Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista Seminario: “La relazione spirituale: amicizia e accompagnamento” L’AMICIZIA SPIRITUALE ( Aelredo di Rievaulx ) Discente: Docente: Ivan Costanzo Prof. A. Raspanti Anno Accademico: 2010-2011 Sommario: 1.0 - Critica letteraria del testo: 1.0.1 L’autore e il contesto storico 1.0.2 Le opere 1.1 Il pensiero di Aelredo sull’amicizia 1.2 Metodo e tematica dell’opera 1.3 La fonte: il De Amicitia di Cicerone 1.4 Il confronto con la fonte e le principali differenze 1.5 I personaggi dell’opera 2.0 Analisi strutturale dell’opera: 2.1 PROLOGO 2.2 LIBRO PRIMO: Natura e origine dell’amicizia Amicizia carnale Amicizia mondana Amicizia spirituale L’origine dell’amicizia e la sua vocazione Il confronto con la Sapienza Dio è amicizia? 2.3 LIBRO SECONDO: Vantaggi e limiti dell’amicizia Vantaggi dell’amicizia Vari tipi di amicizia, i 3 baci: 1) Bacio carnale; 2) Bacio spirituale; 3) Bacio intellettuale False e vere amicizie Esempi biblici 2.4 LIBRO TERZO: La scelta degli amici e la pratica dell’amicizia Amicizia e Amore L’amore di Dio fondamento dell’amicizia I 4 gradini Gli iracondi Le 5 cause che rovinano l’amicizia Gli instabili I sospettosi I chiacchieroni Come trattare con chi ha questi difetti Le 4 caratteristiche del rapporto di amicizia:1) Fedeltà; 2) Intenzione; 3) Criterio; 4) Pazienza 3.0 Critica teologica e impressioni personali: 3.1 Un implicita omofilìa 3.2 Il confronto con la realtà di oggi 4.0 Bibliografia 1.0 CRITICA LETTERARIA DEL TESTO: Andiamo adesso ad esaminare quelle che sono le tematiche centrali su cui basare la nostra riflessione critica sul testo preso in esame. 1.0.1 L’AUTORE E IL CONTESTO STORICO Le fonti in nostro possesso sulla vita di Aelredo ci vengono fornite dal suo discepolo Walter Daniel1, da alcune testimonianze di suoi contemporanei e da quanto lui stesso racconta nei suoi scritti2; siamo nel XII secolo, Aelredo nasce nel 1110 nella città di Hexham, nell’estremo nord dell’ Inghilterra; il padre Eilaf, come il nonno e il bisnonno, è un prete con varie proprietà e il sacerdozio viene trasmesso, come eredità, insieme ai beni. E’un periodo in cui il clero sposato era qualcosa di abbastanza normale ed è per questo motivo che ogni membro maschile della famiglia di Aelredo non solo ha la responsabilità nei confronti delle terre che gli vengono affidate ma cura anche la pastorale delle anime immesse alla propria guida. Ci troviamo in un momento cruciale della cristianità inglese: il passaggio dalla Chiesa Anglosassone a quella Normanna; nel 1066 infatti il duca di Normandia, Guglielmo, diventa re di Inghilterra e, a sostegno della riforma gregoriana, introduce una politica ecclesiatica in allineamento con quella di Roma; nel 1170, sotto la guida di Lanfranco di Pavia, chiamato a reggere la sede primaziale di Canterbury, si portano avanti una serie di riforme che vogliono cambiare l’assetto monastico del tempo e introdurre la disciplina del celibato per il clero; tutto questo porta un calo di prestigio al clero sposato del tempo, tanto che Aelredo arriva a definire il proprio padre un “peccatore”, essendo del tutto rapito e affascinato dal nuovo rigore francese che abbraccerà la riforma dei monaci cistercensi. Particolare interessante è il momento in cui Aelredo si trasferisce alla corte del re Davide I di Scozia dove riceve un’educazione e una formazione adatta al suo rango e dove avrà modo di leggere il Lelio, il dialogo di Cicerone sull’amicizia; successivamente conosce i monaci cistercensi3, nel corso di una missione, e ne resta ammaliato.4 Ciò che colpì Aelredo fu la radicalità della disciplina cistercense e la fraternità dei componenti definita come una sorta di “cittadella dell’amicizia”, una specie di luogo celeste popolato di angeli. Così Aelredo scopre il fervore esaltante della chiamata monastica e decide di entrare a far parte del mondo