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QUALE VISIBILITÀ DELLA CONGREGAZIONE SALESIANA
ATTRAVERSO IL BS
PREMESSA
Trovo utile, e in parte necessario, partire da alcune considerazioni un po’ generali,
per giungere al cuore del problema che ci interessa.
Partire dal ‘generale’ non è in questo caso disperdersi, ma trovare la chiave di lettura
delle cose immediate e concrete, già applicate.
Per questo organizzerò la riflessione attorno a tre punti:
 l’opera di don Bosco nell’ambito della comunicazione sociale1, perché Don Bosco
scrittore e giornalista, editore e rivenditore, arriva a queste esperienze non in forma
Mi limito ad alcune indicazioni di riferimento alle MEMORIE BIOGRAFICHE che sono
ricche di notizie su don Bosco COMUNICATORE.
Non riporto materialmente i testi, perché occuperebbero molto spazio.
Invito ad accostare direttamente il testo delle Memorie Biografiche, sempre molto istruttivo, anche
nel campo della comunicazione sociale, relativamente agli sviluppi che aveva nel tempo di don
Bosco.
L’indispensabile da leggere e da approfondire è qui di seguito riportato:
a. MB XI capo XIX, pp 429-455: APOSTOLATO DELLA STAMPA
b. MB XVII capo IX, pp 243-255: DON BOSCO E L’ESPOSIZIONE NAZIONALE DI TORINO
c. MB XIV capo VIII, pp 216-229: LA PRIMA RELAZIONE TRIENNALE ALLA SANTA SEDE SULLO
STATO DELLA CONGREGAZIONE. [Alla pagina 218 don Bosco scrive: “Inoltre si adoprano (i
membri della Congregazione) a comporre, pubblicare, diffondere buoni libri, spacciandone
ogni anno oltre un milione].
d. MB XVII capo X, pp 256-284: TESTAMENTO PATERNO E PROVVEDIMENTO PAPALE. [Don
Ceria, autore del presente volume scrive (a pag. 256) “Pubblicheremo nella loro più
scruipolosa integrità i paterni ammonimenti che a guisa di testamento spirituale il buon Padre
indirizzava agli amati figli nell’eventualità di doverli presto lasciare orfani”. Detto questo viene
riportato il ‘testamento paterno’ di don Bosco. Alla pagina 265 del volume delle MB è riportato
il pensiero (il testamento) di don Bosco relativamente ALLE STAMPE. Sono 29 righe dedicate al
tema, in cui si esprimono realtà e sentimenti, preoccupazioni ed inviti.
e. MB XII capo XIX, pp 542-553: MOLESTIE GIORNALISTICHE. (Non ci sono soltanto le gioie del
lavoro con la stampa, ma anche … molte sofferenze sofferte dal nostro Padre e Fondatore).
f. Mi interessa riportare ancora tre riferimenti delle Memorie Biografiche, ance se sono puntuali:
MB X capo VII, pp 661-1006: LA PIA SOCIETA’ DEFINITIVAMENTE STABILITA, riporta a pp
871-1006 le varie Appendici. Alla pagina 945 alla nota (1) si legge: <<Sotto il nome di Letture
Cattoliche s’intende una pubblicazione mensile di pag. 108. Il numero degli associati non fu
mai minore a diecimila. Fra i libri stampati dai Soci Salesiani in questa tipografia si possono
notare: La Storia Sacra, Storia Ecclesiastica, Storia d’Italia, Il Cattolico Instruito, Trattati di
Aritmetica, di Sistema Metrico, Donato, Grammatiche latine, greche, italiane, Dizionari latini e
molti altri. Il numero approssimativo de’ libretti stampati e diffusi fra il popolo in trent’anni
monta a circa SEI MILIONI>>.
g. MB X capo VII Appendice VIII: LA 1^ EDIZIONE DELLE COSTITUZIONI APPROVATE, alla
pagina 959, dove si parla del FINE DELLA SOCIETA’ SALESIANA, l’articolo 7 scrive:<<Iidem
socii curae habeant uti bonos libros in vulgus spargant, omnibusque rationibus utantur, quae
a sedula charitate proficiscuntur; verba denique et scriptis impietati adversentur, et haeresi,
quae omnia facit, ut in rudes ac idiotas pervadat. Huc spectent sacrae conciones, quae
identidem habentur ad populum; huc triduanae et novendiales supplicationes; huc demum
bonorum librorum diffusio>>.
h. MB X capo X, pp 1231-1378: LA VISIONE DELL’AVVENIRE, a pagina 1307, numero 9) inizia
la presentazione della TERZA FAMIGLIA, alla quale viene presentato l’impegno esplicito nel
settore della comunicazione sociale. Nel paragrafo dedicato allo SCOPO DI
1
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

improvvisa, né fuori del contesto storico e culturale, geografico ed ecclesiale del suo
tempo;
un esame, semplice e rapido, di un’annata del Bollettino salesiano, per vedere come
don Bosco ha tenuto presente, in pratica, il titolo della nostra riflessione e ricerca. Ho
voluto raccogliere alcuni elementi che emergono dai numeri dell’anno 1887, l’ultimo
anno della vita terrena di don Bosco;
uno sguardo un po’ più attento a quanto potremmo chiamare una ‘teoria della
visibilità’, attraverso un prodotto della comunicazione sociale, qual è appunto il
Bollettino salesiano.
Quest’ultimo aspetto interessa direttamente il tema che mi è stato affidato.
I due precedenti aiutano a collocare, in un contesto di vita, la riflessione e la teoria.
Tratto distintamente i tre punti.
QUEST’ASSOCIAZIONE [si sta parlando dei Cooperatori], il numero 5 riporta la seguente
espressione: <<Siccome in questi tempi colla stampa si spargono tante libri, tante massime
irreligiose ed immorali, così i Salesiani (non ci si dimentichi che si parla dei Cooperatori) si
adopreranno con tutta sollecitudine per impedire lo spaccio di libri cattivi e diffondere buoni
libri, foglietti, pagelle, stampati di qualunque genere in quei luoghi e fra quelle persone presso
cui parrà prudente il farne proposta. Ciò cominci a farsi nella propria casa, coi propri parenti,
amici e conoscenti, di poi ovunque si possa>>.
i.
2
Prima di concludere questa rapida rassegna di indicazione bibliografica salesiana, richiamo
l’attenzione su un ultimo riferimento: SAC. EUGENIO CERIA, ANNALI DELLA SOCIETA’
SALESIANA, vol. 1°, capo LXIII, LA STAMPA SALESIANA, pp 683-690.
Don Ceria riporta, a conclusione, il prezioso e lusinghiero giudizio di don Giuseppe De Luca.
“Un valoroso pubblicista osservò che una storia libraria dell’attività di don Bosco in tempi
calamitosissimi <<sarebbe senza dubbio un capitolo onorato, quando si volesse narrare la
cultura dei cattolici italiani dell’Ottocento>>” (Don Giuseppe De Luca in Osservatore Romano,
15 giugno 1933, citato da don Ceria, Annali, 1° vol. pag. 689.
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PRIMA CONSIDERAZIONE
L’OPERA DI DON BOSCO NELL’AMBITO DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE
1.
Le realizzazioni di don Bosco in fatto di stampa.
Il 29 dicembre 1953 don Bosco risponde ad una lettera del Rosmini (del 7 dello
stesso mese), nella quale l’Abate gli proponeva l’impianto di una tipografia a Valdocco.
E’ espressiva la risposta per quello che lascia intendere.
Può essere letta in MB, IV,6882.
La momentanea risposta negativa data al Rosmini non significherà per don Bosco
rinuncia alla realizzazione. Tutt’altro!
Nel 1861 ci sarà una fitta corrispondenza tra don Bosco, che domanda l’apertura di una
tipografia a Valdocco, intitolata a san Francesco di Sales, e le autorità civili del tempo3.
Ottenuto il permesso ufficiale, don Bosco, nei primi giorni del gennaio 1862, dà notizia a
tutti i benefattori con una circolare.
Uno dei primi volumi editati è un testo di don Antonio Mazzucotelli4, parroco di
Gorla, che presenta un po’ di teoria sulla stampa e il suo valore nel mondo
contemporaneo.
Così don Bosco, oltreché insegnare l’arte, formava anche le idee dei suoi alunni a
proposito di quest’arma potentissima della civiltà moderna.
A proposito della tipografia, noi abbiamo un documento della massima
importanza.
Il titolo è:
L’AZIENDA LIBRARIA E EDITORIALE.
Manuale ad uso delle Scuole Professionali della Pia Società Salesiana
compilato per incarico dei Superiori della medesima Società5.
Un documento nato dopo la morte di don Bosco, ma ispirato alle sue idee e intuizioni.
La tipografia di Valdocco si afferma anche fuori del Piemonte. Tanto da essere
invitata alla mostra <didattica> di Napoli nel 1870.
I progressi6, però, suscitarono l’invidia di alcuni tipografi, che si riunirono in società e
presentarono al Governo un ricorso, nel quale si chiedeva che fossero abolite le tipografie
aventi carattere di beneficenza.
“Prima di rispondere alla vostra venerata lettera di V.S. Ill.ma e Rev.ma ho voluto far un
calcolo sul mio presente stato finanziario e sulle difficoltà che si potrebbero incontrare per mettere in
opera una tipografia nel senso che noi intendiamo.
Comincio per dirle che tale idea forma un oggetto principale dei miei pensieri da più anni, e la sola
mancanza di mezzi e di locale me ne ha fatto sospendere l’esecuzione”
2
(MB, IV, 688).
3
Sono ricordati in particolare: il Governatore della Provincia di Torino, dott. Viani; il Prefetto della Provincia,
conte Pasolini Giuseppe; il Questore, Chiapussi; l’Ispettore di Pubblica sicurezza, avv. Tua.
4
Antonio Mazzucotelli, L’arte di Gutenberg ossia la Stampa, Torino 1862.
5
Pia Società Salesiana di don Bosco: le Scuole Professionali: programmi didattici e
professionali, Torino, Scuola Tipografica Salesiana, Via Cottolengo 32, 1910
6
Vanno ricordati i seguenti riconoscimenti:
- 1888: primo diploma d’onore all’esposizione italiana di Londra;
- il diploma di medaglia d’oro all’esposizione Vaticana di Roma;
- il diploma di medaglia d’oro all’esposizione internazionale di Bruxelles
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L’esposto costituì per don Bosco l’occasione per difendere il suo operato e spiegare il
significato di <scuola professionale>7.
Un riconoscimento molto ambito è quello giunto dalla Santa Sede nel 1946: don
Bosco Patrono Principale degli Editori Cattolici d’Italia8.
il diploma di medaglia d’oro all’esposizione universale di Barcelona
1889: il diploma d’onore con stella all’esposizione internazionale di Colonia
1890: il diploma d’onore all’esposizione di Edimburgo
7
Si consulti: E. Ceria, Epistolario di S. Giovanni Bosco, vol. II, pp. 233-235.
Don Bosco ribatte motivazione contro motivazione, attorno ai seguenti punti:
1. non si hanno spese per gli operai
2. non si hanno spese per gli operai interni
3. si fanno lavori a vili prezzi
4. è troppo difficile la gestione di una tipografia ad un pio istituto
5. questa tipografia è contraria all’utilità pubblica
6. i ragazzi colà ricoverati apprendono malamente i loro mestieri
7. non viene tolto il lavoro ad altre tipografia
8. ci sarebbero pericolose conseguenze dal principio propugnato dagli oppositori
9. tali istituti producono ottimi proti e compositori
10. prendere in benevola considerazione tanti poveri e abbandonati giovanetti.
8
Ecco il testo:
SAN GIOVANNI BOSCO, CONFESSORE
PATRONO PRINCIPALE
DELLA SOCIETÀ DEGLI EDITORI CATTOLICI D’ITALIA
Ad perpetuam rei memoriam.
