attività del Laboratorio “Metal Hydrides for Energy Storage : MHES" : studio delle proprietà di superficie di metalli e leghe in presenza di idrogeno. L’accumulo di energia dipende dalle proprietà di superficie! Discharge Ni(OH) 2 + M Charge NiOOH + MH e- eM etal Hydride electrode Ni(OH)2 electrode H+ Charge Hydride formation H+ Discharge Hydrogen release Reazioni chimiche che avvengono all’interfaccia elettrodo - elettrolita Stato dell’arte L'accumulo dell'energia attraverso l'assorbimento di idrogeno nei metalli e nelle leghe sta assumendo un'importanza tecnologica crescente. Le batterie ricaricabili ad idruri hanno capacità di accumulare il 50% di energia in più, rispetto a quelle tradizionali basate su elettrodi in Nichel e Cadmio il cui utilizzo è limitato alle applicazioni a basso consumo di energia. L'uso di una lega metallica come elettrodo negativo di una batteria ricaricabile viene sempre più perseguito poiché la dispersione nell'ambiente degli accumulatori al Cadmio, materiale tossico, rappresenta un notevole rischio. Le batterie ad idruri possiedono, tra l'altro, una elevata densità di energia, un'alta efficienza di carica, una bassa dipendenza dalla temperatura delle caratteristiche operative, ed assenza di effetti di memoria. Rimangono aperti tutta una serie di problemi quali, ad esempio, il costo delle leghe e la corrosione nell'elettrolita. Sono quindi i fenomeni di superficie e la ricerca di nuove leghe meno costose, i terreni di maggiore interesse per la comunità scientifica. c) Attività di luce di Sincrotrone Il Sincrotrone è una sorgente di luce molto intensa. Detto in poche e “profane” parole, è “una grande lampadina” che emette luce con caratteristiche irraggiungibili in laboratori universitari. Le attività di Fisica delle Superfici elencate sopra, si possono svolgere presso i Sincrotroni esistenti in Italia (Trieste) ed in Europa. Il Gruppo svolge esperimenti di Fisica di Superficie per un periodo di circa due mesi all’anno. I Sincrotroni finanziano in parte queste attività sia come rimborso spese per i ricercatori e sia attraverso borse per laureandi. ELETTRA, il Sincrotrone di Trieste: le dimensioni della circonferenza sono 259m. L’energia degli elettroni è di 2 miliardi di elettron-volt. Gli elettroni descrivono delle circonferenze ed emettono luce molto intensa e polarizzata lungo la tangente alla loro traiettoria. La luce emessa viene convogliata lungo canalizzazioni di acciaio (linee di luce) e viene portata nella camera da ultra alto vuoto ove si eseguono le misure di Fisica delle superfici. Traiettoria degli elettroni nell’anello di Trieste: gli elettroni prima vengono accelerati nel tratto rettilineo e poi vengono immessi nell’anello dove il processo di accelerazione continua. Tangenzialmente alla traiettoria circolare viene emessa luce “quasi bianca”. Questa viene incanalata nelle “linee di luce” ed usata per gli esperimenti. d) Collaborazioni Le attività di ricerca scientifica vengono svolte in collaborazione con ricercatori italiani e stranieri e con il patrocinio dell’Università della Calabria e di Enti di Ricerca. L’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia, (INFM), è uno di questi Enti di Ricerca. L’Istituto promuove e finanzia attività di ricerca nel campo della Fisica della Materia. Ad esempio, ha finanziato il Progetto Sud che ha coinvolto molte delle Università del Sud Italia con un finanziamento di gran lunga superiore ai finanziamenti ordinari ministeriali o regionali. Forte è il coinvolgimento dell’INFM nella promozione delle attività di ricerca di Fisica fondamentale ed applicata, della didattica con mezzi multimediali ed innovativi e nel “sostegno” delle attività imprenditoriali (SPIN-OFF). L’Unità INFM della Calabria ha sede nel Dipartimento di Fisica, ed è una delle 38 Unità di cui è formato l’Istituto INFM e rispecchia nel suo piccolo l’organizzazione dell’Istituto. e) Attività nel campo della didattica del Laboratorio MHES Alcuni dei ricercatori del Laboratorio MHES si occupano anche di didattica in collaborazione con la Società DELTAE Srl e dell’INFM. Costoro progettano e realizzano esperimenti da presentare alle scuole, promuovono anche attività di aggiornamento didattico attraverso seminari e conferenze. Partecipanti: Elio Colavita, Luigi Papagno, Gaetano