Che cos'è l'influenza?
L'influenza è una malattia delle alte vie respiratorie, di origine virale, altamente contagiosa, di
solito autolimitante. Negli adulti e negli anziani è caratterizzata dall'insorgenza brusca di febbre
con temperatura >38,5°C, e di almeno un sintomo respiratorio (tosse e/o dispnea e/o
rinorrea) e/o generale (cefalea e/o mialgie e/o dolori osteo-articolari). Nei bambini è
caratterizzata anche da otite media, nausea e vomito.
Quali virus provocano l'influenza?
I virus influenzali che causano l'epidemia umana sono di due tipi: A e B. Il virus influenzale A
viene classificato in sottotipi sulla base di due antigeni (proteine presenti sulla superficie del
virus che sono responsabili della risposta immunitaria): l'emoagglutinina (H) e la neuraminidasi
(N). Il virus influenzale B, invece, non è classificato in sottotipi.
Sin dal 1977, i virus influenzali A(H1N1), A(H3N2) e B circolano in tutto il mondo. E' comune la
comparsa di nuove varianti virali che derivano dai frequenti cambiamenti degli antigeni di
superficie. Questo fenomeno, chiamato drift, è dovuto a piccole mutazioni genetiche. Per
esempio, nel 2001 emerse una variante H1N2 che fu la causa della pandemia di quell'anno. I
virus influenzali B vanno incontro al drift meno frequentemente dei virus A.
Come si trasmette l'influenza?
I virus influenzali si trasmettono da persona a persona principalmente attraverso la tosse e gli
starnuti delle persone infette.
Dopo l'infezione possono trascorrere 1-4 giorni prima che i sintomi si manifestino, ma le
persone contagiate sono in grado di trasmettere il virus ad altri già dal giorno prima
dell'esordio dei sintomi e per i cinque giorni successivi. I bambini restano contagiosi più a
lungo e gli individui con deficit immunitari possono restare contagiosi anche per mesi.
Come si manifesta l'influenza?
La sindrome influenzale non complicata è caratterizzata dall'insorgenza improvvisa di sintomi
generali e sintomi respiratori:
- dolori muscolari nell'87% dei casi
- mal di testa nell'83% dei casi
- febbre nell'80% dei casi
- debolezza nel 78% dei casi
- tosse e starnuti nel 77% dei casi
- sensazione di freddo nel 69% dei casi
- bruciore alla gola nel 67% dei casi
- perdita dell'appetito nel 63% dei casi.
La gravità dei sintomi dipende dal tipo di virus e dalle condizioni cliniche di base del soggetto
infettato.
Classicamente i sintomi influenzali si risolvono in pochi giorni, anche se tosse e malessere
generale possono persistere anche per due settimane.
Quali complicanze può dare l'influenza?
Negli individui che hanno malattie croniche l'influenza può provocare una riacutizzazione della
malattia di base. Inoltre in seguito all'influenza si può avere una polmonite causata dallo
stesso virus influenzale oppure da altri virus o batteri che si sovrappongono all'infezione
iniziale.
L'influenza è stata anche associata a encefalite, mielite transversa, sindrome di Reye, miosite,
miocardite e pericardite.
Nei pazienti anziani, per esempio, è stata descritta un'alta incidenza di miosite (infiammazione
dei muscoli) nel corso dell'epidemia da virus A del 1998-1999.
L'encefalite è una complicanza rara, ma è spesso mortale e si accompagna nella metà dei casi
a crisi epilettiche.
Di influenza si può morire?
Malgrado i grandi sforzi messi in atto per la sua prevenzione, ogni anno dal 10 al 20% della
popolazione è colpito da influenza, circa l'1% arriva in pronto soccorso a causa dei sintomi
influenzali e l'8% di coloro che vengono ricoverati in ospedale muore.
Secondo i dati registrati dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta delle
23 epidemie che si sono verificate tra il 1972-1973 e il 1994-1995, 19 hanno portato a un
numero significativo di morti in eccesso (vale a dire che i decessi collegabili all'influenza sono
stati più numerosi di quelli previsti in base ai calcoli statistici).
La maggior parte dei decessi attribuibili a influenza si verificano non nella popolazione
normale, ma in persone ad alto rischio.