Quanto sia grande, in questi tempi in cui la tecnica e le scienze hanno raggiunto il
massimo di loro sviluppo e diffusione, l’influenza dei libri e dei giornali e della stampa in generale
è cosa a tutti nota. Tutto ciò, come risulta dall’esperienza, può talora tornare anche di
grandissimo danno e corruzione.
Per prevenire, in quanto è possibile, tanto male, parve alla Società degli Editori Cattolici
Italiani domandare l’alta protezione di un celeste Patrono, dal quale tutti quelli che lavorano in
questo campo prendessero l’esempio e al tale si ispirassero per plasmare il proprio pensiero e la
propria mentalità.
Ora, questo compito eccelso non parve potesse essere meglio affidato ad altri che a San
Giovanni Bosco, il quale non risparmiò lavoro e fatica per diffondere ovunque libri sani, e giunse
al punto di fare acquisti di scritti infetti dall’eresia, di sostituirli con libri buoni, e di scriverne altri
Egli stesso, adattandoli alla mentalità e alla cultura del popolo cristiano.
Nell’intraprendere e perseguire questo genere di apostolato, Egli scelse a sua volta come
guida e protettore San Francesco di Sales; ed essendo insigne egli stesso per virtù e tutto acceso
di zelo per le anime, istituì pure una Società religiosa che avesse per fine quello di divulgare
ovunque libri e periodici di netta ispirazione cristiana, provvedendo a ciò sussidi e gli strumenti
necessari per sviluppare e dare solidità stabile a questa impresa.
E infatti, Egli si scelse anzitutto parecchi collaboratori, distinti per scienza e cultura e
accesi tutti del medesimo amore per le anime; così poi fondò tipografie, fornite con macchinario
moderno e il più perfetto. Con questi mezzi, oltre alla collana di opuscoli da Lui intitolata
<<Letture Cattoliche>>, che diffondeva in mezzo al popolo e specialmente tra la gioventù
studentesca per attirarli al bene, Egli riuscì ad offrire delle grandi realizzazioni nella editoria
scolastica, proprio allora quando gli altri disputavano a non finire sull’opportunità di far leggere
gli autori classici antichi, eleganti certo nella forma, ma contrari ai fini di una educazione
cristiana. Sotto la sua direzione, perciò, furono pubblicati secondo l’esigenza dell’animo giovanile,
insieme con una collana dei migliori scrittori italiani; e in così nobile fatica, non gli mancarono né
la capacità né il numero incoraggiante dei suoi collaboratori.
Sempre per iniziativa e sotto l’impulso di san Giovanni Bosco, furono stampati e divulgati
dizionari di varie lingue e di cultura generale, o riguardanti speciali materie; libri di storia, di
fisica, di filosofia, di teologia, di arte e di musica, nonché commedie per rappresentazioni teatrali.
In una parola, sommamente sollecito del bene dei giovani studenti, Egli si sforzava in tutti i modi
per tener lontano da essi, così delicati e incostanti, ogni pericolo, e per educarli al senso del
-
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2.
5
Il contesto entro cui si è mosso don Bosco
L’anno centenario della morte di d. Bosco, molti scrittori e storici hanno riflettuto
sul tema: don Bosco e la comunicazione sociale del suo tempo.
Sono nate opere9 ed articoli vari, comparsi su quotidiani di diversa estrazione.
Nelle riflessioni che seguono, sono molto debitore a lavori compiuti da altri in questo
settore.
Un aspetto di particolare significatività studiato per la circostanza è stato quello
del rapporto tra don Bosco e la cultura del tempo.
La situazione italiana che nel settore dell’educazione si era venuta laicizzando, aveva
bisogno di chi richiamasse alle radici cristiane il movimento pedagogico.
In questo contesto si inserisce don Bosco, in armonia con le preoccupazioni della
Chiesa del tempo.
2.1. Cultura popolare e Chiesa.
In varie circostanze Stefano Pivato è tornato sul tema.
pudore e della religiosa pietà con la lettura dei libri in cui viene messa in luce la virtù cristiana e
narra l’esempio dei Santi.
Ugualmente a cuore Gli stava il popolo di Dio, che si studiava pure di istruire con varie
pubblicazioni: basti dire che, tra queste, delle già sopra menzionate <<Letture Cattoliche>>, a
cinquant’anni dalla loro fondazione, furono pubblicate quasi dieci milioni di copie, e che il
medesimo zelantissimo Maestro diffuse in ogni dove libri di storia e di religione adatti alla capacità
mentale del popolo, foglietti volanti senza numero per controbattere la pessima colluvie di scritti
insani oppure ostili alla verità cattolica.
Infine, avendo nell’animo di molti acceso, con la pubblicazione del periodico ufficiale della
Congregazione Salesiana, che s’intitola <<Bollettino Salesiano>>, l’amore per le Opere missionarie
e suscitate tante vocazioni sacerdotali, Egli si è reso con ciò stesso sommamente benemerito nella
Chiesa proprio mediante questa medesima arte tipografica.
Ora, dunque, affinché coloro, a cui incombe la grave responsabilità della stampa di libri e
di periodici, possano avere in così importante lavoro un Modello a cui ispirarsi e un Patrono da
cui essere aiutati e protetti, la Società degli Editori Cattolici d’Italia Ci ha rivolto viva preghiera
perché ci degnassimo di costituire loro principale Patrono san Giovanni Bosco.
E Noi, approvando pienamente questo proposito come sommamente opportuno in questa
epoca perversa, nella quale vediamo serpeggiare in poderosi volumi e nei fogli insignificanti di
molti giornali tanti errori e nella quale, quindi, importa assai di opporre stampa a stampa e di
presentare agli occhi dei lettori i pascoli della genuina verità, abbiamo deciso ben volentieri di
annuire a questi voti.
Pertanto, dopo aver udito il Venrabile Nostro Fratello Carlo Salotti, Vescovo di Palestrina e
Prefetto della sacra Congregazione dei Riti, di certa scienza, e dopo matura Nostra deliberazione,
con la pienezza della Nostra Autorità Apostolica, in forza della presente lettera stabiliamo in
perpetuo e proclamiamo SAN GIOVANNI BOSCO, CONFESSORE, PRINCIPALE CELESTE
PATRONO PRESSO DIO DELLA SOCIETA’ DEGLI EDITORI CATRTOLICI D’ITALIA, con tutti gli
onori e privilegi liturgici che di diritto competono ai Patroni Principali di Associazioni.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario, ecc. ecc.
Dato a Roma, presso san Pietro, sotto l’Anello del Pescatore, il 24 maggio, festa di Maria SS.
Ausiliatrice, 1946, VIII del Nostro Pontificato.
Per speciale mandato del Santo Padre
p. il Sig. Card. Segret. Di Stato
G. Battista Montini
Sottosegretario di Stato.
9 Basta ricordarne una per tutte, anche perché l’abbondante bibliografia riportata aiuterà
coloro che vorranno approfondire il tema: DON BOSCO NELLA STORIA DELLA CULTURA POPOLARE,
a cura di Francesco Traniello, Sei, 1987.
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“Non c’è dubbio dunque che se all’origine della cultura popolare cattolica c’è il
tentativo di modernizzare la pastorale cattolica di fronte ai primi timidi segnali della
rivoluzione industriale, non gli è certamente estranea una motivazione meno scontata.
Ossia il tentativo di ristabilire, attraverso ‘moderni strumenti’ di educazione come la
stampa, un rapporto di ‘educazione’ con le masse popolari.
In questo senso dunque don Bosco va considerato come il progenitore di un sistema
educativo che dal punto di vista dei modi organizzativi, diverrà prevalente nel periodo
postunitario quando a partire soprattutto dal 1876, avverrà quella progressiva
‘declericalizzazione’ del sistema educativo italiano’ 10.
Don Bosco va considerato come un rilevante incipit della cultura popolare
cattolica.
L’affermazione rende a don Bosco il dovuto riconoscimento, mentre lascia ai suoi figli
salesiani un’eredità che non può andare dispersa, per incuria o per mancanza di
qualificazione.
Il primo Congresso cattolico italiano, riunitosi a Venezia nel 1874, aveva espresso
in direzione dello sviluppo dell’apostolato di massa tutti i suoi orientamenti.
La nascita di una stampa cattolica organizzata e a larga diffusione può datarsi
infatti con sicurezza agli anni immediatamente seguenti la caduta dello Stato pontificio.
E’ infatti in quegli anni che ‘il bisogno (…) di difesa venne suggerendo ai cattolici il mezzo
medesimo della stampa popolare periodica.
(ib. p 258).
Nel 1875 nascono i MISSIONARI DEL VERBO DIVINO, e nel 1894 il SODALIZIO DI
SAN PIETRO CLAVER e la PIA OPERA DELLA STAMPA INDIGENA AFRICANA SOTTO IL
PATROCINIO SI SANTA CATERINA DI ALESSANDRIA PER LA STAMPA E LA
DIFFUSIONE DELLA STAMPA MISSIONARIA.
La nascita dell’OPERA DEI CONGRESSI veniva a rappresentare il superamento del
regionalismo e l’inizio di un cattolicesimo nazionale e di apostolato di massa.
La stampa è oggetto di attenzione di Leone XIII; frequenti i suoi inviti a
“contrapporre scritto a scritto, affinché lo stesso mezzo che tanto può a rovina, sia rivolto a
salute e beneficio dei mortali, e di là vengano provvidi rimedi, donde si traggono micidiali
veleni.
Perciò è desiderabile che almeno in ogni provincia si stabiliscano giornali o periodici e, per
quanto è possibile, quotidiani”11.
Invito al quale faceva seguito, nella stessa enciclica, quello di fondare gli uffici
diocesani della stampa.
2.2. L’opera di don Bosco e la cultura popolare
Riaffermiamo, con gli studiosi richiamati nel paragrafo precedente, che a don
Bosco compete un posto privilegiato e una speciale menzione, quando si parla di cultura
popolare.
Riferisco dal Traniello le pagine conclusive del suo studio:
10 Stefano Pivato, Don Bosco e la cultura popolare, in Don Bosco nella storia della cultura
popolare, a cura di Francesco Traniello, pag. 257. Cfr. anche l’intervento al 1° Congresso
unternazionale di studi su don Bosco, tenuto a Roma UPS nei giorni 16-20 gennaio 1989, sul
tema DON BOSCO E IL TEATRO POPOLARE, in Don Bosco nella storia, a cura di Mario Midali,
LAS, Roma, pp. 427 e ss.
11
Lettera enciclica ETSI NOS, nel 15 febbraio 1882
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“Possiamo a questo punto trarre qualche conclusione.
La PRIMA è questa: se l’opera di don Bosco per la diffusione della cultura popolare a
base religiosa è inscindibile dall’insieme delle istituzioni educative da lui promosse, essa
tende a varcarne i confini, anche per la natura più fluida e diffusiva dei mezzi di
comunicazione utilizzati.
Se dunque è corretto dare rilievo all’insieme del progetto educativo di don Bosco, tenendo
l’occhio puntato sul momento della formazione e dell’istruzione giovanile, non sembra
tuttavia trascurabile l’effetto d’irradiazione a più largo raggio esercitato dal ‘sistema’
salesiano nel plasmare e riplasmare settori consistenti, sebbene difficilmente quantificabili,
dei modi di pensare e dei modelli di comportamento del popolo cristiano.
Una SECONDA osservazione riguarda la percezione da parte di don Bosco di nuove
dimensioni e nuovi strumenti dell’opera educativa, chiamati ad integrare i modi tradizionali
dell’evangelizzazione.
Don Bosco è tra i primi a comprendere che, nell’epoca dell’alfabetizzazione diffusa, non
basta stampare <buoni libri>, ma occorre anche diffonderli, inventando canali idonei; che
l’educazione scolastica non poteva disinteressarsi dell’educazione permanente; che la
scuola aveva bisogno di libri, così come i libri avevano bisogno di scuole che stessero alle
loro spalle.
Una TERZA ed ultima osservazione riguarda la precose intuizione di don Bosco, che
l’attività volta all’educazione popolare richiedeva un certo grado di specializzazione, di
forme organizzative meglio finalizzate allo scopo.