cistercense. Sui primi anni di monachesimo non abbiamo molte notizie, sappiamo che furono basati su una preghiera intensa, lo studio delle sacre scritture e la battaglia continua contro la carne5; nel 1141 venne inviato dal Papa per trattare la questione inerente il nuovo arcivescovo di York e fu in quest’occasione che conobbe S. Bernardo dal quale ricevette l’ordine di scrivere una sua grande opera: Specchio di Carità. Nel 1144 venne nominato maestro dei novizi e l’anno successivo fu mandato come abate della nuova fondazione di S. Lorenzo di Reversby, nella diocesi di Lincoln; quattro anni dopo fu richiamato a Rievaulx per succedere, come abate, al dimissionario Maurizio. Nei restanti 20 anni della sua vita passò un’esistenza tormentata da 1 Vita Ailredi di Walter Daniel, edita da M. Powicke, The life of Ailred of Rievaulx by Walter Daniel, Oxford 1950, rist. 1978 2 Cfr. A . Squire, Aelred por lui-meme, in Collectanea Cisterciensie 29, (1967), 23-26 3 I monaci cistercensi erano arrivati in Inghlterra nel 1128 4Sembra che il suo interesse per i monaci cistercensi nacque grazie ad un caro amico: forse Woldef, uno dei due figliastri del re Davide, che nel 1130 si era fatto canonico agostiniano a Nostell, diventando priore di Kirkham, una fondazione non lontana da Rievaulx. 5 Aelredo la mortificava con bagni gelati e punture di ortica per calmare i bollori. calcoli dolorosissimi e da una feroce artrite; morì a 57 anni il 12 gennaio del 1167. Non venne canonizzato ufficialmente ma Papa Celestino III lo beatificò nel 1191, mentre nel 1476 il Capitolo generale dei Cistercensi autorizzò a Rievaulx la celebrazione della festa del suo abate più famoso, il che fa supporre un culto antico e mai interrotto. 1.0.2 LE OPERE 1142-1143 Specchio di Carità 1152-1153 Genealogia dei Re di Inghilterra6 1152-1153 Gesù dodicenne7 1155 Santi della Chiesa di Hexham 1154-1160 Vita di San Niniano 1154-1160 Opuscolo sulla battaglia dello Stendardo 1158-1163 I Sermoni su Isaia 1158-1163 Amicizia Spirituale 1158-1163 Regola delle recluse Opere minori: - Leggendo della monaca di Watton Vita di Sant’ Edoardo il confessore Trattato sull’anima8 Abbiamo poi i Sermoni e circa 300 lettere andate perdute. 6 7 8 Scritta su richiesta di Enrico II Dedicato ad Ivo di Wordon E’ un’opera incompiuta, probabilmente era l’introduzione di Specchio di Carità. 1.1 IL PENSIERO DI AELREDO SULL’AMICIZIA Aelredo è passato alla storia come il dottore dell’Amicizia; uno dei suoi meriti maggiori è stato il tentativo di coniugare un’esperienza umana come l’amicizia con la virtù della carità cristiana; in Specchio di Carità parla della carità come “ retto uso dell’amore”, da questo deriva che la carità è l’equivalente dell’amore ma non ogni amore equivale a carità; la forma più alta della carità è l’amicizia, vista dal nostro autore come il gradino più elevato nel cammino di perfezione per arrivare a Cristo. Questo tipo di meccanismo può prendere due direzioni: 1) l’amore per gli amici, 2) l’amore per i nemici; il primo si lega ad una teologia della creazione, dove l’uomo impara ad amare Dio pur vivendo in una condizione di peccato; il secondo si lega ad una teologia della Redenzione dove l’uomo ama Dio muovendosi da una condizione di peccato. Nel primo caso nasce l’amicizia per Dio e le creature, nel secondo si cerca di sviluppare l’amore per i nemici, predicato da Cristo; per Aelredo amicizia e amore vivono in un connubio inscindibile che porta alla perfezione cristiana. 