Quali persone sono più a rischio?
Durante le 19 stagioni influenzali citate sopra il numero stimato di morti associate all'influenza
è aumentato da circa 30 a più di 150 ogni 100.000 persone tra quelle di età uguale o superiore
a 65 anni. In questa fascia di età si verificano più ricoveri e oltre il 90% delle morti attribuibili
all'influenza.
Probabilmente il numero delle morti per influenza sta aumentando in relazione all'aumento del
numero di individui che vive oltre i 65 anni.
I diversi virus influenzali hanno lo stesso impatto?
Uno studio statunitense pubblicato nel 2000 riferisce, in base ai dati registrati dai CDC, che le
ospedalizzazioni in eccesso avutesi nel corso di 26 stagioni influenzali (dal 1970 al 1995) sono
state da 8 a 102 ogni 100.000 persone. Tenendo, però, conto dei diversi tipi di virus
responsabili delle singole epidemie, si è visto che durante le epidemie da virus influenzale
A(H3N2) il numero medio di ospedalizzazioni è stato il doppio di quello registrato durante le
epidemie da virus influenzale A(H1N1) o da virus influenzale B.
Quanto costa l'influenza?
Negli Stati Uniti è stato calcolato, sui dati di 75 ospedali, il costo medio per i pazienti arrivati in
pronto soccorso a causa di sintomi influenzali in un anno e mezzo (da gennaio 1997 a giugno
1998): i 1.362 pazienti trattati in pronto soccorso per influenza sono costati 141,89 dollari e
quelli per i quali è stato necessario il ricovero (il 24,4% del totale) sono costati 3251,04 dollari.
Gli ultrasessantacinquenni vengono ospedalizzati in percentuale significativamente più alta e
quindi ingenerano i costi più alti.
Come si diagnostica l'influenza?
I sintomi respiratori causati dall'influenza sono difficilmente distinguibili da quelli causati da
altri virus e batteri, quindi le sole manifestazioni cliniche non sono sufficienti per diagnosticare
l'infezione da virus influenzali.
Il mezzo più sicuro per avere una diagnosi certa di influenza è l'isolamento del virus da
materiali biologici che vengono messi in coltura in laboratorio. Questo esame, però, richiede
tempo (mentre l'influenza ha un decorso rapido) e viene utilizzato esclusivamente per scopi
scientifici.
Dato che i farmaci specifici contro i virus influenzali A e B vanno somministrati entro 24 ore
dall'inizio dei sintomi, occorrono test che diano risultati immediati. I test "rapidi" attualmente
disponibili, però, hanno una capacità discriminante bassa e non superiore a quella del medico.
Che cosa si può fare per prevenire l'influenza?
Lo strumento primario per prevenire gli effetti dell'influenza è la vaccinazione. La difficoltà
principale nel produrre un vaccino efficace contro l'influenza sta nel fatto che ogni anno
emergono varianti virali diverse da quelle degli anni precedenti (a causa dei drift antigenici),
quindi anche il vaccino deve essere continuamente modificato. Ogni anno i vaccini
antinfluenzali vengono preparati con i virus che si prevede circoleranno durante la stagione
successiva. Per fare un esempio, i vaccini trivalenti preparati per il 2003/2004 includono gli
antigeni di due virus A e di un virus B.
La risposta immunitaria provocata dal vaccino è quindi diretta agli antigeni di superficie
(soprattutto le emoagglutinine) dei virus con i quali è stato preparato, e di conseguenza gli
anticorpi che l'organismo produce in risposta alla vaccinazione combattono in modo specifico
quei virus influenzali, mentre danno una protezione scarsa o assente nei confronti degli altri
tipi e sottotipi virali.
I vaccini vengono normalmente preparati con virus, coltivati su uovo, che vengono purificati,
inattivati o uccisi oppure possono essere preparati con parti di virus o con i soli antigeni di
superficie.
I vaccini vengono trattati con vari composti o con antibiotici (per prevenire le contaminazioni
batteriche).Tra le sostanze utilizzate, il thimerosal, un composto conservante che contiene
mercurio, viene attualmente impiegato in dosi ridotte (secondo le raccomandazione del U.S.
Public Health Service) allo scopo di limitare l'esposizione al mercurio, specie nei bambini e
nelle donne in gravidanza.
