Comune di PORTO SANT`ELPIDIO

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Comune di PORTO SANT’ELPIDIO
Fondazione Progetto Città e Cultura
Teatro delle Api
AMAT/ Associazione Marchigiana Attività Teatrali
con il patrocinio di
Ministero Beni e Attività Culturali
Regione Marche
partner del Teatro delle Api:
UBI – Banca Popolare di Ancona
con il sostegno di:
GS Supermercati, Loriblu, GI.VI Plast, Norma J Baker, Alto Gradimento
Teatro delle Api
STAGIONE TEATRALE 08|09
Domenica 2 novembre 2008
Ballandi Entertainment
Senza Swing
da un testo di Pier Paolo Palladino
scritto con Flavio Insinna, Manfredo Rutelli, Giampiero Solari, Andrea Lolli
con FLAVIO INSINNA
e con Mario Cirillo e Emiliano Tozzi (sassofoni), Leonardo Galigani e Emanuele Maglioni (tromba),
Folco Tredici (trombone), Federico Pacini (pianoforte), Jodi Scalise (chitarra), Daniele Bitossi
(contrabbasso), Enzo Panichi (batteria)
luci di Paolo Manti
costumi di Loredana Vasconcelli
regia di Giampiero Solari
Con Senza Swing Flavio Insinna torna al teatro, punto di partenza della sua carriera artistica.
Romano, allievo della scuola di Gigi Proietti prima, poi negli anni Novanta attore protagonista di
numerose fiction televisive di grande popolarità, rivelatosi infine nel 2006 conduttore innovativo in
un format di successo della prima serata tv com’è Affari tuoi, in Senza Swing Flavio Insinna
dipinge un affresco comico e metaforicamente ricco. Con lui interagisce in scena una band di nove
elementi, a metà strada tra la banda da caserma e la big band da locale, la cui gloriosa e misera
storia ci restituisce un microcosmo nel quale convivono esistenze umane che rappresentano nel
loro insieme i nostri tanti piccoli vizi quotidiani. Senza Swing porta in scena con maniera ironica il
rifiuto e il bisogno di reagire alla mediocrità. Perché lo swing è tendere in avanti, è un modo di
stare sul tempo musicale con elasticità. E una vita condotta da furbetto e da mediocre è senza
swing.
Venerdì 14 novembre 2008
Argot Produzioni e La casa dei racconti
Tango
scritto da Francesca Zanni
con ROLANDO RAVELLO e CRESCENZA GUARNIERI
Musiche Originali di Daniele Silvestri
regia Francesca Zanni
Argentina, desaparecidos. Due vite scorrono parallele e stranamente incrociate. I due protagonisti
condividono la forza della giovinezza, l'orrore per la perdita dell'identità e la passione per il tango.
Un pezzo di storia dell'umanità che qualcuno preferirebbe dimenticare Un articolo su un
quotidiano, che parlava dei "figli rubati" dei desaparecidos argentini, così è nato Tango.
È stata una sfida: non eravamo sicure che avremmo avuto successo, ma eravamo sicure dell'idea
e del progetto, volevamo fortemente che questa storia fosse divulgata, che tutti ne sapessero di
più, anche noi, che giorno dopo giorno raccoglievamo sempre più informazioni su quel periodo
buio, e scoprivamo, per esempio, l'esistenza di desaparecidos di nazionalità italiana. Lo spettacolo
rimane in scena soltanto dieci giorni, ma nel frattempo seguiamo il processo romano per le vittime
di nazionalità italiana. Al termine di ogni replica informiamo il pubblico di quello che sta accadendo.
Nasce un rapporto di scambio e di amicizia tra la compagnia di Tango e la comunità argentina di
Roma. Il giorno della sentenza conclusiva, il 6 dicembre 2000, nell'aula dove viene celebrato il
processo le facce sono le stesse che avevamo visto a teatro nei giorni precedenti. Nato come un
piccolo spettacolo, è diventato qualcosa di più. Tango non parla soltanto dei Desaparecidos, non
parla soltanto di Argentina. Anzi, forse la storia, quella con la S maiuscola, si intravede appena.
