Natale, festa della Luce Riflessioni e speranze di un fratello detenuto Il Natale è la manifestazione di Dio agli uomini e ci ricorda la festa che, nell’ antica Roma, celebrava la nascita del sole vittorioso: Natalis soli invicti, e infatti Cristo è il Sole vero, la Luce del mondo. Molti e molto importanti sono i sentimenti che il Natale induce a un detenuto. Prima di tutto certamente gli risveglia quell’ universo di sentimenti, ricordi, rimpianti che in buona parte di noi accende, che ci riporta fatalmente a Natali ben diversi e migliori, in genere caratterizzati dall’ unione con i nostri cari, dato che per antica tradizione il Natale porta gioia e riconduce agli affetti familiari. Nella Messa della notte, la prima lettura, tratta del libro del profeta Isaia, ci ricorda che Dio al popolo di Israele che “ camminava nelle tenebre” , non solo ha mostrato una grande luce, ma “ ha spezzato il giogo che l’ opprimeva, la sbarra sulle sue spalle e il bastone del suo aguzzino” . Poi, nella preghiera dei fedeli, troviamo un’ invocazione che richiama alla mente la condizione di molti di noi: “ Signore Gesù, la stella del tuo Natale brilli nella vita di coloro …. che vivono senza casa e senza patria, sono privi del lavoro, soffrono la fame …” . Purtroppo molti di noi vivono nelle tenebre, le tenebre della solitudine, del sentirsi abbandonati e incompresi, del sentirsi soli contro tutti con tutti contro. Ed ecco che il Vangelo secondo Giovanni della Messa del giorno, può confortarli promettendo che “ la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’ hanno vinta” . Proprio “ la luce” è di fatto il simbolo del Natale, che oggi anche i non credenti solennizzano alle mille lucine colorate che da sempre caratterizzano gli addobbi natalizi, quasi a dare un’ attuazione anche “ profana” alla promessa di luce di questo brano del Vangelo. Il biblico ordine di Dio alla creazione del mondo: “ Fiat lux” , che la luce sia, sembra ripetersi in occasione della nascita del Figlio di Dio, venuto sulla terra a portare il Verbo di Dio, appunto la Luce vera. E noi, qui in carcere, proprio quella luce vera aspettiamo, sogniamo: la luce che ci faccia rivedere la libertà, i nostri cari, la nostra vita di uomini non più carcerati! Un’ altra riflessione ci è indotta poi dalla povertà in cui Cristo ha voluto nascere: una stalla. Un’ immagine che ci porta alla povertà della nostra attuale condizione di vita, alle mille limitazioni cui siamo sottoposti. Ma, da quella stalla, Cristo è poi tornato alla gloria dei Cieli, e anche noi, se sapremo cogliere l’ essenza della vita cristiana e il messaggio di Cristo, dopo i sacrifici e la povertà, anche di spirito, della detenzione, torneremo a volare nel cielo della vita prima, e nei Cieli poi, se sapremo ricostruirci, a cominciare dalla prigione, una vita più prossima agli insegnamenti di Gesù e del Vangelo. Giuseppe (dal carcere di Rebibbia, Roma) 22 dicembre 2016 Copyright © 2017 Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena