Giovedì 25 luglio – Cortile di Villa Pasolini dall`Onda, Coccolia

Provincia di Ravenna
Regione Emilia Romagna
Comuni di Alfonsine,
Bagnacavallo, Brisighella,
Forlì, Faenza, Lugo,
Ravenna, Russi, Tredozio
Associazione
Collegium Musicum Classense
I luoghi dello spirito e del tempo
2013
Architetture e suggestioni sonore
Il museo sonoro
Pievi di Brisighella, Pieve Quinta, Santuari di Alfonsine e
Voltana, Chiesa di Palazzo S. Giacomo a Russi e
Cortili di Palazzo Grossi a Castiglione, Palazzo Fantini a
Tredozio e Villa Pasolini dall’Onda a Coccolia
Musei di Bagnacavallo e Faenza
Organizzazione
Collegium Musicum Classense
Direzione artistica
Maria Luisa Baldassari, Marina Scaioli
Architetture e suggestioni sonore
Inizio spettacoli ore 21
Martedì 16 luglio – Sagrato del Santuario dell’Arginino,
Voltana
Concento de’ Pifari – Ex libris, Parole & suoni per il
cornettista Alberto Attilio Rossi
Giovedì 25 luglio – Cortile di Villa Pasolini dall’Onda,
Coccolia
Ensemble Musica & Drama – L’eccellenza, et Trionfo
del Porco, Scena in musica su testi di G. C. Croce
Presentazione della Villa a cura di Vanda Budini
Giovedì 1 agosto – Cortile di Palazzo Grossi, Castiglione
di Ravenna
Cyril O’Donoghue & Birkin Tree – An Irish Night,
Suggestioni di una notte d’Irlanda
Giovedì 8 agosto – Pieve dei SS. Pietro e Paolo, Pieve
Quinta
Adrien Pièce (primo premio al II Concorso europeo di
clavicembalo “Gianni Gambi”) – Le Jardin des Merveilles,
Il clavicembalo tra imitazione e rappresentazione
Presentazione della Pieve a cura di Vanda Budini
Con il patrocinio del Comune di Forlì – Assessorato alla Cultura,
Politiche Europee e Rapporti Internazionali
Sabato 10 agosto – Chiesa di Palazzo San Giacomo, Russi
Accademia Hermans – Da Napoli a Vienna, Viaggio nel
classicismo musicale con i maggiori compositori di scuola
napoletana e viennese
In collaborazione con la Pro Loco di Russi nell’ambito di
“Mirar le Stelle a S. Giacomo”:
ore 19 visite guidate al Palazzo e degustazioni
ore 22.30 Osservazione delle Stelle
Giovedì 22 agosto – Pieve del Tho, Brisighella
Lia Serafini, Francesca Torelli, M. Luisa Baldassari – Il
Seicento in camera, Musiche per voce e liuto del periodo
barocco
In collaborazione con JCE Network Festival
Domenica 1 settembre – Cortile Palazzo Fantini, Tredozio
Ensemble “Sensus” – Aman Sepharad, Antichi canti
femminili sefarditi
Ore 18 visita guidata al Monastero della SS. Annunziata
Giovedì 5 settembre – Santuario della Madonna del Bosco,
Alfonsine
Anaïs Vintour, Anna-Liisa Eller – Suoni inattesi: il
Kannel, Musiche antiche e moderne su uno strumento
venuto da lontano
Il museo sonoro
Sabato 28 settembre: La giornata dei musei
ore 10,30 Palazzo Milzetti, Museo nazionale dell’età
neoclassica in Romagna, Faenza
Presentazione del restauro di un importante divano già
parte dell’arredo originale, recentemente recuperato
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e del
50° della sezione di Faenza di Italia Nostra
Ensemble del Conservatorio di Ferrara, musica e danza
ore 18 Museo delle Civico delle Cappuccine - Chiostro di
S. Francesco, Bagnacavallo
Carte in Fiera – XII Mostra mercato degli incisori
italiani
Ensemble del Conservatorio di Pesaro
In occasione della Giornata dei Musei, l’Associazione Amici della
Capit propone un gita per l’intera giornata, con pullman privato,
comprensiva di pranzo in agriturismo; il viaggio verrà effettuato
solo a copertura dei posti disponibili che sono comunque limitati.
Per informazioni telefonare a CAPIT 0544.591715 (9,00-12,30
sabato escluso) o scrivere a [email protected].
Anche quest’anno con l’arrivo dell’estate torna la rassegna
musicale I luoghi del tempo e dello spirito, bella manifestazione
che si inserisce a pieno titolo tra gli appuntamenti di richiamo del
calendario culturale del nostro territorio. Vogliamo in quest’anno
ricordare nel presentarla uno dei suoi ideatori e promotori,
Gianfranco Casadio, per lungo tempo attivo nella Provincia di
Ravenna e instancabile animatore di eventi culturali purtroppo
mancato di recente. Il lusinghiero successo e la costante
partecipazione di pubblico ci confermano la validità di questa
proposta culturale, volutamente diversa e originale, che giunge
quest’anno alla sua XVIII edizione. Architetture e suggestioni
sonore, ogni anno un itinerario diverso nel territorio e nel “tempo”
abbina con sapienza le armonie dei concerti alla suggestione dei
luoghi ospitanti: pievi in primo luogo, ma anche cortili, chiese e
palazzi, alcuni dei quali ancora poco conosciuti, tutti piccoli
gioielli del nostro patrimonio culturale e artistico. Il programma
dell’edizione 2013 spazia dalla musica medievale al barocco, dalla
musica popolare alla musica sacra per un percorso di sette
appuntamenti che toccheranno Castiglione di Ravenna, Coccolia,
Voltana, Russi, Brisighella e Alfonsine nei mesi di luglio, agosto e
settembre. Due gli appuntamenti nel territorio forlivese, con Pieve
Quinta e Tredozio, segno di un interesse che passa i confini della
provincia. Ad aggiungersi ai regolari appuntamenti estivi torna il
“Museo sonoro”, con una “giornata dei musei” il 28 settembre tra
inaugurazioni, mostre e musica nelle belle sedi di Palazzo Milzetti
a Faenza e del Chiostro di S. Francesco a Bagnacavallo. È con
piacere che presentiamo la rassegna e il presente fascicolo, che
descrive nel dettaglio gli appuntamenti e i luoghi di questa
edizione. Infine un ringraziamento all’Associazione Collegium
Musicum Classense, organizzatrice in collaborazione con i
Comuni ospitanti, la Provincia e la Regione Emilia-Romagna.
Paolo Valenti
Assessore ai Beni e Attività culturali della Provincia di Ravenna
16 luglio 2013, ore 21, Sagrato del Santuario
dell’Arginino, Voltana
Ex libris
Parole & suoni per il cornettista Alberto Attilio Rossi
Letture tratte da:
Così parlò Ménétra, diario di un vetraio parigino
Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini
Colloqui con sé stesso di Marco Aurelio.
