COORDINAMENTO INTERSINDACALE DELLA DIRIGENZA MEDICA-VETERINARIA, S.T.P.A. DEL LAZIO AAROI Emac- ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI - CIMO-ASMD - FEDERAZIONE CISL MEDICI - FASSID (AIPAC – AUPI- – SIMET COAS – SPES – SUMAI DIR –– SINAFO - SNR ) - FEDERAZIONE MEDICI UIL FPL - FEDIR SANITA’ - FP CGIL MEDICI FP CGIL SPTA - UGL MEDICI Criticità, punti deboli e difetti strutturali del sistema secondo il punto di vista delle OO.SS. della dirigenza medica, veterinaria e S.T.P.A. La Regione Lazio sopporta severe difficoltà di bilancio a causa della spesa sanitaria. Le amministrazioni che si sono susseguite alla guida della Regione non sembrano aver adottato strumenti efficaci di gestione per contenere il debito che, invece di diminuire, è progressivamente aumentato tanto da rendere inevitabile il commissariamento da parte del Governo nazionale . Anche questo provvedimento non ha sortito l’effetto positivo previsto: l’offerta sanitaria è stata visibilmente contratta senza nemmeno produrre i risparmi ipotizzati. A causa delle ineludibili necessità del Sistema riteniamo nostro dovere sollecitare l’apertura di un confronto sui temi da lungo tempo dibattuti senza significativi successi. Spesa sanitaria Va premesso che esiste nella Regione Lazio un disordine contabile e amministrativo tale per cui non trova collocazione certa nel bilancio una cifra ormai storicizzata di circa 3 miliardi di euro. È altresì notorio che esiste storicamente una tecnica di adozione di bilanci consuntivi di natura “politica” e non economica. Per avere un’idea dell’entità del deficit di bilancio della spesa sanitaria della Regione Lazio vale la pena richiamare le cifre: a) nel 2005 a fronte di 8 miliardi di entrate del Fondo Sanitario Nazionale ne sono stati spesi circa 10 con un disavanzo di circa 2 miliardi; b) nel 2009 a fronte di 9,5 miliardi di entrate del Fondo Sanitario Nazionale si è verificata una spesa sanitaria di circa 11, con un disavanzo di circa 1,5 miliardi. Queste cifre stanno ad indicare, che la spesa sanitaria della nostra Regione è in poco tempo cresciuta in modo abnorme, nonostante i processi di riorganizzazione messi in atto che hanno prodotto solo un abbassamento dei livelli quali-quantitativi di assistenza. Il sopracitato disavanzo, di tipo strutturale, non può essere certo giustificato dai costi del personale. Cause del deficit Le vere cause del deficit sono gli enormi sprechi che le Aziende Sanitarie Pubbliche continuano a generare a causa della loro incapacità gestionale, il consolidato opportunismo prestazionale delle strutture private accreditate e convenzionate, l’eccessivo tasso di ospedalizzazione e di inappropriatezza, di circa un terzo superiore rispetto alle cosiddette Regioni virtuose del Paese. Ed ancora: la mancata realizzazione di una effettiva centralizzazione regionale delle Aree Acquisizioni beni e servizi – Appalti – Tecnico- Amministrativa, con il problema 1 delle gare d'appalto, veri e propri comitati d'affari gestiti attraverso commissioni di non verificata affidabilita'; gli incarichi dirigenziali del personale amministrativo e professionale, attribuiti sistematicamente senza avvisi pubblici e senza esplicitare i titoli e requisiti previsti dalla legge e dal contratto; le abbondanti Consulenze, che vengono attribuite anche per accantonare i dirigenti scomodi , così come gli incarichi 15 septies, che vengono affidati per il 70 per cento nella sola categoria degli amministrativi per creare una dirigenza supina e consenziente incapace quindi di tutelare la legalità dell'azione amministrativa; Ed ancora: il sistematico ricorso alle esternalizzazioni dispendiose, alle ingiustificate spese legali, agli ingenti costi di ristrutturazioni edili abnormi, agli affitti immotivati di locali privati, agli approvvigionamenti incontrollati. Nella analisi delle cause del deficit non si può prescindere dal prendere in considerazione la cosiddetta “anomalia della Regione Lazio” dove insistono: 6 Ospedali Classificati Religiosi protetti da leggi nazionali con riconoscimento consolidato del ruolo assistenziale anche in termini di programmazione e spesa; 2 Strutture Extra territoriali: Acismom e Bambino Gesù, regolamentate da Leggi Nazionali tra Stati, le cui prestazioni sono scarsamente contrattabili; 5 Policlinici Universitari di cui 2 non Statali senza un protocollo sottoscritto con la Regione; 7 IRCCS pubblici e privati con numerosi posti letto. Tutte queste strutture assorbono circa il 50 % delle risorse