AFRICA
Prerequisiti

Possesso delle conoscenze di geografia generale;

Possesso di un lessico disciplinare essenziale.

Saper usare gli strumenti del lavoro geografico: atlante, cartine, grafici, cartine
tematiche;

Saper individuare le fonti da cui trarre informazioni per lo studio della geografia.
Obiettivi generali

comprendere, analizzare, ordinare e interpretare criticamente informazioni relative
all’aspetto geografico – territoriale – ambientale;

utilizzare gli strumenti di lavoro fondamentali per l’osservazione in modo
progressivamente più autonomo;

analizzare e confrontare in modo trasversale nello spazio e nel tempo fatti e fenomeni
geografici, tenendo conto della diversità delle culture e delle implicazioni storiche e
socio – economiche;

acquisire una conoscenza lessicale sempre più specifica ed allargata a termini dell’area
economico – politica.
Obiettivi Specifici

Conoscere il continente africano dal punto di vista geografico, politico, economico,
culturale, sociale.
Metodologia
L’insegnamento della geografia non può realizzarsi semplicemente mediante un meccanico travaso
di nozioni dall’insegnante agli studenti, ma necessita di una particolare partecipazione e
coinvolgimento degli stessi, in un processo didattico da realizzare come costante scoperta di un
territorio, di un popolo o di un fenomeno geografico, sulla base di interrogativi e curiosità che
emergono all’interno della classe. Uno studio passivo della geografia può non solo risultare poco
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proficuo, ma addirittura noioso. Al contrario è importante che gli studenti si accingano allo studio di
una realtà geografia in modo motivato, con delle curiosità da soddisfare. In tal senso assumono
un’importanza rilevante le immagini, le notizie di attualità, naturalmente l’uso dell’atlante per la
collocazione geografica, le indagini statistiche, e anche le conoscenze reali o immaginarie che gli
studenti hanno di un determinato luogo. Partendo da tali considerazioni, nell’accingermi ad
affrontare in una terza media lo studio del continente africano, comincerei col domandare agli
studenti tutto ciò che sanno a riguardo, dopo averne chiaramente mostrato su un planisfero la
posizione geografica. In presenza di un alunno di origine africana, troverei interessante un suo
racconto per stimolare l’attenzione e l’interesse degli altri compagni. E proprio dalle loro domande
si potrebbe avviare una lezione, impostata in maniera dialogata, e supportata dalla proiezione di
lucidi. A loro volta gli studenti, divisi in gruppi, potrebbero essere impegnati in ricerche, nella
rappresentazione grafica dei dati importanti, altri nella relazione scritta del lavoro svolto. In
conclusione, lo studio del continente africano sarebbe il risultato di un lavoro di gruppo svolto dalla
classe sotto la guida dell’insegnante.
Verifica

Interrogazione orale in itinere;