Ne discendeva un’esaltazione della funzione propulsiva della congregazione salesiana e
dell’arcipelago associativo a lei connesso, un <sistema>, come ho detto, incentrato sulla
figura carismatica del suo fondatore.
Da ciò derivava un costume di efficienza, ma anche talune notevoli difficoltà di rapporti con
la struttura ecclesiastica di tipo diocesano, che segnarono in Italia la storia salesiana.
In don Bosco si intrecciano molti dei problemi riguardanti la diffusione di strumenti
di comunicazione culturale e di formazione religiosa che si sovrappongono e in una certa
misura sostituiscono quelli tradizionali.
Per questo il posto che don Bosco occupa nella storia della cultura popolare è anche quello
che egli occupa nella storia delle trasformazioni della mentalità religiosa” 12.
Alla luce di questa ampia diffusione della cultura popolare cattolica verso la fine del
XIX secolo acquista rilievo l’opera anticipatrice che don Bosco iniziava verso la fine degli
anni ’40 attraverso le Letture Cattoliche.
Ecco un giudizio di Gramsci sulle pagine torinesi dell’Avanti:
“Mi fermo anche dinnanzi alle librerie cosidette religiose e ogni volta che ciò
m’accade provo sempre un nuovo stupore.
Sicuro: vedo volumi su volumi, di ogni specie, su tutti gli argomenti, e su molte copertine
impressa la dicitura: 20^, 30^ e persino 50^ edizione (…).
Non possono credere che le tirature denunciate siano un bluff editoriale, e perciò
sento ammirazione ed invidia per i preti che riescono ad ottenere effetti così palpabili nella
loro propaganda culturale”13.
12
Francesco Traniello, DON BOSCO NELLA STORIA DELLA CULTURA POPOLARE IN ITALIA, in
DON BOSCO NELLA STORIA, LAS, Roma, pag. 425
13 A. Gramsci, La buona stampa.
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3.
8
Don Bosco editore.
3.1.
Giudizio globale sull’impegno editoriale di don Bosco
Desidero iniziare questa presentazione con due riferimenti che stimo interessanti per
il clima in cui ci collocano:
 il primo è un giudizio espresso da don Piero Stella
 il secondo, una lettera di don Bosco all’indirizzo del vescovo mons. Moreno, in prima
linea nella diffusione della buona stampa tra i vescovi della regione ecclesiastica
Piemonte.
Oso affermare che quanto esprime don P. Stella non vada letto solo come un giudizio
a posteriori.
Verificando la storia di don Bosco come si è sviluppata negli anni, allora … posso
concludere all’esistenza di alcune precondizioni.
Mi sembra, invece, si possa dire che è parte integrante della personalità di don Bosco
cogliere delle intuizioni e porre a base di un cammino e di uno sviluppo.
Ci sarebbe da meravigliarsi se don Bosco avesse agito in maniera diversa!
Srcive don Stella:
“Se don Bosco non fosse stato uno scrittore e un editore, la sua opera educativa avrebbe
avuto un andamento diverso da quello che in effetti ebbe.
Se non si fosse impegnato a scrivere libri come il GIOVANE PROVVEDUTO, la STORIA
SACRA e quella ECCLESIASTICA, la STORIA D’ITALIA e la vita dei Papi, non avrebbe
sentito il bisogno di ritirarsi durante la settimana nella quiete del Convitto ecclesiastico a
leggere libri e selezionare pagine alle quali ispirarsi.
Sarebbe stato di conseguenza meno cogente l’impulso a trovare chi nel frattempo lo potesse
sostituire alla casa Pinardi e poi in quella ‘annessa all’Oratorio.
Se non si fosse impegnato a promuovere e a diffondere le <<Letture Cattoliche>>, nel 1858
non avrebbe potuto presentarsi a Pio IX come direttore di una collana di letture destinate al
popolo, sostenute dai Vescovi e dal clero delle diocesi degli stati sabaudi.
Le Letture Cattoliche e i libri di cui don Bosco era autore facilitarono, a loro volta, il
reclutamento di giovani all’Oratorio.
Certamente non fu il solo Francesco Dalmazzo in Piemonte attorno al 1860 a conoscere le
Letture Cattoliche e invogliarsi a finire gli studi ginnasiali a Valdocco.
E’ possibile spigolare altri casi altrove.
Giovanni Nespoli da ragazzo in Brianza aveva letto la Storia ecclesiastica di don Bosco e
aveva avuto in dono alcuni fascicoli delle Letture Cattoliche da una signora: una delle tante
che dai luoghi più disparati erano andate a visitare il santuario dell’Ausiliatrice in Torino e
che nel proprio paese considerava la diffusione dei buoni libri uno dei propri doveri di
beneficenza e di vita cristiana”14.
E il Traniello ricorda un merito eccezionale della vita e dell’opera del nostro Fondatore e
Padre::
“C’era in don Bosco il tentativo di saldare lo sfondo moraleggiante del senso comune
con una visione della religione cattolica, momento portante della vita associata,
organizzata intorno ad alcuni simboli centrali e per questo più efficace anche come
<ideologia diffusa>.
Tutto ciò configurava un tentativo di rispondere, partendo dai dati elementari e
tradizionali dell’ethos cattolico nazionale, alla riduzione istituzionale e culturale dello
14
327.
Piero Stella, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870), LAS, Roma, pag.
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9
spazio religioso-ecclesiastico operato dallo stato laico e dal moltiplicarsi delle opinioni e
delle fedi”.
“Il punto critico dell’opera di don Bosco in direzione della cultura popolare era la sua
insistita estraneità alla dimensione politica (…).
Ciò consentiva a don Bosco di predicare l’adattamento <a qualunque sorta di leggi e di
Governo>, e dunque un lealismo di fondo, lontano, per esempio dalle punte eversive
dell’intransigentismo cattolico; nello stesso tempo gli permetteva di dare applicazione su
larga scala la principio dell’immediata e naturale identificazione tra buon cattolico e buon
cittadino, dove il raggio della <buona cittadinanza> s’intendeva delimitato dai
comportamenti fondati sul buon costume personale e sulle virtù predicate dalla morale
cattolica.
Ne risultava un atteggiamento abbastanza singolare, ma sintomatico, in relazione alla
cornice istituzionale rappresentata dallo stato unitario liberale: dove gli aspetti di
adattamento e di conformità alle sue norme si accompagnavano alla coltivazione di un
articolato complesso di imperativi e di doveri desunti dal cattolicesimo, proposti come
sistema etico alternativo alle morali d’impronta liberale o socialista ma non estraneo ai
mutamenti di mentalità e di valori di una società in fase di trasformazione capitalistica e di
nazionalizzazione delle masse”15.
3.2.
La coscienza di don Bosco editore
Ecco il testo della lettera che stavo richiamando:
“Più volte ieri mi provai per rispondere, ma l’agitazione me l’ha sempre impedito.
Questa mattina soltanto dopo aver celebrato il sacrificio della S. Messa e raccomandato
ogni cosa al Signore, rispondo semplicemente narrando le cose nel reale loro aspetto.
Io non mi sono mai pensato che le Letture Cattoliche fossero proprietà altrui.
Io ho fatto il programma, ho cominciato la stampa, l’ho sempre assistita, corretta colla
massima diligenza; ogni fascicolo fu da me composto o redatto a stile e dicitura adatta.
Io sono sempre stato responsabile di quanto si stampò.
Feci viaggi, scrissi e feci scrivere lettere per la propagazione delle medesime.
L’opinione pubblica, il medesimo S. Padre in tre lettere indirizzatemi considera me come
autore delle Letture Cattoliche.
Arbitro sempre di quanto faceva, ho sempre lasciato ad altri, con mia dipendenza,
che fu però trascurata, la sollecitudine materiale della spedizione e della contabilità.
Vedendo ultimamente il continuo ritardo nella stampa, ho cominciato a far stampare
qualche fascicolo alla tipografia Ferrando; né potendosi tuttavia ottenere regolarità nella
stampa mi sono risolto a provvedere qui una tipografia.
Ho fatto fare caratteri, carta, formati, ampiezza della macchina adatta alle stampe di
Paravia.
La stampa è cominciata, ho la materia preparata per tutti i fascicoli di quest’anno.
Io adunque intendo di continuare la stampa in questa casa e così dar lavoro ai nostri poveri
giovani” 16.
Don Bosco chiariva così il suo pensiero e il suo diritto.
Aggiunge don Lemoyne:
“Mons. Moreno si arrendeva all’invocata cessione, ma don Bosco perdeva un amico”.
E fu uno dei Vescovi che non rilasciò commendatizie per l’approvazione definitiva a Roma
della Società di S, Francesco di Sales istituita da don Bosco.
15
16
Ib. pag. 417
(cfr. Don Bosco a Mons. Moreno, Torino, 10 maggio 1862; MB VII,153 ss.; E 263).
intervento direttori bollettino salesiano
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10
Don Stella conclude un suo studio, con le seguenti riflessioni:
“La logica dei rapporti tra vescovi diocesani e congregazioni religiose portò don Bosco a
poggiarsi sul sistema verticistico cattolico che in quegli anni del Concilio Vaticano I
raggiungeva il suo culmine dottrinale.
La logica dell’economia liberale e capitalista lo spinse a consolidare nella sua unica
persona la proprietà di tutto, anche nel settore delle imprese editoriali” 17.
3.3.
L’attività editoriale di don Bosco18
Don Bosco ha iniziato molto presto a scrivere e stampare libri.
Si è anche inserito nell’attività giornalistica, quasi richiamato … dalla forza degli
avvenimenti.
Dagli avvenimenti nasce anche la sua esperienza giornalistica.
Leggiamo, infatti, nelle Memorie dell’Oratorio19 il seguente episodio (siamo nell’anno
1848):
“Alle due pomeridiane, io era in ricreazione coi giovanetti, mentre un cotale stava leggendo
l’Armonia, quando i preti soliti a venire ad aiutarmi nel sacro ministero si presentano in
corpo con medaglia, coccarda, bandiera a tricolore, più con un giornale veramente immorale
detto Opinione.
Uno di loro. Assai rispettabile per zelo e dottrina, mi si fa davanti e rimirando che a mio
fianco eravi chi tra mano aveva l’Armonia,
- Vitupero! – prese a dire – è tempo di finirla con questi rugiadosi.
Ciò dicendo strappò da l’altrui mano quel foglio, lo ridusse in mille pezzi, lo gittò per terra, e
sputandoci sopra, lo pestò e calpestò cento volte.
Dato questo primo sfogo politico, venne in mio cospetto,
- Questo sì che è un buon giornale, disse avvicinandomi l’Opinione alla faccia; questo e non
altro si deve leggere da tutti i veri ed onesti cittadini”.
Per rispondere alle nuove esigenze, don Bosco inizia la sua avventura nel giornalismo,
passando attraverso varie esperienze20.
17
ib. pag. 368
LIBRI a stampa curati da don Bosco:
a. 1844: Comollo
b. 1845: Storia ecclesiastica
c. 1846: Le sei domeniche in onore di s. Luigi
d. 1847: La Storia sacra
e. 1847: Il Giovane Provveduto
f. 1849: Il sistema metrico decimale
g. 1855: La Storia d’Italia
19 MO p. 219
20
1848: l’Amico della Gioventù. Giornale trisettimanale: lunedì, mercoledì, venerdì. E’
l’anno della condanna delle 5 Piaghe del Rosmini. Finisce il moderatismo cattolico. Incomincia il
periodo della intransigenza. Termina a maggio con il numero 61, l’Amico della Gioventù. Don
Bosco ha conseguenze giudiziarie ed economiche. Chiuderà la questione con la ditta Speriani solo
nel 1854, pagando una multa di £ 272.
1850: Avviso ai Cattolici (200 mila copie in due anni!
1853: iniziano le Letture Cattoliche.
Derivano dal modello di don Bosco una folta schiera di ‘nipotini’, come li chiama Stefano
Pivato nel saggio DON BOSCO E LA CULTURA POPOLARE, in Don Bosco nella storia della cultura
popolare, a cura di Francesco Traniello, 1987, Torino, Sei, pag. 253 e ss.
