LA VISITA DELLA VECCHIA SIGNORA di Friedrich Durrenmat e Isa Danieli spettacolo adottato dalla classe IIDs Liceo “Leopardi-Majorana” Pordenone INTRODUZIONE ANNAMARIA MANFREDELLI (Referente provinciale del progetto”Adotta uno Spettacolo“: Come sempre, ringraziamo gli attori della compagnia, ma soprattutto la signora Danieli che non è nuova agli incontri con gli studenti. I ragazzi che sono qui appartengono a tre scuole diverse:il liceo “Leopardi Majorana”di Pordenone,il “Gabriele D’Annunzio” di Fontanafredda e il liceo “Pujatti”di Sacile. Devo dire che ,quando sono arrivate le richieste del progetto “Adotta uno Spettacolo relative a questo testo, avevo avuto delle perplessità, perché ritenevo che i ragazzi fossero troppo giovani per affrontarlo, sono ragazzi di seconda, dopotutto. Conoscevo il testo, avevo memoria di queste scene storiche e temevo che non fosse adatto, non per la complessità del tema, perché per questo c’è la mediazione dell’insegnante, ma perché temevo che non riuscisse a coinvolgerli. Ma, dopo aver letto le motivazioni con cui gli è stato assegnato il premio per il migliore spettacolo del 2004 da parte dell’associazione nazionale teatrale, ho pensato ad una realizzazione un po’ diversa, per effetti di luci, scenografie, movimento, data la coralità, e ovviamente per l’interpretazione degli attori; ho avuto modo di vederlo insieme a voi ieri sera e dico che può andare benissimo. La regia di Pugliese e la resa degli attori danno l’idea del grottesco, proprio come voleva Dürrenmatt e la conferma l’ho avuta proprio ieri sera, perché l’accoglienza del pubblico è stata molto calorosa; ma mi ha colpito il fatto che gli applausi più calorosi venissero dal fondo, dove c’erano appunto tutti questi ragazzi e quindi ho pensato che dopo tutto fosse adatto anche a loro. Lo so che siete abituati ad un pubblico un po’ più adulto, loro sono un pubblico di un’altra fascia d’età, sono ragazzi molto giovani, però sono convinta che quello che manca ai ragazzi in termini d’esperienza di spettatori, è compensato da quello che hanno da dire per iscritto. Quando avrete modo di leggere quello che hanno scritto per quanto riguarda “Filumena Marturano” o altro, credo che ne abbiate proprio la conferma. Di solito i ragazzi si preparano alla visione dello spettacolo studiando l’autore, a volte anche leggendo parte del testo in lingua originale e poi la mattina dopo lo spettacolo, ne discutono e mettono a punto l’intervista. Chi comincia? ALUNNA DEL SOCIOPSICOPEDAGOGICO DEL “MAJORANA”: Innanzitutto volevo complimentarmi per la serata di ieri, che è stata molto piacevole e ricca di avvenimenti. Volevo chiedere com’è nata l’idea di rappresentare quest’opera di Dürrenmatt. ISA DANIELI (CLAIRE): Parlo prima io, perché l’idea è nata a me! È un testo che io già conoscevo da tanto tempo, perché lo avevo letto, mi era piaciuto molto, ma mi rendevo anche conto che l’impresa era ardua,in quanto gli attori dovevano essere tanti; chi ha letto il copione avrà visto che ne sono previsti 34 e questo è impossibile per una compagnia come quelle d’oggi. La nostra produzione è privata e quindi non s’inserisce in un teatro stabile. Ho lasciato passare l’idea di portarlo in scena, anche perché quando l’ho letto ero ancora molto giovane, non ero ancora in un’età in cui la parte era molto sentita, nel vero senso della parola, quindi ho aspettato. Lo spunto che mi ha portato a recitare a tutti i costi questo testo, è stata la mia interpretazione di “Filumena Marturano”: non so se molti di voi la conoscono, ma è un personaggio straordinario, è difficile trovarne un altro altrettanto forte; inoltre io volevo fare una cosa completamente diversa da quella che poteva essere “ Filumena Marturano”: il suo personaggio e quello di Claire hanno in comune una cosa sola…hanno fatto tutte e due le prostitute…ma il paesaggio dell’ambientazione era completamente diverso. Volevo divertirmi e in questo senso “la Vecchia