LA FAMIGLIA E IL DIRITTO NELLA STORIA A cura dei professori R. Bastianello (IIS “Da Vinci” - Arzignano) – P.G. Giaccari (ITIS “Galilei”) – O.Peretti e M.R. Nuzzi (IIS “Ceccato” – Montecchio Maggiore) VIAGGIO NELLA STORIA E NELLE ISTITUZIONI DALL’ INIZIO DELLA CIVILTA’ ALLA ROMA REPUBBLICANA - MATERIALE SEMPLIFICATO PER LE DISCIPLINE DI STORIA E DIRITTO DEL PRIMO ANNO DELLA SCUOLA SUPERIORE SECONDARIA- 1 1. LA MESOPOTAMIA Il nome Mesopotamia significa “terra tra due fiumi”, perché questa regione stava tra il fiume Tigri ed il fiume Eufrate. Le città-Stato Nel III millennio a.C. in Mesopotamia La Mesopotamia c’erano tante città-stato, che erano formate da un centro urbano principale e da villaggi sparsi nel territorio. Queste città-stato erano spesso in lotta tra loro. Organizzazione sociale Fulcro politico ed economico delle città era il Tempio. Un re garantiva l’ordine civile e militare e la stabilità del paese, mentre i sacerdoti del Tempio avevano il potere religioso. Un tempio babilonese Il primo impero babilonese Hammurabi, nella prima metà del XVIII sec. a C. forma un grande impero, ampliando i confini e fissando la capitale a Babilonia. Il nome di questo re è legato a un Codice, che è il primo Il codice di Hammurabi insieme di leggi scritte a noi pervenuto. 2 Scegli se queste frasi sono Vere o False. Il fiume Tigri bagnava la Mesopotamia. V F Gli abitanti della Mesopotamia nel III millennio formavano un unico Stato. V F Il Codice di Hammurabi contiene un insieme di simboli usati per comunicare in segreto. V F Completa il seguente brano con le parole sotto elencate: sposo, contratto, velo, 10 anni, consegna. - Il padre aveva grande autorità nella famiglia come capo famiglia infatti poteva castigare severamente, diseredare o cacciare di casa i membri della famiglia. Mediante …………………….. avveniva il matrimonio e lo sposo pagava ai genitori della sposa il prezzo stabilito come garanzia in caso di rottura del fidanzamento. Si fidanzavano da bambini infatti l’età di ….……………..era considerata adeguata per una promessa di matrimonio la cerimonia nunziale avveniva nella casa dello…………………….. La celebrazione del matrimonio consisteva nella……………………. della sposa al marito che le copriva la testa con un ……………….. da cui non doveva separarsi mai. Il diritto di famiglia dei Babilonesi Il matrimonio Cellula fondamentale della società babilonese era la famiglia patriarcale. All’interno della famiglia, il padre aveva autorità suprema, anche se non illimitata. L’ampia potestà paterna nei confronti dei membri della famiglia non includeva il diritto di vita e di morte; il capofamiglia poteva però infliggere severi castighi, diseredarli, cacciarli di casa e, in caso di debiti, consegnarli come pegno ai creditori. Il matrimonio avveniva mediante contratto : l’uomo pagava ai genitori della donna un prezzo di acquisto che restava a garanzia in caso di rottura del fidanzamento. 3 La moglie ripudiata per sterilità aveva diritto alla restituzione della dote; quella ripudiata per malattia aveva diritto ad essere mantenuta dall’ex marito per tutta la vita, anche se il marito era passato a nuove nozze. Il matrimonio, atto costitutivo della famiglia era di fatto un legame giuridico, un contratto stipulato tra due famiglie allo scopo di unire gli interessi reciproci. Di solito le famiglie si accordavano quando i futuri sposi erano ancora bambini. Infatti, l’età di 10 anni era ritenuta adeguata per concordare le promesse di matrimonio. La cerimonia nuziale si svolgeva nella casa dello sposo. La sposa era ornata con gioielli e cosparsa di unguenti odorosi sul capo e su tutto il corpo. La celebrazione del matrimonio consisteva nella consegna della sposa al marito, che le copriva la testa con un velo da cui la donna non doveva più separarsi. Alla presenza di testimoni, si pronunciava la formula: “ Sii mia moglie e io sarò tuo marito”. La famiglia dello sposo rendeva omaggio alla sposa offrendole doni e fornendo cibi e bevande al banchetto di nozze. La successione La successione ereditaria avveniva solo in linea maschile. L’eredità era divisa tra tutti i figli, sia naturali sia adottati, nati dalle diverse mogli. Anche se c’era una rigorosa distinzione tra figli legittimi e illegittimi, il padre poteva riconoscere un figlio illegittimo avuto da una schiava, prima di morire. In seguito a tale dichiarazione questo figlio divideva con quelli legittimi l’eredità paterna. Le femmine erano escluse dall’eredità, ad eccezione del caso in cui mancassero figli maschi. 