Quando è opportuno vaccinarsi?
Vaccinare ogni anno le persone che più rischiano di avere complicanze a seguito dell'influenza
è il modo più efficace per ridurre sia la probabilità di infezione sia la gravità della malattia se
essa si verifica lo stesso.
La vaccinazione è quindi raccomandata per:
- persone di età >50 anni (il 26% delle persone tra i 50 e i 64 anni, anche non affette da altre
malattie, è a rischio di complicanze influenzali gravi, quindi dal 2000 la vaccinazione viene
consigliata anche in questa fascia di età);
- persone che vivono in case di cura o in centri di lungodegenza;
- adulti e bambini >6 mesi di età che soffrano di patologie cardiache o polmonari croniche
(inclusa l'asma);
- adulti e bambini >6 mesi di età che pratichino una terapia medica regolare o necessitino di
ricoveri per malattie metaboliche (come il diabete), malattie renali croniche, depressione del
sistema immunitario (inclusa la depressione da farmaci o da infezione da HIV);
- bambini e ragazzi (dai 6 mesi ai 18 anni di età) che sono in terapia cronica con acido
acetilsalicilico e potrebbero perciò sviluppare una sindrome di Reye dopo un'influenza;
- donne che durante l'epidemia influenzale saranno nel secondo trimestre di gravidanza;
Inoltre la vaccinazione del personale sanitario e di coloro che sono a stretto contatto con
persone ad alto rischio di complicanze può ridurre l'esposizione di queste ultime al virus.
La vaccinazione è quindi raccomandata anche per:
- personale sanitario (medico e non), ospedaliero e ambulatoriale;
- impiegati di case di cura e di lungodegenza che abbiano contatti con i pazienti o con i
residenti;
- persone che fanno assistenza domiciliare a persone ad alto rischio;
- familiari di persone ad alto rischio (inclusi i familiari di bambini di età <23 mesi.
Come si cura l'influenza?
Nel trattamento dell'influenza lo scopo principale è quello di diminuire l'intensità dei sintomi e
prevenire le complicanze, quindi i provvedimenti più utili sono:
- farmaci antinfiammatori e antipiretici, che servono per diminuire i dolori muscolari e la febbre
(NB: l'aspirina non deve essere somministrata ai bambini senza prima consultare il medico!);
- decongestionanti nasali;
- riposo a letto e assunzione di liquidi in quantità maggiori rispetto al solito;
- aggiustamenti delle terapie che vengono effettuate per eventuali malattie croniche
concomitanti.
Trattamenti più specifici potranno poi essere decisi dal medico nei singoli casi, sulla base di:
- età, condizioni di salute e precedenti malattie del paziente;
- tipo di influenza e gravità dei sintomi;
- tolleranza a farmaci e a procedure mediche specifiche;
- aspettative del paziente rispetto al decorso della malattia.
Esistono farmaci specifici per i virus influenzali?
Attualmente sono disponibili alcuni farmaci antivirali efficaci in modo specifico contro i virus
influenzali (e quindi scarsamente attivi contro i numerosi altri virus che possono dare sintomi
di tipo influenzale).
Tra questi, gli inibitori delle neuraminidasi riducono la durata dei sintomi di un giorno e
accorciano di mezza giornata il tempo di ritorno alle normali attività, ma non si sono dimostrati
efficaci nel prevenire le complicanze gravi dell'influenza. Inoltre non sono disponibili dati sulla
loro efficacia per il trattamento dell'influenza in popolazioni ad alto rischio.
In considerazione di ciò e del fatto che possono dare effetti collaterali, questi farmaci vengono
riservati per alcuni casi particolari, e cioè per:
- proteggere le persone ad alto rischio che sono state vaccinate dopo l'inizio della stagione
influenzale, ma solo per il periodo necessario a sviluppare livelli sufficienti di anticorpi
protettivi;
- proteggere le persone ad alto rischio che non possono essere vaccinate;
- proteggere le persone a stretto contatto con persone ad alto rischio, ma solo durante il picco
della stagione influenzale;
- proteggere le persone immunocompromesse che non possono sviluppare livelli anticorpali
sufficienti;
- controllare le epidemie in case di cura e di riposo.