1.2 METODO E TEMATICA DELL’OPERA Il metodo dell’opera viene esposto dallo stesso Aelredo nel Prologo; l’autore cerca di congiungere “il buono e il bello”, vuole tentare uno sposalizio tra le opere classiche e il cristianesimo; Cicerone appare utile poiché è il simbolo di un umanesimo che Aelredo vuole abbracciare pienamente per integrare il tutto con l’autorità della Sacra Scrittura; il connubio tra il contributo umanista e la Rivelazione è il vero scopo di questo trattato; se ci fermassimo infatti solo all’impianto umanistico vivremmo in una sorta di “non senso esistenziale”, cosi come, se facessimo prevalere l’autorità della Parola di Dio non riusciremmo a capire l’oggetto di base su cui si muove il discorso sull’uomo e le sue relazioni. Soltanto l’integrazione tra aspetto meramente umano e Rivelazione cristiana ci da un assetto completo del tutto. Per quanto riguarda la tematica diciamo subito che è legata all’amicizia vista come un misto di sentimenti o di amori, a volte disordinati, che vanno messi a riposo oppure gerarchizzati attraverso una disciplina ascetica che ha come punto di riferimento Cristo e come obiettivo finale la salvezza. 1.3 LA FONTE Lo stesso Aelredo dichiara nel suo trattato di basare la sua opera sul Lelio , Discorso sull’Amicizia di Cicerone; questo scritto è fondato, a sua volta, sull’opera aristotelica L’etica Nicomachea che poneva l’amicizia sul piano politico-morale; per Cicerone l’amicizia è il più prezioso dei beni umani; essa non nasce dalla ricerca dell’utile ma da un’inclinazione assolutamente naturale che unisce due o più uomini, diventando la più nobile delle coesioni, quando si allarga alla sfera pubblica e favorisce il bene dello Stato. La più autentica e felice manifestazione dell’amicizia è dunque la concordia sociale e civile che sta alla base della moralità della cittadinanza e della forza di una repubblica. Come nel trattato di Aelredo, anche in questo caso, l’opera si snoda attraverso il dialogo di alcuni personaggi, in particolar modo è basata sul discorso che Lelio pronuncia sull’amicizia in occasione della morte del suo più caro amico Scipione Emiliano, interrotto dai suoi generi Fannio e Mucio Scevola che si recano a trovarlo e gli sottopongono due domande: 1) come abbia potuto tollerare la morte di un amico cosi eccezionale, 2) cosa pensi dell’amicizia. Attraverso le risposte di Lelio, Cicerone esprime le sue idee sull’amicizia analizzando uno dei temi più cari alla filosofia morale del tempo nonché principio cardine delle filosofie ellenistiche; su questa linea l’amicizia viene considerata, da Cicerone, patrimonio indispensabile da cui attingere per rendersi utile ai suoi concittadini, e soprattutto alla sua patria, in un momento difficile come il tramonto dell’età repubblicana9. 1.4 IL CONFRONTO CON LA FONTE E LE PRINCIPALI DIFFERENZE Se da un lato è vero che Aelredo basa la sua opera sul De Amicitia di Cicerone, dall’altro lato è lapalissiano che vi siano delle sostanziali differenze tra i due scritti; possiamo distinguere queste differenze in 3 punti: 1) LA FORMA; 2) IL CONTENUTO; 3) IL COINVOLGIMENTO PERSONALE. Il primo punto riguarda la costituzione dei personaggi e la dinamica del dialogo : in Cicerone i personaggi Fannio e Scevola sono solo 2 nomi che compaiono senza alcuna rilevanza, mentre in Aelredo i personaggi Ivo, Walter e Graziano sono attori a tutto tondo che interagiscono tra loro in maniera meravigliosa; in Cicerone i personaggi sono solo una formalità letteraria, in Aelredo invece aiutano il lettore nella comprensione e nello sviluppo delle dinamiche portate avanti dal testo. Il secondo punto tratta il contenuto del testo: in Cicerone vi è un chiaro riferimento alla morale e alla filosofia ellenistica per il bene dello Stato, Aelredo va decisamente oltre… Il messaggio di Aelredo è più squisitamente cristiano e colloca il tutto nella prospettiva di un percorso di formazione che ha come unico ed essenziale punto di riferimento Cristo, ( vera novità rispetto all’assetto del testo ciceroniano ). Il terzo punto si riferisce al coinvolgimento personale: sostanzialmente possiamo dire che Aelredo si distacca nettamente da Cicerone in quanto vive in prima persona l’amore per Cristo, ( del tutto assente in Cicerone ), con un’emotività e un’intenzione, ( espresse sotto una sorta di forma confessionale ), che riescono a catturare l’attenzione del lettore e ne stimolano l’entusiasmo spirituale. 