4 La filiazione Appena generava figli maschi, la donna babilonese godeva automaticamente di maggiori diritti: non poteva essere né ripudiata né costretta ad accettare mogli secondarie o concubine del marito, in quanto lei stessa aveva provveduto a garantire all’uomo la discendenza. Le figlie femmine non erano malviste, in quanto assicuravano considerevoli vantaggi economici da trarre all’atto della stipulazione del contratto di matrimonio. Fine principale del matrimonio era quindi la procreazione. Durante la gravidanza, la donna era oggetto di accurata vigilanza, non solo per prevenire malattie, ma anche per proteggerla dagli spiriti maligni che avrebbero potuto divorare il feto. La condizione sociale della partoriente influiva molto sulle cure che le venivano riservate: le schiave e povere affrontavano il parto da sole, mentre le donne ricche potevano contare sull’aiuto di esperte levatrici. Durante l’allattamento che durava fino ai tre anni d’età, il bambino, sia maschio che femmina era affidato alla madre. Al termine il bambino maschio passava sotto la tutela del padre fino ai dieci anni d’età, mentre la madre continuava a seguire l’educazione delle figlie femmine. Il divorzio Il divorzio era consentito quando ricorrevano fondati motivi. Sia l’uomo, sia la donna poteva divorziare. Qualora fosse l’uomo a presentare richiesta di divorzio, giustificata da sterilità o malattia della moglie, la legge lo autorizzava a prendere una nuova moglie (poligamia) o a ripudiare la prima. Quando la richiesta di divorzio partiva dalla donna e non era in grado di motivarla con adeguate ragioni, la legge prevedeva che fosse legata e gettata nel fiume. Se invece aveva valide motivazioni, come l’abbandono del tetto coniugale ( con conseguente mancanza dei mezzi di sussistenza) o della morte presunta del coniuge, la legge stabiliva che poteva riottenere la dote e tutti i doni ricevuti nel matrimonio. 5 In caso di vedovanza, la legge consentiva alla donna di passare a nuove nozze a condizione che venissero tutelati gli interessi dei figli nati dal precedente matrimonio. Completa il seguente brano con le parole sotto elencate: sposo, contratto, velo, 10 anni, consegna. - Il padre aveva grande autorità nella famiglia come capo famiglia infatti poteva castigare severamente, diseredare o cacciare di casa i membri della famiglia. Mediante …………………….. avveniva il matrimonio e lo sposo pagava ai genitori della sposa il prezzo stabilito come garanzia in caso di rottura del fidanzamento. Si fidanzavano da bambini infatti l’età di ….……………..era considerata adeguata per una promessa di matrimonio la cerimonia nunziale avveniva nella casa dello…………………….. La celebrazione del matrimonio consisteva nella……………………. della sposa al marito che le copriva la testa con un ……………….. da cui non doveva separarsi mai. 2. LA CIVILTÀ DEL NILO Egitto: “dono del Nilo” Gli Egizi erano convinti che la propria terra era un “dono del Nilo”: era la “terra nera” chiamata Kenet per il caratteristico colore del fango, che, depositato sui campi dopo ogni inondazione del fiume, lo rendeva fertile. Intorno al 3000 a. C. inizia l’ Antico Regno Piramidi egiziane 6 formato dall’unione dell’ Alto Egitto (a Sud) con capitale Tebe e del Basso Egitto con capitale Menfi. Appartengono a questa fase storica i faraoni Cheope, Chefrem e Micerino, che si fecero seppellire nelle piramidi più grandi giunte fino a noi. L’organizzazione sociale L’organizzazione sociale dell’ Egitto era molto rigida. Il territorio era diviso in distretti (“nomi”) a capo dei quali vi erano dei governatori. L’organizzazione sociale aveva una struttura verticale a piramide: al vertice c’era il faraone, seguivano gli scribi, che sapevano scrivere e fare i conti: erano cioè amministratori e Scriba egiziano funzionari. Funzionario: persona che ha compiti importanti nell’amministrazione dello Stato. Artigiano: lavoratore che produce oggetti con le proprie mani (ad esmpio: il sarto, il vasaio, il muratore ….). Poi c’erano i sacerdoti e i guerrieri. Seguivano gli artigiani, i mercanti e i contadini, che pagavano le tasse e vivevano in povertà. L’ultimo gradino della piramide sociale era occupato dai servi. Non si può parlare di schiavi, perché non c’era schiavitù come, invece, è avvenuto presso i Greci e i Romani. Completa le frasi: -Gli Egizi chiamavano la loro terra ________________ _____ -Le piramidi sono ___________________________________ -La più grande autorità era ___________________________ -Gli scribi avevano l’incarico di ________________________ - Tebe e Menfi erano _______________________________ 7 Il diritto di famiglia nell’ Antico Egitto Non esiste legislazione, ma solo procedura. Il matrimonio I due sposi appartenevano allo stesso ceto sociale e, talvolta, erano anche consanguinei. Il matrimonio era combinato dai genitori e di solito la donna si sposava