Provincia di Ravenna Regione Emilia Romagna Comuni di Alfonsine, Bagnacavallo, Brisighella, Forlì, Faenza, Lugo, Ravenna, Russi, Tredozio Associazione Collegium Musicum Classense I luoghi dello spirito e del tempo 2013 Architetture e suggestioni sonore Il museo sonoro Pievi di Brisighella, Pieve Quinta, Santuari di Alfonsine e Voltana, Chiesa di Palazzo S. Giacomo a Russi e Cortili di Palazzo Grossi a Castiglione, Palazzo Fantini a Tredozio e Villa Pasolini dall’Onda a Coccolia Musei di Bagnacavallo e Faenza Organizzazione Collegium Musicum Classense Direzione artistica Maria Luisa Baldassari, Marina Scaioli Architetture e suggestioni sonore Inizio spettacoli ore 21 Martedì 16 luglio – Sagrato del Santuario dell’Arginino, Voltana Concento de’ Pifari – Ex libris, Parole & suoni per il cornettista Alberto Attilio Rossi Giovedì 25 luglio – Cortile di Villa Pasolini dall’Onda, Coccolia Ensemble Musica & Drama – L’eccellenza, et Trionfo del Porco, Scena in musica su testi di G. C. Croce Presentazione della Villa a cura di Vanda Budini Giovedì 1 agosto – Cortile di Palazzo Grossi, Castiglione di Ravenna Cyril O’Donoghue & Birkin Tree – An Irish Night, Suggestioni di una notte d’Irlanda Giovedì 8 agosto – Pieve dei SS. Pietro e Paolo, Pieve Quinta Adrien Pièce (primo premio al II Concorso europeo di clavicembalo “Gianni Gambi”) – Le Jardin des Merveilles, Il clavicembalo tra imitazione e rappresentazione Presentazione della Pieve a cura di Vanda Budini Con il patrocinio del Comune di Forlì – Assessorato alla Cultura, Politiche Europee e Rapporti Internazionali Sabato 10 agosto – Chiesa di Palazzo San Giacomo, Russi Accademia Hermans – Da Napoli a Vienna, Viaggio nel classicismo musicale con i maggiori compositori di scuola napoletana e viennese In collaborazione con la Pro Loco di Russi nell’ambito di “Mirar le Stelle a S. Giacomo”: ore 19 visite guidate al Palazzo e degustazioni ore 22.30 Osservazione delle Stelle Giovedì 22 agosto – Pieve del Tho, Brisighella Lia Serafini, Francesca Torelli, M. Luisa Baldassari – Il Seicento in camera, Musiche per voce e liuto del periodo barocco In collaborazione con JCE Network Festival Domenica 1 settembre – Cortile Palazzo Fantini, Tredozio Ensemble “Sensus” – Aman Sepharad, Antichi canti femminili sefarditi Ore 18 visita guidata al Monastero della SS. Annunziata Giovedì 5 settembre – Santuario della Madonna del Bosco, Alfonsine Anaïs Vintour, Anna-Liisa Eller – Suoni inattesi: il Kannel, Musiche antiche e moderne su uno strumento venuto da lontano Il museo sonoro Sabato 28 settembre: La giornata dei musei ore 10,30 Palazzo Milzetti, Museo nazionale dell’età neoclassica in Romagna, Faenza Presentazione del restauro di un importante divano già parte dell’arredo originale, recentemente recuperato In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e del 50° della sezione di Faenza di Italia Nostra Ensemble del Conservatorio di Ferrara, musica e danza ore 18 Museo delle Civico delle Cappuccine - Chiostro di S. Francesco, Bagnacavallo Carte in Fiera – XII Mostra mercato degli incisori italiani Ensemble del Conservatorio di Pesaro In occasione della Giornata dei Musei, l’Associazione Amici della Capit propone un gita per l’intera giornata, con pullman privato, comprensiva di pranzo in agriturismo; il viaggio verrà effettuato solo a copertura dei posti disponibili che sono comunque limitati. Per informazioni telefonare a CAPIT 0544.591715 (9,00-12,30 sabato escluso) o scrivere a [email protected]. Anche quest’anno con l’arrivo dell’estate torna la rassegna musicale I luoghi del tempo e dello spirito, bella manifestazione che si inserisce a pieno titolo tra gli appuntamenti di richiamo del calendario culturale del nostro territorio. Vogliamo in quest’anno ricordare nel presentarla uno dei suoi ideatori e promotori, Gianfranco Casadio, per lungo tempo attivo nella Provincia di Ravenna e instancabile animatore di eventi culturali purtroppo mancato di recente. Il lusinghiero successo e la costante partecipazione di pubblico ci confermano la validità di questa proposta culturale, volutamente diversa e originale, che giunge quest’anno alla sua XVIII edizione. Architetture e suggestioni sonore, ogni anno un itinerario diverso nel territorio e nel “tempo” abbina con sapienza le armonie dei concerti alla suggestione dei luoghi ospitanti: pievi in primo luogo, ma anche cortili, chiese e palazzi, alcuni dei quali ancora poco conosciuti, tutti piccoli gioielli del nostro patrimonio culturale e artistico. Il programma dell’edizione 2013 spazia dalla musica medievale al barocco, dalla musica popolare alla musica sacra per un percorso di sette appuntamenti che toccheranno Castiglione di Ravenna, Coccolia, Voltana, Russi, Brisighella e Alfonsine nei mesi di luglio, agosto e settembre. Due gli appuntamenti nel territorio forlivese, con Pieve Quinta e Tredozio, segno di un interesse che passa i confini della provincia. Ad aggiungersi ai regolari appuntamenti estivi torna il “Museo sonoro”, con una “giornata dei musei” il 28 settembre tra inaugurazioni, mostre e musica nelle belle sedi di Palazzo Milzetti a Faenza e del Chiostro di S. Francesco a Bagnacavallo. È con piacere che presentiamo la rassegna e il presente fascicolo, che descrive nel dettaglio gli appuntamenti e i luoghi di questa edizione. Infine un ringraziamento all’Associazione Collegium Musicum Classense, organizzatrice in collaborazione con i Comuni ospitanti, la Provincia e la Regione Emilia-Romagna. Paolo Valenti Assessore ai Beni e Attività culturali della Provincia di Ravenna 16 luglio 2013, ore 21, Sagrato del Santuario dell’Arginino, Voltana Ex libris Parole & suoni per il cornettista Alberto Attilio Rossi Letture tratte da: Così parlò Ménétra, diario di un vetraio parigino Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini Colloqui con sé stesso di Marco Aurelio. Concento de’ Pifari Claudio Demicheli: ghironda, percussioni, chitarriglia; Sergio Gatti: cornamusa; Caterina Calderoni: spinetta; Renato Calcaterra: fagotto; Dario Sagrada: bombarda; Lucio Paolo Testi: bombarda, ciaramello; Claudio Canevari: cornetto; Fabio Vicentini: cornetto; Ismaele Gatti: organo regale; Chiara Gaffuri: soprano; Chiara Guglielmi: contralto; Enrico Orsi: tenore; Sandra Moretti: voce recitante Ideatore & coordinatore: Lucio Paolo Testi Anonimo e P. Rugier Incatenatura da T. Arbeau, anonimi e W. Byrd C. de Sermisy e T. Susato Incatenatura da anonimo, J. Walter e H. L. Hassler Anonimo e M. Praetorius Anonimo e F. Azzaiolo Anonimo C. de Sermisy e anonimo P. F. Caroubel Fabordones del I tono & I tono a 5 (Ms Lerma) Bouffon e John come kiss me now Dont vien cela e Bergerette Herr Christ der einge Veux-tu ma belle La Gamba e Al dì dolce, ben mio Pavana, Passemeze e Gagliarda (mss. Cop. 1873 e Hessen B ) Tant que vivray & Tanz – Nachtanz Gavottes Il Concento de’ Pifari venne fondato da alcuni allievi del M° Claudio Canevari (a cui si deve anche l’ideazione del nome) decisi a proseguire autonomamente lo studio degli strumenti a fiato antichi iniziato