resoconto integrale della seduta consiliare del 21 dicembre 2007

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CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA
Servizio Resoconti
Resoconto Integrale
VIII Legislatura
RESOCONTO INTEGRALE
DELLA SEDUTA CONSILIARE
DEL 21 DICEMBRE 2007
Presidenza
Lonardo
della
Presidente
Alessandrina
Inizio lavori ore 17.21.
PRESIDENTE: La seduta è aperta.
Comunicazioni
Comunico che in data 18 novembre ultimo scorso
è stato eletto il Consigliere Francesco D’Ercole,
rappresentante dell’opposizione, in sostituzione
del dimissionario Italo Bocchino, ni sensi dell’art.
14 bis, comma 2 del Regolamento interno, come
indicato dalla nota trasmessa alla presidenza.
Comunico che con nota pervenuta alla presidenza,
a firma del consigliere Francesco D’Ercole, in data
19.02.2007, il consigliere Crescenzo Rivellini è
designato presidente di gruppo di AN.
Annuncio interrogazioni presentate
PRESIDENTE: Comunico che le interrogazioni
pervenute al Presidente del Consiglio sono
pubblicate nel resoconto della seduta odierna e
sono state trasmesse al presidente della giunta
regionale ai sensi dell’articolo 75 del regolamento
interno.
Annuncio risposte interrogazioni
Comunico, altresì, che le risposte alle
interrogazioni pervenute al presidente del
consiglio, sono pubblicate nel resoconto della
odierna seduta e sono state trasmesse ai
proponenti, ai sensi del comma 3 dell’articolo 78
del regolamento interno.
Processi verbali delle sedute precedenti
21 dicembre 2007
PRESIDENTE: passiamo all’approvazione dei
processi verbali del 5 dicembre, del 6 dicembre e
dell’11 dicembre.
Processo verbale del 5 dicembre, se non vi sono
obiezioni, si da per letto e approvato.
Si dà per letto e approvato.
Processo verbale del 6 dicembre, se non ci sono
obiezioni, si dà per letto e approvato.
Si dà per letto e approvato.
Processo verbale dell’11 dicembre, se non ci sono
obiezioni, si dà per letto e approvato.
Si dà per letto e approvato.
Bilancio annuale e pluriennale della Regione
Campania, legge finanziaria 2008, reg. gen. 316,
e Bilancio di previsione della Regione
Campania per l’anno 2008, Bilancio
pluriennale 2008/2010, reg. gen. 317.
PRESIDENTE:
Passiamo
all’esame
ed
approvazione dei disegni di legge: “Disposizione
per la formazione del Bilancio Annuale e
pluriennale della Regione Campania, legge
finanziaria 2008”, reg. gen. 316, e “Bilancio di
Previsione della Regione Campania per l’anno
2008, Bilancio pluriennale 2008/2010”, reg. gen.
317.
Si svolge la discussione generale congiunta, così
come deciso dalla capigruppo che è appena
terminata, intervengono il presidente Valiante, a
seguire il presidente Marrazzo, che invito a
raggiungerci in aula, segue il presidente D’Ercole
e il presidente Nocera, dopodiché, si interrompe la
seduta per riprendere il giorno 27, vi sarà data
comunicazione di tutti gli orari, appena li abbiamo
formalizzati con il Segretario Generale, così come
deciso dalla conferenza dei capigruppo. Inizia oggi
la discussione generale, continuerà la mattina del
27, chiunque vuole iscriversi a parlare per il giorno
27 faccia avere la comunicazione qui al banco
della presidenza, cosicché possiamo procedere
anche al contingentamento dei tempi per il giorno
27. È iscritto a parlare l’Assessore Valiante, ne ha
facoltà.
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VIII Legislatura
ASSESSORE VALIANTE: La presentazione del
bilancio 2008 e del bilancio pluriennale 2008 –
2010 è avvenuta in un quadro di finanza pubblica
decisamente problematico, caratterizzato da ampi
elementi di incertezza sulle risorse disponibili e sul
futuro assetto del finanziamento delle funzioni
attribuite alle regioni, la cui sostenibilità, in chiave
prospettica, non appare fatto garantita dei
meccanismi di quantificazione e riconoscimento
dei relativi livelli di finanziamento che trovano
espressione nel disegno di legge delega al governo
per l’attuazione dei principi di cui all’art. 119 della
Costituzione.
Come prefigurato nel DPFR, presentato al
consiglio lo scorso luglio, il quadro in cui è
avvenuta la discussione che ha portato alla
definizione della proposta di Bilancio, presenta
una sensibile contrazione delle risorse regionali
complessivamente disponibili per la realizzazione
della cosiddetta spesa libera, nonché la necessità di
porre più che mai una forte attenzione alla
sostenibilità nel lungo periodo dei costi generati
dalle politiche decise o da decidere. Il progressivo
ampliamento dell’indebitamento utilizzato per
realizzare i programmi di investimento avviati
negli ultimi anni, necessari per attuare le politiche
presupposte, una forte azione di sostegno allo
sviluppo del territorio, unitamente agli effetti
dell’opera di risanamento dei conti della sanità
campana, che è ormai concretamente avviata a
definitiva soluzione attraverso l’approvazione del
piano di rientro del disavanzo, del servizio
sanitario regionale, ai fini della sottoscrizione
dell’accordo tra stato e regione Campania, ai sensi
dell’art. 1 comma 180 della legge 311 del 2004,
hanno determinato, sotto il profilo sostanziale,
l’erosione della capacità di indebitamento della
Regione e l’utilizzo, sia pure a tempo determinato
e con possibilità di riduzione in presenza di
opportune condizioni, della quasi totalità della leva
fiscale.
Il consolidamento del debito del comparto
sanitario, al 31.12.2005, ammontante a circa 6,9
miliardi di euro, è avvenuto attraverso la So.re.sa.
s.p.a. per circa 2,2 miliardi di euro, con un’azione
21 dicembre 2007
di cartolarizzazione avviata a 29 anni avviata dalla
legge regionale 24 del 2005 e conclusa il 31 marzo
del 2007, finanziata con l’incremento dell’aliquota
IRPEF e IRAP (L.R. n. 23/2005), mentre i
rimanenti 4,7 miliardi, sono stati coperti con:
- 2,8 miliardi di euro, relativi a quota del fondo
sanitario 2001 – 2005, già assegnati alla Regione
Campania e congelati in attesa che la Regione
sviluppasse una idonea azione di risanamento dei
conti della sanità;
- 1,1 miliardi di euro, a titolo di anticipazione da
parte dello stato da estinguere in 30 anni, con
un’equivalente riduzione dei trasferimenti statati;
- 363 milioni di euro, quale maggiore concorso
statale, al deficit 2001 – 2005 a valere sui 3
miliardi di euro stanziati dal decreto legge 20
marzo 2007 n. 23, per le regioni in affiancamento
(Lazio, Campania, Abruzzo, Molise e Sicilia, solo
il Lazio ha beneficiato di 2,1 miliardi);
- 418 milioni di euro, per maggiormente risorse
messe a disposizione dalla Regione, con le leggi
regionali n. 23 e n. 24 del 2005 e n. 23 e n. 25 del
2006.
In sede di conferenza Stato – Regione, del 28
marzo 2006 si è ottenuto, poi, un primo importante
riequilibrio
delle
assegnazioni
nazionali,
incrementando la quota del finanziamento corrente
per la Campania di oltre 400 milioni di euro, cioè
più 5% a fronte di un aumento medio del 2%.
Quindi, si sposta in su l’asse di concorso della
spesa nazionale per recuperare il deficit
precedente. Si ricorda che la nostra Regione,
ancora nel 2005, presentava costi sanitari medi pro
capite, in linea con la media nazionale, ma che in
sede di riparto delle risorse del fondo sanitario
nazionale, accedeva al finanziamento pro capite
più basso in assoluto. La maggiore quota di
accesso della Regione Campania sulle risorse
nazionali per la sanità è stata, poi, confermata nella
successiva ripartizione del fondo sanitario
nazionale. Un’altra fondamentale azione messa in
campo, quella rappresentata dal recupero di
efficienza ed economicità nella gestione del
servizio sanitario regionale, si è dispiegato con il
primo piano triennale 2006 – 2008 di riequilibro
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economico e finanziario, supportato da importanti
atti del Consiglio e della Giunta regionale che ha
consentito, nel 2006, di ridurre ci costi del servizio
sanitario regionale del 5%, circa 450 milioni di
euro in meno rispetto al 2005, a fronte di un
incremento nazionale del 4%, e di contenere in
circa l’1% l’incremento dei costi nel 2007. Proprio
l’azione di risanamento - avviata autonomamente
dalla Regione già dal 2005, perché l’obbligo è
scattato dal 2006, in quanto avevamo iniziato già
un anno prima - ha creato le migliori condizioni
per definire, con il ministero dell’economia e il
ministero della salute, un serio spiano di rientro
dal disavanzo 2007 - 2009, ai sensi dell’art. 1
comma 180 della legge 311/2004. Il rientro del
deficit 2007 – 2009 è incentrato sulla
ristrutturazione della rete ospedaliera pubblica e
sulla razionalizzazione dell’assistenza distrettuale,
con l’obiettivo di raggiungere la parità costi –
ricavi nel 2010, seguendo un percorso
programmato di
progressiva riduzione del
disavanzo, in un quadro predefinito di piena
copertura dei residui e decrementi. Il piano di
rientro dal disavanzo 2007 – 2009, stipulato il 13
marzo 2007 dal Presidente della Regione, con i
ministri dell’economia, delle finanze e della salute,
è stato approvato dalla Giunta Regionale con
delibera n. 460 del 20 marzo 2007. Le attente
verifiche trimestrali previste tra i soggetti firmatari
del patto: ministero della salute e ministero delle
finanze hanno, finora, confermato il pieno rispetto
del piano da parte della Regione Campania, sia per
gli aspetti attuativi di riorganizzazione e
razionalizzazione del servizio sanitario, sia per
quanto riguarda gli obiettivi intermedi di
risanamento economico e finanziario. Pertanto,
l’aumento dell’addizionale regionale IRPEF e
dell’aliquota Irap, nella misura massima di legge sacrificio introdotto per le regioni in difficoltà
nella passata legislatura con la legge finanziaria
statale per il 2005, legge n. 311 del 30.12.2004 deve essere inquadrato nel contesto sopra
delineato. In questo contesto esso va letto come un
maggiore impegno richiesto dallo stato alle
regioni, in affiancamento per responsabilizzarle
21 dicembre 2007
rispetto al percorso di ristrutturazione e di
riequilibrio economico e finanziario, percorso al
quale il governo, offre, poi, un importante
sostegno per la Regione Campania. Il contributo
statale di affiancamento ammonta infatti a 1,3
miliardi, suddivisi tra gli esercizi dal 2006 a 2009.
La
massimizzazione
dell’aliquote
e
dell’addizionale regionale IRPEF e dell’aliquota
IRAP, potrà essere abolita nel 2010 o prima, non
appena le condizioni di risanamento economico e
finanziario del servizio sanitario regionale lo
consentiranno, e a condizione che ciò sia
compatibile con quell’equilibrio generale di
Bilancio che si sta salvaguardando con il massimo
rigore. In buona sostanza, quanto ci viene
richiesto, legittimamente, la riduzione delle
sovrimposte, bisogna sapere che il processo per
arrivare alla riduzione delle sovrimposte è il
riequilibrio della bilancia e della condizione di
assestamento generale del bilancio. Non è un atto
di riduzione. La messa in campo di bilanci in
tempi e in condizioni adeguate, sono il percorso
migliore per arrivare alla riduzione delle
sovrimposte che la Campania tiene in campo. E’
sicuramente vero che per effetto delle operazioni
di indebitamento e di ristrutturazione della massa
debitoria pregressa avviata dalla Regione
Campania, risulta in costante e sostenuta crescita il
peso del servizio del debito, di cui se ne può
stimare l’ammontare in circa 400 milioni di euro.