1.5 I PERSONAGGI A parte Aelredo, i personaggi dell’opera sono 3: Ivo, Walter e Graziano. Ivo è una personalità timida con una grossa carica emotiva, ciò che desidera è avere l’attenzione dell’abate tutta per sé; Walter è un animo inquieto, avido di conoscenza, sembra quasi che non ami le pause nel discorso con Aelredo poiché sono un intralcio alla sua incalzante smania di sapere; Graziano è la personalità più complessa che riesce però a coniugare i limiti e le permalosità derivanti dai rapporti amichevoli con l’accondiscendenza e la pietà di chi ama e perdona. Cicerone infatti si era dedicato alle opere filosofiche dopo il 45 a. C quando era stato costretto ad abbandonare la vita pubblica per motivi politici. 9 2.0 ANALISI STRUTTURALE DELL’OPERA Andiamo adesso ad analizzare la struttura del nostro testo per entrare ancora più a fondo nella tematica tanto cara ad Aelredo . 2.1 PROLOGO Quando ero ancora ragazzo, frequentavo la scuola, la grazia dei miei compagni mi incantava, e cosi, tra le abitudini e le debolezze che solitamente rendono rischiosa quell’età, mi diedi con tutta l’anima all’affetto e mi consacrai all’amore: niente mi sembrava tanto dolce, tanto gioioso, tanto appagante quanto essere amato e amare.10[…] Mi capitò un giorno tra le mani il libro di Cicerone sull’amicizia e subito mi parve utile per la profondità delle idee, e gradevole per la fluida dolcezza dello stile. […] Mi buttai presto nella lettura dei libri sacri, […], così mentre il gusto delle sacre scritture diventava sempre più dolce, e al loro confronto quel poco di scienza che mi era venuto dal mondo andava perdendo valore, mi tornarono alla mente le cose che avevo già letto nel citato opuscolo sull’amicizia, e mi stupii che non avessero più lo stesso sapore di prima. […] Avendo letto negli scritti dei santi padri molte cose riguardanti l’amicizia, volendo amare spiritualmente ma non essendone capace, cominciai a scrivere sull’amicizia spirituale per offrire a me stesso le regole di un amore casto e santo. Così è nato questo opuscolo che ho diviso in tre libretti. […] 2.2 LIBRO PRIMO (Natura e origine dell’amicizia) Mettendo Cristo al centro di tutto inizia il dialogo tra Aelredo e Ivo: Eccoci qui, io e te, e spero ci sia un terzo in mezzo a noi, il Cristo. […] Ivo pone delle domande di vario tipo all’abate sull’amicizia, chiede quali sono i vantaggi, quale l’origine e quale il fine, come conservarla e farla crescere, come portarla alla santità. Le domande a cui Aelredo risponde sono quelle sulla natura e sull’origine dell’amicizia. Aelredo parte da una citazione di Cicerone: Non ti basta quello che ha detto Cicerone: “ l’amicizia è l’accordo pieno di benevolenza e carità sulle cose umane e divine “? Aelredo da alla frase ciceroniana un’importanza ed un’impostazione prettamente cristiana, intendendo la carità come forza che esclude ogni vizio e la benevolenza come dolcezza espressa dal sentimento dell’amore. Dunque l’amicizia ha bisogno di 2 cose: l’affetto che si fa servizio e il servizio che è addolcito dall’affetto stesso. L’amico per Aelredo è il custode Riprende le Confessioni di S. Agostino mettendo, al contrario del vescovo di Ippona, in ordine di importanza, prima “l’essere amato” e poi “ l’amare”. 10 dell’amore sul modello di Cristo; l’amore ha due qualifiche fondamentali: 1) è un bene essenziale senza la quale l’uomo sarebbe simile alle bestie; 2) è una virtù eterna. Ivo resta spaventato da un ideale così alto da raggiungere ma Aelredo fa notare come un ideale così elevato sia uno stimolo continuo a migliorare la nostra condizione attraverso le relazioni interpersonali. Aelredo parla anche della carità: essa non va confusa con l’amicizia in quanto è quella virtù d’amore che ogni cristiano esercita verso tutti, soprattutto verso i nemici. L’amicizia implica una dolcezza reciproca che porta verso la gratificazione. Non basta però solo questo perché l’amicizia sia vera; spesso bisogna passare attraverso il vizio e la malvagità per poter arrivare a distinguere quel Dio/Amore che ci porta all’amore vero e all’amicizia spirituale. Ci sono infatti 3 tipi di amicizia messi in ordine ascendente: L’amicizia carnale nasce dal sentimento, da quel tipo di emotività che, come una prostituta allarga le gambe davanti a tutti quelli che le passano accanto seguendo il vagare di occhi e orecchie verso l’impurità, […] , Così come agitata dalle furie, si autodistrugge e, con quella stessa leggerezza con cui è nata, svapora. L’amicizia mondana invece nasce da quella brama di cose o beni temporali, è sempre piena di frodi e inganni; in essa niente è certo e niente è costante, niente è sicuro, proprio perché muta col volgere della fortuna. […] L’amicizia spirituale, quella che noi chiamiamo vera, è desideratae cercata non perché si intuisce un qualche guadagno di ordine terreno, non ha una causa che rimanga esterna, ma perché ha valore in se stessa, è voluta dal sentimento del cuore umano, così che il frutto e il premio che ne derivano altro non sono che l’amicizia stessa. […] Alla domanda di Ivo sull’origine e natura dell’amicizia, Aelredo farà riferimento ad una visione cosmica del tutto che pone al centro della questione la creazione; Dio ha creato tutto buono e all’origine di tutto c’era l’amicizia. Poi il peccato ha interrotto tutto; ma attraverso l’esercizio della carità e la pratica dell’amicizia fondata sul modello di Cristo possiamo recuperare la condizione dell’Eden perduto; dunque essa è un bene naturale che, come la sapienza, deve essere desiderata e praticata. A questo punto Aelredo conclude con un vero e proprio inno all’amicizia che è assimilabile alla sapienza poiché in essa: Vigoreggia l’eternità, risplende la Verità e si gusta la dolcezza della carità. […] 2.3 LIBRO SECONDO (Vantaggi e limiti dell’amicizia) Il secondo libro comincia con l’entrata in scena di Walter; la prima parte del libro è tutta incentrata sui vantaggi dell’amicizia: essa è un bene di cui non si può fare a meno ed ha gli stessi effetti terapeutici di una medicina senza la quale non si potrebbero sopportare i mali che rendono invivibile l’esistenza; Walter capisce che l’amicizia è il più alto grado di perfezione che permette di arrivare all’amore e alla conoscenza di Dio. Salta fuori anche la figura di Graziano e cosi gli interlocutori diventano 3; essi sembrano le tre facce della stessa persona, ( evidentemente rivelano tre aspetti diversi della personalità dell’autore e indicano anche 3 diverse modalità di affrontare la questione ). Il punto focale di tutto è Gesù Cristo, vero ed unico modello dell’amicizia. Per poter prendere la via che porta a Lui vengono introdotte le tre metafore del bacio: […] Diciamo che in un bacio due fiati si incontrano, si mischiano e si uniscono. Da qui nasce un’intima sensazione di piacevolezza che stimola il sentimento di quelli che si baciano e li stringe l’uno all’altro.C’è dunque un bacio corporale, un bacio intellettuale e un bacio spirituale. Il bacio corporale si fa unendo le labbra, il bacio spirituale congiungendo gli animi, il bacio intellettuale con l’infusione della Grazia mediante lo Spirito di Dio. […] Il bacio carnale o corporale si avvicina molto alla tematica della riconciliazione, della pace e dell’amore; quello spirituale è la fusione di due cuori da cui deriva una grande dolcezza che fa desiderare la fonte e la realizzazione più alta: il Cristo. Il bacio intellettuale parte dal riposo nell’abbraccio di Cristo e segue l’unione mistica con Lui. Dopo vari tentennamenti da parte di Walter, Aelredo distingue nuovamente vari tipi di amicizia: quella puerile, ovvero la più superficiale, quella fondata sul guadagno e quella del cuore; ovviamente Aeleredo resta fermo sul piano della gratuità e mette in evidenza il fatto che l’amicizia venga prima di qualsivoglia vantaggio. Si passa a questo punto ad alcuni esempi biblici tratti dal secondo libro di Samuele: il primo fa riferimento a Barzillai il Galaadita che accolse Davide che fuggiva dal figlio parricida, ( 2Sam 17, 27-28 ), ed è un modo per Aelredo porre l’accento sul fatto che ci fosse già un’amicizia di fondo non basata sui favori. Il secondo, ( 2Sam 19,32-40 ), tratta dello splendido legame tra Davide e Gionata. 