con la partecipazione al corso a questi dedicato, che si tenne negli anni 1981-83 presso il Laboratorio di musica antica – Civica scuola di liuteria di Milano. L’impiego quasi esclusivo di tali sonori strumenti costituisce tuttora la caratteristica principale dell’insieme che è formato, doveroso ricordarlo, non da professionisti dell’esibizione musicale ma da amatori della musica antica. Questo fatto crea di per sé una sorta di contrappasso storico, poiché nel Rinascimento i pifari erano stati strumenti ad uso esclusivo dei musicisti professionali; l’ensemble ricorre spesso alla singolare definizione di Banda di fiati rinascimentali, per render palese questa sua doppia ed apparentemente contraddittoria peculiarità. Nel 1996 il gruppo si costituisce in associazione culturale. Tra le ormai numerosissime occasioni musicali che hanno visto in questi tre decenni l’esibizione del gruppo ricordiamo qui solo: Concerti per il centenario leonardesco, Rotonda della Besana a Milano; Concerti per il ciborio restaurato, Santuario di S. Maria delle Grazie a Saronno; Concerti presso S. Maria delle Grazie, Castello Sforzesco, Teatro Manzoni & Piccola Scala a Milano; Concerti in occasione della mostra su L. Lotto, Osidarap; Riproposizione della leonardesca Festa del Paradiso; Ilderadus & Assassinio nella cattedrale, drammi teatrali con musiche composte per strumenti antichi. Un libro, aperto, sulla fine di una vita: appoggiato sulla tradita promessa di un altro incontro. Messaggio per noi, ingenuamente speranzosi di quotidianità; messaggio in bottiglia lanciato del tutto inconsapevolmente nel vasto mare della memoria collettiva di chi gli ha voluto bene. Con quella lettura incompiuta, adagiata, orfana accanto al proprio letto, Alberto in fondo non ha fatto altro che ricordarci quanto lui si sia profondamente rappresentato e rispecchiato nei libri della sua amata biblioteca, componendo e donandoci con essi il mosaico tridimensionale del suo passaggio in questo mondo. Da questi libri, musicali e non, abbiamo attinto un florilegio di brani, utilizzandoli per comporre questo omaggio; sereno ricordo di uno di noi. 25 luglio 2013, ore 21, Cortile di Villa Pasolini dall’Onda, Coccolia L’Eccellenza, et Trionfo del Porco Discorso piacevole diviso in cinque capi (Ferrara, 1594) di Giulio Cesare Croce Uno spettacolo di Alberto Allegrezza M&D, Musica & Drama Alberto Allegrezza: recitazione, canto, lira; Matteo Mezzaro: canto e recitazione; Doron David Sherwin: cornetto; Luca Giardini: violino; Luca Marconato: chitarra e tiorba; Michele Vannelli: cembalo. Costumi e scenografia di Alberto Allegrezza, Maschere di Giorgio de Marchi, Animali dipinti di Davide Bertelli, Consulenza coreografica di Gloria Giordano, Traduzioni in bolognese di Sergio Luca Zini Presentazione della Villa a cura di Vanda Budini G. Caccini (1550- 1618) A. Banchieri (1568 – 1634) Popolare XVI sec. E. Radesca (?.– 1625) S. Rossi (ca. 1570 - 1630) G. Frescobaldi (1583 – 1643) O. Vecchi (1550 – 1605) “Invocazione poetica” sopra il prologo dell’Euridice (Firenze, 1602) Gli Festinanti, Mascherata di Villanelle da Il festino (Venezia, 1608); Voi dite esser di foco da Il Virtuoso ritrovo (Venezia, 1626) La bella Franceschina, Girometta T’amo mia vita, Apertamente dice la gente dal III libro delle canzonette (Venezia, 1616) Sinfonia IV, Sinfonia VIII da Il primo libro delle sinfonie et gagliarde (Venezia, 1607) Capriccio sopra il Cucco da Il primo libro di capricci (Roma, 1624) So ben mi ch’ha bon tempo da Selva di varia ricreazione (Venezia, 1590) A. Valente (ca.1520- 1601) G. Caccini Gagliarda napoletana da Intavolatura de cimbalo (Napoli, 1576) La girandola de’ Cervelli su Odi Euterpe da Le Nove Musiche (Firenze, 1601) La compagnia M&D, Musica & Drama, fondata da Alberto Allegrezza nel 2000, si propone il duplice impegno di riproporre in scena canovacci di Commedia dell’Arte, testi antichi, commedie cinquecentesche e di esplorare il repertorio musicale che ha arricchito le rappresentazioni dei comici dei secoli XVI e XVII. La poetica della compagnia si concretizza nella scelta del nome che unisce il “drama”, inteso come “azione scenica” e la “musica”. M&D, Musica & Drama è una compagnia ad organico variabile che si avvale della collaborazione di musicisti, attori, costruttori di maschere, artisti di strada, musicologi e studiosi di teatro antico, al fine di proporre spettacoli musicali e di prosa scegliendo un repertorio estremamente ricco e vario: attualmente ha intrapreso la valorizzazione dell’opera musicale e teatrale di Adriano Banchieri e di Giulio Cesare Croce attraverso la messa in scena di commedie madrigalesche, opere teatrali, concerti, e la pubblicazione di CD e video. Alberto Allegrezza è cantante e strumentista, regista e attore. Diplomato in flauto dolce col massimo dei voti e la lode al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza con P. Faldi, e si è quindi perfezionato con S. Balestracci e D. Laurin. Nello stesso Conservatorio ha studiato canto con P. Fornasari Patti e P. Vaccari; si è specializzato nella vocalità barocca con G. Banditelli e M. De Liso. In ambito teatrale ha collaborato con attori e registi quali T. Carrara, G. De Bosio, M. M. Giorgetti, R. Perraro, A. Peserico, P. Piccoli e R. Stanisci. Come un antico comico ha fondato nel 2000 la compagnia di musicisti e attori M&D, Musica & Drama, con la quale ripropone testi di commedia dell’arte. Con questa formazione ha allestito: Amor allo specchio di G. Andreini; La Barca di Venetia per Padova di A. Banchieri; Actèon di M. Charpentier; la Triac’antica, commedia musicale liberamente tratta dalla raccolta di G. C. Croce Triaca musicale; L’Eccellenza, et Trionfo del Porco di G. C. Croce; una versione semiscenica de Il Palagio incantato di G. Rospigliosi e L. Rossi; Festino del Giovedì Grasso di A. Banchieri; Lotto festevole fatto in villa di G. C. Croce. Di tutti gli allestimenti ha personalmente progettato e realizzato anche i costumi e la scenografia. È stato ideatore e direttore artistico della rassegna di musica, teatro e danza antichi Feudarmonico di Corinaldo. Dal 2009 è direttore dell’ensemble vocale Color Temporis di Bologna. In veste di cantante e strumentista ha collaborato con accreditati interpreti della musica antica quali F. Bressan, C. Cavina, O. Dantone, B. Dickey, B. Hoffmann, G. Leonhardt, M. Radulescu, F. M. Sardelli, C. Stembridge, in istituzioni di rilievo internazionale in Italia, Finlandia, Francia, Romania, Austria. Ha interpretato vari ruoli operistici: Armindo ne Gli equivoci nel sembiante di A. Scarlatti, Arnalta ne L’incoronazione di Poppea di C. Monteverdi, Erisbe ne L’Artemisia di F. Cavalli, Pisandro ne Il ritorno di Ulisse in patria di C. Monteverdi. Ha registrato per le case discografiche Arts, Dynamic, Glossa, Naxos, Sony e Tactus. Non ancora ventenne, Giulio Cesare Croce (San Giovanni in Persiceto, 1550 - Bologna, 1609) si stabilì a Bologna dove diventò un popolarissimo cantastorie grazie anche alla protezione della famiglia Fantuzzi di Medicina che