Tuttavia, con riferimento alla massa pregressa,
generata dalla spesa sanitaria, si può affermare che
il non affrontare le questioni, non avrebbe
comportato l’impegno delle minori risorse ora,
anzi, sarebbe stato ancora più onerosa e
penalizzante la questione finanziaria. Aver
affrontato il problema della copertura del debito è
stato, di per se, un atto di realizzazione di
economia perché tenere in campo quel debito
avrebbe prodotto, sulla spesa ordinaria, un
impegno finanziario di gran lunga superiore a
quello che abbiamo messo in campo per ridurre ed
eliminare il debito. Resta di tutta evidenza che, in
un regime in cui l’aggregato delle entrate proprie
non localizzate non beneficia, da tempo, di
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apprezzabili dinamiche di crescita, ogni
incremento delle voci di spesa rimborso del debito
determina la necessaria contrazione di pari importo
di spesa di natura diversa. In questo contesto,
l’esecutivo ha richiesto uno sforzo alle strutture
operative nel generale obiettivo di riequilibrare i
livelli di spesa proposti alle effettive entrate. La
realizzazione di tale obiettivo è attesa nel corso
dell’esercizio 2008, esplorando ogni opportunità
offerta dai fondi di finanziamento strutturali europeo - statale per le aree sottoutilizzate, in
modo da orientare su questi canali tutte le spese di
investimento compatibili con le rispettive regole di
funzionamento, perseguendo un alleggerimento
della pressione sulle fondi fonti di riferimento
ordinario o da indebitamento. Il quadro delle
politiche che questo Bilancio tende a sostenere
selettivamente
rafforza la tendenza, già
manifestatesi nel corrente esercizio 2007, di
conferimento della spesa; come pure la ricerca di
un equilibrio sostenibile nell’applicazione di scelte
di razionalità economica, che necessariamente,
devono toccare anche i servizi. L’elevato tasso di
rigidità che ha progressivamente assunto la parte
di
Bilancio
cosiddetta
libera,
impone
improcrastinabili scelte di rigore per contenere le
spese da autorizzare per l’esercizio 2008 nel
limite delle risorse disponibili, a cui va associato,
in modo altrettanto irrinunciabile, un mix di
interventi ritenuti indifferibili, anche a carattere
normativo, che tendono a neutralizzare potenziali
rischi derivanti dalla possibilità che talune spese
potrebbero divenire insostenibili negli esercizi
futuri.
Questo è il discorso che, in buona sostanza,
assorbe le condizioni e le valutazioni che, anche
questi giorni, si sono fatte nel dibattito avuto in
Commissione, tra la necessità di far fronte ad
esigenze e la tenuta dell’equilibrio di bilancio.
Affrontare spese al di fuori delle leggi correnti,
con risorse che quest’anno sono in bilancio e di cui
non si conosce l’intenzione per l’anno prossimo,
significa sovraccaricare il Bilancio di una
condizione di insostenibilità ed per ciò che
occorre avere in questo un’attenzione futura molto
21 dicembre 2007
alta. Tale prospettiva va attentamente monitorata,
perché il bilancio regionale sta via via assumendo
maggiori rigidità, ragion per cui, con il passare del
tempo, eventuali evoluzioni di spesa, non
adeguatamente controllate, potrebbero creare
grosse criticità sulla tenuta dei bilanci futuri, sui
quali la evidente difficoltà di comprimere spese,
non obbligatorie, non deve lasciarsi tradurre nel
rischio
di
dover
consolidare,
neanche
parzialmente, l’utilizzo della leva fiscale oltre il
termine dell’esercizio 2010, imposto dall’accordo
per il riequilibrio della gestione sanitaria. Solo per
garantire gli attuali livelli generali di spesa. È
necessaria,
quindi,
la
revisione,
la
riprogrammazione della spesa corrente. Questo è il
punto su cui bisogna lavorare in prospettiva.
Lo straordinario slancio con il quale è stato
possibile realizzare un apprezzabile performance
di spesa dei fondi strutturali richiede, oggi, un
ulteriore sforzo di programmazione in termini di
adeguamento, di coordinamento, di integrazione
con altre linee di finanziamento, proprio perché
incontra dei vincoli di natura strutturale,
rappresentati dalla storica condizione di debolezza
finanziaria della Regione.
Non si deve permettere che tale condizione di
debolezza, possa divenire un limite al
raggiungimento del traguardo che è quello di
portare la Regione Campania fuori dall’obiettivo
di convergenza dopo il 2013. Le risorse ordinarie,
effettivamente disponibili e ricorrenti, il relativo
quadro evolutivo dovranno sempre più costituire il
confine e l’orizzonte ideale entro il quale deve
svilupparsi e contenersi una programmazione
sostenibile degli investimenti.
Al fine di rendere più leggibile la situazione
prospettata, valga la considerazione che la quota
cosiddetta libera del bilancio regionale, una volta
tratti gli oneri per il servizio del debito, è
impiegata per le spese relative al personale, per il
funzionamento della macchina amministrativa, per
il consiglio regionale, sostanzialmente altre spese
di personale e funzionamento; la rimanente quota,
in massima parte, è iscritta in bilancio, in voce di
spesa destinata al trasferimento ad enti e organismi
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pubblici, enti locali, Comuni in particolare, ad alta
incidenza di oneri di personale e funzionamento,
per lo svolgimento di compiti e servizi per
l’esercizio del trasporto pubblico locale, per cui le
risorse residue non permettono di coprire, in modo
soddisfacente, tutte le funzioni che il titolo quinto
della Costituzione assegna alla Regione. Quella
rappresentata dai contributi pluriennali concessa
agli enti locali per la realizzazione di opere
pubbliche ai sensi della legge regionale 51/78,
come sostituita dalle disposizioni di cui alla legge
regionale 3/2007 che, comunque, viene mantenuta
e collegata ai fondi Fas, rientra tra le linee di spesa
da tenere sotto attenta osservazione.
Pur nelle riconoscibili condizioni di obiettiva
difficoltà
rappresentate,
aggravate
dall’impossibilità di pensare ad una qualche
manovra sul
versante delle entrate, anche
quest’anno, la discussione sulla proposta di
bilancio di previsione o ha confermato il recupero
di corretti tempi di elaborazione, rendendo
possibile un dibattito sereno essenzialmente
obiettivi da perseguire, attraverso l’allocazione
delle risorse disponibili e consolidando il recupero
di credibilità e fiducia acquisita presso gli
osservatori e investitori internazionali che
peraltro, si ricorda, essere state già tecnicamente
espresse attraverso la conferma del merito di
credito da parte delle agenzie di rating.
Si è cercato di garantire rigore dal punto di vista
dell’equilibrio finanziario, prestando particolare
attenzione alla conservazione degli indici
fondamentali,
entro
margini
che
non
compromettessero la stabilità dell’attuale giudizio
finanziario esterno di rating, appunto, che risulta
necessario, per vietare futuri aggravi diretti o
indiretti della spesa. In regime di scarsa
disponibilità di risorse, si è resa necessaria
un’impostazione
che
privilegiasse
la
razionalizzazione della spesa, soprattutto con
riferimento alla corrente e la focalizzazione di
quanto disponibile su poche ma qualificanti linee
di interventi, individuate sulla basa della volontà di
dare continuità alle politiche, anche a carattere
21 dicembre 2007
innovativo e sperimentale, già avviate sulla scorta
di responsabili scelte, sulle priorità da perseguire.
Questa interpretazione della vocazione propria del
livello di governo regionale ha visto confermare
l’impegno a sostenere il sistema produttivo,
attraverso
due
grandi
strumenti
di
programmazione: Paser e Por; nonché il sostegno
alle politiche di welfare regionale da attuare in
forma più strutturata e con formule integrate e
complementari tra loro, grazie anche al fatto di
essersi dotati della legge regionale sulla dignità e
cittadinanza sociale - a cui mi richiamerò anche
successivamente e il sostegno, in forma rinnovata,
ma non certamente mutata, nell’impegno, al
sistema delle autonomie locali, anche attraverso
specifiche misure di supporto alla sostenibilità di
nuove funzioni, per esempio, il catasto.
Gli sforzi dell’esecutivo quindi, come già riferito,
in primo luogo si sono concentrati sull’obiettivo
del risanamento strutturale del comparto sanitario
ed anche a seguito dei ripetuti esiti positivi delle
verifiche periodiche sullo stato di attuazione del
piano di rientro, si è certi di aver creato i
presupposti per poter adempiere regolarmente a
tutti gli impegni assunti. Proprio l’archiviazione
della questione sanità, per quanto possa apparire
pesantissima per le condizioni alle quali si è
dovuto accedere al fondamentale intervento statale
concorrente, rappresenta la base per poter
programmare, in condizione di certezza di risorse,
anche se scarse, ogni altra iniziativa o intervento.
In secondo luogo, gli sforzi si sono concentrati a
garantire continuità alle politiche di investimento
di ampio respiro la cui incidenza, in termini di
spesa, deriva essenzialmente dagli investimenti
legati alla razionalizzazione del nuovo programma
2007 - 2013, che prevede la seguente
articolazione: programma operativo regionale Fes,
programma di sviluppo rurale.
La Giunta Regionale, con delibera 1042 del
1.08.06 ha approvato il documento strategico
regionale; con delibera 453 del 16.03.2007 ha,
successivamente, approvato i tre programmi
predisposti per il periodo 2007 – 2013. Essi
costituiscono, insieme al fondo per le aree
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sottosviluppate
(Fas)
l’impianto
per
la
programmazione unitaria dunque, l’uso dei fondi
comunitari si inserisce dentro una precisa strategia
di sviluppo della Regione Campania.
I fondi assegnati per il programma 2007 – 2013
vengono riepilogati nella sotto riportata tabella che
poi darò stampata a tutti e mettendoli a confronto
con le risorse assegnate nel precedente programma
operativo, si può osservare che il totale passa da 10
miliardi e 913,6 milioni
a 14.518 con un
incremento rispetto al piano 2006 di circa 3,5
miliardi di euro grazie anche al maggior apporto
che, nella finanziaria nazionale 2007, il governo ha
destinato al fas.
Con particolare riferimento ai fondi strutturali,
occorre fare alcune osservazioni in merito
all’implicazione finanziaria derivante dalla
modifica, dall’anno 2007, delle regole del patto di
stabilità interno. Tali regole, seppur modificate nel
tempo, avevano avuto sempre l’obiettivo di
contenere la spesa corrente, al netto di quella
sanitaria e di favorire la spesa di investimento nel
settore pubblico, nonché quella finanziata con i
fondi europei. Dal 2007, con l’introduzione della
nuova regola, la tendenza diventa, invece, quella
di porre un tetto alla spesa complessiva, con la sola
esclusione di quella sanitaria. Questa impostazione
sta comportando notevoli problemi nella fase
conclusiva della gestione del Por 2000–2006, a cui
si sovrappone la gestione del nuovo programma
20007–2013: un sovraccarico non solo dal punto
di vista organizzativo, ma anche finanziario.
Gli strumenti di indirizzo a carattere normativo,
hanno
saputo
attrarre,
nell’attività
di
programmazione, ogni opportunità offerta da fondi
di finanziamento strutturali, europei e statali,
accessibili, in modo da orientare, su questi fondi,
tutte le spese di investimento, compatibili con le
rispettive regole di funzionamento, perseguendo
un alleggerimento della pressione sulle fondi di
finanziamento ordinarie o da indebitamento e
hanno determinato la possibilità di disporre un
quadro normativo che potesse propiziare
rendendolo più facilmente realizzabile, l’indirizzo
di contenimento e razionalizzazione della spesa
21 dicembre 2007
regionale, iniziando dalla riduzione dei costi della
politica e finendo con l’imposizione di risparmi
sulle spese di funzionamento.
Anche quest’anno, nella cornice tracciata dal
decreto economico regionale sono focalizzate sia
le risorse disponibili che la produzione dei mezzi
di regolamentazione su misure rivolte a garantire il
massimo supporto possibile, alle iniziative che
puntano al sostegno del tessuto produttivo, in tutti
i settori e ad assicurare l’appoggio alla ricerca del
recupero di competitività del territorio, anche
attraverso una continue coerente azione di
semplificazione e di accelerazione delle procedure
amministrative, nonché di riqualificazione e
ammodernamento dell’amministrazione regionale.
Scorrendo Le norme del disegno di legge
finanziario e regionale per il 2008, tutte le
questioni di maggiore attualità hanno trovato,
compatibilmente alla funzione con nessi limiti del
veicolo normativo, rinnovata attenzione e concreti
riscontri, mentre, altri aspetti non presenti,
risultano comunque, presidiati nell’ambito delle
competenze proprie, in termini di riattribuzione di
risorse, attraverso gli stanziamenti di bilancio. A
titolo di esempio, si riportano alcune misure che
hanno trovato genesi anche nel produttivo
confronto che è avvenuto durante i lavori della
competente commissione consiliare. Sono previste
misure per individuare e attuare azioni di sostegno
alla crescita occupazionale e giovanile. Si pensi al
fondo di garanzia lavoro giovani e. più in generale
alla valorizzazione del capitale sociale espresso dal
territorio, nonché affinamenti normativi per
favorire gli investimenti per le Università.
Rinnovata attenzione viene riservata alla questione
casa attraverso un ulteriore finanziamento del
fondo per l’edilizia pubblica e l’istituzione di un
fondo rotativo di credito e garanzia per la
realizzazione di programmi di edilizia agevolati.
Vengono, inoltre rimodulate verso formule più
efficienti e semplificate, le procedure per
l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale
pubblica. Questo è un fatto estremamente
importante per poter utilizzare le risorse già
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disponibili, che sono impegnate
in misura
notevole.