molto giovane con un uomo più anziano. Il rito nuziale era una festa cui partecipavano la famiglia dello sposo e della sposa e si concludeva con il trasferimento della sposa a casa del marito. La moglie condivideva con il marito la vita sociale e disponeva di un patrimonio che portava in dote, ma che in caso di vedovanza, riotteneva. Per legge il marito era tenuto a mantenere la propria moglie. Il divorzio Le principali cause di divorzio erano l’adulterio e la sterilità. Se il marito voleva separarsi senza che la moglie avesse colpe, la legge prevedeva che provvedesse a passarle gli alimenti. L’infedeltà del marito era più tollerata ed era possibile che egli prendesse una seconda moglie. Al contrario, l’infedeltà della donna era punita con frustate e subiva l’amputazione di un orecchio o del naso. La filiazione Entrambi i coniugi si occupavano dell’educazione dei figli. Una volta adulti i figli maschi non erano tenuti a mantenere i genitori, mentre era un obbligo per le figlie. 8 I genitori, che avessero ucciso il proprio figlio, erano obbligati a tenere il cadavere tra le braccia per tre giorni e tre notti. Scegli se queste frasi sono vere o false: - Presso gli egiziani gli sposi erano dello stesso ceto sociale. V F - La donna sposata partecipava alla vita sociale con il marito disponendo di un patrimonio dato dal padre in dote. V F - L’infedeltà del marito e l’infedeltà della donna erano tollerate . V F - Le figlie femmine dovevano mantenere i genitori anziani V F 3. GRECIA Nell’ VIII sec. a. C. nascono le città greche. Le città-stato La polis (città-stato) si organizzò attorno a due nuclei principali: il tempio della divinità protettrice, costruito sull’ acropoli (la parte più alta della città); e l’ agorà (la piazza in cui si svolgeva la vita civile: mercato, tribunale, luogo di riunione per La polis le assemblee). Le colonie Tra l’ VIII e il VII sec. A. C. le polis non riuscivano a sostenere la crescita della popolazione. Allora si Terra fertile: terra che produce molti frutti 9 spinsero oltremare a cercare terre più fertili e colonizzare le coste del Mar Nero e dell’ Italia Meridionale (= la cosiddetta Magna Grecia), della Sicilia, della Francia e della Spagna. Atene Ci furono grandi traformazioni economiche e sociali in questo periodo e Atene divenne la polis più importante della Grecia orientale, grazie anche all’opera del legislatore Solone. Ma Clistene, con una riforma, gettò le basi della democrazia ateniese: consentì all’intero popolo di Donna greca partecipare all’ amministrazione dello Stato. Rimanevano escluse fasce consistenti di ateniesi: le donne i metèci (= stranieri) la massa degli schiavi. Sparta Centro politico della Grecia occidentale divenne Sparta. Il modello spartano era opposto a quello ateniese. La città era organizzata in permanenza per la guerra. Due re erano a capo della città ed erano affiancati da una aristocrazia di proprietari Aristocrazia: forma di governo nella quale il potere è affidato a una minoranza di persone: i nobili. La parola aristocrazia viene dal greco e significa : governo dei migliori, dei nobili. terrieri: gli spartiati (= uguali), i soli che potevano dedicarsi all’ arte militare e godere dei diritti civili. La fascia intermedia era costituita dai perieci (contadini e artigiani), che non avevano diritti politici. Guerrieri spartani 10 Al gradino più basso della piramide sociale si trovavano gli iloti, che dovevano coltivare le terre appartenenti agli spartiati. Essi erano privi di qualsiasi diritto. Scegli se queste frasi sono Vere o False. - Ad Atene, con la riforma di Clistene, i meno ricchi non potevano governare. V F - Ad Atene gli schiavi avevano gli stessi diritti degli uomini liberi. V F - Atene diventò una democrazia. V F - Atene è nella Grecia dell’Est. V F Collega -Re -capi della città -Spartiati -contadini e artigiani -iloti -nobili e guerrieri Spiega la differenza tra democrazia e aristocrazia. _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ Il diritto di famiglia in Grecia Il matrimonio I Greci consideravano il matrimonio un dovere che ciascuno doveva assolvere verso gli dei, lo Stato e la propria stirpe. 