LA PREGHIERA EUCARISTICA
L'azione che scandisce la vita quotidiana del prete è la celebrazione
eucaristica. Dunque essa scandisce anche la sua preghiera e il suo rapporto
con il Signore. La celebrazione eucaristica è il momento nel quale colui
che presiede e la comunità tutta vivono l'incontro per eccellenza con il
Risorto, poiché egli si rende presente sacramentalmente.
Potrebbe essere fruttuoso allora prendere in considerazione la Preghiera
eucaristica della messa, preghiera che comincia dal prefazio e termine con
la dossologia prima del Padre nostro. E magari riflettere e meditare una
delle preghiere eucaristiche o anche solo un prefazio tenendo come
riferimento privilegiato il testo di Eb 4,14-5,10:
“Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è
passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma
la professione della fede. 15Infatti non abbiamo un sommo
sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze:
egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso
il peccato. 16Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della
grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere
aiutati al momento opportuno.
Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli
uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per
offrire doni e sacrifici per i peccati. 2Egli è in grado di sentire
giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e
nell'errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. 3A causa di
questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso,
come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è
chiamato da Dio, come Aronne. 5Nello stesso modo Cristo non
attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli
disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì 6come è
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detto in un altro passo: Tu sei sacerdote per sempre, secondo
l'ordine di Melchìsedek.
Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche,
con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e,
per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. 8Pur essendo
Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì 9e, reso perfetto,
divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli
obbediscono, 10essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote
secondo l'ordine di Melchìsedek.”
Sarebbe utile avere come orizzonte di riflessione il nuovo (edizione 2002)
Ordinamento generale del Messale Romano che rappresenta non solo
un’indicazione normativa della pratica celebrativa ma anche e soprattutto
un’attenzione al senso liturgico spirituale della preghiera eucaristica.
“Cristo infatti prese il pane e il calice, rese grazie, spezzò il pane e li
diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete, mangiate, bevete: questo è il
mio Corpo; questo è il calice del mio Sangue. Fate questo in memoria di
me. Perciò la Chiesa ha disposto tutta la celebrazione della Liturgia
Eucaristica in vari momenti, che corrispondono a queste parole e gesti di
Cristo.
Infatti:
1. Nella Preparazione dei Doni, vengono portati all’altare pane e vino
con acqua, cioè gli stessi elementi che Cristo prese tra le Sue mani.
2. Nella Preghiera Eucaristica si rendono grazie a Dio per tutta l’opera
della salvezza, e le offerte diventano il Corpo e il Sangue di Cristo.
3. Mediante la frazione di un unico pane si manifesta l’unità dei fedeli,
e per mezzo della Comunione i fedeli si cibano del Corpo e del
Sangue del Signore, allo stesso modo con il quale gli Apostoli li
hanno ricevuti dalle mani di Cristo stesso”.
(Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 72).
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Un richiamo al momento dell'offertorio che precede il Prefazio è senz'altro
utile per legare la memoria della Pasqua e di tutta la Preghiera eucaristica
al grazie per i doni del creato e del lavoro umano che diventano presenza
reale del Signore.
“Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo:
dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane (vino)
frutto della terra e del lavoro dell’uomo:
lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna (bevanda di
salvezza).
(Benedetto nei secoli il Signore.)”
Le due preghiere di preparazione (che il sacerdote, secondo quanto è
prescritto nel messale, recita sottovoce) cominciano con una lode del
creatore. Il pane e il vino vengono designati come suoi doni.
Anche qui vale la parola della Lettera di Giacomo: “Ogni buon regalo e
ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce” (1,17).
Il pane è da secoli l’alimento base. Esso rende possibile la vita, è il primo
tra i viveri; senza alimentazione l’uomo deve morire. Così nel dono del
pane c’è un riferimento a Dio come creatore, conservatore e amico della
vita. Lo stesso vale per il vino, il quale, nell’antico Israele, era insieme
alimento, genere voluttuario e farmaco.
Chi riflette su questo carattere di dono dell’alimentazione ringrazia.
Ma ringraziare Dio significa pregare. La preghiera del pasto è diventata
antichissimo uso dell’umanità, uso che ancor oggi è pieno di significato.
Così è propria del pasto una componente religiosa, una specie di
Consacrazione. Esso fonda comunione e amicizia, pace e gioia.
Così esso poté diventare per Cristo il segno visibile di quel banchetto nel
quale egli stesso diventa cibo, nel quale egli dona agli uomini comunione
con il Dio trino e tra loro, e dà un pegno del banchetto di nozze eterno.
