LA PREGHIERA NEI LUOGHI DI VITA E DI IMPEGNO 1. Introduzione Un aspetto importante della spiritualità del lavoro è il dialogo con Dio… la preghiera. Ciascuno di noi ne fa esperienza, qualche volta inconsapevolmente, desiderando avere pace e silenzio per un po’ di tempo, cosa assai difficile nei tempi che viviamo. Dio non si spaventa, ma ancora una volta vuole entrare in queste dinamiche della nostra vita, spesso complessa, per cercare nuovi modi di entrare in colloquio amoroso con i suoi figli. L’amore si nutre di dialogo, di reciproco ascolto e così è la preghiera… un atto di amore. 2. Domande per la condivisione e spunti di riflessione Il nostro lavoro e gli impegni di famiglia sembrano ostacolare i momenti tradizionali di preghiera. E’ necessario essere fantasiosi per trovarli, ma anche avere una buona forza di volontà in alcune giornate che ci ritrovano stravolti dalla stanchezza e dalla fatica mentale. A partire da questa realtà di vita, quali sono concretamente i modi con i quali dialoghiamo con Dio? Vogliamo farlo veramente? Ne sentiamo la necessità? Le cose che facciamo durante la nostra giornata ci travolgono senza via di uscita? Gesù lavoratore che cosa ha da dirmi con la sua vita rispetto alla mia vita di lavoro? Ritrovarsi in gruppo e guardare insieme alla propria giornata, cercando di accorgersi della presenza di momenti vuoti di senso e scoprire che il problema è comune a tutti è molto importante. Il tempo vuoto, se riempito di dialogo con Dio, dona il senso a tutto il resto. Esistono momenti o periodi “vuoti di senso” nelle giornate che viviamo? Come cristiano questo m’inquieta? Pregare sul posto di lavoro è possibile ed è vera preghiera. Dobbiamo dirlo forte contro tutti gli spiritualismi che disincarnano la preghiera, relegandola ai soli momenti istituzionali (S.Messa, adorazione…), pur essendo anche loro importanti. Tanti di noi non possono fare che questo: pensare a Dio e rivolgersi a lui da dietro il tornio, la pressa o la scrivania o per strada o dietro ai fornelli… Quale valore pensiamo abbia questo tipo di preghiera? Come l’ascolto della Parola di Dio, anche alla Messa domenicale, può aiutare il dialogo con Dio sul lavoro? La comunità cristiana come ci sta aiutando in questo sforzo di portare Dio sul posto di lavoro? La nostra vita di lavoro è fatta di continue relazioni con gli altri, colleghi e superiori. Ne conosciamo le tensioni e anche le soddisfazioni. Queste relazioni possono essere abitate da Dio, ancora di più se il pensiero sale a Dio a favore dei nostri fratelli: un cristiano, facendo questo, compie la cosa più concreta in assoluto!! Consideriamo la preghiera per gli altri un’azione concreta? Far intervenire Dio nelle situazioni, chiedere la sua volontà, urlare il suo aiuto è per noi cristiani essenziale? A nessuno piace un Dio “a gettoni”, ma Gesù ci ha presentato un Padre: come figli lo invochiamo per “il pane quotidiano”, cioè le necessità impellenti e concrete della vita? 3. La Parola della Scrittura Luca 11,1-4 Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione». Quante volte abbiamo recitato questa preghiera? In realtà possiamo pensare che essa non sia solo una preghiera, ma costituisce il contenuto del dialogo con Dio, il modello dal quale possiamo trarre tutte le preghiere della giornata, ovunque siamo e qualunque cosa facciamo. Sarebbe importante recitarla personalmente o in gruppo… come fosse la prima volta. 4. L’insegnamento della Chiesa Da “Novo millenio ineunte” – Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II – anno 2000 La preghiera 32. Per questa pedagogia della santità c'è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzi tutto nell'arte della preghiera. L'Anno giubilare è stato un anno di più intensa preghiera, personale e comunitaria. Ma sappiamo bene che anche la preghiera non va data per scontata. È necessario imparare a pregare, quasi apprendendo sempre nuovamente quest'arte dalle labbra stesse del Maestro divino, come i primi discepoli: « Signore, insegnaci a pregare! » (Lc 11,1). Nella preghiera si sviluppa quel dialogo con Cristo che ci rende suoi intimi: « Rimanete in me e io in voi » (Gv 15,4). Questa reciprocità è la sostanza stessa, l'anima della vita cristiana ed è condizione di ogni autentica vita pastorale. Realizzata in noi dallo Spirito Santo, essa ci apre, attraverso Cristo ed in Cristo, alla contemplazione del volto del Padre. Imparare questa logica trinitaria della preghiera cristiana, vivendola pienamente innanzi tutto nella liturgia, culmine e fonte della vita ecclesiale,17 ma anche nell'esperienza personale, è il segreto di un cristianesimo veramente vitale, che non ha motivo di temere il futuro, perché continuamente torna alle sorgenti e in esse si rigenera. 33. E non è forse un « segno dei tempi » che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime proprio in un rinnovato bisogno di preghiera? Anche le altre religioni, ormai ampiamente presenti nei Paesi di antica cristianizzazione, offrono le proprie risposte a questo bisogno, e lo fanno talvolta con modalità accattivanti. Noi che abbiamo la grazia di credere in Cristo, rivelatore del Padre e Salvatore del mondo, abbiamo il dovere di mostrare a quali profondità possa portare il rapporto con lui. La grande tradizione mistica della Chiesa, sia in Oriente che in Occidente, può dire molto a tal proposito. Essa mostra come la preghiera possa progredire, quale vero e proprio dialogo d'amore, fino a rendere la persona umana totalmente posseduta dall'Amato divino, vibrante al tocco dello Spirito, filialmente abbandonata nel cuore del Padre. Si fa allora l'esperienza viva della promessa di Cristo: « Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui » (Gv 14,21). Si tratta di un cammino interamente sostenuto dalla grazia, che chiede tuttavia forte impegno spirituale e conosce anche dolorose purificazioni (la « notte oscura »), ma approda, in diverse forme possibili, all'indicibile gioia vissuta dai mistici come « unione sponsale ». Come dimenticare qui, tra tante luminose testimonianze, la dottrina di san Giovanni della Croce e di santa Teresa d'Avila? Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche « scuole » di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero « invaghimento » del cuore. Una preghiera intensa, dunque, che tuttavia non distoglie dall'impegno nella storia: aprendo il cuore all'amore di Dio, lo apre anche all'amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio.18 34. Occorre allora che l'educazione alla preghiera diventi in qualche modo un punto qualificante di ogni programmazione pastorale. Io stesso mi sono orientato a dedicare le prossime catechesi del mercoledì alla riflessione sui Salmi, cominciando da quelli delle Lodi, con cui la preghiera pubblica della Chiesa ci invita a consacrare e orientare le nostre giornate. Quanto gioverebbe che non solo nelle comunità religiose, ma anche in quelle parrocchiali, ci si adoperasse maggiormente perché tutto il clima fosse pervaso di preghiera. Occorrerebbe valorizzare, col debito discernimento, le forme popolari, e soprattutto educare a quelle liturgiche. Una giornata della comunità cristiana, in cui si coniughino insieme i molteplici impegni pastorali e di testimonianza nel mondo con la celebrazione eucaristica e magari con la recita di Lodi e Vespri, è forse più « pensabile » di quanto ordinariamente non si creda. L'esperienza di tanti gruppi cristianamente impegnati, anche a forte componente laicale, lo dimostra. 5. Spunti per l’azione Se abbiamo individuato momenti “vuoti di senso” nella nostra giornata, cercare di vedere se non è possibile riempirli con un dialogo con Dio. Quali letture stiamo facendo? Proviamo ad interrogarci se non sia possibile avere fra le mani qualche cosa di semplice, ma che sappia nutrire il nostro spirito. Il tragitto fra casa e posto di lavoro, assonnato o stanco, può essere luogo di preghiera: proviamoci. Identificare i colleghi di lavoro o i superiori per cui pregare può essere molto importante: farlo, in certe situazione, può essere veramente difficile. 