RECUPERO DI ENERGIA DALLE RETI IDRICHE GLI IMPIANTI, I PROGETTI E LE PROSPETTIVE DI CAFC SpA CAFC SpA è l’ ente gestore del servizio idrico integrato in 83 comuni della provincia di Udine ai quali entro l’anno si aggiungerà anche la città di Udine, essendo in corso la fusione con il settore idrico di AMGA. L’ area di competenza quindi va da Gemona a Lignano Sabbiadoro, compresa la zona pedemontana delle Prealpi Giulie e le Valli del Natisone. Costituto nel 1931, ha iniziato la sua attività di distribuzione di acqua potabile nella seconda metà degli anni 50 nelle zone del Medio Friuli, estendendosi poi nel Basso Friuli nella seconda metà degli anni 60 e poi ,dopo gli eventi sismici del 1976, nella zona delle Prealpi Giulie e delle Valli del Natisone. Con l’attuazione della legge Galli e l’avvento dell’ AATO, CAFC ha assunto la gestione dell’intero ciclo idrico, cioè acquedotto, fognatura e depurazione, in tutti i comuni sopraccitati. La maggior parte dell’ acqua distribuita (circa il 90%) viene captata dalla falda mediante pompaggio, sollevata a serbatoi di carico e compenso giornaliero e poi distribuita a gravità o mediante sollevamenti secondari. Ovviamente i serbatoi sono posti alle quote minime necessarie a garantire l’ erogazione alle reti di distribuzione, seguendo anche l’ altimetria del terreno. Da questi sistemi è praticamente impossibile recuperare energia essendo in origine progettati per richiedere il minimo consumo di energia. Circa il 10% della portata d’ acqua distribuita viene prelevata da sorgenti poste a quote elevate rispetto alle zone di utilizzo. E’ questo il caso dell’ex Acquedotto Tarcento- Buia, a servizio dei comuni di Tarcento,Buia e Magnano in Riviera, avente origine alle sorgenti del Torre in località Musi in comune di Lusevera e dell’ex Acquedotto del Cornappo,a servizio dei comuni di Tricesimo, Cassacco e Treppo Grande,avente origine da un gruppo di sorgenti situate in località Cornappo in comune di Taipana. Tali acquedotti, costruiti nei primi decenni del secolo scorso e ideati dallo stesso progettista, successivamente aggiornati e potenziati, sono realizzati secondo lo schema seguente: 1 -opera di captazione in quota -adduttrice maestra di fondo valle con pressioni elevate -serbatoio ripartitore -adduzione secondaria ai serbatoi di accumulo e compenso dei comuni interessati -serbatoi di accumulo e compenso -reti di distribuzione dei comuni -eventuali serbatoi secondari derivati direttamente dalla adduttrice maestra Su questi sistemi idrici ed in particolare su quello del Torre è stata posta l’attenzione da parte dell’ azienda per la produzione di energia elettrica mediante il recupero dei carichi idraulici in esubero. Attualmente il consumo annuo aziendale di energia elettrica è di circa 33.000.000 di kWh di cui quasi 19.000.000 di kWh per il solo servizio di acquedotto, oltre 12.000.000 di kWh per la depurazione e circa 2.000.000 per il servizio di fognatura. Il costo energetico aziendale ammonta a circa 4.800.000 di euro pari a quasi il 15% dei costi totali, investimenti compresi. Dopo alcune richieste di autorizzazione all’ utilizzo combinato delle acque della sorgente del Torre rimaste prive di effetto (la prima risale al 1988), l’azienda è riuscita ad ottenere le concessioni, come variante non sostanziale alla concessione principale, per la realizzazione di due microimpianti che utilizzano il carico idraulico di esubero sull’ arrivo a due serbatoi di accumulo e compenso. E’ da ricordare che l’ utilizzo dei carichi idraulici eccedenti nelle reti acquedottistiche mediante impianti idroelettrici rientra fra gli interventi previsti e consigliati dal DPCM 04.03.1996 (disposizioni in materia di risorse idriche) per l’ uso ottimale delle risorse stesse. Il primo impianto è stato realizzato in località Ciseriis in comune di Tarcento, inserendo una turbina Francis con generatore asincrono, sulla condotta di derivazione che alimenta il serbatoio di Lucchin a servizio dell’ abitato di Tarcento (1998). Il secondo impianto è stato realizzato in località Monte di Buia installando una turbina Pelton con generatore asincrono, sulla condotta di arrivo all’ omonimo serbatoio a servizio dell’ abitato di Buia (2004). In entrambe i casi, i gruppi turbina-generatore sono stati installati sulle alimentazioni di serbatoi di accumulo e compenso giornaliero, in sostituzione di valvole o dispositivi di regolazione della portata, ed operano a portata pressoché costante e quindi a carico pressoché costante, essendo il carico stesso funzione delle perdite di carico lungo la condotta adduttrice e quindi della portata. 