Filippo dei mulini e dei trattori
Filippo Campagnolo è un ragazzo di 19 anni che vive a Sandrigo, in provincia di Vicenza, con la famiglia e
frequenta la quinta superiore al liceo scientifico Brocchi di Bassano. Le sue passioni, però, lo distinguono dai
coetanei: Filippo, infatti, si interessa di mulini, trebbie e trattori. Da sempre è appassionato di meccanica,
passione trasmessagli dal nonno Checo e dal papà, che lo ha sempre appoggiato. Si considera un ragazzo
normale anche se gli piace distinguersi «altrimenti sarebbe tutto noioso». E parlando, racconta delle tante
passioni che porta avanti, la meccanica, ma anche il piano e il giornalismo.
«Ho cominciato con i mulini; a dodici anni ho costruito il mulino ad acqua. Per farlo, prima ho preparato il
progetto, poi ne ho parlato con mio padre e mi sono rivolto al falegname Antonio Saggin, che ora non c'è
più, che mi aiutato moltissimo. Insieme abbiamo costruito i vari pezzi in legno fra cui una ruota a cassetta di
un metro e mezzo di diametro; poi, con una semplice casetta da giardino, un laghetto artificiale
autocostruito e una pompa per il ricircolo dell'acqua, abbiamo cominciato a montare tutto. Ci abbiamo
messo più di sei mesi, ma alla fine mi sono ritrovato a 13 anni con la soddisfazione di vedere un mulino
funzionante con vere macine in pietra che facevano la farina».
E poi? «Poi sono arrivati i motori, i personaggi meccanizzati del presepe, i trattori... Non mi so spiegare il
perché di questa passione che è davvero formidabile, al punto da farmi rinunciare ad uscire con gli amici se
c'è un pezzo da finire. E finché non ho sistemato tutto, non smetto. Scopro sempre cose nuove, sempre. So
solo che sono sempre stato affascinato dalla meccanica: motori, leve, bielle... Mi sono sempre domandato
come far muovere i meccanismi. Da piccolo smontavo tutto quello che si muoveva, i personaggi del presepe,
per esempio, toglievo il motorino all'interno e costruivo qualcos'altro. Adesso faccio parte del gruppo che
ogni anno prepara il presepe in parrocchia, io sono addetto ai personaggi. Ormai li ho meccanizzati tutti: il
falegname che pialla, il ciabattino che aggiusta le scarpe, la donna che prende l'acqua al pozzo...
Completata “l'era del mulino”, dato che andavo sempre alle feste della trebbiatura della zona, ho deciso di
costruire una trebbiatrice; alla fine, però, ne ho fatte tre: dopo un modellino e il prototipo, ho costruito un
modello di macchina a vapore, che era trebbia, pressa e imballatrice; poi è stata la volta di una trebbiatrice
da montagna monoasse, e poi di una trebbiatrice a doppia ventilazione, con quattro ruote e il battitore di
60 cm di diametro che fa 1000 giri al minuto. La trebbia divide la paglia dal grano, poi la paglia viene
eliminata dallo scuotipaglia, il grano cade nei vari piani vibranti e setacci e, quando ha completato il giro
delle pulizie, è pronto a essere insaccato. A questo punto mi si è presentato il problema di come azionare la
trebbia. Così andando alla mostra scambio di Dueville, ho portato a casa il primo motore a scoppio, un
Condor da 4 HP e lì ho cominciato ad appassionarmi anche di motori d'epoca. In seguito ne ho portati a casa
e sistemati altri. Ho portato a casa il primo trattore a sedici anni. Era un Otomelara C30 del 1953 da 30 CV.
Lo scorso anno ho restaurato completamente un Landini Velite testa calda, questo è il mio orgoglio. Adesso
ho i primi trattori, tre trebbie, sette motori fissi d'epoca, con raffreddamento a vasca e antecedenti agli anni
'50.»
Perché proprio i trattori? «Quando andavo alle sfilate mi portavo a casa trattori d'epoca che erano dei veri
e propri ferrivecchi e li facevo rinascere, perché penso che vadano valorizzati, fanno parte della nostra storia.
Negli anni 30 l'agricoltura era il settore trainante ed è stata la meccanica di allora che ha sostituito il lavoro
manuale. La meccanica di adesso è solo un'evoluzione di quella dell'epoca; i motori adesso sono impregnati
di plastica ed elettronica. Non ci sono nuove scoperte, sono tutte modifiche a quelle prime invenzioni.
Quest'anno, a giugno, mi son portato a casa un trattore Ford Son mod. F del 1919 trovato a Dueville. Era
stato 15 anni sotto la pioggia. Ci ho lavorato tutta l'estate, ogni giorno da giugno, all'aperto, sotto il sole con
l'unico riparo di un ombrellone. A novembre sono riuscito a farlo ripartire. Adesso è un gioiellino ed io sono
contento. Gli ho messo le ruote in ferro, senza pneumatici, come era originariamente.»
Dove trovi lo spazio per tutti i tuoi macchinari? «Per adesso provvisoriamente è tutto sotto un portico e
sono in attesa di trovare una sistemazione definitiva. Per lavorare uso la mia officina, o quella della ditta di
mio padre, ma lì non posso fare molto,devo stare fuori per non disturbare.»
Come gestisci la tua vita sociale e la scuola? «Sono un ragazzo come tanti, non sono un secchione, ho voti
normali. Quest'anno ho gli esami e quindi purtroppo posso dedicare poco tempo ai motori, ma se non fosse
per la scuola sarei sempre là. Altrimenti mi annoio! Certo da due anni suono il pianoforte, ma solo
discretamente! Lo faccio per divertirmi con gli amici. A scuola ho fatto il giornalista; sono stato prima
vicedirettore, poi direttore del giornalino scolastico ”Herpes, di bocca in bocca”. In realtà, quando sono
entrato nella redazione, il giornale si chiamava Hermes, ma era troppo dalla parte dei prof, ci voleva una
svecchiata. L'impulso al cambiamento lo ha dato l'allora direttrice che mi ha insegnato il mestiere. Siamo
riusciti a creare un clima molto dinamico all'interno del giornalino, con dibattiti anche accesi suoi problemi
di attualità e della scuola (c'è stato per esempio un dibattito di fuoco sul fumo a scuola). Per due anni
abbiamo vinto il premio nazionale per il miglior giornalino scolastico. Ora ci sono altri ragazzi più giovani
perché noi “vecchi” abbiamo gli esami.» Cosa pensi della politica e dei giovani d'oggi? «Sono convinto che
ci vorrebbe un ricambio generazionale, sia livello nazionale, che locale. Bisognerebbe impegnarsi, però; ci
vorrebbero giovani che si impegnano per cambiare le cose. Sui giovani d'oggi è difficile dire qualcosa di
certo e sicuro, la situazione è complessa, sono tanti gli aspetti da valutare. Sono però convinto che i ragazzi
non siano stimolati. Non dico di negare il divertimento, anch'io vado in discoteca, ho la ragazza e molti amici
e ci divertiamo. Ma, per esempio, quelli che “tirano su balla”... trovo che sia da immaturi e frutto di noia.
Altrimenti non mi so spiegare a che pro lo fanno. Forse gli manca qualcosa nella vita?» Come vedi il tuo
futuro? «Studiare ingegneria meccanica, uscire dall'Italia lasciare il nido familiare, partire, fare nuove
esperienze per poi tornare. Poi si vedrà cosa riserva il futuro. Speriamo... tanti trattori!»