Concento de’ Pifari
Claudio Demicheli: ghironda, percussioni, chitarriglia; Sergio
Gatti: cornamusa; Caterina Calderoni: spinetta; Renato
Calcaterra: fagotto; Dario Sagrada: bombarda; Lucio Paolo
Testi: bombarda, ciaramello; Claudio Canevari: cornetto; Fabio
Vicentini: cornetto; Ismaele Gatti: organo regale; Chiara
Gaffuri: soprano; Chiara Guglielmi: contralto; Enrico Orsi:
tenore; Sandra Moretti: voce recitante
Ideatore & coordinatore: Lucio Paolo Testi
Anonimo e P. Rugier
Incatenatura da T. Arbeau,
anonimi e W. Byrd
C. de Sermisy e T. Susato
Incatenatura da anonimo,
J. Walter e H. L. Hassler
Anonimo e M. Praetorius
Anonimo e F. Azzaiolo
Anonimo
C. de Sermisy e anonimo
P. F. Caroubel
Fabordones del I tono & I tono a 5
(Ms Lerma)
Bouffon e John come kiss me now
Dont vien cela e Bergerette
Herr Christ der einge
Veux-tu ma belle
La Gamba e Al dì dolce, ben mio
Pavana, Passemeze e Gagliarda
(mss. Cop. 1873 e Hessen B )
Tant que vivray & Tanz – Nachtanz
Gavottes
Il Concento de’ Pifari venne fondato da alcuni allievi del M°
Claudio Canevari (a cui si deve anche l’ideazione del nome)
decisi a proseguire autonomamente lo studio degli strumenti a
fiato antichi iniziato con la partecipazione al corso a questi
dedicato, che si tenne negli anni 1981-83 presso il Laboratorio di
musica antica – Civica scuola di liuteria di Milano. L’impiego
quasi esclusivo di tali sonori strumenti costituisce tuttora la
caratteristica principale dell’insieme che è formato, doveroso
ricordarlo, non da professionisti dell’esibizione musicale ma da
amatori della musica antica. Questo fatto crea di per sé una sorta
di contrappasso storico, poiché nel Rinascimento i pifari erano
stati strumenti ad uso esclusivo dei musicisti professionali;
l’ensemble ricorre spesso alla singolare definizione di Banda di
fiati rinascimentali, per render palese questa sua doppia ed
apparentemente contraddittoria peculiarità. Nel 1996 il gruppo si
costituisce in associazione culturale. Tra le ormai numerosissime
occasioni musicali che hanno visto in questi tre decenni
l’esibizione del gruppo ricordiamo qui solo: Concerti per il
centenario leonardesco, Rotonda della Besana a Milano;
Concerti per il ciborio restaurato, Santuario di S. Maria delle
Grazie a Saronno; Concerti presso S. Maria delle Grazie, Castello
Sforzesco, Teatro Manzoni & Piccola Scala a Milano; Concerti in
occasione della mostra su L. Lotto, Osidarap; Riproposizione
della leonardesca Festa del Paradiso; Ilderadus & Assassinio
nella cattedrale, drammi teatrali con musiche composte per
strumenti antichi.
Un libro, aperto, sulla fine di una vita: appoggiato sulla tradita
promessa di un altro incontro. Messaggio per noi, ingenuamente
speranzosi di quotidianità; messaggio in bottiglia lanciato del
tutto inconsapevolmente nel vasto mare della memoria collettiva
di chi gli ha voluto bene. Con quella lettura incompiuta, adagiata,
orfana accanto al proprio letto, Alberto in fondo non ha fatto altro
che ricordarci quanto lui si sia profondamente rappresentato e
rispecchiato nei libri della sua amata biblioteca, componendo e
donandoci con essi il mosaico tridimensionale del suo passaggio
in questo mondo. Da questi libri, musicali e non, abbiamo attinto
un florilegio di brani, utilizzandoli per comporre questo omaggio;
sereno ricordo di uno di noi.
25 luglio 2013, ore 21, Cortile di Villa Pasolini
dall’Onda, Coccolia
L’Eccellenza, et Trionfo del Porco
Discorso piacevole diviso in cinque capi (Ferrara, 1594)
di Giulio Cesare Croce
Uno spettacolo di Alberto Allegrezza
M&D, Musica & Drama
Alberto Allegrezza: recitazione, canto, lira; Matteo Mezzaro:
canto e recitazione; Doron David Sherwin: cornetto; Luca
Giardini: violino; Luca Marconato: chitarra e tiorba; Michele
Vannelli: cembalo. Costumi e scenografia di Alberto Allegrezza,
Maschere di Giorgio de Marchi, Animali dipinti di Davide
Bertelli, Consulenza coreografica di Gloria Giordano, Traduzioni
in bolognese di Sergio Luca Zini
Presentazione della Villa a cura di Vanda Budini
G. Caccini
(1550- 1618)
A. Banchieri
(1568 – 1634)
Popolare XVI sec.
E. Radesca
(?.– 1625)
S. Rossi
(ca. 1570 - 1630)
G. Frescobaldi
(1583 – 1643)
O. Vecchi
(1550 – 1605)
“Invocazione poetica” sopra il prologo
dell’Euridice (Firenze, 1602)
Gli Festinanti, Mascherata di Villanelle da
Il festino (Venezia, 1608);
Voi dite esser di foco da Il Virtuoso ritrovo
(Venezia, 1626)
La bella Franceschina, Girometta
T’amo mia vita, Apertamente dice la gente
dal III libro delle canzonette (Venezia, 1616)
Sinfonia IV, Sinfonia VIII da Il primo libro
delle sinfonie et gagliarde (Venezia, 1607)
Capriccio sopra il Cucco da Il primo libro
di capricci (Roma, 1624)
So ben mi ch’ha bon tempo da Selva di
varia ricreazione (Venezia, 1590)
A. Valente
(ca.1520- 1601)
G. Caccini
Gagliarda napoletana da Intavolatura de
cimbalo (Napoli, 1576)
La girandola de’ Cervelli su Odi Euterpe
da Le Nove Musiche (Firenze, 1601)
La compagnia M&D, Musica & Drama, fondata da Alberto
Allegrezza nel 2000, si propone il duplice impegno di riproporre
in scena canovacci di Commedia dell’Arte, testi antichi,
commedie cinquecentesche e di esplorare il repertorio musicale
che ha arricchito le rappresentazioni dei comici dei secoli XVI e
XVII. La poetica della compagnia si concretizza nella scelta del
nome che unisce il “drama”, inteso come “azione scenica” e la
“musica”. M&D, Musica & Drama è una compagnia ad organico
variabile che si avvale della collaborazione di musicisti, attori,
costruttori di maschere, artisti di strada, musicologi e studiosi di
teatro antico, al fine di proporre spettacoli musicali e di prosa
scegliendo un repertorio estremamente ricco e vario: attualmente
ha intrapreso la valorizzazione dell’opera musicale e teatrale di
Adriano Banchieri e di Giulio Cesare Croce attraverso la messa
in scena di commedie madrigalesche, opere teatrali, concerti, e la
pubblicazione di CD e video.
Alberto Allegrezza è cantante e strumentista, regista e
attore. Diplomato in flauto dolce col massimo dei voti e la lode al
Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza con P. Faldi, e si è quindi
perfezionato con S. Balestracci e D. Laurin. Nello stesso
Conservatorio ha studiato canto con P. Fornasari Patti e P.
Vaccari; si è specializzato nella vocalità barocca con G.
Banditelli e M. De Liso. In ambito teatrale ha collaborato con
attori e registi quali T. Carrara, G. De Bosio, M. M. Giorgetti, R.
Perraro, A. Peserico, P. Piccoli e R. Stanisci.
Come un antico comico ha fondato nel 2000 la compagnia
di musicisti e attori M&D, Musica & Drama, con la quale
ripropone testi di commedia dell’arte. Con questa formazione ha
allestito: Amor allo specchio di G. Andreini; La Barca di Venetia
per Padova di A. Banchieri; Actèon di M. Charpentier; la
Triac’antica, commedia musicale liberamente tratta dalla raccolta
di G. C. Croce Triaca musicale; L’Eccellenza, et Trionfo del
Porco di G. C. Croce; una versione semiscenica de Il Palagio
incantato di G. Rospigliosi e L. Rossi; Festino del Giovedì
Grasso di A. Banchieri; Lotto festevole fatto in villa di G. C.
Croce. Di tutti gli allestimenti ha personalmente progettato e
realizzato anche i costumi e la scenografia.
È stato ideatore e direttore artistico della rassegna di
musica, teatro e danza antichi Feudarmonico di Corinaldo. Dal
2009 è direttore dell’ensemble vocale Color Temporis di
Bologna. In veste di cantante e strumentista ha collaborato con
accreditati interpreti della musica antica quali F. Bressan, C.
Cavina, O. Dantone, B. Dickey, B. Hoffmann, G. Leonhardt, M.
