BASILICA DI SANT’APOLLINARE ALLE TERME NERONIANE ALESSANDRINE
La prima chiesa dedicata a Sant’Apollinare venne eretta alla fine del VII secolo. Nel
Sacramentario gregoriano (715-731) la chiesa è segnalata come stazione quaresimale, quindi
sede di clero stabile. I primi religiosi a occuparla furono dei monaci basiliani, rifugiatisi a
Roma a causa delle persecuzioni iconoclastiche. Il Liber censum del 1192 menziona un
capitolo di chierici presente a Sant’Apollinare fino al XVI secolo. Nel 1517 fu elevata a titolo
cardinalizio da Leone X; titolo soppresso settanta anni dopo, per essere di nuovo ripristinato
nel XX secolo. Gregorio XIII concesse la chiesa ai Gesuiti nel 1574, annettendola al Collegio
germanico-ungarico, la cui sede si trovava nel Palazzo adiacente. Leone XII la assegnò al
Pontificio Seminario Romano e successivamente per volere di Benedetto XV fu sede del
Pontificio Istituto di Sant’Apollinare. Dalla fine del 1990 la Basilica funge da Cappella della
Pontificia Università della Santa Croce.
La chiesa tardo medioevale fu demolita e ricostruita per iniziativa di Papa Benedetto
XIV in base ad un progetto di Ferdinando Fuga (1699-1782), l’architetto dei Sacri Palazzi. Oggi
si presenta come un tipico esempio di transizione barocco-neoclassica.
In questa Chiesa, il 16 novembre 1884, venne consacrato vescovo di Mantova il futuro
San Pio X.
Dal portale della Basilica si accede alla Cappella delle Grazie, dove si trova una venerata
immagine mariana: l’affresco, che rappresenta la Madonna tra gli Apostoli Pietro e Paolo, è di
scuola umbro-romana del XV secolo. Nel dicembre 1494 fu coperto con uno strato di scialbo
per proteggerlo dai soldati accampati nel portico. In seguito alla caduta dell’intonaco, l’effige
riapparve intatta il 13 febbraio 1647, suscitando una forte devozione popolare.
L’interno della Basilica presenta un’unica nave fiancheggiata su entrambi lati da tre
cappelle laterali dedicate rispettivamente a San Luigi Gonzaga, San Giuseppe e San Francesco
Saverio a destra e a San Giovanni Nepomuceno, San Josemaría Escrivá e San Ignacio di Loyola
a sinistra. La volta è decorata con un affresco di Stefano Pozzi raffigurante la Gloria di
Sant’Apollinare.
Sopra l’altare maggiore si trova una tela di Ercole Graziani, raffigurante la
consacrazione episcopale di Sant’Apollinare, che secondo la tradizione sarebbe stato
consacrato vescovo da San Pietro e inviato a evangelizzare Ravenna, di cui diventò il primo
vescovo. Sopra le figure dei due santi appare una rappresentazione della virtù teologale della
fede che porta in una mano le specie sacramentali mentre con l’altra indica la Croce.
Sull’altare sono poste quattro urne seicentesche, contenenti tra l’altro reliquie di
Sant’Apollinare e di alcuni Santi Martiri della Legione Tebea (434–450): questa legione,
composta interamente da cristiani e comandata da San Maurizio, si rifiutò di eseguire l’ordine
dell’imperatore Massimiano di reprimere dei galli cristiani motivo per i quale venne
sterminata (6600 uomini).
Il Crocifisso e la muta di sei candelieri di metallo dorato sono opere di Luigi Valadier
(1748).