2 In realtà il parametro di regolazione dell’ impianto è la pressione a monte della turbina stessa, che deve essere mantenuta costante ai valori impostati anche nel caso di intervento dello scarico sincrono (strettamente necessario più per la lunghezza della condotta adduttrice che per la continuità di rifornimento del serbatoio) nel caso di fuori-servizio del gruppo turbina-generatore. La centralina idroelettrica di Lucchin Come sopra detto, a monte dell’ abitato di Ciseriis in prossimità del borgo di Lucchin, dalla condotta adduttrice maestra proveniente dall’ opera di presa di Musi, si derivano sia la condotta per il serbatoio di Sedilis posto alla quota di m 450 sul mare, sia la condotta per il serbatoio di Lucchin posto alla quota di m 300 sul mare. Di conseguenza in tal punto la pressione nella condotta adduttrice maestra deve assumere un valore tale da poter alimentare il serbatoio di Sedilis, e tale valore risulta notevolmente esuberante per l’ alimentazione del serbatoio di Lucchin. Nella cabina del nodo Lucchin è stato quindi installato un gruppo turbina Francisgeneratore asincrono, dotato di by-pass sincrono, atto a garantire un regolare afflusso d’ acqua al serbatoio di Lucchin anche nel caso di arresto della turbina, senza provocare dannose sovrapressioni sulla condotta adduttrice avente le tubazione di diametro di mm 200 con giunti piombati. L’ energia elettrica prodotta alla tensione di 380 V, viene elevata mediante un trasformatore da 160 kVA, a 20 kV e ceduta alla rete pubblica mediante un cavo interrato che collega l’ impianto alla vicina cabina ENEL di Borgnis. La centralina è completamente automatizzata e tutte le procedure di funzionamento sono regolate da PLC; l’ impianto è anche connesso al sistema di telecontrollo aziendale. La piccola turbina Francis, essendo destinata ad operare con acqua potabile, è completamente realizzata in acciaio inox; dovendo poi alimentare il serbatoio di Lucchin - posto ad una quota superiore di circa 25 m – mantiene allo scarico una pressione residua di circa 2,8 bar. Quest’ ultima caratteristica, inusuale per tale tipo di turbina idraulica, mentre garantisce l’ acqua fluente da eventuali inquinamenti esterni e limita la velocità di fuga della stessa ed eventuali fenomeni di cavitazione, impone l’ adozione di particolari tenute sull’ albero. Inoltre l’ elevata velocità di rotazione – circa 3010 giri/min – e la conseguente possibile velocità di fuga allo stacco del carico del generatore – oltre due volte la 3 velocità nominale – hanno imposto un particolare dimensionamento meccanico del gruppo e l’ applicazione di una massa volatica sull’ asse in modo da limitare a circa 4300 giri/min la massima velocità raggiungibile. Le caratteristiche di funzionamento del gruppo turbina-generatore sono: - salto nominale netto m 140 - portata massima l/sec 80 - potenza asse ruota kW 115 - tensione generatore V 400 - velocità nominale RPM 3010 - potenza generatore kVA 120 L’ energia annualmente prodotta varia fra 430.000 e 460.000 kWh. La centralina idroelettrica di Buia Sul punto terminale della condotta adduttrice maestra proveniente da Musi, al serbatoio di Monte di Buia – posto alla quota di 280 m sul mare – in seguito al potenziamento del tratto terminale della condotta stessa ed alla parziale esclusione del serbatoio ripartitore di Coia di Tarcento, per le portate richieste, si ha un carico idraulico in esubero di circa 140-150 m. Vista l’esperienza precedente, è stata scelta una soluzione impiantistica più semplice ed è stato quindi