Radulescu, F. M. Sardelli, C. Stembridge, in istituzioni di rilievo
internazionale in Italia, Finlandia, Francia, Romania, Austria. Ha
interpretato vari ruoli operistici: Armindo ne Gli equivoci nel
sembiante di A. Scarlatti, Arnalta ne L’incoronazione di Poppea
di C. Monteverdi, Erisbe ne L’Artemisia di F. Cavalli, Pisandro
ne Il ritorno di Ulisse in patria di C. Monteverdi. Ha registrato
per le case discografiche Arts, Dynamic, Glossa, Naxos, Sony e
Tactus.
Non ancora ventenne, Giulio Cesare Croce (San Giovanni in
Persiceto, 1550 - Bologna, 1609) si stabilì a Bologna dove
diventò un popolarissimo cantastorie grazie anche alla protezione
della famiglia Fantuzzi di Medicina che incoraggiò il suo estro
poetico. Era soprannominato “Croce della Lira” per l’abilità
nell’intonare i suoi componimenti poetici accompagnandosi con
la lira da braccio.
Le opere pervenuteci sono numerosissime, per la maggior
parte scritte in italiano o in bolognese; non mancano tuttavia
componimenti in diverse altre lingue e dialetti, quali il
bergamasco e il veneziano. La sua opera più famosa rimane
certamente il romanzo Le sottilissime astuzie di Bertoldo,
pubblicato a Milano nel 1606; degni di attenzione sono però
anche moltissimi altri componimenti tra cui spicca L’Eccellenza,
et Trionfo del Porco. In quest’opera burlesca Croce sposta la
parodia dai moduli tradizionali dell’epopea a quelli
contemporanei del trattato scientifico. Nel trionfo conclusivo il
Porco viene portato alla festa da tutta la “bestial natione” che
canta inni in suo onore, ma prima vengono argomentati le sue
virtù, la storia, le proprietà medicinali, le sue glorie, imprese e
prodezze. I particolari grotteschi della narrazione si mescolano
alla polemica antipedantesca, le citazioni dotte storiche e
scientifiche si uniscono alla cultura popolare dei proverbi, gli
elementi mitologici e classici si sposano a descrizioni culinarie
con esiti spettacolari di rara comicità.
A commento del testo teatrale sono state inserite canzoni di
Croce e musiche di autori coevi (G. Caccini, E. Radesca, A.
Banchieri, O. Vecchi).
1 agosto 2013, ore 21, Cortile di Palazzo Grossi,
Castiglione di Ravenna
An Irish night
Suggestioni di una notte d’Irlanda
Cyril O’Donoghue & Birkin Tree
Cyril O’Donoghue: voce, chitarra, bouzouki; Fabio Rinaudo:
Uilleann Pipes; Michel Balatti: flauto traverso irlandese;
Fabio Biale: violino, bodhran; Filippo Gambetta: organetto
diatonico; Claudio De Angeli: chitarra
The March of King of Laois/ O’Farrel welcome to Limerick
Hen’s march / The Earls of Errol’s Reel / Colonnel
Hamilton Delight
She rose and let me in
The row and the Pikle tow / Powkie Adam Glen / Lowland
jig/ Follow me over the borders
Kaitlinn Triall /Fox Hunter reel
Lilliburlero / Three sea captains
Fanny Poer.
The Downing of the day / We Tatum Fog/ reels
Cyril O’Donoghue, proveniente dal Co. Clare, è un affascinante
cantante capace di creare suggestive ed emozionanti atmosfere.
Insieme al gruppo Providence, O’Donoghue ha all’attivo tre
incisioni discografiche di successo: Providence (1999), A Fig for
a Kiss (2001) e III (2005). L’album A Fig for a Kiss ha ottenuto
un grande successo in Irlanda e si è classificato al terzo posto nel
sondaggio sul miglior album di musica tradizionale della rivista
britannica “MOJO”. III è stato giudicato dall’“Irish Music
Magazine” – la più autorevole rivista di musica tradizionale
irlandese – come uno dei migliori album del 2005. O’Donoghue
si è esibito in numerose tournée in Norvegia, Finlandia,
Danimarca, Germania, Scozia, Inghilterra e USA. Cyril
O’Donoghue ha al suo attivo numerose registrazioni e
partecipazioni ad importanti programmi radiofonici e televisivi
tra i quali ricordiamo le esibizioni al “Iain Anderson Show” per
BBC Radio Scotland e al leggendario “John Creedon Show” a
RTÉ 1, la radio nazionale irlandese.
Nel corso della loro trentennale carriera i Birkin Tree
hanno tenuto più di 1700 concerti in Italia ed in Europa e sono
l’unica formazione italiana – e una delle pochissime nel mondo –
ad esibirsi regolarmente in Irlanda, dove hanno suonato in alcuni
tra i più importanti festival (Feakle Festival, Ennis Trad Festival,
Glencolumbkille Festival, O’Carolan Festival). Si sono esibiti in
trasmissioni radio e televisive (RAI 1 e 3, RAI Radio 1 e 2, TELE
+ 3, Telemontecarlo, RTS Svizzera, Telepiù, Radio Capodistria,
Radio Popolare), e in Irlanda per RTÉ, Radio Kerry e Clare FM.
La loro musica è stata trasmessa dalle radio di tutt’Europa e
in Australia, Stati Uniti, Russia. Hanno suonato con alcuni tra i
maggior musicisti irlandesi, come Martin Hayes, Dennis Cahill,
Niamh Parsons, Liam O’Flynn e Caitlinn nic Gabhann. La band
ha pubblicato quattro dischi: Continental Reel, (1996) miglior
disco del 1995-96 per la principale rivista italiana di musica
etnica, “Folk Bulletin”; A Cheap Present (1999), recensione da 5
Stelle su “Musica” di “Repubblica”, 3 (three) (2003) premio di
qualità “BRAVO!” della rivista francese “TRAD Magazine”; 6°
posto nella classifica dei World top Ten 2003 della rivista tedesca
“FolkWorld”; recensione da 4 Stelle da parte di “Musica” di
“Repubblica”; 3° posto nella classifica dei migliori cinque dischi
del 2003 della rivista italiana “Folk Bulletin”; Virginia (2010)
disco del mese per il “Giornale della Musica”. È inoltre presente
in decine di compilation.
Il programma comprende brani tratti dal repertorio di arie,
danze e lamentations scozzesi ed irlandesi del periodo compreso
fra il ’700 ed il ’800. Tra i vari compositori che hanno
caratterizzato la vita musicale dell’epoca spiccano, per
l’originalità delle loro composizioni e per la notorietà acquisita, il
compositore e violinista scozzese William Marshall e Turlough
o’Carolan, leggendario arpista irlandese ed ultimo esponente
dell’antica cultura gaelica. Il patrimonio della musica tradizionale
irlandese e scozzese ha raggiunto la sua forma attuale nel XVIII
secolo per opera di un gran numero di violinisti, arpisti e
suonatori di cornamusa, molti dei quali rimasti anonimi. Essi
utilizzarono come base musicale sia il repertorio proveniente dal
continente europeo, legato alle mode ed ai gusti della cultura
barocca, sia il repertorio più antico, legato alle leggendarie figure
dei bardi, nel quale operarono modifiche al ritmo, alle strutture
melodiche ed alla forma complessiva.
Questa musica, frutto della creatività di una società
fondamentalmente rurale, si è tramandata principalmente per via
orale, il che spiega l’impossibilità, a volte, di giungere a
definizioni storiche precise di nomi, luoghi e periodi; come in
tutte le tradizioni di questo tipo, uno stesso brano ha subito nel
tempo rimaneggiamenti e arricchimenti, dato che ogni esecutore
è chiamato a ‘personalizzare’ la musica che esegue.
Il fatto che questa tradizione sia prettamente solistica ha
inoltre determinato una certa prevalenza della melodia
sull’armonia; sebbene spesso il solista venga accompagnato da
altri esecutori che arricchiscono il discorso armonico e ritmico, la
sua esecuzione è di per sé un’entità completa.