Tango parla di una separazione, ma ancora di più parla di un ritrovamento. Parla di una madre e di
un figlio che si perdono. E poi si ritrovano, senza vedersi mai. Per noi Tango è stato la
realizzazione di un sogno, la consapevolezza che, quando si fa qualcosa con il cuore, di sicuro
arriva al cuore. Ci piacerebbe farlo arrivare al cuore di chi ancora non sa. (dalle note di Francesca
Zanni e Crescenza Guarnieri)
Giovedì 4 dicembre 2008
Spettacolo fuori abbonamento
Teatro dell’Archivolto in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber
Un certo signor “G”
dall’opera di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
con NERI MARCORÉ
e con al pianoforte Vicky Schaetzinger e Gloria Clemente
elaborazione musicale di Paolo Silvestri
scene e costumi di Guido Fiorato
luci di Aldo Mantovani
regia di Giorgio Gallione
Un certo signor G è l’occasione per rileggere, rivisitare, re-interpretare l’opera di Giorgio Gaber,
artista geniale e innovatore che tra ironia, istanze civili e comico paradosso si è interrogato sui
destini di quell’uomo moderno in bilico tra utopia, impotenza, razzismo, amore, consumismo, paura
e sogno.
Lo spettacolo si ispira alle prime esperienze teatrali di Gaber, quelle del Signor G e quelle di
Dialogo tra un impegnato e un non so, e poi di Far finta di essere sani e di Anche per oggi non si
vola, e si rifà allo stile e alle forme del ‘teatro canzone’, il geniale intreccio di monologhi, musica e
canzoni inventato da Gaber e continuamente perfezionato nel corso della sua lunga carriera.
Il signor G è un’esplorazione nel beffardo e paradossale mondo della maschera dell’uomo
comune, che si interroga, comicamente impotente, sul senso della propria vita.
Un bravissimo Neri Marcoré è il signor G trent’anni dopo: solo sul palcoscenico, accompagnato da
due pianiste per non farci dimenticare dell’uomo che rischia di perdere i pezzi e che – come
diceva Gaber – soffre dei mali più comuni e alla moda: nevrosi acuta, condizionamento totale,
visione delle cose vicino allo zero. Della persona normale, insomma.
Martedì 16 dicembre 2008
Just in Time
Certified Lunatic and Master of the Impossible
(Lunatico certificato & Maestro dell’impossibile)
di con TOMÁŠ KUBÍNEK
Tomáš Kubínek è un grande artista di fama internazionale che frequenta da anni i teatri di tutto il
mondo affascinando il pubblico con spettacoli esilaranti, poetici, assurdamente buffi. Si definisce
“lunatico certificato e maestro dell’impossibile” e vedendo il suo show, si capisce come queste
parole siano davvero aderenti alla realtà…
Nato a Praga, a tre anni Tomáš viene portato dai suoi genitori in fuga dall’invasione sovietica del
1968 prima in un campo profughi austriaco, poi in Canada dove, ancora bambino, rimane
affascinato dal circo, dai clown e dai prestigiatori. A nove anni si esibisce per la prima volta di
fronte ad un gruppo di maghi già esperti e a 13 anni ha già un agente. Adolescente, si esibisce nei
caffè nell’intervallo dei concerti, e fa il suo debutto al circo con un duo di clown brasiliani. Viaggia in
Europa e studia con alcuni dei più grandi insegnanti di teatro fisico, tra cui Jaques Lecoq. Studio e
sperimentazione incessante lo hanno portato alla creazione dei suoi show premiati in tutto il
mondo e rappresentati in teatri, festival e spettacoli televisivi.
Kubínek ha collaborato a lungo con lo spettacolo televisivo del grande attore e clown cèco Bolislav
Polivka, è stato in scena all’HBO Workspace di Los Angeles, ha lavorato con il regista,
drammaturgo e clown Jim Jackson, con il circo-teatro americano Circus Flora e con la compagnia
britannica di teatro fisico The Right Size, con cui ha creato Moose che ha ricevuto il primo premio
della critica da Time Out Magazine.
Sabato 24 gennaio 2009
La Contemporanea
La commedia di Candido
ovvero avventura teatrale di una gran donna, tre grandi e un gran libro
(con tutto lo scompiglio che seguì)
di Stefano Massini dal Candide di Voltaire
con OTTAVIA PICCOLO, SILVANO PICCARDI e VITTORIO VIVIANI
e con MASSIMILIANO GIOVANETTI, NATALIA MAGNI, FRANCESCA FARCOMENI, DESIRÉE
GIORGETTI, ALESSANDRO PAZZI
scene e costumi di Gianluca Sbicca e Simone Valsecchi
musiche di Cesare Picco
disegno luci di Iuraj Saleri
regia di Sergio Fantoni
Immaginate una donna formidabile: il suo nome è Augustine ed è un terremoto di invenzioni e di
trovate. Ogni momento ne tira fuori una, forse perché un tempo faceva l’attrice sui palcoscenici più
malfamati del ‘700 parigino. Immaginate ora che Augustine finisca dentro una storia mille volte più
grande di lei: in un triangolo impazzito fra tre signori di mezza età di nome Denis Diderot, Jean
Jacques Rousseau e Voltaire. Con quest’ultimo – e questa non è invenzione letteraria - che
minaccia di dare alle stampe un libretto che in un sol colpo metterà alla berlina i potenti del suo
tempo, i valori, i suoi colleghi. Un libretto che si chiamerà Candido. Diderot teme per la propria
Enciclopedia. Rousseau ha i brividi perché sa che Voltaire lo odia. I sovrani di mezza Europa
tremano all’idea di essere svergognati, mentre i gesuiti si preparano alla censura immediata. Ed
ognuno di loro si precipita alla controffensiva: ciascuno per sé e tutti contro Voltaire. E contro il
Candido.
«Candido nacque come un libro scomodo - annota Massini - pruriginoso. E forse è per questo che
lo trovo irresistibilmente simpatico. Mi sono divertito a ritrarre in forma teatrale la faccia più
scanzonata e irriverente dell’Età dei Lumi». In questa favola-avventura di pieno Settecento, fra
filosofi e parrucche, c’è molto dell’oggi: la libertà di pensiero, il riscatto femminile, la lotta contro le
guerre ingiuste, l’integralismo religioso. D’altra parte sono questi i temi del Candido, divenuto ora
una commedia dove grandi domande sono travestite da sberleffi. Perché “non c’è miglior modo di
pensare che farlo ridendo”, scrisse Voltaire.
Giovedì 5 febbraio 2009
Teatria
La tosa e lo storione
monologo tragicomico scritto e interpretato da NATALINO BALASSO
scenografie di Italo Grassi
Un uomo e una barca sulla scena. L'uomo aspetta che qualcuno lo trovi, perché la nebbia
nasconde tutto, ed ora è impossibile che qualcuno passi di lì. Siamo nel delta del Po, l'uomo
conosce bene le storie di quei luoghi. E una delle storie più incredibili è proprio quella che ha
vissuto lui.
Era l'epoca della pesca dello storione: verso primavera i pescatori si trasferivano sugli scani,
preparavano le reti, mettevano a posto le baracche fatte con legno e paglia, aspettando che lo
storione si facesse vivo. Pescare uno storione poteva voler dire ripianare i debiti di tutto l'anno.
Come tutte le mattine, nonostante il freddo e la nebbia, il Faìna parte con la sua barca, assieme al
suo secondo per cercare lo storione. Tutti partono di mattina presto, quando ancora fa buio, tutti
sono insonnoliti. Italo e suo padre stanno per montare in barca, ma scoprono che qualcuno gli ha
rubato la rete...
La tosa e lo storione è una vicenda di fantasia, con riferimenti letterari che vanno da G.A Cibotto al
poeta Gino Piva e ricordi di avvenimenti storici come la fucilazione di Ciceruacchio sulle sponde
del Po o l'interdetto papale della città di Adria. Natalino Balasso prosegue con questo monologo
tragicomico la sua ricerca stilistica che congiunge la chiave della comicità popolare con storie di
sapore letterario, raggiungendo momenti di vivacità sanguigna e momenti di maggiore riflessione.
Venerdì 27 febbraio 2009
Procope studio
L’ultima radio
di Sabina Negri
elaborazione drammaturgica di Tullio Solenghi e Marcello Cotugno
con TULLIO SOLENGHI
scene di Carmelo Giammello
colonna sonora a cura di Marcello Cotugno regia di Marcello Cotugno
regia di Marcello Cotugno
La parola “radio” per quelli della mia generazione ha un potere evocativo particolare e ricordo
ancora l’inconfondibile piglio toscano di Silvio Gigli, o la calata spoletina di Alberto Talegalli.
Sempre alla radio devo il mio debutto in arte, ad appena 17 anni, come “annunciatore sostituto” al
gazzettino della Liguria, sede Rai di Genova. E ancora la radio è stata alla base della mia
avventura lavorativa forse più esaltante, quando col Trio varammo nel 1982 Helzapoppin Radio
Due, preziosa palestra di tutte le nostre future creazioni e trasmissione che si rivelò poi un
programma-cult.
L’approccio col testo di Sabina Negri è stato qualcosa di più che il rapporto con un mezzo
espressivo che ha fatto da sottofondo alla mia carriera artistica: come per il protagonista, ha
caratterizzato anche i momenti più significativi della mia esistenza. Il conduttore-factotum
ripercorre l’avventura della sua emittente che coincide con un ben più profondo bilancio della sua
vita: passa attraverso quei miei stessi anni, densi di speranze deluse, di scelte essenziali, di
esperienze che hanno lasciato un solco incancellabile nelle rughe del tempo.
Ci ho messo dentro molto di me, virando un po’ più verso l’ironia, che è alla base della mia ricetta
di sopravvivenza. Anche la scelta del tappeto musicale sul quale si muove il tutto ha avuto una
forte valenza evocativa, e qui ho trovato la preziosa collaborazione di Marcello, dal quale mi
separano almeno due generazioni, ma con cui ho verificato “sul campo” una totale sintonia
espressiva che non conosce datazioni o classificazioni. Devo confessare che generalmente non
sono attratto dal monologo, ma qui a convincermi è stato il contesto del tutto diverso: il solista in
questione qui è solo il tramite di una infinita catena di contatti, di rapporti, di evocazioni, egli
rappresenta la preziosa sinapsi tra gli infiniti microcosmi di umanità che affollano l’esistenza di
ognuno di noi. Tullio Solenghi
Lunedì 9 marzo 2009
Cherestani Produzioni
Sotto paga! Non si paga!
di Dario Fo
con MARINA MASSIRONI e ANTONIO CATANIA
e con MARINA DEJULI, RENATO MARCHETTI e SERGIO VALASTRO
regia di Dario Fo
Quando debuttammo nel ‘74, la storia di questa commedia appariva piuttosto surreale: infatti
raccontavamo di avvenimenti che non erano ancora accaduti. In sala il pubblico ascoltava
perplesso, ci guardava come fossimo dei pazzi. Raccontavamo di donne che nella periferia di
Milano, andando a fare la spesa, si ritrovavano con i costi aumentati a dismisura e, furenti,
decidevano di pagare metà prezzo rispetto alla cifra imposta. Il nostro racconto era pura fantasia,
ma ci ispiravamo alle lamentele che sentivamo dalle donne per la strada. Di lì a qualche mese la
chiave dello spettacolo si ripropose nella realtà con una similitudine impressionante: donne e
uomini presero d’assalto due supermercati e pagarono la loro spesa esattamente la metà della
cifra che si ritrovarono sullo scontrino. Il nostro copione fu addirittura superato in immaginazione:
qualcuno andò via portandosi appresso qualche pacco di riso e qualche bottiglia senza pagare. In
molti furono arrestati. Il processo fu istruito in brevissimo tempo. Leggemmo sui giornali qualche
mese dopo che in un altro supermercato, sempre a Milano, un centinaio di donne partecipanti
all'azione reale, appoggiate da alcuni operai, avevano addirittura ripetuto le stesse battute che
Franca recitava ogni sera sulla scena. Il "Giornale Nuovo”, allora diretto da Montanelli ed edito da
Berlusconi, ci accusò di essere i veri ispiratori morali del reato. Ad ogni modo, durante il processo
venne riconosciuto che i prezzi imposti dal supermercato erano delle vere e proprie rapine. Alla
fine furono tutti prosciolti da ogni accusa, perché il fatto "non costituiva reato". Chissà se oggi
questa rimessa in scena ripeterà lo stesso iter satirico e grottesco che si verificò al suo debutto?
Staremo a vedere… Dario Fo
Venerdì 27 marzo 2009
ABManagement
SKETCH & SODA
di e con LILLO & GREG
con Virginia Raffaele e Valentina Paoletti
Sketch & Soda racchiude alcuni tra i ‘pezzi’ più divertenti dell’ultima produzione di Lillo & Greg.
Come sempre ci troviamo nel perenne loro equilibrio tra la comicità surreale ed il grottesco e cinico
umorismo con cui i due scarnificano gli orribili vizi dell’animo umano. Lo show passa con
scanzonata leggerezza dalla satira (sui temi della coppia, dell’alienazione da call center, della
brama del successo) a territori surreali (i loop spazio-temporali, il sogno e la realtà) con ritmo
veloce, ma non troppo.
Questa volta ad accompagnarli ci sono due attrici eccezionali, eleganti, caustiche ed irresistibili nei
tempi comici, Virginia Raffaele e Valentina Paoletti, da lungo tempo collaboratrici in radio Tv e
teatro della coppia più fantastica coppia.
Venerdì 3 aprile 2009
Compagnia Teatro dell’Argine
Odissea
di e con MARIO PERROTTA
musiche originali composte ed eseguite da Mario Arcari (clarinetto, oboe, percussioni) e Maurizio
Pellizzari (chitarra, tromba)
aiuto regia Paola Roscioli
Parla cu' mmie, Mùseca, cunta!
de lu cristianu chinu de mmalizie,
ca anni e anni prattecàu lu mare,
dopu ca tutta Troia ibbe
squartata...
C'è un personaggio nell'Odissea che mi rappresenta. Un personaggio che molti non ricordano
neanche: Telemaco. Ho provato a chiedere in giro e, difatti, molti ricordano un cane - Argo, mi
pare... - ma non un figlio. Io, invece, ne ho sempre subito il fascino, perché la sua attesa è carica di
suggestioni. Telemaco non ha ricordi di Ulisse, non l'ha mai visto, non sa come è fatto, non sa il
suono della sua voce: per lui, Ulisse è solo un racconto della gente. Ed è proprio questa assenza
ad aprire infinite possibilità nei suoi pensieri, che sono, forse, l'unico luogo dove Ulisse può essere
ancora un eroe. Così, del resto, accadeva a me bambino, con un padre lontano che, nella mia
testa, assumeva tratti epici. Ma Telemaco non è solo. E' circondato dalla quotidianità, dalla gente,
dal mare del Salento che lo trascina senza sosta nei luoghi remoti della terra per poter ascoltare
nuove storie. Così nello spettacolo si mescolano il mito e il quotidiano, Itaca e il Salento, i versi di
Omero e il dialetto leccese, legati da una partitura musicale rigorosa che diventa una delle voci del
racconto.
Tutto questo produce chiasso nella testa di Telemaco. L’unico in grado di placarne il travaglio è
Antonio 'delle cozze', un uomo che da sempre vive sul mare e pulisce cozze. Con lui Telemaco ha
un rapporto esclusivo, perché Antonio è uomo di silenzio, di un silenzio che rompe solo per lui. E'
da lui che si rifugia Telemaco quando sente il bisogno di guardare il mare e aspettare, soffrendo la
terraferma che non lo fa andare, perché nel Salento tutti vorremmo essere Ulisse per non dover
mai stare, per non stare a guardare il mare e pensare: a chi sono figlio? (Mario Perrotta)
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