Rapporto sull`economia del Lazio - Numero 1

ISTITUTO DI STUDI E ANALISI ECONOMICA
Piazza dell’Indipendenza, 4 00185 Roma tel.: + 39-0644482.1 fax: + 39-0644482325
RAPPORTO SULL’ECONOMIA DEL LAZIO
Numero 1 del 2004
Indice
1. Introduzione e sintesi
2. Evoluzione recente e previsioni per il 2004
2.1 La dinamica del PIL
2.2 Consumi, investimenti ed esportazioni
2.3 Gli indicatori di sviluppo
2.4 Le dinamiche settoriali: valore aggiunto, domanda di lavoro
e produttività
2.5 I redditi da lavoro e il CLUP
3. La congiuntura del Lazio nel primo trimestre del
2004: i risultati delle inchieste ISAE
3.1 Inchiesta ISAE sulle imprese manifatturiere ed estrattive
3.1.1 La fiducia delle imprese manifatturiere: confronto tra i
risultati del Lazio, del Centro e dell’Italia
3.1.2 La situazione nel periodo di riferimento (Primo trimestre
2004)
3.1.3 Previsioni per i prossimi tre mesi
3.2 Inchiesta ISAE sulle imprese dei servizi di mercato
3.2.1 La fiducia delle imprese dei servizi: confronto tra i risultati
del Lazio, del Centro e dell’Italia
3.2.2 La situazione nel periodo di riferimento (Primo trimestre
2004)
3.2.3 Previsioni per i prossimi tre mesi
2
3.3 Inchiesta ISAE sui consumatori
3.3.1 La fiducia dei consumatori: confronto tra i risultati del
Lazio, del Centro e dell’Italia
3.3.2 Giudizi e previsioni sulla situazione economica della
famiglia: confronto tra i risultati del Lazio, del Centro e
dell’Italia
3.3.3 Giudizi e previsioni sulla situazione economica dell’Italia:
confronto tra i risultati del Lazio, del Centro e dell’Italia
4. Lo sviluppo dell’economia del Lazio: le
tendenze di medio periodo
4.1 Gli indicatori di sviluppo
4.2 Struttura settoriale, specializzazione e produttività
4.3 Gli indicatori del mercato del lavoro
TAVOLE DI APPENDICE
NOTE INFORMATIVE
Il Rapporto è stato redatto da Roberto Basile e Marco Malgarini, con la
collaborazione di Luciana Crosilla, Marianna Mantuano, Bianca Maria Martelli,
Gaia Rocchetti. Ha contribuito Francesca Orsini
3
Indice delle tabelle e dei grafici
Grafico 2.1. Dinamica del prodotto interno lordo a prezzi costanti 1995: Italia,
Centro e Lazio. Tassi annui di variazione percentuale.
Mappa 2.1. Dinamica del prodotto interno lordo a prezzi costanti nel 2003.
Tassi annui di variazione percentuale.
Grafico 2.2. Contributo delle singole componenti della domanda aggregata
alla crescita del PIL del Lazio. Valori percentuali.
Tabella 2.1. Dinamica delle componenti della domanda aggregata a prezzi
costanti 1995: Italia, Centro e Lazio. Tassi annui di variazione percentuale.
Grafico 2.3. Dinamica del reddito disponibile delle famiglie a prezzi costanti
1995: Italia, Centro e Lazio. Tassi annui di variazione percentuale.
Grafico 2.4. Lazio. Indicatori di sviluppo. Numeri indice: Italia = 100.
Mappa 2.2. Dinamica delle unità di lavoro nel 2003. Tassi annui di variazione
percentuale.
Tabella 2.2. Dinamica del Valore aggiunto, delle unità di lavoro e della
produttività. Intera economia. Variazioni percentuali.
Tabella 2.3. Tasso di disoccupazione e dinamica delle forze lavoro e delle
persone in cerca di occupazione. Valori percentuali.
Tabella 2.4. Dinamica settoriale del Valore aggiunto ai prezzi base, delle
unità di lavoro e della produttività. Variazioni percentuali.
Grafico 2.5. Lazio. Contributi settoriali alla variazione del valore aggiunto.
Grafico 2.6. Lazio. Contributi settoriali alla variazione delle unità di lavoro.
4
Grafico 2.7. Dinamica dei redditi da lavoro unitari: intera economia.
Variazioni percentuali.
Grafico 2.8. Dinamica del CLUP: intera economia. Variazioni percentuali.
Tabella 2.5. Dinamiche settoriali dei redditi da lavoro unitari e del CLUP.
Variazioni percentuali.
Grafico 3.1. Clima di fiducia delle imprese manifatturiere.
Grafico 3.2. Attese di produzione.
Grafico 3.3. Clima di fiducia dei servizi di mercato.
Grafico 3.4. Giudizi sull’occupazione.
Grafico 3.5. Aspettative sulla situazione economica dell’Italia.
Mappa 4.1. Crescita del PIL nei periodi 1995-2002 e 1999-2002. Tassi medi
annui di variazione percentuale.
Tabella 4.1 – Lazio. Indicatori di sviluppo: anno 2002.
Tabella 4.2 - Dinamiche di medio periodo degli indicatori di sviluppo. Tassi
medi annui di variazione percentuale.
Mappa 4.2. PIL pro capite nel 2002. Italia=100.
Mappa 4.3. PIL per unità di lavoro nel 2002. Italia=100.
Mappa 4.4. Unità di lavoro in rapporto alla popolazione nel 2002. Italia=100.
Mappa 4.5 – Valore aggiunto pro capite nei Sistemi Locali del Lavoro del
Lazio. Valori medi del periodo 1995-2000. Italia=100.
Tabella 4.3 – Lazio. Struttura settoriale e indici di specializzazione: anni
1995 e 2002.
Tabella 4.4 – Lazio. Produttività del lavoro (rapporto tra valore aggiunto e
unità di lavoro): anni 1995 e 2002.
Tabella 4.5 – Lazio. Indicatori del mercato del lavoro: anno 2002.
5
Tabella 4.6 - Dinamiche di medio periodo degli indicatori di del mercato del
lavoro. Tassi medi annui di variazione percentuale.
Mappa 4.7 – Tassi di occupazione e di disoccupazione nei Sistemi Locali del
Lavoro del Lazio. Valori medi del periodo 1995-2000. Italia=100.
6
1. Introduzione e sintesi
In questo Rapporto analizziamo la recente congiuntura economica
del Lazio e discutiamo i risultati delle previsioni sull’andamento
dell’economia regionale nel 2004. Proponiamo inoltre una lettura dei
dati sulle caratteristiche strutturali e sulle tendenze di medio periodo
(dal 1995 al 2002) dell’economia della regione. L’informazione di
contabilità regionale più recente diffusa dall’ISTAT si riferisce al 2002.
L’esame delle tendenze economiche territoriali relative al 2003 è
quindi basata su alcune stime e sugli indicatori di congiuntura
territoriale desunti dalle inchieste ISAE. Le previsioni per il 2004 sono
basate sull’utilizzo di un modello econometrico.
Nel 2002 il PIL nazionale è cresciuto a prezzi costanti di appena lo
0,4%. La debolezza dell’attività economica ha riflesso soprattutto la
stagnazione dei consumi delle famiglie, connessa al clima depresso
della fiducia dei consumatori, e il contributo negativo delle esportazioni
nette, effetto della debolezza della domanda mondiale. All’interno di
questo contesto, il PIL del Lazio è cresciuto ad un tasso (1,7%) di gran
lunga superiore a quello nazionale. A generare tale risultato hanno
contribuito, oltre alla maggiore tenuta (rispetto al contesto nazionale)
dei consumi delle famiglie, anche le esportazioni nette.
Nel 2003 l’economia italiana ha mantenuto una dinamica molto
debole; il PIL nazionale è cresciuto dello 0,3%, mentre quello del
Lazio dovrebbe essere cresciuto, secondo alcune prime stime, dello
0,6%.
Sembra
dell’economia
quindi
laziale
emergere
all’interno
una
di
un
superiore
contesto
dinamicità
nazionale
e
internazionale di crescita lenta. A sostenere la crescita del PIL della
regione nel 2003 sono stati i consumi delle famiglie che hanno
contrastato il contributo negativo generato dalla domanda per
investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto
e dalle esportazioni nette. Anche per il 2004, all’interno di un quadro di
progressiva ripresa della congiuntura internazionale e di graduale
7
rafforzamento della domanda interna, le previsioni sul PIL condotte
dall’ISAE indicano un tasso di crescita della regione (tra l’1,2 e l’1,4%)
leggermente superiore a quello medio nazionale (tra l’1,1 e l’1,3%).
L’analisi delle dinamiche di medio periodo indicano che tra il 1995
e il 2002 l’economia della regione ha avuto una evoluzione in linea
con quella media del Paese. Da un’analisi più attenta si scopre però
che nel periodo compreso tra il 1999 e il 2002 il tasso di crescita
medio annuo del PIL del Lazio (2,2%) è stato nettamente superiore a
quello nazionale (1,7%). Nel periodo tra il 1995 e il 1999, invece, il
Lazio stentava a tenere il passo con le altre economie regionali.
Il PIL pro capite del Lazio è strutturalmente superiore alla media
nazionale. Il livello stimato per il 2003 è di 19,5 mila euro, pari al
109,2% del PIL per abitante dell’Italia. Nonostante la crescita
demografica della regione sia risultata superiore a quella del resto
d’Italia, per il terzo anno consecutivo si registra, inoltre, una dinamica
positiva dell’indice.
Grazie
anche
all’adozione
di
incentivi
all’occupazione,
all’applicazione delle diverse forme di contratti di lavoro flessibile, alla
moderazione salariale e all’emersione di lavoro irregolare, la dinamica
dell’occupazione regionale durante il periodo 1999-2002 è stata
particolarmente positiva. Il periodo in esame è stato in particolare
caratterizzato da una elevata elasticità dell’occupazione rispetto
all’attività produttiva. Il rapporto tra unità di lavoro e popolazione è
infatti aumentato in media all’anno di circa l’1,6 per cento.
Nel 2003, l’occupazione ha continuato a registrare un incremento
superiore alla crescita del PIL e del valore aggiunto, determinando
una riduzione della produttività del lavoro. Nonostante la maggiore
dinamica della popolazione, il Lazio ha fatto inoltre registrare ancora
una volta un incremento del rapporto tra unità di lavoro totali e
popolazione superiore alla media del Paese.
8
Negli ultimi quattro anni è in atto su tutto il territorio nazionale un
processo di ripiegamento del tasso di disoccupazione. Tra il 1999 e il
2002 il tasso di disoccupazione del Lazio è diminuito ad una velocità
superiore rispetto a quella registrata in media dalle altre regioni
italiane. Nel 2003 esso si attesta su un valore pari all’8,7%, uguale a
quello dell’anno precedente, per effetto di un aumento sia delle
persone in cerca di occupazione (+3,1%) che delle forze lavoro (+1,7
per cento).
Il Lazio è caratterizzato da una struttura settoriale del valore
aggiunto fortemente centrata sui servizi, sia pubblici che privati. Nel
2002, l’80% circa del valore aggiunto totale della regione al lordo dei
SIFIM è stato prodotto da imprese appartenenti a tali comparti e non
ha subito variazioni rispetto al 1995. Nel periodo in esame è
proseguito il processo di ripiegamento dell’attività agricola e si è
ridotta anche la quota di valore aggiunto prodotta dal settore delle
costruzioni (comprendente edilizia e opere pubbliche). L’unico settore
che ha incrementato il proprio peso sulla struttura produttiva regionale
è quindi quello dell’industria in senso stretto.
Nel 2003 il valore aggiunto complessivo della regione è cresciuto
dello 0,5%. I risultati conseguiti dai singoli comparti produttivi sono
alquanto differenziati. Il settore agricolo, contrariamente a quanto
manifestato in media dalle altre regioni italiane, ha registrato una
crescita dell’1,2%. L’industria in senso stretto, dopo il risultato positivo
del 2002, ha subito una riduzione dell’1,9%. Il settore delle costruzioni
ha registrato invece una dinamica molto positiva del valore aggiunto
(+3%). L’incremento complessivo del valore aggiunto nella regione
stimato per il 2003 è comunque attribuibile principalmente alla
dinamica positiva del comparto dei servizi (+1 per cento circa).
Per il 2004 si prevede una debole ripresa dell’attività produttiva
dell’industria in senso stretto del Lazio, dopo la fase di profonda
recessione registrata nel 2003; ben più intenso dovrebbe essere
invece l’incremento dell’occupazione industriale (+3 per cento circa).
9
***
L’analisi delle inchieste congiunturali realizzate dall’ISAE presso le
imprese manifatturiere e dei servizi e presso i consumatori permette
una valutazione dell’andamento congiunturale dell’economia del
Lazio, visto in relazione alle tendenze più generali registrate nelle
regioni centrali del paese e nell’Italia nel suo complesso.
Settore
manifatturiero.