incoraggiò il suo estro poetico. Era soprannominato “Croce della Lira” per l’abilità nell’intonare i suoi componimenti poetici accompagnandosi con la lira da braccio. Le opere pervenuteci sono numerosissime, per la maggior parte scritte in italiano o in bolognese; non mancano tuttavia componimenti in diverse altre lingue e dialetti, quali il bergamasco e il veneziano. La sua opera più famosa rimane certamente il romanzo Le sottilissime astuzie di Bertoldo, pubblicato a Milano nel 1606; degni di attenzione sono però anche moltissimi altri componimenti tra cui spicca L’Eccellenza, et Trionfo del Porco. In quest’opera burlesca Croce sposta la parodia dai moduli tradizionali dell’epopea a quelli contemporanei del trattato scientifico. Nel trionfo conclusivo il Porco viene portato alla festa da tutta la “bestial natione” che canta inni in suo onore, ma prima vengono argomentati le sue virtù, la storia, le proprietà medicinali, le sue glorie, imprese e prodezze. I particolari grotteschi della narrazione si mescolano alla polemica antipedantesca, le citazioni dotte storiche e scientifiche si uniscono alla cultura popolare dei proverbi, gli elementi mitologici e classici si sposano a descrizioni culinarie con esiti spettacolari di rara comicità. A commento del testo teatrale sono state inserite canzoni di Croce e musiche di autori coevi (G. Caccini, E. Radesca, A. Banchieri, O. Vecchi). 1 agosto 2013, ore 21, Cortile di Palazzo Grossi, Castiglione di Ravenna An Irish night Suggestioni di una notte d’Irlanda Cyril O’Donoghue & Birkin Tree Cyril O’Donoghue: voce, chitarra, bouzouki; Fabio Rinaudo: Uilleann Pipes; Michel Balatti: flauto traverso irlandese; Fabio Biale: violino, bodhran; Filippo Gambetta: organetto diatonico; Claudio De Angeli: chitarra The March of King of Laois/ O’Farrel welcome to Limerick Hen’s march / The Earls of Errol’s Reel / Colonnel Hamilton Delight She rose and let me in The row and the Pikle tow / Powkie Adam Glen / Lowland jig/ Follow me over the borders Kaitlinn Triall /Fox Hunter reel Lilliburlero / Three sea captains Fanny Poer. The Downing of the day / We Tatum Fog/ reels Cyril O’Donoghue, proveniente dal Co. Clare, è un affascinante cantante capace di creare suggestive ed emozionanti atmosfere. Insieme al gruppo Providence, O’Donoghue ha all’attivo tre incisioni discografiche di successo: Providence (1999), A Fig for a Kiss (2001) e III (2005). L’album A Fig for a Kiss ha ottenuto un grande successo in Irlanda e si è classificato al terzo posto nel sondaggio sul miglior album di musica tradizionale della rivista britannica “MOJO”. III è stato giudicato dall’“Irish Music Magazine” – la più autorevole rivista di musica tradizionale irlandese – come uno dei migliori album del 2005. O’Donoghue si è esibito in numerose tournée in Norvegia, Finlandia, Danimarca, Germania, Scozia, Inghilterra e USA. Cyril O’Donoghue ha al suo attivo numerose registrazioni e partecipazioni ad importanti programmi radiofonici e televisivi tra i quali ricordiamo le esibizioni al “Iain Anderson Show” per BBC Radio Scotland e al leggendario “John Creedon Show” a RTÉ 1, la radio nazionale irlandese. Nel corso della loro trentennale carriera i Birkin Tree hanno tenuto più di 1700 concerti in Italia ed in Europa e sono l’unica formazione italiana – e una delle pochissime nel mondo – ad esibirsi regolarmente in Irlanda, dove hanno suonato in alcuni tra i più importanti festival (Feakle Festival, Ennis Trad Festival, Glencolumbkille Festival, O’Carolan Festival). Si sono esibiti in trasmissioni radio e televisive (RAI 1 e 3, RAI Radio 1 e 2, TELE + 3, Telemontecarlo, RTS Svizzera, Telepiù, Radio Capodistria, Radio Popolare), e in Irlanda per RTÉ, Radio Kerry e Clare FM. La loro musica è stata trasmessa dalle radio di tutt’Europa e in Australia, Stati Uniti, Russia. Hanno suonato con alcuni tra i maggior musicisti irlandesi, come Martin Hayes, Dennis Cahill, Niamh Parsons, Liam O’Flynn e Caitlinn nic Gabhann. La band ha pubblicato quattro dischi: Continental Reel, (1996) miglior disco del 1995-96 per la principale rivista italiana di musica etnica, “Folk Bulletin”; A Cheap Present (1999), recensione da 5 Stelle su “Musica” di “Repubblica”, 3 (three) (2003) premio di qualità “BRAVO!” della rivista francese “TRAD Magazine”; 6° posto nella classifica dei World top Ten 2003 della rivista tedesca “FolkWorld”; recensione da 4 Stelle da parte di “Musica” di “Repubblica”; 3° posto nella classifica dei migliori cinque dischi del 2003 della rivista italiana “Folk Bulletin”; Virginia (2010) disco del mese per il “Giornale della Musica”. È inoltre presente in decine di compilation. Il programma comprende brani tratti dal repertorio di arie, danze e lamentations scozzesi ed irlandesi del periodo compreso fra il ’700 ed il ’800. Tra i vari compositori che hanno caratterizzato la vita musicale dell’epoca spiccano, per l’originalità delle loro composizioni e per la notorietà acquisita, il compositore e violinista scozzese William Marshall e Turlough o’Carolan, leggendario arpista irlandese ed ultimo esponente dell’antica cultura gaelica. Il patrimonio della musica tradizionale irlandese e scozzese ha raggiunto la sua forma attuale nel XVIII secolo per opera di un gran numero di violinisti, arpisti e suonatori di cornamusa, molti dei quali rimasti anonimi. Essi utilizzarono come base musicale sia il repertorio proveniente dal continente europeo, legato alle mode ed ai gusti della cultura barocca, sia il repertorio più antico, legato alle leggendarie figure dei bardi, nel quale operarono modifiche al ritmo, alle strutture melodiche ed alla forma complessiva. Questa musica, frutto della creatività di una società fondamentalmente rurale, si è tramandata principalmente per via orale, il che spiega l’impossibilità, a volte, di giungere a definizioni storiche precise di nomi, luoghi e periodi; come in tutte le tradizioni di questo tipo, uno stesso brano ha subito nel tempo rimaneggiamenti e arricchimenti, dato che ogni esecutore è chiamato a ‘personalizzare’ la musica che esegue. Il fatto che questa tradizione sia prettamente solistica ha inoltre determinato una certa prevalenza della melodia sull’armonia; sebbene spesso il solista venga accompagnato da altri esecutori che arricchiscono il discorso armonico e ritmico, la sua esecuzione è di per sé un’entità completa. 8 agosto 2013 ore 21, Pieve dei SS. Pietro e Paolo, Pieve Quinta Le Jardin des Merveilles Il clavicembalo tra imitazione e rappresentazione Adrien Pièce, cembalo Presentazione della Pieve a cura di Vanda Budini J. J. Froberger (1616-1667) J.-Ph. Rameau (1683-1774) F. d’Agincourt (1684-1758) F. Couperin (1668-1733) J.