In collegamento organico con le tematiche finora affrontate, ripartono, con la 13^ lezione, le attività del CCC “ Il Lievito”. L’ avvio del quarto anno di attività, strutturato sulla domanda-guida Con quale Chiesa nel terzo millennio ?, disegna un ideale cerchio che non si chiude ma si completa. Dunque la Chiesa..” La Chiesa di fronte alle sfide della post-modernità”. L’incontro svoltosi sabato 15 febbraio, nel Palazzetto dello Sport-PP.Giuseppini-in Rossano Scalo, è stato aperto dal rettore del seminario diocesano don Pino DeSimone. Il sacerdote ha partecipato agli astanti il messaggio del vescovo mons. Andrea Cassone, assente per motivi pastorali. “ .. la corrente di pensiero che si chiama postmodernità, rifiuta che vi possa essere una verità oggettiva in sé…è necessario confrontare le attuali culture sulla vita con il Vangelo.” E’ una sfida che và fatta! Questo, in sintesi, lo sprono dell’Ordinario diocesano. “.. Occorre chiedersi- afferma di concerto il direttore del CCC mons. Francesco Milito- come la chiesa è presente nell’oggi della storia.. pur rivendicando influssi e flussi di bene immessi nella storia dell’uomo, occorre avere l’onestà e l’umiltà di riconoscere le deviazioni dalla fedeltà all’evangelo” Con quale Chiesa si camminerà, dunque, nel Terzo Millennio ? Dopo avere applicato la categoria all’uomo ( 11° lezione ), bisogna ora confrontarla più in profondità, il dialogo Chiesamondo tocca qui un suo punto cruciale. Tale compito non poteva avere relatore più consono di mons. Ignazio Sanna, pro –rettore e ordinario di antropologia teologica della Pontificia Università Lateranense, Roma. Mons. Sanna, “autorità” con competenze interdisciplinari indiscusse, offre subito, della vasta e complicata tematica, una sintesi precisa, chiara e aperta. Pur nella difficoltà di darne una precisa definizione, la post-modernità è forse “…uno stile di vita e di pensiero che si allontana dalle idee dominanti della modernità.., in una parola, sarebbe la dissoluzione della sintesi culturale moderna e l’avvento del pensiero debole e della crisi della ragione “. Prevale oggi una concezione pluralistica della realtà, una razionalità estetica, la diffusione del nichilismo teorico e pratico. E’ presente un uomo che da un’unica verità condivide molte verità, che accetta molte opzioni etiche. Nel trattare i nodi antropologici della postmodernità, don Ignazio, ne identifica tre : etica del viandante, dilatazione del desiderio e perdita della speranza. Il primo “ nodo “ attiene il passaggio dall’accettazione di un ‘unica verità forte a molte verità deboli. L’ipotesi prevale sulla certezza; con il crollo delle ideologie si è sfaldato il dominio di appartenenza, ne consegue un’etica che dissolve le certezze e si configura come un ‘etica del viandante che non si appella al diritto ma all’esperienza. Il primato del sentimento sulla ragione ha procurato una certa dilatazione del desiderio ( secondo “nodo” ). Si è passati dalla cultura dei diritti dell’uomo a quella dell’uomo dei diritti, e il diritto più rivendicato è quello del piacere; il piacere nella produzione della felicità ha sostituito la virtù. L’uomo nichilista vive alla giornata, non sa qual è il senso del suo lavoro, del suo soffrire, gioire, dell’essere libero, ha smarrito la speranza escatologica ( terzo “nodo” ). Per affrontare questi nodi antropologici,secondo il pro-rettore, dell’università Lateranense, occorre riandare all’antropologia cristiana dell’uomo come immagine di Dio. E’ questa la base teorica e pratica del concetto di dignità dell’uomo, che fonda e solidifica la sua “ umanità “. All’etica del viandante, allora, si contrappone quella del pellegrino; alla dilatazione del desiderio si contrappone la verticalizzazione degli ideali; infine, alla perdita della speranza, si contrappone la nostalgia dell’infinito. Aldo Lucisano