Il
clima
di
fiducia
delle
imprese
manifatturiere ha mostrato segni di ripresa nella seconda metà dello
scorso anno, sia guardando alla media nazionale, sia nel dettaglio
territoriale per le regioni del Centro nel complesso (Lazio, Umbria,
Marche, Toscana) e per il Lazio in particolare. In tutte le zone
geografiche considerate, il miglioramento rifletteva un graduale
recupero dei giudizi sull’andamento della domanda, un livello delle
scorte stabilmente al di sotto dei valori considerati normali (andamento
in genere considerato come un segnale anticipatore di una ripresa del
ciclo industriale) ed un miglioramento delle attese di produzione.
Nei primi mesi del 2004, tuttavia, il recupero della fiducia ha subito
una battuta d’arresto, dovuta ad un lieve calo della domanda e
all’esaurirsi della fase di decumulo dei magazzini; a livello nazionale,
sono invece continuate a migliorare le attese di produzione. Nelle
regioni centrali e nel Lazio, però, il calo della fiducia dei primi tre mesi
del 2004 è stato più marcato, a riflesso di un minore ottimismo anche
sulle prospettive a breve termine della produzione. E’ possibile che in
questa fase abbiano pesato negativamente, nelle regioni centrali del
paese più che nella media nazionale, il forte apprezzamento del
cambio dell’euro rispetto al dollaro e i conseguenti timori di una caduta
dell’export italiano.
Settore dei servizi di mercato. La fiducia delle imprese dei servizi di
mercato italiane, fortemente aumentata nella seconda metà del 2003,
è tornata a scendere nei primi tre mesi del 2004, mantenendosi
comunque su livelli notevolmente superiori a quelli di un anno prima.
L’andamento registrato nelle regioni del Centro è stato notevolmente
10
migliore rispetto alla media nazionale: nel primo trimestre del nuovo
anno la fiducia è salita infatti fortemente rispetto alla fine del 2003,
grazie soprattutto ad un accresciuto ottimismo sulle prospettive a
breve termine dell’economia italiana in generale, che ha più che
compensato giudizi e previsioni ancora prudenti sull’andamento degli
ordini e della domanda. Anche nel Lazio le imprese interpellate hanno
mostrato un crescente ottimismo circa le prospettive a breve termine
dell’economia
in
generale,
ma
hanno
registrato
anche
un
peggioramento di giudizi e previsioni sui propri ordini, con la
conseguenza che il relativo clima di fiducia si è sostanzialmente
stabilizzato sui livelli del quarto trimestre 2003.
I consumatori. La fiducia dei consumatori nel corso del 2003 si è
mantenuta sui bassi livelli raggiunti durante l’anno precedente; a
determinare una situazione di diffuso pessimismo tra gli operatori
hanno contribuito giudizi e previsioni non favorevoli sia sulla
situazione generale del paese, sia su quella specifica della propria
famiglia. Più nel dettaglio, sono risultate in aumento nel corso del
2003 le previsioni riguardanti la disoccupazione e si è mantenuta
elevata la percezione di rilevanti aumenti dei prezzi. Gli andamenti
registrati nelle regioni del Centro e nel Lazio in particolare sono
risultati nella media dello scorso anno in linea con la media nazionale.
Nel primo trimestre 2004, l’indice ha subito una nuova caduta in
tutte le zone geografiche considerate, portandosi sui minimi degli
ultimi 10 anni. Il calo è stato probabilmente influenzato fortemente
dagli scandali finanziari che hanno colpito importanti società nazionali:
indicazioni in tal senso sono deducibili dal fatto che a peggiorare sono
stati soprattutto le valutazioni sulla possibilità e convenienza di
effettuare risparmi, a cui si è associato un maggiore pessimismo di
giudizi e previsioni sulla situazione economica generale del paese. Gli
effetti negativi degli scandali finanziari si sono comunque affievoliti a
partire dal mese di marzo, quando l’indice ha ripreso a crescere dopo
la caduta registrata a gennaio e febbraio. Anche in questo caso, i
11
consumatori residenti nelle regioni del centro e nel Lazio hanno
mostrato un atteggiamento simile a quello riscontrato a livello
nazionale.
12
2. Evoluzione recente e previsioni per il 2004
In questa prima parte del Rapporto analizziamo la recente
congiuntura economica del Lazio e discutiamo i risultati delle
previsioni sull’andamento dell’economia regionale nel 2004. Per le
principali voci di contabilità (PIL, consumi delle famiglie, investimenti e
commercio estero) e per i principali indicatori di sviluppo (PIL pro
capite, produttività del lavoro e tasso di occupazione e di
disoccupazione), si riportano le stime e le previsioni relative alla
dinamica regionale, costruite in coerenza con le stime del quadro
nazionale predisposto dall’ISAE1.
Al fine di agevolare la valutazione delle dinamiche dell’economia
regionale,
l’analisi
è
contestualizzate
all’interno
del
quadro
macroeconomico nazionale e della ripartizione del Centro. Le
performance regionali vengono cioè confrontate con quelle nazionali e
con quelle delle regioni spazialmente contigue.
L’informazione
più
recente
di
contabilità
regionale
diffusa
dall’ISTAT fa riferimento al 2002. L’analisi delle tendenze economiche
del Lazio relative al 2003 è quindi basata su alcune stime provvisorie,
suscettibili di revisioni nei prossimi mesi.
2.1 La dinamica del PIL
Nel 2002 il PIL nazionale (a prezzi costanti 1995) è cresciuto di
appena lo 0,4%; a livello territoriale si è riscontrata una palese
divaricazione tra la dinamica positiva del Centro (+0,9%) e del
Mezzogiorno (+0,7%), da un lato, e quella stagnante delle regioni
settentrionali (-0,1% per il Nord Ovest e +0,1% per il Nord Est),
dall’altro. La debolezza dell’attività economica al Nord ha riflesso
soprattutto la stagnazione della spesa per consumi delle famiglie,
1
Le stime per il 2003 e le previsioni dl 2004 sono state effettuate utilizzando il modello
multiregionale di Prometeia.
13
connessa al clima depresso della fiducia dei consumatori, e il
contributo negativo delle esportazioni nette, effetto della debolezza
della domanda mondiale. La performance relativamente migliore del
Centro e del Mezzogiorno è da attribuire alla maggior tenuta dei
consumi delle famiglie.
Grafico 2.1. Dinamica del prodotto interno lordo a prezzi costanti 1995:
Italia, Centro e Lazio. Tassi annui di variazione percentuale.
4.0
3.5
3.0
2.5
2.0
1.5
9
1.0
0.5
0.0
1996
1997
1998
1999
Centro
2000
Lazio
2001
2002
2003*
Italia
Fonte: ISAE. *Stime
All’interno di questo contesto, il PIL del Lazio è cresciuto ad un
tasso (1,7%) di gran lunga superiore sia a quello nazionale che a
quello medio della ripartizione centrale. A generare tale risultato
hanno contribuito, oltre alla maggiore tenuta (rispetto al contesto
nazionale) dei consumi delle famiglie, anche le esportazioni nette.
Nel 2003, il PIL nazionale è cresciuto dello 0,3%.
A livello
territoriale, alcune prime stime indicano una stagnazione nel Nord
Ovest (+0,1%) e una crescita leggermente superiore alla media
nazionale nelle altre ripartizioni: +0,4% nel Nord Est
14
e nel
Mezzogiorno, +0,5% nel Centro. Il tasso stimato di crescita del Lazio è
pari allo 0,6%. Tale performance è stata uguagliata solamente dalla
Toscana. Un risultato migliore di quello del Lazio è ravvisabile per il
Trentino Alto Adige (+0,9%), l’Abruzzo (+0,9%) e la Campania
(+0,7%). Sembra quindi emergere una superiore dinamicità della
ripartizione del Centro e in particolare dell’economia laziale all’interno
di un contesto nazionale e internazionale di crescita lenta.
Mappa 2.1. Dinamica del prodotto interno lordo a prezzi costanti nel
2003. Tassi annui di variazione percentuale.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione dei tassi annui di
variazione percentuale del PIL.
Per il 2004, all’interno di un quadro di progressiva ripresa della
congiuntura internazionale e di graduale rafforzamento della domanda
interna, le previsioni sul PIL condotte dall’ISAE indicano le regioni
centrali come quelle più dinamiche, confermando il mantenimento di
un differenziale positivo rispetto alle altre ripartizioni. Il PIL prodotto
15
dall’economia laziale dovrebbe aumentare ad un tasso compreso tra
l’1,2 e l’1,4%, superiore a quello nazionale (tra 1,1 e 1,3 per cento).
2.2 Consumi, investimenti ed esportazioni
A sostenere la crescita del PIL della regione nel 2003 sono stati i
consumi delle famiglie (al lordo della componente del turismo) che
sono aumentati ad un tasso (1,2%) superiore a quello medio
nazionale (1%); il contributo positivo di questa voce della domanda
aggregata è stimato pari allo 0,7%. Su tali andamenti ha influito
un’evoluzione del reddito disponibile delle famiglie residenti nel Lazio
(+2,2%) di gran lunga superiore alla media italiana (+0,6 per cento).
Grafico 2.2. Contributo delle singole componenti della domanda
aggregata alla crescita del PIL del Lazio. Valori percentuali.
1.5
1.0
0.5
0.0
-0.5
-1.0
Consumi delle
famiglie
Investimenti
fissi lordi
Esportazioni
nette
2001
2002
Consumi
collettivi
Variazione
delle scorte
2003*
Fonte: ISAE. *Stime
I consumi delle famiglie hanno contrastato il contributo negativo
alla dinamica del PIL generato dalla domanda per investimenti fissi
lordi e dalle esportazioni nette. I consumi delle amministrazioni
pubbliche e delle ISP (Istituzioni Sociali Private) hanno invece
16
contribuito positivamente alla crescita del prodotto interno lordo
regionale.
Tabella 2.1. Dinamica delle componenti della domanda aggregata a
prezzi costanti 1995: Italia, Centro e Lazio. Tassi annui di variazione
percentuale.
2001
2002
2003*
Lazio
Centro
Italia
0,9
1,1
0,7
Spesa per consumi delle famiglie
0,4
0,2
0,1
1,2
1,2
1,0
Lazio
Centro
Italia
1,9
1,7
3,0
Investimenti fissi lordi in costruzioni
1,5
3,1
3,3
2,3
1,7
1,8
Lazio
Centro
Italia
Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi di trasporto
-0,2
-2,5
-6,6
3,9
-1,2
-6,1
1,1
-0,3
-4,9
Lazio
Centro
Italia
-9,7
-0,9
1,6
Esportazioni di merci verso l'estero
4,6
-1,2
-3,1
-13,0
-7,5
-5,0
Fonte: ISAE. *Stime
Per quanto riguarda la formazione del capitale, è emersa una netta
distinzione tra la dinamica degli investimenti in costruzioni che sono
aumentati del 2,3% (contro l’1,8% dell’Italia) e quella degli investimenti
in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto che, privati degli
incentivi fiscali degli anni passati, hanno registrato un forte calo (-6,6
per cento).
Anche la domanda estera ha mostrato segnali di debolezza. Le
esportazioni di merci verso l’estero della regione (valutate a prezzi
17
costanti), penalizzate dal continuo apprezzamento dell’euro, sono
diminuite del 13 per cento.
Nel 2004 la domanda per consumi delle famiglie (al lordo della
componente del turismo) dovrebbe crescere, secondo le previsioni, a
ritmi più sostenuti tanto nel Lazio quanto nel resto d’Italia. Su tali
andamenti influirebbe un’evoluzione del reddito disponibile e della
propensione al consumo sostanzialmente simile nel territorio italiano.
Grafico 2.3. Dinamica del reddito disponibile delle famiglie a prezzi
costanti 1995: Italia, Centro e Lazio. Tassi annui di variazione percentuale.
4.5
4.0
3.5
3.0
2.5
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
2001
2002
Centro
2003*
Lazio
Italia
Fonte: ISAE. *Stime
Il ritrovato clima di fiducia delle imprese in corrispondenza dei
segnali di miglioramento del ciclo economico internazionale emersi di
recente e i progetti di dotazione infrastrutturale inducono a confermare
la possibilità per il 2004 di un ritorno alla crescita (sebbene più lenta
rispetto al resto del Paese) degli investimenti fissi lordi in macchinari,
attrezzature e mezzi di trasporto e di una prosecuzione della dinamica
positiva degli investimenti in costruzioni.
18
Grazie alla ripresa del commercio mondiale, le esportazioni laziali
di merci, valutate a prezzi costanti, dovrebbero riprendere a crescere
anch’esse, ad un tasso superiore a quello medio nazionale.
2.3 Gli indicatori di sviluppo
Il PIL pro capite del Lazio è strutturalmente superiore alla media
nazionale (confronta il capitolo 3). Il livello stimato per il 2003 è di
19.532 euro, pari al 109,2% del PIL per abitante dell’Italia. Nonostante
la crescita demografica della regione sia risultata superiore a quella
del resto d’Italia, per il terzo anno consecutivo si registra, inoltre, una
dinamica lievemente positiva dell’indice e le previsioni per il 2004
suggeriscono il mantenimento del differenziale positivo per la regione.
