1 Un moderno processo inquisitorio (Andrea Canale, dell`Ordine dei

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Un moderno processo inquisitorio
(Andrea Canale, dell’Ordine dei Frati proibiti)
In una grigia giornata romana, nella grande sala di Palazzo
Sant’Ignazio, ove si erge maestoso, in un marmoreo mezzobusto,
Roberto Bellarmino, si apre, presente una grande folla di curiosi di
ogni ceto e un nutrito gruppo di giornalisti di tutto il mondo, il
processo contro l’Ordine dei Frati proibiti.
Per l’occasione il principe romano Della Rosa Nera ha ottenuto dalla
curia che la nobildonna Rosa Corvaca, discendente dai principi
Corvaca di Catalogna, sedesse in poltrona dorata in prima fila.
Il Santissimo Tribunale è composto da nove giudici ecclesiastici di
cui si sconosce il nome.
Terribilmente noto è il Pubblico Inquisitore Mauro Braghi.
Sono presenti, come accusati-inquisiti, Gemisto Ellenio, anche nella
qualità di padre generale dell’Ordine da lui fondato, e Andrea
Canale, frate proibito.
I testimoni sono appartati in una stanza,lontani dal pubblico.
Un usciere annuncia che accusati e testimoni sono tutti presenti.
Il più anziano dei giudici annuncia che l’udienza è aperta. Il
cancelliere legge i capi d’accusa.
Ellenio: O Signori del Santissimo Tribunale, chiedo di esercitare il
diritto all’autodifesa.
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Andrea: O Signori del Santissimo Tribunale, chiedo di esercitare il
diritto all’autodifesa.
Giudice anziano: Ne avete facoltà!
Pubblico Inquisitore, a te la parola.
Braghi: O Signori del Santissimo Tribunale, la data di oggi non deve
essere considerata un giorno di festa per la Chiesa cattolica. Ho
pregato e sperato che non si giungesse ad un processo. Anche se in
questa sessione si dovrà discutere sulla legittimità dell’Ordine dei Frati
proibiti, tuttavia siedono al banco degli inquisiti uomini di valore come
Gemisto Ellenio e Andrea Canale. Ma un destino storico ci costringe
ad usare la maniera forte per difendere soprattutto la Chiesa di Cristo.
Ma prima ch’io passi alla mia requisitoria ho una proposta da
sottoporre all’esame del Santissimo Tribunale.
“Noi Mauro Braghi, nella qualità di Inquisitore Capo del Santissimo
Tribunale, chiediamo che gli inquisiti Gemisto Ellenio e Andrea
Canale, riconosciuta la propria colpevolezza per avere congiurato per
distruggere la Chiesa di Cristo, chiedano perdono e si sottomettano
all’autorità ecclesiastica. In compenso, scontata una temporanea
sospensione a divinis, possono rientrare a far parte del clero laico”.
Giudice anziano: La parola agli inquisiti.
Ellenio: Personalmente non accetto la proposta del Pubblico
Inquisitore.
Andrea: Personalmente non accetto la proposta del Pubblico
Inquisitore.
Giudice anziano: Preso atto della proposta del Pubblico
Inquisitore.Preso atto che gli inquisiti hanno respinto tale proposta:Il
Tribunale ordina che si vada avanti nello svolgimento del dibattimento.
Braghi: Peccato! Fatto salvo il valore della persona degli inquisiti,
sono convinto che la mia proposta, in fondo, era da discutere. Ma
procediamo secondo il sacro canone.
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“Gemisto Ellenio, sei inquisito per gravi misfatti compiuti in danno
della Chiesa di Cristo. Ti consideri colpevole o innocente?”
Ellenio: Innocente! Egregio signor Pubblico Inquisitore!
Il pubblico rumoreggia.
Braghi: “ Andrea Canale, sei inquisito per gravi misfatti compiuti in
danno della Chiesa di Cristo. Ti consideri colpevole o innocente?”
Andrea: Innocente!
Braghi: A questo punto ha inizio la mia requisitoria.
“Signori del Santissimo Tribunale, punto il dito sull’inquisito Gemisto
Ellenio. Egli è il capo di un covo di malfattori che tramano
giornalmente per accelerare la fine della Chiesa cattolica e del suo
Papa. L’Ordine dei Frati proibiti, fondato dall’inquisito Ellenio, pone
in serio pericolo tutti i sacri canoni che riguardano la cristologia che la
Chiesa fonda a partire dal Concilio di Nicea. Per questi frati sacrileghi
Cristo non salva con la sua venuta al mondo(in un istante storico, con
il solo sacrificio della croce)ma giornalmente e solo chi ha la volontà di
salvarsi. Salta così l’éskaton cristiano e la fede d’attesa del ritorno di
Cristo per giudicare i vivi e i morti.