verifica sommativa semistrutturata.
PRESENTAZIONE GENERALE DEL CONTINENTE AFRICANO
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L’Africa è una delle tre parti del continente antico. Si estende per 30milioni di km quadrati, ed è
bagnata a nord dal Mediterraneo, a ovest dall’Atlantico e a est dall’Oceano indiano e dal Mar
Rosso. Il suo territorio è collegato all’Asia occidentale tramite la penisola del Sinai ed è separato
dall’Europa dallo Stretto di Gibilterra, largo soltanto 13 chilometri.
Il continente africano presenta una forma molto compatta con coste uniformi, lungo le quali si
aprono pochi golfi piuttosto ampi, come il golfo di Guinea, e si protendono rare penisole, come la
tozza penisola somala; poche sono anche le isole, tutte di modeste dimensioni, fatta eccezione del
Madagascar, vasto quasi due volte l’Italia.
La maggior parte del territorio africano è formato da un tavolato di rocce molto antiche sul quale si
elevano isolati massicci montuosi.
Lungo la parte orientale è percorso dalla Rift Valley, una lunga frattura della crosta terrestre dalla
quale, nelle epoche passate, emersero grandi quantità di magma che hanno formato i maggiori
rilievi africani. È da questi rilievi della fascia orientale che nasce il Nilo, il fiume più lungo del
mondo, che attraversa da sud a nord il territorio africano per sfociare poi nel Mediterraneo.
L’ Africa è attraversata dall’equatore e per tre quarti del suo territorio è compresa tra i due tropici:
per questo quasi ovunque si registrano temperature elevate, con medie annue superiori ai 20° C.
Data l’uniformità delle temperature, le differenze climatiche tra una regione e l’altra sono
determinate soprattutto dalla quantità e dalla distribuzione delle precipitazioni; si va così dalla
fascia equatoriale molto piovosa, alle zone tropicali desertiche, con precipitazioni molto rare.
L’Africa presenta una bassa densità demografica (20 ab. per chilometro
quadrato) dovuta
soprattutto alla presenza di vaste regioni desertiche e forestali praticamente disabitate; ma la
popolazione africana registra anche il più elevato tasso di crescita demografica tra tutti i continenti.
Dal punto di vista etnico il continente può essere diviso in due grandi regioni, separate dalla barriera
naturale del Sahara: a nord l’Africa bianca, abitata da popolazioni di pelle chiara, soprattutto arabi,
(per questo detta anche Africa araba), al centro e al sud l’Africa nera, popolata da gente di pelle
scura come i Sudanesi e i Bantù. In base ad alcune caratteristiche fisiche, climatiche, storiche ed
etniche, i 45 stati africani possono essere raggruppati in quattro grandi regioni.
L’Africa settentrionale comprende tutti gli stati occupati, più o meno estesamente, dal Sahara e dal
punto di vista umano corrisponde all’Africa bianca.
L’Africa centrale comprende gli stati della regione più calda e piovosa del continente, dalla costa
del golfo di Guinea alla zona equatoriale del bacino del Congo. Nei secoli passati questa area, che
da un punto di vista etnico è il cuore dell’Africa nera, costituiva uno dei punti chiave della tratta
degli schiavi deportati in America.
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L’Africa orientale corrisponde alla regione della Rift Valley e dei grandi laghi, ed è caratterizzata
dalla presenza di numerosi gruppi etnici.
Infine, l’Africa meridionale, costituita dalla cuspide sud del continente, è caratterizzata dalla
presenza di una consistente minoranza di colori europei.
L’ AFRICA SETTENTRIONALE
Superficie: 13032 12 km quadrati
Popolazione: 157997100
Densità: l2ab/km quadrato
IL TERRITORIO
Il territorio dell’Africa Settentrionale comprende quattro grandi regioni naturali:
la prima è il Maghreb, la fascia costiera mediterranea, in prevalenza montuosa, che si estende dalla
Tunisia al Marocco;
la seconda regione è il Sahara, il deserto che si estende dall’Atlantico al Mar Rosso;
la terza è il cosiddetto Sahel, la fascia stepposa che orla a sud il deserto;
la quarta, infine, è la valle del Nilo, che interrompe il deserto del Sahara ad est.
Fanno parte dell’Africa Settentrionale numerosi Stati, quasi tutti di grandi dimensioni. Alcuni di
questi costituiscono la cosiddetta Africa mediterranea, in quanto le loro coste si distendono sul Mar
Mediterraneo: si tratta del Marocco, che si affaccia anche sull’Atlantico, dell’Algeria, della
Tunisia, della Libia e dell’Egitto, che è bagnato a est dal Mar Rosso.
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Gli altri Stati della regione occupano la parte meridionale del Sahara e del Sahel; alcuni sono situati
all’interno del continente, come il Mali, il Niger e il Ciad, altri sono bagnati dall’Atlantico, come la
Mauritania e il Sahara Occidentale, mentre il Sudan si affaccia a est sul Mar Rosso.
Fanno parte, infine, dell’Africa Settentrionale gli arcipelaghi delle Azzorre e di Madeira, che
appartengono al Portogallo, le Canarie spagnole e lo Stato insulare di Capo verde.
Il rilievo dell’Africa Settentrionale è costituito in gran parte da un tavolato di rocce molto antiche,
oggi occupato dal deserto del Sahara. All’interno del tavolato si innalzano alcuni massicci montuosi
isolati: l’Ahaggar, il Tibesti, che si eleva fino a 3.415 metri con l’Emi Koussi, e il Darfur, dove si
innalza il monte G. Marra (3.088 m).
Questa vasta regione è orlata a ovest da una fascia pianeggiante che si estende intorno alla foce del
fiume Senegal, a nord dalle fasce pianeggianti della Libia e della Tunisia, e a nord-ovest dalla
catena dell’Atlante, dove emerge quella dell’Alto Atlante e il Monte Toubkal’ (4.167 m).
La grande aridità del clima impedisce la formazione di fiumi: la regione è costituita in prevalenza
da zone areiche. Alcuni corsi d’acqua scendono dalle montagne dell’Atlante, ma in estate essi sono
perlopiù asciutti.
Ad est invece scorre uno dei più importanti fiumi del continente, il Nilo, che però nasce al di fuori
di questa regione, nell’Africa centrale.
All’interno del Sahara si distende il Lago Ciad dalla superficie variabile a causa della forte
evaporazione e della irregolarità delle piogge.
CLIMA
Gran parte della regione è caratterizzata da un clima desertico, caldo e molto arido: all’interno del
deserto le piogge sono inferiori ai 100 mm annui e sono molto irregolari; le temperature invernali
medie superano i 10 °C, mentre quelle estive sono intorno ai 30 °C.
Procedendo verso sud, la fascia del Sahel ha un clima tropicale con scarse precipitazioni
concentrate nei mesi estivi. Infine, la fascia costiera gode di un clima mediterraneo con abbondanti
piogge invernali
STORIA
Lungo il fiume Nilo già nel IV millennio a.C. si sviluppò una delle più grandi civiltà della storia,
quella egiziana, e sulle coste del Mediterraneo sorsero, tra il II ed il I millennio a.C., città greche e
fenicie.
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Le popolazioni dell’interno continuarono però la loro vita nomade e seminomade. Tra il I e il IV
secolo d.C. il Cristianesimo divenne la religione principale in tutta la regione. Nei secoli successivi
alla fine dell’Impero Romano d’Occidente, l’evento fondamentale nella storia della regione fu
l’arrivo degli Arabi. Gli Arabi conquistarono tutta l’Africa settentrionale (VII sec. d.C.) e le
popolazioni locali si convertirono in maggioranza alla religione musulmana. I secoli di dominio
arabo furono inizialmente un periodo di grande sviluppo economico e culturale, a cui seguì una
lenta decadenza. Un altro momento cruciale della storia dell’Africa settentrionale fu nell’Ottocento
la conquista da parte degli Europei: la Francia ne occupava tutta la parte occidentale, la Spagna
controllava il Sahara Occidentale, l’Italia la Libia e la Gran Bretagna il Sudan e l’Egitto, diventato
di vitale importanza per i commerci con l’Asia in seguito all’apertura del Canale di Suez nel 1869.
L’occupazione coloniale provocò la resistenza delle popolazioni locali e numerose rivolte.