Signora” è molto divertente nella sua amarezza, nella sua tragicità, per questo desiderio di vendetta che incombe sul suo cuore, sul cervello, su tutta se stessa e che poi alla fine andrà a compiere. Questo è il motivo per cui ho lanciato l’idea alla produzione, abbiamo trovato Ill e quindi abbiamo messo in scena la commedia. Non so perché lui abbia accettato di interpretare questo testo e non un altro, anche perché l’impresa era ardua, ma gli attori sono qua e molti di loro fanno la seconda parte. Abbiamo avuto una grande soddisfazione, al di là del premio che abbiamo ricevuto per il miglior spettacolo dell’anno, e volevo proprio approfittare un attimo per ringraziarvi: lo spettacolo è andato bene e credo che un’accoglienza come quella che mi hanno riservato ieri i giovani sia stata straordinaria…sembravo una rock star…quindi grazie per esser venuti e per l’attenzione che ci avete prestato. Per il momento ho finito, sono stata un po’ lunga, ma non è facile raccontare tutto. ALUNNA DEL LICEO SOCIOPSICOPEDAGOGICO DEL “MAJORANA”: In che cosa differisce la vostra messa in scena da quelle che vi hanno preceduto? MASSIMO FOSCHI (ILL): Tocca a me…! La prima messa in scena italiana è stata quella di Strehler al Piccolo teatro di Milano nel 1960. Comprai il testo in quell’anno, ero ancora molto giovane allora… Sono passati 45 anni e questo per un testo teatrale è significativo , nel senso che ogni giorno noi che facciamo lo spettacolo lo cambiamo un pochino, ma in maniera impercettibile. Adriano diceva che ha fatto lo stesso personaggio a distanza di 8 anni e certamente ha maturato qualcosa in sè che l’ha fatto pensare non solo come attore, ma anche come uomo. Tornando al nostro testo…ribadisco che dalla prima messa in scena sono passati 45 anni: voi non eravate ancora nati, ma noi eravamo in pieno boom economico, c’erano stati gli aiuti americani e iniziava quello che per una quindicina d’anni è stato il progresso. La Zanussi e altre industrie hanno contribuito a creare questo boom, siamo stati proiettati verso il guadagno e lo spendere. L’idea di Strehler è stata quella di realizzare uno spettacolo partendo da un testo che era stato scritto 4-5 anni prima, nel 1956, uno spettacolo che trattasse di questo risveglio italiano, Oltre a far riflettere su questo progresso, l’idea di Strehler voleva affrontare un altro aspetto importante: la vendetta e la giustizia, esperienze che viviamo ancora oggi. Ci si può riscattare, come in parte fa Ill ?E’ vero che la nostra vita dipende da una sola persona? In parte il personaggio di Isa ci può rispondere con le sue stese parole, infatti dice: - “…tu hai scelto la tua vita, ma hai condizionato me nella mia…”! rivolgendosi ad Ill. Questo è vero: ogni nostra scelta condiziona la vita dell’altro, soprattutto quando abbiamo una vita sentimentale. Sono passati tanti anni, oggi l’interpretazione della vecchia signora è meno astratta, giustamente più grottesca, più legata alla realtà, i cori della regia sono stati sostituiti con le canzonette, che sono in parte liberatorie. Questo è il grande esempio precedente, ma giustamente diverso, perché è stato realizzato 45 anni fa. Ci sono altre due edizioni in mezzo, ma sono a passo ridotto, il paragone del nostro spettacolo con quello di Strehler ci fa onore! ATTORE PRESENTE ALL’INTERVISTA (PRETE): Volevo aggiungere un particolare: noi su Internet abbiamo trovato un’interpretazione di un autore senegalese riguardo questo testo. È ambientato in Africa e lui, alla fine, la vecchia signora la fa scomparire sotto terra come se fosse un demone venuto da qualche parte a fare giustizia. Prima Massimo diceva che realmente la nostra vita dipende da un’altra persona…ovvero da Claire: da questo possiamo capire che il testo è attualissimo e che al giorno d’oggi si può far tutto con il denaro. MASSIMO FOSCHI: Aggiungo che “La Vecchia Signora” nell’edizione di Strehler era completamente vestita di bianco, mentre