Cannelli, Gennaro Chiarello, Vincenzo Formoso, Raffaele Agostino, Anna Cupolillo, Daniela Pacilè, Salvatore Abate, Giovanni Desiderio, Vito Fabio, Eugenio Li Preti. E-mail: [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected] 2- Interazione Ioni-Superficie La tecnica di misura da noi adottata consiste nel rilevare degli spettri, di elettroni o ioni emessi da un campione in seguito al bombardamento del campione stesso con ioni o elettroni. Gli spettri possono essere rilevati a vari angoli di incidenza e di emissione ed a varie energie del proiettile. Dallo studio di questi spettri si possono trarre informazioni sulla struttura elettronica e sulla composizione del campione. Essendo l’emissione molto sensibile allo stato della superficie, particolare attenzione deve essere posta sulla pulizia del campione. E’ questo uno dei motivi per cui si lavora in un ambiente da ultra-alto-vuoto . L’apparato sperimentale utilizzato per le misure è costituito da una camera da ultra-alto-vuoto (UHV), su cui per esempio può essere montata la seguente strumentazione (vedi figura (1)): 1) cannoni ionici; fig. 1 Rappresentazione schematica dell'apparato sperimentale 2) cannone elettronico; 3) un analizzatore emisferico variabile in posizione (GEA); 4) un manipolatore di precisione per variare la posizione del campione in camera. Il cannone ionico permette di avere un fascio di ioni di profilo gaussiano con una larghezza a metà altezza dell’ordine del millimetro. Esso è costituito da un filamento di tungsteno, che per effetto termoelettrico emette elettroni. Questi sono opportunamente accelerati e urtando contro gli atomi gli ionizzano. Tutto ciò avviene in una parte del cannone detta camera di ionizzazione la cui pressione raggiunge 10 -3-10-4 torr. Nell’altra parte del cannone (camera di focalizzazione) sono una serie di lenti elettrostatiche che permette di focalizzare il fascio sul campione. Gli ioni possono essere accelerati fino ad una energia che può variare da (0.1÷15) keV. Gli elettroni sono emessi da un filamento di tungsteno per effetto termoelettrico, quando questo viene attraversata da una corrente, e successivamente vengono accelerati e focalizzati con un sistema di lenti simili a quelle utilizzate per il cannone ionico. Il fascio elettronico così ottenuto ha una dimensione dell’ordine del millimetro. L’analizzatore emisferico permette di fare un’analisi in energia degli elettroni. Esso è costituito da due semisfere metalliche, (vedi fig. (3)) su cui è applicata una opportuna differenza di potenziale (V); in questo modo solo gli elettroni che hanno una certa energia riescono a compiere un cammino circolare tra le due fig. 2 Rappresentazione schematica del cannone ionico semisfere e quindi giungere dall’altra estremità dell’analizzatore. Contatti Prof. Antonino Oliva, [email protected] Prof.ssa Assunta Bonanno, [email protected] Dott. Michele Camarca, [email protected] Dott. Fang Xu, [email protected] 3- Liquidi e Sistemi Disordinati Con il termine di cristalli liquidi (CL) indichiamo un gran numero di stati della materia molle condensata nei quali l’ordine orientazionale è associato ad un ordine posizionale ridotto o inesistente. Questi stati hanno quindi proprietà intermedie tra solidi e liquidi e, in particolare, dei primo possiedono l’anisotropia mentre hanno la fluidità dei secondi. Queste proprietà sono alla base delle loro numerose applicazioni tecnologiche, per esse infatti le fasi liquido-cristalline o mesofasi oltre ad avere peculiari proprietà ottiche sono anche facilmente orientabili mediante l’applicazione di campi elettrici e magnetici esterni. Le molecole che costituiscono i CL sono generalmente organiche e di forma allungata, hanno la lunghezza di una ventina di Angstrom ed uno spessore 4-5 volte inferiore. Le proprietà macroscopiche di un volume di CL è fortemente influenzato dall’ordine tra le molecole il quale è funzione della temperatura. Le fasi più ordinate precedono in temperatura quelle meno ordinate. Per esempio, quella nematica è la prima mesofase che possiamo incontrare raffreddando un fluido isotropo, essa e caratterizzata dal solo ordine orientazionale. A temperature più basse incontriamo le fasi smettiche le quali oltre all’ordine orientazionale possiedono ordine posizionale in una dimensione, nel