L’Inghilterra proclamò l’indipendenza dell’Egitto nel 1922 e dopo la seconda guerra mondiale
anche gli altri stati della regione ottennero l’indipendenza.
Il processo di liberazione è stato quasi dovunque pacifico, a parte in Algeria, dove si è combattuta
una sanguinosa guerra di liberazione tra Algerini e Francesi.
Anche la nazionalizzazione del Canale di Suez da parte dell’Egitto nel 1956 ha provocato la
reazione armata di Inghilterra, Francia e Israele, ma il conflitto è stato bloccato grazie all’intervento
dell’ONU.
I conflitti presenti oggi in Africa Settentrionale sono stati provocati in gran parte dai sostenitori
dell’integralismo musulmano: in Sudan le autorità islamiche del Nord cercano, da anni, di imporre
con la forza la loro religione alle popolazioni del Sud, che professano il cristianesimo.
Più recenti sono gli atti di terrorismo contro le autorità politiche, in Algeria e in Egitto, dei
cosiddetti fondamentalisti islamici, che vorrebbero imporre i precetti della religione musulmana in
tutti gli aspetti della vita politica e civile, opponendosi con la violenza a coloro che contrastano il
diffondersi del fondamentalismo o propongono stili di vita diversi: giornalisti, scrittori, uomini
politici, insegnanti universitari, artisti, personaggi del mondo dello spettacolo.
Un’altra regione teatro di tensioni è il Sahara Occidentale, occupata dal Marocco, dove il
movimento di liberazione, il Polisario, rivendica l’indipendenza di questo territorio.
POPOLAZIONE E CITTÀ
Buona parte dell’Africa Settentrionale appartiene alla cosiddetta Africa Bianca, abitata dagli Arabi,
un popolo proveniente dal Vicino Oriente, che presenta una pelle più chiara dei Sudanesi che
abitano nell’Africa posta a sud del Sahara. Fanno parte dell’Africa Bianca anche alcuni gruppi
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appartenenti ai popoli sahariani originari: in Mauritania i Mauri, nel Maghreb i Berberi, al centro
del Sahara i Tuaregh. Essi hanno conservato nel tempo la propria lingua e la propria identità
La religione più diffusa è quella musulmana, che viene professata da circa l’8O% della popolazione
di tutti gli Stati, ma i neri del Sudan sono in maggioranza cristiani o seguono le religioni
tradizionali, animiste.
La popolazione dell’Africa settentrionale è ripartita in modo abbastanza equilibrato tra villaggi e
città, ma lo spostamento verso la città sta portando ad una prevalenza di popolazione urbana. I
centri urbani importanti sono numerosi: i principali sono Casablanca, in Marocco; Algeri, in
Algeria; Tripoli in Libia; Alessandria e il Cairo in Egitto. Il Cairo con più di sei milioni di abitanti è
oggi la principale città dell’Egitto, del mondo arabo e dell’Africa. A causa dell’alta natalità, la
popolazione dell’africa araba tende ad aumentare rapidamente e questo porta ad una rapida crescita
urbana, favorita anche dall’immigrazione dalla campagna: sono pertanto presenti in questa regione
tutti i problemi tipici delle grandi città del Terzo mondo, con situazioni molto gravi nei centri più
popolosi, in particolare il Cairo. Benché vi siano stati diversi progressi e la situazione sia
globalmente più favorevole rispetto ai paesi dell’Africa nera, lo sviluppo umano è ancora limitato: il
livello di istruzione è basso, con tassi di analfabetismo vicini al 50%, la speranza di vita è inferiore
ai 70 anni, le differenze tra uomini e donne sono molto forti, per cui le donne alfabetizzate sono
solo la metà degli uomini, il loro peso politico è quasi nullo ed i loro diritti sono limitati.
ECONOMIA E SOCIETÀ
La crescita economica degli Stati dell’Africa settentrionale è lenta, soprattutto a causa del forte
incremento della popolazione.
A causa della diffusa aridità l’agricoltura è limitata soltanto in aree ristrette dove è possibile
praticare un’ agricoltura irrigua.
Queste aree si trovano principalmente nella fascia costiera del Maghreb, che riceve precipitazioni
sufficienti a far crescere, oltre ai cereali, le tipiche piante mediterranee (viti, agrumi, olivi).
L’altra importante zona irrigua si estende lungo la valle del Nilo, sia nella parte inferiore, dove si
possono utilizzare anche le acque del grande bacino del Lago Nasser al confine con il Sudan, sia
nella parte media, dove confluiscono il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro: qui si coltivano, in
particolare, prodotti destinati all’esportazione (canna da zucchero e cotone).
Nel deserto le uniche aree coltivabili sono quelle delle oasi nelle quali è possibile praticare la
coltivazione di palme da datteri, mentre nelle aree predesertiche si è sviluppato un allevamento
nomade di ovini, caprini e cammelli e la coltivazione del miglio.
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In questa regione, dunque, l’agricoltura e l’allevamento sono tuttora attività importanti, praticate da
una percentuale consistente della popolazione, anche se le rese sono di solito basse. Si tratta in
prevalenza di agricoltura e di allevamento di sussistenza, ma è anche praticata un’agricoltura
intensiva, a rese più alte, destinata all’esportazione: tra i prodotti esportati vi sono gli agrumi ed in
generale la frutta (Algeria, Marocco), il cotone (Egitto) e gli ortaggi.
Di notevole importanza per l’economia della regione è la pesca (prevalentemente sardine, tonni,
acciughe), che si pratica sia lungo le coste tunisine e libiche del Canale di Sicilia, che nelle acque
antistanti il litorale del Marocco.
La risorsa principale è però costituita da grandi giacimenti di petrolio.
In Algeria e Libia, ma anche in Tunisia, Marocco ed Egitto, sono attualmente sfruttati vasti
giacimenti di petrolio e gas naturale, collegati alla costa mediterranea con oleodotti e gasdotti.
Altri minerali di grande importanza nella regione sono i fosfati, presenti soprattutto in Marocco e in
Tunisia, il ferro, estratto in Mauritania, e l’uranio, di cui è ricco il Niger.
Gli introiti forniti dal petrolio hanno permesso uno sviluppo economico generale, la realizzazione di
opere pubbliche e lo sviluppo dell’ industria petrolifera e siderurgica .
Nonostante questo, il settore secondario riveste un ruolo ancora poco importante nell’economia di
questi Stati, anche se nei grandi centri urbani sono nate diverse industrie che producono soprattutto
per il mercato locale. In particolare è fiorente l’artigianato, quello dei tappeti, grazie anche al flusso
dei turisti.
Nel settore terziario lavora una parte consistente della popolazione, soprattutto di alcuni paesi: si
tratta di impiegati statali, di commercianti e di operatori del settore turistico. La presenza di un
grande patrimonio naturalistico (il deserto, le montagne dell’Atlante) e storico-artistico
(testimonianze delle civiltà egiziana, romana, cartaginese, araba) ed il clima mite anche in inverno,
attirano infatti masse di visitatori, in particolare in Egitto, in Tunisia e in Marocco.
Lo sviluppo economico reso possibile dal petrolio è limitato dalla crescita demografica, per cui il
fabbisogno di posti di lavoro cresce più rapidamente della disponibilità. La conseguenza è
l’emigrazione. Dal Maghreb, negli ultimi decenni, milioni di persone, soprattutto giovani
disoccupati, sono emigrati in Europa in cerca di un lavoro: sono circa 1 milione i Marocchini
emigrati in Europa soprattutto in Francia e in Italia (il Marocco è oggi lo stato con il maggior
numero di immigrati nel nostro paese); dall’Egitto sono emigrati verso i Paesi più ricchi della
penisola arabica circa 3 milioni di lavoratori, ma dopo la Guerra del Golfo molti sono ritornati in
patria.
Ancora peggiore è a situazione dei paesi subsahariani, che non hanno la ricchezza del petrolio, sono
quasi privi di terreni agricoli e sono vittime di ricorrenti siccità e carestie che hanno distrutto le
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poche risorse disponibili. Infatti la popolazione di questi Stati soffre la fame ed è colpita da malattie
provocate dalla sottoalimentazione e dalla mancanza di strutture sanitarie.
