Chi può donare Donare il sangue non comporta alcun rischio per il donatore, ma nel momento in cui si decide di farlo occorre ricordare che la salute del ricevente è nelle mani del donatore perché solo chi dona può fornire le garanzie necessarie sul proprio stato di salute. Al donatore verrà fornito un questionario pre-selezione che deve essere compilato in maniera veritiera e accurata. Trascurare anche qualche piccolo dettaglio, in apparenza insignificante, potrebbe creare danni e non benefici al ricevente. Il colloquio con il medico trasfusionista è, quindi, un momento fondamentale per valutare eventuali controindicazioni alla donazione. Esiste, infatti, il rischio che malattie infettive possano essere trasmesse attraverso il sangue e i suoi derivati. Alcune patologie causate da microrganismi (virus, batteri, protozoi) possono essere trasmesse da un individuo all'altro attraverso il sangue: la trasfusione di globuli rossi, plasma o piastrine e l'utilizzo di farmaci plasmaderivati (albumina, fattori della coagulazione, immunoglobuline) rappresentano procedure a "rischio infezione". E' bene pertanto che la presenza di eventuali sintomi o segni indicativi di uno stato infettivo o l'avvenuto contatto con soggetti infetti siano sempre sottoposti all'attenzione del medico. Chi è incompatibile con la donazione Non tutti possono, anche se lo vogliono, donare il sangue. Esistono, infatti, condizioni patologiche o comportamentali non compatibili temporaneamente o definitivamente con la donazione in quanto dannose per il donatore. Per esempio: - cardiopatie; - ulcera gastrica o duodenale; - anemia; Oppure ci possono essere periodi di sospensione temporanea per le quali, trascorso il periodo di non idoneità, si può riprendere l'attività di donazione. Per esempio: - sindrome influenzale; - faringite (mal di gola); - gastroenteriti; - alcuni tipi di terapia, come l'assunzione di antibiotici; - interventi chirurgici; - viaggi in zone tropicali; - gravidanza. I requisiti necessari Ognuno di noi, prima di essere ammesso alla donazione, viene sottoposto a una accurata visita medica e a esami diagnostici e strumentali. Per potere donare bisogna avere le seguenti caratteristiche di idoneità: età compresa tra i 18 e i 65 anni; buone condizioni fisiche generali e peso non inferiore ai 50 kg. Donare il sangue è un atto di sensibilità e responsabilità nei confronti degli altri e di sé stessi, per questo, in alcuni casi, è bene autoescludersi dalla donazione. In quali? Nel caso di gravi malattie infettive, come epatite virale, Aids, sifilide e altre ancora che possono essere trasmesse dal donatore al ricevente. Bisogna ricordare che il periodo d'incubazione di queste malattie è piuttosto lungo e non mostra, di regola, apparenti sintomi clinici o alterazioni. Comportamenti a rischio di trasmissione di malattie infettive virali controindicano la donazione di sangue e di emocomponenti. La trasfusione di sangue portatore di virus, soprattutto in alcune categorie di pazienti (soggetti immunodepressi, ematologici o oncologici), potrebbe essere estremamente dannosa. Si possono presentare anche casi meno gravi che comportano la temporanea sospensione alla donazione come, per esempio, in presenza di uno stato infettivo per un banale raffreddore o mal di gola. Oppure la convivenza con soggetti affetti da alcune malattie infettive (ad esempio morbillo o altre malattie esantematiche dell'infanzia), in quanto il periodo di incubazione di queste patologie può essere di qualche settimana, anche in assenza di sintomi. I comportamenti a rischio Il rischio infettivo più temuto dai pazienti trasfusi è quello da Hiv, il virus responsabile dell'Aids, da Hbv, il virus responsabile dell'epatite B e da Hcv, il virus responsabile dell'epatite C. Oggi i test di laboratorio per la diagnosi di queste malattie sono estremamente sensibili e specifici e consentono di rilevare la presenza del virus nel sangue poco tempo dopo l'infezione: le nuove tecniche di biologia molecolare possono addirittura ricercare la presenza di frammenti dell'agente infettante nel sangue. Esiste tuttavia un piccolo lasso di tempo in cui il virus presente nell'organismo non è rilevabile dai test di laboratorio: è il cosiddetto "periodo di finestra diagnostica". E' proprio per ovviare a questo limite dei test che durante il colloquio tra il medico e il potenziale donatore deve essere attribuita particolare attenzione ad alcuni comportamenti considerati a maggior rischio come assunzione di sostanze stupefacenti, rapporti sessuali a rischio, rapporti sessuali o convivenza con soggetti positivi per epatite B, epatite C o Aids ma anche l'esecuzione di tatuaggi o piercing.