Anche il tema ambientale ha avuto forti riscontri
attraverso l’istituzione di un fondo per la eco
sostenibilità alimentato da un contributo
ambientale dovuto dai titolari di autorizzazione
estrattive e destinato a promuovere la diffusione
dell’impiego di materiali ecocompatibili e con
l’individuazione di specifici interventi a sostegno
della diffusione delle energie qualificate e di tutela
delle produzioni biologiche. Si è, inoltre,
intervenuto sulla norma a salvaguardia dei parchi
regionali e prevedendo misure per la salvaguardia
del patrimonio boschivo.
Specifiche iniziative sono, inoltre, previste per
sostenere le concessionarie delle infrastrutture del
sistema dei trasporti al fine di accelerare la
realizzazione degli interventi infrastrutturali e
degli impianti come l’ammodernamento del
materiale rotabile; per sostenere l’ampliamento
dell’offerta museale e la valorizzazione del
patrimonio artistico-culturale della regione anche
allo scopo di incrementare l’attrattività del
territorio e favorire flussi turistici qualificati per il
sostegno della tutela del consumatore in generale
dei diritti del cittadino utente, anche quale
contribuente della Regione Campania; per la tutela
della sicurezza dei lavoratori e per la prevenzione
degli incidenti sui luoghi di lavoro prevedendo
l’istituzione di un nucleo operativo straordinario a
sostegno del comparto industriale aeronautico
campano.
Passando a esaminare per macro aggregati gli
aspetti più squisitamente finanziari che
caratterizzano il bilancio 2008, mentre dal versante
dalle entrate è possibile affermare che le relative
stime sono state effettuate con accuratezza e nella
prospettiva indicata, appunto, nel decreto
economico – finanziario dello scorso mese di
luglio, di accentuare le attività di controllo su
quelli di natura tributaria, in quanto il contrasto ai
fenomeni di evasione è ritenuto oltre che
occasione di recupero di risorse, strumento di
diffusione di senso civico e fonte di recupero di
equità sociale.
21 dicembre 2007
Sul versante delle spese, soprattutto in riferimento
alle grandezze rappresentate nel bilancio dello
scorso anno, appare opportuno fornire alcuni
elementi che possano rendere meglio leggibile i
risultati di un eventuale esercizio di comparazione
tra le due annualità. In particolare, il livello di
indebitamento massimo, per il quale viene
richiesta autorizzazione dal consiglio, va depurato
dal valore dell’autorizzazione a contrarre
anticipazioni di cassa per un miliardo di euro,
operazione questa che qualche analisi non ha fatto,
facendo così risultare un plaffon di indebitamento
di
gran
lunga
superiore,
indicando
nell’indebitamento anche le anticipazioni di cassa.
Infatti, si tratta di operazioni a brevi termini da
estinguersi nel corso dell’esercizio durante il quale
vengono contratte unicamente per far fronte ad
eventuali deficienze temporanee di cassa. Pertanto,
si riscontra una riduzione del trend di
indebitamento di oltre il 30%. Il discorso
dell’anticipazione di cassa si verifica anche
quando non mantenendo un volume alto di residui,
cioè impegnando le risorse, si spende; le
temporanee deficienze di casse non sono un fatto
patologico, ma costituiscono indici rivelatori di
un’azione di governo che è esercitato in modo
puntuale e tempestivo. Per far fronte, dicevo, a
eventuali deficienze temporanee di casse, si
riscontra una riduzione del trend di indebitamento
di oltre il 30%, rispetto alla precedente annualità
che in valore assoluto è pari a 229.444 milioni di
euro. Altro elemento da considerare è
rappresentato dalla disponibilità per l’anno 2008,
dell’informazione relativo alla dimensione del
fondo sanitario regionale che ha permesso di
iscriverlo per intero, per la prima volta negli
stanziamenti delle pertinenti voci di spesa, mentre
negli anni precedenti, in assenza dell’informazione
in fase di previsione, si è normalmente applicata
una certa prudenza nella definizione degli
stanziamenti iniziali rinviando agli istituti di
flessibilità
i
necessari
aggiustamenti
consequenziali all’approvazione del riparto del
fondo sanitario nazionale, con una possibilità di
variazione anche dei tetti di spesa, che oggi sono
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Resoconto Integrale
VIII Legislatura
accertati già all’inizio dell’anno e che in passato,
molte volte avevano delle oscillazioni dovute
all’incertezza del riferimento della spesa sanitaria.
Tale circostanza rileva ai fini del riscontro di una
crescita della spesa corrente generale, a tassi che
appaiono superiori a quelli generali ed infatti
un’informazione più corretta può più facilmente
ottenersi dal confronto tra il dato previsionale
2008 già allineato al valore del fondo sanitario, e
quello di stanziamento definitivo dell’anno 2007.
Quindi, il livello di crescita della spesa corrente
riscontrabile da un esame comparativo con
l’analogo macro aggregato di spesa del bilancio
attualmente
gestito,
è
sostanzialmente
rappresentato dalla differenza tra gli stanziamenti
iniziali, relativo all’impiego dei fondi per
l’assistenza sanitaria 2007 e quella per il 2008, che
ammonta a oltre 843 milioni di euro. Inoltre,
sempre per avere una corretta indicazione circa
l’effettività della crescita della spesa corrente che
peraltro, nel caso delle regioni andrebbe analizzato
al netto della spesa sanitaria, è necessario
considerare
il
diverso
dimensionamento
dell’apposito fondo destinato alla reiscrizione dei
residui perenni che passa dai 300 milioni del 2007
ai 600 milioni. Si tratta di una posta contabile di
parte corrente che attiene al pagamento di crediti
reclamati da creditori a fronte di impegni assunti in
esercizi precedenti.
Le stesse spese di investimento appaiono
contenute in valore assoluto ma non mutano nella
sostanza rispetto all’anno precedente anzi, per
alcuni versi, diventano più rispondenti alle
esigenze reali di domanda del territorio. Il quadro
generale delle previsioni di intervento, che
scaturisce da un’organica politica regionale di
sviluppo che raggruppa tutte le fonti di risorse
disponibili, si concentra in un’ottica di continuità
sui seguenti obiettivi: sostegno allo sviluppo
locale; attrazione di investimenti; efficienza
nell’utilizzo dei fondi europei; sviluppo
infrastrutturale; sostegno al turismo e ai beni
culturali; innovazione, ricerca e sostegno
all’università; potenziamento dei servizi. Per
quanto riguarda le politiche sociali, l’attività della
21 dicembre 2007
regione, sempre senza trascurare tutti gli altri
interventi del settore, è concentrata sui seguenti
obiettivi: sostegno a reddito, confermando la
sperimentazione del reddito di cittadinanza, da
verificare con le disponibilità che sono in bilancio
e organizzazione di un sistema integrato di
interventi e servizi sociali. A questo proposito
bisogna dire che la nuova legge messa in campo
della dignità sociale è una legge che, di fatto,
riordina l’intera materia e dà possibilità di
razionalizzare l’intervento sociale. Su questo c’è
una necessità di chiamare risorse, obiettivo
legittimo, perseguito anche con le azioni svolte in
commissione per richiamare ulteriori risorse sulla
legge per la dignità sociale, ma che va collegato
con una condizione generale nella quale la spesa
sociale è posta in testa alla spesa nazionale, alla
fiscalità generale che garantisce, appunto,
attraverso l’elaborazione dei piani di intervento e
la tutela dei diritti di cittadinanza, per tutti i
cittadini la spesa sanitaria, la spesa sociale e la
spesa dei trasporti. Quindi il concorso della
regione, innanzi tutto è di tipo organizzativo e di
raccordo con le esigenze reali del territorio e,
laddove è possibile, di integrazione di ulteriori
risorse. Il volume delle risorse va rimarcato nel
rispetto della nuova previsione costituzionale e
questo, lo voglio ricordare a tutti noi, perché su
questo dobbiamo essere misurati nel rispetto delle
nostre reali condizioni, altrimenti rischiamo di
andare al di là del possibile, immaginando di
rincorrerci in una condizione del tutto insostenibile
non facendo cosi, di fatto, gli interessi dei
cittadini, soprattutto di quelli più bisognosi. Per
promuovere lo sviluppo economico, la coesione e
la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri
economici e sociali e per favorire l’effettivo
esercizio dei diritti della persona, lo stato destina
risorse aggiuntive e effettua interventi speciali in
favore di determinati comuni, province, città
metropolitane e regioni. Questo è il comma quinto
dell’articolo 119 riscritto. Cioè, in buona sostanza,
è lo stato che deve far fronte a quest’obbligo e,
qui, devo dire in modo del tutto esplicito,
assumendo appieno la responsabilità, siamo in
9
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Resoconto Integrale
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attesa che lo stato assuma in pieno una linea nella
politica di coesione nazionale che, al momento non
c’è, altrimenti la Campania potrebbe disporre di un
volume di risorse di misura ben superiore. È una
condizione che va detta al di fuori di ogni
prudenza, perché è una condizione che non c’è in
campo ad oggi, dal momento in cui è stato
riformulato l’articolo 119, con la riforma del titolo
V, ad oggi, quest’assunzione di responsabilità,
anche scritta, ancora non è esercitata da parte dello
stato, non c’è una vera politica di coesione
all’interno del nostro Paese. Per cui, anche gli
sforzi legittimi che, nella lettura delle difficoltà del
territorio vengono fatti e, anche quando arrivano
con tutta la tensione e l’impegno alla nostra
attenzione, devono tener conto del fatto che questa
è una condizione di riferimento che sta all’interno
della tutela dei diritti di cittadinanza che
competono prioritariamente alla fiscalità generale.
Poi, c’è la responsabilità, come per il servizio
sanitario,
della
tenuta,
dell’efficienza
dell’organizzazione, delle risposte ai problemi che
il territorio pone. Su questo c’è da avere il
massimo di attenzione, il massimo di prudenza ed
evitare che queste battaglie, che devono essere
svolte in tutte le sedi a cominciare da quella
nazionale, possano comportare una responsabilità
a livello regionale, responsabilità che, di fatto, le
regioni non hanno, in particolare quelle
meridionali, anzi esse hanno titolo a rivendicare
maggiore impegno e maggiori determinazioni; per
cui, se il consiglio intende, da questo punto di
vista, anche sollevare una richiesta formale al
governo del Paese, perché si assuma queste
responsabilità, è opportuno che lo faccia, perché
questo raccoglierebbe il consenso di tutte le forze,
credo, presenti in Consiglio Regionale. In una
prospettiva in cui appare ragionevole attendersi
che permarrà un forte condizionamento della
rigidità del bilancio sulla programmazione
finanziaria, l’impostazione di rigore, data in questi
ultimi anni, risulta la sola possibile per coniugare
l’obbligatoria azione di risanamento dei conti con
l’ineludibile onere di assicurare continuità nelle
politiche di investimento avviate, cogliendo le
21 dicembre 2007
opportunità che vengono offerte ai territori
caratterizzati da condizioni di gap infrastrutturale e
di sviluppo economico, al fine di non rischiare di
lasciare incompiuto un disegno di ampio respiro
che ha l’ambizione di proiettare la nostra regione
tra quelle che in un futuro non lontano, per
l’adeguatezza infrastrutturale, per l’efficienza dei
servizi e patrimonio naturale, artistico e culturale,
possono costituire attrattori di investimenti anche
esteri, nonché di flussi migratori turistici, anche
internazionali. Tralascio, poi farò avere il
documento completo per evitare di utilizzare
maggior tempo, l’elencazione specifica delle spese
indicate. Voglio soltanto dire che in questo
bilancio pur nelle condizioni che mi sono sforzato
di illustrare, si sviluppa, in continuità, un impegno
che ha dato, ad oggi, in particolare in alcuni
settori, risposte fortemente positive. La Campania
credo che possa vantare in questi ultimi anni un
salto nel settore della realizzazione infrastrutturale
di altissimo livello. Siamo sicuramente in una
posizione di avanguardia all’interno di un processo
di
riordino
dei
collegamenti
e
della
infrastrutturazione nazionale. Ci sono stati
interventi seri, interventi programmati, interventi
raccordati ad assetti di carattere generale; tutto il
discorso della logistica realizzato e da realizzare
nella direzione di grandi prospettive di sviluppo.
Ci sono settori che sono cresciuti, sono in crescita.
Al di là di fatti temporanei, il turismo, la stessa
industria, l’agricoltura che per gli effetti del Por,
anche se a distanza, sta avendo una spinta
notevole, anche la ricerca e la formazione hanno
avuto un’accelerazione notevole, cosi come la
tutela dell’ambiente, l’intero sistema dei lavori
pubblici, ricondotto da una condizione di controllo
pubblico, lontano da eventuali posizioni e contesti
di condizionamenti impropri, che pure in queste
aree possono accadere. Tutto questo è l’aspetto di
un’azione di governo fortemente impegnata e
fortemente innovativa rispetto alla condizione
generale della nostra regione. All’interno di questo
va collocato un discorso di prospettive. È proprio
di oggi la notizia di quello che è accaduto a Roma:
tre grandi capi di governo europei, Italia, Francia
10
CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA
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e Spagna, hanno dato vita all’unione Mediterranea.