LE VIE DI COMUNICAZIONE
Le reti delle comunicazioni viarie e ferroviarie, in quasi tutti i Paesi dell’Africa Settentrionale, non
sono molto sviluppate e sono concentrate soltanto lungo le zone più densamente abitate. Una via di
comunicazione di straordinaria importanza è rappresentata dal Canale di Suez; molto sviluppati
sono i porti lungo le coste del Mediterraneo e gli aeroporti internazionali delle grandi città.
Ultimamente sono state costruite strade e ferrovie a servizio di un turismo sempre più in crescita
attratto dalle testimonianze di un illustre passato.
L’AFRICA CENTRALE
Superficie: 6682 956 km quadrati
Popolazione: 187 891500
Densità: 28 ab/km quadrato
IL TERRITORIO
L’africa Centrale comprende quella parte del continente posta a cavallo dell’Equatore,
corrispondente all’ambiente naturale della savana alberata e della foresta pluviale. Le foreste hanno
una grande importanza perché proteggono il suolo dalla pioggia, che cade in grandi quantità,
regolano l’equilibrio del clima e costituiscono una grande risorsa per i paesi che le posseggono. Al
suo interno possiamo distinguere la regione guineense, costituita dalla fascia di territorio che si
affaccia sul Golfo di Guinea, dal Senegal al Gabon, e la regione equatoriale, corrispondente al
vasto bacino del fiume Congo-Zaire.
Fanno parte dell’Africa Centrale molti Stati, alcuni di piccole dimensioni altri molto vasti. Nel
Golfo di Guinea si allineano da ovest a est il Senegal, il Gambia, la Guinea Bissau, la Guinea, la
Sierra Leone, la Liberia, la Costa d’Avorio, il Burkina, l’unico Stato che non si affaccia sul
mare, il Ghana, il Togo, il Benin e la Nigeria, il Camerun, la Guinea Equatoriale e il Gabon.
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La regione equatoriale comprende anche la Repubblica Centrafricana, posta all’interno del
continente, il Congo e lo Zaire che si affaccia sull’Atlantico per un brevissimo tratto.
Al largo delle coste atlantiche, infine, si trova il piccolo Stato insulare di Sào Tomè e Principe.
La regione guineense è formata da una fascia pianeggiante che orla la costa atlantica, interrotta da
massicci montuosi e altopiani poco elevati, come il Fouta Djalon, i Monti Loma e Nimba, e il
massiccio dell’Adamaoua, ai bordi del quale si eleva il monte Camerun, un cono vulcanico che
supera i 4.000 metri di altitudine.
La regione equatoriale è costituita da un tavolato vasto 750.000 km quadrati, due volte l’Italia, i
cui margini orientali, in prossimità della fascia costiera, si innalzano fino a raggiungere i 1.000
metri con i Monti Mitumba. Al confine con l’Africa Orientale si innalzano le cime maggiori della
regione, il Ruweiizori (5.119 m) e il Karisimbi (4.507 m).
L’Africa Centrale è ricca di corsi d’acqua alimentati dalle abbondanti precipitazioni della regione
equatoriale; fra questi il più importante è il Congo, oggi chiamato anche Zaire; il fiume, secondo
dopo il Nilo nel continente africano per lunghezza (4.200 km), ha il bacino fluviale più vasto
dell’Africa, ben 3.690.000 km quadrati, quasi un terzo della superficie europea. Nasce dai Monti
Mitumba e, dopo aver superato le Cascate Stanley entra nel bassopiano dove riceve le acque di
molti affluenti, il più importante dei quali è l’Oubangui.
Da qui il fiume assume un aspetto maestoso, con una larghezza anche di alcune decine di
chilometri; verso la foce, per superare il dislivello del tavolato, precipita nelle 32 rapide delle
Cascate Livingstone, e quindi si getta nell’Atlantico con un vasto estuario. Il Congo ha una portata
molto elevata e un regime regolare grazie alle continue piogge equatoriali.
L’altro grande fiume della regione è il Niger, lungo 4.160 km; il fiume nasce dai Monti Loma e,
dopo aver percorso un ampio giro, sfocia nell’Atlantico con un vasto delta. Sempre nella regione
guineense scorrono i fiumi Senegal e Volta, che, come il Niger hanno un regime tropicale.
Il bacino del Congo è caratterizzato da un clima equatoriale, caldo e piovoso durante tutto l’anno,
con valori superiori anche ai 3.000 mm di pioggia l’anno. Le precipitazioni abbondanti hanno
favorito lo sviluppo della rigogliosa foresta equatoriale (o pluviale) sempreverde.
Nei rilievi che circondano il bassopiano del Congo il clima è tropicale con precipitazioni che si
concentrano nei mesi estivi a nord dell’Equatore, e nei mesi invernali a sud dell’Equatore; in queste
zone prevale la savana alberata. Anche la regione guineense presenta un clima tropicale: le piogge
abbondanti hanno favorito lo sviluppo della foresta equatoriale sostituita man mano che si procede
verso nord dalla savana alberata.
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POPOLAZIONE E CITTÀ
Problemi etnici e politici
L’Africa Centrale corrisponde quasi totalmente alla cosiddetta Africa Nera, quella cioè abitata da
popolazioni sudanesi (Africa guineense) e da popolazioni bantù (Africa equatoriale).
Negli Stati guineensi vivono anche minoranze di Arabi di religione musulmana, mentre in Camerun
e Zaire sopravvivono piccoli gruppi di Pigmei.
Dopo la seconda guerra mondiale, tutti gli Stati dell’Africa guineense ed equatoriale,
precedentemente soggetti al dominio coloniale, hanno raggiunto l’indipendenza. Tuttavia questa
non ha portato la pace in questa tormentata terra d’Africa: la mancata coesione della popolazione
divisa in gruppi etnici, fin dai tempi remoti in lotta tra loro, la presenza di regimi autoritari che
limitano le libertà politiche e civili dei cittadini e, soprattutto, la diffusa miseria che contrasta con
l’agiatezza di una minoranza di ricchi privilegiati, sono tutti motivi che sconvolgono la vita di
questi giovani Paesi.
L’incapacità di conciliare culture e religioni diverse è all’origine delle rivolte, dei colpi di stato,
delle guerre fratricide che si ripetono e si rinnovano continuamente senza soluzione.
LA POPOLAZIONE
La regione guineense è una delle più densamente abitate del continente, con valori superiori ai 50
ab/km quadrato nella fascia costiera della Nigeria e del Ghana. La Nigeria, con i suoi oltre 88
milioni di abitanti, è lo Stato più popoloso dell’Africa.
Tutta la regione equatoriale, invece, è scarsamente popolata, con densità medie intorno ai 10 ab/km
quadrato.
La maggior parte degli abitanti vive in villaggi, anche se negli ultimi decenni si è registrata una
forte immigrazione della popolazione rurale verso le capitali, tanto che alcune città sono di ventate
grandi metropoli con milioni di abitanti. È questo il caso di Lagos (5686000 ab), capitale della
Nigeria fino al 1976, di Kinshasa (3740000 ab), la maggiore città dello Zaire, di Abidjan
(2.534.000 ab), la maggiore città della Costa d’Avorio e di Dakar(1490.000 ab), capitale del
Senegal. Purtroppo, però, le condizioni di vita di queste masse rurali immigrate sono spesso
disastrose: le città non offrono posti di lavoro e gli immigrati sono costretti a vivere in enormi
baraccopoli, dove le condizioni alimentari e igieniche sono estremamente precarie.
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ECONOMIA E SOCIETÀ
In tutti gli Stati della regione oltre il 50°/a della popolazione attiva è addetta all’agricoltura. Le
particolari condizioni climatiche e le trasformazioni economiche operate nel passato dalle potenze
coloniali hanno favorito in questi Paesi lo sviluppo di piantagioni tropicali, la cui produzione è
diretta ai mercati internazionali. Alcuni Stati si sono così specializzati in pochi prodotti
commerciali: in Senegal il 40% del suolo è destinato alla coltivazione delle arachidi; la Costa
d’Avorio è il maggiore produttore di caffè dell’Africa, e occupa il primo posto nel mondo nella
produzione di cacao; mentre la Liberia è il primo Paese africano nella produzione di caucciù.
Di fondamentale importanza per l’economia della regione è lo sfruttamento dei pregiati legnami
della foresta equatoriale, come mogano, palissandro ed ebano. Infatti, c’è sempre maggiore richiesta
