La preghiera - Opera Beato Luigi Novarese

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MONSIGNOR NOVARESE
‘L'Ancora - N. 9 - settembre 1971 - pag. 1-40
1) SPIRITO DI PREGHIERA
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Si prega poco e affrettatamente.
Il metro della febbre dell’azione entra anche nei rapporti con Dio, con la diversità di base che, mentre di
tanti rapporti umani ne possiamo fare a meno, del rapporto continuo con Dio, invece, no. Senza l’aiuto di
Nostro Signore Gesù Cristo nulla possiamo fare e se lo Spirito Santo, che abita in noi, non ci sostiene,
nemmeno il nome di Gesù siamo capaci di pronunciare senza distrazione.
In questo mondo agitato dalla sensualità, dall’interesse e dall’egocentrismo, la Madonna, Madre
amorosa e consapevole delle vere necessità che ci riguardano, si affaccia e rivolge il grande invito alla
preghiera, al tempo per la preghiera, alla preghiera ben fatta.
Ascoltando il richiamo della Vergine Santa e liberamente ponendoci per di più al suo servizio, occorre
per debito di filiale coerenza e sincerità accettare il Suo Messaggio prima personalmente, facendosi veri
testimoni del Suo invito e ripetendolo poi con amore ed insistenza in tutta la propria gamma sociale.
E’ questa la vera maniera di servire Maria Ss.ma per l’attuazione del Suo programma.
Il solo invito rivolto agli altri, senza la personale testimonianza, non darebbe alcun frutto. Questo
principio se valeva nei tempi addietro, oggi è di capitale importanza; è il punto di partenza di ogni
apostolato.
Occorre, quindi, comprendere la forza costruttrice, la necessità della preghiera, il tempo che occorre
dare alla preghiera, il modo ed il luogo della preghiera.
La Madonna con il Suo intervento a Lourdes ed a Fatima vuole far entrare nella mente degli uomini del
XX.mo secolo che è necessario dare parecchio tempo alla preghiera personale e collettiva, allacciandosi
con la preghiera il colloquio tra la creatura e Dio.
La Vergine Santa sottolinea questo tempo che si deve dare alla preghiera ed alla preghiera ben fatta
mediante la recita della corona con la sua piccola confidente, Bernardetta Soubirous.
Abitualmente non si pensa nemmeno che occorre dare il tempo alla preghiera. Tanti cristiani credono di
avere risolto i loro rapporti con Dio con qualche segno di croce e qualche “ Ave Maria “ frettolosamente
recitata al mattino ed alla sera. Non di questa preghiera intendeva parlare Maria Ss.ma a Lourdes ed a
Fatima, bensì di quella che parte da un cuore consapevole del rapporti che lo legano con Dio e con la
società.
Nella mente dell’Immacolata la preghiera è l’azione più sociale che può compiere la creatura,
direttamente trattando in quei momenti degli interessi di tutta l’umanità con Dio, datore di ogni bene.
Per questo la Madonna ha detto: “ pregate per i peccatori”; “molte, molte sono le anime che vanno
all’inferno perché non c’è chi preghi e chi si sacrifichi per esse” . Molti pretendono di poter passare,
come si volta la pagina di un libro, dal vortice dell’azione e dal miasmo di tanta mondanità iniettati dai
mezzi di comunicazione, alla tranquilla preghiera. E non potendo fare ciò, senza neppure analizzare le
cause di tale difficoltà perché costa fatica, lanciano giudizi sulla impossibilità di pregare, sulla necessità
di trovare nuovi metodi per strutturare nuove forme di preghiera più adatte - dicono essi - e più consone
ai tempi che corrono.
Quanto attuale è invece ancor oggi il monito di Sua Santità Paolo VI, rivolto nell’Udienza dell’11
dicembre 1963 a chiusura della II Sessione del Concilio Ecumenico:
“ Primo dovere, prima riforma, primo annuncio al mondo: bisogna pregare bene!
“ Pregate, pregate bene, pregate con la Chiesa, pregate col suo sacerdozio che nella santa liturgia ha il
potere di rappresentare Cristo in mezzo al popolo fedele, anzi di renderlo misteriosamente presente ed
operante”.
Ed ancora nell’Allocuzione al Concistoro del 28 aprile 1969:
“La Chiesa vive e respira di preghiera; essa sa che quando due o tre sono congregati nel Nome di Cristo,
Egli è presente in mezzo a loro (cfr. Matth. 18, 20): essa sa che lo Spirito accende ed infiamma la sua
preghiera perché viene in soccorso alla sua debolezza, poiché noi non sappiamo né che cosa si deve
chiedere nella preghiera né come convenga chiederlo; ma lo Spirito in persona intercede per noi con
gemiti ineffabili “ (Rom. 8, 26); la Chiesa sa che solo nella preghiera trova la forza interiore, la pace
costruttrice, la fusione dei cuori nella carità, perché fin dal principio è stato perseverante nella preghiera
unanime con Maria Madre di Gesù (cfr. Act. 1, 14); la Chiesa sa che la preghiera è il vincolo che
cementa in arcana comunione di vita e di meriti la triplice, ordinata, innumerevole schiera dei suoi
membri glorificati, pellegrinanti o espianti; la Chiesa sa che la preghiera è la scuola dei santi, è la
vocazione dei suoi sacerdoti che come Pietro e gli apostoli debbono attendere in primo luogo alla
preghiera ed al ministero della Parola (crf. Ib. 6, 4), è l’ufficio precipuo delle anime consacrate, è la
compagine della famiglia, è il vigore degli innocenti, la grazia e la forza della gioventù, la speranza delle
età cadente, in conforto dei morituri “.