caso delle fasi smettiche A e C, o in due per ogni altra fase smettica. L’orientazione molecolare della fase nematica è inizialmente fissata dalle superfici di contenimento del liquido ed è facilmente modificabile variando l’ampiezza di un campo elettrico esterno applicato. Per questo motivo, i nematici sono i materiali più usati per la costruzione degli schermi a cristallo liquido. I termini STN, CSTN, DSTN, HPA e TFT si riferiscono alle tecniche utilizzate per l’allineamento, lo schema ottico o per l’indirizzamento elettrico del dispositivo. Più di recente, è stato introdotto l’uso di materiali smettici di tipo C ferroelettrici per la produzione di dispositivi FLC e SSFLC, i quali superano le caratteristiche dei dispositivi a nematico soprattutto in velocità di risposta. Questi ultimi dispositivi sono però ancora troppo sensibili ad agenti esterni quali la temperatura e gli urti meccanici per consentirne un uso commerciale. Sul finire degli anni settanta sono comparsi sul mercato i primi display a CL. Si trattava di piccoli dispositivi alfanumerici che utilizzavano la tecnologia di twisted nematico (TN). Per questi motivi e per il prezzo non proprio contenuto, hanno trovato applicazione in prodotti di livello superiore: nelle calcolatrici, negli orologi e nella strumentazione elettronica. I CL hanno ben presto soppiantato i dispositivi alfanumerici a scarica ed a led per merito delle maggiori durata ed affidabilità. In un ventennio gli schermi a CL commerciali hanno raggiunto le dimensioni di 42 pollici e la capacità di visualizzare migliaia di colori con un contrasto, una nitidezza ed un campo visivo che nulla hanno da invidiare ai migliori schermi a raggi catodici (CRT) presenti in commercio, rispetto ai quali presentano però un consumo d’energia ed un livello di emissioni nocive inferiori oltre a richiedere uno spazio inferiore. Di pari passo con la loro diffusione anche il loro prezzo è diminuito, cosicché, almeno nel caso dei dispositivi da 13-15 pollici che sono i più utilizzati per i computer, gli schermi a CL cominciano ad essere competitivi. Benché l’aspetto applicativo sia prevalente nelle attività che riguardano lo studio dei CL, essi sono un interessante campo di ricerca anche per la fisica fondamentale, sia a causa delle loro interessanti proprietà strutturali e dinamiche che come modelli di altri sistemi complessi che possono essere sottoposti ad osservazione con maggiore difficoltà. Per questo motivo, la ricerca nel campo dei Cl richiede competenze di diverse discipline scientifiche, in particolare di fisica, chimica ed elettronica, le quali più facilmente possono essere trovate in Centri di Ricerca. Il Center for Advanced Liquid Crystalline Optical Materials della Kent State University , il Ferroelectric Liquid Crystal Materials Research Center della Colorado State University, il Microtechnology Centre della Chalmers University di Goteborg sono i tre maggiori centri scientifici del mondo nel quale sia operante un nucleo di ricercatori nel campo dei cristalli liquidi; il primo di questi centri è addirittura completamente dedicato alla ricerca sui CL. Anche all’Università della Calabria operano tre diversi gruppi, due di chimici ed uno di fisici, la cui attività di ricerca è prevalentemente finalizzata allo studio dei CL. Costituitosi più di venti anni fa, il gruppo di Fisica Molecolare ed Ottica ha sede nel cubo 33B del Dipartimento di Fisica conta, attualmente, circa 30 ricercatori, sette dei quali occupano una posizione permanente all’interno del Università. Per la ricerca di base ed applicativa è disponibile diversa strumentazione elettronica ed ottica, la quale può essere utilizzata per allestire su dei banchi ottici diverse tecniche sperimentali adatte allo studio dei CL; microscopia ottica in luce polarizzata, fotopolarimetria, spettroscopia a battimento di fotoni, interferometria laser, spettrofotometria UV-VIS-NIR e spettroscopia IR sono alcune delle tecniche sperimentali più utilizzate. In laboratorio sono inoltre disponibili alcune facility alla ricerca di particolare valore: una camera pulita (classe 100) con l’estensione di 200mq per la preparazione dei dispositivi elettro-ottici, un sistema di sputtering DC, un evaporatore, una vasca di Langmuir per la deposizione di film sottili (organici ed