di legname, perché di qualità pregiata, tanto che i tagli sono di gran lunga superiori alla possibilità
di crescita della foresta, con il conseguente impoverimento delle foreste ed il rischio di una loro non
lontana scomparsa.
Il sottosuolo dell’Africa centrale è ricco di giacimenti di minerali energetici come il petrolio,
estratto in abbondanza sulle coste e nella piattaforma continentale dello Zaire, del Congo, del
Gabor, della Nigeria. In quest’ultimo Paese, diventato massimo esportatore di petrolio e gas
naturale dell’Africa, lo sfruttamento delle risorse energetiche ha favorito lo sviluppo industriale, in
particolare la costruzione di moderne raffinerie, acciaierie e industrie meccaniche.
Un altro Paese ricchissimo di materie prime minerarie è lo Zaire: i prodotti minerari costituiscono,
infatti, il 75% delle esportazioni di questo grande Stato.
Nella regione del Kasai si trovano i più ricchi giacimenti di diamanti del mondo, ma lo Zaire è
anche al primo posto nella produzione di cobalto; notevoli le quantità estratte di rame, stagno e
zinco.
Altri minerali importanti, presenti nel sottosuolo della regione, sono l’oro, estratto in buona quantità
nel Ghana, e la bauxite, per la quale la Guinea è la prima produttrice nel mondo. A parte la Nigeria,
tutti gli altri Stati dell’Africa Centrale presentano una debole struttura industriale, basata soltanto
sull’attività di piccole aziende alimentari e tessili.
Un freno allo sviluppo industriale è costituito anche dalla grave carenza, soprattutto negli Stati
equatoriali, della rete stradale e ferroviaria. Ed inoltre la lavorazione e il commercio delle risorse
minerarie è controllata dalle società straniere, in origine francesi, inglesi e belghe: Francia, Gran
Bretagna e Belgio erano infatti i Paesi colonizzatori in quest’area. Oggi si sono aggiunte compagnie
statunitensi e sudafricane. Esse acquistano a basso prezzo il materiale grezzo per esportarlo a
proprie spese e lavorarlo, ottenendo un ampio margine di guadagno. Un’altra risorsa economica è il
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turismo, sviluppato principalmente in Senegal e in Costa d’Avorio, dove si trovano belle spiagge
con centri turistici attrezzati e parchi naturali. Le foreste, la costa, i parchi e la fauna rappresentano
sempre più un’attrattiva per chi desidera venire in contatto con una natura incontaminata. Lo
sviluppo turistico è però frenato dall’instabilità politica di questi paesi: le guerre in Ruanda e nello
Zaire (poi repubblica democratica del Congo) hanno bloccato un flusso turistico che in alcune aree,
in particolare nei parchi naturali, rivestiva una certa importanza.
Complessivamente i Paesi del Centroafrica sono Paesi molto poveri, in cui gran parte della
popolazione non ha accesso a servizi fondamentali, quali la sanità e l’acqua potabile, e la speranza
di vita alla nascita è inferiore alla media dei paesi del Terzo Mondo.
AFRICÀ ORIENTALE
Superficie: 3 608 777 km quadrati
Popolazione: 126 373 500
Densità
35 ab/km quadrato
TERRITORIO
Dal punto di vista fisico l’Africa Orientale è formata da due regioni principali: il cosiddetto Corno
d’Africa, costituito dalla aguzza penisola somala che si protende nel Mar Rosso, chiudendo a nord
il Golfo di Aden, e la regione dei grandi laghi, attraversata dalla Rift Valley.
Nel Corno d’Africa si succedono l’Etiopia, l’Eritrea, la Somalia, il Kenya, il Gibuti, nella regione
della Rift Valley l’Uganda, i due piccoli Stati del Ruanda e del Burundi e la Tanzania; al largo
della costa del Pacifico emerge l’arcipelago delle Seicelle.
Tutta la regione orientale è percorsa dalla Rift Valley, una profonda fossa tettonica che si allunga
dalla Baia di Sofala in Mozambico, fino alla valle del Nilo Bianco e al Mar Rosso; nella regione
della Dancalia la fossa tettonica sprofonda fino a 116 metri sotto il li vello del mare. Da questa
spaccatura della crosta terrestre, in tempi remoti, fuoriuscirono enormi quantità di magma che
hanno dato origine ai poderosi coni vulcanici che oggi costituiscono le cime più elevate del
continente: il Kìlimangiaro, con la sua vetta di (5.895 m), coperta perennemente di neve, il Kenya
(5201 m), e il Ruwenzori (5.119 m). Le immense colate laviche fuoriuscite dal Rift hanno formato
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anche l’acrocoro etiopico, che prosegue con i suoi rilievi fino alla penisola somala, costituendo il
cosiddetto Corno d’Africa.
L’acrocoro etiopico è un altopiano dominato dalle ambe, rilievi con la cima appiattita e i fianchi
ripidi, che in alcuni casi superano i 4.000 m di altitudine (Ras Dascian, 4620 m).
Nella parte settentrionale le montagne scendono a ridosso del mare, mentre nella parte meridionale
della Somalia si estende la vasta pianura del Benadir.
Dai rilievi dell’Africa Orientale hanno origine alcuni dei maggiori fiumi africani: il Nilo Bianco,
che nasce dal Lago Vittoria, il Nilo Azzurro, che scende dall’altopiano etiopico, e lo Zaire con i
suoi numerosi affluenti.
Negli altopiani orientali, alcuni dei maggiori laghi africani occupano le zone della fossa della Rift
Valley. Tra questi il maggiore è il Lago Vittoria, che ha un bacino di 69.000 km quadrati, pari alla
estensione di Piemonte, Lombardia e Veneto messi assieme.
Gli altri grandi laghi della regione sono, da nord a sud, il Turkana, il Lago Alberto, il Lago
Edoardo, il Kivu e il Tanganica.
CLIMA
L’Africa Orientale è situata a cavallo dell’Equatore; tuttavia, le sue condizioni climatiche sono
influenzate oltre che dalla latitudine, anche dall’altitudine e dai monsoni dell’Oceano Indiano che,
da novembre a febbraio, soffiano da nord-est portando aria calda e secca, mentre da aprile a ottobre
provengono da sud-ovest e sono carichi di umidità.
In generale la regione ha un clima tropicale con temperature elevate durante tutto l’anno; le
precipitazioni sono abbondanti durante tutto l’anno sui rilievi maggiori attorno al Lago Vittoria e
sull’altopiano etiopico, mentre, procedendo sia verso nord che verso sud, si concentrano nei mesi
estivi e nei mesi invernali. Infine, per la presenza dei monsoni secchi invernali, il clima diventa
arido, con piogge sempre più rare, nell’Eritrea e nella penisola somala, dove si sviluppa la steppa e
il deserto.
LA DECOLONINAZIONE E I CONFLITTI ATTUALI
Nel dopoguerra tutti gli Stati della regione hanno raggiunto l’indipendenza dalle potenze europee,
ma la riunificazione della Somalia italiana e di quella britannica in un unico Stato e l’annessione
dell’ Eritrea da parte dell’Etiopia hanno reso la regione del cosiddetto Corno d’Africa una delle più
turbolente di tutto il continente. Gli Eritrei, a partire dagli anni Settanta, hanno condotto una lunga
guerriglia prima contro l’imperatore etiopico Hailé Selassié, poi contro il dittatore Menghistu,
14
andato al potere con un colpo di Stato. Solo nel 1993, con la caduta di Menghistu, l’Eritrea ha
ottenuto l’indi pendenza.
Violenti contrasti sono sorti anche tra l’Etiopia e la Somalia per il controllo della regione
dell’Ogadén. In Somalia, dopo la caduta del regime del presidente Siad Barre nel 1991, è scoppiata
una violenta guerra civile che ha provocato distruzioni e morti soprattutto nella capitale ed ha reso
drammatiche le condizioni di vita della popolazione, la cui sopravvivenza è garantita dagli aiuti
internazionali.
Nel 1993 l’ONU ha inviato truppe in Somalia, con lo scopo di portare aiuto alla popolazione civile
e porre fine al conflitto, ma alla fine dell’anno la situazione risultava ancora drammatica.
Ancora più violenti i conflitti scoppiati nel 1993-94 in Burundi e Ruanda tra le due comunità dei
Tutsi e degli Hutu, conflitti che hanno provocato centinaia di migliaia di morti e costretto all’esodo
migliaia di persone.
POPOLAZIONE E CITTÀ
La densità demografica dell’Africa Orientale è fortemente condizionata dalle piogge; infatti, le zone
più popolate sono quelle dove più abbondanti sono le precipitazioni, e cioè la parte più elevata
dell’altopiano etiopico, la regione posta attorno al Lago Vittoria e la costa del Kenya e della
