CAPITOLO 11 a cura di Eleonora Francesca Maria Riva La costruzione di metodi e strumenti di ricerca qualitativa a partire da modelli teorici quantitativi: l’elaborazione del modello IAM di Bourhis. Nell’ambito della psicologia sociale, per elaborare modelli di funzionamento di gruppo, si è spesso attinto a teorie del funzionamento psicologico individuale. Bisogna tener conto, tuttavia, quando si studiano le dinamiche culturali, anche dell’influenza che ha il contesto socio-culturale sul comportamento del singolo, composto sia dagli altri individui che dagli artefatti con cui le persone si relazionano, così come teorizzato da Lewin nella sua nota teoria di campo, per la quale il comportamento della persona è funzione sia del singolo che del suo ambiente, composto appunto da tutto ciò con cui si relaziona il soggetto e che, in senso più o meno lato, lo influenza: C=f(P,A). L’autrice del presente capitolo intende utilizzare, per la comprensione e la descrizione delle dinamiche psicologiche individuali nell’ambito delle relazioni transculturali, un modello utilizzato in psicologia sociale: il Modello di Acculturazione Interattiva di Bourhis (IAM), dal quale ha poi tratto un ulteriore modello di analisi qualitativa per lo studio delle esperienze migratorie. Questo è un fenomeno che si espande sempre più, grazie anche alla diffusione della comunicazione multimediale e della globalizzazione; proprio per questo motivo è sorta la curiosità di approfondire le dinamiche psicologiche individuali che sorgono nel momento in cui una persona si trova a far interagire la propria cultura di appartenenza con quella del paese ospitante. È stato quindi possibile utilizzare il Modello di Bourhis per la lettura di storie di vita sia individuale che familiare. Il Modello prevede che, nell’interazione tra cultura di appartenenza e cultura “acquisita”, si possano generare vari orientamenti di adattamento: integrazione (con valorizzazione della cultura di appartenenza e del contatto con essa), assimilazione (con valorizzazione del contatto ma non della cultura), separazione (con valorizzazione della cultura ma rifiuto del contatto), esclusione (con rifiuto sia di una cultura diversa da quella dominante che del contatto), individualismo (per cui gli individui non tengono conto dell’appartenenza a una determinata cultura, ma valutano il processo acculturativo solo su base individuale). La ricerca condotta dalla Riva identifica, per ciascuna famiglia studiata, il modello di adattamento utilizzato, per poi confrontarlo con il comportamento tenuto invece dal contesto di accoglienza: è possibile che emerga, quindi, una relazione armonica, se il modello utilizzato da entrambi i gruppi è integrativo, assimilativo o individualista, conflittuale, nei casi in cui la società ospitante rifiuta il contatto oppure gli immigrati decidono di mantenere intatta la propria cultura, problematica nei casi restanti; poi sono anche confrontati gli orientamenti politici di entrambi i Paesi, quello ospitante e quello di provenienza. I vari livelli analizzati per ogni singolo caso sono molteplici: -un livello individuale, che mette in relazione le dinamiche psicologiche di tipo sociale con i processi intrapsichici; -un livello familiare, che riguarda il modo in cui il soggetto percepisce la propria famiglia, che funge da elemento di mediazione tra singolo e società; -il Gruppo Sociale Maggioritario, ossia la cultura ospitante; -il Gruppo Sociale Minoritario, cioè tutti i migranti che vivono in uno stesso contesto, hanno la stessa provenienza e sono in relazione tra loro, anche se non formano una comunità; -il Gruppo Sociale Transazionale, composto dall’individuo, dalla sua famiglia, dal gruppo minoritario e ai parenti presenti nel paese di origine; -gli Stati Nazionali, cioè quello di provenienza e quello ospitante, con i rispettivi governi che influenzano le scelte in materia di immigrazione e di politica internazionale. Anche in questo caso le connessioni tra i vari livelli possono essere armoniche, problematiche o conflittuali, ma il quadro che si viene a delineare è molto più complesso rispetto all’analisi di Bourhis che tiene conto solo, in via più generale, delle strategie di acculturazione: in questo caso viene dato molto più spazio all’individuo e alle relazioni che intrattiene con i vari contesti. L’uso di questo modello, inoltre, permette di leggere i casi singoli non solo per descriverli, ma anche per effettuare “previsioni” riguardo possibili sviluppi del sé.