-Ph. Rameau J. S. Bach (1685-1750) Toccata XV (Ms. Bauyn) Méditation sur ma mort future Gigue, Sarabande, Courante Allemande Le Rappel des Oiseaux Les Tourterelles, Rondeau Troisième Prélude Les Abeilles (da L’Art de toucher le clavecin) La Poule Toccata in re maggiore, BWV 912 Adrien Pièce, nato in Svizzera nel 1988 di padre svizzero e madre italiana, si avvicina alla musica dall’età di 8 anni, studiando pianoforte al conservatorio di Montreux, e successivamente organo e clavicembalo al conservatorio di Lausanne con Pierre-Alain Clerc e Jovanka Marville. Dopo la maturità classica, prosegue gli studi di musicologia all’Università di Ginevra. Nel 2009 è ammesso alla Schola Cantorum Basiliensis (Basilea) nelle classi di organo di Lorenzo Ghielmi e di cembalo di Jörg-Andreas Bötticher dove consegue nel 2012 il diploma di Bachelor (triennio) e prosegue ora il corso di Master-interpretazione (cembalo e organo) con Andrea Marcon. Si dedica anche all’improvvisazione, che studia con Rudolf Lutz, al basso continuo e alla musica da camera. Ha partecipato inoltre a diversi corsi di perfezionamento all’organo con H. W. Jansen, M. Bignens, O. Latry, e al clavicembalo con E. Joyé (Piccola Accademia di Montisi, Siena), C. Rousset, A. Zylberajch, etc. Svolge regolarmente attività concertistica in Europa come solista: Milano (Vespri d’organo in S. Alessandro, Meditazioni con l’organo in S. Simpliciano), Basilea (Leonhardskirche), Bern (Französische Kirche), Losanna, Ginevra, Journées de l’orgue d’Entrevaux a Nizza, e con ensemble strumentali e vocali tra cui l’Ensemble Sweelinck de Genève. Nel 2010 è stato premiato al Concorso Organistico Internazionale di Fano Adriano - Teramo (2° premio), al concorso organistico internazionale di Bellelay-Svizzera (3°premio), e nel 2013 al concorso di clavicembalo “G. Gambi” di Pesaro (1° premio). Il clavicembalo tra imitazione e rappresentazione è forse un titolo piuttosto criptico, anche come spiegazione dell’altrettanto oscuro jardin des merveilles: possiamo però considerare che in queste poche frasi si riassume molta dell’estetica che soggiace alla composizione della musica per cembalo – e non solo – in epoca barocca. Il programma presentato da Adrien Pièce è un’ottima sintesi di questi principi estetici perché spazia dalla composizione imitativa (uccelli, api, galline) a quella più legata alla rappresentazione e quindi, aristotelicamente, alla purificazione delle passioni umane (le due toccate, e ancor più chiaramente, la Mèditation). La musica non si limita qui ad obbedire a regole proprie, a dipanarsi in successioni di suoni ordinate da schemi autoreferenziali, ma tenta da un lato di porsi come mezzo imitativo, al pari della pittura, e ci descrive i suoni della natura. Dall’altro si fa discorso umano, mostrandoci di volta in volta dolore, rimpianto, affermazione, vivacità, allegria, in un’ordinato scorrere di passioni che non ha bisogno di parole per essere compreso. 10 agosto 2013 ore 21, Chiesa di Palazzo San Giacomo, Russi Da Napoli a Vienna Viaggio nel classicismo musicale con i maggiori compositori di scuola napoletana e viennese Accademia Hermans Fabio Ceccarelli: flauto traversiere; Sara Montani: violino; Ottavia Rausa: viola; Giorgio Matteoli: violoncello D. Cimarosa (1749-1801) F. J. Haydn (1732-1809) J. G. Albrechtsberger (1736-1809) G. Paisiello (1740-1816) W. A. Mozart (1756-1791) Quartetto n. 1 in Re Maggiore Trio op. 100, n. 2 in Sol Maggiore per flauto, violino e violoncello Sonata in Do minore per violino, viola e violoncello Quartetto op. 23, n. 3 in Sol maggiore Quartetto in Re Maggiore K. 285 L’Accademia Hermans nasce nel 2000 per volontà del suo direttore Fabio Ciofini che, ha coinvolto giovani musicisti desiderosi di approfondire il repertorio della musica antica e la relativa prassi esecutiva. Da allora è iniziato un percorso che ha portato l’Accademia ed i suoi componenti, formatisi nelle più importanti scuole europee, ad ottenere sempre maggiori consensi nel panorama concertistico italiano ed internazionale (Spagna, Olanda, USA) e a collaborare con cantanti e strumentisti di acclarata fama quali Enrico Gatti, Marcello Gatti, Marinella Pennicchi, Gloria Banditelli, Sergio Foresti, Bart Van Oort, Roberta Invernizzi e altri. L’Accademia Hermans cura l’organizzazione del Festival di Musica antica Parco in Musica, nei luoghi storici della Valnerina (Umbria). Registra per le etichette discografiche Bottega Discantica (Italia) e Brilliant Classics (Olanda). Dal 2010, l’Accademia Hermans è orchestra residente presso la Stagione Musicale del Teatro Cucinelli di Solomeo (PG). Divertimenti da camera, passatempi per nobili dilettanti, o musica per professionisti: quartetti e trii, insieme forma e organico strumentale si diffondono largamente nell’Europa della seconda metà del Settecento a partire dalla pratica del “far musica in camera”, della Hausmusik, che diviene sempre più spesso un mezzo di svago per nobili e ricchi borghesi e divertimento per musicisti professionali. Telemann e poi Quantz sono i precursori del genere, ancora legato alla presenza di una tastiera che eseguiva nella maggior parte delle volte un basso continuo di sostegno. Ma dagli anni ’50 in poi questa viene da un lato trasformata in strumento concertante, dall’altra completamente e statutariamente eliminata per dar spazio ad un organico di soli archi o, come in questo caso, di archi e fiati. Il nuovo genere da camera viene elaborato inizialmente da compositori di area tedesca ma adottato poi anche da musicisti italiani, magari più noti in qualità di operisti ma attenti ai mutamenti del gusto e soprattutto del mercato straniero che li vedeva spesso ospiti: scrivono così trii e quartetti Haydn e Mozart ma anche Cimarosa e Paisiello e il meno noto Albrechtsberger, contrappuntista di vaglia, maestro di Beethoven e di altri importanti musicisti coevi. 22 agosto 2013, ore 21, Pieve del Tho, Brisighella Il Seicento in camera Musiche per voce e liuto del periodo barocco Lia Serafini, soprano Francesca Torelli, arciliuto Maria Luisa Baldassari, cembalo T. Merula (1595-1665) G. F. Sances (1600-1679) G. Kapsberger, (1580-1651) A. Lori (1611-1679) C. Monteverdi (1567-1643) A. Giramo (XVII sec.) B. Strozzi (1619-1677) A. Piccinini (1566-1638) B. Strozzi Folle è ben chi si crede Usurpator tiranno Toccata I, Corrente I per tiorba Toccata per tiorba Sì dolce è il tormento Lamento di Arianna La pazza Lagrime mie Amor dormiglione Toccata XIX, Corrente I, Passacagli per tiorba La mia donna perché canta Che si può fare Lia Serafini è diplomata in pianoforte al Conservatorio di Vicenza. Da sempre appassionata di vocalità e della sua espressione nella musica antica e cameristica, si è perfezionata con M. King e M. T. Boiton Rivoli. Collabora regolarmente con musicisti di grande prestigio tra cui J. Savall, O. Dantone, A. Florio, D. Fasolis, S. Vartolo, C. Banchini. Ha interpretato vari ruoli monteverdiani: La Musica e Speranza in Orfeo; Drusilla, Virtù, Pallade e la Damigella ne L’Incoronazione di Poppea, Giunone e Amore ne Il ritorno di Ulisse in patria (entrambi con S. Vartolo, CD Brilliant). Ha poi cantato in Orfeo ed Euridice di Gluck, Euridice di Peri (Palazzo Pitti, Firenze, per il 400° dell’opera), Il mondo alla roversa di Galuppi (dir. D. Fasolis). Il cd “live” di quest’opera ha vinto nel 2004 il Premio Internazionale Vivaldi della Fondazione Cini. È stata protagonista