Nascono letture cattoliche a:
Roma nel 1858, Napoli 1862, Bologna 1862, Genova 1865, Padova 1866.
Un elemento va ancora sottolineato: attraverso l’organizzazione della Congregazione si
iniziano anche le traduzioni:
1883 in Argentina, 1890 in Brasile, 1893 in Spagna, 1896 in Francia, 1896 in Colombia.
18
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11
Non tutti hanno condiviso la scelta di don Bosco.
Alcuni intellettuali del tempo si sono espressi in forma molto contrariata 21.
Ma non per questo don Bosco ha desistito dal suo proposito.
Non sono, però, mancati i consensi all’opera del Santo, riconoscendo le Letture
Cattoliche come ‘luogo di produzione del senso comune religioso’.
“In don Bosco scrittore popolare la preoccupazione prevalente è quella di suscitare
meraviglia ed emulazione attraverso rappresentazioni sceniche, le affabulazioni, dialoghi
eroici” 22.
3.4.
Circolarità tra strumenti di diffusione e assetti istituzionali
Un elemento ancora sembra importante richiamare, per le sue conseguenze
nell’organizzazione dell’insieme nel settore della comunicazione sociale, come diremmo
noi oggi.
“Vorrei soffermarmi su un altro aspetto che reputo centrale e che definirei in questi
termini: la circolarità tra strumenti di diffusione della cultura popolare e assetti istituzionali
del <mondo salesiano>,
(…)
Il progetto che si venne delineando in don Bosco, come conseguenza dell’evoluzione
della sua esperienza educativa, fu più ambizioso: non solo per il fatto che la stampa quale
veicolo di cultura popolare fu pensata come parte di una strumentazione pedagogica dai
molteplici registri, ma soprattutto per il suo inserimento in un referente istituzionale che le
forniva gli obiettivi e i principali canali di diffusione e che, in termini concreti, era la
comunità o il mondo salesiano.
(…)
La produzione di una stampa popolare è per don Bosco un’attività che dev’essere
integrata e sostenuta da un adeguato quadro organizzativo e che non può pretendere di
essere rimunerativa sin dall’inizio.
(…)
Un passo significativo nella creazione di un sistema integrato, in cui il ciclo della
stesura, della produzione e della diffusione tendeva a chiudersi, fu costituito dal passaggio
della stampa affidata a tipografie esterne, in particolare la Paravia e la De Agostini, alla
stampa interna della tipografia dell’Oratorio: passaggio avviato nel 1862.
(…)
Don Bosco fu tra i primi a capire che il tessuto ecclesiastico poteva costituire
un’ottima rete distributiva, e si rivolse in continuazione a vescovi, vicari e parroci perché si
associassero, raccomandassero e procurassero abbonamenti per le Letture Cattoliche:
tipico l’appello del 1863 inviato a 10 cardinali, 85 vescovi, 60 vicari foranei.
(…)
In una situazione di totale carenza di centri di vendita, doveva anche organizzarsi
per la distribuzione in forme associative e di volontariato.
Ecco un giudizio severo del De Sanctis, il quale affermava il carattere ‘antieducativo’ degli
‘eroi’ della letteratura popolare cattolica:
“Se presentate ora come modelli san Luigi Gonzaga, san Carlo Borromeo. Sant’Alessio, e quelle virtù
son rimedio a tutto, e insegnate a non sentir le offese, i bisogni, la fame stessa, formate tale ideale
che quando i giovani entreranno nella vita reale, meno quelli predestinati alla santità e all’eroismo,
che sono piccolissimo numero, si avvezzeranno al peggiore dei mali che possa soffrire un popolo, a
distinguere la scuola dalla vita, quello che hanno imparato in astratto da quel che si fa realmente, si
faranno ipocriti”
F. De Sanctis, Cesare Cantù e la letteratura popolare, in La Letteratura italiana nel secolo XIX, vol. II, La Scuola
liberale e la scuola democratica, Bari 1954, pp256-257.
22
Pietro Stella, ib. pag. 234.
21
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12
Sin dal 1859 aveva lanciato una <Società per la diffusione delle Letture Cattoliche ed altri
libri cattolici>, che aveva tra i suoi scopi anche la distribuzione gratuita o al minor costo
possibile dei buoni libri, affidava ad ogni socio il compito di <impedire la lettrura di libri
cattivi presso ai suoi dipendenti> e quello di scegliere un luogo o un ceto <presso cui
diffondere buone letture>.
In generale tutto il movimento associazionistico di matrice salesiana ebbe tra i suoi
fini quello della diffusione della stampa, anche con l’intento di assicurare sbocchi alle
iniziative di nuove collane di libri specializzati secondo categorie.
Via via più stretto fu dunque il collegamento del sistema istituzionale e associativo
con la produzione editoriale e la sua diffusione.
In questa direzione un ruolo di rilievo, non ancora adeguatamente indagato, per quanto è a
mia conoscenza, dovette svolgere dal momento della sua nascita, nel 1877, il BOLLETTINO
SALESIANO, inviato capillarmente <a chi vuole e a chi non vuole>, canale di collegamento e
di identificazione di un mondo gravitante intorno a don Bosco.
Nella stessa ottica andrebbe indagata l’opera svolta dai cooperatori salesiani” 23.
3.5.
Un sogno rimasto nel cassetto
Leggiamo nelle Memorie Biografiche un episodio interessante, ricco di riletture possibili,
rivelatore della personalità di don Bosco:
“Si discorreva del Migne, della sua Patrologia e dei Bollandisti.
Il Beato ripeté più volte:
<Intraprenderei queste stampe che proprio mi piacciono>.
Poi proseguì:
<Io desidererei ardentemente di stampare i Bollandisti, e l’ho detto in varie circostanze. Ma
vedo che quasi si ride alle mie spalle, come di cosa che porta una spesa immensa e che
appena potrebbe fare una Società libraria sussidiata dalla munificenza di qualche Re.
Ebbene io sostengo che con 12 mila lire di fondo mi sentirei di intraprenderne la stampa,
sicuro che si verrebbe a guadagnare assai.
Non è che si abbia torto a ridere un po’ sull’attuazione dell’impresa; infatti sono tanto
oppresso da altri lavori, che per ora mettermi attorno a questo progetto sarebbe un tradire
gli altri affari.
Ma dico che la cosa in sé è attuabilissima.
Andrei a Roma per ottenere la benedizione pontificia ed un Breve che mi autorizzasse ed
incoraggiasse a ciò; si manderebbero manifesti a tutti i Vescovi della cristianità; ci
metteremmo in relazione con tutti i librai d’Italia ed i principali d’Europa; manderemmo
attorno alcuni viaggiatori che trattassero personalmente coi nostri corrispondenti.
Si farebbe un’associazione avvertendo che chi si associa all’Opera fin da principio, lla
otterrà a metà prezzo di quello che costerebbe quando fosse compiuta; e così con l’acquisto
che molti farebbero del primo volume, potremmo far fronte alle spese del secondo.
Condizione d’associazione sarebbe non pagare tutta l’Opera da principio, ma volume per
volume in ragione di tanto per foglio, ed ogni anno uscirebbe un volume.
Io credo che con queste precauzioni si arriverebbe a stampare, con un vantaggio immenso
per l’Italia, e per l’Europa, la più grande delle Opere che si possegga.
Ora costa circa due mila lire o almeno mille cinquecento; ed io mi sentirei di darla a
seicento lire, prelevando ancora il mio guadagno netto di circa la metà.
Quando io posso fare di questi calcoli, ghiribizzare intorno a questi progetti, mi trovo nel
mio centro.
Certo però che bisognerebbe fare un patto con la morte, che non venisse ad intorbidare le
cose fino ad opera compiuta.
Saranno sessanta volumi, uno per anno!”24.
23
24
Traniello, ib. 420-424.
Memorie Biografiche, XI, 438-439: la conversazione è avvenuta il 7 gennaio 1876:
intervento direttori bollettino salesiano
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13
Don Eugenio Valentini, ragionando sull’impegno di don Bosco con la stampa,
afferma:
“Nella multiforme attività del Santo quest’aspetto non è certamente né periferico né
secondario.
Se non si può dire il fine principale della sua opera e della sua vita, si deve però mettere
tra le preoccupazioni e le finalità più grandi della sua attività apostolica” 25.
3.6.
L’impresa del Bollettino Salesiano
C’è da ricordare che l’impresa con il Bollettino Salesiano arriva un po’ verso la fine
dell’esperienza editoriale di don Bosco.
Il periodo che precede la decisione di editare il Bollettino Salesiano è servito a don Bosco
per maturare orientamenti e prospettive.
“L’ultima delle grandi iniziative editoriali intraprese da don Bosco fu certamente
quella del Bollettino Salesiano.
L’impresa era così ardita e innovatrice che in un primo tempo non fu neppur capita dai suoi
figli e collaboratori.
Non si trattava più di lanciare opuscoli a poco prezzo per salvare la società dalla marea di
pubblicazioni malsane e perniciose, ma si trattava nientemeno che di distribuire
gratuitamente a tutti i cooperatori un Bollettino d’informazioni salesiane che fosse vincolo
che li unisse strettamente fra loro e nello stesso tempo con il centro.
Era, a prima vista, un’impresa difficile e fallimentare.
Pubblicazioni di migliaia di copie che per necessità di cose presto avrebbe dovuto essere
stampata in varie lingue, colla difficoltà di composizione, di stampa, di distribuzione.
Già il progetto dei cooperatori era stato ostacolato, quanto più questo che univa difficoltà a
difficoltà.
Ma don Bosco tenne fermo e i suoi figli ebbero fiducia in lui, e così nel 1877 ne ne iniziò
ufficialmente la stampa e la diffusione.
Oggi a ottant’anni di distanza (va considerata la data in cui è stato scritto il pezzo!) il
Bollettino è pubblicato mensilmente in 700.000 esemplari in 25 edizioni diverse e
costituisce un testimonio meraviglioso della genialità di don Bosco, e un mezzo semplice ma
efficace d’apostolato in mezzo a tutti i ceti sociali 26.
Eugenio Valentini, Don Bosco e l’apostolato della stampa, Sei, Torino, 1957, pag. 6.
Quale ne fu la data d’inizio e il programma?
I pochi felici possessori delle prime annate del Bollettino saranno un po’ sorpresi di trovarsi di fronte
a intestazioni e a numerazioni diverse.
La cosa si spiega per due ragioni al tutto differenti: la prima è che il Bollettino iniziò la sua vita
nell’agosto del 1877 inserendosi in una pubblicazione antecedente che aveva per titolo il Bibliofilo
Cattolico, e l’altra è che dei primi numeri si fecero certamente delle ristampe, allo scopo di
completare le collezioni che si erano iniziate in ritardo.
Questo lo si coglie dal Supplemento al Bollettino Salesiano del marzo 1881, dove si legge: Se alcuno
desiderasse degli arretrati del Bollettino, ce ne faccia pervenire richiesta e noi gli spediremo tutte od
in parte le annate complete; e dal fatto che coll’inizio del 1881 si mutò l’intestazione del Bollettino,
mettendovi una diversa immagine di san Francesco di Sales e sostituendo una frase di san Giustino
con una di Leone XIII.
Ora è degno di nota che, non avvertendo la diversità dell’intestazione, essa fu mantenuta
anche per il primo numero ristampato del 1878; quando viveva ancora Pio IX e il cardinal Pecci non
era ancora Leone XIII e non aveva ancora scritto la frase in questione.
E’ così che in alcune copie, nel primo numero d’annuncio dell’agosto 1877 si legge ANNO III n° 5:
Bibliofilo Cattolico e Bollettino Salesiano mensuale, e anche il secondo numero di saggio porta la
numerazione ANNO III n° 6.
A cominciare invece dall’ottobre 1877 si ha regolarmente ANNO I n° 2, e questa numerazione dura
fino a dicembre.