Tanzania. Invece, le zone più spopolate sono quelle aride della Somalia e dell’Etiopia. Così i piccoli
Stati del Ruanda e del Burundi hanno una densità superiore ai 200 ab/km quadrato, mentre la
Somalia ha una densità di soli 8 ab/km quadrato.
Più del 70% della popolazione vive sparsa nei villaggi e in cittadine rurali; poche sono le grandi
città e solo Nairobi e Addis Abeba superano il milione di abitanti.
La maggior parte delle città dell’Africa Orientale si trovano sugli altopiani, dove le condizioni
climatiche sono più favorevoli: Asmara (320.000 ab), capitale dell’Eritrea, e Addis Abeba
(1.500.000 ab), capitale dell’Etiopia, sono situate sull’altopiano etiopico ad oltre 2.300 metri di
altitudine; anche Nairobi, la capitale del Kenya che accoglie oltre 1.400.000 abitanti, è posta
sull’altopiano orientale a 1.600 metri di altitudine. Sugli altopiani, che si estendono a sud-ovest del
Lago Vittoria, sorge Kigali (235.000 ab), la piccola capitale del Ruanda, e più a sud, sulle rive del
Lago Tanganica, Bujumbura (235.000 ah), capitale del Burundi e importante centro commerciale
per l’esportazione di cotone, caffè e pelli. Invece Dar es Salaam, (760.000 ab) capitale della
Tanzania è situata sulla costa di fronte all’isola di Zanzibar.
15
ECONOMIA E SOCIETÀ
Nei Paesi dell’Africa Orientale le attività economiche fondamentali sono l’agricoltura e
l’allevamento.
L’agricoltura, praticata in aree piuttosto limitate, presenta notevoli differenze tra le colture di
sussistenza e le piantagioni.
L’agricoltura di sussistenza, che impiega tecniche arretrate e si esercita sui terreni meno fertili, si
basa sulla coltivazione di mais, miglio e manioca.
Le piantagioni, invece, occupano le terre migliori e danno prodotti di esportazione abbastanza
remunerativi, primo fra tutti il caffé, originario dell’altopiano etiopico: l’Uganda e l’Etiopia sono tra
i primi dieci produttori di caffé al mondo. Altri prodotti della regione sono le banane, il tè, il sisal
(una fibra tessile) e i chiodi di garofano (85% della produzione mondiale nell’isola di Zanzibar).
L’altra importante fonte di reddito per i popoli dell’Africa Orientale è l’allevamento, che viene
praticato soprattutto nelle steppe semiaride del Corno d’Africa o nei pascoli degli altopiani, tra i
2.500 e i 3.500 metri di altitudine. Quasi dovunque esso ha carattere transumante e primitivo e non
permette quindi elevati guadagni; solo in Kenya la zootecnia presenta strutture moderne. Il
patrimonio zootecnico di questa regione è rilevante, tanto da equivalere a circa la metà di quello
europeo; tra tutti i Paesi primeggia l’Etiopia con 30 milioni di bovini e 41 di ovini e caprini.
L’Africa Orientale è una delle regioni più povere di minerali dell’intero continente e le deboli
attività industriali, svolte in gran parte da stabilimenti che lavorano i prodotti agricoli della regione,
forniscono non più del 10% della ricchezza nazionale dei singoli Paesi. L’unico Stato che presenta
una discreta struttura industriale è il Kenya, dove operano industrie finanziate da capitali stranieri.
A Mombasa, sulla costa del Kenya, e a Dar es Salaam, sulla costa della Tanzania, operano due
raffinerie, i cui prodotti finiti vengono poi inviati all’interno per mezzo di oleodotti.
Una delle principali attività economiche per alcuni Stati dell’Africa Orientale è rapresentata dal
turismo, in particolare in Kenya, dove costituisce una fonte di valuta pregiata. Qui infatti si trovano
alcuni dei più vasti e affascinanti parchi dell’Africa Nera. Solo in Kenya ci sono circa quaranta
riserve naturali e 17 grandiosi parchi come quelli di Tsavo (720 km di superficie). In Tanzania, poi,
un quarto del territorio nazionale è occupato da Parchi naturali, tra cui quello del Serengeti è il più
vasto. In vasti territori ricoperti dalla savana vivono protetti milioni di erbivori e carnivori africani
come i leoni e gli elefanti.
16
AFRICA MERIDIONALE
IL TERRITORIO
L’Africa Meridionale comprende la Repubblica Sudafricana, con i piccoli Stati interni del
Lesotho e dello Swaziland, la Botswana, la Namibia, l’Angola, lo Zambia, lo Zimbabwe, il
Malawi, il Mozambico e lo Stato di Madagascar costituito da un’unica grande isola separata dal
continente dall’ampio Canale di Mozambico. All’imbocco di questo canale si trova anche
l’arcipelago delle Comore, che costituiscono un piccolo Stato indipendente, mentre ad est del
Madagascar emergono le isole che formano il piccolo Stato di Maurizio.
Il territorio della regione meridionale è formato in gran parte da un tavolato, orlato a nord-ovest dai
Rilievi del Lunda, a nord-est dai Monti Muchinga e a sud dai Monti dei Draghi, che si elevano
oltre i 3.000 metri di altitudine. Il tavolato è orlato da una stretta cimosa costiera, che si al larga nel
Mozambico meridionale nell’ampia pianura della Baia di Sofala.
Al centro del tavolato si estende il deserto del Kalahari, la cui superficie si presenta leggermente
ondulata e coperta in parte da nude rocce e in parte da sabbie rosse. A ridosso della fascia costiera
occidentale si estende il Deserto Namib, formato da bassopiani leggermente inclinati, alle cui spalle
si sviluppano una serie di colline e vallate.
Questa regione è percorsa da tre grandi fiumi di cui due, lo Zambesi e il Limpopo, sfociano
nell’Oceano Indiano.
Lo Zambesi attraversa l’Angola e lo Zambia, dove forma le imponenti Cascate Vittoria, quindi
scorre attraverso una profonda valle, per giungere poi in un tratto di strette gole, oggi sbarrate con
alcune dighe che hanno formato importanti laghi artificiali, come il Lago kariba.
Il Limpopo, invece, scorre lungo i confini settentrionali della Repubblica Sudafricana e, entrato nel
territorio del Mozambico, sfocia con un profondo estuario a sud del Canale di Mozambico.
Nell’oceano Atlantico ha invece la sua foce, l’Orange: questo fiume nasce sulle pendici dei Monti
dei Draghi e, dopo aver attraversato tutto il territorio sudafricano, entra nella Namibia meridionale e
getta le sue acque a sud del Deserto Namib. Altri fiumi minori si disperdono in bacini chiusi, dando
vita a laghi temporanei o paludi: è il caso, ad esempio, del fiume Okavango, che si disperde in
un’ampia palude nei territori settentrionali del Botswana. A nord della regione, lungo i confini dello
Zambia, del Malawi e del Mozambico, si trova il grande Lago Malawi.
CLIMA
La regione meridionale del continente africano presenta una grande varietà di climi e di ambienti
naturali, dovuta sia alla latitudine che all’influenza dei monsoni dell’Oceano Indiano.
17
Sulla fascia settentrionale e nella costa orientale il clima è tropicale, domina la savana; anche la
parte occidentale del Madagascar presenta un clima di questo tipo, mentre la costa orientale risulta
più piovosa, perché riceve l’influsso dei monsoni ed è coperta dalla foresta pluviale.
Al centro della regione il clima è tropicale arido, con il predominio della steppa; l’aridità diventa
massima nel deserto del Kalahari e nel deserto costiero del Namib. Queste due zone aride sono
originate da numerosi fattori: la persistenza lungo il tropico di alte pressioni costanti, l’influsso
della corrente fredda del Benguela che ostacola la formazione di nubi lungo la costa atlantica
meridionale e, infine, la presenza delle montagne sud-orientali che ostacolano i venti umidi
provenienti dall’oceano Indiano.
Sulla costa meridionale della regione predomina un clima temperato, che ha favorito lo sviluppo
di vegetazione di tipo mediterraneo.
TRENT ’ANNI DI APARTHEID IN SUDAFRICA
Il processo di decolonizzazione degli Stati dell’Africa Meridionale, tutti soggetti fino alla metà del
secolo alle potenze europee, è stato lungo e difficile, tanto che, ad esempio, l’Angola e il
Mozambico hanno ottenuto l’indipendenza dal Portogallo solo nel 1974; l’ultimo Stato
indipendente della regione è la Namibia, che fino al 1990 era sotto il dominio della Repubblica
Sudafricana.