in questa versione è completamente vestita di nero e rosso, già questo dà un segno di diversità. Probabilmente in questo modo si avvicina di più all’idea del demone, infatti “La Vecchia Signora” è considerata, in tutte le culture e fra tutti i popoli, la morte. D’altro canto la morte è la più ricca di tutti. RAGAZZA DELLA 2Ds DEL “MAJORANA”: Volevo chiedere se per voi è utile conoscere il testo in lingua originale. UN ATTORE PRESENTE ALL’INTERVISTA (CIECO - GIORNALISTA): Se si conosce la lingua originale sì, di sicuro; quando viene tradotto un testo, vi si inseriscono sempre degli elementi che sono di quello che traduce. Non si fa mai una traduzione letterale, anzi, le traduzioni letterali sono le peggiori e certamente l’autore influisce molto. Per un lavoro di Shakespeare noi ci andiamo a leggere varie traduzioni, perché evidenziamo vari aspetti. Vedere il testo in lingua originale sarebbe interessante, però non è facile, meno che mai in tedesco, non so voi…però certamente è utile. ALUNNA DEL “PUIATTI”: La figura di Claire è stata paragonata alla figura di Medea, per alcuni aspetti, per esempio per il fatto d’esser stata tradita in amore. Cosa ne pensate? ISA DANIELI: E perché no? In effetti, lei ama quest’uomo, lo ama per davvero, altrimenti non avrebbe passato tutta una vita a pensare solamente a come vendicarsi, infatti nel momento in cui lo vede lì a terra dice:“…è ritornato com’era una volta”!. È un momento di grande sincerità anche quando dice: “ …la mia pantera nera”!. Lei è stata talmente determinata nella sua vita che non ci può esser traccia d’emozione. Penso che il modo stesso in cui il regista ha ideato la scena finale dello spettacolo, cioè vestendo questa donna, ormai vecchia, da bambina, come quando l’hanno cacciata via, vada interpretato come un suo ritornare bambina, perché lei lo ama ancora, però è troppo determinata, ne ha passate troppe nella sua vita, è stata trattata troppo male. Se non fosse stata così tanto ricca e non avesse sposato così tanti mariti, che le hanno lasciato una grossa eredità, probabilmente far ammazzare Ill, sarebbe stata l’ultima cosa a cui avrebbe pensato. Dico una cosa sola, che questa Claire Zachanassian avrebbe potuto ammazzarlo lei quest’uomo e invece ha messo in ginocchio tutto quanto un paese. Ha messo in ginocchio tutto quanto un paese, proprio perché la giustizia se l’è fatta lei, ma io sono sicura che Claire amasse quest’uomo tantissimo, anche nel momento in cui lo ha fatto uccidere. Per questo può essere Medea, perché no? ALUNNA DELLA 2Ds DEL “MAJORANA”: Che cosa deve fare un attore per entrare nella parte del personaggio? ISA DANIELI: Deve studiare, nel momento in cui hai deciso di fare un personaggio, ci devi entrare dentro, deve diventare qualcosa che non sei tu e per fare questo bisogna studiare. Innanzi tutto bisogna stare insieme al regista, ai colleghi e cercare di portare avanti un senso di verità, perché per me il teatro è finzione, ma nella finzione bisogna vedere la verità, altrimenti il pubblico non ci crede più, quindi questo comporta uno studio abbastanza approfondito. Concludo la mia risposta riassumendola in due parole: bisogna studiare!. SIGNORE DEL PUBBICO: Concretamente, qual è stato il momento più divertente per voi interpreti, riguardo alla prove di questo spettacolo? ISA DANIELI: Forse posso parlare io per un motivo solo, io mi sono divertita subito prima di tutti loro e vi spiego subito il perché. Quando gli altri attori hanno incominciato le prove, io ero assente, il giorno della lettura infatti non c’ero, perché stavo facendo un altro spettacolo e, siccome c’è un pezzo dove la protagonista non compare, il regista ha pensato bene di cominciare da quelle scene lì. Quando sono arrivata, circa dopo 15 giorni, giustamente Armando Pugliese mi ha detto: -“…adesso ti faccio vedere quello che abbiamo fatto…”!. Devo dire che proprio quando è cominciata la prova mi sono divertita come una pazza, ma