Signori del Tribunale, non vado oltre, vi sono, solo per questo, gli
estremi dello scioglimento dell’Ordine dei Frati proibiti.
Vi chiedo, quindi, lo scioglimento di detto Ordine,la condanna dei
quindici frati, ad esso appartenenti, ad una sospensione a divinis di sei
mesi. Entro questo tempo, detti frati hanno modo di riflettere e pentirsi,
potendo rientrare a far parte del clero laico previa richiesta di perdono
all’autorità ecclesiastica da cui dipendono.
Per quanto riguarda la posizione di Gemisto Ellenio non vi sono dubbi.
Egli va espulso definitivamente dalla Chiesa cattolica come eretico
senza speranza di riabilitazione. Si fa espressa richiesta al governo
italiano di disporre, nei confronti del futuro sig. Gemisto Ellenio,il
divieto di accedere ai pubblici uffici per anni dieci.
Il pubblico non approva.
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Braghi: La posizione di frate Andrea Canale merita una particolare
attenzione. Egli è discepolo di Gemisto Ellenio per quanto riguarda il
lato dottrinario; è figlio di Carlo Canale e Rosa Corvaca, eredi di due
case principesche nelle cui vene scorre sangue normanno e spagnolo.
Del primo egli conserva la fede in una idea sacrilega. Dei secondi egli
porta la forza fisica, una volontà di ferro, a volte la violenza.
Andrea Canale è colpevole di eresia. Frate Canale e frate Ellenio sono
due infames. Nei confronti di entrambi vanno applicate le sacre norme
che regolano la materia. Si fa istanza al Santo Padre di firmare la bolla
della scomunica.
Per frate Canale, per la sua condotta di sacerdote, per il suo
comportamento tenuto nei confronti dell’autorità ecclesiastica della
sua città e del suo vescovo, chiedo un inasprimento della pena. Egli va
espulso dalla Chiesa sia come sacerdote che come fedele. Si chiede al
governo italiano di condannarlo alla interdizione perpetua dei pubblici
uffici e di negargli il matrimonio civile per anni dieci dalla emissione
della sentenza.
Il Pubblico Inquisitore si riserva di modificare le proprie richieste fino
a quando è aperto il dibattimento.
Giudice anziano: E’ chiaro che il Pubblico Inquisitore ha il dovere di
provare i capi d’accusa.
Do la parola a frate Gemisto Ellenio, Padre Generale dell’Ordine dei
Frati proibiti.
Ellenio: Signori del Santissimo Tribunale, il Pubblico Inquisitore,
finita la sua requisitoria, si è seduto soddisfatto e rosso in viso, come se
oggi fosse un giorno di festa per la Chiesa. Quando egli ascolterà le
mie parole, perché dovrà ascoltarmi…..e con la dovuta attenzione, si
convincerà che oggi è un giorno di lutto per le sacre istituzioni.
Con Mauro Braghi, io personalmente, ho in comune l’ età e un
congresso internazionale di teologia cristiana. Braghi ed io siamo nati
lo stesso anno, ci siamo laureati al seminario di Tubinga, abbiamo
partecipato al congresso di teologia di Gerusalemme, invitati dai
dirigenti il Movimento Cristo compagno di strada di tutti gli uomini
del mondo. Voi non ci crederete, ma quelli furono per me e lui giorni
di fuoco. Braghi ed io, in quel congresso, modestia a parte, brillammo
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come stelle di prima grandezza. Noi presentammo a tutti i teologi del
mondo, cristiani e non, ai cristologi più qualificati, la necessità per
l’intera umanità di un Cristo che salvasse in questa vita, di un Cristo
che si mettesse alla nostra testa per lottare contro le ingiustizie, le
persecuzioni. Riscuotemmo il plauso e il consenso della maggioranza.
Fummo incoraggiati ad andare avanti da teologi canadesi, olandesi,
ma principalmente dai sudamericani.
Quando i lavori del congresso si chiudono le nostre strade si dividono
per sempre. Io, aiutato da un ristretto nucleo di religiosi, fondo
l’Ordine dei Frati proibiti. Braghi, colpito e stordito dalla promessa
della cappella cardinalizia, cade nella trappola tesa dalla curia romana
e fa carriera nel Sant’Uffizio.
Questo processo, caro Braghi, è frutto della tua ambizione che entra
nel gioco di un destino storico crudele.
Leggiamo velocemente qualche pagina di storia!
