#danzAbari
FUORI ABBONAMENTO
martedì 27 e mercoledì 28 gennaio 2015
Troubleyn [performing arts] l Jan Fabre
Jan Fabre
ATTENDS, ATTENDS, ATTENDS... (POUR MON PÈRE)
con Cédric Charron
musica Tom Tiest
dramaturgia Miet Martens
video Gertjan Biasino
luci Jan Fabre, Geert Van der Auwera
testo, regia, coreografia JAN FABRE
durata 60’
co-produzione Festival Montpellier Danse
Nella nuova creazione di Jan Fabre, Attends, attends, attends... (pour mon père) il figlio scrive
al padre una lettera. Una lettera in cui gli chiede di aspettare, di avere pazienza. Egli chiede di
accogliere i tempi di suo figlio e di diventare di nuovo un bambino e così preparasi meglio alla
morte. Il figlio si presenta come Caronte, il traghettatore che prepara il padre per l’ultimo
passaggio. Egli conosce la morte come nessun altro. Come performer, lui è uno specialista nel
morire. Ogni notte di nuovo, lui attraversa il fiume Stige, lui è dopo tutto fautore di spiritualità;
sveglia i fantasmi e gli rinvia indietro nel paradiso e nell’inferno da cui provengono. Lui conosce
bene il suo ruolo. Lo ha praticato spesso. "Padre vorrai venire con me?"
Per questo solo Jan Fabre è stato ispirato dalla vita di Cedric Charron, performer con il quale
ha lavorato a stretto contatto da "As long as the world needs a warrior’s soul" (2000).
Perché?
Jan Fabre è l’artista più innovativo e versatile della scena internazionale, il suo teatro è una
forma totalizzante d'arte, in cui danza, musica, opera, performance e improvvisazione
dialogano insieme costantemente.
giovedì 29 gennaio 2015
Riccardo Buscarini / Tir Danza
ATHLETES
interpreti Harriet Bone, Karolina Kraczkowska, Victoria Hoyland
assistenti alle prove Mariana Camiloti, Antonio de la Fe
suono Scene d’Amour, Bernard Herrmann
disegno luci Lucy Hansom in collaborazione con Michael Mannion
costumi Brooke Roberts in collaborazione con Kishan Maynard-Clarke
trucco Ieva Dubinkaite
foto Benedict Johnson
coreografia RICCARDO BUSCARINI
durata 20’
si ringraziano The Place Prize team, Istituto di Cultura Italiana di Londra, The Hospital Club e Runa
Kaiser.
Vincitore di The Place Prize for Dance 2013, sponsored by Bloomberg
Spettacolo selezionato alla NID Platform - Nuova Piattaforma della Danza Italiana 2014
Spettacolo selezionato al Dance Base Fringe 2014 di Edimburgo, Italian Showcase
Athletes si propone come una riflessione sulla competizione, vista come tensione tra l’uomo e
la macchina. In un deserto senza emozioni, enigmatiche figure androgine descrivono un piccolo
mondo alieno in cui la solidarietà si trasforma in crudeltà, la cooperazione in competizione.
“Mi succede di pensare che, per costruire, inevitabilmente, si deve distruggere. Con Athletes
volevo riflettere sulla duplicità dei concetti di progresso e competizione, come se fossero
sempre altalenanti tra uno slancio positivo e una spinta verso il basso. Così, volevo che il
lavoro creasse uno stato di oscurità con una luce quasi accecante, attraversasse lo spazio
come un motore di corpi, meccanismi imperfetti, e lo riempisse con una seduzione che più che
amore, rappresenta il suo vuoto e glaciale opposto”.