Grafico 2.4. Lazio. Indicatori di sviluppo. Numeri indice: Italia = 100.
108.0
111.0
110.5
106.0
110.0
109.5
104.0
109.0
108.5
102.0
108.0
107.5
100.0
107.0
1995
1996
1997
PIL per unità di lavoro
1998
1999
2000
Unità di lavoro su popolazione
2001
2002
2003*
PIL pro capite (scala a destra)
Fonte: ISAE. *Stime
Nel 2003 l’occupazione (misurata in termini di unità di lavoro
standard) ha continuato a registrare un incremento di gran lunga
superiore alla crescita del PIL e del valore aggiunto (al lordo dei
SIFIM) nelle regioni del Centro, determinando una riduzione
19
generalizzata della produttività del lavoro. Nel Lazio, in particolare,
l’incremento delle unità di lavoro stimato per l’anno trascorso è di
1,2%, contro una variazione positiva del valore aggiunto dello 0,5%; il
calo di produttività è quindi pari allo 0,6%, triplo di quello medio
dell’Italia.
Mappa 2.2. Dinamica delle unità di lavoro nel 2003. Tassi annui di
variazione percentuale.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione dei tassi annui di
variazione percentuale delle unità di lavoro.
Nonostante la maggiore dinamica della popolazione, il Lazio fa
inoltre registrare un incremento del tasso di occupazione (misurato
come rapporto tra unità di lavoro totali e popolazione) superiore alla
media del Paese. Per l’anno in corso si prevede un lieve rallentamento
della dinamica della domanda di lavoro nelle regioni del Centro. Per il
Lazio si prevede un incremento dell’occupazione di circa l’1 per cento.
20
Tabella 2.2. Dinamica del Valore aggiunto, delle unità di lavoro e della
produttività. Intera economia. Variazioni percentuali.
2001
2002
2003*
Valore aggiunto ai prezzi base (al lordo SIFIM)
Lazio
Centro
Italia
2,6
2,4
2,0
1,8
1,1
0,6
0,5
0,5
0,2
Unità di lavoro
Lazio
Centro
Italia
2,0
1,8
1,6
2,7
1,6
1,3
1,2
1,1
0,4
Produttività del lavoro
Lazio
Centro
Italia
0,5
0,6
0,4
-0,9
-0,5
-0,7
-0,6
-0,7
-0,3
Fonte: ISAE. *Stime
Il processo di ripiegamento del tasso di disoccupazione in atto dal
1999 e diffuso su gran parte del territorio nazionale è proseguito
anche nel 2003. In media nazionale, il numero di persone in cerca di
occupazione si è ridotto di 67.500 unità rispetto all’anno passato,
mentre le forze lavoro sono aumentate di 157.350 unità. Il tasso di
disoccupazione nazionale è quindi passato dal 9% all’8,7%. Nel Lazio
il tasso di disoccupazione (8,7%) è rimasto pressoché invariato
rispetto all’anno trascorso, per effetto di un aumento sia delle persone
in cerca di occupazione (+3,1%) che delle forze lavoro (+1,7%).
21
Tabella 2.3. Tasso di disoccupazione e dinamica delle forze lavoro e delle
persone in cerca di occupazione. Valori percentuali.
Forze lavoro
1999
2000
2001
2002
2003
0,9
1,0
1,4
1,5
1,7
1999
2000
2001
2002
2003
1,5
1,0
1,2
0,9
1,5
1999
2000
2001
2002
2003
0,8
0,9
0,9
0,9
0,7
Persone in
cerca di
occupazione
LAZIO
0,1
-4,8
-6,3
-14,5
3,1
CENTRO
-2,2
-9,1
-9,3
-10,2
-0,3
ITALIA
-2,7
-6,5
-9,1
-4,6
-3,1
Tasso di
disoccupazione
11,7
11,0
10,2
8,6
8,7
9,2
8,3
7,4
6,6
6,5
11,4
10,6
9,5
9,0
8,7
Fonte: ISAE.
2.4 Le dinamiche settoriali: valore aggiunto, domanda di
lavoro e produttività
Come già detto, il valore aggiunto complessivo della regione è
cresciuto nel 2003 dello 0,5%, le unità di lavoro dell’1,2% e la
produttività è calata dello 0,6%. I risultati conseguiti dai singoli
comparti produttivi sono stati alquanto differenziati. Il valore aggiunto
del settore agricolo, contrariamente a quanto manifestato in media
dalle altre regioni italiane, ha registrato una crescita dell’1,2%, ma le
unità di lavoro standard hanno subito una fortissima contrazione (22%). Anche i dati ISTAT dell’indagine delle forze lavoro indicano una
riduzione nel 2003 del numero di occupati nell'agricoltura laziale di
22
circa 13 mila unità, pari al 19,5%; si passa da 67 mila occupati
registrati nel 2002 a 54 mila del 2003. Nonostante il peso
relativamente basso del settore agricolo sulla struttura occupazione
del Lazio, questa forte riduzione delle unità di lavoro in agricoltura ha
contribuito negativamente alla variazione della domanda di lavoro
complessiva della regione per un valore pari allo 0,7%.
Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto, dopo il risultato
positivo del 2002, ha subito una riduzione dell’1,9%. La diminuzione
della produzione è stata tuttavia inferiore a quella delle unità di lavoro
nei comparti industriali (-2,3%), generando quindi un aumento di
produttività dello 0,4 per cento.
L’incremento complessivo del valore aggiunto e delle unità di
lavoro nella regione stimato per il 2003 è principalmente attribuibile
alla dinamica positiva del comparto dei servizi. Il valore aggiunto è
cresciuto dello 0,9%, mentre le unità di lavoro del 2,4%. Il settore delle
costruzioni (comprendente edilizia e opere pubbliche) ha registrato
anch’esso una dinamica positiva, tanto nel valore aggiunto quanto
nella domanda di lavoro.
Per il 2004 si prevede una lieve ripresa (più debole di quella media
nazionale) dell’attività produttiva dell’industria in senso stretto del
Lazio, dopo la fase di profonda recessione registrata nel 2003. Il
valore aggiunto dell’industria in senso stretto della regione dovrebbe
infatti aumentare di circa lo 0,1%; ben più intenso dovrebbe essere
invece l’incremento dell’occupazione negli stessi comparti (+3% circa),
generando un forte calo di produttività.
23
Tabella 2.4. Dinamica settoriale del Valore aggiunto ai prezzi base, delle
unità di lavoro e della produttività. Variazioni percentuali.
AGRICOLTURA
2002
2003*
Valore aggiunto
-5,4
-4,8
1,2
-3,4
-0,4
-1,7
-0,5
-3,9
-5,7
Unità di lavoro
6,3
-3,2
-21,7
3,4
-1,1
-11,5
-0,1
-1,9
-3,7
Produttività del lavoro
-11,0
-1,7
29,3
-6,5
0,7
11,1
-0,4
-2,0
-2,0
INDUSTRIA IN SENSO
STRETTO
Valore aggiunto
3,1
3,3
-1,9
2,0
0,5
-0,7
-0,2
-0,3
-1,0
Unità di lavoro
-1,7
0,4
-2,3
0,2
-1,0
-2,0
-0,5
0,5
-0,3
Produttività del lavoro
4,9
2,9
0,4
1,8
1,5
1,3
0,3
-0,8
-0,6
COSTRUZIONI
2002
2003*
Valore aggiunto
0,9
-0,9
3,0
1,5
1,2
2,4
3,1
2,5
2,5
Unità di lavoro
6,1
5,1
3,7
6,1
2,9
2,9
4,7
2,6
2,9
Produttività del lavoro
-4,9
-5,7
-0,7
-4,3
-1,7
-0,5
-1,5
-0,1
-0,4
2001
Lazio
Centro
Italia
Lazio
Centro
Italia
Lazio
Centro
Italia
Lazio
Centro
Italia
Lazio
Centro
Italia
Lazio
Centro
Italia
2001
SERVIZI
Valore aggiunto
2,7
1,8
0,9
2,7
1,4
0,7
2,8
0,9
0,6
Unità di lavoro
2,1
3,1
2,4
1,8
2,4
2,4
2,2
1,6
0,8
Produttività del lavoro
0,6
-1,3
-1,5
0,9
-1,0
-1,7
0,6
-0,7
-0,1
Fonte: ISAE. *Stime
L’incremento complessivo del valore aggiunto nella regione previsto
per l’anno in corso è attribuibile principalmente alla dinamica positiva
del comparto dei servizi e delle costruzioni.
24
Grafico 2.5. Lazio. Contributi settoriali alla variazione del valore aggiunto.
2.5
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
-0.5
Agricoltura
Industria in
senso stretto
2001
Costruzioni
2002
Servizi
2003*
Fonte: ISAE. *Stime
Grafico 2.6. Lazio. Contributi settoriali alla variazione delle unità di lavoro.
3.0
2.5
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
-0.5
-1.0
Agricoltura
Industria in
senso stretto
2001
Costruzioni
2002
2003*
Fonte: ISAE. *Stime
25
Servizi
2.5 I redditi da lavoro e il CLUP
Il costo del lavoro per dipendente valutato a prezzi correnti è
aumentato nel 2003 di circa il 5,2% nel Lazio, del 4,6% nel Centro e
del 3% in media in Italia. Ciò è dovuto ad un incremento dei redditi da
lavoro maggiore rispetto alla media delle altre regioni nei settori delle
costruzioni e dei servizi. Dato l’andamento meno favorevole delle
produttività del lavoro, tale dinamica ha generato una crescita del
costo del lavoro per unità di prodotto della regione (+5,9%) di gran
lunga superiore di quella del paese (+4,1%), con un conseguente
peggioramento di competitività relativa.
Le previsioni indicano per il 2004 una prosecuzione della dinamica
dei redditi da lavoro unitari nella regione superiore a quella del resto
del paese; tale dinamica dovrebbe tuttavia essere compensata
dall’andamento più favorevole della produttività regionale e consentire
quindi al costo del lavoro per unità di prodotto di crescere ad un ritmo
in linea con quello nazionale.
Grafico 2.7. Dinamica dei redditi da lavoro unitari: intera economia.
Variazioni percentuali.
6.0
5.0
4.0
3.0
2.0
1.0
0.0
2001
2002
Lazio
Centro
Fonte: ISAE. *Stime
26
2003*
Italia
Grafico 2.8. Dinamica del CLUP: intera economia. Variazioni
percentuali.
7.0
6.0
5.0
4.0
3.0
2.0
1.0
0.0
2001
2002
Lazio
2003*
Centro
Italia
Fonte: ISAE. *Stime
Tabella 2.5. Dinamiche settoriali dei redditi da lavoro unitari e del
CLUP. Variazioni percentuali.
Lazio
Centro
Italia
Costo del lavoro per dipendente
2001
2002
2003*
agricoltura
2,9
2,2
4,8
2,2
2,2
5,2
0,8
1,3
4,1
Costo del lavoro per
dipendente/produttività del lavoro
(CLUP)
2001
2002
2003*
15,6
9,3
1,2
4,0
1,5
3,4
-19,0
-5,3
6,3
Lazio
Centro
Italia
2,9
3,1
3,1
3,2
3,5
2,2
Industria
3,0
3,1
3,0
-1,8
1,3
2,9
0,4
1,9
3,1
2,6
1,8
3,7
Lazio
Centro
Italia
-0,1
1,4
2,1
2,7
2,8
2,4
Costruzioni
4,5
3,8
3,2
5,0
6,0
3,7
8,9
4,5
2,5
5,2
4,2
3,6
Lazio
Centro
Italia
2,9
3,5
3,4
1,3
2,1
2,7
Servizi
5,5
4,9
4,0
2,3
2,6
2,8
2,6
3,1
3,4
7,1
6,7
4,2
Fonte: ISAE. *Stime
27
3. La congiuntura del Lazio nel primo trimestre
del 2004: i risultati delle inchieste ISAE
3.1 Inchiesta ISAE sulle imprese manifatturiere ed estrattive
L’ISAE conduce dall’inizio degli anni ’60 un’inchiesta mensile sulle
imprese manifatturiere ed estrattive, nell’ambito di un progetto
armonizzato della Commissione Europea. Ogni mese, l’ISAE intervista
4.000 imprese, di cui circa 1.000 operano nelle regioni centrali del
paese (Lazio, Umbria, Marche, Toscana) e, di queste, 200 nella
Regione Lazio2. L’inchiesta richiede giudizi e previsioni (di tipo
qualitativo) sull’andamento delle principali variabili aziendali (ordini e
domanda, produzione, occupazione, scorte, prezzi) e sulla situazione
economica generale del paese; le valutazioni degli intervistati sono
sintetizzate con la tecnica del saldo, dato dalla differenza tra le
percentuali delle risposte positive e negative a ciascuna domanda.