Un discorso a parte merita la Repubblica Sudafricana distaccatasi dal Commonwealth inglese nel
1961. Qui il potere per tanti anni è stato in mano alla minoranza bianca ed è stato caratterizzato
dalla rigida segregazione razziale (apartheid), cioè dalla esclusione della maggioranza nera dai
diritti politici e civili. Ma la lotta condotta dai neri per il riconoscimento dei propri diritti e il
boicottaggio operato dalla comunità internazionale nei confronti di questo Stato razzista, agli inizi
degli anni Novanta hanno convinto le autorità bianche ad abolire l’apartheid. Così, è stato avviato
nel Paese un processo di democratizzazione. Nel 1994 sono state indette libere e democratiche
elezioni, che hanno dato la maggioranza dei voti ai partiti dei neri e hanno permesso l’elezione a
presidente dell’unione di Nelson Mandela, un dirigente africano a lungo incarcerato dai bianchi.
La nascita di un nuovo Sudafrica nel quale bianchi e neri possano vivere pacificamente insieme è
resa difficile, però, sia dalla opposizione di una minoranza di bianchi che non vuole cedere il potere
ai neri, sia dalle lotte tra le diverse etnie e i diversi partiti neri.
18
POPOLAZIONE E CITTÀ
L’Africa Meridionale è una regione multirazziale. La popolazione nera è suddivisa in tre gruppi
etnici principali. Innanzitutto i Bantù, presenti in tutti gli Stati della regione e suddivisi nei tre
gruppi degli Xhosa, degli Zulu e dei Tswana.
Il secondo gruppo etnico è quello dei Boscimani, oggi costretti a vivere nelle zone più aride del
Sudafrica, del Botswana e della Namibia.
Il terzo gruppo è rappresentato dagli Ottentotti, oramai ridotti ad una minoranza che vive nelle
zone più inospitali.
La popolazione bianca di discendenza europea, presente soprattutto in Sudafrica, dove costituisce il
20% circa della popolazione, è suddivisa a sua volta tra Inglesi e Afrikaaners, i discendenti degli
antichi Boeri, gli Olandesi che giunsero per primi nella regione nel secolo XVII.
Nel Sudafrica è presente anche una consistente minoranza di meticci, chiamati coloureds, e
quasi un milione di Asiatici, per lo più Indiani, mentre nel Madagascar vivono i Malgasci, di antica
origine araba e indonesiana.
Gli Stati dell’Africa Meridionale, a eccezione della Repubblica Sudafricana, sono scarsamente
popolati e presentano una bassa densità demografica, inferiore ai 50 ab/km quadrato; in Namibia e
in Botswana, due Stati occupati in gran parte dal deserto, la densità demografica è addirittura di 2
ab/km quadrato.
Lo Stato più popoloso della regione è la Repubblica Sudafricana che, con le sue quattro province
(Capo, Transvaal, Orange e Natal) supera i 35 milioni di abitanti. Questo Stato presenta anche una
forte urbanizzazione, tanto che il 60% della sua popolazione vive nelle città: Freloria, capitale
amministrativa e sede del governo, raggiunge gli 820.000 abitanti; Città del Capo, capitale
legislativa della repubblica, accoglie 780.000 abitanti che con i sobborghi diventano quasi 2 milioni.
Johannesburg è la città più popolosa con 1.600.000 abitanti.
L’inurbamento, avvenuto negli ultimi decenni, ha interessato in modo particolare i bianchi, cosicché
oggi la quasi totalità degli Europei, degli Asiatici e dei coloured (i meticci) vive nei centri abitati,
mentre molti Bantù abitano nei villaggi sparsi nelle campagne.
Negli altri Stati dell’Africa Meridionale la popolazione ha una densità bassa e vive in gran parte
nelle campagne.
Le poche città importanti sorgono sulle coste o lungo le principali linee ferroviarie.
19
ECONOMIA E SOCIETÀ
Un settore economico molto importante per le popolazioni dell’Africa Meridionale è l’agricoltura
che, come nelle altre regioni africane, presenta due volti: quello tradizionale e quello commerciale
delle piantagioni.
Nello Zimbabwe e in Sudafrica, i due Paesi nei quali l’agricoltura è più sviluppata, i bianchi
possiedono moderne aziende di vaste dimensioni dove si coltivano mais, tabacco, tè e canna da
zucchero, che danno alti redditi anche per l’impiego di manodopera di colore che offre il proprio
lavoro a bassissimo costo.
Anche l’allevamento è un settore molto importante nell’economia di questi due Paesi, dove i pascoli
occupano circa i due terzi del territorio. Il patrimonio zootecnico è costituito per lo più da bovini, di
razze selezionate e specializzate nella produzione di latte e carne, e da ovini che danno ottime lane.
Negli altri Stati della regione l’agricoltura, praticata con tecniche arcaiche, è assai povera e produce
quasi esclusivamente per l’alimentazione della popolazione locale (miglio, sorgo, mais, manioca e
riso). L’allevamento è di tipo primitivo e di scarsa consistenza, mentre le ricchezze forestali sono
sfruttate con successo.
Nell’Africa Meridionale, dallo Zambia al Sudafrica, si estende la regione mineraria più ricca di tutto
il continente. I due minerali più importanti sono il rame e l’oro, di cui è ricchissimo il Sudafrica:
nel 1990 questo Paese ha estratto il 35% di tutto l’oro estratto nel mondo. Il Paese sudafricano,
insieme al Botswana, è anche un grande produttore di diamanti; tra gli altri minerali si estraggono
l’uranio, il cromo, l’amianto e in grande abbondanza il carbone, usato come principale fonte
energetica. Anche l’Angola è ricca di minerali, soprattutto diamanti, petrolio e ferro.
Questa particolare ricchezza del sottosuolo ha dato vita ad industrie estrattive, i cui prodotti sono
destinati soprattutto all’esportazione. Per il resto, la regione presenta una debole struttura
industriale, fatta eccezione per il Sudafrica.
In Sudafrica le industrie manifatturiere hanno raggiunto livelli di sviluppo paragonabili a quelli dei
Paesi europei. Attualmente questo Stato risulta il più industrializzato del continente africano: si
sono sviluppate, in modo particolare, la siderurgia e la metallurgia, strettamente legate alle attività
estrattive, mentre l’industria meccanica, in gran parte finanziata da capitali stranieri, è molto attiva
nel settore automobilistico, aeronautico e navale, quella chimica nella produzione della gomma e
nella raffinazione del petrolio.
Le attività industriali e minerarie del Sudafrica si avvalgono anche della più efficiente rete di strade
e ferrovie di tutto il continente.
In Sudafrica è particolarmente sviluppato anche il turismo, che può contare sulle bellezze naturali di
parchi come il grande Kruger National Park e sul clima mite della regione costiera.
20
Lettura da proporre in classe
L’oro strappato agli inferi
Metà della produzione annuale di oro nel mondo proviene da 41 grandi miniere allineate lungo una
fascia di 5.000 km del Witwaterstand o Rand, in Sudafrica. Il favoloso orizzonte mineralizzato è
stato inseguito sino a una profondità di 3.200 metri e ancora non se ne è raggiunta la fine. Parte del
mezzo milione di operai del Rand lavora negli impianti di trattamento in superficie, ma in maggior
numero faticano nelle gallerie che, scavate entro le rocce, si estendono per molte migliaia di
chilometri.
Il mondo sotterraneo dei minatori è buio, caldo, umido e pieno di insidie. Quando i pozzi scendono
in profondità la temperatura aumenta costantemente per il calore che sale attraverso le rocce dalle
viscere della Terra. A 1.600 m di profondità la temperatura può superare i 38 °C e a 3.200 m può
salire a più di 51 °C.
Le miniere sono anche molto rumorose. Oltre al fracasso delle perforatrici, delle pale, dei vagoncini
di trasporto e dell’impianto di estrazione, anche le rocce emettono continui cigolii, essendo
sottoposte a continue ed enormi pressioni. I minatori del Rand abbattono e portano in superficie
ogni giorno una quantità di minerale di volume pari all’Empire State Building; questo frutterà oro
per circa 22 milioni di dollari. Gli uomini che estraggono questa ricchezza dalla terra vedono però
raramente lo scintillio dell’oro: il suo tenore è infatti così basso che le particelle più grandi devono
essere almeno ingrandite due volte per essere visibili.
Verifica sommativa
1.
Completa le seguenti frasi:

La religione più diffusa nell’Africa settentrionale è quella……………… .

Gli stati dell’Africa settentrionale erano colonie di………………………. .

In generale gli Stati dell’Africa settentrionale hanno una densità
demografica……………… ; le zone più densamente abitate sono…………….. .

La maggiore metropoli della regione è …………………., capitale ……………… .

Le zone coltivate si concentrano …………………….., dove si produce
………………… .

Nelle zone steppose ai margini del deserto si pratica ……………………. .
21

Nell’Africa settentrionale si trovano importanti zone turistiche come
…………………….. .
2.
3.
Trova almeno un fattore che spieghi i seguenti aspetti dell’Africa settentrionale.

Scarsa diffusione del suolo coltivato ……………………..

Frequenti carestie nel Sahel …………………

Diffusione della lingua francese ………………………

Emigrazione in Europa …………………………….
Completa la seguente tabella relativa alle due regioni dell’Africa Centrale.
Aspetti
Regione guineense
Regione equatoriale
Rilievo
……………..
……………………
Idrografia
………………
……………………
Clima e vegetazione ………………
…………………….
……………….
……………………..
popolazione
Densità demografica ………………..
………………………………… ………………………………………
Stati
4.
5.
6.
……………………
Spiega quali sono le cause dei seguenti aspetti della regione Centrale:

Debole popolamento: ……………………………..

Sviluppo delle piantagioni tropicali: …………………….

Conflitti scoppiati nel dopoguerra: ……………………..
Scrivi a che cosa si riferisce ciascun nome:

Corno d’Africa: …………………….

Acrocoro etiopico: ………………….

Rift Valley: ………………………….

Tutsi: …………………………………
Completa le seguenti frasi:

Le montagne e i laghi dell’Africa Orientale si trovano lungo la Rift Valley perché
………………….

In Somalia si estendono vaste zone aride perché …………………….
22
7.
8.

La guerra civile del Ruanda è scoppiata perché …………………….

La densità demografica dell’Africa Orientale è molto varia perché ……………..
Completa le seguenti frasi:

Il rilievo dell’Africa Meridionale è formato in gran parte da ……………..

Il fiume Okawango ha un bacino endoreico, cioè …………………………

La regione ha una grande varietà di climi, infatti ………………………….

Il deserto costiero del Nabim è formato da …………………………

Gli Stati con la densità demografica più bassa sono ……………………

Il Sudafrica ha un’agricoltura di tipo ………………………………

Per quanto riguarda i minerali, l’Africa Meridionale ………………….
Utilizzando la carta economica e le informazioni del testo completa la seguente tabella
relativa alla Repubblica Sudafricana.
Popolazione
Gruppi etnici
Città principali
Risorse minerarie
Industrie
………………………………………………………………………...
23