Riccardo Buscarini si diploma nel 2009 alla London Contemporary Dance School e nel 2010
riceve la borsa di studio internazionale danceWEB per Impulstanz Vienna International Dance
Festival. Nel 2011 è finalista a The Place Prize con Cameo, coreografia realizzata in
collaborazione con gli artisti Antonio de la Fe e Mariana Camiloti, è uno dei Creatives in
Residence al The Hospital Club di Londra e vince il premio Prospettiva Danza di Padova con
volta, frammento #1 di Family Tree, un progetto di Chiara Bersani. Nel 2012, con l'assolo 10
tracce per la fine del mondo (prodotto da TIR Danza) vince il bando FFA-Fondo Fare Anticorpi
promosso dalla Rete Anticorpi della Regione Emilia Romagna. Dal dicembre 2011 insegna
coreografia e performance alla Birkbeck University of London. Nel 2013 fonda la rock band The
Plusies con Runa Kaiser, e partecipa al progetto internazionale ArtsCross. Al momento è uno
dei 16 artisti coinvolti nel progetto europeo Performing Gender.
Aldes
STRASCICHI
musica Piero Corso e Irene Russolillo
collaborazione tecnica Luca Telleschi
testi da I. Russolillo, Portishead, Sean Hayes, Beckett, Cohen, Morante, Szimborska
coreografia e interpretazione IRENE RUSSOLILLO
durata 20’
in collaborazione con c32 performing art workspace, Centro Artistico Il Grattacielo, Electa Creative Arts
eXpLo Vetrina della Giovane Danza d’Autore di Anticorpi XL
Premio Speciale Equilibrio Roma 2014 per il migliore interprete
Premio Outlet 2014
Trovarsi buffi nella propria solitudine. Capita a chiunque talvolta, nella vita. Parlarne. Come?
Dire del dire. Parlare delle parole. Fare un discorso sul discorso. Giocare a comporre stralci di
racconto che con-suonino e risuonino, l'uno nella forma e nel senso dell'altro.
“La fine di un amore è diventata una mancanza di amore. Sento gli strascichi di un’esperienza
che, intanto, sono riuscita a definire. “Nei pensieri ho sanguinato per gli enigmi di cui sono
stata nutrita”. Cerco di bastarmi da sola. Un tardivo femminismo? Può essere. Ma, come si
dice, di necessità virtù”.
Irene Russolillo ha lavorato come interprete con Micha Van Hoecke, Mario Piazza, Daniela
Capacci, Harry Albert, Claudio Bernardo, Francesca La Cava. Dal 2010 collabora con Roberto
Castello. Ha collaborato in improvvisazione con Company Blu, in un'occasione anche con Julyen
Hamilton e Takla Improvising Group. Ha partecipato alla Biennale College Danza 2013 nel
progetto di Thomas Lebrun. È co-autrice di “Antipasto” (finalista premio Nuove Sensibilità
2010) e autrice di “Ebollizione” (finalista GD'A Puglia e selezionato dalla Rete Anticorpi XL
2013).
Moreno Solinas
TAME GAME
composizioni musicali Alberto Ruiz Soler
scenografie David Harris
disegno luci Seth Rook Williams
coreografia MORENO SOLINAS in collaborazione con IGOR URZELAI E CSABA MOLNÁR
durata 20’
in coproduzione con The Place, Artsdepot e Yorkshire Dance
eXpLo Vetrina della Giovane Danza d’Autore di Anticorpi XL
TAME GAME esplora la nostra congenita tendenza ad intrometterci negli affari degli altri. Tre
danzatori dipingono un mondo sfrontato ed esuberante in cui testano i loro freni inibitori e
riflettono sugli schemi performativi tradizionali. Il pubblico diventa complice dello spiritoso
gioco di ruoli. Moreno Solinas è nato a Sassari e si è formato come danzatore e coreografo alla
London Contemporary Dance School (The Place).
Moreno Solinas ha ballato con le compagnie DV8 Physical Theatre, Bonachela Dance Company,
Stan Won’t Dance ed Earthfall. Nel 2007 ha cominciato a creare coreografie in collaborazione
con Igor Urzelai, fondando nel 2009 il collettivo BLOOM! e infine la compagnia Igor and Moreno
nel 2013. Il suo lavoro è stato presentato in 12 paesi Europei e negli Stati Uniti, riscuotendo
successo fra il pubblico e ricevendo vari premi: Rudolf Laban Award 2010 con CITY, premio
speciale al Prix Jardin D’Europe 2010 con CITY, selezionato per Aerowaves nel 2011 con CITY e
nel 2013 con Life Is A Carnival. Moreno e Igor sono attualmente artisti associati a The Place
(Londra).