L’ISAE elabora quindi un indicatore sintetico di clima di fiducia,
costruito come media dei saldi delle risposte riguardanti l’andamento
corrente di ordini, scorte (che entrano con segno negativo) e attese a
breve termine sulla produzione. Tale indicatore si è nel tempo rilevato
molto utile per anticipare gli andamenti del ciclo industriale a livello
nazionale.
3.1.1 La fiducia delle imprese manifatturiere: confronto tra i
risultati del Lazio, del Centro e dell’Italia nel 2003 e nel
primo trimestre 2004
Secondo i risultati dell’inchiesta ISAE, la fiducia delle imprese
manifatturiere italiane, considerata al netto di fattori stagionali, era
caduta fortemente nel secondo trimestre dello scorso anno, per poi
2
Al fine di rafforzare la significatività statistica del campione a livello regionale, a partire dal
secondo trimestre 2004 tali informazioni saranno integrate con quelle provenienti da 100
interviste aggiuntive con imprese operanti nella Regione Lazio.
28
risalire nel terzo trimestre e ancora nel quarto, portandosi a quota 93,3
(indice in base Italia 1995=100); nei primi mesi del 2004, l’indice si è
assestato leggermente al di sotto dei livelli toccati nel periodo
precedente, risultando pari a 93,1.
Grafico 3.1: Clima di fiducia delle imprese manifatturiere
Clim a di fiducia
(dati destagionalizzati, Italia 1995=100)
110
105
100
95
90
85
80
Italia
Centro
Lazio
75
i-94
i-95
i-96
i-97
i-98
i-99
i-100
i-101
i-102
i-103
i-104
Fonte: ISAE.
Anche nella media delle regioni del Centro la fiducia delle imprese
manifatturiere era risalita gradualmente nel terzo e quarto trimestre
dello scorso anno, ma è poi scesa all’inizio del 2004 in modo più
marcato rispetto alla media nazionale, con l’indice destagionalizzato,
espresso in base Italia 1995=100, che si è attestato a 93, da 96 del
quarto trimestre 2003. Nella Regione Lazio, l’andamento della fiducia,
sempre al netto dei fattori stagionali, nell’ultimo anno ha seguito da
vicino quello della media nazionale: dopo un calo nella prima parte del
2003, era seguito un graduale aumento dell’ottimismo delle imprese
laziali, con l’indice (in base Italia 1995=100) che era passato da 91,4
nel terzo trimestre a 95,2 nel quarto; analogamente a quanto visto per
la media delle regioni del Centro, all’inizio del nuovo anno la fiducia
29
delle imprese del Lazio è però tornata a scendere, attestandosi a 92,4,
su livelli comunque superiori a quelli medi dell’ultimo biennio.
Tra le variabili che compongono il clima di fiducia, nella media
nazionale si è assistito negli ultimi trimestri ad una costante crescita
delle attese di produzione e ad un decumulo delle scorte di prodotti
finiti; dopo il recupero registrato nel corso del 2003, nel primo trimestre
del nuovo anno si è assistito tuttavia ad un nuovo ripiegamento dei
giudizi sullo stato attuale del portafoglio ordini e ad un affievolirsi del
decumulo delle scorte di prodotti finiti. Nel Centro Italia e nella
Regione Lazio il miglioramento della fiducia della seconda metà del
2003 ha riflesso una forte risalita dei giudizi sul livello attuale degli
ordini ed un andamento sostanzialmente favorevole delle attese di
produzione. Nel primo trimestre 2004 segnali negativi sono venuti
però in questo caso anche dal lato delle attese di produzione, in
ripiegamento rispetto ai livelli elevati raggiunti alla fine del 2003.
Grafico 3.2: Attese di produzione
Aspettative di produzione
(saldi destagionalizzati)
35
30
25
20
15
10
5
0
-5
-10
i-91
i-92
i-93
i-94
i-95
Lazio
i-96
i-97
Italia
Fonte: ISAE.
30
i-98
Centro
i-99
i-100
i-101
3.1.2 La situazione nel periodo di riferimento (Seconda metà
del 2003 e Primo Trimestre 2004)
Seconda metà del 2003
Nella seconda metà del 2003 si era assistito ad un progressivo
recupero dei giudizi delle imprese manifatturiere italiane sullo stato
attuale degli ordini e della domanda, sia sui mercati interni, sia su
quelli esteri: il saldo complessivo3 relativo agli ordini era passato da
–23 del secondo trimestre 2003 a –19 nel terzo e –16 nel periodo
ottobre-dicembre: il recupero aveva riguardato in particolar modo nel
quarto trimestre gli ordini esteri, che erano saliti in termini di saldo da
–25 (dato sia del secondo, sia del terzo trimestre) a –17; a questo
proposito i giudizi delle imprese italiane non sembravano risentire
negativamente dell’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro,
risultando piuttosto influenzate positivamente dal miglioramento del
quadro congiunturale internazionale. Il saldo degli ordini interni era
invece passato da un minimo di –22 del secondo trimestre a –20 nel
terzo e –17 nel quarto. Nel quarto trimestre dello scorso anno segnali
positivi erano venuti anche dai giudizi sull’andamento corrente della
produzione, il cui saldo era salito a –9 da –16 del terzo trimestre, in
presenza di un costante decumulo delle scorte di magazzino (a –2 in
termini di saldo).
Il recupero degli ordini nelle regioni del Centro era risultato
ritardato rispetto alla media nazionale: nel terzo trimestre, il saldo
(espresso in termini grezzi) si era infatti attestato a –20, per poi salire
a –15 nel quarto, grazie ad un recupero sia della domanda interna (da
-18 a -13 in termini di saldi grezzi) sia di quella estera (da –25 a –17):
come per l’Italia nel suo complesso, anche le imprese delle regioni
centrali non risentivano dunque alla fine del 2003 dell’apprezzamento
dell’euro. Anche i giudizi sugli andamenti della produzione erano
migliorati fortemente nel quarto trimestre (da –15 a –7 in termini di
3
Tutte le variabili sono corrette per gli andamenti stagionali, salvo ove diversamente
indicato.
31
saldo), in presenza di scorte stabilmente al di sotto dei valori
considerati normali (-4 in termini di saldo, in lieve rialzo rispetto al –7
del trimestre precedente).
La risalita dei giudizi sull’andamento degli ordini e della domanda
era stata per le imprese del Lazio più marcata rispetto alla media
nazionale e delle regioni del Centro: il saldo relativo agli ordini totali
era passato infatti da –26 del secondo trimestre a –22 nel terzo,
balzando a –12 nel periodo ottobre-dicembre; il saldo relativo agli
ordini interni, che era pari a –32 nel secondo trimestre 2003, era salito
a –23 nel terzo trimestre e a –8 nel quarto; quello degli ordini esteri,
da –40 del periodo aprile-giugno, era passato a –22 nel terzo trimestre
e a –14 nel quarto, segnalando ancora una prevalenza dell’effetto
positivo della ripresa internazionale rispetto a quello negativo
dell’apprezzamento
della
valuta.
Coerentemente,
i
giudizi
sull’andamento corrente della produzione erano passati, in termini di
saldo, da –9 nel secondo trimestre a –4 e 11 rispettivamente nel terzo
e quarto trimestre. Al recupero di ordini e produzione si era
accompagnato inizialmente anche nel Lazio un processo di decumulo
delle scorte di magazzino
(-5 il saldo nel secondo e terzo trimestre),
esauritosi però nell’ultimo trimestre dell’anno, quando le scorte si
erano attestate su livelli considerati normali (saldo pari a 0).
Primo trimestre 2004
Nel primo trimestre del nuovo anno, nella media nazionale i giudizi
sull’andamento degli ordini peggiorano leggermente rispetto alla fine
del 2003 (il saldo è pari a –18, da –16 del quarto trimestre); si
deteriorano sia le valutazioni relative al mercato interno (da -17 a -19),
sia quelle sul mercato estero (da –17 a –20). Più netto è il
ridimensionamento dei giudizi sulla produzione (da –9 a –15 il saldo),
in presenza di una sostanziale “normalità” (saldo pari a –1) delle
scorte di magazzino.
Nelle regioni del Centro nel primo trimestre del nuovo anno
complessivamente i giudizi sull’andamento degli ordini migliorano
32
rispetto al periodo precedente (il saldo destagionalizzato si attesta a
-10, da -15), a fronte però di un calo sui mercati esteri (da –17 a –20
in termini grezzi) e di un lieve aumento invece su quelli interni (a –11 il
saldo, da -13). Le scorte di prodotti finiti si confermano al di sotto dei
valori normali (a -4 come nel quarto trimestre) e peggiorano invece i
giudizi sulla produzione (con il saldo che si attesta a –15, da -7)
Nel Lazio, l’andamento non rispecchia completamente quello della
media nazionale: migliorano infatti i giudizi sull’andamento di ordini e
domanda, con il saldo che sale a -10, da –12 del quarto trimestre
2003: gli ordini esteri rimangono sostanzialmente stabili (da -14 a -15
il saldo), quelli interni mostrano segni di recupero (-5 il saldo, da -8).
Peggiorano invece le valutazioni sullo stato della produzione (a –10 il
saldo, da 11 del periodo ottobre-dicembre), in presenza di un nuovo
accumulo delle scorte di magazzino (a 2 in termini di saldo, da 0 del
precedente trimestre).
3.1.3 Previsioni per i successivi tre mesi.
Le
previsioni
delle
imprese
manifatturiere
italiane
rispetto
all’andamento di ordini e produzione migliorano nel primo trimestre del
nuovo anno, proseguendo la tendenza positiva già registrata alla fine
dello scorso anno. Il saldo relativo alle aspettative sugli ordini risulta
pari a 21, in lieve crescita dal quarto trimestre (quando era pari a 20);
quello relativo alla produzione, che è considerato un buon indicatore
anticipatore
dell’andamento
dell’attività
produttiva,
continua
ad
aumentare, attestandosi a 18, da 15 del quarto trimestre. Ad un
maggiore ottimismo sull’andamento di ordini e produzione si
accompagnano aspettative di rincari nei prezzi di vendita ed un calo
invece di quelle sull’andamento generale dell’economia italiana: il
saldo relativo ai prezzi di vendita balza a 9 (4 nell’ultimo periodo del
2003), probabilmente in relazione ai livelli eccezionalmente elevati
raggiunti dai prezzi delle materie prime sui mercati internazionali,
33
quello sulle aspettative relative agli andamenti economici generali è
pari a –6, da -3 del quarto trimestre 2003.
Nel Centro, nel primo trimestre 2004 le attese di produzione si
ridimensionano rispetto al trimestre precedente, con il relativo saldo
destagionalizzato che scende a 9, da 20 del quarto trimestre;
migliorano però (da 21 a 31) le attese sugli ordini, in un quadro
caratterizzato anche da una sostanziale stabilità delle aspettative sui
prezzi e da un calo di quelle sull’andamento generale dell’economia
italiana (i saldi relativi a tali variabili risultano rispettivamente pari a 13
e 0, da 12 e 4).
Le imprese del Lazio ridimensionano nel primo trimestre dell’anno
le previsioni piuttosto ottimistiche emerse nella parte finale del 2003: il
saldo relativo alle attese sugli ordini scende a 15, da 25 del quarto
trimestre, quello sulla produzione a 10, da 19. Si registra inoltre
un’impennata della attese sui prezzi, che balzano a quota 18, da 9, ed
un
lieve
peggioramento
di
quelle
sull’andamento
generale
dell’economia italiana (il saldo scende a 14 da 17).
3.2 Inchiesta ISAE sulle imprese dei servizi di mercato
A partire dal gennaio 2003, l’ISAE ha allargato la sua inchiesta sul
terziario sino a comprendere l’intero settore dei servizi di mercato,
ampliando contestualmente il campione da 1.000 a 2.000 unità e
comprendendo nella rilevazione le sezioni ATECO H, I, J, K,O, con
vario grado di dettaglio. Delle 2.000 imprese intervistate sull’intero
territorio nazionale, circa 200 operano nella ripartizione geografica
Centro e 100, in particolare, nella Regione Lazio4. L’inchiesta rileva
informazioni di tipo qualitativo relative all’andamento corrente e atteso
di ordini, fatturato e prezzi, oltre a valutazioni degli imprenditori
interpellati sull’andamento generale della situazione economica del
4
Al fine di migliorare la rappresentatività statistica del campione a livello locale, a partire dai
dati relativi al secondo trimestre 2004, tali informazioni saranno integrate con 150 ulteriori
interviste effettuate con imprese operanti nella regione Lazio.
34
paese; le informazioni sono quantificate con la tecnica del saldo. A
partire da tali risultati, l’ISAE elabora un indicatore sintetico di clima di
fiducia, ottenuto come media semplice dei saldi relativi all’andamento
degli ordini correnti e attesi e alle aspettative sull’economia.
3.2.1 La fiducia delle imprese dei servizi: confronto tra i risultati
del Lazio, del Centro e dell’Italia.