Le preghiere di preparazione rimandano tuttavia non solo al Dio creatore
ma anche all’uomo, che con faticoso lavoro coltiva grano e uva, che
raccoglie e lavora i loro frutti fino a che questi diventano alimenti che
fanno bene.
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Noi sacerdoti non facciamo la fatica di lavorare la terra, quindi diventa
nostro compito aiutare il lavoro a diventare sacro, ringraziamento del
ricevuto. Tocca a noi non tanto sgridare chi non viene in chiesa, ma
portarne il ricordo in sussidiarietà nostra. L’altare è profumato dal lavoro,
dalle fatiche, dalle gioie e incomprensioni dei lavori di tutti. A noi
ricordarlo a nome di tutti.
“Deposte le offerte sull’Altare e compiuti i riti che accompagnano questo
gesto, il sacerdote invita i fedeli a unirsi a lui nella preghiera e pronunzia
l’orazione sulle offerte: si conclude così la Preparazione dei Doni e si
prelude alla Preghiera Eucaristica”. (OGMR 77)
Per i Riti di Offertorio, quando non si usa l’incenso, l’assemblea rimane
seduta sino all’orazione sulle offerte.
Ma in molte comunità è ancora diffuso l’uso di alzarsi solo all’invito del
sacerdote, “Il Signore sia con voi”, con il quale si dà inizio al prefazio.
La preghiera sulle offerte è preghiera presidenziale, viene pronunciata a
voce alta dal sacerdote, con le braccia allargate, a nome di tutta la
comunità che, quindi, esprime la sua partecipazione stando in piedi e
rispondendo “Amen”.
Quindi anche se non è introdotta, come per la preghiera di colletta,
dall’esortazione esplicita “preghiamo”, al suo inizio ci alziamo tutti in
piedi: un modo semplice per esprimere nel gesto il comune sacerdozio
battesimale.
La preghiera eucaristica
“A questo punto ha inizio il momento centrale e culminante dell’intera
celebrazione, vale a dire la Preghiera Eucaristica, cioè la preghiera di
azione di grazie e di santificazione.
Il sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore nella
preghiera e nell’azione di grazie, e lo associa a sé nella solenne preghiera
che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge al Padre per mezzo di Gesù
Cristo. Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea si unisca
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insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il
sacrificio”. (OGMR 78)
Ed eccoci giunti al cuore della Celebrazione Eucaristica che è memoriale
della Pasqua di Gesù, del Suo sacrificio sulla croce e della Sua
Risurrezione gloriosa.
Le diverse narrazioni neotestamentarie della Cena Pasquale sono concordi
nell’affermare che Gesù “prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai
suoi discepoli dicendo: prendete, mangiatene… e bevetene tutti. Questo è
il mio corpo, questo è il mio sangue che è per voi”.
La sequenza di tali azioni (prendere il pane e il calice, rendere grazie al
Padre con una preghiera di benedizione, spezzare il pane e distribuire pane
e calice ai presenti) viene assunta dalla comunità ecclesiale riunita per fare
memoria di questo evento di salvezza, perché, attraverso la partecipazione
a questo dono d’amore, la forza della Pasqua di Gesù continui a rinnovare
il mondo.
Con i Riti di offertorio infatti l’assemblea celebrante ha “preso il pane e il
calice”, ora, con la grande Preghiera Eucaristica, dà voce, in Cristo Gesù,
al rendimento di grazie al Padre e, in questa preghiera di benedizione, la
Chiesa esprime la sua fede, la sua carità nella beata speranza, rendendo a
Dio, per Cristo nello Spirito, ogni onore e gloria.
Rendere grazie, per la Chiesa, significa collocare la propria preghiera
all’interno di una storia attraverso la quale Dio si è progressivamente
andato rivelando come il Dio dell’alleanza.
Vuole cioè dire “far memoria” del suo amore per noi, nel senso profondo,
di continuare, da parte di Dio, un gesto di salvezza, e di confessare, da
parte della comunità ecclesiale, che Dio è Signore della storia e del cosmo
e amante dell’uomo.
La Preghiera Eucaristica è pertanto il luogo privilegiato della Professione
di Fede di un popolo e, insieme, momento di grazia con cui Dio ci
costituisce popolo dell’alleanza.