venerdì 30 gennaio 2015
Cab008
LA SAGRA DELLA PRIMAVERA PAURA
E DELIRIO A LAS VEGAS
solo version
musica Igor Fedorovic Stravinskij
nella registrazione eseguita da The Cleveland Orchestra diretta da P. Boulez (1992)
luci Carlo Cerri
concept, coreografia, elaborazione sonora e interprete CRISTINA RIZZO
durata 40’
con il sostegno delle Residenze: Summer Residencies Bruxelles, Teatro Era Pontedera, I Macelli Certaldo,
Ater Balletto
Nel centenario della Sagra della Primavera di Stravinskji, che nell’esecuzione di Nijinsky
cambiò per sempre lo spirito della danza, Cristina Rizzo sceglie di approfondire e toccare
l’aspetto immaginifico della famosa partitura musicale grazie anche ad uno spiazzamento
percettivo tra il visivo e il sonoro. La pièce, in forma di solo, si articola attraverso un’intensa
coreografia che amplifica la congiunzione inattesa tra suono, estensioni dinamiche e oscillazioni
del senso. Sfidando l’abituale suggestione passiva dello spettatore, invitato ad indossare delle
cuffie che diffondono l’opera di Stravinskji e ad osservare la danzatrice che dialoga - per
contrasti - con la musica, la coreografia pone una questione precisa: di quale visione è fatto il
suono che ascoltiamo, di quali suoni è costituita la nostra visione?
Cristina Rizzo, danzatrice, performer e coreografa, si è formata a New York alla Martha
Graham School of Contemporary Dance, ha frequentato gli studi di Merce Cunningham e Trisha
Brown. Rientrata in Italia ha collaborato con diverse realtà artistiche tra cui il Teatro Valdoca,
Roberto Castello, Stoa/Claudia Castellucci, Mk, Virgilio Sieni Danza, Santasangre. É tra i
fondatori di Kinkaleri, compagnia con la quale ha collaborato attivamente sino al 2007
ricevendo numerosi riconoscimenti internazionali. Dal 2008 ha intrapreso un percorso
autonomo di produzione e sperimentazione coreografica indirizzando la propria ricerca verso
una riflessione teorica dal forte impatto dinamico.
L'APERTURA DEGLI OCCHI
interprete e coreografia DAVIDE VALROSSO
durata 13 minuti
eXpLo Vetrina della Giovane Danza d’Autore di Anticorpi XL
Cosa resta di un corpo senza volto, senza occhi contenitori dell'anima, ponte con realtà. Dove
troverà sfogo quest'anima rinchiusa in un viso fatto di soli contorni, che fine farà questa
inquietudine, questa perturbazione che lascia spesso ammutoliti ed inespressivi.
Non resta che smarginare, in uno sguardo che non è esposizione di sé, ma ritorno a sé.
Attraverso una veritiera apertura degli occhi.
Davide Valrosso si è diplomato presso l’English National Ballet, danza per numerosi coreografi
tra cui: Pascal Touzeau, Ariella Vidach, Laura Corradi, Jacopo Godani, Paolo Mohovich,
Gustavo Ramirez, Eugenio Scigliano, Raymon Sullivan. Contestualmente lavora dell’ambito
performativo con Tino Sehgal e Pablo Broinstain ed altri. Attualmente collabora con la
compagnia Virgilio Sieni Danza e Le Supplici diretta Fabrizio Favale. Negli ultimi anni è autore e
interprete di Attachment, Sind_Doubt a cura della Fondazione TPE.