11 Scopo principale era la procreazione di figli legittimi, meglio se maschi. I Greci non praticavano la poligamia, che non era consentita né dagli usi né dalle leggi. Normalmente la sposa era una cugina di primo o secondo grado, una nipote o una sorellastra appartenente comunque alla famiglia dello sposo. Nella scelta del marito la decisione spettava al padre della futura sposa o, in mancanza del genitore, al parente maschio più prossimo. Per quanto riguarda l’età non esistevano regole precise. In genere, l’uomo si sposava verso i trent’anni con una ragazza di almeno sedici anni. Considerata la notevole differenza d’età che di solito intercorreva tra i coniugi, una giovane vedova poteva sposarsi più volte ed assicurare così una notevole discendenza. La vita media dell’uomo era di quarantacinque anni, mentre per la donna di trentasei. La donna quindi aveva una vita più breve. I motivi della precoce mortalità femminile, sono da ricondurre alla giovane età in cui contraeva matrimonio e al numero elevato di gravidanze che aveva nel corso della propria vita. Il divorzio Il divorzio si otteneva facilmente e si realizzava attraverso semplici procedure. Poteva essere richiesto da entrambi i coniugi; quando si verificava su iniziativa del marito, questi doveva solo allontanare la moglie dalla casa coniugale; nel caso che il divorzio fosse richiesto dalla moglie, occorreva la mediazione del padre o di altro maschio per sottoporre il caso all’attenzione dell’arconte. La filiazione Venivano concepiti molti figli, ma pochi sopravvivevano. I decessi per parto, sia del nascituro che della madre, erano molti numerosi; le offerte di ringraziamento a Ilitia, la dea del parto, dimostrano quanto le donne fossero consapevoli del rischio che affrontavano nel momento di mettere al mondo un 12 bambino. La continuazione della stirpe era però importantissima per i Greci, tanto che se un uomo non aveva figli maschi, poteva ricorrere all’adozione di un bambino che avrebbe poi sposato la figlia femmina per garantire la propria discendenza. L’adozione riguardava solo i maschi in quanto, ai fini successori, era necessario avere un solo erede maschio. Quando nasceva un bambino, si usava appendere alla porta di casa una ghirlanda di olivo; se nasceva una bambina si appendeva un fiocco di lana. Il settimo giorno dalla nascita si svolgeva una cerimonia, durante la quale il bambino veniva portato in giro, intorno al focolare domestico; il rituale stava a significare l’accoglienza del nuovo nato nella famiglia. Nel corso della cerimonia avveniva il riconoscimento del figlio da parte del padre che poteva rifiutarlo e condannarlo all’esposizione. Al decimo giorno dalla nascita, celebrato con un sacrificio e un banchetto, s’imponeva il nome al bambino. La struttura del nome personale greco era di un solo elemento per l’uomo, per la donna, per il libero e per il servo ed aveva sempre un riferimento agli dei, alla musica, alla natura, alla poesia. Esistevano due modi per evitare una famiglia numerosa: l’aborto e l’esposizione, che erano mezzi di uso comune e legittimi. L’esposizione dei neonati (specialmente femmine) era molto frequente e non solo per motivi di povertà. Di solito, i bambini venivano esposti in vasi di terracotta sui quali si apponevano amuleti o giocattoli come segno di riconoscimento. Il vaso contenente il bambino veniva collocato in prossimità dei templi o altri luoghi molto frequentati, dove aumentavano le possibilità che il neonato trovasse qualcuno che, per pietà o interesse, lo allevasse. Solo gli spartani considerarono i figli come un bene comune della polìs, non esistendo il concetto di famiglia. La donna ad Atene e Sparta I Greci consideravano la donna un essere dominato esclusivamente dalla natura e, quindi, privo di ragione. Il matrimonio e la maternità rappresentavano il destino di 13 ogni donna. Nonostante ciò, la condizione femminile, sia giuridica che sociale, era diversa da polìs a polìs, da regione a regione. La donna ateniese era esclusa dalla vita pubblica, non aveva la possibilità di partecipare ad assemblee e non poteva ricoprire nessuna carica politica. Trascorreva la vita in casa e usciva raramente, solo per partecipare a cerimonie religiose, matrimoni e funerali. La condizione della donna spartana era ben diversa, conseguenza dell’organizzazione sociale che esisteva a Sparta. I bambini spartani, infatti, all’età di sette anni venivano allontanati dalla madre e avviati alla severa vita militare. Di conseguenza le donne spartane avevano maggiore libertà e potevano dedicarsi ad altre attività, come la danza e l’esercizio fisico. Quest’ultimo aveva una finalità ben precisa: formare un corpo in grado di generare uomini sani e forti, adatti per diventare bravi soldati. A Sparta, una donna poteva essere la moglie di più fratelli ed essere ceduta ad amici perché nascessero figli perfetti. Sotto il profilo giuridico, le donne spartane potevano ricevere eredità e possedere un patrimonio proprio. La condizione della donna era equiparata a quella dell’uomo solo nella religione. Infatti le donne potevano esercitare il sacerdozio per servire la divinità e garantire i favori degli dei all’intera comunità. Le donne che