veramente mi sono divertita tantissimo. I momenti in cui devono arrivare queste donne, questi cori, quelli sono stati i più divertente della prova. Vedere provare loro e vedere qualcosa di già realizzato, è stimolante! Ci sono momenti in cui bisogna riprovare, una scena la ripeti una, due volte, e……. adesso mi vado a fumare una sigaretta, adesso mi vado a bere un caffè, ma quando sono arrivata ho visto uno scheletro di quello che poteva essere lo spettacolo. MASSIMO FOSCHI: Nella realizzazione ci sono dei momenti che grazie agli attori e al regista fanno veramente ridere… ISA DANIELI: C’è da dire la verità: il momento in cui mi sono veramente divertita è stato quello in cui avete cominciato a ballare! ALUNNA DELLA 2Ds DEL “MAJORANA”: Qual è il rapporto instaurato con il pubblico durante la rappresentazione, cioè quale percezione del pubblico avete? MASSIMO FOSCHI: In questo spettacolo e in genere facendo questo mestiere, piano piano maturando un po’ d’esperienza ci si accorge che, a seconda di quello che fai e a seconda di come lo fai, c’è un tipo di rapporto con il pubblico. Isa diceva che il teatro è finzione, ma dobbiamo sembrar veri, è una contraddizione, ma è la realtà. Si arriva al paradosso per cui le lacrime, la commozione vera in palcoscenico non funziona allo stesso modo anche per il pubblico: dev’esser tutto costruito, poi in certi momenti può anche nascere una commozione vera, però dev’esser fatto in modo tale da portare il pubblico stesso alla commozione. Il testo teatrale, come dice Pasolini, è il testo privilegiato tra tutti i testi scritti, perché è scritto, è letto ed è rappresentato, nessun altra forma scritta ha questa possibilità di fruizione. Tornando alla domanda, l’attore deve monitorare con le sue antenne qual è l’atteggiamento del pubblico. Nella vita dell’attore capitano momenti, abbastanza rari, in cui si crea un certo silenzio, un certo vuoto di cui l’attore si accorge: in quel momento l’attore può dire tutto quello che vuole, perchè il pubblico comunque lo segue. È chiaro che in uno spettacolo come questo, questi momenti non ci sono, non è possibile crearli, sono momenti di poesia, di commozione e d’emozione. Non dobbiamo fidarci di ottenere sempre l’effetto voluto, cioè se viene, viene…se non viene, non viene! Il pubblico è diverso da sera a sera, da città a città. A Napoli, per esempio…vada avanti lei, Isa… ISA DANIELI: E’ vero che l’attore deve fare giustamente il suo mestiere, ma anche il pubblico lo deve fare e deve funzionare: paghi un biglietto, vai a vedere uno spettacolo e bisogna andarlo a vedere in maniera aperta, non chiudersi, se si ha voglia di applaudire non bisogna avere paura di applaudire e se si ha voglia di fare un commento lo si fa: questo è lo spirito con cui bisogna andare a teatro. Non perché siamo qui, non per fare sviolinate,…ma io lo sapevo che quando saremmo venuti a Pordenone sarebbe stato un successo. Conosco il pubblico di Pordenone come conosco quello di Udine e di Trieste e come conosco quello del Sud. Lo sappiamo tutti che non è la stessa cosa: il pubblico del Sud non ci va, cioè va a teatro, ma non ci va con l’anima aperta…sempre con quella diffidenza”…stammò a vedè questo che ha fatto mò…” e allora questa cosa si sente quasi subito, forse siamo noi anche che glielo trasmettiamo, però gli attori questo lo percepiscono. Non si sta parlando solo di questo spettacolo, che è in lingua italiana, si sta parlando anche di altri spettacoli nei quali ho avuto successo sia qui che a Napoli. Stessa cosa Ferdinando, ha avuto successo più al Nord che al Sud…sembra strano ma è così, perciò penso che il pubblico del Sud non sappia fare bene il suo mestiere. L’attenzione è molto importante. Penso che bisogni catturare proprio l’attenzione del pubblico e allora si crea un certo feeling e il rapporto diventa divertente. Per esempio, quando dico una battuta al dottore: -“Compila certificati di morte? La prossima volta