regionali e, poiché, come ammesso dall’ultimo decreto commissariale n. U0033 dell’08.04.2010 “Programmi Operativi per il 2010” , i costi sostenuti dalla ospedalità religiosa classificata, dalle strutture extraterritoriali e dagli IRCCS è incompressibile ( si vedano i numerosi contenziosi aperti contro i tetti di spesa o i limiti di attività risoltisi con prevalente soccombenza della Regione), non resterebbe che procedere a provvedimenti restrittivi soltanto sulla sanità pubblica con : riduzione dei posti letto; riduzione delle strutture organizzative; accorpamento si strutture o di presidi; ulteriore blocco del turnover ; rideterminazione del Fondi Contrattuali ; persistenza della sospensione del diritto, alla Mobilità Volontaria del personale sanitario medico secondo quanto cita l’art. 20 del CCNL 08.06.2000. Una seria ed efficace manovra per il rientro dal deficit dovrà incidere sulle cause esposte, tenendo in debito conto lo specifico contesto, piuttosto che insistere inutilmente solo ed esclusivamente sui posti letto e sul personale . Posti letto per acuti È necessario premettere che il numero dei posti letto del settore pubblico ufficialmente dichiarati non corrisponde a quelli realmente attivi, giacché le Aziende hanno dichiarato posti letto in eccesso. Purtuttavia nel corso dell’anno 2008 sono stati soppressi oltre 3000 posti letto effettivi passando da 23.246 a 20.227, senza conseguire alcuna significativa riduzione del deficit di bilancio della spesa sanitaria. 2 Considerato che il numero di 17.500 posti letto, corrispondente allo standard nazionale (3,3 x1000), sembra essere ancora inferiore all’attuale dichiarato, non è dato di sapere, a fronte dei 3000 letti effettivi eliminati, quanti di quelli ancora conteggiati siano invece solo virtualmente in esubero, producendo il noto collasso dei ricoveri nella urgenza; è possibile infatti che il numero dei posti letto effettivi sia già stato ridotto secondo lo standard. Certo è che i tagli indiscriminati dei posti letto pubblici, incidono gravemente sulla qualità delle cure e la continuità dell'assistenza ai cittadini; particolarmente colpita è l'area dell'emergenza nella quale giornalmente a Roma e provincia circa 500 persone rimangono sulle barelle in attesa di assistenza adeguata. Le stesse carenze si riscontrano nelle altre aree della regione, anche a causa della storica disomogenea distribuzione dei posti letto tra l’area nordovest e sudest dell’area metropolitana e fra questa e le province. Questa incongruità di offerta assistenziale sul versante pubblico è aggravata dalla consolidata pratica opportunistica di selezionare le patologie a bassa complessità e DRG altamente remunerativo, da parte del sistema privato accreditato-convenzionato. Questa consuetudine comporta anche un vantaggio di immagine all’accreditato e al classificato, a scapito del settore pubblico, sul quale gravano le patologie più complesse con DRG meno remunerativi e a più alto rischio medico-legale e professionale per il personale. Attuale contesto regionale La Regione Lazio è l’unica regione ad erogare prestazioni tramite Strutture Sanitarie di Ricovero ancora in accreditamento provvisorio. Partendo dalla L.R. 64/87 visto che “la normativa di riferimento era ormai obsoleta e potenzialmente non più in grado di assicurare adeguati livelli di sicurezza” la Regione Lazio per dare avvio al processo di accreditamento definitivo, sulla scia delle altre regioni, , emanava leggi e normative ad hoc, in considerazione che l’autorizzazione rappresenta lo strumento conoscitivo e di adeguamento alle necessità di fabbisogno sanitario. La poca chiarezza delle normativa e la ridondanza di circolari esplicative hanno creato solo maggior confusione, consentendo ad oggi il proliferare di situazioni ambigue nella totale impossibilità di svolgere i controlli. Tanto per citarle: Legge Regionale n. 4 del 03.03.03 “Norme in materia di autorizzazione alla realizzazione di strutture e all'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie, di accreditamento istituzionale e di accordi contrattuali” che sancisce che al fine di garantire l’erogazione di prestazioni efficaci e sicure ed il miglioramento continuo della qualità delle strutture sanitarie e socio sanitarie, pubbliche e private, si norma l’iter di autorizzazione e si abrogano le normative precedentemente vigenti; DGR 424 del 14.07.06 - L.R. 4/03 “Requisiti minimi per il rilascio delle autorizzazioni all’esercizio di attività sanitarie per strutture