Secondo i risultati dell’inchiesta, il clima di fiducia delle imprese dei
servizi italiane, espresso in termini grezzi data la brevità della serie
storica a disposizione, era migliorato fortemente nel quarto trimestre
dello scorso anno (a 14, da 1), per poi scendere nuovamente nel
primo trimestre 2004 (a quota 10), mantenendosi comunque su livelli
notevolmente più elevati rispetto a quelli del periodo gennaio-marzo
2003 (quando il saldo era pari a 5).
Grafico 3.3: Clima di fiducia dei servizi di mercato
CLIMA DI FIDUCIA
20
15
10
5
0
-5
I trim 2003
II trim 2003
III trim 2003
ITA LIA
IV trim 2003
Centro
I trim 2004
Lazio
Fonte: ISAE.
L’andamento della fiducia delle imprese del Centro è all’inizio del
2004 notevolmente migliore rispetto alla media nazionale: l’indice
balza infatti a 16 (da –3 del quarto 2003; si tratta del valore più elevato
35
dall’inizio della rilevazione). Nel Lazio, la fiducia si stabilizza invece su
livelli appena inferiori a quelli del trimestre precedente, a 0, da 1.
Le imprese del Centro e del Lazio mostrano un maggiore
ottimismo rispetto alla media nazionale circa le prospettive a breve
termine dell’economia italiana; contemporaneamente, però, le imprese
del Centro e, soprattutto, quelle del Lazio registrano un andamento
peggiore della media nazionale per quanto riguarda giudizi e
previsioni sull’andamento degli ordini e della domanda.
3.2.2 Situazione nel periodo di riferimento (Primo trimestre
2004).
L’inchiesta ISAE sui servizi rileva i giudizi delle imprese interpellate
sull’andamento di ordini e domanda, fatturato e occupazione. Dopo il
risultato positivo del quarto trimestre dello scorso anno, i giudizi
sull’andamento di ordini e fatturato si sono deteriorati nel periodo
gennaio-marzo 2004 in Italia e nelle regioni centrali: i relativi saldi, pari
rispettivamente nel quarto trimestre 2003 a 10 e 17 nel totale in Italia e
a 1 e 13 nelle regioni del Centro, sono passati nel primo trimestre
2004 a 2 e 13 in Italia e a –1 e 8 nelle regioni centrali. Le imprese del
settore dei servizi operanti nella regione Lazio invece esprimono
giudizi sostanzialmente stabili sul fatturato, con il saldo che passa a
18 da 19, e in calo invece per quanto riguarda ordini e domanda (con
il saldo pari a -13, da 0). Indicazioni uniformemente favorevoli
vengono invece dal lato dell’occupazione: il saldo passa infatti, tra
quarto trimestre 2003 e primo 2004, da 0 a 7 nella media nazionale,
salendo da –10 a 5 nelle regioni centrali e da –14 a -2 nel Lazio.
36
Grafico 3.4: Giudizi sull’occupazione
GIUDIZI OCCUPAZIONE
(saldi grezzi)
15
10
5
0
-5
-10
-15
-20
-25
-30
-35
-40
I trim 2003
II trim 2003
ITA LIA
III trim 2003
Centro
IV trim 2003
I trim 2004
Lazio
Fonte: ISAE.
3.2.3 Previsioni per i successivi tre mesi.
Oltre ai giudizi, l’inchiesta ISAE rileva anche, relativamente alle
stesse variabili sopra menzionate, le previsioni degli operatori sugli
andamenti a breve termine; inoltre, le imprese interpellate forniscono
indicazioni sull’andamento atteso per i prossimi tre mesi dei prezzi di
vendita e dell’economia italiana in generale. Le attese a breve termine
su ordini e domanda peggiorano all’inizio del 2004 nel totale Italia e
nel Lazio, migliorando nettamente nella media del Centro: il saldo, che
nel quarto trimestre dello scorso anno era pari, rispettivamente, a 27,
12 e 18, nella media nazionale, nel Centro e nel Lazio, si attesta nel
primo trimestre 2004 a 26, 25 e 2. Coerentemente con l’andamento
delle aspettative sulla domanda, quelle sul fatturato peggiorano
nell’Italia e nel Lazio, mostrando invece segni di miglioramento nel
Centro: i saldi, che in Italia e nel Lazio erano risultati pari
rispettivamente nel quarto trimestre a 36, e 51, si sono attestati a 34 e
37
33 all’inizio del 2004; nel Centro, il saldo delle previsioni sul fatturato
sale invece da 41 a 46.
Grafico 3.5:Aspettative sulla situazione economica dell’Italia.
ASPETTATIVE ECONOMIA
(saldi grezzi)
30
20
10
0
-10
-20
-30
-40
I trim 2003
II trim 2003
III trim 2003
ITA LIA
IV trim 2003
Centro
I trim 2004
Lazio
Fonte: ISAE.
Le imprese sono invece uniformemente ottimiste per quanto
riguarda l’andamento atteso dell’occupazione, con i saldi che tornano
positivi in tutte le zone geografiche considerate: nel dettaglio, a livello
nazionale il saldo per questa variabile sale infatti da –4 a 13 tra quarto
e primo trimestre, nel Centro recupera da –30 a 3 e nel Lazio da –38 a
–8. Per quanto riguarda le attese sui prezzi di vendita, la moderata
ripresa dell’attività all’inizio del 2004 sembra essersi accompagnata a
qualche tensione inflazionistica: il saldo relativo a tale variabile balza
infatti in un trimestre da 0 a 11 a livello nazionale, salendo da -2 a 20
nel Centro e da –3 a 14 nella sola regione Lazio. Le imprese del
Centro, e quelle del Lazio in particolare, sono divenute infine nel corso
dell’ultimo
anno
gradualmente
più
ottimiste
sulle
prospettive
dell’economia italiana in generale. Tale miglioramento appare più
evidente che nella media nazionale: il saldo relativo a questa variabile,
38
sempre confrontando il dato del primo trimestre con quello della fine
dello scorso anno, sale da –21 a 24 nel centro e da –16 a 12 nel
Lazio, rimanendo invece sostanzialmente stabile (a 3, da 4 nel quarto
trimestre) nel totale Italia.
3.3 Inchiesta ISAE sui consumatori
A partire dal 1982, l’ISAE conduce mensilmente un’indagine
presso i consumatori, con l’obiettivo di rilevare le opinioni soggettive
degli intervistati relativamente all’evoluzione di fenomeni economici e
sociali; l’inchiesta è svolta nell’ambito di un progetto armonizzato della
Commissione Europea. Essa si basa su un campione di 2.000
intervistati mensili, selezionati in modo casuale sulla base della zona
geografica e dell’ampiezza del comune di residenza; dei 2.000
consumatori campionati mensilmente sull’intero territorio nazionale,
circa 400 risiedono nelle regioni del Centro Italia e, di questi, circa 200
nella Regione Lazio. Ogni mese, le interviste sono rivolte ad un nuovo
campione di intervistati; l’analisi presentata in questo rapporto è svolta
su base trimestrale, e quindi per ogni trimestre sono disponibili 6.000
interviste su base nazionale, 1.200 interviste per le regioni del Centro
e 600 interviste per il Lazio: la numerosità è dunque da considerarsi
adeguata per svolgere analisi statisticamente attendibili anche a livello
regionale.
L’inchiesta rileva le opinioni dei consumatori sulla situazione
personale degli intervistati e sul quadro economico generale del
paese; più in particolare, le domande dell’inchiesta riguardano i giudizi
sulla situazione economica della famiglia, la situazione finanziaria
attuale, le intenzioni di acquisto di beni durevoli, la convenienza del
risparmio, oltre alle previsioni sulla situazione economica della
famiglia, le prospettive di acquisto di durevoli in generale, dell’auto e
dell’abitazione in particolare; per quanto riguarda la situazione
economica dell’Italia, vengono richieste le previsioni sul quadro
39
economico generale, sull’evoluzione del mercato del lavoro e giudizi e
previsioni riguardo l’andamento dell’inflazione. La media ponderata dei
saldi di 9 delle domande dell’inchiesta5, riportata ad indice base Italia
1980=100, costituisce il clima di fiducia dei consumatori; le serie del
clima di fiducia e le nove serie componenti sono destagionalizzate
dall’ISAE; tutte le altre serie sono espresse in termini grezzi.
3.3.1 La fiducia dei consumatori: confronto tra i risultati del
Lazio, del Centro e dell’Italia nel corso del 2003 e nel primo
trimestre del 2004
Nel corso del 2003, il clima di fiducia dei consumatori italiani si è
stabilizzato sui bassi livelli raggiunti nell’anno precedente; l’indice
destagionalizzato si è attestato nella media del primo semestre dello
scorso anno a quota 106,6, calando a 106,3 nel terzo trimestre e
ulteriormente a 105,2 nel quarto. Le forti tensioni sui mercati finanziari
legate agli scandali riguardanti importanti società italiane hanno
ulteriormente depresso la fiducia all’inizio del 2004, con l’indice che si
è portato a 99,9 nella media del primo trimestre, sui valori più bassi
degli ultimi anni, nonostante qualche primo segnale di ripresa
manifestatosi nel mese di marzo. A peggiorare sono stati soprattutto
giudizi e previsioni sulla situazione economica generale del paese e
sull’andamento del mercato del lavoro; le preoccupazione legate agli
scandali finanziari hanno influenzato negativamente anche le
valutazioni dei consumatori sulla possibilità e convenienza di
effettuare risparmi.
Anche nelle regioni del Centro, il clima di fiducia dei consumatori si
è confermato nel corso del 2003 su livelli depressi: l’indice si è
stabilizzato nella media dell’anno attorno a quota 106, scendendo poi
bruscamente a 101 nei primi mesi del 2004; così come visto per l’Italia
5
Cfr. le note informative per l’elenco delle variabili parte del clima di fiducia.
40
nel suo complesso, sono peggiorati giudizi e previsioni sulla situazione
economica dell’Italia e su possibilità e convenienza ad effettuare
risparmi, nonostante qualche segno di recupero manifestatosi nel
mese di marzo.
Andamento analogo ha registrato la fiducia dei consumatori della
regione
Lazio:
l’indice
destagionalizzato
si è
sostanzialmente
stabilizzato, attorno a quota 106,4, nel corso del 2003 su valori
storicamente bassi, per poi scendere nel primo trimestre del 2004 a
100,7, sui minimi degli ultimi anni, nonostante il notevole recupero
registrato nel mese di marzo. Anche in questo caso, scendono
fortemente le valutazioni sulla possibilità e convenienza di effettuare
risparmi e le previsioni a breve termine sull’andamento del mercato
del lavoro; in controtendenza rispetto al calo registrato a livello
nazionale, migliorano invece leggermente le attese sull’andamento
generale dell’economia italiana nei successivi tre mesi.
Grafico 3.6: Clima di fiducia dei consumatori
130
CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI
(indice base 1980=100 )
125
120
115
110
105
100
Italia
Lazio
Centro
19
98
03
19
98
09
19
99
03
19
99
09
20
00
03
20
00
09
20
01
03
20
01
09
20
02
03
20
02
09
20
03
03
20
03
09
20
04
01
95
Fonte: ISAE.
41
3.3.2 Giudizi e previsioni sulla situazione personale degli
intervistati
Seconda metà del 2003
Le valutazioni espresse dai consumatori italiani sulla propria
situazione personale si sono stabilizzate su livelli storicamente
piuttosto depressi nei primi nove mesi del 2003, per poi scendere
lievemente nella fase conclusiva dell’anno. In particolare, sono
peggiorati nel quarto trimestre i saldi destagionalizzati relativi ai
giudizi sulla situazione economica della famiglia (-48 , da –44 del
trimestre precedente), mentre le previsioni sulla stessa variabile
si sono mantenute stabili su livelli negativi (a –5 il saldo); per
quanto riguarda il bilancio famigliare, il saldo nel quarto trimestre
è sceso a 9, da 10 del periodo precedente: a questo lieve
deterioramento si è accompagnata una stabilità delle valutazioni
sulla convenienza attuale del risparmio (a 77 il saldo, come nel
terzo trimestre) ed un calo invece delle possibilità future di
risparmiare (il saldo è sceso a –53, da –41). Relativamente infine
ai beni durevoli, i consumatori intervistati hanno visto peggiorare
lievemente sia la convenienza all’acquisto (a –103, da –98), sia
le intenzioni di spesa nei mesi successivi (a
–6 da –5 del
trimestre precedente).
Nelle regioni del Centro, le valutazioni degli intervistati sulla
propria situazione personale, dopo una sostanziale stabilità nei
primi tre trimestri del 2003, sono peggiorate lievemente nel
periodo ottobre-dicembre. I saldi destagionalizzati relativi a
giudizi e previsioni sulla situazione economica della famiglia si
sono attestati rispettivamente a -47, da –42, e a –4, stabili
rispetto al trimestre precedente; quello sul bilancio famigliare è
42
sceso invece da 13 a 7. A questo lieve deterioramento si è
accompagnata nell’ultimo trimestre dello scorso anno un calo, a
giudizio degli intervistati, delle possibilità future di risparmiare (il
saldo è sceso a –48, da –43), mentre la convenienza attuale era
stata giudicata in miglioramento rispetto ai periodi precedenti (a
79, da 66). Per quanto riguarda i beni durevoli, i consumatori del
Centro hanno visto peggiorare lievemente sia la convenienza
all’acquisto (a –99, da –92), sia le intenzioni di spesa a breve
termine (da –5 a –6 il saldo).