installato un gruppo turbina Pelton-generatore asincrono ad asse verticale, dotato di by-pass sincrono, con spina Doble regolata mediante un semplice attuatore elettrico in corrente continua. Anche in questo caso, la turbina Pelton , essendo destinata ad operare con acqua potabile, è realizzata in acciaio inox. L’ energia elettrica prodotta alla tensione di 400 V, variabile fra 260.000 e 285.000 kWh/anno, viene ceduta alla rete pubblica in bassa tensione. Anche questo impianto è completamente automatizzato, regolato da PLC e collegato al sistema di telecontrollo aziendale. Le caratteristiche di funzionamento del gruppo turbina – generatore sono: - salto nominale netto m 140 - portata massima l/sec 50 - potenza asse ruota kW 60 - tensione generatore V 400 - velocità nominale RPM 1010 - potenza generatore kVA 60 4 Impianti in progetto Oltre al sistema idrico del Torre di cui sopra si è descritto, l’ azienda ha posto la sua attenzione per il recupero energetico anche sul sistema idrico del Cornappo ed ha in fase di progettazione esecutiva un impianto di caratteristiche simili a quello di Monte di Buia , da realizzarsi sulla derivazione dalla condotta maestra del Cornappo per il serbatoio di Torlano a servizio del comune di Nimis. Per tale impianto è prevista la installazione di un gruppo turbina Pelton-generatore asincrono avente le seguenti caratteristiche di funzionamento: - salto nominale netto m 200 - portata massima l/sec 40 - potenza asse ruota kW 60 - tensione generatore V 400 - velocità nominale RPM 1010 - potenza generatore kVA 70 La produzione di energia elettrica nell’ impianto in questione è stimata in circa 333.000 kWh/anno, ma le modifiche impiantistiche conseguenti alla costruzione dell’ impianto stesso per il rifornimento idrico dei comuni di Cassacco, Treppo Grande, Tricesimo e Nimis portano ad un risparmio energetico annuo di circa 1.130.000 kWh. Il costo di costruzione dell’ intero impianto, comprese le opere edili e le condotte di collegamento alla rete di distribuzione di Nimis, ammonta a circa 900.000 euro con un tempo di recupero dell’ investimento di circa 7 anni. Un altro microimpianto di prossima realizzazione (l’ appalto è previsto entro l’ anno in corso) sarà costruito sullo scarico del depuratore di Villanova nord in comune di S. Daniele del Friuli. In tale sito ove attualmente esiste un depuratore avente potenzialità di 5000 Ab.eq.ormai inadeguato alla vigente normativa e scarsamente efficiente – a servizio di parte dell’ abitato di S. Daniele, è prevista la costruzione di un nuovo depuratore avente potenzialità di 20.000 Ab.eq. idoneo a trattare le acque reflue provenienti dall’ intero abitato di S. Daniele , dal contiguo comune di Ragogna e dalla zona industriale di S. Daniele dove sono insediati numerosi prosciuttifici. Con tale intervento vengono eliminati otto depuratori distribuiti nel interessato ormai inadeguati e scarsamente efficienti. territorio L’ impianto di depurazione è costituito dai trattamenti primari di sghiaiatura, dissabbiatura e disoleazione, da due linee biologiche a fanghi attivi convenzionali 5 precedute da una vasca di omogeneizzazione-equalizzazione, da un trattamento di disinfezione ad UV. Considerato che fra il bacino di disinfezione ed il ricettore finale vi è un dislivello di circa 35 m, è prevista la installazione di una turbina Pelton ad asse verticale, a tre getti per poter utilizzare con buoni rendimenti le portate in uscita dall’ impianto che possono variare fra una portata minima notturna assunta pari a 0,5 Qm = 23 l/sec ed una portata massima in tempo di pioggia assunta pari a 4 Qm = 184 l/sec ( portata assoggettata al trattamento primario). Le caratteristiche del gruppo turbina Pelton – generatore asincrono saranno : - portata l/sec 23 – 184 - portata media l/sec 46 - salto netto m 35 – 34 - potenza turbina kW 50 - velocità di rotazione RPM 505 - potenza generatore kVA 70 - tensione V 400 L’ energia prodotta è stimata in circa 105.000 kWh/anno, rappresenta circa il 25% dell’ energia utilizzata dall’ impianto di depurazione e verrà