6. Preghiamo (Salmo 33) Esultate, giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode. Lodate il Signore con la cetra, con l`arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, suonate la cetra con arte e acclamate. Poiché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama il diritto e la giustizia, della sua grazia è piena la terra. Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi. Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo, perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste. Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. Ma il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni. Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede. Il Signore guarda dal cielo, egli vede tutti gli uomini. Dal luogo della sua dimora scruta tutti gli abitanti della terra, lui che, solo, ha plasmato il loro cuore e comprende tutte le loro opere. Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore. Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare. Ecco, l`occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L`anima nostra attende il Signore, egli è nostro aiuto e nostro scudo. In lui gioisce il nostro cuore e confidiamo nel suo santo nome. Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo. Da: Per una spiritualità del lavoro (FdC4/01) Riportiamo un importante passaggio del pensiero di Padre Chevrier che descrive del “vero discepolo”. Egli parla dell’azione di Dio nel cuore di ogni persona, suscitando un profondo sentimento di ammirazione davanti alla bellezza di Gesù Cristo. “Sentite un’attrazione interiore che vi spinge verso Gesù cristo? Un sentimento interiore pieno di ammirazione per Gesù cristo, per la sua bellezza, la sua grandezza, la sua bontà infinita, che lo porta a venire verso di noi. Sentimento che ci tocca e ci porta a donarci a lui. Un piccolo soffio divino che ci spinge e che viene dall’alto, una piccola luce soprannaturale che ci rischiara e ci fa vedere un po’ di Gesù Cristo e della sua bellezza infinita. Se sentiamo in noi questo soffio divino, se scorgiamo una piccola luce, se ci sentiamo attratti tanto o poco da Gesù Cristo, coltiviamo questa attrazione, facciamola crescere attraverso la preghiera, l’orazione e lo studio, affinché cresca e produca frutto. E diciamo insieme allo sposo del cantico dei cantici <Conducimi sui tuoi passi, corriamo alla fragranza dei tuoi profumi> (Ct 1,3-4).” La persona toccata dalla bellezza di Cristo, cerca non solo di conoscerlo meglio, ma anche di legarsi a lui. Il suo cuore è conquistato. Dice Padre Chevrier: “Per noi, la nostra vita, è Gesù Cristo. In un orologio, c'è una molla che fa muovere tutti gli ingranaggi e dà l’ora. Gesù Cristo deve essere in noi questa molla invisibile e nascosta e deve far sì che noi mostriamo sempre Gesù stesso”. Scrive Padre Chevrier: “La bellezza del discepolo, se deve manifestarsi esteriormente, può solo scaturire dall’interiorità di una vita abitata dallo Spirito Santo. Così bisogna seguire Gesù Cristo ed imitarlo nella grotta e sul calvario. E’ il cammino della santità che rende portatore del pane di Dio e dà credibilità a qualunque catechista dei poveri. Quando l’apostolato nasce dall’interno di una relazione viva con il cristo e da tutto un lavorio del vangelo, allora si diventa sale e luce per gli altri. Non è più il caso di nascondersi, ma attraverso il nostro stile di vita personale e comunitaria, dobbiamo lasciare intuire agli altri ciò che dimora nel profondo di noi stessi. Che i misteri di Nostro Signore vi siano così familiari da poterne parlare come di una cosa che vi è propria, familiare, come la gente comune parla della sua condizione, dei suoi abiti, dei suoi affari”