2.4 LIBRO TERZO ( Scelta degli amici e pratica dell’amicizia ) L’Amicizia nasce dall’Amore e lo supera; se è vero che amiamo per impulso naturale e secondo il comandamento, è anche vero che l’amicizia fonde e unisce ragione e sentimento; l’amore va riversato su tutti, anche sui nemici; l’amicizia invece va selezionata in base al suo fine o al suo frutto più desiderabile: la pace del cuore. Tutto questo consta di 4 gradini: 1) la scelta; 2) la verifica; 3) l’accoglienza; 4) l’accordo. Cosi come sono 4 le persone che rovinano un rapporto di amicizia: 1) gli iracondi in cui ravvisiamo 5 cause che distruggono i rapporti tra amici, ( le invettive, gli oltraggi, l’arroganza, la rivelazione dei segreti, il colpo a tradimento ); 2 ) gli instabili, 3) i sospettosi, 4) i chiacchieroni. I primi minano la pace, i secondi la stabilità del rapporto, i terzi la fiducia e i quarti la sicurezza di chi ripone i propri segreti nel cuore dell’amico; Aelredo suggerisce la calma e l’autocontrollo, consiglia di tenere lontani gli iracondi, di porre attenzione agli instabili e di non fidarsi mai dei sospettosi e dei chiacchieroni. Un amico va messo alla prova su ben 4 punti: I) la fedeltà, II) l’intenzione, III) il criterio, IV) la pazienza; la prima è la base stessa di ogni rapporto di amicizia, la seconda ne rivela le aspettative, la terza riempie l’amicizia di saggezza e discernimento, la quarta ne cura la stabilità. Rifacendosi poi a Genesi, Aelredo sottolinea che l’uomo non è una creatura che può star sola e parla di amicizia come pregustazione del Paradiso. I doni da fare ad un amico non sono solo basati sul denaro ma anche sulla sollecitudine premurosa, la preghiera, il sostegno morale e il rispetto. Cristo in questo percorso è il punto di partenza e di arrivo per essere abbracciati dalla salvezza. 3.0 CRITICA TEOLOGICA E IMPRESSIONI PERSONALI Aelredo è il primo in assoluto ad aver teorizzato un metodo di amicizia cristiana fondato su un vero e proprio percorso ascetico; tutto questo fa i conti con tre elementi essenziali: Dio, io e gli altri. Dalle relazioni tra questi 3 soggetti viene fuori un certo risultato o regime di vita che può avere delle conseguenze più o meno piacevoli sulla vita del singolo individuo e sui suoi rapporti interpersonali; ciò che spicca in Aelredo è una rassicurante positività derivante dall’ottimismo che scaturisce dalla fede ma soprattutto dall’abbandono totale verso Colui che muove ogni rapporto umano di cui ne rappresenta il fine stesso: Cristo. Soltanto mettendo Cristo al centro di ogni relazione si può crescere dentro un orizzonte di fede che conduce verso la Salvezza; in questo modo l’amicizia non è solo un canale attraverso cui passa la Grazia ma è anche lo strumento migliore per santificare la propria anima. 