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TITOLO INCONTRO PREMIO INTERNAZIONALE MEDAGLIA D’ORO AL MERITO
DELLA CULTURA CATTOLICA.
Il premio viene assegnato al Maestro Riccardo Muti, Direttore musicale dell’Orchestra del Teatro
alla Scala di Milano.
Giorno, Data, ora venerdi 24 agosto 2001
RELATORE 1: Riccardo Muti
RELATORE 2: Sua Eminenza Card. Simonis, Primate della Chiesa Olandese
RELATORE 3: Emilia Smurro
RELATORE 4: Renato Farina
RELATORE 5: Giovanni Meneghetti Presidende della Scuola di Cultura cattolica
RELATORE 6: Sua Ecc. Mons. Mariano De Nicolò, Vescovo di Rimini
RELATORE 7: Ravaioli Alberto, Sindaco di Rimini
RELATORE 8: Bizzotto Gian Paolo, Sindaco di Bassano del Grappa
MODERATORE: G. Morra
MODERATORE. Cari amici benvenuti tutti alla consegna del Premio Internazionale di cultura
cattolica a Riccardo Muti che è la XIX edizione di questo Premio. E’ la prima volta che esso viene
consegnato in Rimini, in uno scenario così importante ma la nostra abitudine di sempre è di
cominciare questa premiazione con una breve preghiera. Quindi pregherei il Primate di Olanda di
guidarci in questa breve preghiera.
A. SIMONIS. Penso che sarebbe una buona idea incominciare questa solennità con una semplice
ma ricchissima preghiera che è il Padre Nostro. Padre Nostro che sei nei cieli…
MODERATORE Pregherei ora di darci un saluto la professoressa Emilia Smurro del Meeting di
Rimini.
EMILIA SMURRO. Il mio è un saluto e un ringraziamento perché il Meeting è estremamente lieto
e onorato di potere ospitare quest’anno la consegna del premio internazionale di cultura cattolica al
maestro Riccardo Muti. Il Meeting ha voluto ospitare questo gesto per un riconoscimento, per un
grande apprezzamento nei confronti di questo gesto, un gesto anticonformista, potremo così
definirlo, perché in un’epoca, in una cultura in cui tutto è neutro e tutto desidera essere sempre più
neutro, loro invece si qualificano, è un premio di cultura cattolica e credo anche che il gesto iniziale
che il Card. Simonis ci ha accompagnato a fare dica di questo. Loro si qualificano e qualificano la
cultura con un aggettivo e con questo ci sentiamo profondamente in sintonia. Questo gesto è così,
ha questa forza proprio perché nasce da una esperienza vera, da un’esperienza umana e comunitaria,
reale che è sotto e a monte di questa poi iniziativa del premio di cultura. E’ un’esperienza che
resiste, che va avanti, tra mille difficoltà e anche su questo ci sentiamo abbastanza in sintonia. Poi
siamo particolarmente lieti perché quest’anno il premo viene conferito al maestro Riccardo Muti
che ci permettiamo di considerare un grande amico del Meeting. Credo che i vostri applausi dicano
più delle parole il ricordo del memorabile incontro che ci fu appunto al Meeting con il maestro
Muti. Quindi siamo particolarmente lieti ed onorati di tutto questo, di avere questi autorevoli amici
qui sul palco che ora vi presento proprio come gesto di ringraziamento nei loro confronti. Ringrazio
innazitutto Giovanni Meneghetti che è il Presidente della scuola di Cultura cattolica, il prof.
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Gianfranco Morra, Presidente del Premio internazionale medaglia d’oro al merito della cultura
cattolica, Sua Ecc. Mons. Mariano De Nicolò, Vescovo di Rimini che ha voluto essere presente, Sua
Emin. Cardinale Simonis, Cardinale di Utrech e Primate di Olanda, i due Sindaci ospitanti: il
sindaco di Rimini Alberto Ravaioli e il Sindaco di Bassano del Grappa Bizzotto Gian Paolo.
Ringrazio l’amico Renato Farina che come già nel memorabile incontro del Meeting intervisterà il
maestro Muti e il maestro Riccardo Muti che ringrazio ancora per essere qui con noi.
MODERATORE. Ringrazio la prof. Smurro che possiamo dire ci ha fatto conoscere. Il premio
nasce dall’attività concorde del Meeting per l’amicizia tra i popoli e della scuola di cultura cattolica
di Bassano del Grappa il cui Presidente dr. Giovanni Meneghetti ci dirà ora.
GIOVANNI MENEGHETTI. Chiarissimo maestro Riccardo Muti, cari amici intervenuti, signori ed
autorità, sono già stato presentato. Sono particolarmente lieto oggi di portare a tutti voi il saluto
della scuola di cultura cattolica di Bassano del Grappa e della Giuria che da diciannove anni
assegna il Premio ed al suo Presidente prof. Morra al quale saremo sempre grati per quanto che fa.
E’ per noi straordinariamente pieno di significato quello che gli amici di Comunione e Liberazione
hanno voluto farci, dandoci l’opportunità di essere qui presenti al Meeting per premiare un grande
artista il maestro Riccardo Muti. In realtà c’è un legame tra l’esperienza educativa di Comunione e
Liberazione e quella del Comune dei Giovani e dell’Associazione ecclesiale “La dieci” (?) dalla
quale è nata la scuola di cultura cattolica promotrice dal 1983 del Premio internazionale al merito
della cultura cattolica per dare un riconoscimento a quanti, con il loro lavoro e la loro testimonianza
contribuiscono a tenere viva la cultura cattolica in tutte le sue manifestazioni. C’è un comune
denominatore tra l’esperienza del Comune dei Giovani, un piccolo gregge, e Comunione e
Liberazione, un movimento più grande e più conosciuto, in comune abbiamo avuto e voi ancora,
grazie a Dio avete, due figure straordinarie di sacerdoti: Don Luigi Giussani, per voi amici di CL e
per noi del Comune dei Giovani Don Didimo Mantiero morto nel 1991. Penso che se Don Didimo
avesse solo immaginato dove oggi è arrivata la sua idea ne sarebbe stato molto contento. Due
sacerdoti con il cuore spalancato per i giovani, due guide spirituali sapienti che hanno fatto
dell’apostolato fra i giovani il motivo fondamentale della loro pastorale sacerdotale, tutta tesa a far
conoscere e vivere l’esperienza dell’incontro con Cristo nella vita di ogni giorno, due sacerdoti con
la passione per la musica, per don Giussani lo testimonia la collana di musica Spirito Gentil che tutti
apprezziamo, e per chi ha conosciuto Don Didimo le opere dei musicisti che talvolta faceva
ascoltare di notte nel suo studio ai giovani per educarli all’ascolto di un’arte che affina lo spirito. Il
fondamento oggi del nostro incontro è che vivere è convivere cioè solo la gente che vive e
condivide gli stessi ideali si incontra, noi siamo vivi, per questo oggi ci incontriamo. L’essenza
dell’esperienza educativa di questi due sacerdoti sta nella consapevolezza che Dio è intervenuto
nella storia dell’uomo ed è presente nelle sue manifestazioni più alte come la musica capace di
aiutare a rendere lode al creatore. In questa straordinaria cornice viene premiato il maestro Muti,
siamo onorati di premiarlo per significare anche l’attenzione che la scuola di cultura cattolica ha nei
confronti di quanto aiuta l’uomo a capire la bellezza infinita che la musica offre e che come dice il
Card. Ratzinger ci fa sperimentare la presenza di Dio in maniera più viva di quel potrebbe accadere
attraverso molte prediche. Noi premiamo un artista che ha voluto portare con la musica messaggi di
speranza là dove l’uomo più soffriva, là dove la libertà spesso non c’è e dove talvolta non c’è la
speranza. Un artista attento protagonista e testimone del proprio tempo, in un certo senso anche i
due sacerdoti che ho ricordato sono due artisti, artisti nel campo dell’educazione della gioventù
come dice il papa nel Nuovo millenio ineunte hanno preso il largo con fiducia e con coraggio,
hanno guardato lontano. Anche attraverso questo nostro incontro vogliamo ribadire che nella vita il
criterio della validità di un’azione è affermare che Gesù è il Signore. Grazie maestro Muti per la sua
presenza, grazie a voi amici di Rimini e di Bassano del Grappa e da ogni parte d’Italia che siete qui
insieme possiamo contribuire a cambiare il mondo, consapevoli che la cultura cattolica non è morta
e non è relegata in qualche scantinato perché la chiesa ha bisogno di compagnie come questa dove
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la fede conta davvero. Su invito del S. Padre, dunque, anche per noi (?) facciamo memoria grata del
passato per vivere con passione il presente e di aprirci il futuro. Grazie veramente.
MODERATORE. Sono con noi i due sindaci del Premio: il Sindaco della città di Bassano del
Grappa dove il premio nato, dove il premio continua a risiedere e il Sindaco della città di Rimini
che da quest’anno è il luogo dove consegniamo il premio. Essi sono sindaci di due città eminenti,
una città di monte e una città di mare e interessante che siano uniti qui, oggi, non solo per il premio
ma direi ancor più per la musica e per chi la sa esprimere nel modo che sappiamo perchè niente
come la musica raggiunge le alte vette dello spirito e niente come la musica scende nella più
profonda intimità. Prego il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli di rivolgerci due parole.
ALBERTO RAVAIOLI Carissimi, autorità, maestro Riccardo Muti, come sindaco della città di
Rimini ringrazio per questo invito che mi da il modo di esprimere la mia soddisfazione di primo
cittadino perché un’altra volta la città di Rimini ospita un premio di questa levatura. Questo
conferma il valore culturale di una manifestazione come il Meeting per l’amicizia tra i popoli che
ogni anno pone Rimini al centro del dibattito nazionale nel campo della politica, dell’arte e dei
valori. L’occasione odierna è tanto più importante perché ad essere insignito di tale riconoscimento
è una persona come il maestro Riccardo Muti; di lui, della straordinaria bravura che mette nella sua
arte, del ruolo di ambasciatore culturale d’Italia nel mondo, si sa ormai tutto e per questo non mi
dilungherò oltre. Mi piacerebbe però sottolineare due aspetti: il primo è che considero Muti un
amico sincero di Rimini. Diverse volte anche recentemente ha scelto questa città per dare saggi
della sua capacità in capo musicale, per la soddisfazione di un pubblico locale sempre più vasto e
sempre più attento ai valori dell’arte. Dunque forse sono poco formale ma desidero ancora una volta
ripetere al maestro Riccardo Muti che ormai il suo stato è quello di cittadino onorario. L’altra
considerazione è ancora, credo, più seria. Il maestro Muti per mezzo delle note musicali sembra
guidare gli uomini al loro destino di valori, di solidarietà e di pace. Queste credo che siano anche le
motivazioni del Premio internazionale della cultura cattolica e a nome della città, come sindaco, a
questo personaggio che ha portato e ha fatto crescere nelle nostre realtà e nel mondo i valori, la
solidarietà e la pace, ecco io credo di poter testimoniare tutto l’affetto e la vicinanza della città.
Grazie maestro.
MODERATORE. E’ ora il momento del sindaco di Bassano del Grappa Gian Paolo Bizzotto.
GIAN PAOLO BIZZOTTO. Autorità, signore e signori, il mio sentito ringraziamento va alla
direzione del Meeting di Rimini per la prestigiosa occasione offerta alla Città di Bassano del
Grappa di essere qui presente, ampiamente rappresentata da colleghi della Giunta e del Consiglio
Comunale per rendere omaggio ad un autentico protagonista del nostro tempo: il maestro Riccardo
Muti. E’ un onore che ci viene fatto e di cui andiamo fieri perché esso arriva in concomitanza con la
decisione della Giunta della Regione Veneto di attribuire a Bassano del Grappa per l’anno 2001 il
premio “Città veneta della cultura”. Noi ci rendiamo conto di non poter competere con città d’arte e
di storia che ben altro posto occupano nella considerazione dei cittadini de mondo; pur tuttavia
siamo consapevoli che la nostra storia, la nostra tradizione, la nostra cultura sono un patrimonio
eccezionale in termini di qualità della vita. Oggi nella prestigiosa cornice del Meeting per l’amicizia
fra i popoli di Rimini viene consegnato un premio internazionale che è unico nel suo genere perché
non è il frutto dell’opulenza ma nasce dalla tradizione e dalla testimonianza di una fede fatta cultura
che travalica i secoli. E’ un premio che accomuna ed esalta gli spiriti. Ebbene questo premio nato a
Bassano del Grappa nel 1983, per merito della benemerita scuola di cultura cattolica, della cui
attività particolarmente elevata, ha beneficiato l’intera collettività dell’ampio territorio bassanese.
Scuola di cultura, alla quale va ancora una volta il nostro pubblico e sincero ringraziamento. A
Bassano del Grappa c’è un famoso ponte palladiano che va sotto il nome di ponte degli alpini. Per
quel ponte è stato scritto un altrettanto famosa canzone alpina che recita.”Sul ponte di Bassano, là ci
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darem la mano…”. Illustre maestro Muti sul quel ponte noi l’aspettiamo. Insignito del premio
internazionale al merito della cultura cattolica di cui ci congratuliamo sinceramente, per darle non
solo la mano ma l’abbraccio affettuoso e riconoscente dell’intera città di Bassano del Grappa.
Grazie.
MODERATORE Sua Ecc. Mariano De Nicolò, Vescovo di Rimini
MARIANO DE NICOLO Ho il piacere di leggere il telegramma inviato per questa occasione dal
Card. Segretario di Stato a nome del Sommo Pontefice. “Occasione premio internazionale medaglia
d’oro al merito della cultura cattolica in codesta città di Rimini, Sommo Pontefice rivolge bene
augurante pensiero at autorità civili, religiose ed accademiche, rinnovando apprezzamento per
l’iniziativa et mentre formula voti affinché ispirazione cristiana rinsaldi comune impegno dialogo
tra culture et evangelizzazione per costruzione società pacifica et solidale, invia ai presenti tutti
implorata benedizione apostolica con particolare pensiero at laureato maestro Riccardo Muti at cui
sarà conferito prestigioso riconoscimento. Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato.”
MODERATORE Grazie Eccellenza. Devo anch’io leggere pochissimi telegrammi tra i
numerosissimi che sono giunti e in particolare, il più gradito da parte del Presidente della
Repubblica il quale ha sinceramente gradito il cortese invito e fa pervenire il suo sentito
ringraziamento con espressioni di vivo compiacimento per la felice scelta operata dalla giuria nei
confronti del grande musicista che tutto il mondo ammira. Presidente della Repubblica ha mandato
un telegramma, il Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi ha fatto pervenire una telefonata
dicendo che per precedenti impegni di governo non viene ma si rallegra moltissimo della scelta del
premio. Altri telegrammi sono giunti dal Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, dal sindaco di
Milano, da un illustre studioso americano che è stato premiato due anni fa, il prof. Michael
Novack(?) economista cattolico, dalla Giunta regionale del Veneto, e da un amico del premio Mons.
Libero Andreatta dell’Opera Romana dei pellegrinaggi. Trascuro tutti gli altri perché sarebbe troppo
lungo come è naturale, dato la statura del premiato. E’ consuetudine del premio che colui che lo
riceve risponda in una intervista, in una breve intervista a voce alle domande che una persona
competente gli rivolge. Quest’anno abbiamo chiesto al dr. Renato Farina, giornalista troppo noto
per essere presentato e vicedirettore del quotidiano Libero di rivolgere alcune domande al maestro
Muti al quale egli risponderà.
RENATO FARINA Credo piuttosto di essere stato privilegiato dal maestro Muti perché sono
incompetente e lui predilige gli incompetenti perché ha l’ardore di chi vuol comunicare a chi non
pretende già di sapere le cose, la musica. Allora cosa dice la partitura, allegretto o solenne?
RICCARDO MUTI. Grave.
RENATO FARINA. Allora mi adeguo, ci faccia una confidenza; ma lei è cattolico.
RICCARDO MUTI. Ma essere cattolico è un impegno molto, appunto, primo ho detto grave, molto
gravoso perché non si è cattolici solamente perché si è stati battezzati o si è stati cresimati; è una
milizia essere cattolici; quindi è un vivere la vita seguendo i suggerimenti di Cristo, quindi è un
impegno totale; alla luce di queste considerazioni, ecco, posso dire che non sono un cattolico
esemplare.
RENATO FARINA. Non è che io volevo ottenere delle confessioni…. Quante volte maestro….
Cioè insomma, non è che lo prende come riceverebbe il premio Stein (?) questo è quello che voglio
sapere.
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RICCARDO MUTI. La domanda naturalmente richiede una risposta e la risposta richiede se
dev’essere seria consiste in quello che ho detto. Diciamo che la mia vita non solo di uomo, di essere
vivente, ma anche di musicista, nasce fisicamente in Istituti cattolici. Mio padre era un medico e
colgo questa occasione ancora per chiarire una volta per tutte, la famosa diatriba, è nato a Napoli,
no è nato a Molfetta, è pugliese, no è campano, io sono nato a Napoli. Ancora qualche giorno fa, ho
letto sul giornale, questo è un mistero che riguarda il maestro Muti, bisogna mettersi d’accordo
dov’è nato, no io sono nato a Napoli.
RENATO FARINA Però è stato concepito a Molfetta.
RICCARDO MUTI. Non lo so! Sul concepimento bisogna chiedere ai miei genitori e fare i conti,
non lo so! A quei tempi, io mi ricordo che i miei genitori davano ai loro genitori del voi,
immaginiamoci se si poteva entrare in tale intimità. Dove sta, dove è successo? Questo non gliel’ho
mai chiesto. Certamente sono nato a Napoli in Via Cavallerizza Chiaia, 14 e Chiaia, per dirla,
siccome ogni tanto si pensa ma da dove viene, chi è: quartiere nobile con due b; allora, sono nato a
Napoli perché mia madre che era napolitanissima voleva fare i figli napoletani non perché avesse
antipatia per la Puglia, grande terra, ma perché era molto fiera di avere i figli napoletani cioè della
città in cui era nata. Però dopo quattordici giorni sono stato riportato in Puglia, a Molfetta. A
Molfetta c’era e c’è un importante seminario pontificio molto importante e mio padre quando finiva
di fare le sue visite normali di medico, dava il tempo a disposizione della sera all’assistenza dei
seminaristi e anche ai vari conventi che ci sono a Molfetta. Quindi io da bambino piccolissimo, io e
i miei fratelli abbiamo giocato a pallone, fatto i passi, cantato tra preti, monaci e monache perché
naturalmente in un seminario pontificio ci devono essere le monache per cucinare e per lavare e fare
tutte le cose necessarie. Lì in quel seminario io ho anche per la prima volta, mi sono esibito come
esecutore. Infatti ci sono delle foto che mi ritraggono di fronte ad un grande coro di seminaristi, io
con il violino in mano, pantaloni cortissimi, diciamo corti, neri, calzettino bianco, scarpette da
prima comunione, bianche, camicetta bianca, collettino merlettato intorno… e mi esibisco per la
prima volta all’età di sette anni nel seminario di Molfetta. La mia prima platea è stato il seminario.
Ho respirato quindi un’atmosfera molto viva, niente affatto uggiosa o pesante, ma di grande vivacità
in questo luogo incredibile, dove, per esempio, io siccome c’era in quel seminario la sezione
teologica e la sezione filosofica, si divideva così, quindi fino al liceo, la sezione filosofica, sezione
teologica era la parte superiore, addirittura c’era un laboratorio di chimica e di fisica molto più
fornito di quanto avessimo al liceo statale, quindi luoghi di grande cultura. In una dello foto che mi
vedono, appunto suonare il violino, in questo gruppo di seminaristi, ho rivisto, perché h guardato le
foto del tempo passato, il seminarista Tonino Bello che voi sapete è stato un grande sacerdote, un
grande vescovo, sicuramente portatore di quegli ideali che informano la vostra vita e di cui la vostra
presenza oggi qui è testimonianza.
REANTO FARINA, Io credo che il premio della cultura cattolica voglia dire una cosa che lei
comunica continuamente sia nel suo modo di proporre la musica sia quando ne parla cioè l’idea che
la musica dica qualche cosa dell’eterno, dica qualche cosa sul destino buono che c’è nell’uomo, lo
ha detto in diverse interviste me lo ha ripetuto più volte, lei dice l’uomo ha il suo posto. E’ stato in
questi anni in giro per il mondo con il Ravenna Festival per i viaggi dell’amicizia a proporre la
musica come luogo della pace e dell’incontro dove gli uomini non andavano d’accordo e non vanno
d’accordo, ma poi lei che è molto realista, dice, che poi litigano anche di peggio, però c’è questa
idea della musica. Ecco quando è nata in lei e può dire che cosa ha a che fare la musica con l’eterno,
non uso parole estranee al suo discorso perché lei ha detto in alcune occasioni la musica è la grazia
dell’universo, dice delle parole che in bocca ad altri sembrerebbero parole pietistiche, invece lei può
permettersi di dirle molto laicamente, dice la parola mistero, dice la parola anima quando parla di
musica. Provi a dire… il tono è grave …mi sembra.
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RICCARDO MUTI.
Questa è una domanda a cui voler rispondere dovremmo fare le quattro del pomeriggio, è una
domanda molto impegnativa e cerchiamo di fare.. perché poi sono tante domande insieme. Io ho
sempre ritenuto fin da ragazzo e lo penso ancora adesso, più che lo penso che c’è una trascendenza,
adesso non voglio entrare nel merito di un indirizzo teologico, perché non ho neanche i mezzi per
poterlo fare, ma io sento fortemente che c’è una trascendenza. E ho sempre sentito che la musica è
nostra della terra, rubata, presa, carpita a una musica più grande che è la musica universale,
dell’universo, io ho sempre pensato che la necessità dell’uomo di vivere con la musica, perché
senza musica l’uomo sarebbe veramente bestiale, e la necessità di una forza, di una emanazione che
è nell’universo, ho anche pensato una prima volta quando si studiava al liceo e si parlava della
armonia delle sfere, ho dato un significato che probabilmente non ha niente a che fare con il
significato filosofico o metafisico o fisico dell’armonia delle sfere, ma ho pensato che queste sfere
negli universi, muovendosi creassero un suono che non è percepibile da orecchi umano e che invece
nel momento del passaggio alla vita probabilmente noi saremo in grado come entità fluttuanti
nell’universo di percepire. Ora naturalmente a certe persone assolutamente atee, tutto questo
discorso verrebbe bollato come discorso vuoto, retorico, conservatore, ecc. ecc. io non mi vergogno
di dire che quando dirigo la Messa d Requiem sono felice di aver avuto un insegnamento e una
educazione cristiana che mi ha portato a vedere che al di là di noi stessi di questa vita terrena c’è
una vita eterna perché penso che sarebbe molto difficile, perché penso questa frase potrebbe creare
tante polemiche, ma lo devo dire, sarebbe molto difficile poter dirigere il Requiem con
l’invocazione di Verdi, “libera me Domine de morte eterna”, pensando che quella liberazione non è
altro che frantumazione e dissolvimento della nostra fisicità senza nulla dopo, credo che sarebbe
molto difficile. Giorni fa, quando sono stato con mia moglie e con alcuni parenti in barca e sono
sceso fino in Grecia e mi sono fermato naturalmente a Molfetta, perché sono quelle tappe per
ricongiungerci al passato che uno vuole sempre recuperare idealmente. Io vado a Molfetta non solo
per vedere come invecchiano i miei amici e quindi vedendo loro rendendomi conto di come sono
invecchiato io, ma anche perché ho bisogno sempre di fare un saluto a Castel del Monte Federico II
Hohenstaufenn (?). Arrivato a Molfetta sono andato al cimitero a ritrovare le tombe dei miei nonni,
io adesso sono vestito anche con la giacca nera, non è che generalmente giro per cimiteri, sono un
po’ più allegro di quello che può sembrare, però sono andato e mi piace girare per i cimiteri, mi
piace leggere soprattutto nei cimiteri di paese, mi scusino i molfettesi, è un comune di 65000
abitante, quindi quando dico paese, si da’ del paese anche all’Italia, quindi si può dire paese .. e mi
piace leggere ciò che è scritto sulle tombe, sicuramente non sono l’unico a farlo, molti di voi
l’hanno fatto, ma è un invito questo, si trovano delle cose interessantissime, per esempio ho visto
che in una tomba dove c’era anni fa una iscrizione di questo tipo “Qui riposa Tizio e Caio, il
filosofo, il sociologo, il poeta, l’umanista, lo scienziato, il musicista, era molto divertente perché
quello che aveva fatto questa tomba non era ancora morto, quindi adesso che sono tornato ho
trovato l’anno di morte, ma allora quando ero a Molfetta, lui si era preparato la tomba era un uomo
modesto, aveva scritto di se stesso tutta questa fila. Poi ho trovato invece un’altra tomba dove c’era
scritto, in una maniera agghiacciante, adesso mi devo concentrare, perché è un giro di parole, quello
che siete, fummo, quello che siamo, sarete. Ho fatto tutto questo per dire la varietà della fantasia
umana. Invece poi ho trovato un’ultima tomba dove c’era scritto, ecco dove volevo arrivare, “Non è
la vita che muore, è la morte che muore”. Quindi io credo che una persona semplice che abbia
questa intuizione, e che vuole che questa cosa sia scritta sulla sua tomba sia l’indicazione che tante
volte è molto meglio nel silenzio ascoltare le voci e i pensieri delle persone semplici, che farci
confondere da quelli che sembrano saperne tanto, come in musica, non abbiate paura di entrare
nelle sale da concerto e nei teatri e ascoltare solamente ciò che il vostro cuore e la vostra mente vi
dice e vi suggerisce, il vostro rapporto con quello che sta succedendo con l’esecuzione, è un
rapporto che non può e non deve assolutamente essere condizionato da opinioni e sentimenti altrui,
è un rapporto d’amore che passa attraverso l’interprete tra ognuno di voi a l’autore e guai, non
prendere dal vangelo, a colui o a coloro che possono disturbare o inficiare questo rapporto d’amore
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così diretto. Quindi abbiate fiducia in quello che voi sentite, non esiste come ho detto pochi giorni
fa l’intenditore di musica, la musica non porta messaggi, non ha editti, non ha proclami, la musica è
semplicemente sentimento e il sentimento ognuno ha il diritto di viverlo come atura lo ha
conformato.
FARINA
Ma che cosa vede lei con gli occhi della sua mente quando dirige Verdi, quando dirige Mozart, è
concentrato sui particolari oppure vede qualche cosa, come diceva prima a proposito della messa da
Requiem di Verdi.
MUTI
Il processo dell’esecuzione avviene in uno stato non di assoluta normalità, anche la gestualità
nostra, che serve a tenere insieme l’orchestra a dare delle indicazioni di carattere espressivo, non
fanno parte della normalità della persona, tanto è vero che se uno mi vedesse per strada a fare così
probabilmente chiamerebbe la croce verde, quindi sono momenti in cui è meglio non analizzarsi.
Quindi voglio dire, che non si vede con gli occhi dell’anima nulla, è uno stato di assoluta... è come
essere in un limbo, dove però la mente deve sempre governare. Come un grande attore. È tutto uno
stato di finzione, il grande attore finge di piangere, non piange perché, nel momento in cui dovesse
veramente piangere sarebbe lui stesso non in condizione di governare l’azione scenica, mentre deve
invece indurre il pubblico a pensare che c’è una commozione che può produrre la sensazione del
pianto. Questo portato sul piano musicale, intendo dire che noi dobbiamo attraverso la musica che
eseguiamo, portare un discorso che è anche un discorso di architettura di una composizione, di
analisi della composizione e di espressione e di intelligenza della composizione stessa. Ma non
dobbiamo di arrivare al punto di subire, dobbiamo sempre governare, come diceva Eduardo De
Filippo, l’attore come il direttore, l’esecutore deve portare le emozioni però essendo sempre, una
parte del cervello deve governare. Pensate a un direttore che ad un certo momento nel finale della
Traviata, comincia a piangere, si tira i capelli oppure, c’è una parte oggettiva che deve guidare poi
tutta l’emozione. Dov’è l’equilibrio? Questo naturalmente è quello che rende differente un
interprete da un altro.
FARINA
Adesso volevo chiedere dei consigli. Che sono questi: qual è il brano musicale che secondo lei
meglio descrive la figura di Gesù Cristo.
MUTI
Ecco vedi il mio amico Farina a commesso un errore. Perché ha detto “descrive”, la musica non
descrive, esprime. Anche la musica programma non descrive, se io vado a sentire un pezzo molto
noto, “I pini di Roma” di Respighi, che sono ispirati a vari paesaggi di pini o le fontane di Roma
ispirate alle varie fontane di Roma, io non è che nel momento in cui sento i pini dell’Appia antica
mi devo mettere così con gli occhi chiusi a cercare di immaginare i filari di pini con le legioni
romane che a suon di tamburi avanzano minacciose e gloriose rientrando a Roma. Quello stato
l’elemento dell’ispirazione, per cui dopo nel compositore, transustanzia, se posso usare questo
termine, questa visione, la tramuta, la cambia in puro sentimento, per cui quando dice la musica
descrive questa cosa non è esatto, la musica esprime. Perciò la musica è forse la più alta, la più pura
delle arti perché noi non siamo trascinati da una pittura o da una scultura o da una architettura in
una direzione o in un’altra, il nostro cervello non viene catturato da messaggi leggibili, la musica
non è leggibile se non da colui che la esegue e la propone. Quindi espressione pura.
FARINA:
Posso dire allora qual è il brano che più le ha parato.
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MUTI
Ma per esempio in questi ultimi tempi io ho eseguito spesso le ultime 7 parole di Cristo sulla croce
di Haydn, ebbene ogni sonata di questa composizione e prende l’ispirazione da una esclamazione di
Cristo, per esempio “Pater dimitte illis quia nesciud quid faciunt” oppure “Sitio”, oppure
“Consummatum est”, l’ispirazione di Haydn così commovente, così piena di fede, fede proprio,
fede in Cristo, per cui non è necessario fare un esame o un’analisi era Haydn credente, era Haydn
non credente, quanto credeva. La sua musica di queste sonate sulle ultime 7 parole di Cristo sono di
una tal profondità e di una tale commozione che veramente lasciano l’uditorio attonito e pensoso. E
soprattutto Haydn raggiunge la grande profondità in questo cimento musicale così impervio,
mettere in musica i sentimento che viene dall’analisi delle esclamazioni di Cristo, attraverso una
dote molto rara, molto difficile, e cioè la semplicità assoluta. Niente viene regalato all’effetto, è
pura meditazione di un’ora intera di musica. E uno può pensare che il pubblico possa stancarsi,
invece no, quando il pubblico viene portato dolcemente verso il pensiero e verso la vera essenza,
senza trionfalismi, senza trombonate, trova se stesso, e infatti quando ho eseguito questo pezzo ho
avuto sempre in sala un silenzio totale, un silenzio di grande pensiero di grande immedesimazione,
e sono state, tutte le volte che ho eseguito questo pezzo, credo che l’influenza benefica di questa
musica sia stata così potente che non è mai suonato neanche un telefonino in sala.
MODERATORE
Grazie maestro Muti per le cose che ci ha detto, sollecitato così bene dall’amico Farina. Dalle sue
parole in fondo abbiamo capito meglio perché dirige così bene la musica. Ora darò lettura della
motivazione del premio di cultura cattolica che si trova scritta in quella pergamena, pergamena che
nella tradizione nostra è sempre scritta e soprattutto disegnata da un artista bassanese, il professor
Ottorino Tassello che ringrazio per averci ancora fatto questa cosa. Troppo nota è l’attività di
Riccardo Muti quale direttore d’orchestra, troppi i suoi successi nei teatri di tutto il mondo, troppe
le onorificenze di cui è stato insignito, troppe le orchestre prestigiose alle quali ha saputo
trasmettere il suo ardore e la sua intelligenza, perché si possano anche solo ricordare nella breve
motivazione di un premio. Quale sia l’autore che Muti con tonalità personalissime e incomparabili
esegue, il pubblico viene messo a contatto non solo con la sublimità dell’arte, ma anche e ancor più
con il linguaggio religioso della musica, capace di svelare il mistero dell’esistenza insieme con la
meraviglia di tutto il creato e della più alta di tutte le creature, l’uomo. La sua bacchetta
autorevolmente e generosamente impugnata, sembra guidare gli uomini per mezzo delle note
musicali trasfigurate al loro destino di solidarietà e di pace. Una solidarietà che il maestro Muti ha
saputo esprimere con cristiana carità, quando ha guidato l’orchestra della Scala nei luoghi dove più
terribili erano state la violenza e la morte, Sarajevo, Beirut, Gerusalemme, proprio pochi giorni fa
anche in altri luoghi. Una testimonianza di fraternità e di pace per mezzo di quella armonia dei
suoni in cui si riflette la più vasta armonia dell’universo, un universo che è stato creato da colui che
non pochi filosofi e non pochi teologi hanno immaginato come il primo musicista. Il premio
medaglia d’oro al merito della cultura cattolica al maestro Muti, intendesse insieme un plauso e un
ringraziamento per questa sua originalissima e insostituibile attività; che poi la consegna del premio
si svolga in un meeting che ha come titolo generale “Tutta la vita chiede l’eternità” è una ragione di
più maestro per ringraziarla, perché lei dirigendo la musica ci ha insegnato meglio a chiedere e a
cercare questa eternità.
Prego ora il sindaco di Bassano di consegnare la medaglia
La parola ora a sua eminenza il cardinale Simonis, arcivescovo di Utrecht e primate della chiesa
olandese.
SIMONIS
Eccellenza molto stimato maestro Muti, sorelle e fratelli, signore e signori, il teologo Von Balthasar
coglieva nella poderosa musica di Beethoven più sudore della fatica che quelle note gli erano
costate. Nella sublime perfezione che contraddistingue invece le composizioni mozartiane e che egli
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esemplificava con riferimenti che spaziano da don Giovanni fino alla Messa in do minore e al
requiem, il grande teologo svizzero ritrovava una sorta di anticipo del paradiso. Mozart nella sua
opera ci fa pregustare, intravedere quella compiutezza definitiva che nella umana vicenda è
riconoscibile solo in modo parziale e defettibile. Queste due osservazione ci avvicinano ad una
definizione del valore intimo della musica che recupera alcune acute formulazioni sviluppate dal
Cardinale Ratzinger nel suo libro “Musica e liturgia”. Non è possibile ridurre la musica a mera
successione sentimentale. Con toni netti il cardinale Ratziger circoscrive quelle forme che fanno
leva sull’istintività pura, irrispettosa della dignità ed infinita grandezza del cuore umano. Questo
invece intesa nella sua accezione più piena di unità profonda tra la capacità razionale e la capacità
affettiva, trova una sua mirabile espressione proprio nel linguaggio musicale. Perché è possibile
commuoversi di fronte alla musica? Perché di fronte alla musica si può ridere e piangere, provare
nostalgia o essere consolati. La fiduciosa letizia di Bach, la pugnace tensione di Beethoven,
l’anelito di Chopin o la delicata trepidazione di Schubert, provocano ancora all’uomo di oggi con
forza e immediatezza intatta. Al di là di .. (?) sociali e culturali delle vicende storiche e delle
contingenze politiche, l’uomo colto nel suo livello più profondo è stato, è, e rimarrà sempre il
medesimo. Ciò che ne esprime questa intima e inestinguibile identità risulterà quindi sempre …(?)
all’uomo, qualunque sia la sua collocazione storica e geografica. Inevitabilmente essendo il senso
religioso costitutivo del cuore umano, il suo livello più autentico, anche la musica viene investita,
permeata dall’esigenza di questo senso ultimo che unico spiega il reale, e viene incontro al desiderio
di bene e di bello. La musica nelle sue espressioni più … (?) non solo definisce l’impeto umano in
modo tanto mirabile da risultare aiuto chiarificatore per capirne la potenza e l’ampiezza nelle sue
forme è possibile scorgere un anticipo di quella bellezza che ancora non è abbracciabile nella sua
perfezione ultima e definitiva. Le melodie di Mozart come le assignature (?) di Bach costituiscono
veramente una esplicitazione, un esempio, di come la ragione umana può inoltrarsi nel punto ultimo
a cui tende, con tutta la vibrazione affettiva che esso suscita. Mi perdoni stimato maestro Muti di
aver cominciato con questa testimonianza sulla natura della musica. Ho inteso farlo per dare onore
alla musica, al dono della musica. Ma anche a lei naturalmente, riconosciamo in le un uomo che ha
dedicato se stesso alla musica per tutta la sua vita, seguendo la musica riconosciamo in lei una
grande persona, un grande artista. Tutti i cultori della musica la stimano, non solo per la sua
professionalità, ma per la sua testimonianza attraverso il suo lavoro di direttore d’orchestra.
Servendo la musica ha potuto e voluto servire anche gli uomini, che hanno un desiderio
fondamentale della bellezza, bellezza che trova nella musica il suo vertice. Davvero ha ragione il
meeting con la sua tematica: “Tutta la vita chiede l’eternità”. E’ perciò per me, non più straniero in
questo luogo e in questo ambiente, un grande onore che i dirigenti del meeting hanno chiesto di
consegnarle il premio internazionale che lei ha già ricevuto. Il premio internazionale Medaglia
d’oro al merito della cultura cattolica per l’anno 2001. Da parte mia stimato maestro Muti, i miei
più cordiali auguri per questa onorificenza, auguro di cuore una lunga vita che non manchi mai
della vera bellezza e gioia, a lei, alla moglie, alla famiglia e ai suoi collaboratori, grazie a tutti.
MODERATORE
Grazie Eminenza di queste sue parole, ma come è naturale, non dico parola, ma l’ultima nota deve
essere del direttore d’orchestra.
MUTI
Io non vorrei, come direbbero i miei concittadini napoletani: “’nata vota”, ancora, dopo le
bellissime parole di sua Eminenza io chiudo avendo già parlato prima fin troppo il consentito,
ringraziando tutti quelli che mi hanno voluto onorare oggi, quelli che mi hanno voluto ricordare
anche in questo giorno così importante per la mia vita di uomo e di musicista. A cominciare dal
Santo Padre, il Presidente della Repubblica, il Sindaco di Milano e tutti gli altri. Naturalmente sua
Eminenza, sua Eccellenza, i sindaci qui presenti e tutti voi che con la vostra presenza in questa città,
in questi anni, avete continuamente intonato il la del pentagramma della vita con tutti i suoi
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problemi. Stamattina nella posta ho trovato un biglietto di auguri per il mio compleanno passato da
pochi giorni e voglio osare di utilizzare questo microfono e questo luogo pubblico per ringraziare la
persona che mi ha mandatogli auguri, ho ricevuto degli auguri dal cardinale Corrado Ursi che oggi
vive a Napoli più che novantenne. Quando io parlavo prima dei miei primi passi come violinista,
come musicista al seminario di Molfetta, il cardinale Ursi allora era pro-rettore del seminario, poi
diventò rettore, battezzò i miei fratelli gemelli più giovani di me, tanto è vero che loro portano come
secondo nome Corrado in omaggio al cardinale. Aver ricevuto da lui questo messaggio oggi così mi
ha riportato indietro negli anni, ed è comunque strano, coincidenze, che questo messaggio del
cardinale Ursi sia arrivato proprio oggi, lui che mi tenne a battesimo musicale, oggi che in questa
città e in questa sede mi viene consegnato il premio della Cultura cattolica, quindi desidero
ringraziare pubblicamente il Cardinale e ricordare a tutti voi quello che è scritto sul suo stemma
cardinalizio e credo sia un po’ il credo di tutti voi e di tutti gli uomini di buona volontà. Sullo
stemma del cardinale Ursi c’è scritto “Grana Multa, Una Hostia”. Non c’è bisogno di tradurre, ma
questo significa che tutti insieme, noi credo facciamo parte, non credo facciamo parte, costituiamo
l’eternità, tutti insieme, “Grana multa” costituiamo l’eternità che è l’ostia, che è la divinità a cui
tutti noi apparteniamo. Grazie a voi tutti e arrivederci.
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