8 agosto 2013 ore 21, Pieve dei SS. Pietro e Paolo,
Pieve Quinta
Le Jardin des Merveilles
Il clavicembalo tra imitazione e rappresentazione
Adrien Pièce, cembalo
Presentazione della Pieve a cura di Vanda Budini
J. J. Froberger
(1616-1667)
J.-Ph. Rameau
(1683-1774)
F. d’Agincourt
(1684-1758)
F. Couperin
(1668-1733)
J.-Ph. Rameau
J. S. Bach
(1685-1750)
Toccata XV (Ms. Bauyn)
Méditation sur ma mort future
Gigue, Sarabande, Courante
Allemande
Le Rappel des Oiseaux
Les Tourterelles, Rondeau
Troisième Prélude
Les Abeilles
(da L’Art de toucher le clavecin)
La Poule
Toccata in re maggiore, BWV 912
Adrien Pièce, nato in Svizzera nel 1988 di padre svizzero e
madre italiana, si avvicina alla musica dall’età di 8 anni,
studiando pianoforte al conservatorio di Montreux, e
successivamente organo e clavicembalo al conservatorio di
Lausanne con Pierre-Alain Clerc e Jovanka Marville.
Dopo la maturità classica, prosegue gli studi di musicologia
all’Università di Ginevra. Nel 2009 è ammesso alla Schola
Cantorum Basiliensis (Basilea) nelle classi di organo di Lorenzo
Ghielmi e di cembalo di Jörg-Andreas Bötticher dove consegue
nel 2012 il diploma di Bachelor (triennio) e prosegue ora il corso
di Master-interpretazione (cembalo e organo) con Andrea
Marcon.
Si dedica anche all’improvvisazione, che studia con Rudolf
Lutz, al basso continuo e alla musica da camera. Ha partecipato
inoltre a diversi corsi di perfezionamento all’organo con H. W.
Jansen, M. Bignens, O. Latry, e al clavicembalo con E. Joyé
(Piccola Accademia di Montisi, Siena), C. Rousset, A.
Zylberajch, etc.
Svolge regolarmente attività concertistica in Europa come
solista: Milano (Vespri d’organo in S. Alessandro, Meditazioni
con l’organo in S. Simpliciano), Basilea (Leonhardskirche), Bern
(Französische Kirche), Losanna, Ginevra, Journées de l’orgue
d’Entrevaux a Nizza, e con ensemble strumentali e vocali tra cui
l’Ensemble Sweelinck de Genève.
Nel 2010 è stato premiato al Concorso Organistico
Internazionale di Fano Adriano - Teramo (2° premio), al
concorso organistico internazionale di Bellelay-Svizzera
(3°premio), e nel 2013 al concorso di clavicembalo “G. Gambi”
di Pesaro (1° premio).
Il clavicembalo tra imitazione e rappresentazione è forse un
titolo piuttosto criptico, anche come spiegazione dell’altrettanto
oscuro jardin des merveilles: possiamo però considerare che in
queste poche frasi si riassume molta dell’estetica che soggiace
alla composizione della musica per cembalo – e non solo – in
epoca barocca. Il programma presentato da Adrien Pièce è
un’ottima sintesi di questi principi estetici perché spazia dalla
composizione imitativa (uccelli, api, galline) a quella più legata
alla rappresentazione e quindi, aristotelicamente, alla
purificazione delle passioni umane (le due toccate, e ancor più
chiaramente, la Mèditation). La musica non si limita qui ad
obbedire a regole proprie, a dipanarsi in successioni di suoni
ordinate da schemi autoreferenziali, ma tenta da un lato di porsi
come mezzo imitativo, al pari della pittura, e ci descrive i suoni
della natura. Dall’altro si fa discorso umano, mostrandoci di volta
in volta dolore, rimpianto, affermazione, vivacità, allegria, in
un’ordinato scorrere di passioni che non ha bisogno di parole per
essere compreso.
10 agosto 2013 ore 21, Chiesa di Palazzo San
Giacomo, Russi
Da Napoli a Vienna
Viaggio nel classicismo musicale con i maggiori
compositori di scuola napoletana e viennese
Accademia Hermans
Fabio Ceccarelli: flauto traversiere; Sara Montani:
violino; Ottavia Rausa: viola; Giorgio Matteoli:
violoncello
D. Cimarosa
(1749-1801)
F. J. Haydn
(1732-1809)
J. G. Albrechtsberger
(1736-1809)
G. Paisiello
(1740-1816)
W. A. Mozart
(1756-1791)
Quartetto n. 1 in Re Maggiore
Trio op. 100, n. 2 in Sol Maggiore
per flauto, violino e violoncello
Sonata in Do minore per violino,
viola e violoncello
Quartetto op. 23, n. 3 in Sol maggiore
Quartetto in Re Maggiore K. 285
L’Accademia Hermans nasce nel 2000 per volontà del suo
direttore Fabio Ciofini che, ha coinvolto giovani musicisti
desiderosi di approfondire il repertorio della musica antica e la
relativa prassi esecutiva. Da allora è iniziato un percorso che ha
portato l’Accademia ed i suoi componenti, formatisi nelle più
importanti scuole europee, ad ottenere sempre maggiori consensi
nel panorama concertistico italiano ed internazionale (Spagna,
Olanda, USA) e a collaborare con cantanti e strumentisti di
acclarata fama quali Enrico Gatti, Marcello Gatti, Marinella
Pennicchi, Gloria Banditelli, Sergio Foresti, Bart Van Oort,
Roberta Invernizzi e altri.
L’Accademia Hermans cura l’organizzazione del Festival di
Musica antica Parco in Musica, nei luoghi storici della Valnerina
(Umbria). Registra per le etichette discografiche Bottega
Discantica (Italia) e Brilliant Classics (Olanda). Dal 2010,
l’Accademia Hermans è orchestra residente presso la Stagione
Musicale del Teatro Cucinelli di Solomeo (PG).
Divertimenti da camera, passatempi per nobili dilettanti, o musica
per professionisti: quartetti e trii, insieme forma e organico
strumentale si diffondono largamente nell’Europa della seconda
metà del Settecento a partire dalla pratica del “far musica in
camera”, della Hausmusik, che diviene sempre più spesso un
mezzo di svago per nobili e ricchi borghesi e divertimento per
musicisti professionali. Telemann e poi Quantz sono i precursori
del genere, ancora legato alla presenza di una tastiera che
eseguiva nella maggior parte delle volte un basso continuo di
sostegno. Ma dagli anni ’50 in poi questa viene da un lato
trasformata in strumento concertante, dall’altra completamente e
statutariamente eliminata per dar spazio ad un organico di soli
archi o, come in questo caso, di archi e fiati. Il nuovo genere da
camera viene elaborato inizialmente da compositori di area
tedesca ma adottato poi anche da musicisti italiani, magari più
noti in qualità di operisti ma attenti ai mutamenti del gusto e
soprattutto del mercato straniero che li vedeva spesso ospiti:
scrivono così trii e quartetti Haydn e Mozart ma anche Cimarosa
e Paisiello e il meno noto Albrechtsberger, contrappuntista di
vaglia, maestro di Beethoven e di altri importanti musicisti coevi.
22 agosto 2013, ore 21, Pieve del Tho, Brisighella
Il Seicento in camera
Musiche per voce e liuto del periodo barocco
Lia Serafini, soprano
Francesca Torelli, arciliuto
Maria Luisa Baldassari, cembalo
T. Merula
(1595-1665)
G. F. Sances
(1600-1679)
G. Kapsberger,
(1580-1651)
A. Lori
(1611-1679)
C. Monteverdi
(1567-1643)
A. Giramo
(XVII sec.)
B. Strozzi
(1619-1677)
A. Piccinini
(1566-1638)
B. Strozzi
Folle è ben chi si crede
Usurpator tiranno
Toccata I, Corrente I per tiorba
Toccata per tiorba
Sì dolce è il tormento
Lamento di Arianna
La pazza
Lagrime mie
Amor dormiglione
Toccata XIX, Corrente I,
Passacagli per tiorba
La mia donna perché canta
Che si può fare
Lia Serafini è diplomata in pianoforte al Conservatorio di
Vicenza. Da sempre appassionata di vocalità e della sua
espressione nella musica antica e cameristica, si è perfezionata
con M. King e M. T. Boiton Rivoli. Collabora regolarmente con
musicisti di grande prestigio tra cui J. Savall, O. Dantone, A.
Florio, D. Fasolis, S. Vartolo, C. Banchini.
Ha interpretato vari ruoli monteverdiani: La Musica e
Speranza in Orfeo; Drusilla, Virtù, Pallade e la Damigella ne
L’Incoronazione di Poppea, Giunone e Amore ne Il ritorno di
Ulisse in patria (entrambi con S. Vartolo, CD Brilliant). Ha poi
cantato in Orfeo ed Euridice di Gluck, Euridice di Peri (Palazzo
Pitti, Firenze, per il 400° dell’opera), Il mondo alla roversa di
Galuppi (dir. D. Fasolis). Il cd “live” di quest’opera ha vinto nel
2004 il Premio Internazionale Vivaldi della Fondazione Cini. È
stata protagonista al Teatro Olimpico di Vicenza in rare opere di
G. F. Haendel: Alceste, Apollo e Daphne, Clori Tirsi e Fileno,
Aci, Galatea e Polifemo, Il Trionfo del Tempo e del Disinganno,
sotto la direzione di F. Missaggia.
Ha cantato nei più importanti festival internazionali ed
effettuato registrazioni radiofoniche in tutt’Europa. Suoi
interventi sono apparsi nelle riviste “Orfeo” e “Amadeus”. Ha
collaborato al premiatissimo CD Arcana di P. Erdas La Tecla de
l’Alma e ha registrato con J. Savall il triplo CD Història Borja,
vincitore del Grammy Awards 2011 (“Best Small Ensemble
Performance”). Ha partecipato al documentario Un Canto
Lontano con M. Mencoboni, presentato alla 65a Biennale
cinematografica di Venezia.
Da anni tiene seminari sull’interpretazione della musica
rinascimentale e barocca e sull’equilibrio della voce secondo i
principi dell’Alexander Technique, della quale è insegnante
diplomata, e fa parte integrante della rete Arts Wellness. Nel
2012 ha fondato l’ensemble “Rosantica”.
Francesca Torelli è diplomata in liuto col massimo dei voti
al Conservatorio di Verona. Si è poi perfezionata alla Guildhall
School di Londra con N. North e contemporaneamente ha
studiato canto antico con A. Kimber. Si esibisce con liuto
rinascimentale, tiorba, arciliuto, liuto barocco, chitarra barocca e
si dedica al repertorio per liuto e voce, che canta
accompagnandosi. Come solista ha partecipato a moltissimi
festival e rassegne in Europa, Australia e Sud America. Ha
registrato per RAI Radio tre e per altre radio europee, e ha
partecipato a trasmissioni televisive per RAI 2, Channel 4 ecc.
Ha registrato due CD solistici con musica di A. Piccinini e
P. P. Melli per Tactus. Nel 2009 e 2012 ha pubblicato due album
per l’etichetta americana Magnatune, dedicati rispettivamente a
Dowland e De Visée.
Ha inciso per Tactus, Stradivarius, Dynamic, Nuova Era,
Mondo Musica con gli ensembles Cappella Artemisia, Cappella
Palatina, Sans Souci, Offerta Musicale, Accademia Farnese. Ha
collaborato inoltre con l’Orchestra del Maggio Musicale
Fiorentino, l’ensemble “Il Ruggiero”, l’Accademia degli Astrusi,
l’ensemble “Vivaldi” dei Solisti Veneti, la Capella Regiensis ed
ha effettuato performances in duo con diversi attori, tra cui
Catherine Spaak e Neri Marcorè.
Nel 2006 ha pubblicato per la casa editrice Ut Orpheus un
Metodo per tiorba tradotto anche in inglese, primo manuale per
questo strumento oggi usato in molti Conservatori e scuole di
musica in Europa, Stati Uniti e Canada. Ha insegnato liuto nei
Conservatori di Bari e Vicenza e tiene masterclass e seminari in
Italia e all’estero. Dal 2001 è docente al Conservatorio di Milano.
È fondatrice e direttore dell’ensemble “Scintille di Musica”, con
il quale ha registrato per EMI Classic, dal 2003 in poi, cinque cd
della collana Futuro Antico con il cantante Angelo Branduardi.
Maria Luisa Baldassari si è diplomata in pianoforte,
clavicembalo, Paleografia e Filologia musicale e da sempre porta
avanti una triplice attività di esecutrice, musicologa,
organizzatrice e promotrice di eventi musicali. Direttore da
diversi anni dell’ensemble “Les Nations”, ha intrapreso con
questo gruppo diversi progetti di valorizzazione e riscoperta di
repertori musicali ancora poco frequentati, che ha inciso e
proposto a pubblici italiani e stranieri.
Viene spesso chiamata a collaborare con vari ensembles coi
quali è stata invitata in festival italiani, europei e americani. Ha
inciso per le case discografiche Echo, Tactus, Rivo Alto, Nuova
Era ed EMI. È docente di clavicembalo al Conservatorio
“Rossini” di Pesaro.
Follie, lacrime e tormenti non mancano nel repertorio vocale e
strumentale del pieno Seicento, ricco di testi eccessivi e
immaginosi: Lia Serafini ne presenta un’interessante e varia
selezione passando dalla disillusione amorosa di Folle è ben, allo
sdegno di Usurpator tiranno e poi alle lacrime dolci ma dolorose,
per finire con la dichiarata follia de La pazza. Interpreti dei
sentimenti svolti dai testi poetici sono i compositori più
importanti del periodo, Monteverdi, Merula e quella Barbara
Strozzi che spicca tra i pochi nomi di donne compositrici di tutte
le epoche, guadagnandosi una posizione di tutto rispetto con una
scrittura virtuosistica ma estremamente espressiva ed efficace.
Punteggiano i brani vocali delicati e riflessive composizioni
per liuto, che riportano a una visione più intima e personale i
sentimenti forti e intensi espressi dalla voce.
1 settembre 2013, ore 21, Cortile di Palazzo Fantini,
Tredozio
Aman Sepharad
Antichi canti femminili sefarditi
Ensemble “Sensus”
Arianna Lanci: voce; Sara Mancuso: arpa, clavicytherium,
organo portativo; Marco Muzzati: salterio, percussioni
Por que llorax (Andalusia) - ballata tratta da quattro romances
spagnoli del XIV sec., sulla storia del conte Dirlos che
abbandonò moglie e figli per andare in guerra.
Nani nani (Spagna) - ninna nanna.
Scalerica de oro (Turchia) - canto nuziale; augurio di ricche
nozze ad una sposa di misera condizione.
A la una yo naci (Andalusia) - ninna nanna / canto d’amore.
Ay que buena que fue la Hora (Bulgaria) - canto nuziale: “oh,
che bella quella danza in cui vi feci la mia promessa di
matrimonio”
Cantar del Saidi (Tetuàn - nord Marocco) - ballata che narra di
una fanciulla innamorata del valoroso Cid Campeador.
Morena me llaman (Andalusia) - canto nuziale; una ragazza si
lamenta della sua bassa condizione sociale, poiché è così
bella che anche il figlio del Re la vorrebbe.
La Galana y el mar (Salonicco - Grecia) - canto nuziale;
esaltazione della bellezza e delle doti della sposa.
Durme durme (Turchia) - ninna-nanna in cui la madre
enumera le tappe di crescita della figlia fino a che anch’essa
sarà madre.
Avrix mi galanica (Mediterraneo orientale) - canto d’amore;
nel divertente testo i due giovani innamorati cercano un
modo per stare assieme senza essere scoperti dai parenti
della ragazza.
Mas arriva y mas arriva (Turchia) - ballata sulla cattura del
figlio del re di Persia nella città di Silivria.
Salgash Madre (Bulgaria) - canto nuziale; la madre dello
sposo è angosciata dall’arrivo della futura nuora che le
porterà via il figlio, ma infine esalta la sposa e l’accoglie
con grande confidenza.
Noches, noches (Sarajevo - Bosnia) - ballata; struggente canto
alla notte.
Esto quen lo culpa (Turchia) - canto sociale; che in tono
“scherzoso” tratta di una gravidanza indesiderata.
Alta sois la mi dama (Sarajevo - Bosnia) - canto d’amore;
suppliche di un innamorato verso una donna dal cuore duro
che non lo ricambia.
Buenas noches Hanum Dudu (Salonicco - Grecia) - canto
d’amore: serenata tra innamorati.
Dalla lunga esperienza del suo fondatore, il musicista ed attore
Marco Muzzati, e di alcuni degli elementi del suo organico, nasce
nel 2006 il poliedrico ensemble “Sensus”. Accogliendo al suo
interno artisti provenienti dai diversi ambienti della musica antica
ed etnica, del teatro e della danza, Sensus esprime la volontà
specifica di fondere vari linguaggi, nella proposta di “spettacoli
totali” in una sorta di ritrovata koiné. Privilegiando una posizione
di riguardo rispetto al pubblico e alla fruizione dei suoi spettacoli,
Sensus offre delle rappresentazioni sempre fresche e godibili, in
cui il trascolorare delle atmosfere e degli stati d’animo, costruito
sui testi e lo svolgersi dell’azione, viene sempre ben sottolineato
ed esplicitato dal continuum musicale e sonoro. In ognuno dei
suoi spettacoli, testo e musica ben si alternano come veri
protagonisti, su uno sfondo drammaturgico ricco di elementi e
suggestioni storiche, spesso rivelatisi di pregnante attualità.
Anche la ricchezza dello strumentario utilizzato da Sensus cattura
l’orecchio e l’occhio dello spettatore in funzione evocativa ed
affabulatoria, secondo una propria e franca dichiarazione di
intenti, come da sempre sottendono, o almeno dovrebbero, la
musica e il teatro.
Un languido addio, un dolce lamento, felicità velata di
malinconia, è questo il volto della musica sefardita. Canti
femminili, tramandati da madre a figlia, come la stessa
discendenza ebraica. Musica profana di tradizione orale, di cui
non conosciamo gli autori né l’esatta origine ma che, migrando,
porta con sé la voce e il cuore delle genti che dalle coste iberiche
si dispersero per tutto il Mediterraneo fino a spingersi nei lontani
Balcani.
La musica sefardita è infatti la musica degli ebrei cosiddetti
“spagnoli”, giacché Sepharad è l’antico nome della Spagna, loro
terra di origine, e raccoglie il commiato che quel popolo affida
alla memoria di questi antichi canti. Lo struggente richiamo
dell’amato o il suo addio, la ninna-nanna per il bimbo o il pianto
funebre e finanche la canzone da matrimonio, lieta e mesta per la
partenza dei figli dalla casa materna, tutto si racchiude in un
lamento: Aman. Parola che come una cantilena inanella dolci e
tristi pensieri per tutto ciò che è transitorio, in questa effimera
esistenza.
Aman Sepharad, “ahi Spagna, addio”: a seguito del
movimento denominato Reconquista, che culmina con la
liberazione di Granada e quindi di tutto il suolo iberico dal
dominio arabo, nel 1492 con un editto di espulsione, i re cattolici
Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia cacciano gli ebrei
dalla Spagna. È il “Gerush Sepharad”, espulsione che segna una
nuova diaspora. Le comunità sefardite si stanziano così nel nord
Africa, in Turchia (accolte dal Sultano ottomano Bayezid II) e in
vari stati del continente europeo come l’Italia, la Grecia, la
Bulgaria o la Bosnia, cosicché Salonicco, Livorno, Istanbul, Sofia
e Sarajevo divengono importanti centri culturali sefarditi. Matrice
comune a questi popoli così lontani tra loro sono proprio la
lingua e la musica. Molto evidenti sono le influenze derivate
dalla terra di origine, infatti queste musiche cantate in judezmo (o
ladino), una sorta di antico castigliano infarcito di parole
incontrate “strada facendo”, riecheggiano di sonorità dal sapore
arabo-andaluso.
Tuttavia il popolo ebraico seppe pur sempre adeguarsi alle
nuove realtà ed infatti tra le varie comunità troviamo piccole
varianti dovute all’influenza delle lingue locali, come
testimoniano ad esempio la haquitía nel nord Marocco, o il
bagitto livornese.
La musica sefardita, proprio per le sue melodie dal sapore
arcaico e dal calore assolato che trasmette, si contrappone
nettamente al più conosciuto ed irruento Klezmer askenazita, di
origine nord est europea, cantato in yiddish, crogiolo di lingue tra
il tedesco e lo slavo.
5 settembre 2013, ore 21, Santuario della Madonna
del Bosco, Alfonsine
Suoni inattesi: il Kannel
Musiche antiche e moderne
su uno strumento venuto da lontano
Anais Vintour: voce; Anna-Liisa Eller: Kannel
L. Couperin
(1626-1661)
G. F. Sances
(1600-1679)
J.- P. Rameau
(1683-1764)
C. Monteverdi
(1567-1643)
G. Frescobaldi
(1583 – 1643)
T. Merula
(1595-1665)
Suite in re minore
(Prelude, Allemande, Courante,
Sarabande, Canarie, Chaconne)
Misera hor si ch’il pianto
Prélude, L’entretien des Muses
Lamento d’Arianna
Toccata per l’Elevatione
Canzonetta spirituale sopra la nanna
Anaïs Vintour, soprano, studia piano fin dall’infanzia e si
diploma poi in musicologia e formazione musicale. Nel 2002
inizia ad approfondire la vocalità presso il Conservatoire de
Saintes con M. Postel e poi al Conservatoire d’Orsay con V.
Guillorit. Si diploma in canto nel 2007 con S. Révidat e inizia a
studiare il cembalo con I. Assayag. Contemporaneamente diviene
componente del Coro da Camera del Conservatorio e poi del coro
solistico Mikrokosmos, col quale partecipa a numerose
produzioni e registrazioni. Ottiene il master in canto lirico al
Conservatorio superiore di Lyon nel 2012, con I. Germain et F.
Boulanger. Segue numerose masterclass di perfezionamento con
M. Königsberger, U. Reinemann, F. Leroux, A. Garichot, R.
Joshua, C. Himmler, C. Schweizer, M. C. Kiehr.
Anaïs collabora come corista a vari ensembles: Chœur
Britten (N. Corti), La Simphonie du Marais (H. Reyne), Les
Talents Lyriques (C. Rousset), Les Nouveaux Caractères (S.
D’Hérin), Calliope (R. Theodoresco), Mikrokosmos (L. Pierre),
Les Siècles (F.-X. Roth). Si esibisce anche come solista con Il
delirio Fantastico (V. Bernhardt), Les Surprises (L.-N. Bestion de
Camboulas), Polymnie (F. Maurin), la compagnia di danza
L’amandier etc. Fa parte dalla sua creazione del giovane
ensemble Méliades, quartetto vocale femminile dal repertorio
eclettico che spazia dalla musica colta a quella tradizionale
passando per il contemporaneo.
Anna-Liisa Eller (1988) studia kannel alla Estonian Academy of
Music and Theatre con K. Mühling. Ha trascorso il 2013 presso il
Conservatoire National Supérieur Musique et Danse de Lyon
studiando con Y. Rechsteiner, R. Lislevand, J.-M. Aymes, P.
Hamon e A. Mauillon. Anna-Liisa ha partecipato con successo a
numerosi concorsi internazionali e nel 2011 ha ottenuto il primo
premio al primo Concorso Internazionale per il suo strumento a
Helsinki in Finlandia. I suoi interessi principali sono rivolti alla
musica antica e a quella contemporanea: collabora con numerosi
ensembles di musica antica (Rondellus, Vox Clamantis, etc), si è
esibita con musicisti di chiara fama quali Y. Rechsteiner, R.