Nella regione Lazio, i giudizi sulla situazione economica e sul
bilancio della famiglia sono peggiorati alla fine dello scorso anno:
rispettivamente, il saldo relativo alla situazione economica
corrente si è attestato nel quarto trimestre a –46 (da –39 del
terzo), quello sul bilancio familiare a 3 (da 8). Le previsioni a
breve termine si mantenevano tuttavia stabili (a –2 il saldo come
nel terzo trimestre), in presenza di una sostanziale tenuta della
convenienza attuale e delle possibilità future di risparmio (con i
saldi pari rispettivamente nel quarto trimestre 2003 a 76, in
crescita da 70, e –52, in calo invece da –48). Dal lato dei beni
durevoli, emergevano infine indicazioni in parte contrastanti, con
un peggioramento della convenienza immediata degli acquisti (il
saldo era sceso da -93 a -97) ed una stabilità invece (a -7 in
termini di saldo) delle previsioni a breve termine.
Primo trimestre 2004
Le valutazioni dei consumatori sulla propria situazione
personale hanno risentito negativamente all’inizio del 2004 degli
scandali finanziari che hanno colpito importanti aziende italiane:
ad essere particolarmente colpiti dalla crisi di fiducia sono state
le valutazioni sulla convenienza attuale e sulle possibilità future
di
risparmio,
i
cui
saldi
destagionalizzati
43
sono
scesi
rispettivamente a 69 e –74 (da 77 e -53). Quelli relativi a giudizi e
previsioni sulla situazione economica della famiglia e allo stato
del bilancio famigliare sono scesi anch’essi, rispettivamente, a
–52 (da -48), -9 (da -5) e 4 (da 9). Relativamente infine ai beni
durevoli, i consumatori intervistati vedono peggiorare lievemente
la convenienza immediata all’acquisto (a –105, da -103); in
controtendenza, però, un segnale positivo viene dalle intenzioni
di spesa a breve termine, il cui saldo recupera a –3 (da -6).
Analogamente a quanto visto per il totale nazionale, i
consumatori
del
Centro
sono
stati
colpiti
dall’incertezza
finanziaria, divenendo più pessimisti su convenienza e possibilità
di risparmio (i cui saldi sono scesi a 69 e –74, da 79 e -48),
situazione del bilancio familiare (5 in termini di saldo, da 7),
situazione economica corrente e attesa della famiglia (-53 e -6
rispettivamente, da -47 e -4); un leggero ottimismo emerge
invece dalle intenzioni di acquisto di beni durevoli (il cui saldo
recupera a –3 da -6).
I consumatori del Lazio nel primo trimestre 2004 appaiono
meno colpiti dagli effetti degli scandali finanziari rispetto alla
media nazionale e a quella delle regioni del Centro: i saldi relativi
a
convenienza
e
possibilità
di
risparmio
scendono
rispettivamente a -70 (da -51) e 72 (da 76), le valutazioni sul
bilancio familiare e sulla situazione economica della famiglia
restano sostanzialmente stabili rispetto al trimestre precedente:
rispettivamente, i saldi su giudizi e previsioni sulla situazione
della famiglia e sullo stato del bilancio familiare si attestano a
–47 da -46, a -2, stabile, e a 3, anch’esso stabile. Le famiglie del
Lazio sono inoltre meno pessimiste sulle prospettive di acquisto
di beni durevoli nei prossimi mesi (con il saldo che recupera a –3
44
da -7), anche se la convenienza attuale della spesa è giudicata
in calo, a –108 il saldo, da -97.
Grafico 3.7: Intenzioni di acquisto di beni durevoli
12
Intenzioni di acquisto di beni durevoli
(saldi destagionalizzati)
Italia
Centro
Lazio
20
00
03
20
00
09
20
01
03
20
01
09
20
02
03
20
02
09
20
03
03
20
03
09
20
04
01
19
98
03
19
98
09
19
99
03
19
99
09
0
-12
-24
Fonte: ISAE.
3.3.3 Giudizi e previsioni sulla situazione economica dell’Italia
Seconda metà del 2003
Giudizi e previsioni sulla situazione economica dell’Italia si
sono mantenuti complessivamente piuttosto pessimisti nel corso
del 2003: nella media nazionale, il saldo relativo ai giudizi sulla
situazione corrente è risultato stabile nel corso dell’anno attorno
a –96 (-98 nel quarto trimestre), le previsioni a breve hanno
mostrato solo deboli segnali di miglioramento (a -25 nel quarto
trimestre, dal –29/30 dei periodi precedenti). Ad un notevole
pessimismo generale si sono accompagnati giudizi ancora
negativi dal lato dei prezzi, ma anche un minor pessimismo sulle
prospettive del mercato del lavoro.
45
Grafico 3.8:Aspettative sulla disoccupazione
72
Aspettative sulla disoccupazione
(saldi destagionalizzati)
Italia
Centro
Lazio
60
48
36
24
12
-12
20
03
03
20
03
09
20
04
01
19
98
03
19
98
09
19
99
03
19
99
09
20
00
03
20
00
09
20
01
03
20
01
09
20
02
03
20
02
09
0
Fonte: ISAE.
Gli intervistati residenti nelle regioni centrali sono stati più
pessimisti della media nazionale per quanto riguarda giudizi e
attese a breve sulla situazione economica generale (i cui saldi
sono scesi a –102 e –35 nel quarto trimestre da –94 e –28 del
terzo), anche in relazione probabilmente ad una percezione
ancora notevolmente elevata circa la crescita dei prezzi (con il
relativo saldo che si è mantenuto sui massimi degli ultimi anni, a
132 in termini di saldo). Sono invece gradualmente diminuite (e
quindi migliorate), come già rilevato nella media nazionale, le
aspettative sulla disoccupazione (26, da 30, nel quarto
trimestre).
Anche nel Lazio, giudizi e previsioni sulla situazione
economica dell’Italia sono peggiorati nel corso dell’anno 2003,
con i relativi saldi che nel quarto trimestre si sono attestati
46
rispettivamente a –96 e –32, da –88 e -26 del trimestre
precedente; è probabile che anche in questo caso abbia influito
negativamente la percezione di forti rialzi dei prezzi nei
precedenti dodici mesi (con il saldo che nel quarto trimestre si è
attestato a 128 da 124). Le aspettative sulla disoccupazione
sono infine migliorate nella seconda metà dell’anno.
Primo trimestre 2004
Nei primi tre mesi del nuovo anno le valutazioni sulla situazione
economica dell’Italia sono in notevole peggioramento: a livello
nazionale, i saldi relativi, rispettivamente, a giudizi e previsioni sul
quadro generale scendono a –113 (da -98) e –33 (da -25), quello sulle
attese di disoccupazione sale a 39 (da 30), mentre i giudizi sui prezzi
si mantengono elevati (a 84 in termini di saldo, da 85).
I consumatori residenti nelle regioni centrali sono notevolmente più
pessimisti sia riguardo il quadro generale corrente (con il saldo che
scende a -113 da -102), sia per le previsioni sul mercato del lavoro
(con il saldo che sale a 35, da 26). Diversamente da quanto visto per
la
media
nazionale,
migliorano
però
lievemente
i
giudizi
sull’andamento dei prezzi negli ultimi 12 mesi (il cui saldo scende a
125, da 132) ed emerge minore pessimismo per le prospettive a breve
termine dell’economia italiana (con il saldo che recupera a –30, da 35).
Nel Lazio, i consumatori nel primo trimestre del nuovo anno
esprimono, in conformità con quanto visto a livello nazionale e nella
media delle regioni centrali, giudizi nettamente più negativi rispetto
alla situazione corrente del paese (con il saldo che scivola a –114, da
-96), anche se recuperano le aspettative a breve termine, a -29 in
termini di saldo (da -32). Peggiorano invece nettamente le aspettative
relative al mercato del lavoro (il saldo sale a 37, da 25) e si
stabilizzano (a 127 in termini di saldo, da 128) quelle sui prezzi.
47
4. Lo sviluppo dell’economia del Lazio: le
tendenze di medio periodo
In questa ultima parte del Rapporto presentiamo i risultati di
un’analisi delle caratteristiche strutturali e delle tendenze di medio
periodo dell’economia del Lazio. L’arco temporale esaminato va dal
1995, anno di inizio della nuova contabilità regionale stimata secondo i
criteri del nuovo Sistema Europeo dei Conti (SEC95), al 2002, ultimo
anno disponibile delle informazioni ufficiali ISTAT di contabilità
regionale. Le variabili analizzate riguardano i principali indicatori di
sviluppo (PIL pro capite, rapporto tra PIL e unità di lavoro e rapporto
tra unità di lavoro e popolazione), la struttura e la specializzazione
settoriale e i principali indicatori del mercato del lavoro (tasso di
occupazione, tasso di disoccupazione e tasso di attività). Per alcune
variabili (valore aggiunto pro capite e tasso di disoccupazione) l’analisi
strutturale è inoltre estesa ai Sistemi Locali del Lavoro.
4.1 Gli indicatori di sviluppo
Nel 2002 il PIL del Lazio misurato a prezzi costanti 1995 era pari a
104.001 milioni di euro. Il peso sul totale nazionale era del 10%,
stabile rispetto al 1995. L’analisi delle dinamiche di medio periodo
indicano infatti che tra il 1995 e il 2002 l’economia della regione ha
avuto una evoluzione in linea con quella media del Paese: il PIL
italiano e quello del Lazio sono cresciuti ad un tasso medio annuo
dell’1,7 per cento.
Da un’analisi più attenta si scopre però nel periodo compreso tra il
1999 e il 2002 il tasso di crescita medio annuo del PIL del Lazio
(2,2%) è cresciuto in misura nettamente superiore al resto del Paese
(1,7%). Nel periodo tra il 1995 e il 1999, invece, il Lazio stentava a
tenere il passo con le altre economie regionali.
48
Mappa 4.1. Crescita del PIL nei periodi 1995-2002 e 1999-2002. Tassi
medi annui di variazione percentuale.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione dei tassi medi
annui di variazione percentuale del PIL.
49
La popolazione residente nella regione nel 2002 era di oltre 5
milioni, pari al 9,2% del totale nazionale. Nel periodo in esame essa è
cresciuta dello 0,4% in media all’anno, mentre quella nazionale dello
0,2 per cento.
Tabella 4.1 – Lazio. Indicatori di sviluppo: anno 2002.
Valori
assoluti
104.001,0
Quota
percentuale su
Italia
10,0
5.343,6
9,2
19,5
109,0
2.301,3
9,5
PIL per unità di lavoro (valori costanti, migliaia
di euro)
45,2
105,2
Unità di lavoro su popolazione residente a metà
anno (%)
43,1
103,6
Prodotto interno lordo (valori costanti, milioni di
euro)
Popolazione residente a metà anno (migliaia)
PIL per abitante (valori costanti, migliaia di euro)
Unità di lavoro standard (migliaia)
Fonte: ISAE.
Data la maggiore dinamica demografica, il PIL pro capite della
regione è cresciuto in tale periodo ad un tasso (1,3%) leggermente
inferiore a quello medio nazionale (1,5%). Ancora una volta è
importante tuttavia distinguere i due sottoperiodi 1995-1999 e 19992002. Nel primo, il differenziale di crescita rispetto alla media
nazionale è nettamente negativo, mentre nel secondo periodo,
nonostante la maggiore dinamica demografica, il PIL per abitante della
regione è cresciuto di un decimo di punto in più rispetto alla media del
50
Paese. Nel 2002 il reddito pro capite della regione si è attestato sui
19,5 mila euro, pari al 109% della media italiana.
Tabella 4.2 - Dinamiche di medio periodo degli indicatori di sviluppo.
Tassi medi annui di variazione percentuale.
1995-2002
Lazio
Italia
1,7
1,7
Lazio
Italia
0,4
0,2
Lazio
Italia
1,3
1,5
Lazio
Italia
1,3
1,0
Lazio
Italia
0,3
0,7
Lazio
Italia
0,9
0,8
1995-1999
Prodotto Interno Lordo
1,3
1,6
Popolazione
0,3
0,1
PIL pro capite
1,0
1,5
Unità di lavoro
0,7
0,6
PIL per unità di lavoro
0,6
1,1
Unità di lavoro su
popolazione
1999-2002
0,4
0,4
1,6
1,3
Fonte: ISAE.
51
2,2
1,7
0,5
0,2
1,6
1,5
2,2
1,5
0,0
0,2
Mappa 4.2. PIL pro capite nel 2002. Italia=100.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione del PIL pro
capite.