3.1 UN’IMPLICITA OMOFILIA Sull’identità sessuale di Aelredo si è discusso parecchio in questi anni, soprattutto in riferimento all’intensità delle sue amicizie maschili, ( basta far riferimento a quanto dice Powicke circa le sue inclinazioni al favoritismo nei confronti di giovani monaci di bell’aspetto11); una delle provocazioni più forti è stata quella lanciata dallo studio di J. Boswell, (Cristianesimo, tolleranza, omosessualità, Milano 1989); è pur vero comunque che Aelredo esalta le amicizie maschili ma è severissimo nel giudicare ogni coinvolgimento sessuale tra due persone dello stesso sesso. Ritorna utile citare quanto dice Roby: E’ possibile ci sia stata una componente omosessuale nelle sue amicizie maschili giovanili, qualcosa che deve averlo disturbato non poco, anche se non era del tutto consapevole delle sue implicazioni; in questo caso la sua conversione alla vita monastica potrebbe essere stata per lui, almeno in una certa misura, un modo per sfuggire una situazione di un possibile coinvolgimento sessuale che egli non poteva moralmente approvare. […] Le amicizie molto intime che riuscì a vivere da monaco provano che una reazione negativa alla sua infatuazione giovanile per un membro della corte di Scozia non inibirono la sua libertà emotiva negli anni successivi. ( Introduzione a Aelred of Rievaulx, spiritual friendship, Kalamazooo, 1977, p.21 ). Personalmente appoggio la riflessione di Roby per affermare un’implicita omofilìa emergente dal testo in questione, soprattutto dai dialoghi tra Aelredo e i suoi monaci interolocutori; vi è, a mio avviso, una celata morbosità nell’esprimere la bellezza dei rapporti interpersonali tra giovani monaci; la parte in cui si parla dei tre tipi di bacio è un esempio di quello che voglio dire… Leggendo e rileggendo il testo l’impressione che si ha è di un intrinseco suggerimento verso rapporti omofili sublimati da una presenza cristica che pone l’accento sulla Salvezza. C’è una passione ed un entusiasmo non indifferente nella descrizione che Aelredo fa sulle relazioni tra membri dello stesso sesso, anche se il tutto viene reso appetibile sotto il profilo cristiano da un percorso ascetico che indica con precisione la strada che porta a Cristo. Con 11 Powicke, Life, p. LXV questa riflessione non voglio negare di certo il valore e la portata dell’opera che io trovo straordinaria; ma voglio soltanto porre l’accento sulla fragilità umana che tocca ogni tipo di relazione e che può trovare pace solo nel conforto della fede. 3.2 IL CONFRONTO CON LA REALTA’ DI OGGI Oggi siamo ben lontani dagli entusiasmi di Aelredo sulla tematica dell’amicizia; il valore dato all’amicizia nel medioevo di Aelredo trova ai giorni nostri una reticenza di fondo che nasce dallo svilimento assoluto di qualsivoglia rapporto interpersonale; trovo però il messaggio di Aelredo più attuale che mai se andiamo ad analizzare il tutto sotto la prospettiva cristologica; quella perdita di valori di cui trasuda la nostra epoca può trovare in Cristo una connotazione del tutto nuova pur legandosi al fascino antico dell’esaltazione delle virtù. Sotto la prospettiva delle amicizie personali la ricetta suggerita da Aelredo è la massima espressione di quei dettami evangelici che vedono nel connubio amore-amicizia la soluzione ideale per giungere alla salvezza. Ciò che mi convince meno è invece l’accostamento di un tale processo di redenzione con la direzione spirituale; a mio avviso infatti, se è vero da un lato che bisogna lasciarsi guidare dall’azione dello Spirito per una corretta crescita reciproca tra l’accompagnatore spirituale e il proprio figlio, è anche vero che bisogna mantenere quel distacco e quella distanza necessari per giungere insieme al traguardo della salvezza. L’entusiasmo suggerito da Aelredo è perfetto per i suoi tempi ma lo trovo fuori luogo nella nostra epoca in quanto eccessivamente stucchevole e poco consono alle dinamiche relazionali di Oggi che hanno certamente bisogno di una forte sobrietà razionale e di una fede vissuta al di fuori di qualsivoglia entusiasmo passionale. 4.0 BIBLIOGRAFIA - L’AMICIZIA SPIRITUALE, Aelredo di Rievaulx, Edizioni Paoline THE LIFE OF AILRED OF RIEVAULX, Walter Daniel, Oxford 1950, rist. 1978, edita da M. Powicke - CRISTIANESIMO, TOLLERANZA,OMOSESSUALITA’, J. Boswell, Milano 1989, pp. 275-279 INTRODUZIONE A AELRED OF RIEVAULX, SPIRITUAL FRIENDSHIP, Kalalamazoo 1977, p. 21 DE AMICITIA, Cicerone, edizioni Tascabili economici Newton