MESSAGGIO DEL VESCOVO PER IL NATALE ‘08 in compagnia della stella Carissimi fratelli e sorelle, è con commozione che scrivo per voi questo mio messaggio per il Natale. E’ il primo mio Natale che vivo in Molise. E lo vivo con alterni sentimenti: commozione, stupore, nostalgia, passione, indignazione, speranza...Un po come voi tutti. Prima di tutto, un grazie rinnovato per il cammino compiuto con voi. Accolto con gioia, ho camminato con trepidazione. Ormai sono stato in tutte le parrocchie, ho visitato tutti i paesi, incontrato sindaci, partecipato a tanti momenti scolastici, conosciuto tantissime persone. Ho ascoltato tante fatiche ed asciugato molte lacrime. Attraversando tre fasi: lo stupore iniziale per questa regione gioiosamente “vivibile”; lo sconcerto di fronte a certe situazioni impreviste che solo a fatica venivano a galla; la gioia di un solido cammino futuro che lentamente sta delineandosi, nella gestazione comunitaria. Non sono mancate fatiche relazionali. Forse anche delusioni. Ma abbiamo vissuto anche gioie intense, vicinanze leali e battaglie aperte..... Proprio in forza di questo amore che mi accompagna sempre più e che sempre più mi fa amare questa terra antica, invio a ciascuno di voi un Messaggio natalizio. Schietto e chiaro. Ma soprattutto paterno, pensato sia per la società ecclesiale che per quella civile. Per stenderlo, ho pregato, pensato, letto...ascoltando la voce degli amministratori locali, privilegiando le domande dei giovani e i suggerimenti dei miei preti. Soprattutto, mi sono confrontato con la Parola di Dio. Mi sono proposto un solo grande obiettivo: aiutare a leggere la notte nella quale siamo ormai tutti immersi, per viverla con speranza. “E’ difficile vivere, ma è bello vivere anche quando è difficile!”. E’ questo l’augurio che mi ha rivolto una famiglia giovane, in un biglietto rapido per Natale. E mi pare che in questo augurio ci sia un cammino, che vorrei raccontarvi. Perché amo i racconti, che del resto intessono la Bibbia, con una bellezza incantevole. Ebbene, anche questo mio messaggio inizia con “C’era una volta...!”. 1. - Scoprire la propria stella “C’era una volta in un paese lontano un gruppetto di giovani curiosi, appassionati, coraggiosi. Sempre con gli occhi attenti per cogliere il nuovo nella loro vita. Amavano e scrutavano soprattutto il cielo. Perché le stelle parlano sempre. Indicano spazi infiniti, oltre il nostro passo. Quel cielo terso e limpido che, in queste notti fredde, affascina e conquista, come è avvenuto per me, alcune notti fa, nella pace di Roccamandolfi. Ebbene, una notte ecco apparire una stella più bella, più grande, più fascinosa. Era la forza di un ideale nuovo, che li attraeva. Tanto da porsi subito la domanda: “ma perché non seguiamo quella stella...anche se non sappiamo dove ci porterà!”. Era un sogno nuovo, bello, diretto al loro cuore. Per questo non ascoltarono gli amici al bar, che, come spesso avviene anche oggi, li scoraggiarono subito: “Ma chi ve lo fa fare...chi credete di essere...seguite le tradizioni...non imbarcatevi in un’avventura senza ritorno...un domani non venite a chiederci aiuto...ve l’avevamo detto...!”. E mille altre obiezioni, che ogni giovane sente attorno a sé, spesso anche in casa, quando decide di partire, di mettersi in viaggio per una chiamata rischiosa ed eroica. Quell’ambiente che spesso sento anche attorno a me, qui in Molise, quando si affrontano nuovi orizzonti, quando comunico una cosa nuova: “Ci pensi bene...è appena arrivato come vescovo...non conosce ancora bene la realtà!”