Nel Cinquecento la religione che noi amministriamo, il cristianesimo, è
il grande malato. Accorrono al suo capezzale due medici famosi per
quell’epoca. Erasmo, l’uomo che incarna l’intera cultura europea, così
diagnostica:”Il cristianesimo o si rinnova o muore”. Fin qui nulla di
male. Ma il fiammingo incalza scrivendo L’Elogio della Follia che
uccide a colpi di sberleffo la curia romana le cui malefatte sono ora
visibili agli occhi delle popolazioni europee. La Chiesa stringe i denti e
incassa il colpo. Mettersi contro Erasmo, troppo grande, troppo forte,
sarebbe un’altra imperdonabile “follia”. Del resto anche l’uomo di
chiesa Cusano si è spinto oltre il consentito; Machiavelli poi ha fatto i
suoi comodi. Che male c’è se, ora, Erasmo ci balla sullo stomaco?
L’altro medico è Lutero, ex monaco agostiniano, professore di teologia
e filosofia, discendente da quella stirpe sassone che ancora sente nelle
sue carni affondarsi la spada di Carlomagno. Per il teologo di
Wittenberg il cristianesimo si salva solo se si libera del suo
cattolicesimo, il suo veleno.
Ebbene!….Contro Lutero, che ha dietro di sé l’intero mondo
germanico, la cui dottrina sintetizza una netta e assoluta antitesi
all’esistenza della Chiesa, non si va al di la della bolla della
scomunica.
Risultato: “La Chiesa è debole con i forti”.
Dopo il Concilio di Trento le cose cambiano:
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Tempo prima Lutero brucia in piazza la Exurge Domine che lo ha
scomunicato.Tempo dopo la Chiesa brucia in Campo dei Fiori
Giordano Bruno per rifarsi. Quest’atto di forza contro un “debole” dà
alla Chiesa la possibilità di recuperare il prestigio perduto e a Roberto
Bellarmino il diritto a diventare santo.
Risultato: “La Chiesa è forte con i deboli”.
Il tuo predecessore, e perché no? Il tuo maestro, caro Mauro, si copre
di gloria per aver torturato e dato alle fiamme il corpo di un uomo che
amò la vita. Egli compie un solo grande miracolo per meritare la
santità; conserva gelosamente, anche nella tomba, i coglioni del povero
Giordano Bruno.
Giudice anziano: Padre Ellenio, modera il tuo linguaggio! Siamo in
un’aula del Santissimo Tribunale!
Ellenio: Non intendevo passare i limiti del consentito. Intendevo solo
ricordare al Pubblico Inquisitore che per diventare santo egli deve
inventare qualcosa di nuovo.
Mi riservo ogni altro diritto di difesa.
Giudice anziano: Ha la parola frate Andrea Canale.
Pubblico ascolta in assoluto silenzio.
Andrea Canale: Signori del Santissimo Tribunale, perdonatemi se la
mia voce trema. Non ho paura d’affrontare questo processo. La mia
coscienza è tranquilla. Prego il Pubblico Inquisitore di non toccare la
mia famiglia e di attenersi solo ai fatti.
Mi riservo ogni altro diritto di difesa.
Giudice anziano: Il Pubblico
all’interrogatorio degli imputati.
Inquisitore
può
procedere
Braghi: Gemisto Ellenio, ci vuoi dire quali sono le finalità dell’Ordine
dei Frati proibiti?
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Ellenio: Ad una domanda generica do una risposta generica. L’Ordine
da me fondato si propone di alleviare le sofferenze del prossimo con
l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo.
Braghi: Quest’Ordine ha una dottrina? Se sì ce la vuoi spiegare?
Ellenio: Signori del Santissimo Tribunale, volete invitare il Pubblico
Inquisitore a fare delle domande specifiche?
Braghi: Quali sono i vostri rapporti con la Chiesa?
Ellenio: Sicuramente buoni!
Braghi: Questa non è una risposta!
Giudice anziano: Il Pubblico Inquisitore è pregato di collegare la
domanda ad un argomento ben definito.
Braghi: Tema della “salvezza”: Per l’Ordine dei Frati proibiti l’uomo
si salva con la Chiesa e nella Chiesa, vero?
Ellenio: Signor Pubblico Inquisitore, se vuoi ch’io dica che la Chiesa
cattolica è una Chiesa che salva, sono pienamente d’accordo con te.
Ma ci sono momenti nella vita in cui l’uomo, per ragioni di tempo e
spazio, non può chiedere l’aiuto della Chiesa per salvarsi.
Prendi, ad esempio, il non credente. Egli certamente è fuori della
Chiesa ma sempre nella possibilità di avere come compagno di strada il
Cristo che è rimasto in mezzo a noi per indicare a chi ne avesse bisogno
la via della salvezza.
Fcciamo una prova
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