25
26
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14
Col gennaio 1878 cessa poi il titolo Bibliofilo Cattolico, e si ha d’allora in poi il titolo definitivo di:
Bollettino Salesiano.
Il programma esposto da don Bosco stesso in quel primo numero di saggio è il seguente:
(…)
Questo nostro bollettino esporrà:
1. le cose che i soci e i loro Direttori giudicano di proporre per il bene generale e particolare degli
associati, cui seguiranno le norme pratiche pei cooperatori.
2. Esposizione dei fatti che ai soci riusciranno fruttuosi e che possono servire ad altri di esempio.
Quindi gli episodi avvenuti, uditi, letti: purché siano collegati col bene dell’umanità e della
religione; le notizie e le lettere dei Missionari che lavorano per la fede nell’Asia , nell’Australia e
specialmente dei Salesiani, che sono dispersi nell’America del Sud in vicinanza dei selvaggi, è
materia per noi opportuna.
3. Comunicazioni, annunzi di cose diverse, opere proposte; libri e massime da propagarsi sono la
terza parte del Bollettino.
Nell’anno 1879 si iniziò l’edizione francese,
nel 1885 quella spagnola, nel 1892 quella inglese, nel 1895 quella tedesca, nel 1897 quella polacca,
nel 1902 quella portoghese, nel 1903 quella ungherese, nel 1907 quella slovena
(…)
nel 1926 quella austriaca, nel 1927 quella lituana, nel 1928 quella olandese, nel 1930 quella
boema, nel 1930 quella slovacca
(…)
Dopo la seconda guerra mondiale si prese a stampare in
Brasile, Colombia, Australia, Antille, Equatore, Messico, Venezuela, Stati Uniti, Argentina, India.
(…)
Non è una rivista, ma un bollettino di notizie salesiane.
Non è una semplice cronaca di avvenimenti, ma la divulgazione d’uno spirito nella società,
attraverso la narrazione di fatti e di opere, più che attraverso una diffusione di idee
speculativamente dimostrate.
Non è un segnalatore librario della produzione cattolica, ma è prevalentemente una
propaganda di stampa salesiana, perché deve contribuire al mantenimento dei poveri giovani che
negli istituti salesiani stanno apprendendo un mestiere per prepararsi alla vita.
Non ha quindi nulla di scientifico o di teorico, ma tutto è pratico e semplice quello che espone;
è una testimonianza perenne della protezione di Maria per l’opera salesiana e perciò ne narra e ne
diffonde le grazie e le glorie.
E’ un doveroso rendiconto ai benefattori delle offerte ricevute e perciò ha uno stile di umiltà e
di domanda tutto suo.
Parla di don Bosco vivo come se fosse già morto, chiede l’aiuto di tutti palesemente e con
franchezza.
Il motivo è che si parla di sé se non per fare note le opere di Dio e che il cooperare a delle
opere è il primo dovere del Cooperatore salesiano.
Non fa politica, ma combatte il male, soprattutto il protestantesimo, sotto tutte le forme.
Polemizza con dolcezza, ma più si fida del racconto delle opere di Dio e dell’esposizione delle verità
che non della controversia accanita e pertinace.
Diffonde lo spirito di San Francesco di Sales, e il sistema preventivo di don Bosco per tutti i
continenti senza ostentazione e partigianeria, contento di far conoscere il bene e più contento ancora
se altri sa far meglio e cooperare in forma più sublime ed efficace alla dilatazione del Regno di Dio
sulla terra.
Questo è il Bollettino salesiano voluto da don Bosco, questa è una delle iniziative più geniali
del san Vincenzo de’ Paoli del secolo XX”.
intervento direttori bollettino salesiano
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15
SECONDA CONSIDERAZIONE
1887: BOLLETTINO SALESIANO E
IMMAGINE DELLA CONGREGAZIONE
Riporto, materialmente, in nota27 l’indice dei singoli numeri dell’annata del
Bollettino Salesiano del 1887: è l’ultimo anno di vita di don Bosco ed è anche l’anno in
27
GENNAIO.
Lettera di D. Bosco ai Cooperatori e Cooperatrici - La Missione Salesiana per l’America - Le Benedizione della nuova Chiesa del Collegio s. Carlo in Borgo san Martino - Il compimento di un voto, ossia la consacrazione della Chiesa del S.
Cuore di Gesù – Bibliografia
FEBBRAIO.
Arrivo dei Missionari a Montevideo - La diffusione dei buoni libri - Le Nostre Missioni:
I. la terra del fuoco
II. Abboccamento tra un figlio di Sayuhuque e Monsignor Cagliero
III. Partenza di Missionari per le Cordigliere e per la Terra del Fuoco
IV. Battesimi di Indii
V. la benedizione del S. Padre
VI. Corrispondenza dal Brasile
VII. Incoraggiamenti di un illustre e antico Missionario
Grazia di Maria Ausiliatrice - I° centenario si S. Alfonso M. de’ Liguori – Varietà – Bibliografia
MARZO
Giubileo sacerdotale del Sommo Pontefice Leone XIII - La festa di san Francesco di Sales - I nostri Missionari - Notizie
della Terra del Fuoco e della Patagonia - Storia dell’Oratorio di san Francesco di Sales - Elenco dei Cooperatori e delle
Cooperatrici defunti nel 1886
APRILE
Lettera di don Bosco - Per i Liguri danneggiati dal terremoto - Il mese di Maria Ausiliatrice - Grazia di Maria
Ausiliatrice - Viaggio dei nostri Missionari - Dal Brasile – Necrologio - Mogliano Veneto – Passeggiate – Bibliografia
MAGGIO
La consacrazione della chiesa del S. Cuore di Gesù al Macao - Il giardino degli eletti ossia il Sacro Cuore di Gesù Novena di Maria Ausiliatrice - Casa di Bordighera Torrione - Dalla Patagonia - Gli ultimi momenti di C. Passaglia - Capo
III: Il Vezzolano e la leggenda – Necrologia - Morte di un Missionario Apostolico – Bibliografia - Elenco dei Cooperatori e
delle Cooperatrici defunti nel 1886
GIUGNO
Festa in Roma per la consacrazione della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù - Invito sacro del Cardinale Vicario Collaudio (!) dell’organo - Don Bosco presso il Papa – Consacrazione - Descrizione della Chiesa - Le feste - Le Conferenze Da Torino a Roma - D. Bosco a Genova - Il Teologo Margotti - La guardia d’onore - I Missionari salesiani nel Chilì Partenza dei Misisonari salesiani pel Chilì - Sacra funzione per la partenza - Gravissimo pericolo incorso da Monsig.
Giovanni Cagliero - Conferenza salesiana in Firenze
LUGLIO
La festa di maria Ausiliatrice in Torino - Viaggio dei Missionari salesiani e di Monsig. Cagliero al Chilì - Lettera I: da
Buenos Aires a Concezione del Chilì - Lettera II: Salesiani a Concezione - Lettera III: Pericolosa caduta di Monsignor
Cagliero - Grazia di Maria Ausiliatrice - Esercizi Spirituali per le maestre e per le altre pie signore e cooperatici salesiane Funerali in s. Maria Ausiliatrice in Torino pel teologo Giacomo Margotti
AGOSTO
Devozione e gratitudine - L’onomastico di don Bosco a Valdocco - La prima conferenza dei Cooperatori e Cooperatrici a
Faenza - Viaggio di monsignor Cagliero sulle Cordigliere e suo arrivo a Concezione – Avviso - Processione in San Pier
d’Arena - Grazia di Maria Ausiliatrice
SETTEMBRE
Don Bosco e i Salesiani nella Repubblica dell’Equatore - Una festa di famiglia nell’oratorio di san Francesco di Sales Grazia di Maria Ausiliatrice - Collegi salesiani - Educatorii per le fanciulle - Monsignor Cagliero nel Chilì – Avviso - Santa
Cruz di Patagones - Condizioni per entrare nell’Istituto di Maria Ausiliatrice - Funzione edificante nel Collegio femminile di
Mascali Nunziata – Passeggiate - Bibliografia: ancora su S. Agostino; l’apostolo del secolo XVIII ossia S. Alfonso Maria de’
Liguori
OTTOBRE
Gl’Italiani in America - Monsignor Cagliero nel Chilì - Grazia di Maria Ausiliatrice - Lettera da Carmen - Esplorazione
della Terra del Fuoco e don Fagnano Giuseppe - Passeggiate (seguito) Capo V - Bibliografia
intervento direttori bollettino salesiano
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16
cui don Giovanni Bonetti28 non è, in sostanza, più direttore, perché è stato chiamato due
anni prima al Consiglio Generale dei Salesiani, durante il Capitolo Generale 4° del 1886.
Il riferire i contenuti di un’annata intera mi offre l’occasione per una serie di
riflessioni su alcune scelte operate da don Bosco nella compilazione del Bollettino.
Da queste si ricava ciò che nell’intestazione del mio intervento è chiamata <visibilità della
Congregazione>.
A don Bosco interessano molto alcune insistenze.
Ritrovarle e metterle in evidenza è già capire almeno una linea su cui poggiarsi anche
oggi, volendo esprimere una visibilità della Congregazione contemporanea attraverso il
Bollettino Salesiano.
Provo ad interpretare i segni.
1. Evidenziazioni che si desumono dalla stesura del Bollettino Salesiano,
vivente ancora don Bosco.
Non va trascurato, innanzitutto, il fatto che il Bollettino aveva solamente 12
pagine, pagine fitte, senza foto, con un corpo 11 per i caratteri.
Per precisione storica ci sono due precisazioni da fare.
La prima riguarda l’affermazione che il Bollettino non aveva foto. In realtà ce n’è
una posta in testata. In tutti i numeri viene presentata sempre la stessa.
Riproduce san Francesco di Sales, posto al centro della pagina, nella parte alta.
Attorno all’immagine del Santo si trovavano le seguenti espressioni (sempre ripetute,
tutti i mesi).
Certamente a don Bosco non sono mancate altre possibilità.
La scelta sembra intenzionale, in quanto le varie espressioni evidenziano tre
preoccupazioni di don Bosco:
 (1)29 la buona stampa da diffondere come strumento per raggiungere la verità
ed arrivare alla salvezza dell’anima;
 (2) l’orientamento prioritario di tutta l’attività di don Bosco: la fanciullezza e la
gioventù. Per i ragazzi e per i giovani bisogna spendere molte forze, ed orientare molti
interventi.
Dalla gioventù dipenderà il bene della società;
NOVEMBRE
Partenza dei Missionari salesiani per l’Equatore - Il santo Padre ai Vescovi d’Italia - Perché vi è sempre il Papa? Pellegrinaggio degli operai francesi a Roma - Esplorazione della Terra del Fuoco - Grazia di Maria Ausiliatrice - Cooperatori
e Cooperatrici defunti nel 1886
DICEMBRE
A S. S. Leone XIII – Indulgenze - I Salesiani - I salesiani nell’Inghilterra - I salesiani a Trento - Lettera Argentina Esplorazione della Terra del Fuoco - Lettera II (seguito) - Auguri di felicità - Bibliografia.
I direttori di Bollettino Salesiano farebbero bene a conoscere meglio la figura di don
Giovanni Bonetti, scelto da don Bosco stesso a dirigerlo. Si scrisse di lui. “Aveva vero genio di
pubblicista. Mente aperta, vivezza d’immaginazione e penna sciolta, sapeva abilmente cogliere i
fatti, esporli, discuterli e trarne le opportune conclusioni. (…) Quando consentì di lasciarsi
fotografare, si fece ritrarre con la penna in èugno, <come soldato con le armi alla mano> [come
scrisse don Francesia]. Alla sua morte prematura. Don Rua in una lettera circolare lodava don
Bonetti come <uno dei più antichi collaboratori di don Bosco, operaio apostolico indefesso,
campione valoroso nel promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime, consigliere amorevole
per conforto e per consiglio>.
