In principio c’era l’Amore
Note al libro di Matthew Fox
Il libro di Matthew Fox, Original Blessing, edizione italiana Fazi,Milano 2011, con l’Introduzione
di Vito Mancuso, pubblicato con il titolo “In principio era la gioia”, nella collana “Campo dei
Fiori”, continua ad affascinare e a far discutere anche se è strutturalmente fondato sulla ipotesi di
un cosmocentrismo originario con fondamenti biblici come manifestazione di una volontà definitiva
di bene-dizione teleologica che esclude, strictu sensu ,la caduta e la frattura del peccato originale e
successivamente la via Crucis .Si ritiene così evidente la genesi di una lunga epoca autoritaria della
tristezza e del pessimismo, il cosmo ridotto ad una valle di lacrime,l’uomo lacerato e diviso in sé e
con Dio e con il prossimo,la religione della costrizione,della sofferenza e della paura (p. 39).
Il libro costituisce sul piano metodologico una salutare provocazione dialettica per recuperare un
cristianesimo dell’armonia e della benedizione,della gioia storica,escatologica e storica e non del
dovere esteriore rituale e della ubbidienza alienante. Sul piano del contenuto e dei temi fondanti la
debolezza teoretica è strutturale. Infatti la stessa tesi centrale del cosmocentrismo è in fondo un
paradosso logico-argomentativo per dimostrare la benedizione di un Dio immanente che tutto tiene
e a tutto ha impresso sin dalla primitiva creazione un senso e una direzione solare tipica del
neoplatonismo(ab uno simplici non potest nisi unum provenire!)che postula e presuppone la
necessità dell’atto creativo di Dio. La tesi teologica e patristica del peccato originale sarebbe oltre le
righe di una corretta esegesi storico- biblica e avrebbe determinato la rottura,alla maniera della
dialettica di Anassimandro,dell’unità originaria della creazione e giustificato la necessità della
redenzione come seconda creazione. L’analisi della quaestio andrebbe fatta per più registri ma al
centro e al cuore di una tesi così ardita andrebbe posto non un sottile antropocentrismo ed un
moderno sentimento “ecologico” quanto uno sviluppo della Resurrezione di Cristo come unica e
vera rivoluzione della ricostituzione della bellezza e dell’armonia dell’ unità originaria della
relazione di Dio con le sue creature, con l’uomo e il cosmo, ponendosi come amore che dà
benedizione ed effusione di luce ad un mondo opaco e ad un uomo triste e oppresso dal peccato e
dalle sue strutture di diffusione del malessere. La negatività degli assunti copre la positività degli
stimoli a pensare e a capire oltre l’ovvio socializzato.
La suggestione più forte della tesi di Matthew Fox, al di là della raffinata analisi storico biblica,
consiste nella presupposizione della immanenza di Dio nella Natura come unico e principale
orizzonte della gioia dell’uomo e dell’armonia universale per il quale il cristianesimo dovrebbe
essere “benedizione”diffusiva del mondo dei viventi,dilatazione della libertà e della gioia. Un
eroico furore trascendentale.
La critica al cristianesimo dei deboli e dei tristi è in linea con il rimprovero di F. Nietzsche ai
cristiani e alla vulgata pastorale sul peccato originale con il corollario della tesi del limbo.
In principio c’è l’Amore, cioè l’Ipsum Esse subsistens, la libertà di Dio che nella Benedizione
realizza la Sua Gloria. La gloria di Dio è la santità che libera e unisce l’uomo,il cosmo e tutte le
creature.
Il cosmocentrismo è un assurdo teoretico e teologico e rinvia ad una impossibile perché
necessitata,mistica del sorriso di Dio e della gioia dell’uomo e del bene del creato. Si dimentica
persino l’esergo di J. J. Rousseau quando nell’Emilio afferma che «tutto è bene quello che esce
dalle mani dell’Autore di tutte le cose e tutto degenera nelle mani dell’uomo…». In principio la
gloria è il volto luminoso della libertà della gioia, del bene sommo e della felicità diffusiva. La tesi
del peccato originale, al di là dell’ancoraggio al pensiero di Agostino del IV secolo, ha una sua
logica stringente nella esistenza della libertà di Dio e di quella della creazione e dell’uomo. La
caduta originaria è un evento di libertà. Di libertà di Dio e di libertà dell’uomo. Come ha
sottolineato E. Severino in più luoghi il cristianesimo è, filosoficamente parlando, un problema che
come tale si pone per la sua verità all’interno della fede e della sua ermeneutica oltre la
contraddizione storica (cfr. E. Severino, Nascere, RCS, Milano 2005, pp. 40-41 e pp. 154-155). La
logica della radicalità interna, di segno biblico e di orizzonte storico, con riferimenti incoerenti e
discutibili sull’orizzonte teoretico, scivola dal piano della fede a quello razionale e viene raddrizzata
in parte dal recupero introduttivo di Vito Mancuso con i riferimenti all’anima di verità del tomismo
di S. Tommaso d’Aquino alla svolta di Papa Giovanni XXIII e al Concilio Vaticano II, che ha
restituito la sana modernità di dialogo e profezia alla Chiesa e riannodato la testimonianza
apostolica come sequela innterrotta verso un Dio Padre, buono e misericordioso , di un
cristianesimo “perenne” che restituisce libertà e gioia all’uomo contemporaneo che cerca l’Amore
e trova la gioia e la felicità nel Vangelo di Cristo delle beatitudini come sentieri stretti di eternità
personale,comunitaria e storica e come “pignus futurae gloriae”.
Il libro è in fondo una lettera sul cristianesimo futuro ma bisogna precisarne i contorni di partenza e
di arrivo.(l’Essere,L’Amore,l’Armonia e la Gioia in processione di Gloria avanzante…!) Non si può
azzerare con disinvoltura il battesimo dei bambini citando qualche passo del rito e la lettera del
catechismo e oscurando il mistero centrale di Cristo nella logica della storia della salvezza e la
novità performativa dei sacramenti. Il Vangelo delle beatitudini è il Vangelo della gioia.
E’questo il ritorno auspicato anche sul piano pastorale alla spiritualità della “Gaudium et Spes” del
Vaticano II. Cristo è venuto non per il secondo appello di un processo dove l’uomo è imputato ma
per la resurrezione del nuovo Adamo e una ricreazione di qualità soteriologica della condizione
originaria del Paradiso perduto dove Dio “passeggiava con l’uomo nel giardino dell’Eden. “
In principio era la gioia ma era la prima manifestazione della gloria di Dio e il primo sorriso
dell’uomo vivente,sua immagine e somiglianza. La rottura originaria non è dipesa quindi dalla
libertà di Dio ma dall’uso improprio della libertà da parte di Adamo ed Eva, simbolo primigenio
della vocazione alla benedizione e alla beatitudine Vale a riguardo la riflessione di Maestro Eckhart
secondo il quale”fa parte dell’essenza di Dio che egli ami il mondo:un Dio che potesse amare o
anche non amare sarebbe formato secondo l’immagine dell’uomo individuale” e non di Adamo ed
Eva. (cf.Rudolf Steiner,I Mistici, ed. Bocca 1948,38-39).
In principio era la Gioia….perchè In Principio c’era l’AMORE.
LUCIANO NICASTRO