Che cosa intendo riproporvi su questo punto, cari fratelli iscritti, all’inizio di questa grande seconda
tappa di apostolato?
Rispondo con le parole di S. Paolo:
“ Prima di tutto raccomando che si facciano suppliche, preghiere, assemblee propiziatrici, azioni di
grazie per tutti gli uomini “ (I Tim., II, 1).
L’attività della preghiera personale e comunitaria è stata presa di mira fin dai primi anni del nostro
apostolato. Abbiamo sempre insistito sul tempo da dare alla preghiera personale ed alle ore di
adorazione parrocchiali, interparrocchiali e diocesane.
Ora si tratta di rendere più comprensiva, viva e prolungata la preghiera. Si tratta di darsi da fare per
comprendere la vera ed insostituibile necessità ecclesiale della preghiera, della preghiera collettiva.
Occorre acquisire, attraverso un lento e progressivo lavorio, lo spirito di preghiera che adora, ringrazia,
ripara ed intercede.
Ma non vedete l’anemia in cui il mondo è caduto?
Si prega poco, pochissimo. Parecchi non pregano più perché non si crede nella realtà dei rapporti
soprannaturali, nella forza impetratrice della preghiera.
Tale spirito di preghiera non lo si può acquisire se non si agisce secondo lo spirito di Dio, se non si fa
uno sforzo su se stessi, se non ci si abitua a fare il silenzio interiore, a vivere in questo mondo come
pellegrini che passano, che non si attaccano alle cose sensibili.
Vorrei che gli ascritti fossero anime che si danno alla preghiera con la consapevolezza con cui l’operaio
si dà al lavoro.
Proponiamoci di dare almeno da 15 minuti a mezz’ora al giorno alla preghiera personale, che deve
essere prima di tutto meditazione. Proponiamoci di recitare tutti e tutti i giorni la corona.
Nella meditazione noi vediamo quel che siamo nel confronto dei modelli nostri Gesù e Maria: nella
preghiera poi e con la recita della Corona, domandiamo tutto ciò che ci necessita.
E qui gli orizzonti si allargano nella imitazione, nella impetrazione, nel sentirsi realmente partecipi del
sacerdozio regale di Cristo, nella preghiera per sé e nella preghiera di rappresentanza, quali membra del
Corpo Mistico di Cristo.
Quanto è bello e fruttuoso considerare:
- Gesù che passa le notti in preghiera prima di compiere determinate decisioni;
- Gesù che prega per tutti nell’ultima cena;
- Gesù che prega prima di operare gli stessi miracoli;
- Maria Santissima che presenta al nostro secolo la necessità della preghiera additandola con chiarezza
per far comprendere il dovere di dare a tutti questa collaborazione.
La preghiera è una vera e personale attività, insostituibile; è il riconoscere che da soli nulla possiamo; è
allacciare il dialogo con Dio; è penetrare nel Cielo e parlare dinanzi alla corte celeste con Dio Padre,
Dio Figlio, Dio Spirito Santo; è riconoscere in una parola che siamo creature elevate alla dignità di figli
di Dio, che trattano col Padre gli interessi dell’intera famiglia umana.
Il non pregare significa:
- sentire la propria autosufficienza;
- credere nei propri progetti.
Questo è materialismo pratico e naturalismo; agire così non è da cristiani, non agire secondo lo spirito
evangelico; è insincerità di fronte a Dio ed alla Chiesa a cui apparteniamo.
In questo XXV.mo di apostolato dobbiamo richiamare e rendere vivo il senso della necessità della
preghiera, dobbiamo preparare bene le nostre celebrazioni comunitarie con un’appropriata scelta di
testi scritturistici, con una preghiera litanica sobria, incisiva, densa di concetto; dobbiamo abituare le
anime a pregare da sole, con parentesi di silenzio in cui si parla e si ascolta lo Spirito di Dio, che abita
in noi; dobbiamo scegliere intenzioni che toccano realmente la vita della Chiesa, delle anime del nostro
Centro; è necessario che fiorisca il proposito di continuare da soli, anche dopo la preghiera comunitaria,
la preghiera personale che rappresenta ed è una propria attività.
Quanto vorrei che guardando la Vergine Immacolata che, quale Madre della Chiesa, appare con le mani
giunte e la corona al braccio, ogni iscritto imparasse a pregare e giungesse al gusto della preghiera!
Sceglietevi un metodo di preghiera. I Silenziosi Operai della Croce lo hanno e lo seguono: è quello del
Magnificat. Provatevi anche Voi a seguire la linea di preghiera additata dall'Immacolata. Chi lo
desidera scriva al nostro Centro e lo richieda.
Seguendo fedelmente e con tenacia tale linea arriverete a scoprire e a gustare la bellezza della
preghiera.
Lettera circolare a tutti gli iscritti al Centro “ Volontari della Sofferenza “ ed ai “
Fratelli degli Ammalati “ ‘L'Ancora - N. 9 - settembre 1971 - pag. 1-40
Che cosa intendo riproporvi su questo punto, cari fratelli iscritti,
all’inizio di questa grande seconda tappa di apostolato?
Rispondo con le parole di S. Paolo:
“ Prima di tutto raccomando che si facciano:
1. suppliche,
in umiltà
2. preghiere,
in conversazione
3. assemblee propiziatrici,
in confidente domanda
4. azioni di grazie per tutti gli uomini “ (I Tim., II, 1). Con gratitudine
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