. Come ho sentito per il rinnovo della impostazione del Corpus Domini! Ed invece, cambiare ha giovato. Tanti l’attendevano. Molti hanno offerto consigli e suggerimenti preziosi. E’ un piccolo esempio per dire quanta sia la fatica quando un prete pensa di cambiare la processione o un maestro a scuola, quando pone domande inedite. O quando un sindaco sbaraglia la sua maggioranza, perché chiede scelte per il vero bene comune, oltre i consueti schemi di partito. Sento che spesso il Molise fa fatica a progettare, a programmare, a guardare lontano. E’ una terra che ha bisogno di un grande periodo di Avvento più ancora che di quaresima. Certo i peccati ci sono. Ma carente è la speranza, il coraggio, il rischio! E’ una terra bella, con molte potenzialità. Ma necessita di grinta maggiore, di credere di più in se stessa. di avere maggior tenacia ed autoconsapevolezza. La stella in cielo, da seguire ad ogni costo, è proprio questo coraggio che ci è richiesto ovunque. Si deve infatti superare la paura del giudizio altrui. Che ci resta incollato sulla pelle, tarpa le nostre ali, impedisce di sognare. Rallenta lo stupore, motore di ogni nuova iniziativa! Ridestare lo stupore: questo sia il primo compito dei genitori e dei maestri. E dei miei preti. E di coloro che hanno un compito educativo. Nulla di più prezioso. Anche in politica, v’è poca fantasia. Molti schemi riciclano sentieri già percorsi. L’assetto della stessa città di Campobasso va ripensato con vera fantasia popolare. Oltre le speculazioni! Il Molise, a mio umile giudizio, ha bisogno di un’identità ripensata, maggiormente espressa, anche sul piano culturale e storico. Deve rendere più evidente il suo colore, dentro l’arcobaleno della storia. 2. - E la stella scomparve... E riprendiamo il racconto dei tre giovani. All’inizio, il viaggio fu agevole, facile, avventuroso. Parvero superati tutti gli ostacoli. Ma poco dopo, ecco l’imprevisto: una notte, la stella non c’era più, era scomparsa. Insorse la paura, muto rimase il cuore. Rinasceva la nostalgia. Ritornavano i discorsi degli amici al bar. Forte era la delusione... E’ la crisi che sta attanagliando il nostro mondo. Non facile da capire, da decodificare: come leggere la notte nella quale siamo tutti avvolti? Sentinella, quanto resta della notte? Di certo, cresce la sfiducia, aumenta la tristezza, si sta spegnendo il sorriso sul viso di tanta gente. Carenti sono i punti di riferimento. Ne è prova l’assenteismo nelle recenti elezioni in Abruzzo, terra così vicina a noi. Quante lacrime asciugo sul volto di chi ha perso il lavoro, nelle lunghe mie udienze in episcopio! La cassa integrazione diviene uno spettro. Aziende solide vacillano... Ed anche la politica appare lontana, incapace di rispondere alle sfide nuove. L’università sta cercando con fatica una sua strada. La scuola è in un fermento non facilmente decifrabile. La stessa chiesa spesso tace. O non ha parole nuove..... Ripete... Manca un vero entusiasmo, anche nei religiosi e nelle suore. I preti sono pochi. Hanno poco tempo per ascoltare. Ed i giovani sono sempre più “clericoresistenti”, come li ha argutamente definiti un educatore in un simpatico paese della nostra diocesi! La famiglie appaiono più fragili. E cresce la povertà, ovunque... E allora, se questa è la notte che stiamo vivendo, che ho dipinto con rapide pennellate, ci chiediamo cosa fare? E soprattutto, quale sia il metodo con cui affrontare la crisi, la notte... La Parola di Dio, nel vangelo di Matteo, nel racconto dei Magi che stiamo seguendo, ci offre tre precise risposte. Quei giovani infatti: non sono tornati indietro non sono rimasti attaccati alla nostalgia del passato ma, non potendo più scrutare il cielo, scrutano la Parola di Dio. Cioè attuano una serie di riflessioni culturali e spirituali molto intense e precise. Ed avranno una risposta diretta: il Messia non nasce nella capitale, in Gerusalemme, ma in una piccola borgata. Lo stile dei Magi per noi, oggi, si traduce in questi tre messaggi: a) prima di tutto respingere la tentazione di “farsi i fatti propri”, rifugiandosi nel privato. E’ facile oggi per tutti noi dire: Non tocca a me, che ci posso fare!”. La cosa peggiore che possiamo fare è quella di appesantire le analisi pessimistiche, rendendo ancora più triste la realtà. Lo dico anche ai miei preti: “Non siate chiusi nei luoghi comuni...le vostre omelie siano improntate sempre a nuove prospettive. Scrutate molto la Parola di Dio. Fatevi interpellare da essa con chiarezza. La gente senta che Dio parla anche in tempo di crisi. Anzi, soprattutto oggi. E ci vuol dire cose inedite, che solo ora possiamo finalmente capire...”