Andueza, J. R. Baena e ha suonato con la Estonian National
Symphony Orchestra. Nel 2012 ha tenuto diversi concerti basati
sulla libera improvvisazione nei festival New/Now e Improtest e
ha composto musiche originali per la performance di danza
contemporanea How to play myself? di O. Titova e J. Sapas
Anna-Liisa Eller è docente di kannel presso la Georg Ots Music
School e suona uno strumento costruito appositamente per lei da
O. Koistinen.
Il Kannel è uno strumento popolare estone, vecchio
probabilmente di almeno duemila anni. Non ci sono informazioni
precise sulle sue origini: inizialmente aveva cinque o sei corde,
ma le sue dimensioni sono gradualmente aumentate e nel XX
secolo è divenuto uno strumento cromatico dall’estensione di
circa quattro ottave. Questo lo ha trasformato da strumento
popolare in strumento da concerto.
La disposizione delle corde, di materiale metallico, è
leggermente angolata, in modo che sul lato destro dello strumento
le corde corrispondenti alle note diatoniche sono leggermente più
alte, e più basse nel lato sinistro, mentre nella parte centrale esse
sono più o meno allo stesso livello.
La tecnica esecutiva del Kannel può essere paragonata per
molti aspetti a quella dell’arpa: entrambi gli strumenti vengono
pizzicati col la parte carnosa del polpastrello ed hanno simili
possibilità espressive e tecniche (uso di arpeggi, glissandi,
flageolet...), ma il suono del Kannel risulta più metallico, mentre
quello dell’arpa è più morbido. Dal punto di vista della qualità
sonora lo strumento che si avvicina di più al Kannel è il salterio,
sia quello medievale sia quello moderno austro-tedesco chiamato
Zither.
Santuario della Beata Vergine della
Consolazione, detto “dell’Arginino”,
Voltana
Fu costruita nell’arco di sei anni su un terreno di proprietà
dei conti Emaldi e il 2 novembre 1727 fu consacrata alla
Beata Vergine della Consolazione, come appare su una
tabella lignea commemorativa conservata nella chiesa.
Il santuario sorge a un paio di chilometri da Voltana
e il nome Arginino sembra derivi dal canale Arginello,
realizzato per convogliare le acque del Lughese verso le
valli. Nel tempo il culto per la Madonna è andato via via
aumentando e la gente del luogo decise di onorarla
annualmente con una processione che si svolge tuttora il
15 agosto. Nel 1977 si procedette ad un generale restauro
nel rispetto della struttura originale. Il Santuario
conservava tre pale d’altare di scuola ferrarese e quattro
dipinti che adornavano l’abside e rappresentano i quattro
santi protettori della salute (secolo XVIII), purtroppo
recentemente rubati.
Villa Pasolini dall’Onda, Coccolia
Percorrendo la via Ravegnana da Ravenna verso Forlì, si
intravede la villa Pasolini fra la vegetazione dell’ampio
parco che la circonda. La famiglia Pasolini la acquistò nel
1798. Precedentemente una parte degli edifici che
compongono il complesso della villa era stata proprietà
del nobile ravennate M. Fantuzzi, riformatore e storico
emerito. Un altro edificio apparteneva a monsignor G.
Rasponi, che fu vescovo di Forlì dal 1680 al 1714. La
presenza di quest’ultimo personaggio è attestata da un suo
stemma presso l’oratorio, dove si può vedere la lapide
funebre che lo ricorda. I Pasolini curarono il restauro di
edifici già storici quindi, fino a dare loro l’aspetto che
ancor oggi conservano. Tra i personaggi eminenti della
famiglia ricordiamo Giuseppe, liberale moderato, fu
consigliere di Pio IX e riuscì a mantenere l’ordine a
Ravenna dopo la caduta del governo pontificio. Ritiratosi
dalla vita politica, si dedicò alla riorganizzazione e alla
cura delle sue proprietà, in questa villa di Coccolia. Ne
ampliò e qualificò il parco, portando personalmente dai
suoi viaggi essenze arboree inconsuete per i parchi italiani
del tempo, fra cui una paulonia che solo ora comincia a
mostrare cedimenti all’età. Nella villa, in particolare nel
suo oratorio dedicato alla Madonna Addolorata, si
possono leggere nelle lapidi commemorative le tracce dei
membri della famiglia Pasolini. Il corpo centrale della
parte più antica del complesso, utilizzato come fattoria,
s’intravede dal cancello d’ingresso. È inserito nel bel
parco, costituito da circa quattro ettari ricoperti di
vegetazione. Fra le essenze arboree spiccano: ippocastani,
roveri, tigli, magnolie, abeti. Notevole per dimensioni, va
segnalato un pioppo nero, il cui tronco raggiunge la
circonferenza di otto metri. L’edificio presenta un andito
centrale, che lo apre all’ombra e alla frescura del verde
circostante. Fra i locali interni è notevole la sala da pranzo
che conserva pregevoli affreschi ottocenteschi di R.
Liverani. Il progetto decorativo era più ampio. Infatti
l’esterno dell’edificio era destinato ad essere
completamente affrescato per realizzare la scenografia di
un castello. Si individuano tuttora sull’intonaco
deteriorato i bozzetti che rappresentano cavalieri, conci
murari, finestre a ogiva. È in parte leggibile sulla parete a
nord la firma dello stesso pittore forlivese. Sull’intonaco
della facciata sono ancora visibili una meridiana e una
Madonna. Nel centro della facciata è inserita una torre
merlata, alta 15 metri, che potrebbe risalire, come si è
detto per altre strutture simili, al tardo Medioevo, quando
le ville di campagna della nobiltà erano ancora concepite
come case forti. Il retro è occupato da una corte lastricata,
fiancheggiata da un settecentesco portico a colonne, luogo
dove si svolgevano attività di immagazzinamento dei
prodotti della tenuta.
Palazzo Grossi, Castiglione di Ravenna
I conti Grossi, provenienti da Mandello di Milano, si
stabilirono a Ravenna all’incirca nel XIV secolo con
Pietro Fioroni, così detto per via dei gigli dello stemma.
Capitano di ventura al servizio della Serenissima, ebbe da
questa, per i suoi servizi, vaste estensioni di terra a
Castiglione di Ravenna, già appartenute ai Polentani. Il
castello fu costruito fra il 1461 e il 1565 da architetti fra
cui Giovanni di Jacopo da Canobio su un precedente
edificio fortificato impiantato sempre ad opera dei Grossi.
Passato ai Rasponi nel XIX secolo, fu adibito a usi
agricoli e alla lavorazione del tabacco fino alla metà del
secolo scorso, quando divenne proprietà del Comune di
Ravenna.
Il castello, conosciuto anche come “RasponiBonanzi”, ha pianta quadrata, con torri laterali sporgenti.
L’edificio dovette avere funzione di sede di villeggiatura,
ma sono ancora evidenti i segni della fortificazione anche
nei resti di due ponti levatoi e di un fossato che lo
circondava. Il palazzo è considerato l’esempio più
completo di palazzo romagnolo cinquecentesco nella
transizione fra castello-fortilizio e residenza di
villeggiatura
Pieve di S. Pietro in Quinta o dei SS.
Pietro e Paolo
La pieve sorge in via del Cippo n. 6, un po’ fuori
dall’abitato di Pieve Quinta, ma riconoscibile a distanza e
visibile anche dall’autostrada A14 per il bellissimo
campanile di forma cilindrica, tipico delle basiliche
ravennati
(come
Sant’Apollinare
in
Classe,
Sant’Apollinare Nuovo, Sant’Agata Maggiore o il Duomo
di Ravenna) che rende la Pieve di S. Pietro in Quinta
unica nelle campagne forlivesi.
La chiesa è stata costruita nell’XI secolo e sorge
separata dal campanile. All’interno, nell’abside si trovano
sei teste di marmo che raffigurano i santi apostoli, che
sono state ricollocate nella posizione originaria di un
edificio esistente in precedenza.
Chiesa di Palazzo San Giacomo, Russi
Il Palazzo di San Giacomo sorge nel territorio di Russi in
prossimità dell’argine destro del fiume Lamone, a circa
due chilometri dal centro abitato ed è attualmente di
proprietà comunale. Le prime notizie sul palazzo sono
piuttosto frammentarie: da una pergamena del Monastero
dei Canonici di Porto del 1121 si desume che in
quell’anno esisteva nella località una chiesa dedicata a s.