al Teatro Olimpico di Vicenza in rare opere di G. F. Haendel: Alceste, Apollo e Daphne, Clori Tirsi e Fileno, Aci, Galatea e Polifemo, Il Trionfo del Tempo e del Disinganno, sotto la direzione di F. Missaggia. Ha cantato nei più importanti festival internazionali ed effettuato registrazioni radiofoniche in tutt’Europa. Suoi interventi sono apparsi nelle riviste “Orfeo” e “Amadeus”. Ha collaborato al premiatissimo CD Arcana di P. Erdas La Tecla de l’Alma e ha registrato con J. Savall il triplo CD Història Borja, vincitore del Grammy Awards 2011 (“Best Small Ensemble Performance”). Ha partecipato al documentario Un Canto Lontano con M. Mencoboni, presentato alla 65a Biennale cinematografica di Venezia. Da anni tiene seminari sull’interpretazione della musica rinascimentale e barocca e sull’equilibrio della voce secondo i principi dell’Alexander Technique, della quale è insegnante diplomata, e fa parte integrante della rete Arts Wellness. Nel 2012 ha fondato l’ensemble “Rosantica”. Francesca Torelli è diplomata in liuto col massimo dei voti al Conservatorio di Verona. Si è poi perfezionata alla Guildhall School di Londra con N. North e contemporaneamente ha studiato canto antico con A. Kimber. Si esibisce con liuto rinascimentale, tiorba, arciliuto, liuto barocco, chitarra barocca e si dedica al repertorio per liuto e voce, che canta accompagnandosi. Come solista ha partecipato a moltissimi festival e rassegne in Europa, Australia e Sud America. Ha registrato per RAI Radio tre e per altre radio europee, e ha partecipato a trasmissioni televisive per RAI 2, Channel 4 ecc. Ha registrato due CD solistici con musica di A. Piccinini e P. P. Melli per Tactus. Nel 2009 e 2012 ha pubblicato due album per l’etichetta americana Magnatune, dedicati rispettivamente a Dowland e De Visée. Ha inciso per Tactus, Stradivarius, Dynamic, Nuova Era, Mondo Musica con gli ensembles Cappella Artemisia, Cappella Palatina, Sans Souci, Offerta Musicale, Accademia Farnese. Ha collaborato inoltre con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’ensemble “Il Ruggiero”, l’Accademia degli Astrusi, l’ensemble “Vivaldi” dei Solisti Veneti, la Capella Regiensis ed ha effettuato performances in duo con diversi attori, tra cui Catherine Spaak e Neri Marcorè. Nel 2006 ha pubblicato per la casa editrice Ut Orpheus un Metodo per tiorba tradotto anche in inglese, primo manuale per questo strumento oggi usato in molti Conservatori e scuole di musica in Europa, Stati Uniti e Canada. Ha insegnato liuto nei Conservatori di Bari e Vicenza e tiene masterclass e seminari in Italia e all’estero. Dal 2001 è docente al Conservatorio di Milano. È fondatrice e direttore dell’ensemble “Scintille di Musica”, con il quale ha registrato per EMI Classic, dal 2003 in poi, cinque cd della collana Futuro Antico con il cantante Angelo Branduardi. Maria Luisa Baldassari si è diplomata in pianoforte, clavicembalo, Paleografia e Filologia musicale e da sempre porta avanti una triplice attività di esecutrice, musicologa, organizzatrice e promotrice di eventi musicali. Direttore da diversi anni dell’ensemble “Les Nations”, ha intrapreso con questo gruppo diversi progetti di valorizzazione e riscoperta di repertori musicali ancora poco frequentati, che ha inciso e proposto a pubblici italiani e stranieri. Viene spesso chiamata a collaborare con vari ensembles coi quali è stata invitata in festival italiani, europei e americani. Ha inciso per le case discografiche Echo, Tactus, Rivo Alto, Nuova Era ed EMI. È docente di clavicembalo al Conservatorio “Rossini” di Pesaro. Follie, lacrime e tormenti non mancano nel repertorio vocale e strumentale del pieno Seicento, ricco di testi eccessivi e immaginosi: Lia Serafini ne presenta un’interessante e varia selezione passando dalla disillusione amorosa di Folle è ben, allo sdegno di Usurpator tiranno e poi alle lacrime dolci ma dolorose, per finire con la dichiarata follia de La pazza. Interpreti dei sentimenti svolti dai testi poetici sono i compositori più importanti del periodo, Monteverdi, Merula e quella Barbara Strozzi che spicca tra i pochi nomi di donne compositrici di tutte le epoche, guadagnandosi una posizione di tutto rispetto con una scrittura virtuosistica ma estremamente espressiva ed efficace. Punteggiano i brani vocali delicati e riflessive composizioni per liuto, che riportano a una visione più intima e personale i sentimenti forti e intensi espressi dalla voce. 1 settembre 2013, ore 21, Cortile di Palazzo Fantini, Tredozio Aman Sepharad Antichi canti femminili sefarditi Ensemble “Sensus” Arianna Lanci: voce; Sara Mancuso: arpa, clavicytherium, organo portativo; Marco Muzzati: salterio, percussioni Por que llorax (Andalusia) - ballata tratta da quattro romances spagnoli del XIV sec., sulla storia del conte Dirlos che abbandonò moglie e figli per andare in guerra. Nani nani (Spagna) - ninna nanna. Scalerica de oro (Turchia) - canto nuziale; augurio di ricche nozze ad una sposa di misera condizione. A la una yo naci (Andalusia) - ninna nanna / canto d’amore. Ay que buena que fue la Hora (Bulgaria) - canto nuziale: “oh, che bella quella danza in cui vi feci la mia promessa di matrimonio” Cantar del Saidi (Tetuàn - nord Marocco) - ballata che narra di una fanciulla innamorata del valoroso Cid Campeador. Morena me llaman (Andalusia) - canto nuziale; una ragazza si lamenta della sua bassa condizione sociale, poiché è così bella che anche il figlio del Re la vorrebbe. La Galana y el mar (Salonicco - Grecia) - canto nuziale; esaltazione della bellezza e delle doti della sposa. Durme durme (Turchia) - ninna-nanna in cui la madre enumera le tappe di crescita della figlia fino a che anch’essa sarà madre. Avrix mi galanica (Mediterraneo orientale) - canto d’amore; nel divertente testo i due giovani innamorati cercano un modo per stare assieme senza essere scoperti dai parenti della ragazza. Mas arriva y mas arriva (Turchia) - ballata sulla cattura del figlio del re di Persia nella città di Silivria. Salgash Madre (Bulgaria) - canto nuziale; la madre dello sposo è angosciata dall’arrivo della futura nuora che le porterà via il figlio, ma infine esalta la sposa e l’accoglie con grande confidenza. Noches, noches (Sarajevo - Bosnia) - ballata; struggente canto alla notte. Esto quen lo culpa (Turchia) - canto sociale; che in tono “scherzoso” tratta di una gravidanza indesiderata. Alta sois la mi dama (Sarajevo - Bosnia) - canto d’amore; suppliche di un innamorato verso una donna dal cuore duro che non lo ricambia. Buenas noches Hanum Dudu (Salonicco - Grecia) - canto d’amore: serenata tra innamorati. Dalla lunga esperienza del suo fondatore, il musicista ed attore Marco Muzzati, e di alcuni degli elementi del suo organico, nasce nel 2006 il poliedrico ensemble “Sensus”. Accogliendo al suo interno artisti provenienti dai diversi ambienti della musica antica ed etnica, del teatro e della danza, Sensus esprime la volontà specifica di fondere vari linguaggi, nella proposta di “spettacoli totali” in una sorta di ritrovata koiné. Privilegiando una posizione di riguardo rispetto al pubblico e alla fruizione dei suoi spettacoli, Sensus offre delle rappresentazioni sempre fresche e godibili, in cui il trascolorare delle atmosfere e degli stati d’animo, costruito sui testi e lo svolgersi dell’azione, viene sempre ben sottolineato ed esplicitato dal continuum musicale e sonoro. In ognuno dei suoi spettacoli, testo e musica ben si alternano come veri protagonisti, su uno sfondo drammaturgico ricco di elementi e suggestioni storiche, spesso rivelatisi di pregnante attualità. Anche la ricchezza dello strumentario utilizzato da Sensus cattura l’orecchio e l’occhio dello spettatore in funzione evocativa ed affabulatoria, secondo una propria e franca dichiarazione di intenti, come da sempre sottendono, o almeno dovrebbero, la musica e il teatro. Un languido addio, un dolce lamento, felicità velata di malinconia, è questo il volto della musica sefardita. Canti femminili, tramandati da madre a figlia, come la stessa discendenza ebraica. Musica profana di tradizione orale, di cui non conosciamo gli autori né l’esatta origine ma che, migrando, porta con sé la voce e il cuore delle genti che dalle coste iberiche si dispersero per tutto il Mediterraneo fino a spingersi nei lontani Balcani. La musica sefardita è infatti la musica degli ebrei cosiddetti “spagnoli”, giacché Sepharad è l’antico nome della Spagna, loro terra di origine, e raccoglie il commiato che quel popolo affida alla memoria di questi antichi canti. Lo struggente richiamo dell’amato o il suo addio, la ninna-nanna per il bimbo o il pianto funebre e finanche la canzone da matrimonio, lieta e mesta per la partenza dei figli dalla casa materna, tutto si racchiude in un lamento: Aman. Parola che come una cantilena inanella dolci e tristi pensieri per tutto ciò che è transitorio, in questa effimera esistenza. Aman Sepharad, “ahi Spagna, addio”: a seguito del movimento denominato Reconquista, che culmina con la liberazione di Granada e quindi di tutto il suolo iberico dal dominio arabo, nel 1492 con un editto di espulsione, i re cattolici Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia cacciano gli ebrei dalla Spagna. È il “Gerush Sepharad”, espulsione che segna una nuova diaspora. Le comunità sefardite si stanziano così nel nord Africa, in Turchia (accolte dal Sultano ottomano Bayezid II) e in vari stati del continente europeo come l’Italia, la Grecia, la Bulgaria o la Bosnia, cosicché Salonicco, Livorno, Istanbul, Sofia e Sarajevo divengono importanti centri culturali sefarditi. Matrice comune a questi popoli così lontani tra loro sono proprio la lingua e la musica. Molto evidenti sono le influenze derivate dalla terra di origine, infatti queste musiche cantate in judezmo (o ladino), una sorta di antico castigliano infarcito di parole incontrate “strada facendo”, riecheggiano di sonorità dal sapore arabo-andaluso. Tuttavia il popolo ebraico seppe pur sempre adeguarsi alle nuove realtà ed infatti tra le varie comunità troviamo piccole varianti dovute all’influenza delle lingue locali, come testimoniano ad esempio la haquitía nel nord Marocco, o il bagitto livornese. La musica sefardita, proprio per le sue melodie dal sapore arcaico e dal calore assolato che trasmette, si contrappone nettamente al più conosciuto ed irruento Klezmer askenazita, di origine nord est europea, cantato in yiddish, crogiolo di lingue tra il tedesco e lo slavo. 5 settembre 2013, ore 21, Santuario della Madonna del Bosco, Alfonsine Suoni inattesi: il Kannel Musiche antiche e moderne su uno strumento venuto da lontano Anais Vintour: voce; Anna-Liisa Eller: Kannel L. Couperin (1626-1661) G. F. Sances (1600-1679) J.- P. Rameau (1683-1764) C. Monteverdi (1567-1643) G. Frescobaldi (1583 – 1643) T. Merula (1595-1665) Suite in re minore (Prelude, Allemande, Courante, Sarabande, Canarie, Chaconne) Misera hor si ch’il pianto Prélude, L’entretien des Muses Lamento d’Arianna Toccata per l’Elevatione Canzonetta spirituale sopra la nanna Anaïs Vintour, soprano, studia piano fin dall’infanzia e si diploma poi in musicologia e formazione musicale. Nel 2002 inizia ad approfondire la vocalità presso il Conservatoire de Saintes con M. Postel e poi al Conservatoire d’Orsay con V. Guillorit. Si diploma in canto nel 2007 con S. Révidat e inizia a studiare il cembalo con I. Assayag. Contemporaneamente diviene componente del Coro da Camera del Conservatorio e poi del coro solistico Mikrokosmos, col quale partecipa a numerose produzioni e registrazioni. Ottiene il master in canto lirico al Conservatorio superiore di Lyon nel 2012, con I. Germain et F. Boulanger. Segue numerose masterclass di perfezionamento con M. Königsberger, U. Reinemann, F. Leroux, A. Garichot, R. Joshua, C. Himmler, C. Schweizer, M. C. Kiehr. Anaïs collabora come corista a vari ensembles: Chœur Britten (N. Corti), La Simphonie du Marais (H. Reyne), Les Talents Lyriques (C. Rousset), Les Nouveaux Caractères (S. D’Hérin), Calliope (R. Theodoresco), Mikrokosmos (L. Pierre), Les Siècles (F.-X. Roth). Si esibisce anche come solista con Il delirio Fantastico (V. Bernhardt), Les Surprises (L.-N. Bestion de Camboulas), Polymnie (F. Maurin), la compagnia di danza L’amandier etc. Fa parte dalla sua creazione del giovane ensemble Méliades, quartetto vocale femminile dal repertorio eclettico che spazia dalla musica colta a quella tradizionale passando per il contemporaneo. Anna-Liisa Eller (1988) studia kannel alla Estonian Academy of Music and Theatre con K. Mühling. Ha trascorso il 2013 presso il Conservatoire National Supérieur Musique et Danse de Lyon studiando con Y. Rechsteiner, R. Lislevand, J.-M. Aymes, P. Hamon e A. Mauillon. Anna-Liisa ha partecipato con successo a numerosi concorsi internazionali e nel 2011 ha ottenuto il primo premio al primo Concorso Internazionale per il suo strumento a Helsinki in Finlandia. I suoi interessi principali sono rivolti alla musica antica e a quella contemporanea: collabora con numerosi ensembles di musica antica (Rondellus, Vox Clamantis, etc), si è esibita con musicisti di chiara fama quali Y. Rechsteiner, R. Andueza, J. R. Baena e ha suonato con la Estonian National Symphony Orchestra. Nel 2012 ha tenuto diversi concerti basati sulla libera improvvisazione nei festival New/Now e Improtest e ha composto musiche originali per la performance di danza contemporanea How to play myself? di O. Titova e J. Sapas Anna-Liisa Eller è docente di kannel presso la Georg Ots Music School e suona uno strumento costruito appositamente per lei da O. Koistinen. Il Kannel è uno strumento popolare estone, vecchio probabilmente di almeno duemila anni. Non ci sono informazioni precise sulle sue origini: inizialmente aveva cinque o sei corde, ma le sue dimensioni sono gradualmente aumentate e nel XX secolo è divenuto uno strumento cromatico dall’estensione di circa quattro ottave. Questo lo ha trasformato da strumento popolare in strumento da concerto. La disposizione delle corde, di materiale metallico, è leggermente angolata, in modo che sul