A RCIDIOCESI DI F ERRARA - C OMACCHIO ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- SANTO NATALE 2006 Omelia di S . E . M ons. P AOLO R ABITTI SANTA MESSA DELLA NOTTE Letture della Messa: Is 9,1-3.5-6 Tt 2,11-14 Lc 2,1-14 * * * Carissimi Ferraresi chiamati dal Natale come già i Pastori di Betlem! Una volta di più il Dio del silenzio entra nella vostra coscienza e vi offre sé stesso, mostrandovi il suo interesse per il Mondo, il suo amore per l’uomo, la sua volontà di sottrarlo al male, la sua intenzione di farlo figlio, comunicandoglielo nella semplice, leggibile, umanissima immagine di Gesù, il neonato di Betlemme. La Chiesa non si distacca dal Natale; questa festa è la perla dei Misteri; è la pupilla delle ricorrenze cristiane. Non è necessario essere cultori di altissima speculazione filosofica per entrare nel valore di questa Festa. Basta essere “puri di cuore” (Mt 5,8), liberi da futili insipienze, disponibili a lasciarsi ammaestrare dalla Verità. Natale è la giornata dei semplici: Pastori, cioè popolani coscienziosi; o Magi, cioè aristocratici integerrimi; bambini somiglianti agli Angeli; o Vegliardi capaci di novità. Natale è la festa del cielo. Se perfino una stella è divenuta un messaggio; ed è festa della terra, se la luce, la gioia, la pace l’hanno inondata come un momentaneo preludio di ciò che sarà. Natale è la festa di Dio, che finalmente ha dato compimento al suo progetto, nascosto nei secoli e realizzabile nella pienezza dei tempi: rifare famiglia con l’uomo e accomunare alla sua propria vita e felicità ciò che vive in cielo con ciò che esiste sulla terra. 1 Natale è la pagina preliminare alla teologia della storia; Natale è la “cifra” per capire il Cristianesimo; Natale è la traduzione, nel nostro idioma, dell’Amore di Dio; Natale è l’epifania della verità. * * * Ma il Natale non sopporta manipolazioni, travisamenti, deturpazioni. Chi ha reso il Tempio di Dio un mercimonio ha poi sperimentato la frusta di Dio. Chi rende l’estremo, parossistico amore di Dio per l’uomo – Gesù di Betlemme – un appiglio per ogni scempiaggine umana, rischia – se persiste nella propria ottusità – di incorrere nell’ira di Dio e, peggio ancora, nell’abbandono di Dio, cui consegue una “intelligenza depravata” (Rom 1,28) che attanaglia colui che “cambia la verità di Dio nella menzogna e adora e serve le cose, al posto del Creatore”. (Rom 1,24-25) Ecco, forse, il motivo di tanti guai che sono sotto gli occhi di tutti: - Non si vuole più il Natale, perché non si vuole che “la luce” smascheri le innumerevoli apostasie della fede, chiamandole “laicità” per non dichiarale, come sono, svincolamento da ogni norma e, spesso, da ogni razionalità. - Il Natale, giorno della vita, riscontra ancora tanti uccisori di innocenti (Mt 2,16), tanti terrorismi degli Erode di turno (Mt 2,16) e le emigrazioni forzate di quanti non hanno più casa, o lavoro, o cibo, o pace. - Il Natale, giorno della venerazione del bambino, segna tuttora la violazione dell’infanzia, perché i traviamenti non conoscono limiti: sappiamo di atti ignominiosi nelle terre della fame o in luridi camerini cinematografici e televisivi e perfino in luoghi educativi. - Il Natale, giorno del nitore della famiglia e dell’apoteosi della fedeltà, si colloca, oggi, in un periodo di appannamento del concetto stesso di Matrimonio e di famiglia, reiterando ciò che già il libro della Sapienza descriveva parlando di antichi popoli esposti a baccanali e a misteri dionisiaci: “non conservano pure né vita, né nozze; si affligge l’altro con l’adulterio; tutto è grande confusione, confusione dei buoni, corruzioni di anime, disordini matrimoniali, dissolutezza, perversione sessuale” (Sap 14,23-26) * * * Ho definito Voi, all’inizio, carissimi fratelli e sorelle, qui presenti, i “chiamati dal Natale”, ebbene: il Natale cristiano vi chiama davvero: - Venga da noi un energico capovolgimento di queste situazioni, appena descritte. La luce che si spegne cede il passo alle tenebre; ma la luce che si riaccende vince le tenebre. 2 - “Andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,16) dissero i Pastori. Anche noi, torniamo a Betlemme: qui c’è la sorgente della luce-verità, della pace-ordine del mondo, della graziaforza della vita. Qui c’è un Dio che ama, che attende, che perdona, che rinnova. 3