Collettivo Pirate Jenny / Terra di Nod / Scarlattine Teatro
POLLICINO 2.0
interpreti Elisa Ferrari, Davide Manico, Sara Catellani
videomaker Marco Misheff
tutorial Michele German
speaker Marco Masello
un progetto COLLETTIVO PIRATE JENNY
durata 40’
con il sostegno di Inteatro Polverigi, Next 2013, Campsirago Residenze, Quelli di Grock, Teatro del
Buratto, PIM off, anticorpi XL
eXpLo Vetrina della Giovane Danza d’Autore di Anticorpi XL
“c’è un problema a casa nostra. e’ troppo piccola. oppure noi siamo troppi”
(dal Diario segreto di Pollicino, Dautremer e Lechermeier)
Tre concorrenti. Un certificato di abbandono eterno. L’inverno e la sua invernitudine. Il più
spietato dei reality show. Se se la caveranno, come se la caveranno, ne:
<< La grande Privazione >>
Concorrenti: un Disorientato dell’era 2.0 | un Precario della generazione choosy | un Esodato
dal regno delle favole.
Missione: Uscire dal bosco in 7 giorni.
Kit in dotazione: Bonus energetico | Aiuto del pubblico | Tutorial.
Regole: non cambiare il senso di marcia | risolvere le prove di orienteering | i pressure test e
le prove ricompensa | restare uniti | non sognare.
Nell’era della GRANDE PRIVAZIONE la sensazione provata da Pollicino e i suoi fratelli
abbandonati nel cuore del bosco è una sensazione che conosciamo molto bene. Saltare nel
vuoto. Brancolare nel buio. Percorrere un luogo asfittico. Per i tre Pollicini ormai trentenni la
scelta è mangiare o essere mangiati. La privazione stimola la creatività. Ma tanto più la fame è
violenta e immotivata, quanto più il genio che ne è generato ne risulta eticamente discutibile.
Collettivo Pirate Jenny è un progetto di creazione e ispirazione cross mediatica che nasce nel
2011 dall’unione sinergica di Elisa Ferrari, Davide Manico e Sara Catellani. A partire dal nome
del gruppo, che trae la sua origine da un personaggio reso celebre da Brecht ne L’opera da tre
soldi, sino ad arrivare alle scelte di modalità creative e dei contenuti, un punto fermo del
nostro progetto è la ri-mediazione dei testi letterari, filmici, musicali ma soprattutto linguistici.
Questo “ri-uso” che ci connota come POP ha come fulcro espressivo un continuo code switching
linguistico che incrocia la danza, il testo, il suono, l’immagine e dunque i significati. La ricerca
di uno slang il più naturale possibile sia nella selezione testuale sia nella scelta del movimento,
il filtro ironico e la continua oscillazione dei punti di vista, il gusto performativo, surreale e
onirico fanno di Collettivo Pirate Jenny un cantiere di esperienza in continuo mutamento.
sabato 31 gennaio 2015
Compagnia Abbondanza/Bertoni 2013 / Drodesera e Centro Servizi Culturali Santa Chiara 1991
TERRAMARA 1991/2013
interpreti Eleonora Chiocchini, Francesco Pacelli
cura del riallestimento Antonella Bertoni
musiche J.S. Bach, G. Yared, S. Borè e musiche della tradizione popolare
scene 1991 Lucio Diana
luci Carlo Meloni
realizzazione costumi Marta Griso
coreografia MICHELE ABBONDANZA
durata 70’
sponsor costumi Atelier Marta Griso
Riallestimento nell’ambito del progetto RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni
‘80/ ’90
ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini
assistente alla direzione Myriam Dolce
in collaborazione con Amat - Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Arteven Circuito Teatrale
Regionale Veneto - Città di Venezia - Assessorato alle Attività Culturali, Teatro Pubblico Pugliese
in coproduzione con Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Fondazione Fabbrica Europa per le arti
contemporanee, Fondazione Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, Fondazione Ravenna Manifestazioni,
Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Torinodanza
Ricordo da piccolo, quando mio padre mi offriva certe arance arrivate dal sud e con orgoglio
ostentava il fatto che avessero "i figli": spicchi più piccoli gonfi di succo, attaccati ai grandi
spicchi che formavano il frutto. Ricordo ancora quanto erano per me "speciali" quelle piccole
parti, più preziose del tutto, tanto da apparire e quindi essere, più buone. Il piccolo si
identificava col piccolo, cannibalizzandolo per acquisire quell'essenza speciale.