lato destro dello strumento le corde corrispondenti alle note diatoniche sono leggermente più alte, e più basse nel lato sinistro, mentre nella parte centrale esse sono più o meno allo stesso livello. La tecnica esecutiva del Kannel può essere paragonata per molti aspetti a quella dell’arpa: entrambi gli strumenti vengono pizzicati col la parte carnosa del polpastrello ed hanno simili possibilità espressive e tecniche (uso di arpeggi, glissandi, flageolet...), ma il suono del Kannel risulta più metallico, mentre quello dell’arpa è più morbido. Dal punto di vista della qualità sonora lo strumento che si avvicina di più al Kannel è il salterio, sia quello medievale sia quello moderno austro-tedesco chiamato Zither. Santuario della Beata Vergine della Consolazione, detto “dell’Arginino”, Voltana Fu costruita nell’arco di sei anni su un terreno di proprietà dei conti Emaldi e il 2 novembre 1727 fu consacrata alla Beata Vergine della Consolazione, come appare su una tabella lignea commemorativa conservata nella chiesa. Il santuario sorge a un paio di chilometri da Voltana e il nome Arginino sembra derivi dal canale Arginello, realizzato per convogliare le acque del Lughese verso le valli. Nel tempo il culto per la Madonna è andato via via aumentando e la gente del luogo decise di onorarla annualmente con una processione che si svolge tuttora il 15 agosto. Nel 1977 si procedette ad un generale restauro nel rispetto della struttura originale. Il Santuario conservava tre pale d’altare di scuola ferrarese e quattro dipinti che adornavano l’abside e rappresentano i quattro santi protettori della salute (secolo XVIII), purtroppo recentemente rubati. Villa Pasolini dall’Onda, Coccolia Percorrendo la via Ravegnana da Ravenna verso Forlì, si intravede la villa Pasolini fra la vegetazione dell’ampio parco che la circonda. La famiglia Pasolini la acquistò nel 1798. Precedentemente una parte degli edifici che compongono il complesso della villa era stata proprietà del nobile ravennate M. Fantuzzi, riformatore e storico emerito. Un altro edificio apparteneva a monsignor G. Rasponi, che fu vescovo di Forlì dal 1680 al 1714. La presenza di quest’ultimo personaggio è attestata da un suo stemma presso l’oratorio, dove si può vedere la lapide funebre che lo ricorda. I Pasolini curarono il restauro di edifici già storici quindi, fino a dare loro l’aspetto che ancor oggi conservano. Tra i personaggi eminenti della famiglia ricordiamo Giuseppe, liberale moderato, fu consigliere di Pio IX e riuscì a mantenere l’ordine a Ravenna dopo la caduta del governo pontificio. Ritiratosi dalla vita politica, si dedicò alla riorganizzazione e alla cura delle sue proprietà, in questa villa di Coccolia. Ne ampliò e qualificò il parco, portando personalmente dai suoi viaggi essenze arboree inconsuete per i parchi italiani del tempo, fra cui una paulonia che solo ora comincia a mostrare cedimenti all’età. Nella villa, in particolare nel suo oratorio dedicato alla Madonna Addolorata, si possono leggere nelle lapidi commemorative le tracce dei membri della famiglia Pasolini. Il corpo centrale della parte più antica del complesso, utilizzato come fattoria, s’intravede dal cancello d’ingresso. È inserito nel bel parco, costituito da circa quattro ettari ricoperti di vegetazione. Fra le essenze arboree spiccano: ippocastani, roveri, tigli, magnolie, abeti. Notevole per dimensioni, va segnalato un pioppo nero, il cui tronco raggiunge la circonferenza di otto metri. L’edificio presenta un andito centrale, che lo apre all’ombra e alla frescura del verde circostante. Fra i locali interni è notevole la sala da pranzo che conserva pregevoli affreschi ottocenteschi di R. Liverani. Il progetto decorativo era più ampio. Infatti l’esterno dell’edificio era destinato ad essere completamente affrescato per realizzare la scenografia di un castello. Si individuano tuttora sull’intonaco deteriorato i bozzetti che rappresentano cavalieri, conci murari, finestre a ogiva. È in parte leggibile sulla parete a nord la firma dello stesso pittore forlivese. Sull’intonaco della facciata sono ancora visibili una meridiana e una Madonna. Nel centro della facciata è inserita una torre merlata, alta 15 metri, che potrebbe risalire, come si è detto per altre strutture simili, al tardo Medioevo, quando le ville di campagna della nobiltà erano ancora concepite come case forti. Il retro è occupato da una corte lastricata, fiancheggiata da un settecentesco portico a colonne, luogo dove si svolgevano attività di immagazzinamento dei prodotti della tenuta. Palazzo Grossi, Castiglione di Ravenna I conti Grossi, provenienti da Mandello di Milano, si stabilirono a Ravenna all’incirca nel XIV secolo con Pietro Fioroni, così detto per via dei gigli dello stemma. Capitano di ventura al servizio della Serenissima, ebbe da questa, per i suoi servizi, vaste estensioni di terra a Castiglione di Ravenna, già appartenute ai Polentani. Il castello fu costruito fra il 1461 e il 1565 da architetti fra cui Giovanni di Jacopo da Canobio su un precedente edificio fortificato impiantato sempre ad opera dei Grossi. Passato ai Rasponi nel XIX secolo, fu adibito a usi agricoli e alla lavorazione del tabacco fino alla metà del secolo scorso, quando divenne proprietà del Comune di Ravenna. Il castello, conosciuto anche come “RasponiBonanzi”, ha pianta quadrata, con torri laterali sporgenti. L’edificio dovette avere funzione di sede di villeggiatura, ma sono ancora evidenti i segni della fortificazione anche nei resti di due ponti levatoi e di un fossato che lo circondava. Il palazzo è considerato l’esempio più completo di palazzo romagnolo cinquecentesco nella transizione fra castello-fortilizio e residenza di villeggiatura Pieve di S. Pietro in Quinta o dei SS. Pietro e Paolo La pieve sorge in via del Cippo n. 6, un po’ fuori dall’abitato di Pieve Quinta, ma riconoscibile a distanza e visibile anche dall’autostrada A14 per il bellissimo campanile di forma cilindrica, tipico delle basiliche ravennati (come Sant’Apollinare in Classe, Sant’Apollinare Nuovo, Sant’Agata Maggiore o il Duomo di Ravenna) che rende la Pieve di S. Pietro in Quinta unica nelle campagne forlivesi. La chiesa è stata costruita nell’XI secolo e sorge separata dal campanile. All’interno, nell’abside si trovano sei teste di marmo che raffigurano i santi apostoli, che sono state ricollocate nella posizione originaria di un edificio esistente in precedenza. Chiesa di Palazzo San Giacomo, Russi Il Palazzo di San Giacomo sorge nel territorio di Russi in prossimità dell’argine destro del fiume Lamone, a circa due chilometri dal centro abitato ed è attualmente di proprietà comunale. Le prime notizie sul palazzo sono piuttosto frammentarie: da una pergamena del Monastero dei Canonici di Porto del 1121 si desume che in quell’anno esisteva nella località una chiesa dedicata a s. Giacomo, mentre la prima notizia del castello è in un documento del 28 ottobre 1155. Il 15 maggio 1156 il vescovo Ramberto concede quel luogo ai canonici regolari di S. Maria