« Riformulare i termini con cui le questioni sono costituite socialmente (ed eventualmente sottoposte ai ricercatori delle scienze sociali da parte dei loro committenti), chiarire le nozioni di base ed arricchire il quadro analitico con l’introduzione di nuovi principi di variazione… sono questi i maggiori obiettivi della ricerca in sociologia » (Everett C. Hughes, 1971). La tesi e la relazione finale La ricerca bibliografica E la prima fase del lavoro : consultare le Enciclopedie e i Dizionari di sociologia o di scienze sociali ; consultare il/i Manuali di sociologia generale o delle sociologie particolari; Consultare le riviste principali (Rassegna italiana di sociologia, Polis ecc.) attraverso lo spoglio sistematico degli indici generali delle annate, contenuti in genere nell’ultimo numero della rivista per l’annata in considerazione. A. Il piano della tesi E’ importante cominciare « immaginandosi » la tesi, che deve riferirsi ad una struttura standard : Introduzione con indicazioni relative alla metodologia adoperata nel lavoro (ricerca bibliografica, lavoro etnografico, uso di fonti statistiche o di altra natura, ecc.). Prima parte con l’analisi della letteratura sull’argomento e l’esplicitazione argomentata del problema che si vuole analizzare, che dovrà essere “inquadrato” all’interno della letteratura esistente; Seconda parte con l’analisi del caso o del problema specifico oggetto della tesi, ottenuta confrontando tutte le fonti impiegate (letteratura, lavoro etnografico, fonti statistiche, ecc.), e deve essere fondata su di esse; Conclusioni, in cui si traggono i fili dei ragionamenti, si formula un’ipotesi, si fanno delle affermazioni fondate. Occorrerà qui ricapitolare e riordinare logicamente i temi emersi dall’analisi dei punti-chiave.. B. Lo stile della tesi AUTORE E TITOLO Devono essere indicati con chiarezza e devono assumere rilevanza attraverso la grafica Ogni capoverso è contrassegnato dalla rientranza che si ottiene usando il pulsante del tabulatore. ALESSANDRO MONGILI USO E SIGNIFICATO DEI DISPOSITIVI TECNICI. LA SOCIOLOGIA E LA SEMIOTICA NON STRUTTURALISTA NELL’ANALISI DEI CONFINI NATURALIZZATI DELLA TECNICA. Per la tradizione prevalente nella nostra cultura, ma anche per il senso comune, alla tecnologia si attribuisce una sfera d’azione che è determinata dalla sua natura intrinseca, dalla sua “essenza”. Alla tecnica vengono attribuite qualità uniche, necessarie ed invarianti, la cui esistenza stessa spiega, da sola, il suo emergere come fenomeno complessivo e il suo sviluppo. Ciò significa, in particolare, che le immagini della tecnica prodotte all’interno di questa visione si fondano sulla separazione radicale fra tecnica e società e sull’esclusione dell’ambito della produzione dei dispositivi tecnici dal campo dell’indagine delle scienze sociali. La tecnologia è data per acquisita, come se venisse prodotta all’interno di un ambito a-sociale rispetto al quale è inutile indagare, poiché appare governato da logiche immanenti di tipo deterministico. In questo contesto – esattamente come nei discorsi di senso comune o giornalistici – il problema maggiore appare quello dell’influenza della tecnologia sulla ATTENZIONE: Ogni parte della tesi deve essere caratterizzata da specifiche titolazioni: TITOLO DELLA TESI (ES.: WEBER E TOCQUEVILLE, UN CONFRONTO) TITOLI DEI “CAPITOLI” (ES.: INTRODUZIONE; CAPITOLO I. WEBER E LO SPIRITO DEL CAPITALISMO; CAPITOLO VIII. ALEXIS DE TOCQUEVILLE ALLA SCOPERTA DELL’AMERICA; CONCLUSIONI) Titoli dei paragrafi (es.: Le associazioni in America e il loro significato per la democrazia) LE TITOLAZIONI DEVONO ESSERE CHIARAMENTE DISTINTE DAL CORPO DEL TESTO D Come citare i testi: I testi si citano, per esteso, PREFERIBILMENTE in nota: I LIBRI CITATI Cognome, Nome, Titolo del libro, Casa editrice, Luogo di pubblicazione, anno di pubblicazione. Esempi: Constant, E.W., The Origins of the Turbojet Revolution, John Hopkins University Press, Baltimore, 1980. OPPURE Constant, E.W. [1980], The Origins of the Turbojet Revolution, John Hopkins University Press, Baltimore. I TESTI SI CITANO SEMPRE NELLA LINGUA ORIGINALE IN CUI SONO STATI PUBBLICATI. SE ESISTE UNA TRADUZIONE ITALIANA SI FA COSI’: Berger, P.L., e Luckmann, T. [1966, it. 1973], The Social Construction of Reality. A Treatise in the Sociology of Knowledge, Doubleday and Co., Garden City, New York; ed. it. La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna. OPPURE, SE ESISTE SOLO IN ORIGINALE Berger, P.L., e Luckmann, T., The Social Construction of Reality. A Treatise in the Sociology of Knowledge, 1966, Doubleday and Co., Garden City, New York; ed. it. La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna, 1973. GLI ARTICOLI CITATI 1. 2. TRATTI DA UNA RIVISTA: Cognome, Nome, [Anno di pubblicazione], “Titolo del saggio o dell’articolo”, Nome della rivista, anno di pubblicazione, N° della rivista, numeri di pagina iniziale e finale del saggio all’interno della rivista. TRATTI DA UN VOLUME COLLETTANEO: Cognome, Nome, dell’autore o degli autori del saggio o dell’articolo, [Anno di pubblicazione], “Titolo del saggio o dell’articolo”, Cognome, Nome, dell’autore del libro (nel caso in cui gli autori siano molti, del primo autore seguito da et al. In corsivo), Titolo del libro, Casa editrice, Luogo di pubblicazione, numeri di pagina iniziale e finale del saggio all’interno del libro. ESEMPI: 1. Gingras, Yves, [2000] “Pourquoi le ‘programme fort’ est-il incompris? », Cahiers internationaux de Sociologie, 2, pp. 235-255. 2. Elzinga A., Jamison A:, [1994], “Changing Policy Agendas in Science and Technology”, in J.C. Petersen et al. (a cura di), Handbook of Science, Technology and Society, Sage, Newbury Park-London, pp. 465-89. E. LA BIBLIOGRAFIA FINALE. La bibliografia finale deve contenere tutte le fonti utilizzate nel lavoro che sia possibile reperire in forma pubblica (libri, riviste, giornali, volantini, siti internet ecc.), presentati in ORDINE ALFABETICO. F. Dati etnografici Le interviste devono essere presentate in modo che non sia possibile risalire agli intervistati, per rispetto della privacy e della deontologia professionale propria ai sociologi. Nel caso in cui si studi un’organizzazione o una piccola comunità, il candidato eviterà di nominarle o di renderne possibile l’individuazione.