Non so se quella "pappa reale" abbia avuto il suo effetto: allora era naturale condividere la
realtà con una meravigliosa mole fantastica.
Dopo i "lavori-scuola" con Carolina (Carlson) e quelli collettivi con Sosta Palmizi, di questo
primo lavoro "in solitaria" ricordo proprio l'esplosione dell'immaginazione che sentivo poter
espandersi intensamente come poi l'odore e il succo delle arance in scena, con gli eventuali
figli e figlioletti al seguito.
Marmellate e spremute da ipervitaminosi allora, una lacrimuccia spremuta per ogni prova filata
adesso. Dolce, salato...si sa meglio alternare. Michele Abbondanza
Dall’esperienza newyorkese nella scuola di Alwin Nikolais agli studi francesi con Dominique
Dupuy, attraverso le improvvisazioni ‘poetiche’ di Carolyn Carlson, lo studio e la pratica dello
zen, Michele Abbondanza (co-fondatore del gruppo Sosta Palmizi e docente alla Scuola di
Teatro del Piccolo di Milano) e Antonella Bertoni fondano la Compagnia Abbondanza/Bertoni
riconosciuta come una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano per le loro
creazioni, per l'attività formativa e pedagogica e per la diffusione del teatro danza
contemporaneo.
domenica 01 febbraio 2015
#dabKids
Franceschini // Droste & Co. / Compagnia Tardito/Rendina / Associazione Sosta Palmizi
L'ANATRA LA MORTE E IL TULIPANO
liberamente tratto da ”Ente, Tod und Tulpe” di Wolf Erlbruch
coreografia e interpretazione ALDO RENDINA E FEDERICA TARDITO
idea, traduzione, drammaturgia e regia Bruno Franceschini
scenografia e costumi Cristiana Daneo
musicisti Friedrich Edelmann – fagotto, Rebecca Rust - violoncello
musiche W. A. Mozart, L. van Beethoven, G. Bizet, H. Gal, P. Hindemith e K. M. Komma
a partire dai 7 anni
durata 50’
“E ora sei venuta a prendermi?” chiede l’anatra alla morte. La sua risposta è al contempo
semplice e illuminante: “Ti sono accanto già da quando sei nata.” Da questa laconica
constatazione prende vita l’idea dello spettacolo, che prova a immaginare un mondo prima
dell’inizio della storia narrata nel libro, quando l’anatra vive ancora “senza” la Morte, cioè
senza coscienza della sua ineluttabile presenza. In fondo, si tratta di un’esperienza che noi
adulti conosciamo bene. Fino a una certa età il tempo sembra essere solamente una categoria
astratta, merce abbondante, superflua, priva di importanza, dilatabile fino all’inverosimile. Poi,
d’un tratto, scatta qualcosa e la percezione che ne abbiamo cambia radicalmente. Il tempo
inizia a scorrere, sempre più velocemente, e a noi, persi nella nostra quotidianità, sembra non
bastare mai. Ci sono tante cose da sbrigare, da finire. Doveri, obblighi. Successi e piaceri.
Avanziamo spediti o arranchiamo, in fondo, non importa, prima o poi ci blocchiamo, alziamo la
testa e ci accorgiamo, stupiti, che il viaggio sta già per finire. Ecco, vivere accettando la morte
può voler dire anche questo: fermarsi, qualche volta, e cercare un tempo, un ritmo più giusto,
senza farsi prendere dalla frenesia - a volte ingannevole - della vita. Lo spettacolo mette
insieme due visioni drammaturgiche spesso inutilmente contrapposte: una narrativa e una più
squisitamente concertistica. Da un lato, quindi, la necessità di raccontare una storia, quella
dell’Anatra e della Morte, appunto, dall’altro però anche la precisa volontà di non mettere la
musica al mero servizio della narrazione, ma di usare lo spazio e il movimento scenico per dare
un corpo alla musica, per renderla “visibile”. Musica che in questo caso è quella che nasce
dall’incontro inusuale fra un fagotto e un violoncello. Un duo fra due voci gravi, buffo e poetico,
che riesce a esprimere tutta la varietà e i colori dei sentimenti umani. Brevi momenti di prosa
fanno da contrappunto a un impianto musicale prettamente concertistico. Le partiture, scritte
appositamente per fagotto e violoncello da W. A. Mozart, H. Gal, L. van Beethoven, G. Bizet, P.
Hindemith e K. M. Komma, vengono eseguite dal vivo dai virtuosi Friedrich Edelmann e
Rebecca Rust. Il compito di fare da collante fra questi due mondi è affidato alla danza e al
movimento scenico, e nella fattispecie al brillante duo torinese formato da Federica Tardito e
Aldo Rendina.
Compagnia Enzo Cosimi
CALORE
interpreti Francesco Marilungo, Riccardo Olivier, Francesca Penzo, Alice Raffaelli
musiche Glenn Branca, Benjamin Britten, Liquid-Liquid, Chris Watson, Musica Popolare Africana
disegno luci Stefano Pirandello
abito Gianni Serra
gioiello Cristian Dorigatti
regia,coreografia, scena, costumi ENZO COSIMI
durata 50’
Riallestimento nell’ambito del progetto RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni
‘80/ ’90. Ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini.
Assistente alla direzione Myriam Dolce
in collaborazione con Amat - Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Arteven Circuito Teatrale
Regionale Veneto - Città di Venezia - Assessorato alle Attività Culturali, Teatro Pubblico Pugliese
in coproduzione con Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Fondazione Fabbrica Europa per le arti
contemporanee, Fondazione Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, Fondazione Ravenna Manifestazioni,
Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Torinodanza
Calore, titolo del primo lavoro coreografico di Enzo Cosimi, debutta a Roma nel settembre del
1982 all’Anfiteatro del Parco dei Daini di Villa Borghese con il suo ensemble Gruppo Occhèsc.
Il pezzo impostato su un’energia vigorosa e ritmi serratissimi, era nato per interpreti nondanzatori pur riconoscendosi in pieno in una scrittura di danza.
Nel primo breve scritto sullo spettacolo Cosimi scriveva: la realtà è devastata da gelide
atmosfere, pensiamo di voler “annusare” una nuova aria, un nuovo vento in cui l’energia nel
suo ritornare al nulla senza illusione, abbia come qualità un senso di profonda serenità, di
caldo, di calma relativa. Lo spettacolo è un viaggio visionario dove all’interprete è richiesto un
processo di regressione che serve come traccia per disegnare un età dell’infanzia e
dell’adolescenza infinita.
Enzo Cosimi, coreografo ospite per il Teatro Alla Scala di Milano e del Teatro Comunale di
Firenze, firma nel tempo con la sua Compagnia produzioni per il Teatro Comunale di Ferrara,
Biennale di Venezia, RED Reggio Emilia danza, Teatro Ponchielli di Cremona, Auditorium –
Parco della Musica di Roma, l’Accademia Nazionale di Danza e per la Scuola Civica Paolo Grassi
di Milano, Festival RomaEuropa, Museo di Arte contemporanea Arken di Copenaghen, Centre
Pompidou e altre importanti realtà culturali italiane e internazionali. Collabora con personaggi
d’eccezione tra i quali Miuccia Prada, Luigi Veronesi, Richie Hawtin, Giorgio Cattani, Aldo
Tilocca, Louis Bacalov, Aldo Busi, Luca Spagnoletti, Daniela Dal Cin, Robert Lippok e Fabrizio
Plessi con il quale crea Sciame, primo lavoro di video danza italiano. Nel 2006 firma la regia e
la coreografia della Cerimonia di apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006,
protagonista l’étoile Roberto Bolle e 250 interpreti. Nel 2009 crea le coreografie per il film Lo
Spazio Bianco, regia di Francesca Comencini, presentato alla 66ma Mostra del Cinema di
Venezia.