inorganici), un microscopio a forza atomica (AFM), un microscopio a scansione di campo vicino (SNOM), un ellissometro spettroscopico per la caratterizzazione dei substrati, un laser a colorante in grado di generare impulsi ultracorti (minori di 200 fs) ed un sistema Raman confocale. Il gruppo di ricerca fa parte dell’INFM ed annovera collaborazioni internazionali e nazionali con diversi gruppi di ricerca Europei e Statunitensi e partner industriali tra i quali la Hewlett & Packard; queste collaborazioni presuppongono anche lo scambio di personale all’interno dei network europei Silcnet, Salcnet, Orchis e di un progetto Copernicus di scambio con i paesi dell’ex URSS. I progetti di ricerca applicativa finanziata in corso di svolgimento comprendono due progetti CIPE (su cristalli liquidi e materiali elettrocromici), un progetto di co-finanziamento MURST sui sistemi elettrocromici, un progetto PAIS-INFM sulla creazione di reticoli olografici mediante tecnica laser ed, infine, la creazione di un laboratorio prototipi nell’ambito del CALPARK. Linee di ricerca di base Proprietà di superficie e dinamica dei cristalli liquidi Caratterizzazione strutturali e dinamiche di specie liquido cristalline, Sistemi dinamici non lineari in mezzi anisotropi Ottica in cristalli liquidi e materiali liquido cristallini Reticoli olografici in materiali liquido cristallini Materiali elettrocromici Linee di ricerca applicata Laboratorio scientifico-tecnologico di servizi per i cristalli liquidi Schermi innovativi a cristalli liquidi ed elettro-ottica applicata Memorie ottiche a cristalli liquidi Divulgazione scientifica: sperimentando Contatti Prof. Roberto Bartolino Prof. Cesare Umeton Prof. Enzo Cazzanelli Prof. Nicola Scaramuzza Prof. Riccardo Barberi Dott. Gabriella Cipparrone Dott. Carlo Versace 4- La ricerca in Fisica Teorica di Struttura della Materia La ricerca in Fisica Teorica di Struttura della Materia è la più antica del Dipartimento di Fisica perché istituita fin dalla fondazione dell’Università della Calabria. La scopo iniziale era quello di sviluppare una ricerca teorica nel campo dell’interazione plasma-parete nei reattori a fusione. La ricerca teorica si è allora sviluppata inizialmente nel campo dell’erosione di superfici (sputtering) e riflessione di ioni da superfici, entrambi fenomeni essenziali per capire l’interazione plasma-parete. La ricerca si è poi ampliata nel campo dell’impiantazione ionica e dello stato di carica di particelle emesse dai solidi in seguito a bombardamento ionico, seguendo l’evoluzione che negli anni 70 ed 80 si è avuta, sia con la fisica del silicio e dei circuiti integrati che con lo sviluppo della strumentazione di analisi di superficie. Aspetti del fenomeno dello sputtering e della riflessione di ioni da solidi continuano a far parte dell’interesse del gruppo. Quando lo spostamento dell’interesse della comunità scientifica è passato dai processi di danneggiamento delle superfici all’analisi delle proprietà delle stesse, il gruppo si è avvicinato alla fisica delle superfici più propriamente detta. Il formalismo della teoria per i molti corpi, usato per spiegare lo stato di cariche delle particelle in moto, è stato adattato ad alcuni aspetti della fotoemissione. Infine, il gruppo studia i processi di emissione ed assorbimento della luce da parte di atomi e molecole, ed in particolare i meccanismi che consentono, grazie all'uso di laser o di altri campi esterni, di controllare la produzione e la propagazione della luce tramite gas atomici o molecolari. In tal caso, si può anche controllare lo stato (e quindi, in particolare la velocità) degli atomi utilizzando fasci di luce opportunamente preparati. Addirittura, irraggiando il gas, si può raffreddarlo fino a temperature prossime allo zero assoluto. Contatto Prof. Giovanni Falcone, [email protected] 5- La ricerca in Fisica dei Sensori Linea di ricerca Studio delle superfici di sensori per gas mediante tecniche di spettroscopia elettronica. Principali collaborazioni in atto Dipartimento di Chimica Industriale dell'Università di Messina Dipartimento di Chimica e Fisica per L'ingegneria e per i Materiali dell'Università di Brescia Dipartimento di Elettronica, Informatica e Sistemistica dell'Università della Calabria. Contatto Prof. Lorenzo Caputi, [email protected]