Veneranda Arca di S. Antonio SOTTOLINEATURE STORICO-ARTISTICHE MADONNA COL BAMBINO TRA I SANTI Attribuito a Jacopo da Montagnana 1493 Leopoldo Saracini della Presidenza dell’Arca del Santo descrive così le caratteristiche storiche e artistiche di quest’opera: «L'affresco raffigura la Madonna adorante il Bambino Gesù tra i nonni, i santi Gioacchino e Anna, genitori di Maria. Vi compare genuflesso, con un lungo cartiglio in mano, il committente, padre Nicolò Grasseto, padovano, frate nel vicino convento del Santo. L'affresco è databile al 1493 ed è comunemente attribuito a Jacopo Parisati da Montagnana (Montagnana, 1440/1443 – Padova, 1499). Ancora adolescente, il pittore si trasferì a Padova per imparare il mestiere nella bottega di tal Francesco Brazalieri, un pittore bolognese poco conosciuto. Ma certamente il suo punto di riferimento artistico più grande e importante fu il padovano Andrea Mantegna, che tra il 1457 ed il 1459 dipinse a Padova gli affreschi della Cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani e a Verona la pala per l'altare maggiore della basilica di San Zeno. Jacopo da Montagnana fu membro della corporazione dei pittori padovani dal 1469. Fu un artista molto attivo eseguendo dipinti nelle chiese e nei conventi del padovano, ma quelli che sono considerati i suoi capolavori sono gli affreschi tuttora conservati nel Santuario di Monteortone, ad Abano Terme, e la decorazione della Cappella Barozzi del Palazzo Vescovile, oggi inserita nel Museo Diocesano di Padova. L'affresco votivo appena restaurato, inserito sull'intradosso di un pilastro sul lato sinistro della navata centrale, è da ritenersi contemporaneo al ciclo pittorico - purtroppo perduto che il Parisati realizzò per decorare il Chiostro del Noviziato del convento costruito tra il 1474 e il 1482». Il direttore dei lavori di restauro, Lamberto Briseghella, si sofferma su alcuni particolari dell’affresco: - il libro raffigurato nell' affresco ricorda il primo libro a stampa in Padova (1473); - il paesaggio a destra ricorda lo Stato da mar della Serenissima e il “periodo veneziano” di Jacopo; - l'altro paesaggio turco ricorda Gentile Bellini di ritorno a Venezia nel 1481 dopo tre anni a Costantinopoli alla corte di Maometto II (il grande sultano fondatore dello stato saraceno e di molti ospedali, case per anziani, moschee e scuole) e la conquista veneziana di Cipro del 1489 con l’infelice storia di Caterina Cornaro, sposa di Stato al Lusignano a 14 anni, a Cipro vedova incinta di un bimbo morto ad un anno; Ufficio stampa Messaggero di Sant’Antonio Editrice Tel. 049-8225926 – [email protected] – Mob. 380-2038621 Veneranda Arca di S. Antonio - Il committente, Nicolò Grasseto (1450-1516), è ritratto sulla destra dell’affresco, fuori scala. Frate potente e prepotente, massaro dell'Arca, rettore del convento, aiuto di Ludovico Gonzaga e capo a lungo del Sant'Uffizio di Padova. Il “solertissimo inquisitor e castigator dell'iniqua eresia” si fa ritrarre con un cartiglio sulla ortodossia scritto in latino, non certo comprensibile ai poveri e al popolo in genere. Sono gli anni della cacciata dei Banchi ebrei per l'apertura dei Monti di pietà, ma non ancora quelli dello studente nolano Algeri, di Campanella e infine di Galilei. Napoleone nel 1796 ruba, tra altre opere italiane, l'archivio dell'Inquisizione padovana, calando il sipario a ogni nostra curiosità sul Grasseto e sull’attività del Sant’Uffizio nella città del Santo. Ufficio stampa Messaggero di Sant’Antonio Editrice Tel. 049-8225926 – [email protected] – Mob. 380-2038621