Giacomo, mentre la prima notizia del castello è in un
documento del 28 ottobre 1155. Il 15 maggio 1156 il
vescovo Ramberto concede quel luogo ai canonici regolari
di S. Maria in Porto i quali nei sec. XV e XVI vi ebbero
un piccolo monastero. L’antico nome di Raffanara, che
contraddistingueva la località in riferimento ad un castello
andato distrutto nelle lotte tra faentini e ravennati,
attualmente è rimasto solo relativamente ad un vicolo alla
sinistra del Lamone a circa un chilometro e mezzo a
monte del palazzo. La tenuta di Raffanara viene acquistata
dal Conte Guido Carlo Rasponi, fratello del futuro
Cardinale Cesare, nel 1664. Inizia così l’ampliamento
dell’antico corpo di fabbrica che porterà alla costruzione
del Palazzo di San Giacomo, residenza di villeggiatura
estiva della nobile famiglia ravennate. Alla morte di
Guido Carlo, il figlio Filippo continua i lavori di
costruzione e decorazione del piano nobile fra il 1696 ed
il 1698. Cinque pittori provenienti da Roma lavorano a
Palazzo San Giacomo: Philip Jakob Worndle (figure),
Ercole Sangiorgio (paesaggi), Giuliano Roncalli
(quadrature), Cristof Worndle (figure) e Andreas
Kindermann (fiori). Alla morte di Filippo, l’eredità del
palazzo passa al figlio Cesare che completa le decorazioni
(all’incirca nel 1750) molti anni dopo la morte del padre.
Questa volta sono pittori di scuola bolognese, in
particolare Mariano Collina, per le figure e Giovan
Battista Sandoni per le quadrature. La chiesa attigua al
palazzo, dedicata a san Giacomo apostolo, è edificata nel
1774 a cura dell’architetto Cosimo Morelli su un
precedente progetto di Antonio Torreggiani. Fino agli
anni ’80 del secolo scorso la chiesa era adornata con tre
pale attribuite a Cristoforo Unterperger, oggi custodite
presso il Seminario di Faenza.
Pieve di San Giovanni in Ottavo, detta
“del Tho”, Brisighella
La pieve del Tho di Brisighella è forse l’esempio più
maturo dell’arte costruttiva romanica in territorio
ravennate; il primo documento a testimoniarne l’origine
risale al 909, mentre da una data incisa su un capitello
della navata di destra si deduce un rifacimento databile
attorno al 1100. Come buona parte delle pievi romagnole,
anche questa ingloba nella sua struttura materiali di
recupero provenienti da costruzioni precedenti di epoca
romana: capitelli e colonne che fanno da sostegno ai muri
medievali. L’attuale struttura presenta un protiro
cinquecentesco modellato su uno più antico, che precede
una facciata molto semplice e lineare. Le fiancate sono
mosse da una serie di archetti pensili racchiusi da lesene;
l’abside, esternamente di forma semicircolare, presenta
una bifora al centro e due monofore ai lati scandite da
costole di mattoni ed è decorata da motivi di mattoni
disposti a circolo quasi a formare piccoli rosoni ciechi.
Palazzo Fantini, Tredozio
Come documentano le memorie della famiglia Fantini, il 3
maggio 1753, furono benedette le fondamenta e le
cantonate della facciata e ne fu posta la prima pietra. Sulla
facciata in stile barocchetto toscano sono collocati un
balcone e lo stemma di famiglia: un galletto passante,
imbeccato e muovente in un campo.
La facciata unifica, secondo una modello
architettonico abbastanza ricorrente, alcuni edifici più
antichi che venivano così nobilitati. Il promotore e
costruttore della facciata e del restauro del Palazzo – con
l’opera di muratori dello stato di Milano – fu Lorenzo
Maria Fantini (1721-1782), laureato in diritto
all’Università di Bologna, e i fratelli Pier Maria, avvocato,
e Francesco Maria ecclesiastico. A Lorenzo Maria
Clemente XIII aveva concesso il diritto di erigere una
cappella privata dedicata all’Immacolata Concezione, sia
nella chiesa parrocchiale che nel Palazzo.
Il Palazzo conserva nella sua struttura, oltre alle parti
più antiche e a quelle settecentesche, anche interessanti e
graziosi interventi in stile neogotico o liberty, come il
giardino d’inverno. Interessanti sono anche gli ampi
ambienti agricoli circostanti il Palazzo nei quali si
svolgeva un’intensa attività ora cessata. Questi ambienti
sono stati recuperati e utilizzati per conservare attrezzi e
macchine agricole e per svolgervi manifestazioni culturali,
musicali ed eventi vari.
Monastero della SS. Annunziata
L’anno presunto di fondazione del Monastero della SS.
Annunziata è il 1060. Nel 1563 dal monastero del “Luogo
d’Africa” vi si trasferirono 14 suore domenicane. Nel
1810 Napoleone soppresse gli ordini monastici e le suore
domenicane dovettero abbandonare il convento, che,
privato di ogni attività, fu messo in vendita e acquistato
dalla famiglia Fabroni, originaria di Marradi. Nel 1986 la
famiglia vendette il convento al Comune di Tredozio.
Dopo l’acquisto il Comune e la Soprintendenza ai Beni
Culturali ed ambientali di Ravenna hanno iniziato un
lungo lavoro di restauro conservativo dell’immobile
tutt’ora in corso grazie a finanziamenti pubblici e privati
(Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì). Nel piano
terreno del fabbricato e nell’ex chiesa, restaurata grazie ad
un congruo investimento della Soprintendenza di
Ravenna, si tengono annualmente concerti, eventi e
mostre, in particolare nel periodo invernale la mostra dei
presepi.
L’edificio è situato all’inizio del paese sulla sinistra
del fiume Tramazzo (venendo da Faenza). Il fabbricato,
che colpisce per le sue vaste dimensioni e la sua struttura
a ferro di cavallo rivolto verso il monte, con corte interna,
si sviluppa su tre piani fuori terra, per un totale di circa
100 vani. Al piano terra erano ubicate la foresteria, il
porticato interno, la Chiesa, il refettorio, le cantine e altri
spazi di servizio. Al piano primo e al piano secondo vi
erano le celle e i servizi della clausura.
Il monastero della SS. Annunziata è legato anche alla
vita di Silvestro Lega, il grande artista macchiaiolo nato a
Modigliana nel 1826. Il pittore trovò qui infatti un
approdo sicuro in diversi momenti della sua vita, grazie al
rapporto che lo legava alla famiglia Fabbroni, allora
proprietaria del Monastero.
Santuario della Madonna del Bosco,
Alfonsine
Importante santuario, meta di numerosi pellegrinaggi, al
cui interno erano custoditi fino a poco tempo fa
un’immagine in ceramica del XVI secolo della Vergine e
più di 46 tavole votive del XVIII e XIX secolo. L’edificio
è ricostruito su quello originario datato 1721.
Il santuario sorge in una zona anticamente ricoperta
da una fitta boscaglia, in cui la tradizione vuole si
ripetessero frequenti miracoli, a partire da quando un
boscaiolo morì mentre stava tentando di abbattere un
albero. Nel punto in cui avvenne l’incidente sorse quindi
il santuario, meta di numerosi pellegrinaggi nel corso dei
secoli.
Si ringraziano per la collaborazione
Al concerto del 16 luglio a Voltana
Al concerto del 25 luglio a Coccolia
Comitato cittadino
di Coccolia
Al concerto del 1 agosto a Castiglione di Ravenna
Assessorato al Decentramento
Servizio Decentramento
Al concerto dell’8 agosto a Pieve Quinta
Comune di Forlì: Assessorato alla Cultura,
Politiche Europee e Rapporti Internazionali
Ravenna per Forlì 2019
Al concerto del 10 agosto a Russi
Pro-loco, Russi
Al concerto del 1 settembre a Tredozio
Avv. Gian Franco Fontaine Panciatichi – Palazzo Fantini