Anche noi, come regione, abbiamo creduto in
questa prospettiva, probabilmente prima degli altri.
Non è un caso che la regione Campania, oggi, è
alla vice presidenza della commissione
intermediterranea;
proprio
per
l’impegno
all’interno di questo processo, abbiamo rivendicato
e rivendichiamo un’Europa che sappia essere
sempre più mediterranea, cioè che non badi
soltanto ai processi di coesione verso l’est, ma che
si sappia agganciare ai nuovi modelli di sviluppo,
ai nuovi grandi flussi di sviluppo che nel
mediterraneo avranno, negli anni prossimi, un
riferimento centrale per le economie mondiali. È in
questa prospettiva che deve lavorare l’Europa e, se
in questa prospettiva lavora l’Europa, la Campania
ha un ruolo centrale, perché se è vero che i grandi
processi di sviluppo economico oggi li
determinano i contenimenti, le macroaree e non
più le nazioni, è altrettanto vero che questo
rafforza la fase attuativa dei livelli intermedi delle
regioni che, a contatto diretto, governando
direttamente in modo più convinto i territori,
hanno un ruolo forte nelle attuazioni di queste
politiche. Allora su questa linea ci siamo mossi e
ci muoviamo, rafforzando il ruolo delle
competenze, a tutti i livelli. In questi giorni, anche
tra punti di contrasto non marginali tra
maggioranza e opposizione, anche all’interno della
stessa maggioranza, si è avuto un discorso aperto,
franco senza nascondersi nulla con l’obiettivo
preciso di rendere compartecipi tutti di questo
processo di cambiamento, dove la sfida non
consiste nel condizionarsi in negativo, ma si
svolge nell’ambito di chi sa proporre di più.
Questa è la condizione che stiamo tenendo in
campo da anni, sulla quale vorremmo richiamare
sempre di più l’attenzione e sono convinto che
l’imposizione che si sta facendo su questa linea ci
porterà, volutamente o non volutamente a
ragionare. Dobbiamo avere la forza di impegnarci
in questo senso e, questo comporterà senz’altro un
forte ma
necessario processo dialettico.
Presidente, sono uno che difende la finanziaria di
accompagnamento al bilancio, lo dico con grande
21 dicembre 2007
franchezza, a condizione, però, che diventi lo
strumento per mettere in campo iniziative
correttive di processi amministrativi che non
funzionano, per mettere in campo processi di
miglioramento di interventi che hanno bisogno di
ritocchi e di risistemazione e per mettere in campo
anche politiche che riguardano i territori. Non sono
tra quelli che immaginano che, se un consigliere
regionale sollecita un intervento, lo faccia per
interessi non politici o impropri, anche la tutela di
un quadro di valori in una chiesa può essere un
intervento serio da mettere in campo. È preferibile,
anche a fronte di chi condanna gli ordini del
giorno che sono previsti dai regolamenti, è
preferibile che un consigliere presenti un ordine
del giorno, assumendosene la responsabilità
piuttosto che mettere in tasca ad un assessore il
biglietto di raccomandazione. È un’assunzione di
responsabilità e un’indicazione di un impegno che
valuterà l’elettore, il cittadino, il territorio, non il
concorrente politico, perché la valutazione di
quest’ultimo non è sempre oggettiva. Questa è la
tutela di libertà, di rappresentanza politica, è la
tutela di esercizio del consenso. Questa è la
condizione. Certo, a volte si sfora, non sempre si
riesce a stare nei limiti però, obiettivamente,
preservare queste condizioni è una tutela che serve
a governare meglio, a valutare meglio i processi
ed a partecipare ai processi che si governano.
Queste sono accadute in commissione, lo voglio
dire con grande franchezza, perché non vi vedo
nulla di negativo. Sono accadute, accadranno
credo che relativamente alle cose che si mettono in
campo
debba
esserci
un’assunzione
di
responsabilità da parte di chi le propone rispetto ai
territori che rappresenta, rispetto alla politica
generale. Sapendo, però, che il bilancio non è della
giunta o dell’assessore ma è della Regione
Campania. Oltre a mettere in campo le condizioni
di sviluppo necessarie per la nostra Regione tutto
quello che noi immaginiamo di tutelare in un
processo di formazione di una condizione
economica-finanziaria
deve
necessariamente
comprendere la tutela dei diritti e l’organizzazione
dei servizi. Credo che il massimo sforzo è stato
11
CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA
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Resoconto Integrale
VIII Legislatura
compiuto. Sono grato alla commissione, al suo
Presidente e a tutti quelli che ci hanno consentito
di lavorare fino a notte tarda in queste serate, a
volte anche con qualche intemperanza dovuta,
probabilmente, all’eccessivo impegno e lavoro.
Credo che alla fine ci siamo comunque sopportati
a vicenda nella speranza di aver reso un servizio
utile alla regione Campania.
PRESIDENTE: Ringraziamo il Presidente
Valiante per l’attenta e corposa relazione che ha
tenuto qui in consiglio regionale. Volevo ricordare
che sono aperte le iscrizioni a parlare per la
discussione generale, che continuerà il giorno 27
alle ore 14,30 in poi. Per chi vorrà parlare, sono
aperte le iscrizioni in modo da renderci conto
anche dei tempi che ci vorranno. A fine seduta si
chiuderanno le iscrizioni a parlare. È iscritto a
parlare il consigliere Marrazzo N.; ne ha facoltà.
MARRAZZO N.: Presidente, onorevoli colleghi,
anche quest’anno grazie a uno sforzo di
collaborazione istituzionale, perveniamo alla
discussione del bilancio di previsione e della legge
finanziaria 2008 entro i limiti
temporali
dell’esercizio 2007. È doveroso da parte mia,
innanzitutto, ringraziare il personale della seconda
commissione, il dottore Musella, la signora
Cerciello e tutti gli altri collaboratori. Un
ringraziamento va anche alle forze politiche
dell’opposizione che con grande senso di
responsabilità hanno scelto la strada del concorso
politico – istituzionale, pur nel rispetto dei diversi
ruoli rappresentati dando il loro contributo, a volte
critico e talvolta collaborativo e migliorativo, dei
provvedimenti che si andavano ad adottare.
Ancora, un ringraziamento va alle forze politiche
della maggioranza che, molto spesso, mettendo da
parte gli interessi della propria parte politica e
nell’interesse della cosa pubblica, hanno favorito il
varo di questa finanziaria. Che dire, poi, di
Antonio Valiante? Un amico che mi meraviglia
sempre di più, non tanto per le sue doti di
amministratore attento e oculato ma quanto per le
sue doti umane, la sua pazienza, la sua attenzione
alla persona, mai scissa, però, dal contesto
generale di quelle che sono le esigenze della
21 dicembre 2007
Regione Campania; un esempio da cui apprendere
molto e a cui questa regione deve molto.
L’approvazione della finanziaria regionale 2008 è
un avvenimento importante, perché giunge alla
fine di un anno tribolato, che ha visto il debito
sanitario comportare l’avvio di un indispensabile
processo di ridimensionamento e
di
ristrutturazione della spesa in un settore
determinante per l’equilibrò dei conti. È il terzo
anno consecutivo che giungiamo in aula nei tempi
previsti e dovuti per l’approvazione del bilancio
della Regione Campania; quasi non fa più notizia
e, invece, credo che sicuramente è questa la notizia
del giorno. Approvare il bilancio nei termini
dovuti e avere concretezza e certezza dei propri
conti, è esempio di buona amministrazione. Il
nostro è un bilancio figlio dei tempi che viviamo,
piuttosto rigido, con pochi spazi di manovra per
scarsezza di risorse e per un debito che ci portiamo
dietro, sanità in primis, e che ci impedisce una
programmazione più agile. È per questo che piace
ricordare a noi tutti che questo consiglio regionale
ha messo un punto fermo a tutto ciò, ha
determinato una netta inversione di tendenza,
inserendo i conti della regione in un percorso
virtuoso. Il bilancio si è adeguato al dato di fatto,
si sono poste le basi per un serio piano di rientro,
un passaggio fondamentale. Più in generale, non
possiamo fare a meno di rilevare un sostanziale
miglioramento nella rappresentazione
di un
quadro di insieme delle entrate e delle spese che
deve, però, essere ulteriormente qualificato in
funzione di una maggiore aderenza a principi
organizzativi di tipo aziendale che consentono di
collegare gli impegni assunti, in
conto
competenza, ai risultati attesi, valutando in corso
d’opera l’efficacia e l’efficienza degli interventi.
Come sappiamo, la congiuntura economica
nazionale e internazionale segnala una situazione
difficile. Il prodotto interno lordo non cresce in
misura significativa, mentre si avvertono chiari
sintesi di ripresa dell’inflazione e di contrazione
dei consumi. La Campania non è estranea a tutta
questa congiuntura anzi nella nostra regione questi
problemi vengono ingigantiti da una condizione
12
CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA
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generale di partenza ancora più sofferente rispetto
alle regioni economicamente più forti. Qualcuno
parla di recessione, forse l’espressione è avventata
ma restituisce interamente lo stato d’animo assai
diffuso. Stanno venendo meno i cosiddetti fattori
immateriali dello sviluppo, la fiducia, la voglia di
rischiare e di mettersi in gioco, la speranza nel
domani delle giovani generazioni. In un contesto
così contraddittorio e nebuloso non possiamo
sottrarci all’esercizio della responsabilità e della
decisione individuando, per quanto di nostra
competenza, le soluzioni più efficaci per la
comunità regionale. L’agire economico implica la
scelta tra alternative, una politica pubblica in
materia economica deve conciliare la convenienza
degli operatori di mercato con l’interesse generale,
l’equità e la tutela dei più deboli. Il punto di
partenza è che le risorse sono scarse, dunque
l’esercizio della politica di bilancio in un tempo di
crisi diventa veramente un difficile equilibrismo,
soprattutto come nel caso delle regioni, se si è
costretti ad agire in presenza di vincoli esterni
particolarmente cogenti o se volete con una pistola
puntata alla tempia. I
trasferimenti per il
finanziamento per la spesa corrente calano a vista
d’occhio. L’autonomia impositiva è stressata fino
al limite tecnico e di sopportazione; il patto di
stabilità colpisce in maniera indifferenziata e
abnorme nella stessa spesa di investimenti, che
dovrebbe generare più produzione e maggiore
fiscalità. Insomma, la finanza regionale e quella
locale è un serpente che si morde la coda, un
coacervo di vincoli, che, vorrei dire, ma non
posso, che se non governati e corretti, potrebbero
portarci tranquillamente all’avvitamento, al vicolo
cieco della insostenibilità e del fallimento. I
problemi sono più gravi per le regioni del sud, a
cominciare dalla Campania.
Immaginiamo, per esempio, un bilancio regionale
privo degli apporti delle risorse aggiuntive di
provenienza comunitaria, non saremmo in
condizioni di finanziare quasi nessun investimento,
non potremmo realizzare ferrovie, strade, scuole,
non potremmo alimentare progetti industriali e
turistici o iniziative di ricerca e formazione. Certo,
21 dicembre 2007
la discussione sul buon utilizzo dei fondi
comunitari per lo sviluppo è sempre opportuna, si
doveva fare di meglio e di più, sono il primo a
dirlo, ma domandiamoci per un momento cosa
accadrebbe se la Campania non fosse tra le regioni
dell’obiettivo in convergenza, e,
perciò,
beneficiaria di fondi strutturali, al contrario di
regioni, come il Piemonte, la Lombardia che
investono somme cospicue in servizi e opere,
saremmo costretti ad assistere inerti al declino e
alla dequalificazione di tutto il nostro patrimonio.
Questo non è accettabile, né per adesso né per il
futuro. Affermiamo con forza che il modello di
federalismo fiscale che ci viene proposto, è
tutt’altro che soddisfacente, perché collegare le
quote di trasferimento al gettito localmente
determinato, fatte salve alcune compensazioni sui
costi presenti dei servizi, porterà il Mezzogiorno e
le aree deboli del paese ancora più lontane
dall’Europa e da quella mezza Italia che funziona e
di cui ha parlato, recentemente il Presidente del
Consiglio.
E per la Campania, se Dio vuole, ci sarà ancora il
fatidico 2013, anno di conclusione dell’intervento
straordinario della comunità con uno stato
costretto ad arretrare su tutti i fronti della spesa.