! E’ la centralità della Parola. Che l’anno paolino ci stimola a vivere bene, con qualità. b) poi non vivere di nostalgie. Cioè non tornare indietro. Non restare attaccati al passato. Non leggere la crisi con gli occhi miopi di schemi superati. Vincere cioè il tradizionalismo. Un segno di questo nuovo stile è quello di non cadere nella tentazione, sbandierata con facilità, di credere che sia il rilancio dei consumi a restituire fiato all’economia. Non è una tessera che scioglie i problemi. Ma una nuova impostazione di vita. Un cuore nuovo. Una nuova mentalità, non più consumistica, ma essenziale, sobria di vita. Quella “povertà” di cui parlavo al mio ingresso, accanto a preghiera e parola. Non alimentiamo le paure. Non creiamo spettri. Non cadiamo nella tentazione del nemico. Non accaparriamo risorse, quasi fossimo in guerra. Ma doniamo ai nostri ragazzi il gusto della letizia francescana, nella scelta di cose semplici, belle perché vere. Il futuro non è fatto di cose, ma di cuori, cioè di motivazioni. E allora, anche la scuola si farà più essenziale. Forse sono troppi i corsi, i percorsi, le iniziative esterne. Si punti sull’essenzialità, sulla formazione di fondo, sulla dimensione umanistica. Abituando i ragazzi non al solo “cosa o come fare”, ma soprattutto sul “perché fare?”. c) ecco allora lo stile dei Magi: scrutare le scritture vuol dire, per noi, oggi aprire sempre la fede all’intelligenza, con una Parola fondativa, solida, che accompagni la spiritualità della nostra gente. Preferire domande intense e forti alle risposte facili. Far pensare, aiutare i fedeli al confronto leale e serio con la Parola, che ci metta in crisi. Non perché il prete o il vescovo tuona. Ma perché quella Parola scava dentro, lascia segni, richiede scelte coerenti. Ci sia l’abitudine in tutti al confronto vivo tra storia e fede. E tra fede e storia. Tra Bibbia e giornale, perché “Dio parla sempre più in Parole ed eventi, intimamente connessi!”. La revisione di vita resta un metodo serio ed efficace di crescere sia nella fede come nella lettura dei nostri segni dei tempi. Perciò, sogno circoli culturali vivaci, giornalini locali pungenti, sezioni di partito aperte sul territorio, un confronto leale con la gente, liste elettorali aperte e non chiuse, così che l’elettore possa scegliere i suoi candidati (e non siano invece decisi tutti in alto!). Mi si chiedeva se credo alla Politica. Certo, che ci credo. Soprattutto oggi. Come credo alla Giustizia e alla dignità del Lavoro. Sempre più. Ma credo ad una Politica che sappia confrontarsi con i poveri, che ascolti le richieste della nostra gente, che si leghi ad un territorio. I politici vanno invitati sempre più nei convegni. Ma li si deve coinvolgere su precisi problemi reali, dove non possano scappare. Dove arrossiscano se non sanno dare risposte vere. E si lodi invece (e sono molti, in tutti gli schieramenti!) quei politici che non cercano la bella figura ma studiano, ascoltano, rispondono con competenza! Crescano perciò i dibattiti. Ma con un preciso “compito a casa”, ogni volta sempre più esigente! Le “buone prassi” siano diffuse. E di esempi belli il Molise ne ha tanti, diffusivi, lucidi. Vanno meglio conosciuti, creduti, coordinati, esemplificati per la crescita di tanti altri. In un clima di fattiva emulazione e non di invidia! Il dolore della gente, quando è assunto e gestito con intelligenza, diviene cattedra per tutti. Ecco perché spesso sono proprio le sventure di una famiglia a creare una risposta nuova. Un figlio con un problema fa scattare nei genitori la voglia di intraprendere una strada di solidarietà. E quelle esperienze vanno ascoltate ed assunte. Perché diventino stile di soluzione di tanti altri problemi! Allora si cresce. Ed anche questa crisi alimenterà - ne siamo certi - nuove risposte, facendoci percorrere nuovi sentieri! “Non temere...!”: è la parola chiave dell’Avvento. Che l’angelo ripete a Maria di Nazaret, a san Giuseppe, a Zaccaria, cioè ai personaggi centrali di questo cammino di speranza. Ciascuno di loro aveva tante obiezioni, prevedeva ostacoli e resistenze. Ma si sono fidati. Hanno creduto e quindi hanno visto. Non il contrario. Perché per vedere bene bisogna credere bene! Anche la chiesa, in questo tempo di crisi, dovrà imparare ad essere meno lontana, meno statica. Più vicino al dolore della gente, al dramma del quotidiano. Sarà bello sentire un prete che risponde così ai suoi ragazzi: “cerchiamo insieme la risposta...allarghiamo il dibattito...ascoltiamo il dolore e l’esperienza!”