giovedì 23 aprile 2015
Compagnia Virgilio Sieni
DOLCE VITA_ARCHEOLOGIA DELLA PASSIONE
interpretazione e collaborazione Giulia Mureddu, Sara Sguotti, Jari Boldrini, Ramona Caia,
Maurizio Giunti, Giulio Petrucci, Claudia Caldarano, Marjolein Vogels
musiche eseguite dal vivo dall’autore Daniele Roccato - contrabbasso
luci Fabio Sajiz, Virgilio Sieni
costumi Giulia Bonaldi
coreografia VIRGILIO SIENI
durata 60’
in collaborazione con Ert Emilia Romagna Teatro, Romaeuropa
Lo spettacolo si forma cercando di far coincidere due strade parallele, proponendo due
narrazioni adiacenti che si sviluppano nel riversarsi l’una nell’altra; sono cinque quadri
coreografici ciascuno dei quali si inoltra nel racconto evangelico della passione di Gesù e allo
stesso tempo ricerca il senso della comunità attraverso un arcipelago di avvicinamenti,
tangenze, riconoscimenti, solidarietà, complicità, sguardi. Nasce così la necessità di dar luogo a
un viaggio che riflette sul dolore e la bellezza, la pietà e la leggerezza.
La comunità di danzatori si muove come un unico corpo, attraversano il vacuum dello spazio
lasciando tracce di umanità, depositando un gioco continuo che pone il corpo e la danza al pari
di un annuncio, un richiamo che affonda le sue radici nel desiderio di memoria: così la
coreografia nasce e trapassa all’istante, tracciando una mappa archeologica del corpo che
tenta di indicarci un sentiero possibile di adiacenza della danza alla vita, della vita al corpo,
delle azioni alla bellezza e alla tragedia.
I cinque quadri che compongono lo spettacolo, Annuncio, Crocifissione, Deposizione, Pietà,
Resurrezione, attraversano i volti sbiancati dei danzatori, le bocche sfumate dal rosso delle
labbra, lo sguardo sgomento. Così le cinque parti coreografiche si presentano come altrettanti
appunti, sopralluoghi nel territorio della storia e nello spazio dell’oggi: annunciano il desiderio
di appartenere a un corpo risorgendo al gesto ed evaporando in un continuo inarrestabile di
figure. Il lavoro guarda alla radura come al luogo nostalgico di un’archeologia misteriosa.
venerdì 24 aprile 2015
Compagnia Virgilio Sieni / Torinodanza
KORE
liberamente tratto da La Ragazza Indicibile. Mito e mistero di Kore di Giorgio Agamben, Monica Ferrando
interpretazione e collaborazione Ramona Caia
musiche Angelo Badalamenti, Francesco Giomi, Arvo Pärt
regia, coreografia, luci e scene VIRGILIO SIENI
collaborazione alla produzione Fondazione Teatro della Pergola Firenze, CANGO Cantieri Goldonetta
Firenze
Premio Danza&Danza come migliore produzione italiana del 2012
Kore si ispira al testo del filosofo Giorgio Agamben La ragazza indicibile. Mito e Mistero di Kore
dedicato al mito di Persefone.
Un manifesto sulla femminilità, ma anche l'impulso a superare tutto ciò che è umano
lasciandoci intravedere il viaggio ininterrotto dell’uomo.
Ospiti della femminilità che abitano il corpo di Kore sono anche figure ancestrali, aloni, ombre
che fanno apparire una narrazione che attraversa epoche e territori. Figure silenziose,
ammutolite ad occhi chiusi, così venivano descritti gli iniziati ai riti sacri.
Nello spettacolo Kore affronta tre viaggi e tutte le volte parte dall'oggi per lasciarsi affascinare
dal passato: prima bambolina (Korai sono le bamboline che venivano appese ai rami in
prossimità di un tempio), poi ombra assieme animale e dio, infine madre e vergine.
Kore è il corpo e il suo guscio, la figura che appare e la culla della dinamica: così la danzatrice
guarda al passato, diviene madre nel momento che scopre nuovi gesti, torna alla sua pelle per
intuire sempre il tempo dell'inizio. In questo farsi della figura il corpo diviene tramite di infiniti
tragitti. Nello spazio del corpo dunque abitano questi due mondi apparentemente opposti.
Terre lontane, figure stratificate, passato e presente.