29 I numeri tra parentesi (1), che ricorreranno nei prossimi paragrafi, richiamano aspetti
di ‘visibilità’ cari a don Bosco,
28
intervento direttori bollettino salesiano
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17
 (3) il riferimento alla Chiesa per don Bosco assume sempre il volto del Papa
del momento e dei momenti presenti. Pio IX e Leone XIII sono i Papi con i quali ha
trattato per il bene della Chiesa e per il bene della sua Congregazione.
Le parole che accompagnano il Bollettino vanno, quindi, lette come un
riempimento tipografico o grafico.
Sono per don Bosco una chiave di lettura dei contenuti del Bollettino Salesiano.
Le espressioni riportate sono le seguenti:







Noi dobbiamo aiutare i fratelli a fine di cooperare alla diffusione della verità
(III S. Giov. 8)
Attendi alla buona lettura, all’esortare e all’insegnare (1 Tim. IV,18)
Delle cose divine la più divina quella si è di cooperare con Dio a salvare le anime (S.
Dionigi)
Un amor tenero verso il prossimo è uno dei più grandi ed eccellenti doni, che la divina
bontà faccia agli uomini (Il Dott. S. Franc. Di Sales)
Chiunque riceverà un fanciullo in nome mio, riceve me stesso (Matt. XVIIII,5)
Vi raccomando la fanciullezza e la gioventù; curatene con grande premura la
educazione cristiana; mettete loro sott’occhio libri, che insegnino a fuggire il vizio e a
praticare la virtù. (Pio IX)
Raddoppiate le forze e i vostri talenti a ritrarre l’infanzia e la gioventù dalle insidie della
corruzione e dell’incredulità, ed a preparare così una generazione novella (Leone XIII)
La seconda precisazione riguarda il numero delle pagine.
Sono 12 le pagine che costituiscono il Bollettino Salesiano; ma a queste vanno aggiunte
sempre un numero di altre pagine, variabile come quantità ma costante come presenza,
voluta alla fine di ogni fascicolo.
Porta l’intestazione (4) bibliografia.
Vengono segnalati libri, a volte ameni, altre volte scolastici, altre volte ancora
religiosi e spirituali. In alcuni casi queste pagine di Biblioteca occupano 5 o 6 pagine.
Va riconosciuto che dare tanto spazio alla Biblioteca di testi in un mensile di 12 pagine,
significa voler dare molto rilievo anche ad altre letture diverse dal Bollettino salesiano.
Va notato che non si presenta un’arida lista di libri.
Si presenta un commento, quasi una bibliografia <ragionata>, perché deve servire come
orientamento alla scelta che il lettore potrà compiere, ma anche per invogliare a cercare
non solo il Bollettino ma anche altri scritti.
Oggi sosterremmo che don Bosco era interessato ad un progetto integrato: una
pubblicazione promuove l’altra!30
Alle osservazioni enunciate fino a questo momento, vanno aggiunti altri commenti,
perché completano una prospettiva che interessa il tema di riflessione che stiamo
analizzando.
Valga a titolo di esempio la presentazione della BIBLIOTECA DELLA GIOVENTÙ
ITALIANA. “Si pubblicheranno nel 1888 dodici volumetti scelti tra i poeti de’ principali secoli
letterari.
Dono ad ogni associato all’anno in corso: La Poesia e il Cristianesimo di Luigi Leone e
l‘Introduzione allo studio della poesia del Martinengo ed Almanacco.
Gli associati che acquistano l’intera collezione in 204 volumi riceveranno in dono i seguenti:
Disegno storico della Letteratura italiana, la Storia della pedagogia in Italia, il Dizionario della
Lingua italiana del Sac. Dotto. Cerruti elegantemente legati in tela inglese.
30
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18
Risulta evidente dall’indice delle trattazioni che un posto singolare è riservato alle
informazioni che riguardano la (5) Missione salesiana e le (6) Missioni ad gentes.
Per una Congregazione giovane e costituita da giovani il richiamo delle missioni era
sentito come un avvenimento epico.
Tenere caldo il tema delle missioni - (non bisogna dimenticare che erano già passati già
12 anni, dalla prima spedizione!) - significava dare un significato alla vita di giovani,
pieni di buona volontà nel mettersi a disposizione del bene.
L’avventura missionaria, inoltre, suscitava, sul piano dell’immagine salesiana, un
interesse sempre nuovo, mentre si veniva a conoscere i Paesi sempre nuovi, dove si
insediava la comunità salesiana.
Da qui lo sviluppo vocazionale degli inizi.
Da qui i numerosi gruppi di benefattori che accompagnavano la crescita della
Congregazione, assicurando l’economia delle imprese educative e pastorali.
Da qui la simpatia anche delle istituzioni civili, che guardavano a don Bosco Educatore
dentro l’Italia e civilizzatore all’estero, dove vivevano molti italiani.
Da qui la richiesta di apertura di case che giungevano sul tavolo di don Bosco, da ogni
dove.
Il parlare delle (7) opere salesiane che iniziano nei vari posti è dare volto
concreto all’espansione.
Si dà perciò gran rilievo, si descrive la partenza da Torino, l’arrivo a destinazione, la
prima sistemazione e l’inizio del lavoro.
Si ritorna più sull’argomento, quasi per valutare la ricchezza di novità legata ad ogni
presenza.
I salesiani sono ricordati con nome e cognome, con competenze specifiche e qualifiche
civili ed ecclesiastiche.
Partecipano direttamente all’operazione di fondazione: sono gli iniziatori del bene!
Non sono … abbandonati … a se stessi.
Sentono attorno la simpatia dei confratelli, della gente e delle autorità.
Colpisce nella lettura del Bollettino Salesiano il richiamo frequente (8) ai
Cooperatori.
Non è qui il momento per affrontare il pensiero di don Bosco nei confronti dei
Cooperatori.
Il minimo che si può dire è che, per don Bosco, l’Associazione dei Cooperatori
rappresentò un modo pratico per giovare al buon costume e alla civiltà.
Esprime, quindi, anche una giustificazione ideale31.
Il Bollettino ha avuto fin dall’inizio un rapporto stretto con i Cooperatori.
Al punto che nel 4° Capitolo Generale della Congregazione, nell’anno 1886, si può leggere
quanto segue:
“Il Bollettino Salesiano ha per iscopo di mantenere vivo lo spirito di carità fra i
Cooperatori, di portare a loro conoscenza le opere compiute o da compiersi dalla pia
nostra Società, e di animarli a prestarle aiuto opportuno.
Pertanto si deve riguardare come l’organo della Società medesima”32.
Don Bosco è convinto che la vita e la vitalità dei Cooperatori sono collegate con
l’adesione completa al Superiore della Congregazione salesiana, con don Bosco stesso in altri
termini. Per questo scrive già nel secondo numero del Bollettino Salesiano del 1878, quasi per
rispondere alle critiche, reali o immaginate, le seguenti parole: “Tiriamo avanti impavidi,
imperciocché si Deus pro nobis quis contra nos? Se abbiamo Iddio con noi, chi potrà superarci?
Chi potrà impedire che l’opera nostra non sia da un esito felice coronata?”.
32 Cfr. Eugenio Ceria, Annali della Società Salesiana dalle origini alla morte di S. Giovanni
Bosco, vol. 1, p. 241.
31
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Rileggendo queste affermazioni, nasce l’interrogativo attorno a:
- come è pensato il rapporto con l’Associazione dei Cooperatori, oggi?
- come il Bollettino Salesiano sostiene la loro vita?
- come i Cooperatori sostengono concretamente (cioè: da un punto di vista di
diffusione, da un punto di vista di contenuti, da un punto di vista di economia, da un
punto di vista di corresponsabilità, ecc. ecc.) il Bollettino Salesiano?
Dall’analisi dell’indice di un’annata ricavo ancora un aspetto: l’invito a partecipare ad
(9) avvenimenti religiosi e civili, che superano la preoccupazione puramente
domestica!
E’ la strada per inserirsi nella vita della gente.
Riferire avvenimenti felici ed avvenimenti luttuosi è
 offrire una chiave di lettura cristiana della storia
 introdurre criteri evangelici nella convivenza sociale
 riportare l’attenzione all’universale
 ecc. ecc.
Per concludere la lunga analisi dei numeri del Bollettino salesiano dell’anno 1887
(l’analisi potrebbe essere estesa a tutte le annate!) sottolineo un ultimo elemento: (10) il
pensiero di don Bosco in un quasi articolo di fondo.
Tutto il contenuto del Bollettino salesiano, vivente don Bosco, è da riportare alla sua vera
fonte, cioè il nostro Fondatore.
Nell’insieme, poi, ha un posto singolare l’apertura del Bollettino a firma dello stesso don
Bosco.
Don Bonetti, direttore scelto da don Bosco, uomo (come si è detto) di grandi capacità,
non compare.
L’immagine che deve emergere è quella di don Bosco.
E’ il fondatore.
E’ la persona carismatica che indica il cammino.
E’ il padre di tutti, vicini e lontani, confratelli e cooperatori, amici e benefattori.
2. Quali evidenziazioni, oggi?
E’ chiaro che ci si ponga il problema, in maniera esplicita.
Cosa evidenziare?
Come evidenziarlo?
Da don Bosco all’oggi, che cosa merita essere conservato, rinnovato, aggiunto?
L’incontro che stiamo realizzando ha, tra l’altro, anche questa prospettiva.
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TERZA CONSIDERAZIONE
APPUNTI PER UNA TEORIA DELLA VISIBILITÀ
DELLA CONGREGAZIONE ATTRAVERSO IL BOLLETTINO SALESIANO
Premessa
Dalla storia di don Bosco e del Bollettino Salesiano vogliamo imparare la lezione,
confrontandoci con la nuova realtà della comunicazione che viviamo ai nostri giorni.
Il punto di attenzione è la ‘visibilità’: rendere il Bollettino visibile, operare non ‘perché’
sia visibile, quasi che quest’ultima rappresenti l’obiettivo centrale dell’edizione del
Bollettino; ma ‘in modo tale che’ risulti visibile.







Ciò significa che:
occupi il suo posto con dignità
esprima, cioè, l’originalità che le appartiene per vocazione e per tradizione, senza
diventare fotocopia di altre pubblicazioni, anche interessanti
sia presente nei problemi educativi e pastorali
si faccia riconoscere per un insieme di dati che lo caratterizzano:
 contenuti immediati e rispondenti alla concretezza della vita
 modo di presentarsi sia come veste tipografica
 sia come capacità giornalistica adatta ad un vasto pubblico che comprende
gente semplice e gente di cultura
rappresenti il volto della presenza salesiana
accompagni, idealmente, coloro che guardano a don Bosco come un riferimento per
alcune scelte di vita
ecc. ecc.
Le note che seguono sono state pensate come un sussidio, che intendo offrire ai
direttori di Bollettino Salesiano.
E’ il tentativo di raccogliere spunti che rientrano nell’alveo della qualità del Bollettino.
Questa si compone di attenzioni molteplici.




Mi muoverò attorno a quattro indicazioni:
una riflessione elementare sulla realtà ‘messaggio’
il messaggio è il risultato di un missaggio
curare messaggi riconoscibili
elencare i messaggi imprescindibili del Bollettino Salesiano.
20
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1°
21
Messaggio, cioè?
La visibilità è opera dell’intervento chiamato messaggio33.
Dove c’è messaggio, c’è anche visibilità.
Perciò, la cura del messaggio che si intende inviare è assicurazione di rendersi visibili ai
destinatari.
Intratteniamoci per qualche istante su questo rapporto tra visibilità – messaggio per
ricavare alcune regole fondamentali da applicare nelle più svariate circostanze.
1.1. Che cosa è ‘messaggio’?
Il messaggio è il contenuto della comunicazione, quando questa arriva a
destinazione, non solo materialmente, ma contenutisticamente.
Significa che quello che è inviato da una fonte che origina una comunicazione è stato
recepito correttamente.
Il messaggio risulta sempre essere una realtà complessa, per il tragitto che è chiamato a
compiere da un punto A ad un punto B.