Il PIL pro capite rappresenta il principale indicatore usato
convenzionalmente per confrontare i livelli e le dinamiche di sviluppo
di paesi e regioni diverse. Questo indicatore “sintetico” di sviluppo
risente però dell’influenza di una varietà di fenomeni che possono
essere evidenziati attraverso una sua opportuna scomposizione. In
particolare, si ha:
Y Y L
 
P L P
dove, Y indica il livello di PIL, P la popolazione, L le unità di lavoro
standard. In altri termini, il PIL pro capite è la risultante del prodotto tra
il rapporto tra PIL e unità di lavoro e il rapporto tra unità di lavoro e
popolazione.
Nel 2002 le unità di lavoro standard presenti nel Lazio
ammontavano a 2.301 mila, il 9,5% del totale nazionale. Grazie anche
52
all’adozione di incentivi all’occupazione, all’applicazione delle diverse
forme di contratti di lavoro flessibile, alla moderazione salariale e
all’emersione di lavoro irregolare, la dinamica dell’occupazione
regionale durante il periodo in esame è risultata particolarmente
positiva. Il differenziale di crescita delle unità di lavoro della regione
rispetto alla media nazionale appare infatti positivo, soprattutto nel
secondo sottoperiodo (1999-2002), durante il quale le unità di lavoro
del Lazio sono cresciute del 2,2% l’anno, mentre quelle del Paese nel
suo complesso dell’1,5 per cento.
Il periodo in esame è stato in particolare caratterizzato da una
elevata elasticità dell’occupazione rispetto all’attività produttiva. Il
rapporto tra PIL e unità di lavoro della regione è quindi cresciuto ad un
tasso medio annuo molto basso (0,3%) e di gran lunga inferiore a
quello nazionale (0,7%). Per converso il rapporto tra unità di lavoro e
popolazione del Lazio è aumentato di circa l’1% l’anno tra il 1995 e il
2002 e dell’1,6% tra il 1999 e il 2002. Durante tutto il periodo, tuttavia,
ambedue gli indicatori si sono mantenuti su livelli superiori alla media
nazionale: nel 2002 il rapporto tra PIL e unità di lavoro della regione si
è attestato su un valore pari al 105,2% della media italiana, mentre il
rapporto tra unità di lavoro e popolazione su un valore pari al 104 per
cento.
53
Mappa 4.3. PIL per unità di lavoro nel 2002. Italia=100.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione del PIL per unità
di lavoro.
Mappa 4.4. Unità di lavoro in rapporto alla popolazione nel 2002.
Italia=100.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione del rapporto tra
unità di lavoro e popolazione.
54
Il Lazio, come la gran parte delle regioni italiane, non rappresenta
un’unità
economica
omogenea
al
suo
interno.
L’eterogeneità
territoriale emerge in maniera molto evidente osservando i valori
aggiunti pro capite misurati a livello di Sistema Locale del Lavoro
(SLL)6. I SSL presenti nel Lazio sono 27, di cui cinque corrispondono
ai comuni capoluogo di provincia (Frosinone, Rieti, Viterbo, Latina e
Roma).
Mappa 4.5 – Valore aggiunto pro capite nei Sistemi Locali del Lavoro del
Lazio. Valori medi del periodo 1995-2000. Italia=100.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione del valore
aggiunto pro capite.
6
Il Sistema Locale del lavoro è l'aggregazione di più comuni al cui interno è
massimo il flusso di trasferimento giornaliero casa-lavoro, individuato tramite
domande presenti nei censimenti della popolazione. I criteri per la definizione dei
SLL sono: autocontenimento (capacità di un territorio di comprendere al proprio
interno la maggior parte delle relazioni umane che intervengono fra le sedi di
“attività di produzione - località di lavoro” e “attività legate alla riproduzione sociale località di residenza”; contiguità (i comuni sono confinanti) ; relazione spazio-tempo
(tempo di percorrenza lavoro-casa)
55
Nel periodo 1995-2000 solamente i cinque SLL corrispondenti ai
comuni capoluogo di provincia presentavano un valore aggiunto pro
capite in linea o superiore alla media nazionale. Quattordici SLL su
ventisette avevano invece un valore aggiunto pro capite inferiore al
70% della madia italiana.
4.2 Struttura settoriale, specializzazione e produttività
Il Lazio è caratterizzato da una struttura settoriale del valore
aggiunto fortemente centrata sui servizi, sia pubblici che privati. Nel
2002, l’80% circa del valore aggiunto totale della regione al lordo dei
SIFIM è stato prodotto da imprese appartenenti a tali comparti e non
ha subito variazioni rispetto al 1995. L’indice di specializzazione
rispetto all’Italia si è attestato su un valore pari a 116,5 per cento.
Nel periodo in esame è proseguito il processo di ripiegamento
dell’attività agricola e si è ridotta anche la quota di valore aggiunto
prodotta dal settore delle costruzioni. L’unico settore che ha
incrementato il proprio peso sulla struttura produttiva regionale è
quindi quello dell’industria in senso stretto. L’indice di specializzazione
rispetto alla media nazionale nell’industria è infatti aumentato da
55,7% a 63,2 per cento.
All’incremento di peso dell’industria in senso stretto sull’attività
produttiva della regione non ha corrisposto un aumento della quota di
unità di lavoro in tali comparti. Di conseguenza, nel periodo in esame
si è registrato un notevole incremento di produttività dell’industria
laziale: il valore aggiunto per unità di lavoro è passato da 48,2 mila
euro a 57,9 mila euro (pari al 133,5% della media nazionale).
56
Tabella 4.3 – Lazio. Struttura settoriale e indici di specializzazione: anni
1995 e 2002.
Struttura settoriale*
1995
2002
Valore aggiunto
- Agricoltura
- Industria in senso stretto
- Costruzioni
- Servizi
Unità di lavoro
- Agricoltura
- Industria in senso stretto
- Costruzioni
- Servizi
Specializzazione**
1995
2002
1,8
13,9
4,3
80,1
1,4
14,7
3,8
80,1
54,2
55,7
83,7
120,0
49,3
63,2
74,3
116,5
3,9
12,3
6,7
77,1
3,1
11,1
7,0
78,8
54,3
52,8
99,6
122,7
57,6
50,9
100,1
119,7
Fonte: ISAE. *Quota di valore aggiunto (unità di lavoro) in ciascun settore sul totale
del valore aggiunto (unità di lavoro) della regione. **Rapporto tra la quota regionale
di valore aggiunto (unità di lavoro) in un settore e quella media nazionale.
Tabella 4.4 – Lazio. Produttività del lavoro (rapporto tra valore aggiunto e
unità di lavoro): anni 1995 e 2002.
- Agricoltura
- Industria in senso stretto
- Costruzioni
- Servizi
Valori assoluti
1995
2002
19,1
20,1
48,2
57,9
27,2
23,7
44,1
44,4
Quota percentuale su Italia
1995
2002
110,1
92,1
116,4
133,5
92,6
79,8
107,8
104,6
Fonte: ISAE.
4.3 Gli indicatori del mercato del lavoro
Le dinamiche del mercato del lavoro possono essere approfondite
tramite l’analisi di tre indicatori costruiti sulla base delle informazioni
fornite dall’indagine ISTAT sulle forze lavoro. Questi tre indicatori sono
il tasso di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione in età
lavorativa), il tasso di disoccupazione (rapporto tra persone in cerca di
occupazione e forze lavoro) e il tasso di attività (rapporto tra forze
lavoro e popolazione in età lavorativa).
Il tasso di occupazione e quello di attività della regione nel 2002
hanno assunto valori in linea con la media nazionale, rispettivamente
57
44,5% e 48,6%. Il tasso di disoccupazione, invece, si è presentato ad
un livello inferiore (8,6%). Tra il 1999 e il 2002 il tasso di
disoccupazione regionale è infatti diminuito ad una velocità superiore
a quella media delle altre regioni italiane.
Tabella 4.5 - Lazio. Indicatori del mercato del lavoro: anno 2002.
Valori
assoluti
Tasso di occupazione (occupati su popolazione
in età lavorativa) (%)
44,5
Quota
percentuale su
Italia
100,2
Tasso di disoccupazione (persone in cerca di
occupazione su forze lavoro) (%)
8,6
95,3
Tasso di attività (%)
48,6
99,7
Fonte: ISAE.
Tabella 4.6 - Dinamiche di medio periodo degli indicatori di del mercato
del lavoro. Tassi medi annui di variazione percentuale.
1995-2002
Lazio
Italia
1,0
0,9
Lazio
Italia
-5,1
-3,6
Lazio
Italia
0,4
0,5
1995-1999
Tasso di occupazione
0,4
0,5
Tasso di disoccupazione
-1,5
-0,5
Tasso di attività
0,2
0,4
1999-2002
1,9
1,5
-9,8
-7,6
0,7
0,6
Fonte: ISAE.
L’analisi del tasso di disoccupazione è infine estesa a livello di
sistema locale del lavoro. I dati disponibili si riferiscono al 2001, anno
in cui il tasso di disoccupazione medio della regione era pari a 10,2%,
mentre quello nazionale era pari al 9,5%. Nei due anni successivi,
58
come già ricordato, il tasso di disoccupazione della regione si è
allineato perfettamente a quello medio italiano.
Mappa 4.7 – Tassi di disoccupazione nei Sistemi Locali del Lavoro del
Lazio. Valori medi del periodo 1995-2000. Italia=100.
Fonte: ISAE.
Nota: nella legenda si riportano i valori dei quintili della distribuzione del tasso di
disoccupazione.
Ancora una volta, questo tipo di analisi mette in evidenza
l’esistenza di profonde differenze nelle condizioni economiche della
popolazione all’interno della regione. Su 27 SLL, nel 2001, undici
presentavano infatti un tasso di disoccupazione superiore al 110%
della media nazionale. A differenza di quanto riscontrato per il valore
aggiunto pro capite, tuttavia, non sembra emergere una distinzione
netta tra comuni capoluogo di provincia e altri SLL. Tra i comuni
capoluogo di provincia, solo Roma e Latina, infatti, presentavano un
tasso di disoccupazione leggermente superiore alla media nazionale,
mentre Frosinone, Rieti e Viterbo avevano un tasso superiore al 110%
della media delle altre regioni.