sanitarie e socio sanitarie” che stabilisce i requisiti minimi strutturali, organizzativo funzionali e livelli assistenziali delle strutture di ricovero; Regolamento Regionale n. 2 del 26.01.07 - DGR 160 del 13.03.07 - DGR 636 del 03.08.07 nei quali si asserisce che il processo di autorizzazione in fase di attuazione porterà ad un naturale riassetto dell’offerta sanitaria regionale in funzione dei nuovi requisiti e delle esigenze di fabbisogno palesate in sede di programmazione regionale, come piano di rientro; inoltre si emanano i principi per il regolamento di accreditamento istituzionale; Regolamento Regionale n. 10 del 22.06.09 – Modifiche al RR n.2. Tale Regolamento è stato inviato ai DD.GG. delle AA.SS.LL. con lettera prot.83572/45/09 3 della ex Direzione Regionale Programmazione Sanitaria avente per oggetto: “ DGR n. 368 del 15/5/09 chiarimenti interpretativi con relativi modelli per inoltro istanze di autorizzazione all’esercizio” . In attuazione delle succitate norme tutte le strutture pubbliche e private avevano trasmesso alla Regione le voluminose documentazioni richieste per l’autorizzazione propedeutica anche all’accreditamento. Dopo tanto sforzo programmatico ed avere acquisito imponente documentazione, dopo avere asserito di essere in fase di effettuazione degli iter autorizzativi e passare quindi alla fase di accreditamento, si deve prendere atto che: non solo la Regione non ha neanche esaminato la documentazione richiesta, ma non ha autorizzato quasi nessuna struttura sulla base dei nuovi requisiti che aveva emanato. Territorio e Distretti Il Territorio e i Distretti hanno perseguito in questi anni solo il ruolo di erogatori di prestazioni sanitarie di base, in mancanza di una seria programmazione che prevedesse percorsi assistenziali per un’effettiva presa in carico dei pazienti gestibili, per intensità di cure, al di fuori delle strutture ospedaliere. La programmazione sanitaria regionale sembra non avere informazioni circa l’effettiva capacità di risposta rispetto al fabbisogno sanitario, non disponendo dei dati di riferimento. Gli attuali Direttori Generali di ASL hanno prodotto Atti Aziendali in cui il territorio è stato sostanzialmente utilizzato per privilegiare l’affidamento di incarichi gestionali che hanno prodotto solo inefficienza. L’inefficacia del territorio si traduce in maggiore richiesta di prestazioni sanitarie inappropriate agli Ospedali. Pertanto il riordino territoriale, dovrebbe necessariamente procedere contestualmente a quello ospedaliero e prevedere il riconoscimento formale di linee di attività. Monitorando tali attività con un adeguato e specifico flusso informativo, sarà finalmente possibile erogare prestazioni appropriate e dare una risposta a tutte le richieste di prestazioni “differibili” che si riversano, invece, in urgenza, sull’Ospedale. L’incapacità e il disinteresse della Regione a instaurare un flusso di dati informativi e renderli disponibili sulle attività del territorio delle AASSLL, dimostra lo scarso impegno organizzativo regionale nell’ attuare una seria politica sanitaria territoriale. Questo si ripercuote in termini di assistenza soprattutto nelle prestazioni relative a: medicina generale pediatria di libera scelta assistenza sanitaria domiciliare integrata, specialistica ambulatoriale, farmaceutica, infermieristica, riabilitativa; consultori familiari assistenza alla gravidanza e parto assistenza alla terza età ed all’infanzia assistenza psichiatrica; Le Aziende Sanitarie risultano spesso carenti di concreti modelli di presa in carico del paziente fragile affetto da patologie invalidanti e rare, da trattare con percorsi integrati e facilitati tra Ospedale e territorio dal punto di vista medico, psicologico e farmaceutico. Tutte queste attività non solo si sono deteriorate e ridotte in questi ultimi 4 anni, ma alcune di esse non sono riuscite neanche a decollare in maniera concreta. La Regione è responsabile, oltre che del mancato investimento sulle attività del Territorio, di aver lasciato che i D.G. delle AASSLL emanassero Atti Aziendali elaborati in modo non coerente con le necessità dell’assistenza. Tutto questo ha prodotto consistente difformità tra le varie aziende, disuguaglianza e difficoltà di accesso ai servizi per i cittadini. Assitenza in postacuzie, riabilitazione, hospice e RSA In questa Regione vi è una documentata grave carenza di oltre 7000 posti letto di degenza RSA, una insufficiente assistenza in hospice e in post-acuzie, mentre vi