Forse perché della fatal quiete Tu sei l'imago a me sì cara vieni O sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, Forse tu vieni a me così cara (mi sei così gradita), o sera, perché sei l’immagine della morte (la quiete fatale, il riposo che toccherà a tutti)! E quando le nubi estive e gli zeffiri (venti) ti accompagnano (corteggiano), E quando dal nevoso aere inquïete Tenebre e lunghe all'universo meni Sempre scendi invocata, e le secrete Vie del mio cor soavemente tieni. e quando porti al mondo (meni all’universo) tenebre inquiete e lunghe dal cielo (aere) nevoso, sempre scendi da me chiamata (invocata), e con dolcezza (soavemente) occupi (tieni) le vie segrete del mio cuore. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme Mi fai vagare con i miei pensieri sulle orme che vanno al nulla eterno della morte; e intanto fugge questo tempo malvagio (reo), e vanno con lui le moltitudini (torme) Delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. delle preoccupazioni (cure) per le quali (onde) [il tempo] si consuma (strugge) con me (meco); e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirito guerriero che dentro (entro) mi ruggisce (rugge). Commento: In questa lirica Foscolo paragona la quiete della sera alla quiete eterna della morte, che per lui non prevede la vita eterna, ma un eterno nulla, in cui ci si riposa dalle fatiche della vita. La quiete della sera è però solo temporanea, un temporaneo riposo dello spirito guerriero del poeta destinato a risvegliarsi. Genere letterario: sonetto. Figure retoriche: Anastrofe (inversione dell’ordine naturale di parole o gruppi di parole: “fatal quiete” invece di “quiete fatale”; “così cara vieni” invece di “vieni così cara”, ecc…) Enjambement (rottura dell’unità della frase in più versi, quindi la frase si spezzetta in più versi: “della fatal quiete//tu sei l’imago”, “liete//le nubi”, “inquiete//tenebre”, “secrete//vie”, “fugge//questo…”, “torme//delle cure”, “dorme//quello spirto”) Allitterazione – ripetizione di uno stesso suono per creare un effetto fonico: Allitterazione delle nasali M e N al verso 2 ed al verso 6. Allitterazione della S al verso 7. Queste ultime allitterazioni esprimono con suoni dolci la quiete della sera. Infatti nelle due quartine prevalgono suoni dolci. Nelle terzine invece troviamo suoni duri: “Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge”, dove la ripetizione della R ricorda il ruggito del leone, ossia lo spirito guerriero del poeta. Apostrofe: figura retorica che consiste nel rivolgersi ad un interlocutore reale o fittizio. V. 3: “O sera”. Antitesi: accostamento di immagini contrapposte. Vv. 13-14: “Dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge”. Metafora: figura retorica che consiste nel paragone fra due termini concettualmente simili fra loro. A differenza della similitudine non vi sono avverbi di paragone (“come”, “così”, ecc…). V.1: “fatal quiete”, v. 14: “spirto guerrier”.