Le penne del grifone
C'era una volta un re, che aveva tre figli belli e coraggiosi.
Un giorno si ammalò e perse la vista da un occhio. Chiamò i
medici, ma non trovarono la cura. Allora il re fece cercare per
mare e per terra qualcuno che lo potesse guarire.
Un giorno si presentò al castello un vecchio mago, che
guardò l'occhio a lungo, e poi disse:
Quest'occhio guarirà
se la piuma del grifone sfiorerà.
Bisogna sapere che il grifone era un terribile uccello che
viveva in cima ad una montagna altissima, aveva artigli di
acciaio e gettava fiamme dal becco.
- Siamo pronti a partire, padre! - dissero i tre figli del re.
- Andrete solo voi due, i più grandi - disse il re, che temeva i
pericoli dell'impresa.
I due figli più grandi partirono, e cavalca cavalca, con i cavalli
stanchissimi arrivarono in un immenso prato, sotto la cima
della montagna su cui viveva il grifone.
In una capanna al bordo del prato, viveva un vecchio solitario.
- Buon vecchio, qual è la strada più corta per salire? chiesero.
Il vecchio indicò il sentiero dritto e sassoso e disse:
- La più corta è quella, ma non salite lassù, buoni giovani! Non
potete sconfiggere il grifone!
Ma i due, dopo un po' di riposo, si misero in marcia per il
sentiero dritto.
Sali e sali, i loro piedi urtavano i sassi del sentiero. A quel
rumore il grifone si svegliò, guardò in basso con i suoi occhi
terribili, li vide, aprì le ali tremende e planò su di loro,
sputando fuoco dal becco.
I due caddero morti. Intanto il re aspettava, e molto tempo
aspettò, fin quando capì che i figli non sarebbero più tornati.
- Vado io, padre - disse il figlio più giovane.
Cavalca cavalca, arrivò nel grande prato sotto la montagna,
vide l'eremita che raccoglieva erbe e chiese:
- Buon vecchio, qual è la strada più silenziosa per salire alla
montagna?
Il vecchio lo guardò e indicò un sentiero in mezzo all'erba:
- La strada è quella, ma non salire, perché il grifone è un
assassino!
- Farò quello che potrò - disse il giovane. - Ora ti aiuterò un
poco a raccogliere le erbe, perché mi sembri un po' stanco.
Raccolse un gran fascio d'erba e poi lo consegnò al vecchio,
che disse:
- Che strani steli hai raccolto!
Il giovane guardò, e vide che in mezzo all'erba che aveva
raccolto c'erano una spada e una bacchetta.
Il giovane prese spada e bacchetta; cominciò a salire per il
sentiero lungo. Sali e sali, il suo piede pestava l'erba e non
faceva rumore. Il grifone addormentato non lo sentì, finché il
giovane fu all'ingresso della caverna. Quando lo sentì, cercò
di aprire le ali e volare, perché non poteva mandare fiamme
se non in volo: ma il giovane si lanciò contro di lui e gli tagliò
la testa. Vide che, sulla testa del grifone, non c'era una sola
piuma, ma due: una gialla e una verde. Per non sbagliare le
prese tutte e due. Poi prese il sentiero dei sassi in discesa e
vide i corpi bruciati dei fratelli. Li toccò con la bacchetta e i
fratelli tornarono vivi e sani. I tre ripresero la strada e
arrivarono al castello.
- Ecco le piume magiche - disse il giovane, estraendo le
piume dalle tasche e le passò delicatamente sull'occhio cieco
del padre, che guarì. Quindi raccontarono al re com'erano
andate le cose.
Il re, guardando severo i figli più grandi, fece un gesto e i due,
senza dire una parola, uscirono dal palazzo a piedi e non si
fecero più vedere, mentre il fratello giovane restò col padre e
quando lui morì divenne re.
L. Gandini - R. Piumini, Fiabe piemontesi, Einaudi