In partenza, lungo il cammino e alla stazione di arrivo si possono verificare molti fattori
di disturbo, per cui il messaggio
 può non giungere
 può giungere distorto
 può non essere compreso nel suo contenuto.
1.2. Come si costruisce un messaggio?
La complessità del messaggio34 è legata alla strategia tipica del processo
comunicativo.
Alla base di tutto c’è una condizione indispensabile: una chiara immagine di sé, nel
caso specifico del Bollettino Salesiano, una chiara immagine istituzionale, della
Congregazione al cui servizio si pone.
Sarà la chiara immagine di sé a guidare i passi successivi, e cioè:
 I/ la capacità di compiere scelte univoche, con riguardo ai contenuti che
costituiscono la sostanza del messaggio, nonostante:
 la pluralità delle ragioni che concorrono in un determinato tempo e luogo, che
rischiano di far perdere o sbiadire l’immagine chiara di sé, che ha una
dimensione più vasta, come quella del Bollettino che è universale
 la pluralità dei modelli a cui ci si può ispirare, in quanto sono, per esempio,
molti i Bollettini possibili e realizzati anche al di fuori della realtà salesiana
(sarebbe sufficiente fare la lista dei Bollettini con i quali a volte ci si confronta,
con il rischio di concludere che … l’erba del campo del mio vicino è più verde
dell’erba del mio campo!)
33 Antonio COLASANTO, COMUNICAZIONE UMANA, Significati e rischi, Saggio di
comunicazione sociale e opinione pubblica, extra-commerciale, edizione a cura del CeMM, 1978,
passim.
34 Su tutto questo tema si può confrontare, a cura di Valeria Quaglione, Federico
Spantigati, Mario Unnia PROFESSIONE COMUNICATORE, Etaslibri, Milano 1991
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
22
la pluralità dei valori che si possono presentare ai propri destinatari, con una
variazione continua di riferimenti che vengono offerti, per non perdere un
pubblico che segue l’andamento … del mercato.
Questa prima indicazione interessa molto un direttore di Bollettino Salesiano, perché si
rivolge direttamente alla sua persona e alla sua formazione salesiana.
Se come editore di una rivista deve sviluppare la ‘curiosità del comunicatore’, come
direttore del Bollettino Salesiano deve essere interessato alla storia e alla vita salesiana
nel mondo intero: conoscitore del carisma di don Bosco, appassionato alla sua
esperienza, tenace nel fare proposte concrete.
Non è problema di integralismo.
E’ problema di competenza effettiva e riconosciuta.
Oserei dire che il direttore del Bollettino Salesiano deve far parte dell’elenco di coloro che
sono responsabili di formazione in una ispettoria.
Vale tanto quanto (forse di più) di un maestro di noviziato!

II/ la capacità di riferirsi a destinatari, a interlocutori, a pubblici ben definiti e
scelti per essere efficaci nei messaggi inviati.
Una certezza nell’ambito della comunicazione, oggi, è che la sua qualità dipende
molto, se non esclusivamente, dalla definizione dei propri interlocutori. Ciò comporta
una serie di operazioni necessarie:
 segmentare i pubblici che sono destinatari della nostra comunicazione,
riconoscendo che ogni gruppo è portatore di particolari interessi (leggere la
parola interessi in forma variegata, e cioè: esigenze, comportamenti, abitudini,
capacità di ascolto, aspettative specifiche, ecc. ecc.), che non vanno ignorati o
trascurati, nel momento comunicativo
 convincersi dell’urgenza di una mediazione da compiere: la coniugazione di un
equilibrio tra efficacia qualitativa ed efficacia quantitativa della
comunicazione. Bisogna imparare a parlare ai molti, ma nello stesso tempo
sapersi dirigere a ciascuno
 operare con interventi che siano vicini, il più possibile, agli interessi reali degli
interlocutori.
La preoccupazione di raggiungere efficacemente il destinatario esige, da parte del direttore
del Bollettino Salesiano, la valutazione di alcune priorità, sia di tipo culturale, sia di tipo
religioso spirituale.
Il punto di osservazione costituito dalla redazione di una rivista non è indifferente o
secondario nell’accostare i problemi, e nell’offrire le soluzioni.
Utilizzando parole serie e gravi, il direttore del Bollettino Salesiano è chiamato a farsi
esperto in umanità.
Deve saper curare l’immagine, ma ancor più la sostanza.
Deve saper dialogare con tutti, ma anche rivolgersi esplicitamente a ciascuno.
Esperto in umanità per noi significa ‘educatore alla don Bosco’.

III/ la capacità di verificare continuamente la corrispondenza tra messaggio che
si invia o si intende inviare, e obiettivo che si vuole o si deve raggiungere. In altre
parole, significa:
 organizzare il piano degli interventi.
 La visibilità, di cui stiamo parlando, non può essere lasciata al caso, né
può essere totalmente imposta.
 Non lasciata al caso: perciò è indispensabile la carta editoriale del Bollettino
Salesiano. Quest’ultima contempla l’insieme del Bollettino Salesiano, ossia
le varie sezioni, i vari autori, i singoli pezzi, ecc. ecc.
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

Non completamente imposta: perciò va misurata sull’analisi dell’ambiente
in cui cade il messaggio. Di fronte alle proposte ci può essere una doppia
reazione: di coloro che giudicano la proposta eccessiva rispetto alla soglia
di possibilità di chi la riceve; oppure, sul fronte opposto, la reazione di
coloro che la giudicano insignificante rispetto all’istituzione che la fa
propria.
puntare sulle priorità che interessano i contenuti e i destinatari.
 Non bastano contenuti sublimi o eccellenti o buoni. Devono essere
rispondenti all’obiettivo adeguato ai destinatari.
 Non è immaginabile parlare a tutti con le stesse parole, in forma efficace per
ognuno.
E’ chiaro che stiamo presentando una teoria della visibilità.
Si punta, perciò, in alto.
La prospettiva della perfezione indica la strada da percorrere, anche se il suo compimento
richiederà, oltre che impegno, anche tempo.
Le cose qui segnalate non devono scoraggiare il direttore del Bollettino Salesiano, ma
servono per tracciare una strada che è quella della qualità, dell’efficacia ed anche
dell’efficienza del suo lavoro.
A tutti i salesiani viene richiesto che si applichino alla formazione permanente.
Non può essere esente da questo impegno il direttore del Bollettino Salesiano.
Professionalmente qualificato.
1.3. La radice del messaggio.
Ogni messaggio impegna su due versanti:
 I/ la rilettura dei fatti.
Quanto è stato affermato parlando della ‘costruzione di un messaggio’, riporta alla
vita concreta, in cui si è immersi.
A partire dalla vita, sono da trovare i valori e le parole opportune.
Qui entra in gioco la sensibilità personale, la ricchezza di riferimenti umani e
culturali.
Un messaggio non vive che della ricchezza spirituale di colui che lo elabora e lo invia.
E’ un richiamo importante!

II/ la rielaborazione dell’esperienza e dei fatti.
E’ questa la fatica più importante sia degli autori, sia del direttore del Bollettino.
Dal momento che non è solo ‘informativo’, il Bollettino Salesiano curerà questa
capacità ‘formativa’.
Lo spirito di don Bosco emergerà dal racconto che nasce dall’interiorità.
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2°.
24
Un’operazione chiamata ‘missaggio’.
Il ‘missaggio’ 35 trova spazio in ogni intervento di comunicazione: quella personale
e quella di gruppo, quella di massa e quella virtuale.
E’ il motivo per parlarne.
2.1. Che cosa è il ‘missaggio’?
Noi siamo stati abituati a parlare con le parole.
La scuola ci ha aperto all’uso appropriato delle parole, degli aggettivi, degli avverbi.
Siamo, perciò, attenti alle sfumature del linguaggio, misurando parole aggettivi e avverbi,
ma anche toni di voce ed espressioni facciali.
Fare tutte queste cose insieme è il missaggio’.
Esemplificando, ci si può riferire alla capacità di guida di un’auto.
Comporta vedere in avanti e non mancare lo sguardo indietro, muovere i piedi destro e
sinistro a seconda delle esigenze del traffico, armonizzare nel contempo anche le mani sia
con il volante sia con la cloche per le marce, ecc.
E’ un gesto abbastanza complicato, che l’uso frequente ci rende abituale, semplice e
armonico.
Rimanendo nelle esemplificazioni, si consideri un brano filmato: c’è parola, c’è suono, c’è
immagine, c’è … un tutto insieme.
Un elemento sostiene l’altro.
Il risultato finale è un linguaggio nuovo, che chiamiamo globale.
Ci è facile pensare tutto ciò parlando di una sequenza filmica.
Ci sembra difficile, parlando di un prodotto su carta.
Le esigenze sono comuni.
Anche una rivista è una sequenza di parole, di colori, di immagini, di accorpamenti, di
rilevanze date o negate, personaggi conosciuti o meno, di firme importanti o meno, che
evocano realtà e aspettative, ecc. ecc.
Perciò è da imparare ‘l’operazione missaggio’
Vanno rispettate le sue regole.
Vanno conosciute le qualità fondamentali, per saperle, a tempo debito, applicare.
2.2. Le leggi fondamentali del missaggio.

Il missaggio è una tecnica, ma anche un atteggiamento interiore.
In quanto tecnica richiede che si apprenda la capacità di coordinamento e di
combinazione dei differenti elementi utilizzati.
Coordinamento e combinazione tra le varie parti, perché risulti:
 un prodotto armonioso,
 con respiro per i contenuti e per la disposizione grafica,
 piacevole a vedersi oltre che a leggere,
 che non stanchi ma offra motivi di riflessione,
 con alternanza tra le dominanti del messaggio,
 colorito,
 ecc.
35 Si possono trovare utili indicazioni in Pierre BABIN, Piccola grammatica dei media,
Editrice ELLE DI CI, 1993.
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
25
In quanto atteggiamento interiore, il missaggio è prima di tutto opera di uno spirito
vivo ed attivo.
‘Per missare bene bisogna essere un tecnico.
Per missare molto bene bisogna essere un artista.
Per missare in modo geniale bisogna essere tecnico, artista e creatore’36.
Ciò che è richiesto è realizzare nel proprio spirito il coordinamento e la coordinazione
dell’insieme.
Fare unità dentro.
Sarà possibile, poi, fare unità fuori37.
La comunicazione non sono gli strumenti.
La comunicazione è lo spirito.
36
37
Cfr. Pierre BABIN, op. cit. pag. 106.
Mi piace citare una pagina di Jean-Pierre Dufreigne, citato da P. BABIN, op. cit. pagg.
114-115.
“La torre di Nam June Paik è una bellissima parabola: da un lato evoca Babele, dall’altro
annuncia un’unità nella diversità, unità grazie all’alternanza dei ritmi e delle preponderanze,
unità grazie alla musica.
J.-P. Dufreigne, in un articolo intitolato NOMBRIL EN PERIL, descrive – non senza forzature –
l’epopea di Babele:
<<In quel tempo, a Babele, Dio decise di dare ordine al disordine universale. Separò le lingue
come aveva già separato le tenebre e la luce.
All’ebraico affidò la sua parola. Al greco la filosofia. Al latino il diritto. L’arabo numerò e diede un
nome alle stelle. L’inglese inventò le parole delle imbarcazioni a vela. Lo spagnolo propagò la fede
sulla punta della spada nel mondo intero. Il tedesco si impossessò dell’Austria poi di Kafka.
L’italiano cantò all’opera. L’americano scrisse sceneggiature cinematografiche. Al francese toccò in
sorte il compito più arduo.
La sua chiarezza e la sua precisione ne fecero il mezzo sognato per lo studio delle pieghe
dell’ombelico.
Le lingue sono gelose. Ognuna rosicchia il territorio dell’altra.
La lingua francese ha conservato la propria purezza originaria e ha perseverato nella descrizione
esaustiva dell’ombelico nazionale, visto come patrimonio culturale mondiale …>>.
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3°.
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La qualità del messaggio.
Un messaggio contiene sempre significati che provengono dalle particolari
caratteristiche della personalità di coloro che lo inviano.
