Adriana Cavarero, Orrorismo ovvero della violenza

Enrico Berti, In principio era la meraviglia. Le grandi questioni
della filosofia antica, Roma-Bari, Editori Laterza, 2007, pp. 362.
En arche en to thauma, In principio era la meraviglia è intitolato
l’ultimo libro di Enrico Berti sui grandi problemi della filosofia
antica. Gli uomini, secondo Aristotele, cominciarono in passato,
come oggi, a filosofare a causa della meraviglia. In origine gli
uomini erano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici,
in seguito, progredendo a poco a poco, posero problemi sempre più
complessi come per esempio i problemi dei fenomeni della luna, del
sole e degli astri, o i problemi della generazione dell’intero
universo.
La filosofia nasce dunque da qualcosa che non è
immediatamente chiaro e concepibile, nasce da problemi che sono
l’elemento originario dell’esperienza filosofica. I problemi posti
dalla filosofia, in particolar modo quelli della filosofia antica,
non sono semplici leziose questioni sulle quali discutere per il
piacere di conversare. La meraviglia dei greci, come sottolinea
Berti nell’introduzione, non è mai fine a se stessa, non è mai un
semplice atteggiamento estetico ma essa è la consapevolezza della
propria ignoranza ed insieme il desiderio di sottrarsi a questa e
cioè di apprendere e di conoscere. Il domandare autentico è quello
che vuole ottenere una risposta (p. X). L’autore propone così una
storia dei problemi della filosofia antica e delle loro soluzioni.
Il primo capitolo tratta del problema dell’origine dell’universo.
Berti
analizza
le
posizioni
della
generazione
del
cosmo,
dell’eternità
del
mondo,
del
creazionismo
biblico
e
dell’emanentismo neoplatonico (pp. 3-40). Il secondo capitolo, il
più denso dal punto di vista teoretico, analizza il problema
dell’essere dalla scuola eleatica di Parmenide. Berti indaga di
seguito le due regioni dell’essere che si configurano nella
filosofia platonica: quello dell’essere immutabile che è per se
stesso e quello dell’essere mutevole che è per altro. Punto
cruciale della speculazione antica sull’essere è la teoria
aristotelica del pollakhos legetai to on. La discussione postaristotelica sull’essere è rappresentata dalla concezione di
Filone d’Alessandria della coincidenza fra essere e Dio, dalla
concezione
plotiniana
dell’essere
subordinato
all’uno
e
dall’identità porfiriana dell’essere con l’uno (pp. 41-73). Il
terzo capitolo è un totale ripensamento del ruolo della religione
nella filosofia greca. Berti descrive i passaggi dalla religione
politeistica alla religione monoteistica soffermandosi in modo
particolare sul dio di Platone e sul dio di Aristotele (pp. 74126). Il quarto capitolo è un’indagine accurata del più antico
problema posto, il gnoti seauton dell’oracolo delfico, ovvero la
ricerca dell’essenza dell’uomo. Berti conduce la propria analisi
dalle prime rozze definizioni di uomo e di anima dei pre-socratici
sino alla concezione sociale dell’uomo come animale razionale in
Aristotele e al concetto di uomo-persona del cristianesimo (pp.
127-172). I capitoli cinque e sei trattano le strategie
argomentative della dialettica e della poetica (pp. 173-240).
L’ottavo capitolo sviluppa il tema dell’etica eudaimonistica
mentre l’ultimo capitolo indaga il problema del destino dell’uomo
dopo
la
morte,
dai
poemi
omerici
sino
alla
concezione
dell’immortalità dell’anima del primo cristianesimo (pp. 241-322).
Il libro di Berti, oltre ad avere tutte le caratteristiche della
storia dei problemi richieste dalla storiografia filosofica del
nuovo
millennio,
aiuta
a
capire
come
alcuni
problemi
dell’esperienza umana formulati nell’antichità non siano, in
fondo, molto diversi dalle questioni sollevate dalla filosofia
contemporanea.
La
prospettiva
teoretica
di
una
metafisica
problematica, sostenuta da Berti da decenni, si concretizza
nell’approccio dello storico della filosofia attento alla più
moderna metodologia di ricerca storiografica, quella della storia
dei problemi.
Marco Sgarbi