1 SPIRITUALITA' MISSIONARIA COME SERVIZIO ALLA VERITA' Juan Esquerda Bifet Presentazione Nell'ultimo capitolo dell'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi", Paolo VI presenta "lo spirito dell'evangelizzazione", che si concretizza nelle "attitudini interiori dell'apostolo" (EN 74). Nel descrivere queste attitudini, Paolo VI chiamava gli evangelizzatori "servitori della verità" (EN 78).1 La "spiritualità missionaria", tale quale viene descritta nell'enciclica "Redemptoris Missio", è in stretto rapporto all'azione dello Spirito e all'imitazione e intimità con Cristo: "Tale spiritualità si esprime, innanzitutto, nel vivere in piena docilità allo Spirito: essa impegna a lasciarsi plasmare interiormente da lui, per divenire sempre più conformi a Cristo" (RMi 87); "nota essenziale della spiritualità missionaria è la comunione intima con Cristo" (RMi 88). "Spiritualità" è l'atteggiamento di "camminare secondo lo Spirito" (Rom 8,4.9), cioè "camminare nell'amore" (Ef 5,1). La spiritualità missionaria mette in rapporto due realtà cristiane: spiritualità e missione. L'espressione "spiritualità missionaria" si trova nel concilio Vaticano II nel momento di presentare i compiti della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli (AG 29)2. Il contenuto della spiritualità missionaria viene descritta in AG 23-25 (virtù del missionario). Questa spiritualità viene messa in rapporto alla "virtù e fortezza" necessaria per "rendere testimonianza al suo Signore fino a spargere, se necessario, il suo sangue per lui" (AG 24).3 1 Alcuni commenti all'"Evangelii Nuntiandi" hanno accennato al servizio missionario della verità: AA.VV., Esortazione Apostolica "Evangelii Nuntiandi", Commento sotto l'aspetto teologico, ascetico e pastorale (S. Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, 1976); L'Annuncio del Vangelo oggi (Roma, Pont. Univ. Urbaniana, 1977) pp. 490-492: Spiritualità come servizio della verità. Testi magisteriali che interessano il nostro tema: DV (la verità rivelata), GS 76, 78, 92 (predicare e vivere la verità evangelica), EN 78 (servitori della verità), RMi 42-45 (testimonianza, annuncio), VS (la verità in rapporto alla coscienza e libertà), FR (la ricerca della verità per arrivare alla pienezza in Cristo), CCC 2464-2513. 2 "Questo Dicastero da parte sua deve promuovere la vocazione e la spiritualità missionaria, lo zelo e la preghiera per le missioni, e fornire a loro riguardo informazioni autentiche e valide" (AG 29). Vedi anche la Cost. Apost. "Pastor Bonus", art. 86-88. 3 Vedere riassunto del tema con bibliografia attuale, in: J. DAO DINH DUC, Spiritualità missionaria, in: Cristo, Chiesa, Missione (Roma, Urbaniana Univ. Press, 1992) 381-397; J. ESQUERDA BIFET, Teologia della evangelizzazione, Spiritualità missionaria (Pontificia Università Urbaniana 1992); Idem, Teología de la evangelización (Madrid, BAC, 1995) cap. X-XI. 2 La spiritualità missionaria è servizio alla verità, cioè, a quella verità che riguarda Dio, l'uomo, il mondo: "Il Vangelo che ci è stato affidato é anche parola di verità... Verità su Dio, verità sull'uomo e sul suo destino misterioso, verità sul mondo. Verità difficile che ricerchiamo nella Parola di Dio ma di cui non siamo né padroni né arbitri, ma i dipositari, gli araldi, i servitori" (EN 78).4 Il missionario, a servizio della verità, accoglie la verità intera in tutte le sue dimensioni, la vive, la proclama, spinto dal disegno salvifico di Dio, "il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tim 2,4). Questo servizio potrebbe essere riassunto con queste parole: "Il missionario è l'uomo delle Beatitudini" (RMi 91). I cristiani sono chiamati a "rendere testimonianza alla verità, e comunicare agli altri il mistero dell'amore del Padre celeste" (GS 92). 1. Spiritualità missionaria: apertura alla verità La spiritualità missionaria, nel seguire le mozioni dello Spirito Santo, Spirito di verità, è apertura e accoglienza della stessa verità. Di fatto, soltanto "la verità" fa diventare "liberi" (Gv 8,32). La vera libertà consiste nella verità della donazione. C'è un "vincolo indissolubile tra libertà e verità" (VS 87).5 Se la "spiritualità" si traduce in una vita secondo lo Spirito (cfr. Gal 5,25), uno dei punti basilari di questa vita "spirituale" consiste nel pensare, amare e vivere secondo la verità. Per ciò, "chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Gv 3,21). La verità del vangelo, a cui si apre il missionario per testimoniarla e annunziarla, è "una verità che rende liberi e che sola può donare la pace del cuore: questo cercano gli uomini quando annunziamo loro la buona novella" (EN 78; cfr. Gv 8,32). Il servizio alla verità presuppone questa apertura e accoglienza senza condizionamenti, a modo di culto della verità, nel ricercarla e accettarla: "Da ogni evangelizzatore si attende che abbia il culto della verità, tanto più che la verità da lui approfondita e comunicata è la verità rivelata e quindi - più d'ogni altra - parte della verità primordiale, che è Dio stesso. Il predicatore del vangelo... non tradisce né dissimula mai la verità per piacere agli uomini, per stupire o sbalordire, né per originalità o desiderio di mettersi in mostra. Egli non rifiuta la verità; non offusca la verità rivelata per pigrizia nel ricercarla, per comodità o per paura. Non trascura di studiarla; la serve generosamente senza asservirla" (EN 78). 4 Il campo ricco e complesso della verità rivelata viene riassunto nella costituzione conciliare "Dei Verbum" (cfr. nn. 2-6). In Cristo, Parola definitiva di Dio, confluisce tutta la rivelazione. "In Lui il Padre ha detto la parola definitiva sull'uomo e sulla sua storia" (TMA 5; cfr. Eb 1,1-2). 5 "Cristo crocifisso rivela il senso autentico della libertà, lo vive in pienezza nel dono totale di sé e chiama i discepoli a prendere parte alla sua stessa libertà" (VS 85). 3 Il processo di questa accoglienza della verità è un'insieme di attitudini interiori: apertura fino alla sintonia, correzione dei propri punti di vista, autenticità nel riconoscere i propri limiti, coerenza nel modo di pensare, sentire, agire. E' la verità obiettiva vissuta interiormente. Una persona è veritiera quando ha questo atteggiamento di sintonia con la verità. L'enciclica "Veritatis Splendor", inizia con queste parole, che indicano la strada del processo verso la verità: "Lo splendore della verità rifulge in tutte le opere del Creatore e, in modo particolare, nell'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26); la verità illumina l'intelligenza e informa la libertà dell'uomo, che in tal modo viene guidato a conoscere e ad amare il Signore" (VS inizio). Il servizio alla verità, in un primo momento, deve prendere coscienza delle varie dimensioni della verità. La dimensione teologica ricorda i disegni salvifici del Padre portati a compimento da Cristo suo Figlio: "Che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3). La dimensione cristologica presenta Cristo "pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14), "via, verità e vita" (Gv 14,6), che è venuto per "rendere testimonianza alla verità" (Gv 18,37). La dimensione pneumatologica segue lo "Spirito di verità" che "guida alla verità tutta intera" (Gv 16,13). La dimensione ecclesiologica fa presente la "Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità (1Tim 3,15). La dimensione antropologica e sociologica sottolinea il servizio missionario per il bene dell'uomo concreto e della società intera, alla luce del servizio di Cristo che "passò beneficando" (At 10,38). Approfondire queste dimensioni porta all'armonia tra di esse, poiché la verità è una sola, come la luce che si riflette in tutta la varietà del creato. Scoprire quest'armonia presuppone l'armonia del proprio cuore, poiché ogni spaccatura tra le diverse dimensioni ha origine nella rottura del cuore umano. "In verità gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo" (GS 10). Quest'apertura alla verità, come punto basilare della spiritualità missionaria, è atteggiamento di "contemplazione", cioè, di "vedere" Cristo nascosto in ogni aspetto della verità creata e rivelata. Scoprendo Cristo, "Parola definitiva" del Padre (TMA 5), si scopre ogni preparazione per questa piena rivelazione. In effetti, "Cristo è il compimento dell'anelito di tutte le religioni del mondo e, per ciò stesso, ne è l'unico e definitivo approdo" (TMA 6).6 6 Il documento della Commissione Teologica Internazionale, "Il cristianesimo e le Religioni" (1996), afferma: "Non è un disprezzo o svalutazione quanto afferma la teologia cattolica, che tutto quello che nelle altre religioni è vero e apprezzabile viene da Cristo nello Spirito Santo: queto anzi è il modo migliore che ha il cristianesimo per esprimere il suo apprezzamento verso tali religioni" (n. 94). "L'interesse per la verità dell'altro condivide con l'amore il presupposto strutturale della stima di se stesso. La base di ogni comunicazione, anche nel dialogo tra le religioni, è il riconoscimento dell'esigenza di verità. La fede cristiana però ha una propria struttura di verità: le religioni parlano «del» Santo, «di» Dio...; soltanto nella religione cristiana è Dio stesso che parla 4 Quello che si dice delle religioni, si può affermare delle culture e di ogni ricerca della verità da parte dell'uomo. "La Verità, che è Cristo, si impone come autorità universale che regge, stimola e fa crescere (cfr Ef 4, 15) sia la teologia che la filosofia" (FR 92). Scoprire i "semi del Verbo", che sono dono dello Spirito e che portano alla verità piena, è un'atteggiamento di contemplazione: "E' ancora lo Spirito che sparge i «semi del Verbo», presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in Cristo" (RMi 28).7 In questo senso, si può affermare che "il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile" (RMi 91). In realtà, l'atteggiamento contemplativo lo fa diventare "testimone dell'esperienza di Dio", somma verità, rivelata in Cristo (cfr. ibidem).8 2. Spiritualità missionaria: testimonianza della verità Aprirsi alla verità è un primo passo per testimoniare la verità. Però la spiritualità missionaria si concretizza veramente nell'autenticità della vita. "L'uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all'esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie. La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione" (RMi 42). Nel contesto del servizio alla verità, Paolo VI desidera dei "missionari autentici", da essere in grado di poter rispondere alle domande della società odierna.9 all'uomo con la sua Parola" (ibidem, n. 103). 7 Il magistero attuale ha fatto riferimento ai semi del Verbo in modo esplicito: GS 22; LG 16; AG 3,11; NAe 2; EN 53,80; RMi 28. Cfr. S. Giustino, Apologia, II,8. 8 La grande sfida della missione, nei nostri tempi, si trova nell'incontro tra le diverse esperienze di Dio (nelle culture e nelle religioni). Il missionario è testimone dell'esperienza specifica di Dio manifestato in Cristo. Per ciò, si può arrivare a questa conclusione: "il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione" (RMi 91). Vedere sintesi del tema con bibliografia: AA.VV., La mistica, fenomenologia e riflessione teologica (Roma, Città Nuova, 1984); DAO DINH DUC, La Sposa sul monte (Bologna, EMI, 1986); J. ESQUERDA BIFET, Hemos visto su estrella, Experiencia de Dios en las religiones (Madrid, BAC, 1996); W. JOHNSTON, Letters to Contemplatives (New York, Orbis Books, 1991); Y.M. RAGUIN, La Source (Paris, Desclée, 1988); A. RAVIER, La mistica e le mistiche (Cinisello Balsamo, San Paolo, 1996. 9 In questo contesto di servitori e testimoni autentici della verità, Paolo VI faceva delle domande e concludeva: ": "Credete veramente a quello che annunziate? Vivete quello che credete? Predicate veramente quello che vivete?... Il mondo, che nonostante innumerevoli segni di rifiuto di Dio, paradossalmente lo cerca attraverso vie inaspettate e ne sente dolorosamente il bisogno, reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio, che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'Invisibile" (EN 76). 5 Essendo la spiritualità missionaria rapporto e imitazione di Cristo, la verità creduta diventa vissuta: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità" (Gv 18,37). Per ciò la fede non è soltanto un'affermazione della verità, ma, al tempo stesso, "è una conoscenza vissuta di Cristo, una memoria vivente dei suoi comandamenti, una verità da vivere" (VS 88).10 Da qui proviene l'importanza della testimonianza assieme all'annunzio evangelico, poiché allora si segue l'esempio di Cristo che "fece e insegnò" (At 1,1). In questo modo "mettiamo in pratica la verità" (1Gv 1,6). Quando la Chiesa prende coscienza della sua natura missionaria, la prima conseguenza che ne deriva è la necessità di rinnovamento alla luce del vangelo, per poter diventare "dialogo" evangelizzatore.11 La spiritualità missionaria, essendo vita secondo lo Spirito, si concretizza nella vita di santità. In realtà, "la chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità. Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella via della santità" (RMi 90)12. In questo senso appare il significato dell'affermazione: "Il missionario è l'uomo delle beatitudini" (RMi 91). La testimonianza più preclara è quello del "martirio" ("martiría" = testimonianza). "La prova suprema è il dono della vita, fino ad accettare la morte per testimoniare la fede in Gesù Cristo. Come sempre nella storia cristiana, i « martiri », cioè i testimoni, sono numerosi e indispensabili al cammino del Vangelo... Sono essi gli annunciatori ed i testimoni per eccellenza" (RMi 45).13 10 Alcuni testi magisteriali sulla testimonianza: LG 35; AG 11-12; EN 21, 26, 41,76; RMi 42-43; CEC 642-643, 995, 1303, 2044-2046, 2471-2474. Alcuni studi: D. GRASSO, Testimonianza ed evangelizzazione, in: Le missioni nel Decreto Ad Gentes del concilio Vaticano II (Roma, Pont. Univ. Urbaniana, 1966) 175-185; P. LIEGÉ, Le témoignage de la vie, source d'efficacité missionnaire, in: La formazione del missionario oggi (Roma, Pont. Univ. Urbaniana, 1978) 91-100; L. LEGRAND, Good News and Witness, The New testament Understanding of Evangelization (Bangalore 1973). 11 E' questo lo schema dell'enciclica "Ecclesiam suam" sul dialogo: Chiesa che prende coscienza della sua natura, Chiesa che si rinnova secondo le esigenze evangeliche, "Chiesa che si fa parola". Cfr. AAS 56 (1964) 609659. 12 "La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi" (RMi 90). 13 "I martiri cristiani di tutti i tempi - anche del nostro - hanno dato e continuano a dare la vita per testimoniare agli uomini questa fede" (RMi 11). Alcuni testi magisteriali attuali sul martirio: LG 42; AG 24; DeV 60; EN 76; RMi 42: CEC 2473-2474; VS 89, 92-93; TMA 37; FR 32. Alcuni studi: U. Von BALTHASAR, Sólo el amor es digno de fe (Salamanca, Sígueme, 1988); J. ESQUERDA BIFET, La forza della debolezza (Milano, Ancora, 1997); R. FISICHELA, Il martirio come testimonianza: contributi per una riflessione sulla definizione di martire, in: Portare Cristo al mondo (Roma, Pont. Univ. Urbaniana, 1985) II, 747-767; P. MOLINARI, S. SPINSANTI, Martire, in: Nuovo Dizionario di Spiritualità (Roma, Paoline, 1985) 1369-1385. 6 Il martire diventa testimone del mistero pasquale per mezzo di una vita fatta oblazione. "Il martirio è un atto di fortezza" (San Tommaso, IIII, 124, a.2, c). E' propriamente la testimonianza profetizzata dal Signore: "Sarete miei testimoni... " (At 1,8; cfr. Mt 10,17-20). E' l'annuncio coraggioso di Pietro il giorno della Pentecoste: "Noi siamo testimoni" (At 2,32). L'atteggiamento di dare la vita, in unione al sacrificio di Cristo, è la suprema testimonianza della fede e dell'amore (cfr. LG 42). Questa testimonianza va accompagnata dal perdono (cfr. At 7,60). In questa prospettiva, "il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede. Il martire... rende testimonianza di Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana" (CCC 2473). Questa testimonianza martiriale accompagna sempre la vita della Chiesa ed è segno della sua santità (cfr. VS 90-93). Il martirio è nota permanente della missionarietà della Chiesa, che si trova sempre "in stato di persecuzione" (DeV 60). Tra le note caratteristiche della spiritualità missionaria, il decreto "Ad gentes" indica "la carità sincera", poiché il missionario "deve rendere testimonianza al suo Signore fino a spargere, se necessario, il suo sangue per lui" (AG 24). Il martire si rende testimone della presenza dello Spirito della verità. L'efficacia missionaria del martirio si è manifestata in tutta la storia, fino al punto di chiamarlo "seme di cristiani" (Tertulliano, Apologetico 50). Però oltre il martirio di sangue, c'è quello della vita quotidiana spesa per amore, molte volte col rischio di perdere tutto per l'annuncio del vangelo (cfr. LG 42). Rendere testimonianza a Cristo significa vivere e morire per lui (cfr. Rom 14,8). Con la testimonianza del martirio si rende omaggio alla verità su Dio Amore e su Cristo suo Figlio morto e risorto (con l'oblazione della propria vita per amore); alla verità sull'uomo (con la difesa della dignità della coscienza e della libertà umana); alla verità sul mondo (proclamando la speranza in un cielo nuovo e in una terra nuova).14 3. Spiritualità missionaria: annuncio della verità L'annuncio della verità è la conseguenza logica dell'apertura alla verità e della testimonianza della verità. La spiritualità missionaria si concretizza necessariamente nell'annuncio della verità: "Il predicatore del Vangelo sarà dunque colui che, anche a prezzo della rinuncia personale e della sofferenza, ricerca sempre la verità che deve trasmettere agli altri" (EN 78). Senza entrare nei modi concreti dell'annuncio, è un fatto che il 14 "Nel martirio come affermazione dell'inviolabilità dell'ordine morale risplendono la santità della legge di Dio e insieme l'intangibilità della dignità personale dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio" (VS 92). 7 Signore ha affidato a tutta la Chiesa la proclamazione del suo messaggio a tutte le genti (cfr. Mt 28,19-20). Perciò, "l'annunzio ha la priorità permanente nella missione: la Chiesa non può sottrarsi al mandato esplicito di Cristo, non può privare gli uomini della « buona novella » che sono amati e salvati da Dio" (RMi 44). In realtà, "la fede nasce dall'annunzio, ed ogni comunità ecclesiale trae origine e vita dalla risposta personale di ciascun fedele a tale annunzio" (RMi 44). Da qui procede la responsabilità dell'apostolo nel servire la verità tutta intera, per farla arrivare all'uomo concreto nella sua situazione sociale e culturale. "Tale annunzio va fatto nel contesto della vita dell'uomo e dei popoli che lo ricevono" (ibidem). La spiritualità missionaria al servizio della verità, significa che l'annuncio "deve essere fatto in atteggiamento di amore e di stima verso chi ascolta, con un linguaggio concreto e adattato alle circostanze. In esso lo Spirito è all'opera ed instaura una comunione tra il missionario e gli ascoltatori, possibile in quanto l'uno e gli altri entrano in comunione, per Cristo, col Padre" (RMi 44). Anche nell'uso del mezzi di comunicazione sociale, il servizio alla verità presuppone un'atteggiamento di spiritualità: "L'annunzio è animato dalla fede, che suscita entusiasmo e fervore nel missionario" (RMi 45). La "franchezza" e il "coraggio" ("parresía") sono un dono dello Spirito Santo (cfr. At 4,31; 1Tes 2,2; Ef 6,18-20).15 Questo atteggiamento spirituale e apostolico di servizio alla verità, in modo speciale per mezzo dell'annuncio, può essere qualificato di profetismo. Il "profeta" è il "veggente" ("nabí"), che parla a nome di Dio Salvatore per trasmettere un messaggio. E' sempre un servitore di Dio e del suo popolo (cfr. Am 3,7), "sedotto" dallo stesso Dio (Ger 20,7) e inviato con la forza dello Spirito (cfr. Is 61,1).16 Il vero profeta annuncia i nuovi disegni salvifici di Dio, invitando a percorrere il cammino del "deserto", come processo di conversione, per ascoltare la voce di Dio rivolta al suo popolo (cfr. Os 2,16-21). La denuncia profetica viene sempre presentata nella prospettiva di speranza, poiché Dio è sempre fedele all'Alleanza, al suo "amore eterno" (Ger 31,2). Nel Nuovo Testamento, ogni battezzato ha un compito profetico (cfr. At 15 "Annunziando il Vangelo ai pagani, deve far conoscere con fiducia il mistero del Cristo, del quale è ambasciatore: è in suo nome che deve avere il coraggio di parlare come è necessario, senza arrossire dello scandalo della croce" (AG 24). Questa convinzione di fede porta ad un maggior servizio alla verità piena, col rispetto alla verità degli altri: "Nell'annunziare Cristo ai non cristiani il missionario è convinto che esiste già nei singoli e nei popoli, per l'azione dello Spirito, un'attesa anche se inconscia di conoscere la verità su Dio, sull'uomo, sulla via che porta alla liberazione dal peccato e dalla morte" (RMi 45). 16 Alcuni studi sul profetismo come servizio missionario alla verità: L. ALONSO SCHÖKEL, J.L. SICRE, Los profetas (Madrid, Cristiandad, 1980); J. ESQUERDA BIFET, Profetismo cristiano, servidores de la palabra (Barcelona, Balmes, 1986); L. MONLOUBOU, Prophète, qui es-tu? (París 1968); A. NEHER, La esencia del profetismo (Salamanca, Sígueme, 1975). 8 2,17; Gl 3,1-5), ma ci sono credenti che hanno ricevuto un carisma profetico come dono dello Spirito (cfr. 1Cor 14,3; Ef 4,11). La spiritualità missionaria, come servizio alla verità, si concretizza in questo atteggiamento profetico di annuncio, chiamata, denuncia, invito ad accogliere la salvezza in Cristo. L'apostolo trasmette la verità "a prezzo della rinuncia personale e della sofferenza" (EN 78). E' il profetismo dell'annuncio, che "vuol estrarre tutta la verità contenuta nelle Beatitudini" (RMi 60). Le "vie della missione" si percorrono alla luce delle beatitudini (cfr. RMi 91). L'annuncio della verità evangelica viene accompagnato da una vita di "povertà, mitezza, accettazione delle sofferenze e persecuzioni, desiderio di giustizia e di pace, carità" (ibidem). Per ciò, "vivendo le Beatitudini, il missionario sperimenta e dimostra concretamente che il Regno di Dio è già venuto ed egli lo ha accolto" (ibidem). Il servizio alla verità, come annuncio di Gesù di Nazareth, è annuncio e testimonianza delle beatitudini, che "nella loro profondità originale, sono una specie di autoritratto di Cristo e, proprio per questo, sono invito alla sua sequela e alla comunione di vita con Lui" (VS 16).17 L'annuncio della verità piena in Cristo coinvolge la vita dell'apostolo e lo impegna a proclamarla con coraggio, nel profondo rispetto ad ogni preparazione evangelica. Se ogni esperienza culturale e religiosa è una ricerca di Dio (e anche espressione del suo amore), l'annuncio del Verbo Incarnato manifesta che "non è soltanto l'uomo a cercare Dio, ma è Dio che viene in Persona a parlare di sé all'uomo ed a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo" (TMA 6). Per ciò, la spiritualità missionaria, come servizio alla verità, coinvolge l'apostolo a far "risuonare con forza rinnovata la proclamazione della verità: «Ecce natus est nobis Salvator mundi»" (TMA 38). Conclusione La "spiritualità missionaria" è fedeltà generosa a Dio, verità suprema e fonte della verità (Sal 119,90); fedeltà a Cristo, "cammino, verità e vita" (Gv 14,6); fedeltà all'azione dello Spirito, che è "Spirito di verità" (Gv 16,13); fedeltà alla Chiesa, "colonna e sostegno della verità (1Tim 3,15); fedeltà all'uomo (come persona e come membro della società), creato ad immagine di Dio (cfr. Gen 1,26-27). Sia "Evangelii Nuntiandi" che "Redemptoris Missio", nel presentare la "spiritualità missionaria", la collegano col servizio alla verità: nella fedeltà allo Spirito (EN 75; RMi 87), nell'imitazione e intimità con Cristo (EN 78; RMi 88), nell'amore alla Chiesa (EN 77; RMi 89), nella testimonianza e autenticità di vita (EN 80; RMi 90), nella contemplazione della verità (EN 76; RMi 91), nell'annuncio coraggioso e gioioso del vangelo all'uomo di oggi 17 "Le beatitudini dipingono il volto di Gesù Cristo e ne descrivono la carità; esse esprimono la vocacione dei fedeli associati alla gloria della sua Passione e della sua Risurrezione, illuminano le azioni e le disposizioni caratteristiche della vita cristiana" (CCC 1717). 9 (EN 80; RMi 91). Questo servizio missionario alla verità, nella sua dimensione teologica, cristologica, pneumatologica, ecclesiologica e antropologica, è atteggiamento di apertura, testimonianza e annuncio. Il cuore dell'apostolo si apre alla verità per viverla e annunciarla con la gioia dell'autenticità: "Possa il mondo del nostro tempo, che cerca ora nell'angoscia, ora nella speranza, ricevere la buona novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo, e accettino di metter in gioco la propria vita affinché il Regno sia annunciato e la Chiesa sia impiantata nel cuore del mondo" (EN 80). Attraverso il servizio missionario alla verità, la Chiesa prende coscienza della verità e ne da testimonianza con la vita e l'annuncio. In questo modo "la Chiesa viene a dialogo col mondo in cui si trova a vivere; la Chiesa si fa parola, la Chiesa si fa messaggio, la Chiesa si fa colloquio".18 Questo servizio missionario della verità rende possibile che ogni traccia di verità arrivi alla pienezza in Cristo. Se si tratta della teologia, "deve puntare gli occhi sulla verità ultima che le viene consegnata con la rivelazione, senza accontentarsi di fermarsi a stadi intermedi... Solamente a questa condizione è possibile superare le divisioni e percorrere insieme il cammino verso la verità tutta intera, seguendo quei sentieri che solo lo Spirito del Signore risorto conosce" (FR 92). Maria, sede della Sapienza, è figura della Chiesa anche in questo servizio missionario alla verità: "Il cammino verso la sapienza, ultimo e autentico fine di ogni vero sapere, possa essere liberato da ogni ostacolo per l'intercessione di Colei che, generando la Verità e conservandola nel suo cuore, l'ha partecipata all'umanità intera per sempre" (FR 108).19 18 Enciclica "Ecclesiae sanctae", III, 3; cfr. AAS 56 (1964) 609-659. 19 Per uno studio più approfondito sulla spiritualità come servizio alla verità, vedere alcuni studi attuali: H. URS VON BALTHASAR, La verdad es sinfónica (Madrid, Encuentro, 1979); J. GNILKA, Verdad, en: Conceptos Fundamentales de Teología (Madrid, Cristiandad, 1979) II, 862-867; I. DE LA POTTERIE, Historia y verdad, en: AA.VV., Problemas y perspectivas de teología fundamental (Salamanca, Sígueme, 1982) 130-159. Vedere anche: Verità/Certezza, in: Enciclopedia teologica (Brescia, Queriniana, 1989) 1158-1172 (prospettiva filosofica: M. Baumgartner; prospettiva biblicoteologica: I. Meyer; nota bibliografica: R. Tononi).