è un discreto equilibrio della rete di riabilitazione. L’assistenza riabilitativa tuttavia, subisce condizionamenti negativi per le carenze sopracitate, aggravati dai recenti tagli che hanno colpito anche i centri di maggiore qualità. L’assistenza, che di fatto viene negata nel settore della post-acuzie, grava interamente e impropriamente sui posti letto degli Ospedali pubblici. I tagli di posti letto già adottati, senza aver preventivamente attivato ed organizzato questi servizi territoriali, pressoché completamente assenti sul piano operativo concreto, stanno rendendo la situazione assistenziale sempre più drammatica. Ospedale e territorio Sulla continuità assistenziale tra ospedale e territorio si discute ormai da anni senza aver raggiunto di fatto una vera ed efficace integrazione in molti settori che invece potrebbero, attraverso un uso più appropriato delle prestazioni, liberare risorse necessarie all’assistenza sanitaria. In questo ambito un’altra questione oggetto di dibattito è il tema mai risolto della ripartizione dei fondi tra ospedale e territorio. Molti dei Servizi ambulatoriali e di assistenza farmaceutica, erogati dall’Ospedale, sono a tutti gli effetti di competenza del territorio; ma, in quanto erogati dall’Ospedale, i costi vengono imputati a quest’ultimo; ciò falsa il dato, diffusamente denunciato, secondo il quale le risorse sono allocate in modo sbilanciato a favore dell’Ospedale. Basterebbe, quindi ,attribuire le specifiche competenze operative ai due settori dell’assistenza ed imputare i relativi costi di gestione in modo corretto, abbandonando vecchie e inutili contrapposizioni che ormai non hanno alcun senso. Presidi territoriali di prossimità La risposta “cartacea” ai bisogni di assistenza della popolazione anziana che si pretende di assicurare attraverso i PTP rimarrà tale, in quanto queste strutture sono state concepite in modo contrastante con i criteri fondanti dell’assistenza medica. I PTP, come progettati, non sembrano avere le caratteristiche adeguate per garantire un livello di cure sufficiente e sicurezza per i pazienti e hanno in sé tutte le premesse per riversare altre prestazioni inappropriate sugli Ospedali Per questa ragione, se saranno attivati, esiteranno in apparati fine a sé stessi, fonte di ulteriori sprechi. 5 Attività di Prevenzione E’ indubbio rilevare l’importanza del rilancio di tutte le attività legate alla prevenzione attuando in pieno le iniziative che discendono da direttive nazionali e utilizzando puntualmente i relativi fondi stanziati dal Ministero della Salute. In quelle situazioni, ove studi epidemiologici di sorveglianza sanitaria rilevano squilibri relativi a determinanti sociali ed ambientali, occorre garantire, nei comparti riconosciuti a maggior rischio, interventi coordinati tra tutti gli enti di controllo, attraverso le strutture del Dipartimento di Prevenzione. In tale ottica risulta indispensabile dare attuazione definitiva al riparto delle competenze ambientali/sanitarie con ARPA Lazio, specificando le relative forme di collaborazione. Per il potenziamento di tutte le attività legate alla prevenzione è necessario garantire al Dipartimento di Prevenzione adeguate risorse utilizzando anche quelle specifiche derivanti da normative nazionali (ex d.lgs.vo 758/94 e d.lgs.vo 194/08) e regionali (art.134 L.R. 4/06). Piano di indirizzo atti aziendali E’ imprescindibile che la Regione emani delle Linee Guida per l’elaborazione degli Atti Aziendali con un modello organizzativo uniforme per tutte le Aziende della Regione. A ciò deve seguire una puntuale verifica regionale per la valutazione della conformità. Giova ricordare che il precedente atto di indirizzo per l’adozione degli atti aziendali, ancorché deficitario, sia stato costantemente ignorato da tutti i Direttori Generali che hanno elaborato atti disomogenei e in genere ridondanti di strutture di dubbia utilità assistenziale. I Segretari Regionali AAROI Emac – Quirino Piacevoli ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI - Domenico Carnì CIMO-ASMD - Giuseppe Lavra FEDERAZIONE CISL MEDICI – Luciano Cifaldi Fassid Area AIPAC – Alessandra Di Tullio Fassid Area AUPI – Giuseppe Inneo Fassid Area – SIMET COAS – SPES – SUMAI DIR – Ernesto Cappellano Fassid Area SINAFO – Luisa Paese Fassid Area SNR – Stefano Canitano FEDERAZIONE MEDICI UIL FPL - Roberto Bonfili FEDIR SANITA’ – Elisa Petrone FP CGIL MEDICI - Stefano Mele FP CGIL SPTA – Norma Sardella UGL Medici Roma e Provincia – Giuseppe Gattini 6