in Porto i quali nei sec. XV e XVI vi ebbero un piccolo monastero. L’antico nome di Raffanara, che contraddistingueva la località in riferimento ad un castello andato distrutto nelle lotte tra faentini e ravennati, attualmente è rimasto solo relativamente ad un vicolo alla sinistra del Lamone a circa un chilometro e mezzo a monte del palazzo. La tenuta di Raffanara viene acquistata dal Conte Guido Carlo Rasponi, fratello del futuro Cardinale Cesare, nel 1664. Inizia così l’ampliamento dell’antico corpo di fabbrica che porterà alla costruzione del Palazzo di San Giacomo, residenza di villeggiatura estiva della nobile famiglia ravennate. Alla morte di Guido Carlo, il figlio Filippo continua i lavori di costruzione e decorazione del piano nobile fra il 1696 ed il 1698. Cinque pittori provenienti da Roma lavorano a Palazzo San Giacomo: Philip Jakob Worndle (figure), Ercole Sangiorgio (paesaggi), Giuliano Roncalli (quadrature), Cristof Worndle (figure) e Andreas Kindermann (fiori). Alla morte di Filippo, l’eredità del palazzo passa al figlio Cesare che completa le decorazioni (all’incirca nel 1750) molti anni dopo la morte del padre. Questa volta sono pittori di scuola bolognese, in particolare Mariano Collina, per le figure e Giovan Battista Sandoni per le quadrature. La chiesa attigua al palazzo, dedicata a san Giacomo apostolo, è edificata nel 1774 a cura dell’architetto Cosimo Morelli su un precedente progetto di Antonio Torreggiani. Fino agli anni ’80 del secolo scorso la chiesa era adornata con tre pale attribuite a Cristoforo Unterperger, oggi custodite presso il Seminario di Faenza. Pieve di San Giovanni in Ottavo, detta “del Tho”, Brisighella La pieve del Tho di Brisighella è forse l’esempio più maturo dell’arte costruttiva romanica in territorio ravennate; il primo documento a testimoniarne l’origine risale al 909, mentre da una data incisa su un capitello della navata di destra si deduce un rifacimento databile attorno al 1100. Come buona parte delle pievi romagnole, anche questa ingloba nella sua struttura materiali di recupero provenienti da costruzioni precedenti di epoca romana: capitelli e colonne che fanno da sostegno ai muri medievali. L’attuale struttura presenta un protiro cinquecentesco modellato su uno più antico, che precede una facciata molto semplice e lineare. Le fiancate sono mosse da una serie di archetti pensili racchiusi da lesene; l’abside, esternamente di forma semicircolare, presenta una bifora al centro e due monofore ai lati scandite da costole di mattoni ed è decorata da motivi di mattoni disposti a circolo quasi a formare piccoli rosoni ciechi. Palazzo Fantini, Tredozio Come documentano le memorie della famiglia Fantini, il 3 maggio 1753, furono benedette le fondamenta e le cantonate della facciata e ne fu posta la prima pietra. Sulla facciata in stile barocchetto toscano sono collocati un balcone e lo stemma di famiglia: un galletto passante, imbeccato e muovente in un campo. La facciata unifica, secondo una modello architettonico abbastanza ricorrente, alcuni edifici più antichi che venivano così nobilitati. Il promotore e costruttore della facciata e del restauro del Palazzo – con l’opera di muratori dello stato di Milano – fu Lorenzo Maria Fantini (1721-1782), laureato in diritto all’Università di Bologna, e i fratelli Pier Maria, avvocato, e Francesco Maria ecclesiastico. A Lorenzo Maria Clemente XIII aveva concesso il diritto di erigere una cappella privata dedicata all’Immacolata Concezione, sia nella chiesa parrocchiale che nel Palazzo. Il Palazzo conserva nella sua struttura, oltre alle parti più antiche e a quelle settecentesche, anche interessanti e graziosi interventi in stile neogotico o liberty, come il giardino d’inverno. Interessanti sono anche gli ampi ambienti agricoli circostanti il Palazzo nei quali si svolgeva un’intensa attività ora cessata. Questi ambienti sono stati recuperati e utilizzati per conservare attrezzi e macchine agricole e per svolgervi manifestazioni culturali, musicali ed eventi vari. Monastero della SS. Annunziata L’anno presunto di fondazione del Monastero della SS. Annunziata è il 1060. Nel 1563 dal monastero del “Luogo d’Africa” vi si trasferirono 14 suore domenicane. Nel 1810 Napoleone soppresse gli ordini monastici e le suore domenicane dovettero abbandonare il convento, che, privato di ogni attività, fu messo in vendita e acquistato dalla famiglia Fabroni, originaria di Marradi. Nel 1986 la famiglia vendette il convento al Comune di Tredozio. Dopo l’acquisto il Comune e la Soprintendenza ai Beni Culturali ed ambientali di Ravenna hanno iniziato un lungo lavoro di restauro conservativo dell’immobile tutt’ora in corso grazie a finanziamenti pubblici e privati (Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì). Nel piano terreno del fabbricato e nell’ex chiesa, restaurata grazie ad un congruo investimento della Soprintendenza di Ravenna, si tengono annualmente concerti, eventi e mostre, in particolare nel periodo invernale la mostra dei presepi. L’edificio è situato all’inizio del paese sulla sinistra del fiume Tramazzo (venendo da Faenza). Il fabbricato, che colpisce per le sue vaste dimensioni e la sua struttura a ferro di cavallo rivolto verso il monte, con corte interna, si sviluppa su tre piani fuori terra, per un totale di circa 100 vani. Al piano terra erano ubicate la foresteria, il porticato interno, la Chiesa, il refettorio, le cantine e altri spazi di servizio. Al piano primo e al piano secondo vi erano le celle e i servizi della clausura. Il monastero della SS. Annunziata è legato anche alla vita di Silvestro Lega, il grande artista macchiaiolo nato a Modigliana nel 1826. Il pittore trovò qui infatti un approdo sicuro in diversi momenti della sua vita, grazie al rapporto che lo legava alla famiglia Fabbroni, allora proprietaria del Monastero. Santuario della Madonna del Bosco, Alfonsine Importante santuario, meta di numerosi pellegrinaggi, al cui interno erano custoditi fino a poco tempo fa un’immagine in ceramica del XVI secolo della Vergine e più di 46 tavole votive del XVIII e XIX secolo. L’edificio è ricostruito su quello originario datato 1721. Il santuario sorge in una zona anticamente ricoperta da una fitta boscaglia, in cui la tradizione vuole si ripetessero frequenti miracoli, a partire da quando un boscaiolo morì mentre stava tentando di abbattere un albero. Nel punto in cui avvenne l’incidente sorse quindi il santuario, meta di numerosi pellegrinaggi nel corso dei secoli. Si ringraziano per la collaborazione Al concerto del 16 luglio a Voltana Al concerto del 25 luglio a Coccolia Comitato cittadino di Coccolia Al concerto del 1 agosto a Castiglione di Ravenna Assessorato al Decentramento Servizio Decentramento Al concerto dell’8 agosto a Pieve Quinta Comune di Forlì: Assessorato alla Cultura, Politiche Europee e Rapporti Internazionali Ravenna per Forlì 2019 Al concerto del 10 agosto a Russi Pro-loco, Russi Al concerto del 1 settembre a Tredozio Avv. Gian Franco Fontaine Panciatichi – Palazzo Fantini