completamente utilizzata nell’ impianto stesso. Sviluppi futuri Gli sviluppi dell’ attività di recupero di energia dalle reti acquedottistiche da parte dell’ente gestore delle stesse è strettamente conseguente al Piano d’ ambito che la AATO Centrale Friuli predisporrà a breve e che dovrà essere approvato dall’ Assemblea di tutti i comuni dell’ ambito stesso. A tale proposito risulta opportuno fare alcune considerazioni sullo stato delle reti idriche nella provincia di Udine, nella quale si possono sommariamente individuare tre diverse situazioni. Nella zona alpina e prealpina nella quale risultano residenti circa il 12% degli abitanti della provincia, il rifornimento idropotabile è garantito da numerosi ed esigui acquedotti alimentati da sorgenti. Sistemi idrici più estesi sono rappresentati dall’ Acquedotto dell’ Alto But e dagli acquedotti del Seazza e del Chialada nella Valle del Tagliamento. 6 Gran parte dell’ acqua che per qualità, grado di protezione delle sorgenti, quantità e costanza nel tempo potrebbe essere utilizzata anche – ma non esclusivamente - per uso potabile, è utilizzata ad uso idroelettrico. Nella zona collinare, comprese le Valli del Natisone, la distribuzione idrica è garantita da alcuni sistemi acquedottistici ( CAFC, AMGA, Poiana), sia pure di differenti dimensioni, le cui adduttrici principali sono fra loro interconnesse Nella zona della bassa pianura friulana. il rifornimento idrico è garantito in modo quasi completo dalla rete di adduzione di CAFC e da numerosi pozzi privati. Il sistema idrico della zona collinare e della pianura che per le sue interconnessioni e le diverse possibilità di alimentazione appare un modello ideale, presenta un essenziale punto debole rappresentato dalla opera di captazione di Molino del Bosso in comune di Artegna, che in caso di necessità non può ricevere “soccorso” da nessun altro impianto e che si trova ubicato in un sito la cui vulnerabilità non è proprio trascurabile. Pertanto, senza scendere in ulteriori particolari, se fra gli obiettivi principali che si vogliono raggiungere con il piano d’ ambito nel servizio di acquedotto, vi è la garanzia di qualità e quantità dell’ acqua distribuita, e la riduzione del consumo energetico privilegiando i prelievi da fonti in quota con eventuale recupero di energia e riducendo i prelievi da falda mediante pompaggio, appare necessario pensare ad un unico sistema di adduzione principale alimentato da fonti situate nella zona montana, mantenendo le attuali opere di presa a pompaggio meccanico con funzioni di integrazione o di riserva. Dato il consistente utilizzo idroelettrico delle acque nella zona montana, sarà necessario ricorrere ad una captazione diffusa e non impattante su più siti, fatto indubbiamente di non facile attuazione alla luce delle normative vigenti e del particolare concetto di proprietà dell’ acqua fortemente radicato in tali zone. Rimanendo nell’ area di attuale competenza CAFC, il sistema idrico che può essere considerato per l’ utilizzo combinato potabile – energia è ancora quello del Torre. L’ opera di presa alle sorgenti del Torre ha una potenzialità di derivazione di 600-800 l/sec però è ipotizzabile un prelievo di circa 450 l/sec. La sostituzione della condotta adduttrice dall’ opera di presa a Tarcento, la costruzione di un impianto idroelettrico avente potenza media di circa 500 kW, il collegamento dell’ impianto stesso al sistema di adduzione proveniente da Molino del Bosso determina un bilancio attivo di energia di oltre 6.000.000 di kWh fra produzione e minor consumo a Molino del Bosso, con realizzazione di una serie di 7 interventi aventi tempo di ritorno – con completo autofinanziamento - di circa 15 anni. Considerata la attuale situazione di gestione del sistema idrico in provincia e la prossima elaborazione del piano d’ ambito, non si ritiene opportuno individuare esplicitamente altre fonti di prelievo, evidenziando che con tutta una serie di interventi di miglioramento e potenziamento sul sistema idrico esistente, può portare al recupero di potenze variabili da 500 a 2000 kW. 8