Rendere gloria a Dio manifesta la forma più alta e più vera del nostro
parlare di Dio, quella che maggiormente esprime la totale gratuità di un
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dono da cui non possono che sgorgare l’adorazione e il rendimento di
grazie.
La struttura della Preghiera Eucaristica è descritta al numero 79 di
OGMR:
“Gli elementi principali di cui consta la Preghiera Eucaristica si possono
distinguere come segue:
1. L’Azione di Grazie (che si esprime principalmente nel Prefazio): il
sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glorifica Dio Padre e gli rende
grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche aspetto particolare, a
seconda della diversità del giorno, della Festa o del Tempo.
2. L’Acclamazione: tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti, canta
o recita il Santo. Questa Acclamazione, che fa parte della Preghiera
Eucaristica, è pronunziata da tutto il popolo con il sacerdote.
3. L’Epiclesi: la Chiesa implora con speciali invocazioni la potenza divina,
perché i doni offerti dagli uomini vengano consacrati, cioè diventino il
Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la vittima immacolata, che si riceve
nella comunione, giovi per la salvezza di coloro che vi parteciperanno.
4. Il Racconto dell’Istituzione e la Consacrazione: mediante le parole e i
gesti di Cristo si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’Ultima
Cena, quando offrì il suo Corpo e il Suo Sangue sotto le specie del pane e
del vino, lo diede a mangiare e a bere agli Apostoli e lasciò loro il
mandato di perpetuare tale mistero.
5. L’Anamnesi: la Chiesa, adempiendo il comando ricevuto da Cristo
Signore per mezzo degli Apostoli, celebra la memoria di Cristo,
ricordando soprattutto la Sua Beata Passione, la Gloriosa Risurrezione e
l’Ascensione al cielo.
6. L’Offerta: nel corso di questa stessa memoria la chiesa, in modo
particolare quella radunata in quel momento e in quel luogo, offre al Padre
nello Spirito Santo la vittima immacolata. La Chiesa desidera che i fedeli
non solo offrano la vittima immacolata, ma anche imparino a offrire se
stessi e così portino ogni giorno più a compimento, per mezzo di Cristo
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Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio
sia tutto in tutti.
7. Le Intercessioni: in esse si esprime che l’Eucaristia viene celebrata in
comunione con tutta la Chiesa, sia celeste che terrestre, e che l’offerta è
fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati
chiamati alla salvezza acquistata per mezzo del Corpo e Sangue di Cristo.
8. La Dossologia finale che esprime la glorificazione di Dio: essa viene
ratificata e conclusa con l’acclamazione del popolo.
La Preghiera Eucaristica esige che tutti l’ascoltino con rispetto e in
silenzio, e vi partecipino con le Acclamazioni previste nel rito.”
Altri testi biblici
Deut 8,12-18
1 Cor 11,17-34
Ap 4-5.
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Possibili piste per la condivisione
 La mia vita è rendimento di grazie? So accogliere con liberalità e
freschezza?
 Invoco lo Spirito Santo su problemi della mia comunità o io mi
sostituisco a lui?
 Gesù usa delle mie parole per rendersi presenti. Mi rendo conto?
Servo queste parole e gesti con la vita intera? So usare le parole per
liberare o appesantire la vita degli altri?
 La passione di Gesù mi spinge al mio sacrificio quotidiano per
partecipare a quello del Signore?
 Siamo grati al Signore per il privilegio del nostro lavoro, o lo
svolgiamo con fretta e superficialità?
 Siamo grati alla gente che ci “mantiene” con il suo lavoro?
 Aiutiamo chi lavora troppo a trovare libertà nell’offerta della propria
vita, più che nell’accaparramento dei beni e nel fare del lavoro quasi
la propria religione?
 La posizione del nostro corpo ha un significato proprio all’interno
della Liturgia: conoscerlo è preludio per viverlo veramente con
maggior coscienza e coerenza, è partecipazione piena.
 Io aiuto il popolo di Dio a pregare? Con quale tono di voce e di vita?
 La mia preghiera per la gente è interessata o intercessione vera?
Bibliografia minimale
Utile la lettura dell'agile testo, di carattere spirituale, di A. VANHOYE,
Messa, vita offerta, ADP Roma 2007, che commenta le varie parti della
messa.
Sul piano di una riflessione liturgico pastorale, ma con evidenti
implicazioni a livello spirituale, si possono vedere gli Atti del Convegno
di Pastorale liturgica per la Chiesa di Bergamo, La liturgia eucaristica, S.
Paolo d'Argon, Luglio 2000.
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