. Il successo del libro del cardinal Martini (Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede) lo dimostra. Perché è proprio pensato così, con questo metodo dal basso, con la gente, con i giovani. E non solo, per i giovani! 3 . - E la stella riappare nella gioia più grande Il racconto ci è ben noto. Perché quei tre giovani, coraggiosi, forti non perchè hanno veduto, ma perché hanno creduto, sono stati ricompensati. Ripreso il cammino, hanno di nuovo visto la stella, tra una gioia infinita: videntes stellam, gavisi sunt gaudio magno, valde!”. Cioè una gioia incontenibile, che ti sorprende e riempie. Attuando tre gesti, che sono anche per noi significativi: adorano quel piccolo Bambino, in casa di Maria; offrono a lui i loro doni; scelgono una altra strada per ritornare a casa, respingendo l’offerta facile di Erode. Che sono i tre gesti da compiere anche oggi, per noi. a) adorare il solo Dio. E non gli idoli muti e vuoti. Perché l’uomo diviene ciò che adora. Se crede nell’idolo del denaro o del potere, resta dentro quella rete di sabbie mobili. Adorare il Signore vuol dire oggi non avere paura del futuro, sapere che la sua mano forte ci accompagna sempre. Non cedere ai compromessi, non entrare nel gioco delle raccomandazioni negative. La libertà sia la nostra regola, per camminare sempre a testa alta, come raccomando nelle celebrazioni delle cresime. La sfida in Molise è sottile, ma aperta! b) offrire i propri doni vuol dire, per noi, oggi, privilegiare i prodotti locali, quelli tipici, di cui il Molise è ricchissimo. Comprare, anche ad un costo leggermente maggiore, i prodotti della nostra terra. Difendere fino in fondo le aziende locali e le cooperative. Lottare per esse. Creare attorno alle nostre industrie una cerchia difensiva popolare. Perché se un’azienda è difesa dalla gente, non ha paura delle crisi. Anche se non tutto è risolto subito, la forza dei piccoli passi sgretola macigni. Come quel piccolo sassolino, visto dal profeta Daniele, che fa crollare l’immensa statua. Ce lo ha dimostrato la crisi dello Zuccherificio, che ci costringe a lottare anche contro le interessate politiche economiche dell’Europa... c) scegliere una strada alternativa. E’ un aggettivo che amo molto: essere alternativi. Né opposti né succubi. Sia nei confronti della politica che dell’economia che del modo di pensare della gente. Ma diventare alternativi. Cioè conoscere bene i problemi, informarsi, capire. E perciò scegliere. Con chiarezza e coerenza. Per essere nel mondo, ma non del mondo! Attivare cioè la società civile, perché è di essa che oggi abbiamo tutti immenso bisogno. Favorire quindi la partecipazione della gente. Attivare l’azionariato popolare, che ha prodotto miracoli in certi nostri piccoli paesi, arrestando la fuga dei giovani. Partecipare alle elezioni, dire la propria voce, scrivere, illuminare. Questa è la stella che riappare. Questo è il vero Natale. Ci farà da stella, ancora una volta, la Vergine Maria di Nazaret, nel suo cantico del Magnificat. I suoi criteri di scelta chiarificano anche il nostro passo in questa crisi. Maria infatti presenta l’azione divina in tre grandi NO che Dio dice nella Storia: disperde i superbi; rovescia i potenti; rimanda i ricchi a mani vuote. Ma dice anche tre grandi efficaci SI’, che sono i Sì alla vita: innalza gli umili; ricolma di beni gli affamati; soccorre Israele. Dentro questi tre No e questi tre Sì ci sono tutte le nostre scelte, che siamo chiamati a compiere nel Molise, nella nostra diocesi di Campobasso-Bojano, in questo tempo di crisi. E come ieri Maria è stata la stella per i naviganti, anche oggi sarà la nostra stella di luce e di speranza. Buon Natale a tutti, specie ai piccoli e ai poveri. Perché, proprio in tempo di crisi, oggi questo Natale, appare ancora più vero e chiaro. Campobasso, 21 dicembre 08 + p. GianCarlo, Vescovo