Non dimentichiamo l’obiettivo del pareggio del
bilancio 2010 – 2011. E’ ben difficile immaginare
a legislazione vigente un futuro sereno per la realtà
regionale. I nostri introiti e gli scarsi trasferimenti
statali di parte corrente bastano a malapena a
pagare stipendi, forniture, interessi e quote capitali
di debito. Proviamo a scorrere le singole unità
previsionali di base del bilancio scopriremo che, su
molti essenziali capitoli, l’appostazione di
competenze è prossima allo zero. Non è
un’espressione di cattiva volontà, semplicemente
non ci sono i soldi, né per finanziare nuove leggi,
né per sostenere particolari azioni di sviluppo
dell’economia o di tutela delle fasce deboli, a
cominciare dalla legge di recente approvazione
sulla dignità sociale o da quella sul reddito di
cittadinanza. Si sta cercando di fare ma non è,
probabilmente, quello che si dovrebbe fare del
tutto. Le uniche risorse restano quelle dei fondi
13
CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA
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Resoconto Integrale
VIII Legislatura
strutturali, del fondo per le aree sottosviluppate,
accorpate in questo bilancio in pochi grandi
aggregati. Ecco un primo termine di discussione
che ha impegnato la Commissione che ritengo
debba essere portato all’attenzione del Consiglio.
Abbiamo sollecitato la Giunta
ad una
rappresentazione più puntuale e articolata degli
obiettivi e delle emissioni dei fondi Por, cioè, ad
una maggiore specificazione dei contenuti
progettuali e delle risorse destinate, in un tentativo
che ci avvicini il più possibile al famoso controllo
di gestione e consenta al consiglio, magari
periodicamente, di prendere atto degli effettivi
avanzamenti, del programma e delle sue eventuali
criticità, la soluzione è semplice, non comporta
nessuna sottrazione o sovrapposizione di
competenze, si tratta solo di spacchettare i
macrocapitoli per rappresentare, in forma analitica
le azioni più significative, magari, cominciando
dai 15 grandi progetti di cui tanto si parla e di cui
tanto poco si sa. Ovviamente, a un dato contabile
di
previsione
e
consuntivo,
dovrebbe
accompagnarsi una relazione sull’andamento della
spesa, sui risultati previsti e concretamente
conseguiti. È stata, poi, sollevata un’altra
questione collegata alla precedente: perché non
riportate, per quanto possibile, la spesa di
investimento - finanziato con risorsa libera
regionale, anche per mezzo dell’accenzione di
dolorosissimi mutui - al grande alveo del
programma operativo degli accordi di programma
quadro, sostenuti dai fondi fAS? In questo modo si
otterrebbe il duplice effetto di alleggerire il
bilancio proprio della regione cioè, quello
considerato al netto dei finanziamenti aggiuntivi,
liberando le risorse per le leggi regionali o per
interventi altrettanto necessari, ma non coerenti
con gli indirizzi del Por. Un primo passo lo
abbiamo fatto risolvendo, in parte, il grave
problema del finanziamento del legge 51, legge
vitale per la sopravvivenza degli enti locali e dei
nostri territori, anche qui, sarebbe preferibile un
ulteriore approfondimento. Ancora, si è posto, con
serena determinazione, il problema del
superamento delle gestioni commissariali, del
21 dicembre 2007
rientro dell’ordinario di tutti quei programmi che
vivono di rendita iniziale, continuando ad
alimentare limiti di intervento deciso, spesso in
tempi lontani. Non parliamo solo dell’emergenza
rifiuti o di quelle ambientali che costituiscono,
comunque, compensi gravi e importanti. Ci
riferiamo, ad esempio, ai piani della legge ’80 del
terremoto e della legge 887 del bradisismo, il
terremoto è passato, il bradisismo non preoccupa
più, ma le gestioni commissariali e i conseguenti
contratti di concessione, continuano ad attingere
risorse nazionali e comunitarie, senza impegnare
alcuna procedura di evidenza pubblica. Devo dire,
con grande soddisfazione, che in questo caso si è
avuta la soluzione mediante un nostro
emendamento contenuto nella finanziaria attuale,
almeno in questo caso siamo al ritorno alla
normalità. Eccoci alla sanità. Croce e delizia, croce
per i debiti che comporta, delizia perché il nostro
modello è sicuramente uno dei migliori al mondo.
Qui la partita è aperta, perché l’accordo stipulato
con il governo rappresenta da un lato il risultato di
un profondo ripensamento della struttura del
servizio e dall’altro un vincolo di medio – lungo
periodo al quale è necessario adeguarsi, adottando
un piano di riduzione dei costi, che abbatta gli
sprechi, uniformi verso l’alto, le prestazioni,
proponga modelli virtuosi di comportamento
sanzionando le inefficienze in maniera tangibile e
forte. Tra gli elementi positivi di questo ultimo
periodo, è giusto segnalarvi iniziative della Giunta,
che ha destinato ben 170 milioni di fondi Por
all’acquisizione di strumenti e tecnologie sanitarie.
E’ un esempio pratico di quello che si diceva poco
fa: impiegando le risorse aggiuntive per migliorare
la qualità dei servizi, si riduce la spesa storica e il
conseguente indebitamento e si corrisponde alla
crescente aspettativa dei cittadini. A questo
proposito, devo chiedermi, così come faccio da
tempo, tanto da apparire una voce sola nel deserto:
quando si farà la verifica prevista per legge dei
direttori generali delle A.S.L.? La commissione di
verifica è stata insediata, ma i lavori procedono a
rilento. La nostra attenzione su questo punto è al
massimo livello possibile, rappresenta un punto
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VIII Legislatura
fermo di una vera e propria questione politica, un
punto dirimente per la nostra maggioranza di
Governo. Le idee ed i programmi camminano sulle
gambe degli uomini, ma una verifica sulle capacità
è indispensabile e indifferibile, ne va della
credibilità e sensibilità di questo governo; non
rendiamo vano quanto di buono è stato fatto e si
sta facendo. Stiamo discutendo, finalmente, di un
bilancio di transizione che si appresta a diventare
finalmente un vero e proprio strumento di governo,
attraverso l’introduzione di un meccanismo di
controllo, in continuo, della spesa di investimento,
per mezzo di una utilizzazione ottimale e
trasparente delle risorse aggiuntive destinate dalla
Comunità economica europea e dallo stato, grazie
al recupero e alla gestione ordinaria di tutte le
partite contabili, attribuite alla competenza delle
strutture
commissariali,
attraverso
il
potenziamento
della
capacità
finanziaria
indirizzata al sostegno dell’attività legislativa,
realizzando una maggiore e più evidente
corrispondenza tra spese e obiettivi di servizio
relativamente alla sanità, ai trasporti, alla gestione
idrica e ai servizi sociali. Insomma, ci siamo intesi
sulle linee generali e sul metodo, anche se resta da
affrontare il nodo delle entrate e dei sensibili
scostamenti tra previsioni e incassi. Ci sono
capitoli tutti da scrivere, che impegnano la Giunta,
quanto il Consiglio. La mia proposta consiste, a
questo punto, nel fissare un appuntamento da qui a
tre mesi per lo svolgimento di un dibattito nel
quale si valuti l’iniziativa della Giunta in materia
di riforme e ristrutturazione del Bilancio, in
rapporto a tutti i punti sopraccennati. La Campania
è all’ultima occasione, solo se riusciremo a
combinare, in maniera intelligente, l’ordinario e lo
straordinario, le spese di funzionamento e di
investimento, le risorse organizzative e quelle
finanziarie, potremmo aspirare alla sensibile
riduzione del divario che ci divide dal centro –
nord e dall’Europa. Dico, in questa prospettiva,
non sottovalutiamo lo strumento del bilancio, che
costituisce la guida e il riferimento costante di
qualsiasi politica, di qualsiasi gestione; il bilancio
è annuale e universale, lo approviamo con legge e
21 dicembre 2007
ci assumiamo, per intera, la responsabilità.
Faremmo, dunque, un torto alle prerogative
dell’assemblea se non rivendicassimo, oggi, il
pieno diritto ad un’informazione completa e
costante,
rinviando
alla
mera
gestione
amministrativa il carico della definizione
dell’attuazione di politiche essenziali per lo
sviluppo
della
Campania.
Il
dato
dell’indebitamento è tutt’altro che incoraggiante.
La preoccupazione di dover far fronte ad una
nuova stagione di emergenza, a cominciare dal
forte dramma dei rifiuti, inquieta, eppure,
disponiamo di una massa di risorse che non ha
precedenti nella storia della Campania. Il rischio
vero è che si prosegua in una sorta di gestione
schizofrenica, in cui convivono una Regione ricca
e una Regione povera, la mano destra non sa
quello che fa la sinistra. Approviamo il Bilancio
2008,
dunque,
legando,
però,
questa
manifestazione di fiducia all’impegno della Giunta
a lavorare ad una riforma che apporti al documento
di programmazione contabile ulteriori elementi di
trasparenza, controllo e verifica. È un discorso
politico e istituzionale insieme perché oggi più che
mai, appare indispensabile riempire il vuoto di
dialogo e di collaborazione che si è definito tra
Giunta e Consiglio, che costituisce il più grave
vulnus all’ordinato funzionamento nel Consiglio.
Grazie!
PRESIDENTE: È iscritto a parlare il Consigliere
D’Ercole, ne ha facoltà.
D’ERCOLE: Grazie Presidente! Affrontiamo
anche quest’anno, in forma abbastanza liturgica, il
rituale della discussione del bilancio, con
altrettanta ritualità, ascoltiamo con attenzione,
almeno per quanto mi riguarda, le parole
dell’Assessore al Bilancio, prendiamo nota dei
propositi. Vorrei partire da un’affermazione del
Presidente Valiante, quella relativa all’incontro
odierno dei tre Presidenti di governo, della
Francia, della Spagna e dell’Italia, che hanno dato
vita a questo ulteriore passo per l’unione
mediterranea. È un proposito particolarmente
avvertito, lo abbiamo avvertito anche noi di destra,
da sempre, però, non vorrei, Presidente, che in
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questa unione mediterranei, ci trovassimo ad
essere il
fanalino di coda, come già adesso
siamo, tra i tre paesi che si sono incontrati, noi
siamo gli ultimi, in fatto di crescita, ci ha superato
anche la Spagna, dunque, da questo punto di vista
c’è da essere piuttosto preoccupati. Parliamo del
bilancio, naturalmente, non posso che contestare,
ma contestare in forma decisa, netta, le
affermazioni che sono venute dal Presidente,
soprattutto in ordine a quella che può essere la
prospettiva di questa Regione. Mi limiterò a
leggere qualche passo della relazione, cercherò di
commentare in qualche momento, a braccio, la
vicenda, perché qui ci troviamo di fronte ad un
documento contabile che non ha accontentato
nessuno. Siamo stati più volte in commissione ad
ascoltare, audire, fra le audizioni, abbiamo una
serie di documenti che ci sono pervenute
successivamente: dalle organizzazioni sindacali,
alle organizzazioni degli imprenditori, a tutte le
associazioni che abbiamo potuto ascoltare,
nessuno è soddisfatto. Naturalmente, una
motivazione dovrà pure esserci se da destra a
sinistra questa contestazione c’è stata. Un bilancio
che appare ancora una volta un bilancio di lacrime
e sangue per il fatto che non prevede né può
prevedere
alcuna
ipotesi
di
riduzione
dell’imposizione, noi siamo una regione che ha un
margine di movimento assolutamente inesistente e,
dunque, dobbiamo continuare ad operare in
termini di rigidità contabile. Dicevano gli stessi
sindacalisti del centro – sinistra, notoriamente
vicini all’amministrazione, bocciano questa
manovra finanziaria. Cervito parla di una manovra
in cui è assente la politica economica – regionale,
siamo di fronte a un bilancio che è solo una serie
di obblighi di spesa, per giunta una spesa che è
vincolata per il 95%, quelle maggiorazioni IRPEF,
che sono legate al piano di rientro, al di là delle
affermazioni ottimistiche del Presidente Valiante,
non è prevedibile che possano essere ridotte prima
del 2010. Noi abbiamo qualche dubbio, qualche
dubbio fondato, che possano essere ridotte dopo il
2010. Dunque, ancora una volta, pagheremo le
conseguenze
di
una
pregressa
cattiva
21 dicembre 2007
amministrazione. Adesso sembra che tutti
vogliono porre rimedio agli sprechi che ci sono
stati ma, neanche da questo bilancio tutto questo si
rileva e, tuttavia, dovremo sopportare per
lunghissimo tempo ancora il peso di questo
indebitamento.