scriva “paralisi cardiaca”e quando alla fine, mentre Ill è steso a terra, il dottore dice: ”…Paralisi cardiaca” io ho sentito che il pubblico l’ha recepito come se mi avesse fatto un applauso straordinario, perché era attento al punto tale che dopo un’ora si è ricordato quel particolare…è straordinario…allora dico: “Bè ragazzi, è andata…”perché effettivamente è così…. Io quando vado a teatro mi metto là come pubblico e mi vedo tutto quanto lo spettacolo. MASSIMO FOSCHI: E’ la prima volta che la platea era preparata precedentemente, vi faccio i complimenti! UN ATTORE PRESENTE ALL’INTERVISTA (MEDICO): Mi fa piacere vedere giovani in teatro, oggi in teatro bisogna fare un riciclo di pubblico, scusate per l’affermazione…Non credo nelle mattinate per i ragazzi! Non ci credo, perché gli attori non riescono a “dare” come nello spettacolo serale e penso che i ragazzi vadano educati insieme al pubblico ANNAMARIA MANFREDELLI: …Tanto meno si educa il pubblico serale! ALUNNO DEL “PUIATTI”: Per Isa Danieli e Massimo Foschi: ci sono uomini di teatro, della storia o esperienze personali che vi hanno aiutato per creare il vostro personaggio. ISA DANIELI: No! Il personaggio l’ho costruito io con Armando, ho usato la mia esperienza, che ha elaborato quel modo di fare. MASSIMO FOSCHI: No! Ho usato riferimenti alla vita ed esperienze, soprattutto di mio padre. Nella letteratura non abbiamo trovato riferimenti, perché i personaggi hanno una storia normale! UN RAGAZZO DEL “PUIATTI”: Per Isa Danieli e Massimo Foschi: quando un testo si può definire classico? MASSIMO FOSCHI: Un testo ha un valore classico, quando a distanza di tempo è ritenuto ancora valido, perché ha ancora qualcosa da dire UNA RAGAZZA DELLA 2Ds DEL “MAJORANA” : Come mai non è stata utilizzata la tovaglia a quadri per coprire il corpo di Ill? ASSISTENTE TECNICO: L’idea c’è stata, ma non è piaciuta esteticamente, era troppo forte l’effetto finale, c’è stato un po’ di pudore da parte del regista. ISA DANIELI: La scena era troppo vera, secondo me la tovaglia nera rispetto a quella a quadri è più ovvia, nel senso che lui è morto e sta lì…è un segno preciso! Per il regista avvolgere il cadavere nella tovaglia dove avevano mangiato gli sembrava troppo, ha avuto un momento di pudore. È una scelta registica! UNA RAGAZZA DELLA 2Ds DEL “MAJORANA”: Secondo voi, il comportamento di Claire può essere giustificabile o è condannabile? ISA DANIELI: Rispondete voi…io non lo farei! UN ATTORE PRESENTE ALL’INTERVISTA (BORGOMASTRO): Dürrenmatt voleva fare un percorso nell’animo degli uomini, è un pretesto per capire come si riescono a corrompere o giustificare! UN ATTORE PRESENTE ALL’INTERVISTA (IL MEDICO): Condannabile, Dürrenmatt mette in evidenza le miserie umane. UN ATTORE PRESENTE ALL’INTERVISTA ( IL CAPOSTAZIONE): Non si può giudicare, perché il desiderio di vendetta è nella natura umana, come la fame, il sesso, la voglia di uccidere che vanno oltre l’insegnamento e la morale. MASSIMO FOSCHI: Secondo me questo personaggio è creato ad hoc, questa è una parabola o favola, il personaggio cattivo nelle favole è condannabile di per se stesso, però è necessario. UNA RAGAZZA DEL SOCIOPSICOPEDAGOGICO DEL “MAJORANA”: Qual è la prima cosa che vi viene in mente dopo che avete finito di recitare? TUTTI GLI ATTORI: Andiamo a mangiare…! UN ATTORE PRESENTE ALL’INTERVISTA ( IL CAPOSTAZIONE): Dipende dalle serate e da come applaude il pubblico, delle volte entriamo nella normalità. ISA DANIELI: …Che pubblico! IL BORGOMASTRO: …Si prova il piacere di dare emozioni al pubblico! ANNAMARIA MANFREDELLI: Ringraziamo tutti, adesso lasciamo gli attori, grazie: vi meritate un applauso! LA VISITA DELLA VECCHIA SIGNORA di Friedrich Durrenmat e Isa Danieli Spettacolo adottato dalla classe IIC pedagogico Liceo “Leopardi-Majorana” Pordenone Da dove o da quale fonte è nata l’idea di rappresentare proprio quest’ opera così da tempo dimenticata dal palcoscenico del