59
TAVOLE
INCHIESTA ISAE SULLE MANIFATTURIERE
(saldi destagionalizzati delle risposte, salvo ove diversamente indicato)
ASPETTATIVE A 3 MESI
GIUDIZI
ANNI
E
TRIMESTRI
LIVELLO DEGLI ORDINI E DELLA DOMANDA
in generale
dall'interno (*)
LIVELLO
PRODUZIONE
(*)
SCORTE
ORDINI (*)
PRODUZIONE
SITUAZIONE
ECONOMICA
DEL PAESE (*)
-9
-7
-7
-6
0
5
0
2
1
-1
-4
-5
-4
-1
-4
-2
-1
30
29
30
24
21
22
14
8
18
24
19
15
17
19
17
20
20
29
29
29
25
19
16
9
6
13
21
16
14
14
15
12
15
17
16
17
18
13
6
11
5
-7
9
4
0
-13
-16
-13
-7
-2
-3
-5
-3
-7
-7
7
15
7
-1
2
6
-7
-5
-4
-4
-5
-6
-2
37
15
31
24
34
22
7
20
32
22
19
23
33
18
22
21
33
23
25
32
26
17
12
14
14
20
22
23
18
18
19
22
20
9
24
23
17
15
8
15
-10
-8
12
8
-7
-5
-12
-11
-11
4
2
4
-3
-4
-14
26
21
21
4
17
22
-8
-7
-9
-5
-5
0
4
15
30
19
24
37
33
20
3
14
10
29
15
26
14
18
25
15
21
23
23
17
23
-1
-8
13
20
12
12
-3
24
13
12
19
9
41
43
28
20
11
13
-1
-31
0
8
2
-9
-2
-1
0
17
21
dall'estero (*)
ITALIA
2000
2001
2002
2003
2004
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
7
11
11
6
-5
-10
-16
-24
-16
-12
-16
-15
-17
-23
-19
-16
-18
4
7
7
2
-8
-12
-17
-24
-18
-14
-16
-14
-15
-22
-20
-17
-19
7
7
7
5
-2
-10
-17
-25
-21
-14
-17
-17
-20
-25
-25
-17
-19
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
-3
3
3
5
0
-5
-14
-19
-13
-14
-18
-14
-15
-21
-21
-15
-10
-2
3
-1
7
-2
-5
-19
-15
-14
-12
-8
-10
-13
-17
-18
-13
-10
0
-7
1
-3
-6
-8
-23
-22
-24
-20
-22
-27
-26
-32
-25
-17
-27
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
-13
-15
5
-4
-13
6
-16
-12
-11
-36
-24
-23
-15
-27
-22
-12
-9
-3
-19
0
-2
15
3
-15
-3
-6
-37
-7
2
9
-32
-23
-8
-6
-9
-27
-11
-18
-10
-2
-17
-15
-24
-47
-27
-35
-29
-40
-22
-14
-19
9
11
13
8
0
-5
-11
-18
-12
-9
-12
-9
-12
-15
-16
-9
-13
CENTRO
2000
2001
2002
2003
2004
1
12
0
5
2
3
-22
-15
-13
-7
-13
-13
-12
-10
-15
-7
-13
LAZIO
2000
2001
2002
2003
2004
-11
-10
-4
-4
-4
-1
-27
-28
-20
-40
-15
-6
-9
-9
-4
11
-2
(*) Per il Centro, i dati sono espressi in termini grezzi
60
INCHIESTA ISAE SULLE IMPRESE DEI SERVIZI DI
MERCATO
anno
trimestre
fatturato
ordini
2003
2004
anno
I trim
II trim
III trim
IV trim
I trim
4
3
4
10
3
trimestre
2004
anno
fatturato
I trim
II trim
III trim
IV trim
I trim
-6
10
14
1
-3
trimestre
2004
I trim
II trim
III trim
IV trim
I trim
-3
-4
4
0
12
occupazione
-25
-27
6
-10
8
-17
29
18
13
8
giudizi (saldi grezzi)
fatturato
ordini
2003
occupazione
1
12
7
17
18
giudizi (saldi grezzi)
ordini
2003
SERVIZI DI MERCATO - ITALIA
aspettative a 3 mesi (saldi grezzi)
giudizi (saldi grezzi)
-3
11
17
0
1
-33
33
20
19
25
occupazione
-34
-33
9
-14
-1
fatturato
ordini
occupazione
prezzi
-3
9
29
24
-5
0
19
14
-1
2
16
11
0
-4
36
27
14
15
35
23
SERVIZI DI MERCATO - CENTRO
aspettative a 3 mesi (saldi grezzi)
fatturato
ordini
occupazione
fatturato
40
13
19
18
-1
61
46
31
29
51
43
occupazione
-27
-26
-17
-38
-9
-12
-6
-12
4
4
economia
prezzi
6
-20
44
39
-9
-18
28
15
0
-14
27
20
-2
-30
41
12
24
1
44
14
SERVIZI DI MERCATO - LAZIO
aspettative a 3 mesi (saldi grezzi)
ordini
CLIMA DI
economia FIDUCIA
-10
-25
-27
-21
27
economia
prezzi
0
-13
-1
-3
20
-10
-25
-31
-16
21
5
4
1
14
10
CLIMA DI
FIDUCIA
8
0
2
-3
13
CLIMA DI
FIDUCIA
9
0
2
1
7
CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI
(Indice base 1980=100)
Italia
anni/trimestri
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
I Trim
II Trim
III Trim
IV Trim
I Trim
II Trim
III Trim
IV Trim
I Trim
II Trim
III Trim
IV Trim
I Trim
II Trim
III Trim
IV Trim
I Trim
II Trim
III Trim
IV Trim
I Trim
II Trim
III Trim
IV Trim
I Trim
Lazio
Centro
119,0
121,7
115,7
119,8
119,3
114,0
116,5
118,1
119,5
116,8
120,5
120,7
120,8
124,6
122,0
123,2
124,1
118,5
112,3
108,3
107,1
106,1
106,3
105,2
98,9
62
119,3
122,2
115,3
121,1
120,2
116,1
117,1
118,5
119,3
118,3
121,0
120,5
122,7
124,3
122,5
122,1
125,3
118,3
112,2
107,7
107,5
105,1
106,0
105,7
98,9
116,8
120,6
115,4
119,5
119,1
116,3
119,4
119,3
118,1
117,8
122,3
120,2
122,9
125,8
123,0
121,9
124,8
118,3
111,6
108,2
107,0
105,0
107,7
105,7
98,8
NOTE INFORMATIVE
INCHIESTA IMPRESE MANIFATTURIERE
L’ISAE svolge mensilmente l’indagine congiunturale presso le imprese estrattive e
manifatturiere nell’ambito del progetto armonizzato dell'Unione Europea su un panel
ragionato di circa 4000 imprese. Le interviste sono svolte per via telefonica con il metodo
CATI. Dal mese di febbraio 2002, l’ISAE rileva giudizi e previsioni sulle variabili
aziendali riferite al mese corrente e non più al mese precedente, allineandosi così alle
richieste della Commissione Europea e alle analoghe inchieste condotte in Francia e
Germania dall’INSEE e dall’IFO. Le principali caratteristiche dell’inchiesta sono le
seguenti:
L’inchiesta comprende mensilmente diciotto domande di natura qualitativa finalizzate
ad ottenere informazioni sullo stato corrente e sulle aspettative a breve (3 mesi) delle
principali variabili aziendali (quali ordinativi, produzione, giacenze di prodotti finiti,
liquidità, prezzi, costo del denaro) e una valutazione della tendenza generale
dell'economia italiana. Due quesiti, riguardo alla dinamica effettiva e alla tendenza del
costo del lavoro, sono posti relativamente ad un intervallo temporale di un anno e
richiedono risposte in termini di variazioni percentuali. Trimestralmente sono richieste
ulteriori informazioni (scambi internazionali, posizione concorrenziale, capacità
produttiva, numero di ore lavorate, nuovi ordinativi, scorte di materie prime, volume
delle esportazioni, tendenza della manodopera occupata, ostacoli alla produzione, durata
della produzione assicurata e grado di utilizzo degli impianti).
Per ogni domanda i risultati sono espressi in termini di frequenze relative delle singole
modalità di risposta (in generale tre, ad esempio: “alto”, “normale”, “basso”). Indicazioni
sintetiche dei fenomeni osservati sono espresse dai saldi, che consistono nelle differenze
fra le modalità favorevoli e sfavorevoli. Relativamente ai metodi di destagionalizzazione,
a partire dal mese di marzo 2002 l’ISAE utilizza il metodo Tramo-Seats.
L’indicatore del clima di fiducia è elaborato dall’ISAE come media aritmetica dei saldi
destagionalizzati relativi alle domande riguardanti il giudizio sul livello degli ordini
totali, il livello delle scorte, e le attese a breve termine sull’andamento della produzione.
I dati di gennaio 2002 per le aspettative a tre mesi sono ottenuti utilizzando una
procedura di stima di dati mancanti basata su un modello di serie storiche strutturale.
63
INCHIESTA IMPRESE SERVIZI DI MERCATO
Da gennaio 2003, l'ISAE diffonde i risultati della nuova inchiesta congiunturale sui
servizi di mercato, realizzata, nell’ambito del progetto armonizzato dell’Unione
Europea, su un panel di circa 2000 aziende. Obiettivo della nuova inchiesta è quello
monitorare tutti i “servizi di mercato”, ampliando la preesistente indagine (che era
rivolta ai soli servizi alla produzione), anche ai servizi alle famiglie e a quelli finanziari
e di rendere le informazioni più tempestive, con l’adozione della cadenza mensile per le
rilevazioni.
Il campione, basato sull’Archivio ASIA delle imprese che operano nei settori dei
servizi di mercato con 6 o più addetti, è casuale, stratificato secondo il settori di attività
economica e le ripartizioni geografiche; l’allocazione delle unità nei singoli strati è
quella ottimale secondo Neyman.
I settori economici oggetto d’indagine, facendo riferimento alla classificazione Ateco
2002, sono: nei “Servizi alle famiglie”, gli Alberghi e Ristoranti (settore ATECO 55),
Trasporti (60, 61 e 62), Agenzie di viaggio (63.3), Poste e Telecomunicazioni (64) e
Attività immobiliari (70); nei “Servizi finanziari”, Banche (65), Assicurazioni (66) e
Attività ausiliarie delle Assicurazioni (67); nei “Servizi alle imprese” i settori del
Noleggio di macchinari e attrezzature (71), dell’Informatica (72), Ricerca e sviluppo
(73), Contabilità (74.12), Studi di mercato (74.13), Consulenza (74.14), Ingegneria e
progettazione (74.2), Pubblicità (74.4), Altri servizi professionali: agenzie di
collocamento e allestimento di fiere (74.5 + 74.83) e lo Smaltimento dei rifiuti (90).
La tecnica di rilevazione è quella telefonica con l’impiego di un sistema CATI
(Computer Aided Telephone Interviewing).
Il questionario comprende, oltre a due domande quantitative strutturali (fatturato e
addetti, suddivisi fra dipendenti effettivi e collaboratori esterni), dieci domande
qualitative a tre modalità ordinali di risposta (giudizi su ordini, con la differenziazione
interno ed estero, fatturato e occupazione; attese su ordini, fatturato, occupazione, prezzi
di vendita ed evoluzione dell’economia). Ogni trimestre (rilevazioni di gennaio, aprile,
luglio e ottobre) si interpellano le imprese sull’esistenza di vincoli che ostacolano lo
sviluppo dell’azienda. Annualmente si richiedono valutazioni sul livello e sulle
aspettative degli investimenti, sullo stato della concorrenza (interna ed estera),
prospettive di espansione della propria attività, intenzioni di assunzione di nuovo
personale, qualificato o meno, e le eventuali difficoltà incontrate nel reperimento.
Per ogni domanda i risultati sono espressi in termini di frequenze percentuali relative
delle singole modalità di risposta (in generale tre, ad esempio: “alto”, “normale”,
“basso”). Indicazioni quantitative sintetiche dei fenomeni osservati sono espresse dai
saldi, che consistono nelle differenze fra le modalità favorevoli e sfavorevoli. La
modalità centrale (invarianza, stazionarietà) non viene considerata nel calcolo.
Il clima di fiducia è costruito, secondo la metodologia U. E., come media aritmetica
semplice dei saldi delle domande sui giudizi e le attese degli ordini e sulla tendenza
dell’economia.
Data la brevità delle serie non è possibile operare aggiustamenti stagionali .
64
INCHIESTA CONSUMATORI
L’ISAE svolge mensilmente l’indagine congiunturale presso i consumatori
nell’ambito del progetto armonizzato dell'Unione Europea su un campione
rappresentativo di 2000 intervistati. Si segnalano qui di seguito le principali
caratteristiche dell’indagine:
L’inchiesta comprende (oltre ad alcune informazioni strutturali e sui redditi
familiari) quindici domande, di tipo qualitativo, caratterizzate da tre a cinque modalità di
risposta (ad es. molto in aumento, in aumento, stazionario, in diminuzione, molto in
diminuzione), articolate su quattro temi principali: opinioni riguardo alla situazione
economica generale, opinioni riguardo alla situazione economica personale, intenzioni
di acquisto di beni durevoli, intenzioni di spesa relative all’autovettura e all’abitazione.
Per ogni domanda i risultati sono espressi in termini di frequenze relative delle
singole modalità di risposta. Indicazioni sintetiche dei fenomeni osservati sono espresse
dai saldi, che consistono nelle differenze fra le modalità favorevoli e sfavorevoli. I saldi
possono essere semplici (le modalità sono aggregate senza ponderazione) o ponderati
(attribuendo peso doppio alle modalità estreme rispetto alle intermedie. I pesi utilizzati
dall’ISAE sono: 2,1,1,2). La modalità centrale (invarianza, stazionarietà) non viene
considerata nel calcolo.
Il clima di fiducia è un indicatore sintetico complessivo dell’inchiesta. È elaborato
dall’ISAE sulla base di nove domande ritenute maggiormente idonee per valutare
l’ottimismo/pessimismo dei consumatori (e precisamente: situazione economica
generale ex-post ed ex-ante; situazione economica personale ex-post ed ex-ante;
aspettative sulla disoccupazione; possibilità e convenienza del risparmio; convenienza
all’acquisto di beni durevoli; bilancio finanziario della famiglia). I risultati delle nove
domande, espressi in forma di saldi ponderati su dati grezzi, sono aggregati tramite
media aritmetica semplice; l’ISAE elabora anche due sub-indici, relativi alla situazione
economica generale e alla situazione personale degli intervistati. Il primo è costruito
come media aritmetica semplice dei saldi ponderati relativi a 3 domande (situazione
economica generale ex-post ed ex-ante, aspettative sulla disoccupazione), il secondo
come media delle rimanenti 6 domande componenti il clima di fiducia (situazione
economica personale ex-post ed ex-ante; possibilità e convenienza del risparmio;
convenienza all’acquisto di beni durevoli; bilancio finanziario della famiglia). Tutte e tre
le serie sono indicizzate a base 1980.
Tutti gli indici di fiducia sono destagionalizzati con il metodo TRAMO SEATS
(metodo diretto). A partire dal gennaio 2004, l’ISAE destagionalizza, sempre con il
TRAMO-SEATS, anche le 9 serie componenti l’indice generale di fiducia.
La U. E. ha modificato, nel settembre 2001, le serie utilizzate nel calcolo del clima di
fiducia: per ogni paese membro considera i saldi ponderati (utilizzando come pesi i
valori 1, ½, ½, 1), destagionalizzati (con il metodo Dainties) di quattro serie (attese sulla
situazione economica generale e personale, attese sulla disoccupazione e possibilità di
risparmio) e li aggrega con media semplice, senza riportarli a numero indice. Il risultato
sintetico per i dodici paesi dell’area Euro è ottenuto tramite media aritmetica ponderata
con i consumi privati dei singoli paesi.
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