Dal libro “La Conoscenza Sociologica” di Sonia Stefanizzi L'operazionalizzazione. L'espressione "operazionalizzazione" è stata introdotta dal fisico Percy Williams Bridgman nel 1952 e si colloca nel contesto del movimento neopositivista del Circolo di Vienna. Il termine ha origine da una concezione della scienza in cui si riteneva che il linguaggio non osservativo(teorico) fosse riconducibile al linguaggio osservativo. Il processo che stabilisce un rapporto fra la teoria e la realtà viene indicato come "operazionalizzazione" per denotare la tecnica di assegnazione di un contenuto empirico a concetti che non sono direttamente osservabili, proprio perché privi di un contenuto empirico. Per fare un esempio tratto dalla ricerca sociologica, operazionalizzare il concetto di devianza vuol dire individuare alcuni comportamenti osservabili, come possono essere delle particolari azioni di un individuo che non rispettano le norme legali (i codici scritti) vigenti in una determinata collettività. La procedura di operazionalizzazione permette di interpretare empiricamente il concetto teorico di devianza e di poter rilevare, in un determinato contesto sociale, la presenza o meno di azioni devianti che infrangono una norma giuridica e che, quindi, risultano socialmente perseguibili e punibili sulla base di specifiche sanzioni penali. p. 16 Una citazione di Bridgman Fra il tanto d’altro, nel suo libro (cfr. Ranci, in questo stesso numero dei Wp), Sonia Stefanizzi inserisce una concisa “finestra” riguardante Bridgman. In ordine a ciò, mi sento in dovere di far notare quanto segue: 1. La riconduzione del pensiero di Bridgman al neopositivismo del Circolo di Vienna mi sembra ingenerosa. Come la datazione, peraltro. Un conto sono le accuse di “empirismo” scagliategli da Ceccato o da Vaccarino e tutt’altro conto è ignorare la consapevolezza di Bridgman nei confronti dell’analisi del mentale, nonché tutti i suoi tentativi per cavarsela ugualmente nonostante fra operazioni mentali e operazioni fisiche non riuscisse a porre nettissime differenze. Già Umberto Curi, nel suo Analisi operazionale e operazionalismo (Padova 1970), aveva messo in guardia da certe confusioni. Il 1952 sembrerebbe un po’ tardivo. Si tenga presente che Dimensional Analisys è del 1922, che The Logic of Modern Physics è del 1927 e che The Intelligent Individual and Society è del 1938. 2. Nonostante incontri difficoltà di analisi (per esempio, per lui, la categoria di “stessità” non sarebbe operazionalmente analizzabile – cfr. Ulteriori considerazioni metodologiche, in La critica operazionale della scienza, Torino 1969, pp. 287-289), tuttavia Bridgman in merito al “significato” sembra avere le idee chiare. 3. Il pensiero di Bridgman fu infelicemente utilizzato da altri per estensioni improprie nell’ambito della psicologia, della sociologia e delle scienze affini. Lo stesso Curi parla di “sedicenti seguaci” (Op. Cit., pag. 150) e delle versioni caricaturali cui, con ingratudine e stolidità, venne sottoposto il pensiero di Bridgman. Presumo che quanto riservato a Bridgman da Sonia Stefanizzi sia semplicemente risultato di una lettura frettolosa e parziale, e voglio sperare che non le mancheranno le occasioni per approfondire l’argomento. Felice Accame