Alle ore 18,40 assume la presidenza il Vice
Presidente Mucciolo
D’ERCOLE: Intanto, i sindacati, tornano ad
evidenziare la mancanza di un tavolo di
discussione sul bilancio, che consenta di
concertare spese da tagliare, risparmi da assicurare
facendo crescere, semmai, la spesa libera da
destinare agli interventi utili della regione. Resta
l’odioso ticket farmaceutico di euro 1,50, così
come restano, a massimo, le quote di
maggiorazione Irap e Irpef, particolare, come
abbiamo già denunciato, l’aumento dell’Irap,
rapportato al costo del lavoro dipendente, frenerà
ulteriormente le assunzioni o addirittura
provocherà licenziamenti, anche perché le imprese
saranno tentate di trasferire o insediare nuove unità
produttive in regione, non sottoposte a questo
regime di pressione fiscale, ma restano quelle che
dovevano essere misure transitorie, adottate nel
2004, con l’aumento dell’accisa sulla benzina e del
bollo auto. E’ notizia proprio stamattina, leggevo
sui giornali, che a Fuorigrotta, in una parte della
città di Napoli, c’è il prezzo della benzina, più alto
d’Italia. D’altra parte non potrebbe che essere così
dal momento che abbiamo la massima imposizione
anche nella maggiorazione sulla benzina.
Veramente singolare è la presunta giustificazione
dell’amministrazione regionale, i sacrifici sono
imposti dal piano di rientro firmato con il governo.
E’ ben noto che il bubbone della sanità è
ascrivibile al mal governo che c’è stato nel passato
e che tuttora c’è, perché anche su questo dobbiamo
essere assolutamente decisi a non riconoscere che
ci siano sostanziali miglioramenti per quanto
riguarda l’eliminazione degli sprechi, così com’è
noto che la sanità è sostanzialmente una sede nella
quale si gestiscono le clientele in maniera molto
efficace.
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È l’ora di usare i termini giusti e dire che questa è
una condizione vergognosa, quella in cui ci
troviamo, altro che o maggiori impegni come si
legge nella nota illustrativa; sono vere e proprie
sanzioni che rimarranno fino al 2010, essendo
poco credibile che entro quel termine ci si possa
trovare nelle condizioni per eliminare. Un recente
studio ha evidenziato che il Pil di quest’nostra
regione è inferiore finanche a quello della
Martinica; l’Inglilterra ha il punteggio del 65.138,
la Germania del 41.978, la Campania del 14.708,
la Puglia ci supera con il 15.008.
In un articolo di un giornale nazionale, leggevo i
dati forniti
dall’Erostat 2004, gli ultimi
comparabili a livello continentale sul Pil pro
capite, conferma la non felice situazione quanto a
ricchezza delle regioni meridionali e, se la Sicilia
piange tra i fanalini di coda del vecchio continente,
Campania e Puglia non ridono. Basti pensare che
si assestano ben al di sotto del 75% in termini di
ricchezza per abitante, considerando 100 la media
Ue su 27 paesi, in compagnia di regioni, come la
Martinica, 74,3, dipartimento francese e
oltreoceano. Solo pochissimi giorni fa a Napoli, il
Presidente della Confindustria, Montezemolo, ha
aspramente criticato la Regione Campania - era
presente il Presidente Bassolino in quella
circostanza - invitandola ad abbandonare la logica
assistenziale e promuovere investimenti innovativi
in turismo, ricerca, servizi, cultura, aiutare il
rilancio della città. Ha accusato, altresì, il grande
freno incontrato dagli industriali campani, ovvero
le grandi diseconomie, come la mancanza di
infrastrutture, burocrazia e sicurezza. Da questo
punto di vista non posso che concordare con le
critiche che quella sera sono venute dal Presidente
di Confindustria.
Alle ore 18,50 assume la presidenza il vice
Presidente Ronghi
D’ERCOLE: Dallo studio degli industriali
rappresentato da Montezemolo, risulta ancora che i
divari del sud sono aumentati, le 4 grandi regioni
meridionali: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria,
sono l’ultima grande area in ritardo nell’Europa
dei 15 e non riescono ad attrarre investimenti. Su
21 dicembre 2007
questo punto ho sentito la relazione del Presidente.
In realtà non capisco da cosa sia stato determinato
il tentativo che si dice presente nella legge
finanziaria di attrarre, di invogliare l’attrazione di
investimenti dal momento che, l’attrazione di
investimenti nella regione Campania, almeno dai
dati che mi sono stati forniti, è inferiore a quello
della Regione Umbria. Francamente, non credo
che le dimensioni delle due regioni siano
confrontabili, allora questo è uno dei punti
centrali. Quando notiamo che nella nostra regioni
mancano investimenti dall’esterno, significa che
non funziona, non siamo appetibili, eppure
abbiamo potenzialità di sviluppo che sono
assolutamente di primo ordine. Immagino i
territori, immagino in qualche misura, anche i
collegamenti via mare, immagino la logistica di
cui si parla e che non è ancora completata, che ha,
comunque, una sua efficacia e, a questo aggiungo,
quella umana e del personale. Da tutte le parti
viene riconosciuto che in Campania, c’è una
disponibilità al lavoro dei giovani che è maggiore
di altre regioni d’Italia, soprattutto una
disponibilità ad apprendere le modalità di lavoro
molto elevate ma nonostante tutte queste
condizioni, evidentemente, l’attrazione degli
investimenti è praticamente zero. Su tutto ciò
credo, dobbiamo interrogarci. Spero che l’utilizzo
dei fondi europei 2007 – 2013 possa consentire a
questa regione di investire per renderla più
attrattiva. Mi dispiace di non seguire la relazione
che i tecnici hanno fatto, ma devo parlare di
questo. La regione Campania, lo dico qui e lo dico
anche quando parlo negli ambienti a me vicino,
nell’ambito del mio partito, deve cominciare a
investire sulla sicurezza. La sicurezza la si dà non
solo contrastando la malavita organizzata, cosa che
deve fare lo Stato dando sicurezza ai cittadini e
mettendo in galera i delinquenti soprattutto
tenendoli in galera, ma lo si fa organizzando lo
sviluppo del territorio; mi auguro che questa volta,
i fondi europei,contrariamente a quanto è avvenuto
nel precedente periodo, siano gestiti attraverso una
logica che va anche al di là del Paser, perché anche
il Paser è un librone che non finisce mai, nel quale
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VIII Legislatura
le
parcellizzazioni
sono
possibili.
Le
parcellizzazioni, a mio avviso, non servono se non
ci sono progetti precisi che rientrano in un piano
organico di sviluppo nel quale gli industriali ci
dicano cosa può produrre un determinato
investimento e quanta occupazione può portare
quell’investimento e quel determinato piano. Si
fanno studi a non finire: studi di fattibilità, progetti
e analisi. Naturalmente, non è difficile poter avere
le risposte alle domande che poniamo: dove andare
a investire e cosa serve. Credo che tutte queste
domande abbiano avuto ampiamente risposte dai
vostri tecnici. E’, dunque, necessario indirizzare
fondi in quella direzione ed individuare pochi
progetti, ma che siano visibili. Il Presidente
Valiante dice che la Regione Campania ha dato
visibilità alle infrastrutture, ce ne sono molte,
quelle private in particolare e quelle logistiche, c’è
un’infrastruttura che si è evidenziata in questi
ultimi anni, quella della metropolitana, per altro
con molte lentezze, ma sinceramente, credo,siano
solo annunci. Ricordo ancora che ci sono impegni,
da parte dell’Assessore De Luca, per un
collegamento viario Contursi – Grottaminarda,
sempre nel pensiero e non nella fattibilità concreta;
non mi sembra vi sia ancora stato qualcosa di certo
e definitivo. Ancora, c’è un impegno per un
collegamento rapido Napoli – Bari, sul quale il
Presidente Bassolino credo abbia preso impegni
precisi, voglio augurare che questi impegni si
traducano in qualcosa di visibile tra non molto,
anche perché l’impegno è di portarlo a termine nel
2020, il che francamente, mi lascia un po’
perplesso, pensare che si possano fare
infrastrutture che debbano essere viste soltanto dai
nostri eredi, non mi sembra una cosa
particolarmente entusiasmante, tuttavia, anche
questi impegni devono cominciare a tradursi in
qualcosa di concreto nell’immediato.
Trascuriamo quanto Montezemolo ha detto in
quell’occasione, perché sono tutti argomenti che
possiamo fare nostri. C’è la necessità di ridurre le
spese, c’è questa necessità che anche l’assessore
Valiante ha sottolineato. E’ certo l’assessore
Valiante che nel testo che abbiamo approvato c’è
21 dicembre 2007
una tendenza che va in questa direzione? Abbiamo
proposto degli emendamenti che ci portavano alla
riduzione delle spese, in particolare per quanto
riguarda l’eliminazione di alcuni soggetti che
assorbono denaro senza dare risposte. Mi riferisco,
ovviamente, alle comunità montane, per esempio,
sulle quale, adesso c’è già un’attenzione da parte
del Parlamento nazionale, non ho capito bene
quale sia la competenza concorrente che abbiamo,
ma è sicuro che possiamo decidere, lo abbiamo già
fatto con leggi regionali, lo potevamo fare, lo
possiamo fare ancora, cercando di ridurre e
soprattutto di evitare che i consiglieri delle
comunità montane siano consiglieri che vadano a
prendere ulteriori compensi, che possano sommare
le loro competenze, riducendo il numero degli
esecutivi delle comunità montane. Un tempo era
stato anche fatto un tentativo di questo genere, gli
esecutivi sono stati nuovamente aumentati. Fare in
modo che gli esecutivi siano composti dai sindaci
dei comuni che rappresentano la comunità
montana. Avevo anche proposto che le comunità
montane non potessero sorgere nei territori dove ci
sono già gli enti parco perché dobbiamo
razionalizzare le competenze. A me sembra che un
ente parco svolga abbondantemente la tutela, le
funzioni di tutela del territorio e che non ci sia la
necessità che un altro ente, come la comunità
montana insieme all’ente parco, faccia più o meno
le stesse cose. Quello che magari non può fare
l’ente parco lo potrà fare il comune o,
eventualmente, la provincia. Dare un segnale in
questa direzione mi sembra che sarebbe cosa
estremamente positiva. Poi la relazione la lascerò
agli atti. Presidente, intanto a voce e a braccio
voglio esporre anche un’altra considerazione.
Riteniamo necessario valutare se effettivamente
noi disponiamo di partecipazioni patrimoniali in
società che possono essere dimesse; non nel senso
che le dobbiamo abbandonare, tutt’altro. Ma se si
tratta sopratutto di società che hanno utili, mi
riferisco in particolare all’assessore Cascetta, in
questo caso ma non soltanto a lui, dobbiamo avere
il coraggio di metterle sul mercato. Non capisco
perché la regione debba continuare a fare
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Resoconto Integrale
VIII Legislatura
“l’imprenditore” soprattutto in un momento come
questo, nel quale noi, ove mai riuscissimo a
collocare sul mercato qualche impresa buona o
almeno appetibile sul mercato, potremmo ricavare
cifre adeguate per fare interventi che il bilancio
oggi, non ci consente di fare. Immagino per
esempio la costruzione di case popolari, case per i
meno agiati. Dunque, l’idea che io ho lanciato
anche attraverso un emendamento che ho
presentato in commissione, deve cominciare a
percorrere i corridoi della regione, deve
cominciare a essere argomento di discussione tra
di noi, perché o è vero che abbiamo società di
questo livello che, cioè, sono società attive che
producono utili, allora in questo caso le possiamo
offrire al mercato oppure, non è vero, e allora si
dice: non le possiamo vendere perché queste
società non le vuole nessuno. Evidentemente
quello che c’è stato detto fino a oggi non è vero.
Siccome sono convinto, invece, che si tratta di
società positive, di società che hanno mercato, di
società che possono operare in maniera adeguata
sul mercato, anche privato, dando i servizi ai
cittadini, probabilmente anche a costi inferiori a
quelli che offrono oggi, allora è il caso che si
cerchi di intraprendere la strada della
privatizzazione. Se pensiamo sempre che le
privatizzazioni le debbano fare gli altri, perché noi
non ci vogliamo privare delle cose che ci
appartengono, il discorso è diverso. Sono convinto
che se siamo liberali come si usa dire adesso, non
so se sia giusto il termine, dobbiamo dimostrarlo
non soltanto nel pensiero e nelle parole, ma
dobbiamo dimostrarlo soprattutto nei fatti. Credo
che a questo punto mi tocca sindacare in
particolare la seconda parte del testo che c’è stato
consegnato. Intanto voglio dire che abbiamo
discusso, assessore Valiante, queste sere, questa
notte fino a questa mattina, lungamente, un testo
che era venuto dalla giunta fino all’articolo 38. Poi
ci sono stati tutti gli emendamenti aggiuntivi che e
sono
tutti
gli
articoli
che
vengono
successivamente. Un elaborato, una finanziaria
non può avere queste dimensioni. Possiamo dirci
tante cose per cercare di indorare la pillola, per
21 dicembre 2007
cercare di rendere più accettabile la cosa,
oggettivamente non è pensabile che una legge
finanziaria abbia tutti questi articoli. È vero che a
livello nazionale fanno leggi finanziarie con un
articolo e 1500 commi, mi rendo perfettamente
conto ma parlo da uomo responsabile. Ritengo
sbagliato quel metodo e lo ritengo sbagliatissimo
sia quando lo faceva il centro – destra sia ora che
lo fa il centro – sinistra, perché la legge finanziaria
deve fornire indirizzi chiari di collegamento al
bilancio, di utilizzo dei fondi di bilancio. Ho
sempre immaginato che la legge finanziaria avesse
la funzione di dare disposizioni sull’utilizzo dei
fondi stanziati nel bilancio. Poi ritroviamo, invece,
nella legge finanziaria modifiche talvolta che sono
necessarie, qualche ritocco a qualche norma ma
poi regolarmente utilizziamo il momento del
bilancio, la sessione di bilancio per intervenire su
una serie di leggi che non hanno nessun
collegamento con la legge finanziaria e soprattutto
interveniamo per fare una serie di elargizioni. Su
questo ultimo punto, Presidente Valiante, voglio
essere chiaro. Lei ha detto nel suo intervento,
cercando anche in questo caso di nobilitare la
cosa, che vede nulla di negativo il fatto che il
singolo consigliere chieda un finanziamento per
una chiesa o per un’altra opera. Non sono
d’accordo su questa cosa, non sono d’accordo
perché non si può fare così. I finanziamenti per le
opere e gli interventi sono tutti previsti in leggi che
hanno un loro iter attuativo e che, naturalmente,
prevedono le modalità con cui l’erogazione dei
fondi debba avvenire. Attingere da un fondo di
bilancio pubblico lo si può fare attraverso
l’evidenza pubblica o la richiesta dell’ente
pubblico. Il fatto che i consiglieri o i parlamentari
si debbano rendere protagonisti e portatori di
interessi specifici da far risultare nel bilancio o
nella finanziaria nazionale - ho letto qualche
comma della finanziaria nazionale dove si parlava
della tutela degli asini di non so quale paese - non
è diverso da quello che facciamo noi. Il fatto che
lo si faccia a livello nazionale probabilmente
svilisce ancora di più chi propone e ancora di più
chi approva quelle norme ma, anche se lo
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facciamo noi, non è meno riprovevole. Sono
dell’idea che quest’elenco di finanziamenti e di
elargizioni dovrebbe essere evitato, dovrebbe
essere assolutamente evitato. Posso comprendere
che ci siano dei ordini del giorno di impegno e di
indirizzo per la giunta, per determinate situazioni
particolari per le quali un consigliere voglia
prendere l’iniziativa e voglia anche coinvolgere il
consiglio regionale, ma si tratta sempre di un
impegno, sotto certi aspetti morali, che si dà alla
giunta, perché affronti e valuti quella situazione.
Dobbiamo cercare di eliminare questo tipo di
elargizioni
dal nostro bilancio. Dobbiamo
abituarci a operare in maniera responsabile; nel
senso che ciascuno di noi deve capire che, poiché è
titolare di una funzione di rappresentanza del
territorio deve farsi portatore di interessi che siano
relativi alla collettività tutta e, disciplinando con le
nostre leggi, problemi che riguardano tutta la
collettività. Quando abbiamo affrontato il tema nel corso del dibattito sull’articolato sarà il collega
Ronghi a parlarne più diffusamente – della dignità
sociale, Presidente, l’abbiamo fatto con cognizione
di causa, nel senso che noi sapevamo di aver
approvato una legge e, qui la sottolineatura è più
forte che in altre circostanze, che non ha lo
stanziamento, e non è la sola. Non approviamo
leggi e non le attuiamo perché poi nel bilancio non
ci sono le risorse per l’attuazione. Fermiamoci un
momento, guardiamo come stanno le cose e
cerchiamo di capire se quando approviamo una
legge siamo in condizione poi di attuarla,
altrimenti è inutile. Noi perdiamo tempo, magari ci
accapigliamo anche per cercare di trovare
un’intesa, poi non riusciamo ad attuare la legge.
Questo significa prendere in giro le persone, i
destinatari di queste leggi. Sul punto specifico, lei
lo sa, questa notte è sorto qualche problema nel
corso della discussione in commissione e vorrei
richiamare la sua attenzione sulla possibilità che,
nel corso del dibattito che ci sarà con l’articolato
rispetto a questo problema specifico - che riguarda
la collettività e soprattutto le fasce sociali meno
agiate - ci sia una possibile apertura per tentare di
dare un segnale, non dico di finanziare ma per
21 dicembre 2007
tentare di dare un segnale e saremo, ovviamente,
insieme alla giunta favorevoli all’idea di spronare
il governo a dare quanto è necessario alla Regione
Campania per intervenire in quel settore. A
riguardo credo che sia necessario un impegno della
stessa regione Campania, limitato, naturalmente,
entro i confini possibili delle nostre risorse e credo
che sia necessario anche da parte vostra cercare di
individuare, poi, le risorse. Non voglio andare oltre
perché credo di dover dare al collega Nocera la
possibilità di fare il suo intervento, vorrei dire
soltanto due ultime cose: ho il piacere di prendere
atto che le nostre proposte hanno dato dignità a
certe scelte, abbiamo introdotto all’interno
dell’articolato l’istituzione dei distretti energetici
per le fonti rinnovabili. È una cosa positiva e sono
contento che ci sia stata sensibilità e attenzione
rispetto a questo problema. Dobbiamo andare
avanti, le fonti rinnovabili non sono
particolarmente all’attenzione. Mi auguro che nel
futuro - anche attraverso i fondi europei - possa
essere maggiormente valutata l’idea di istituire
distretti energetici, che dovrebbero essere di
stimolo soprattutto per quei comuni più impegnati
nella ricezione di questi impianti sul loro territorio,
è un fatto positivo. Ovviamente sarà la giunta ad
utilizzare e organizzare questo tipo di istituzione.
L’altra è quella relativa ai centri commerciali, che
è stata una nostra richiesta e che serve a dare un pò
di respiro e di ossigeno a quegli operatori
commerciali piccoli che vivono nei centri storici
che si vedono minacciati, tremendamente
minacciati,
dal
diffondersi,
naturalmente
inevitabile ma non senza controllo, dalla grande
distribuzione. Anche su quello, naturalmente,
abbiamo il rammarico che non ci sia stata
l’approvazione, ovviamente lo riproporremo qui,
della moratoria almeno triennale per poter valutare
come sta la situazione in Regione Campania e
valutare dove possono sorgere altri centri di
grande distribuzione, dove questi centri hanno già
saturato il mercato. Rispetto a queste
problematiche, lo sottolineo soltanto perché
riteniamo di aver dato una qualificazione
particolare all’azione che è venuta da alleanza
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nazionale in questo caso, ci auguriamo che nel
corso del dibattito che stiamo affrontando qualche
altra nostra richiesta di questo tipo e,
esclusivamente di questo tipo, possa essere
accolta. Grazie.
PRESIDENTE: Prima di dare la parola al
Presidente Nocera, voglio ricordare che a norma
del 2° comma dell’articolo 85 del regolamento, gli
emendamenti respinti in commissione possono
essere ripresentati in consiglio e, quindi, i
Presidenti dei gruppi possono fare richiesta
direttamente alla segreteria generale, con apposita
nota, per far rivivere quegli emendamenti bocciati,
in aula. Ancora, nel confermare che la prossima
seduta sarà il 27 dicembre 2007 alle ore 14.30,
ricordo ai colleghi consiglieri che la presentazione
dei subemendamenti ai disegni di legge relativi
alla finanziaria può avvenire entro e non oltre le
ore 17.00 del 27 dicembre stesso. Quindi, cercate
di rispettare queste norme, che servono per
facilitare e agevolare il lavoro, come da intesa con
i capigruppo, e credo che non vada più rivista
questa norma. Così come ribadisco che a chiusura
dei lavori di oggi saranno anche chiuse le
iscrizioni a parlare. Prego i colleghi che non sono
ancora iscritti a iscriversi a parlare.
GAGLIANO: Ci può chiarire, gentilmente, i
subemendamenti proponibili rispetto a cosa si
possono proporre?
PRESIDENTE: All’articolato della finanziaria
stessa.
GAGLIANO: Quindi quest’articolato che c’è
stato consegnato.
PRESIDENTE: Esatto agli emendamenti che
fanno parte dell’articolato stesso.
CAIAZZO: Gli emendamenti alle ore 17.00? Non
è meglio fare alle ore 13.00?
PRESIDENTE: È stato così concordato dalla
conferenza dei capigruppo.
CAIAZZO: Mi sembra illogico, se la seduta
riprende alle ore 14.30 gli emendamenti
dovrebbero…
PRESIDENTE: Collega Caiazzo, il regolamento
prevede che i subemendamenti possono essere
presentati un’ora prima della discussione.
21 dicembre 2007
CAIAZZO: Della seduta.
PRESIDENTE:
No,
della
discussione
sull’articolo. Per evitare questo abbiamo stabilito
un termine finale.
SENA: È vero, Ciarlo, è questo l’accordo.
PRESIDENTE: È iscritto a parlare il consigliere
Ciarlo; ne ha facoltà.
CIARLO: Devono essere in successione, perché i
subemendamenti possono essere presentati solo
sugli emendamenti. Quindi, ci vuole un primo
termine per gli emendamenti e un secondo termine
per i subemendamenti.. Quindi dovrebbe essere
indicato un primo termine per la presentazione
degli emendamenti.
PRESIDENTE:
Consigliere Ciarlo, se i
Presidenti dei gruppi hanno ancora un senso e un
valore in quest’aula ed hanno trovato un’intesa;
credo, proprio per il buon andamento dei lavori,
che sia opportuno che ci si adegui. È iscritto a
parlare il consigliere Nocera; ne ha facoltà.
NOCERA: Presidente, se vuole continuare questa
discussione mi può ritenere iscritto come primo
intervento della prossima seduta , altrimenti
comincio l’intervento.
PRESIDENTE: Prego.
NOCERA: Le tante vicende aspre di questi mesi,
cari colleghi, le criticità che hanno investito questa
regione nel corso di quest’ultimo anno, perfino le
drammatiche situazioni di questi giorni non ci
fanno nè ritrarre e disimpegnare, né esaurire la
speranza di tentare di produrre un cambiamento. È
con questo spirito che ci siamo confrontati, tutti
credo, su questo bilancio regionale e sulle scelte di
programmazione economica, che dobbiamo fare e
che stiamo facendo in questi mesi. È chiaro che
facciamo una gran fatica. Facciamo una gran fatica
a fare le scelte perchè la frantumazione e la
dimensione del sistema delle imprese di questa
regione è un dato strutturale, collega D’Ercole, e
non lo risolve l’intervento, per quanto brillante e
un po’ occasionale, del Presidente della
Confindustria Montezemolo. Facciamo fatica per
la fragilità dell’innovazione e anche per l’assenza
di grandi centri produttivi nel nostro territorio.
Facciamo fatica per la difficoltà storica di accesso
21
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al credito e per una deficitaria dotazione
infrastrutturale. Facciamo fatica per lo squilibrio,
ormai insopportabile, tra le diverse aree di questa
regione, che vede da un lato zone congestionate ai
limiti della sostenibilità sociale e ambientale, e
dall’altro territori spopolati dai ragazzi e ragazze
con alti livelli di istruzione che emigrano come
negli anni ’60. Questa situazione, nonostante gli
sforzi, lo sappiamo tutti, non è stata, in questi anni,
significativamente modificata dall’utilizzo delle
risorse comunitarie. Una corrente di pensiero,
forse presente in quest’aula, un po’ troppo
superficiale e propagandistica, attribuisce ciò al
cattivo uso delle risorse, agli sprechi, all’incapacità
di progettazione e di programmazione; tutte cose
che sicuramente ci sono in un’amministrazione
pubblica
e
forse
anche
nella
nostra
amministrazione. Vi è un nodo più serio e di fondo
che, proprio mentre parliamo qui del bilancio e
della legge finanziaria della regione, noi non
possiamo non vedere e al quale faceva già
riferimento, credo opportunamente, il Presidente
Marrazzo nella sua relazione e il vice Presidente
Valiante, naturalmente, nell’introduzione. Noi
viviamo in una parte del paese che sta subendo,
ormai,
da molti anni una drammatica e
inaccettabile penalizzazione, tutti i governi sia di
centro – destra che di centro – sinistra che si sono
avvicendati negli ultimi 10, 13 anni hanno avuto,
pur con qualche lieve differenza , un forte segno di
disattenzione e perfino di ostilità rispetto al
mezzogiorno. Qui credo che il primo problema sia
proprio quello del federalismo fiscale, e mi rivolgo
anche in quest’aula sia ai partiti di centro – destra
che a quelli di centro – sinistra, perché con il
federalismo fiscale, così come si è andato
configurando nel nostro paese, la capacità di spesa
delle regioni viene strettamente collegata alla loro
capacità di raccolta fiscale. Dunque,è chiaro che le
regioni più ricche, quelle che raccolgono di più,
quelle che hanno un prodotto interno lordo più
elevato, hanno e avranno più risorse per investire
in equità, sviluppo e in politiche sociali; mentre le
regioni più povere, noi tra queste, lo diventeranno
ancora di più, avranno meno disponibilità e
21 dicembre 2007
risorse per investire in questa direzione. Se noi
guardiamo i dati, non quelli di rifondazione
comunista o della sinistra arcobaleno e neppure
quelli della regione Campania, ma i dati della
banca d’Italia, vediamo che la spesa delle
amministrazioni locali campane rispetto alla
popolazione è significatamene più bassa alla media
delle regioni a statuto ordinario. Da noi 2961 euro
contro i 3593 delle regioni a statuto ordinario e
perfino i 4802 delle regioni a statuto speciale.