I significati si infiltrano nelle parole e nei gesti, nelle immagini e nelle sequenze,
esagerandone e modificandone il senso.
Il messaggio come tale è significante solo a livello di precodificazione e di decodificazione,
cioè la relazione del senso al significato è data sempre dalle regole di un codice
interpretativo convenzionale.
In assenza di un codice il senso perde il carattere proprio di significare qualcosa di
differente e appare così ciò che è in se stesso: un’entità senza senso.
Proviamo a ripensare la stessa esperienza di don Bosco con mamma Margherita e la
parola ‘clavigero’, riferita a san Pietro.
Il segno-parola per mamma Margherita manca di un codice di comprensione.
Non dice nulla.
Non comunica.
E’ inespressivo.
Il messaggio, che è costituito sempre dall’organizzazione complessa di molti segni,
deve perciò essere immediato.
Da questo punto di vista i messaggi possono essere:
 riconoscibili, oppure
 opacizzati.
Daniel Druesne38 con fine umorismo, ma con capacità di comunicazione, scrive:
“Il Francese parla per dire il proprio pensiero, l’Arabo per nasconderlo, e l’Africano per
piacere”.
Il messaggio per provocare ha bisogno di essere riconoscibile.
Se diventa opaco, vago o ambiguo non raggiunge lo scopo che gli è affidato.
Come le parole non devono tradire il pensiero, così i segni (qui vanno collocate le parole,
le immagini, le scelte di sequenza, le sottolineature, gli ingrandimenti, le aperture di u
testo, ecc. ecc.) non possono deviare dall’intenzione che li guida.
38
Daniel DRUESNE, Communication humaine aujourd’hui, 1982, pag. 7
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4.
27
Messaggi fondamentali per il Bollettino Salesiano.
Inizio un tema che lascio totalmente aperto, alla ricchezza di esperienza di ciascun
direttore di Bollettino Salesiano, e alla sensibilità culturale legata alla storia e alla
geografia dei diversi Paesi.
Indico alcuni dei messaggi che stimo fondamentali per il Bollettino Salesiano.
I.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano.
Non entro nei particolari sul come costruire questo messaggio, sia da un punto di
vista tecnico, sia da un punto di vista contenutistico.
Evidentemente al centro e il fuoco del movimento è rappresentato da don Bosco,
dalla sua esperienza, dalla sua santità, dalla sua molteplice attività, che ricopre
molti campi della vita umana e cristiana.
Un movimento che trova la sua forza nello spirito di don Bosco e nello spirito
salesiano.
Le figure concrete che esprimono questo spirito sono varie e differenti: figure
storiche e figure contemporanee.
C’è tutta una galleria possibile di personaggi che esprimono la ricchezza di vita
salesiana.
Accanto alle persone ci sono, poi, le molte istituzioni che hanno don Bosco come
riferimento ed ispirazione: è il tema della Famiglia salesiana di don Bosco.
In altra circostanza, ho fatto parola degli amici del Bollettino Salesiano.
Vanno utilizzate al massimo le potenzialità che vivono dentro e attorno ad un
Bollettino Salesiano.
La rapida analisi portata sull’annata del Bollettino Salesiano (anno 1887) ha
messo in evidenza questa scelta di don Bosco stesso.
II.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano centrato sull’educazione dei
giovani.
E’ il messaggio più evidente da far emergere da tutte le pagine del Bollettino
Salesiano.
Costituiamo un movimento educativo.
Promuoviamo un movimento educativo.
Coinvolgiamo persone, gruppi e istituzioni sulla sfida rappresentata oggi, in tutto il
mondo, della capacità educativa degli adulti, in vista di un millennio più ricco di
umanità.
La nostra non è (mi si lasci passare la parola non completamente corretta!) una
filosofia sull’educazione.
E’ il Sistema Preventivo di don Bosco.
E’ pedagogia.
E’ metodologia educativa.
E’ spiritualità.
Di Sistema Preventivo, oggi, hanno bisogno sia gli adulti che i giovani.
C’è bisogno di Sistema Preventivo nelle istituzioni civili ed ecclesiastiche.
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In un momento in cui il fatto educativo e la relazione educativa, l’impegno in
educazione e la sua organizzazione soffrono di mancanza di persone, come dice
don Bosco, <<totalmente consacrate al bene dei giovani>>, una promozione
sistematica e un’applicazione concreta delle esigenze del Sistema Preventivo ai
differenti contesti di vita, potrebbe indicare la ‘visibilità’ più interessante del
Bollettino Salesiano.
III.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano che punta prevalentemente
sull’evangelizzazione del cuore.
Mi rendo conto che l’espressione non ci è abituale.
D’altro canto, risponde all’indicazione salesiana di san Francesco di Sales.
Puntare sull’evangelizzazione del cuore, a mio avviso, significa:
- guardare alla sostanza delle cose
- porre al centro del rapporto l’esperienza quotidiana della vita
- offrire orientamenti e criteri per sapersi collocare nel contesto dei problemi
e delle speranze
- puntare sugli aspetti positivi che abitano nel cuore delle persone e nella
sostanza delle cose e degli avvenimenti
- preoccuparsi di una religiosità semplice ed immediata
- presentare la felicità come un obiettivo alla portata di tutti, anche se ha un
costo, a volte alto
- aprire l’esperienza al Trascendente, a Dio, alla fede, alla comunità dei
credenti, al contagio della carità, alla paternità di Dio che provvede ed
accompagna in tutto
- aprire il Trascendente ai dolori e alle gioie della povera gente
- aiutare nella scelta vocazionale giovani e adulti
- ecc. ecc.
L’evangelizzazione del cuore comporta un’infinità di altri elementi.
Mi interessava fare da apripista.
Ai direttori di Bollettino Salesiano il compito di arricchire e concretare.
IV.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano, educativo e religioso, con una
particolare metodologia: coinvolgere.
Don Bosco ha avuto il carisma di coinvolgere una massa di collaboratori.
Tra questi occupano un posto singolare gli stessi giovani.
Ha avuto schiere di volontari nelle sue case: uomini e donne, giovani e adulti,
ecclesiastici e laici.
Si è creato anche dei cooperatori.
Per loro ha voluto un’associazione tipica ed originale.
Ha avvinto gli altri, portandoli fuori dalle preoccupazioni di chiusura su se stessi,
e aprendoli alla missione educativa ed evangelizzatrice a favore degli altri.
Ha dato inizio alle missioni ad gentes.
Ne ha fatto un’epopea, facendo sentire a tutti la gioia e l’entusiasmo di potere e
sapere donare.
La riflessione può e deve continuare, ritrovando i messaggi più significativi che il
Bollettino Salesiano può inviare, nel territorio in cui vive, e nel mondo attraverso le intese
possibili a questo livello di incontro.
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CONCLUSIONE
Per concludere, cito una fonte non salesiana39 per esprimere una certezza di don
Bosco.
“E’ tipico il caso di quel sant’uomo che fu Bartolo Longo, il cui nome resterà legato in
perpetuo al santuario della Madonna di Pompei.
Venuto a trovare don Bosco non si sa bene se nel 1884 o nel 1885, lo interrogò quale
fosse il segreto, con cui aveva conquistato il mondo.
- Ecco il mio segreto, rispose don Bosco: mando il Bollettino Salesiano a chi lo vuole e a
chi non lo vuole.
Fu per il suo interlocutore una rivelazione.
Egli non aveva ancora avvertito la potenza della stampa; ma tornato a Valle di Pompei,
migliorò la tipografia che già aveva, accrebbe il numero delle macchine e moltiplicò le
copie del suo periodico bimestrale intitolato IL ROSARIO E LA MADONNA DI POMPEI.
Da quattromila che erano queste nel 1884, le portò in dieci anni a settantaduemila.
Per tale motivo don Bosco viene considerato laggiù come colui che <<segnò il passo alla
seconda tappa del periodico si Pompei>>”.
Il 17 settembre del 1885, al suo Consiglio della Congregazione, Don Bosco parlò
del Bollettino Salesiano come di ‘potentissimo mezzo per i miei scopi’40.
Nel terzo Capitolo Generale della Congregazione, svoltosi nell’anno 188341, don Bosco
aveva già affermato:
“A noi, non importa il ricevere cento lire di più o di meno, ma conseguire la gloria di Dio.
Per questo, se i Governi non ci metteranno incaglio, il BOLLETTINO SALESIANO diverrà
una potenza, non già per se stesso, ma per le persone che riunirà”.
Agli Ispettori e ai direttori del Bollettino Salesiano il rendere operative le parole del
nostro Padre e Fondatore.
Antonio Martinelli
Roma, 26 novembre – 5 dicembre 1998
Incontro mondiale Direttori Bollettini Salesiani
39 Cfr. rivista dal titolo: Il Rosario e la Madonna di Pompei, anno 41, quad. 5, sett.-ott.
1934, pag. 280
40 Citazione presa da Eugenio Ceria, Annali, vol. 1°, pag. 240
41 Cfr. MB XVI capo XV, pp. 411-436: PENSIERI E LETTERE DI DON BOSCO. Alla pagina
413 si legge l’espressione riportata sopra.
intervento direttori bollettino salesiano
c:\martinelli\comunicazione\QUALE VISIBILITÀ DELLA CONGREGAZIONE SALESIANA ATTRAVERSO IL BS
INDICE
QUALE VISIBILITÀ DELLA CONGREGAZIONE SALESIANA
ATTRAVERSO IL BS
PREMESSA
l’opera di don Bosco (pag. 1)
un’annata del Bollettino salesiano (pag.2)
teoria della visibilità (pag. 2)
PRIMA CONSIDERAZIONE
L’OPERA DI DON BOSCO NELL’AMBITO DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE
1.
2.
3.
Le realizzazioni di don Bosco in fatto di stampa. (pag. 3)
Il contesto entro cui si è mosso don Bosco (pag. 5)
2.1. Cultura popolare e Chiesa. (pag. 5)
2.2. L’opera di don Bosco e la cultura popolare (pag. 6)
Don Bosco editore. (pag. 8)
3.1. Giudizio globale sull’impegno editoriale di don Bosco (pag. 8)
3.3. La coscienza di don Bosco editore (pag. 9)
3.3. L’attività editoriale di don Bosco (pag. 10
3.4. Circolarità tra strumenti di diffusione e assetti istituzionali (pag. 11)
3.5. Un sogno rimasto nel cassetto (pag. 12)
3.6. L’impresa del Bollettino Salesiano (pag. 13)
SECONDA CONSIDERAZIONE
1887: BOLLETTINO SALESIANO E IMMAGINE DELLA CONGREGAZIONE (pag. 15)
2. Evidenziazioni che si desumono dalla stesura del Bollettino Salesiano,
vivente ancora don Bosco. (pag. 16)
2. Quali evidenziazioni, oggi? (pag. 19)
TERZA CONSIDERAZIONE
APPUNTI PER UNA TEORIA DELLA VISIBILITÀ
DELLA CONGREGAZIONE ATTRAVERSO IL BOLLETTINO SALESIANO
Premessa (pag. 20)
1°
Messaggio, cioè? (pag. 21)
1.1. Che cosa è ‘messaggio’? (pag. 21)
1.2. Come si costruisce un messaggio? (pag. 22)
1.3. La radice del messaggio. (pag. 23)
2°.
Un’operazione chiamata ‘missaggio’. (pag. 24)
2.1. Che cosa è il ‘missaggio’? (pag. 24)
2.2. Le leggi fondamentali del missaggio. (pag. 24)
3°.
La qualità del messaggio. (pag. 26)
4°.
Messaggi fondamentali per il Bollettino Salesiano. (pag. 27)
V.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano. (pag. 27)
VI.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano centrato sull’educazione dei
giovani. (pag. 27)
VII.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano che punta prevalentemente
sull’evangelizzazione del cuore. (pag. 28)
VIII. Offrire l’immagine di un movimento salesiano, educativo e religioso, con
una particolare metodologia: coinvolgere. (pag. 28)
CONCLUSIONE (pag. 29)
30