aspiravano al sacerdozio potevano essere donne sposate e madri di famiglia. Scegli se queste frasi sono Vere o False. - I greci erano poligami V F - La moglie greca poteva chiedere il divorzio. V F - I greci adottavano solo figli maschi. V F - Un padre poteva non riconoscere un figlio. V F Completa il seguente brano con le parole sotto elencate: funerali, matrimoni, libertà, vita politica, danza, sacerdozio, attività fisica, cerimonie religiose. I Greci ritenevano che la donna non avesse la ragione. La donna 14 ateniese non poteva partecipare alla …………………………. e non aveva la possibilità essere eletta come rappresentante politica. Non usciva quasi mai da casa solo per andare a ............................,……………….. e ……………………….La donna spartana aveva maggiore ………………….. e poteva fare attività come……………. e…………………….. . Le donne potevano esercitare il ……………… . 4.GLI ETRUSCHI Tra i primi abitanti dell’ Italia c’erano gli Etruschi, che abitavano nella parte centrale della penisola italica. Forse venivano dall’ Oriente. Avevano una organizzazione politica basata su città indipendenti (città-Stato come in Grecia), governate da un re e, più tardi, da un gruppo di aristocratici. Erano Gli Etruschi in Italia centrale agricoltori e lavoravano i metalli (specialmente il ferro, che prendevano dalle miniere dell’ isola d’Elba e dalle colline toscane): ciò permise lo sviluppo dell’ artigianato e il commercio. Avevano paura della morte e costruivano necropoli, formate da centinaia di tombe allineate che somigliavano a vere case, Sepolcro di marito e moglie Necropoli: grande cimitero. Questa parola viene dal greco e significa: città dei morti. con pareti dipinte e oggetti della vita quotidiana, di armi per gli uomini e di gioielli per le donne. 15 Alcuni degli ultimi re di Roma erano etruschi. Scegli se queste frasi sono Vere o False. - Gli Etruschi crearono un grande Stato V F - Le città erano governate da una assemblea V F - Gli Etruschi conoscevano l’ arte di lavorare i metalli V F - Gli Etruschi provenivano dall’ Africa V F - Abitavano in Italia Meridionale V F - Confinavano con i Romani V F - Le necropoli erano palazzi per i nobili V F La donna etrusca Per gli Etruschi, la donna poteva parlare liberamente dei propri interessi e fare liberamente delle scelte. Spesso partecipava ai banchetti, assisteva a spettacoli sportivi, a danze e ai concerti. Quando una donna etrusca sposava un uomo romano, il marito non accettava la libertà della moglie, perché la donna Donna etrusca romana doveva occuparsi solo dei lavori domestici e dell’ educazione dei figli. Come era considerata la donna etrusca? _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ Quali differenze trovi tra le donne greche e le donne etrusche? _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ 16 5. ROMA La storia di Roma può essere divisa in tre epoche: 1. età arcaica (753 – 509 a. C.), durante la quale Roma era una monarchia; 2. età repubblicana (509 – 31 a.c.) 3. età imperiale (31 a.C. – 476 d. C.) quando cadde l’ Impero Romano Roma fu fondata sul fiume Tevere Roma arcaica (753 – 509 a. C.) Le prime comunità politiche dei Romani erano formate da un insieme di famiglie (in latino ognuna di queste comunità era detta gens, cioè popolo, stirpe). I membri di una gens avevano in comune un antenato dal quale avevano ricevuto il nome (gens Giulia, Flavia, Cornelia…). Il capo di ogni famiglia si chiamava “pater familias” (= padre di famiglia) ed esercitava su di essa un’autorità assoluta: la patria potestà. L’ assemblea dei capi-famiglia formava il senato La famiglia romana che si occupava del governo di Roma e eleggeva i re. Il re era capo dell’ esercito, amministrava la giustizia, faceva sacrifici agli dei, presiedeva il senato e restava in carica fino alla morte. La società era divisa in due categorie sociali: 17 i patrizi, cioè coloro che appartenevano per nascita all’ordine dei senatori (dal latino patres, cioè padri; al plurale patres significa senatori): erano cioè i discendenti dei fondatori di Roma. i plebei, cioè la seconda categoria sociale (dal latino plebs, che significa popolo, moltitudine) cioè tutti i cittadini liberi, che però non avevano diritti politici e non potevano prendere parte ai culti dei patrizi né frequentare i templi. Tra i plebei si distinguevano i clienti, che, in cambio di qualche moneta o di protezione, si impegnavano a servire il capo-famiglia, che diventava il loro patrono, cioè protettore. L’ultimo gradino era occupato dagli schiavi, che venivano comprati e venduti come qualsiasi altra merce. A volte, però, i loro padroni li liberavano ed essi diventavano liberti e, più tardi, clienti dell’ antico padrone. Collega. -Gens -Eletto dal senato, capo dell’esercito, sommo sacerdote. -Patrizi -Insieme di famiglie con un antenato comune. -Plebei -persone che chiedono protezione a un protettore. -Clienti -nobili, discendenti dei fondatori di Roma. -Liberti -schiavi liberati. -cittadini liberi, ma senza diritti politici. Chi è il pater familias? _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ Cosa è il senato? _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ 18 ETÀ REPUBBLICANA (509 – 31 a.C.) Dopo aver cacciato i re, si proclamò la Repubblica: una repubblica aristocratica dove dominavano i patrizi. Il governo era affidato ad una serie di magistrati: Magistrato = carica politica di durata temporanea. I magistrati erano coloro che amministravano la giustizia (dalla parola latina magister, che significa guida). due consoli, per evitare che uno dei due dominasse; i pretori; i questori; i censori; gli edili; i tribuni della plebe. I due consoli Ci fu una aspra battaglia tra i Diritto di veto = potere di opporsi a una decisione. plebei e i patrizi per avere la parità dei diritti politici. Nel 493 a. C. la plebe aveva ottenuto di eleggere i tribuni della plebe, cioè magistrati che difendevano la vita e i beni dei plebei e avevano il diritto di veto sulle decisioni dei Le dodici tavole senatori. Nel 450 a.C.ottennero che le dodici tavole fossero esposte nel foro. Scegli se queste frasi sono Vere o False. - Roma rimase sempre una monarchia. V F - Roma era governata dall’ aristocrazia plebea. V F -I consoli erano due. V F -I patrizi si ribellavano perché volevano igli stessi diritti dei plebei. V F -I tribuni della plebe potevano bloccare le decisioni del senato. V F -I tribuni della plebe difendevano il popolo. V F 19 Perché è importante avere leggi scritte? _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ ROMA DIVENTA GRANDE POTENZA Nei secoli IV e III a.C. Roma ingrandisce il suo territorio, combattendo molte guerre. Diventa padrona di tutta l’ Italia, della Gallia (che oggi chiamiamo Francia), della Grecia, dell’Africa del Nord e dell’ Asia Minore (che oggi chiamiamo Turchia). La grande nemica di Roma era Cartagine: contro di essa i romani combatterono le tre guerre puniche (l’altro nome dei cartaginesi era puni), ma, alla fine, rimasero padroni di tutto il Mediterraneo. Roma vide aumentarono un il grande sviluppo commercio, l’ economico: artigianato e l’industria. I patrizi avevano grandi latifondi dove lavoravano molti schiavi, che erano prigionieri catturati. Cartagine è oggi in Tunisia Anche i cavalieri vivevano bene: erano plebei diventati molto ricchi con il commercio. Invece, i piccoli proprietari diventavano sempre più poveri, perché dovevano abbandonare i loro campi per andare a fare la guerra per molti anni. Quando ritornava non riuscivano più a farle diventare fertili e, quindi , dovevano venderla ai patrizi per poter vivere. Questa situazione portò a una grave crisi sociale: i più poveri volevano una parte delle terre dei latifondi e a Roma scoppiò, nel I secolo, la guerra civile. Le lotte tra i popolari (che volevano riforme a favore della Giulio Cesare 20 plebe) e gli aristocratici si conclusero quando Giulio Cesare prese il potere: questo militare diventò dittatore e fece leggi in favore dei poveri e dei soldati. Tutto questo non piaceva ai senatori che lo fecero uccidere nel 44 a. C. Segna le regioni conquistate dai Romani. Come mai Cesare diventò dittatore? _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ LA DONNA ROMANA Le guerre ebbero un posto importante nel cambiare il modo di vivere delle donne: la seconda guerra punica aveva diminuito la popolazione maschile e il numero delle donne era cresciuto e avevano ereditato grandi ricchezze. I pretori dovevano allora scrivere leggi adatte alla nuova situazione, Donne romane permettendo alle donne di usare l’ eredità e così 21 diventarono più indipendenti. Gli uomini si occupavano della politica e dell’esercito e le donne pensavano anche alla gestione economica della famiglia. Nel periodo arcaico solo il marito poteva chiedere il divorzio, ora invece la legge permetteva alla donna di divorziare. Questa era la prima forma di libertà per le donne e i mariti avevano paura di perdere la loro autorità. Addirittura, una legge stabiliva le regole dell’ abbigliamento: le donne non potevano indossare gioielli costosi o vestiti colorati. Per protesta le donne romane protestarono andando verso il foro, dove si ritrovavano i senatori. Gioielli romani Il diritto di famiglia dei Romani La famiglia romana non s’identifica con la famiglia naturale, fondata sul rapporto coniugale e sulla filiazione. Si definisce famiglia l’insieme di persone che o per natura o per legge sono sottoposte all’autorità del pater familias. Nella famiglia vi rientrano la moglie, i figli, le nuore, le figlie, i nipoti, gli adottivi, i liberti e gli schiavi. Fino all’età imperiale la famiglia naturale non ha una disciplina giuridica. La potestà del padre si manifestava in una serie di poteri particolarmente duri, dettati dalle difficili condizioni di vita. Questi poteri erano: Accettare il figlio: alla nascita, il bambino veniva presentato al padre: se questi lo sollevava significava che lo accettava come proprio figlio, accogliendolo nella famiglia; se non lo sollevava, il bambino veniva ripudiato. 