teatro italiano? Il desiderio di tale opera è nata della stessa famosa attrice che ha interpretato la protagonista della vicenda: Isa Danieli. Infatti da anni aveva già letto il testo, lo conosceva ormai da tempo e il sogno di rappresentarla sgorgato dalle affini tematiche proposte dall’opera di Durrenmatt con alcuni personaggi in passato interpretati come Filomena maturano lo aveva chiuso nel cassetto poiché si trattava di un’ opera articolata e ricca di personaggi insomma un’impresa ardua quasi impossibile per una compagnia teatrale di produzione privata come “Gli Ipocriti”. Invece , grazie ad alcune strategie tecniche come l’ utilizzo di doppie interpretazioni da parte di alcuni attori il sogno si è realizzato, anzi di più riscotendo un magnifico apprezzamento da parte di molti critici, il premio per miglior opera nel 2003 e tanta tanta soddisfazione. Quali sono le più rilevanti differenze di interpretazione tra la precedente messa in scena e quella da voi proposta sotto la direzione della regia di Armando Pugliese? L’ unica interpretazione di tale opera risale al 1960 diretta dal maggiore regista del tempo: Streller a Milano il quale in tema storico del periodo del grande “bum” economico in cui era immersa l’Italia, nello spettacolo trasparì un messaggio molto più etereo e astratto allo scopo di colpire e purificare lo spettatore riguardo il famigerato tema”con il denaro si può comprare tutto persino la giustizia” e come appendice anche i seguenti contenuti e interrogativi moralistici: la vendetta è giusta o no oppure, la vita è un prodotto di scelte che condizionano gli altri o il contrario. A dimostrazione di tale taglio interpretativo così ricco di spietatezza e tragicità in particolare dal punto di vista economico erano stati presentati una vecchia signora in costume bianco candido simbolo dell’ astrattezza, volta alla considerazione della protagonista sotto le vesti di un demone, la morte. La messa in scena dell’opera a distanza di ben quarantacinque anni ha stravolto radicalmente il messaggio fondamentale. Infatti è stato presentata un’interpretazione, tratta da quelle strabilianti senegalesi, molto più salda, concreta e soprattutto avvolta in una vena di comicità e cinismo volti al grottesco talmente “tragico” ed esplosivo da trasmettere un messaggio sempre attuale e universale proprio com’era forse l’intento trasmesso dall’ autore. L’ abito da sera di colore nero intenso e rosso fuoco dimostra il taglio interpretativo di Pugliese: la vecchia signora è una presenza scenica imponente e significativa,m un aspetto principale della comicità e umorismo al fine di trasformare il tragico tema dell’opera in un messaggio molto più leggero e trasparente. La traduzione italiana dell’opera letteraria di Durrenmatt è autentica oppure presenta alcune differenze anche rilevanti? La traduzione italiana del testo teatrale rappresenta una vera e propria versione autentica in tutti i suoi particolari, certo non si tratta di una traduzione letterale anche perché altrimenti non sarebbe così significativa e affascinante. Certo la versione originale è molto più interessante tanto più la conoscenza la lingua originale allo scopo di trasmettere un’ interpretazione più coinvolgente e affascinante, diretta nei confronti dello spettatore, ciò nonostante la traduzione italiana presenta un’opera mirabile. Qual è il primo pensiero che vi “frulla” nella mente quando si chiude il sipario al termine della rappresentazione? Innanzitutto come potrete immaginare la tenie , sebbene alla 147° replica si scarica lasciando il posto a una sensazione di magica leggerezza; infine l’attesa degli applausi, e quando finalmente trascorso quell’infinito secondo di suspance, i primi applausi e poi ancora,ancora, grazie al calore manifestato proprio dal pubblico pordenonese, giunge la grande e tanta tanta soddisfazione e perché no anche la fame!!!!!!! Giulia Pascot IIC pedagogico Liceo “Leopardi-Majorana”