Questi dati dicono che la spesa pubblica in tutto il
mezzogiorno ha subito una caduta verticale e i dati
Svimez, più recenti, hanno confermato questa
tendenza chiarendo che la spesa pubblica
complessiva corrente pro – capite nel mezzogiorno
supera di poco il 90% del corrispondente valore
del centro nord. Registriamo che la spesa del
mezzogiorno come in conto capitale è inferiore di
gran lunga all’obiettivo programmatico del 45% e
che, anzi, sta sotto il 38% che era la soglia minima
ritenuta necessaria non da noi, ma dai governi,
dallo stato centrale, per fronteggiare le normali
esigenze di questa parte del paese. Lo stesso vale
per la spesa ordinaria che è stata sempre inferiore
all’obiettivo programmatico che era quello del
30% ed è arrivata a superare, in realtà, solo di
poco, il 25%. Mi si perdoni questa pignoleria, se
leggiamo
e
interpretiamo
questi
dati,
comprendiamo meglio anche le scelte, prima del
governo Berlusconi, oggi del governo attuale, e
nonostante ciò fosse previsto sin dalla legge
finanziaria del 2004, di non concorrere al
finanziamento del reddito di cittadinanza, cioè
all’unica legge di contrasto diretto alla povertà,
attraverso un sostegno al reddito che oggi esiste in
Italia, fatto grave, gravissimo, inammissibile. E’
importante che, con l’impegno che va avanti dal
2004, anche quest’anno, la Campania ribadisca, sia
pure con fatica e con le contraddizioni che
qualcuno artatamente ha provato a introdurre
questa notte in commissione, ribadisca questa
misura finanziaria. È bene essere chiari, dopo
l’approvazione di questa finanziaria, occorre
organizzare una vera e propria spedizione a Roma,
tutti insieme: la regione, i partiti, i sindacati, le
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famiglie perché attrici di questa indennità e quelle
che potrebbero diventarlo se vi fossero più risorse,
e il mondo del terzo settore, presente anche qui
stasera, che non può farsi utilizzare in
contrapposizione alle famiglie povere, ma insieme
ad esse rendere una battaglia più forte, per porre
con radicalità e nettezza la questione al governo
nazionale. Critica al federalismo fiscale, sostegno
al reddito di cittadinanza, e a tutte le altre misure
di cittadinanza e di dignità sociale che attengono
allo sviluppo delle politiche sociali, sono i primi
due obiettivi sui quali promuovere una grande
campagna meriodinalista. Oggi ci accapigliamo sul
bilancio della Campania, ma perché questo
accade? Perché le entrate proprie pro capite della
regione Campania sono largamente inferiori a
quelle della media italiana: 932 euro pro capite nel
2006 contro i 1.568 della media italiana, sempre
dati della Banca d’Italia. Nonostante qui, come
sappiamo, le aliquote Irap e l’addizionale
regionale Irpef sono già ai livelli massimi, su
questo i sindacati, ne parlavi anche tu D’Ercole,
chiedono, giustamente, di intervenire e rimodulare.
Ma anche da quest’Aula vogliamo rilanciare una
proposta ai sindacati: perché accettare, come fanno
loro, il federalismo fiscale, così come si è
configurato nel nostro paese e, invece, non
promuovere insieme una grande manifestazione
del Mezzogiorno, per riequilibrare l’iniquità
dell’attuale meccanismo che non prevede alcuna
perequazione e abbandona, di fatto, a se stesso, il
meridione? Che senso ha andare sotto le finestre
della giunta regionale, c’ero anche io insieme ai
sindacati, se poi sappiamo che le aliquote sono al
massimo perché c’è il debito sanitario. Debito
causato anche dalla insufficiente capacità di spesa
derivante a sua volta dalla bassa produzione di
ricchezza. E’ un gatto che si morde la coda, tutti
polemizziamo con tutti, quando, invece, per
incidere sui meccanismi strutturali occorrerebbe
seguire un’altra strada, cambiare la politica
economica del paese, riprendere un adeguato
flusso di spesa verso il Mezzogiorno, aiutare lo
sviluppo, riorganizzare sul serio il riscatto
economico e sociale di questa parte d’Italia. Se
21 dicembre 2007
affrontiamo la discussione con questo respiro,
comprendiamo meglio perché i fondi europei, sul
dato macro economico, hanno prodotto poco.
Comprendiamo di più perché i comuni in
mancanza di trasferimenti ordinari, hanno
trasferito la gran parte delle risorse straordinarie
sulle opere di manutenzione e sugli interventi
ordinari. Comprendiamo perché sia giusto, nella
programmazione per i prossimi anni, prevedere un
cambiamento concentrando di più e meglio le
risorse e gli interventi per determinare qualità
sociale e impulso allo sviluppo. Questo sarà tanto
più possibile quanto più saremo capaci di attivare
meccanismi giusti di trasferimento ordinario dallo
Stato. Non si sfugge, lo dico a tutti, ad una grande
battaglia che il mezzogiorno e questa regione
devono mettere in campo nei confronti delle scelte
dello stato centrale, quali che siano i governi che
lo guidano. Per questo abbiamo bisogno di una
Campania forte, di un mezzogiorno in piedi, di una
ripresa intensa del coordinamento delle regioni
meridionali, a partire dal rapporto stretto tra
Campania e Puglia su una stessa spesa sanitaria.
Finisco su questo dicendo che occorre uscire dalla
soggezione sottolineando come l’intera spesa
sanitaria italiana è ben al di sotto di altri paesi.
Siamo in Italia all’8,9 del prodotto interno lordo,
contro il 15,3 degli Stati Uniti, il 10,9 della
Germania, il 10,5 della Francia. Qui in Campania,
la spesa sanitaria pro capite è sostanzialmente in
linea con la media italiana, dati della Banca
d’Italia: 1.528 euro contro 1.578 delle regioni a
statuto ordinario. Il deficit sta tutto, dunque, nel
fatto che altrove possono permettersi la spesa
perché sono più ricchi, raccolgono più risorse
fiscali e maggiori trasferimenti dallo stato. I nostri
cittadini, vengono, invece, penalizzati per colpe
che non hanno, perché qui si raccolgono meno
risorse fiscali, perché c’è meno lavoro, c’è più
lavoro nero e perché siamo penalizzati dai
trasferimenti dello stato. Ma, intanto, questa
iniquità, rispetto al mezzogiorno, qui pesa, pesa
con il blocco parziale del tourn over di medici e
infermieri, pesa con la riduzione dei fondi per la
contrattazione integrativa aziendale nel settore
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della sanità, più di 50.000 addetti, dunque, pesa sul
salario, sull’organizzazione dei servizi costretti a
più di un taglio, pesa perché il lavoro dipendente è
costretto a pagare l’aliquota più alta, pesa anche
per le imprese, che investono di meno,
penalizzando, così l’occupazione. Perché noi, ti
chiedo, D’Ercole, dobbiamo accettare questo
meccanismo per una manciata di consensi
elettorali? Perché dobbiamo fingere di prendercela
con l’Assessore Montemarano o con Valiante e
chiudere gli occhi, invece, su questi dati che
parlano drammaticamente chiaro? Scusatemi,
ancora, la pignoleria.
D’Ercole, hai parlato di uno sfascio della sanità di
questi anni. Nel ’98 la Campania, per spesa
sanitaria pro capite spendeva 946 euro e l’Italia
1.900, nel ’99 - 977 e l’Italia 1.056, nel 2000 –
1.562 contro 1.179, nel ’01 – 1.301 contro 1.303,
nel ’02 – 1.333 contro 1.375 e così via fino al 2005
– 1.659 noi, 1.624 la media italiana. Allora, se i
dati sono questi, sono dati della Banca d’Italia,
perché la Campania, i suoi cittadini, le sue
istituzioni, devono pagare il peso di un debito che
si struttura per la gran parte solo perché qui vi è
maggiore povertà e sono arrivati minori contributi?
Ci dovremmo ribellare tutti e non dovremmo fare
qui la lotta degli uni contro gli altri. Semmai, a noi
compete, qui, in Campania, uno sforzo per
riqualificare questa spesa, cambiarne la
composizione, anche nel rapporto tra pubblico e
privato, questo si troppo squilibrato, in direzione
del privato. Ma non è un volume di spesa
complessiva da ridimensionare, perché la
contrazione, come già vediamo, comporta effetti
deleteri sulla qualità di servizi essenziali che si
forniscono ai cittadini. Sta tutto qui il nodo del
nostro bilancio regionale, nella sua rigidità
obbligata per fattori che sono in larga parte esterni
alla responsabilità della Campania e delle sue
comunità. Attenzione! Non sto dicendo che le
forze politiche non abbiano responsabilità, al
contrario. Siamo timidi nel contrastare le scelte
fatte a Roma, accettiamo tutti gli indirizzi nella
sostanza. Se il federalismo fiscale è così iniquo,
perché non unire le regioni del mezzogiorno e
21 dicembre 2007
promuovere un referendum abrogativo del
meccanismo che vige oggi nel paese? So bene che
in un paese che si spezza e che è attraversato
drammaticamente da una nuova acutissima
questione sociale del lavoro salariato e delle sue
moderne subordinazioni, oltre che da tanti altri
squilibri sociali e territoriali, il rischio è di
aggiungere conflitti inefficaci a conflitti inefficaci
e per questa via americanizzare il nostro paese,
divaricare definitivamente la società dalla politica,
smarrire per sempre la strada del modello sociale
europeo e del suo alto grado di partecipazione alla
politica. Però, lo dico anche agli amici e compagni
del Partito Democratico qualcosa va immaginato,
qualcosa va ideato, lo dico anche al Presidente
Bassolino non vediamo che attestandoci qui,
sull’indirizzo del paese, si rischia, oggi,
l’implosione, l’isolamento e la crisi sotto il peso di
contraddizioni e problemi? Qui non siamo più in
grado di trovare sbocchi, senza aprire un’altra
prospettiva economica e sociale per l’Italia. Il
lavoro fatto qui in queste ore, avendo dietro questa
tensione e questo retroterra credo, sia per tutti, un
lavoro positivo. Noi per parte nostra, ci siamo
sforzati in questo quadro difficilissimo, di
determinare un orientamento di una finanziaria
regionale maggiormente orientata allo sviluppo,
alla sobrietà dei costi, alla sostenibilità ambientale
e alle politiche sociali. Alcune scelte fatte ci
sembrano apprezzabili, come il sostegno alle
politiche della dignità e cittadinanza sociale,
nonostante le difficoltà, su cui, forse, dobbiamo
fare, come dicevo, di più. La legge per i precari
sulla sanità, gli investimenti di pubblica utilità
nella bonifica ambientale, l’impegno al piano
energetico regionale, le fasce di gratuità sui
trasporti per i redditi più bassi, l’importante scelta
sulle politiche ambientali, il sostegno ai comuni e
ai piccoli comuni, una riduzione consistente della
spesa, non di quella sociale, ma di quella relativa
al funzionamento della regione e delle sue strutture
ad essa collegate, sono gli elementi per noi
sufficienti per sostenere, appunto, questa
finanziaria regionale; ma per le cose che dicevo, è
chiaro che non ci accontentiamo e credo che
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nessuno in quest’Aula si possa accontentare.
Rilanciamo, qui, da subito sulla programmazione,
la già decisa conferenza regionale sullo sviluppo
per il 2008. Quella occasione può diventare il
momento per riorganizzare l’idea di che tipo di
sviluppo si vuole dare a questo territorio e fare
acquisire la consapevolezza che per determinare
sul serio lo sviluppo della Campania occorre un
contributo essenziale in forma esplicita, non solo
degli uffici regionali o di questo consiglio, ma
delle parti sociali, delle organizzazioni sindacali,
delle
autonomie
locali,
del
mondo
dell’associazionismo e della cultura. Questo è il
nostro impegno futuro rispetto alla finanziaria in
discussione.
PRESIDENTE: Grazie! Nell’augurare un buon
Natale a tutti i dipendenti, agli assessori e ai
consiglieri regionali, ricordo che il prossimo
consiglio è programmato per giovedì 27 ore
14.30. La seduta è sciolta.
I lavori terminano alle ore 19.22.
21 dicembre 2007
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