22 Vendere il figlio: per tutta l’epoca repubblicana è stata una pratica molto diffusa. Solo ai tempi di Costantino fu introdotto il diritto di riscattare successivamente il figlio. Offrirlo in garanzia : nell’ipotesi in cui un componente della famiglia avesse commesso un illecito privato, il pater aveva il potere di offrire alla persona offesa il figlio, liberandosi da ogni responsabilità. Ucciderlo : il diritto di vita e di morte sui figli era il più severo. I bambini deformi o malaticci spesso venivano annegati e stessa sorte toccava ai nati nei giorni nefasti. Tale pratica fu ridotta durante il principato e solo con l’avvento della religione cristiana fu definitivamente abolita. Il matrimonio La ricostruzione giuridica del matrimonio romano è particolarmente complessa. Il matrimonio consisteva nella manifesta e continua unione tra un uomo e una donna: il marito e la moglie. Era preceduto dagli sponsalia (fidanzamento), una cerimonia che sanciva l’impegno assunto dai due giovani con il consenso delle famiglie e il fidanzato donava un anello alla sposa che doveva mettere all’anulare della mano sinistra. Il giorno del matrimonio, la sposa indossava una tunica bianca e un velo rosso, le chiome dovevano essere divise in sei trecce legate con nastri bianchi. Alla presenza di dieci testimoni si sottoscriveva il contratto matrimoniale. Roma legiferò su due tipi di matrimonio: in manu e sine manu o libero. Il primo, più antico, prevedeva che la donna passasse dalla potestà del padre a quella del marito, perdendo ogni legame giuridico con la famiglia di origine, per entrare a far parte di quella del marito. La moglie assumeva la posizione giuridica di figlia. Il marito aveva il diritto di divorziare, la moglie non aveva questa facoltà. Con il secondo, più recente, la donna restava sotto la potestà del padre, conservando i diritti successori. L’istituto della dote da consegnare alla figlia costituì la fortuna di 23 questo rito. Fu Augusto ad istituire la legge che imponeva la dote e le famiglie originarie delle spose, non vedendo di buon occhio il matrimonio in manu, che toglieva ogni controllo sulla dote, incominciarono ad usare il rito sine manu. Il matrimonio sine manu obbligava il marito a rendere conto dell’utilizzazione della dote e in caso di scioglimento del matrimonio, per morte o per divorzio, la moglie aveva diritto alla completa restituzione della dote. Questa forma di difesa giuridica, indusse le famiglie a contribuire con somme sempre più ingenti e rilevanti alla formazione delle nuove famiglie. Il divorzio Anche sul divorzio Roma legiferò in modi diversi. Nel periodo arcaico, il pater familias aveva la facoltà di sciogliere il matrimonio dei figli su cui esercitava la potestà. Nelle epoche seguenti questo potere fu attenuato e limitato, fino ad essere completamente eliminato da Giustiniano. Il ripudio era la procedura più utilizzata. Era riservata al marito ed era sufficiente a garantire la fine del consenso. Il marito esercitava la facoltà se la moglie era sterile o se lo tradiva con un altro uomo. In questo caso poteva anche ucciderla. Negli altri casi poteva sì divorziare, ma doveva lasciare alla moglie metà del suo patrimonio. Nel corso dell’ultimo secolo della Repubblica, il ricorso al divorzio, almeno per l’uomo, era una pratica molto diffusa e spesso effettuata per futili motivi. Cesare, Silla, Pompeo e Antonio ricorsero più volte al divorzio e quasi sempre per motivi infondati. Nello stesso periodo i ripudi femminili diventarono frequenti quanto quelli maschili. Dinanzi ad una tale situazione, il legislatore non rimase indifferente e operò una brusca rottura con il passato. Iniziò quindi a colpire le cause del fenomeno, punendo severamente l’adulterio e tutti gli altri delitti contro il buon costume. Inoltre venne imposto che il divorzio richiamasse l’attenzione pubblica sulla gravità dell’atto. 24 Augusto, infine, stabilì che il divorzio si svolgesse alla presenza di sette testimoni, adulti e cittadini romani. Il concubinato Il concubinato era l’unione di un uomo e una donna che convivevano in maniera stabile, ma non erano legati dal vincolo del matrimonio. Per tutta l’età repubblicana il concubinato non era disciplinato leggi. Fu Augusto che proibì il concubinato, ma anche le unioni di fatto tra un uomo e una donna libera e di buoni costumi. La conseguenza fu di considerare illecito il concubinato con donne libere e di buoni costumi, lecito quello con le liberte e la plebe di bassa condizione sociale. Numerose donne, appartenenti ai ceti sociali elevati, ritennero le norme troppo severe e restrittive per la loro libertà e quindi, per aggirarle, si fecero registrare come prostitute. L’espediente fu eliminato da Tiberio, il quale stabilì che le donne i cui padri o mariti fossero cavalieri o senatori, non potevano farsi registrare come prostitute. Da Costantino in poi il concubinato fu più tollerato, anche se fu consentito solo il concubinato monogamico e fu vietato quello con un uomo sposato. La donna e la maternità Il matrimonio e la maternità rappresentavano le tappe fondamentali nella vita delle donne benestanti romane e il primo era visto in funzione della seconda. In età repubblicana il numero delle donne nubili era esiguo, a prova che la maggioranza di esse si sposava almeno una volta nella vita. Augusto stabilì l’età minima per contrarre matrimonio: 12 anni per le femmine e 14 per i maschi. Le femmine si sposavano soprattutto tra i dodici e quindici anni, ma sono pervenute notizie dagli autori classici di matrimoni avvenuti anche in età prepuberale. 25 Le leggi volute da Augusto si proponevano di incrementare non solo i matrimoni, ma anche le nascite. Esse, infatti, imponevano di procreare un numero minimo di figli: tre, se la moglie era nata libera e quattro nel caso che fosse nata schiava e poi liberata. Le leggi, inoltre concedevano delle agevolazioni ad accedere alle cariche pubbliche per chi avesse avuto almeno tre figli. Per tutti coloro che non erano sposati o non avevano figli c’erano delle conseguenze sfavorevoli come perdere la capacità a trasmettere la propria eredità che veniva devoluta ai familiari o assorbita dallo Stato. Nonostante la severità della normativa, il tasso di natalità era piuttosto limitato. Sull’esempio del matrimonio greco, le coppie delle classi sociali elevate incominciarono a rifiutare il matrimonio e la procreazione come naturale conseguenza e pertanto si rese diffusa la pratica della contraccezione. Le coppie, le donne non sposate e le adultere ricorrevano frequentemente a pratiche contraccettive e all’aborto, diffuso più fra i ceti sociali elevati. Per lungo tempo non vi fu legislazione e l’aborto venne accettato. Solo Settimio Severo impose l’esilio alla donna che avesse fatto ricorso all’aborto senza il consenso del marito. Solo con Caracalla si ebbe una legge che puniva con la morte chiunque avesse somministrato farmaci abortivi. La filiazione Alla nascita, la madre affidava il figlio al nume tutelare, che secondo il credo romano, l’avrebbe accompagnato dalla nascita alla morte. I bambini maschi, dopo nove giorni dalla nascita, e le femmine dopo otto, venivano purificati con acqua benedetta e si celebrava un solenne sacrificio alla presenza di parenti e amici. Durante il sacrificio veniva consegnato un medaglione d’oro o di cuoio contenente un portafortuna e che i maschi avrebbero tenuto fino alla maggiore età e le femmine fino al giorno del matrimonio. 26 Nel corso della cerimonia, al neonato veniva imposto il nome e il padre riconosceva ufficialmente il figlio, sollevandolo in alto e consegnandolo alla madre o alla nutrice. Il maschio cittadino romano e aristocratico aveva diritto a tre nomi, la donna solo due. Era la madre ad impartire ai figli la prima educazione. Dopo i primi anni dell’infanzia, al figlio maschio provvedeva il padre insegnandoli a cavalcare, nuotare, maneggiare le armi e poteva portarlo con sé nel Foro. Al compimento dei sette anni il bambino andava in una scuola dove imparava a leggere, scrivere, far di conto e recitare. Alle femmine continuava a provvedere la madre da sola o insieme ad una nutrice. Le bimbe imparavano a leggere, scrivere e far di conto oltre a cantare, suonare e danzare. Scegli se queste frasi sono vere o false: - A Roma vi erano due tipi di matrimonio. V F - Se il padre sollevava tra le braccia il bambino significava che lo considerava suo figlio. V F - Il padre avevo il diritto di vita e di morte sui figli . V F - Raramente a Roma si ripudiava la moglie. V F - Augusto proibì il concubinato (unione tra uomo e donna senza essere sposati. V F Trova tre somiglianze e tre differenze tra come i Romani pensavano la famiglia e come è pensata nel tuo Paese. 27