Istituto di Istruzione Superiore “Vincenzo Benini”
MELEGNANO
SINTESI RAGIONATA DELLE UNITA’ DIDATTICHE 1 e 2: in Scienze Umane di Clemente,
Danieli -
Unità 1 L’animale culturale
Il Punto di vista degli antropologi
Antropologia -- Discorso scientifico sull’uomo. L’antropologia si occupa dell’uomo in quanto “elaboratore di
cultura”.
Elaborare una cultura significa modificare le condizioni naturali della vita e delle specie umane, introducendo regole
di un certo tipo (religiose, morali, giuridiche ) - Gli antropologi studiano un po’ di tutto (riti, linguaggio, forme di
vita economica ecc. ).
Gli antropologi analizzano le risposte socialmente organizzate ai problemi di sopravvivenza; cercano di cogliere il
significato unitario della vita sociale dei popoli.
L’antropologia: 1) compie approfondite indagini nello spazio e nel tempo. Permette di 2) capire le nostre origini
e 3) di incontrare popoli anche molti diversi da noi.
Definizione della cultura - “ Dal senso comune a Tylor”
Ci sono vari tipi di cultura
La cultura ha due significati: a) complesso di conoscenze; b) insieme delle pratiche materiali e delle competenze
---- Per Tylor la cultura è quel complesso di conoscenze che comprende: sapere, credenze, arti, morale, diritto,
ecc. Ogni gruppo umano associato ha una propria cultura; nella cultura rientrano sia gli aspetti alti che bassi;
non esiste nessuna distinzione di valore tra creazioni di origine alta e prodotti, per così dire, di livello più basso. La
cultura è costellata di simboli; di segni che rimandano a qualcos’altro, di segni che si rifanno all’arte, alle relazioni
quotidiane, a pratiche e usanze (organizzazione dei gruppi e degli incontri, feste, modi di abbigliamento, usanze
gastronomiche, il modo di esprimere messaggi non verbali, ecc. )
Tutte le manifestazioni di un popolo sono un insieme complesso, ma provvisto di un significato unitario.
L’Antropologia nel corso del ‘900 si è sviluppata prevalentemente come Antropologia Culturale che può essere
declinata in : 1); Antropologia Fisica ( Una disciplina naturalistica che studia le caratteristiche fisiche dei popoli ) 2)
Antropologia Filosofica. una sintesi dei risultati raggiunti dalle scienze umane per chiarire le peculiarità dell’uomo )
-- Qui le domande sono alte; il percorso argomentativo si fa profondo.
L’etnografia significa descrizione di popolazione; configura un lavoro svolto sul campo (l’etnografo raccoglie dati e
informazioni a stretto contatto con le persone. Rileva gli aspetti della vita quotidiana ( le strategie di sopravvivenza, i
tipi di cerimonie, la trasmissione del sapere, ecc.). È un modo di fare antropologia che è attento alle concrete
sequenze di esperienze, agli atti quotidiani, ai comportamenti che si instaurano.
Un esempio di etnografia può essere la descrizione di una seduta sciamanica.
Il lavoro dell’etnografo può essere svolto ovunque siano documentabili usi e costumi e tradizioni interessanti ( in
luoghi lontani, ma anche nelle periferie delle nostre città; può riguardare transazioni e modalità di gestione di
economie primitive; può riguardare pratiche e comportamenti di giovani che nelle metropoli cercano di manifestare
emozioni e simboli! )
L’Etnologia invece configura un primo lavoro di sintesi; gestisce un vasto materiale; adotta il metodo della
analisi comparativa. Esempio: dopo avere raccolto dati e testimonianze è possibile uno studio sulla religione
sciamanica che mette a confronto un certo tipo di pratiche rituali e simboliche.
L’Antropologia opera delle sintesi e delle generalizzazioni ancora più ampie. - Ci si chiede che cosa certi
fenomeni, certe pratiche rappresentino per l’uomo; per esempio si confronta la religione sciamanica con altre
religioni; si va a caccia di significati più profondi e generali. Si analizzano i modi di elaborare le immagini presenti nelle
varie culture.
Si entra nel vivo delle questioni antropologiche quando ci si domanda quali siano l’origine, il significato, la funzione
delle creazioni degli uomini e come esse siano vissute soggettivamente.
Non esiste una gerarchia tra queste tre discipline (Etnografia, Etnologia, Antropologia); sono tutte e tre necessarie.
L’uomo produttore di cultura
L’uomo si distingue dagli animali in quanto produttore di cultura e di civiltà. Negli animali non si genera cultura in
senso antropologico (anche se esistono forme di apprendimento cognitivo tra gli animali trasmesse di generazione in
generazione.
Manca agli animali l’uso consapevole di strumenti simbolici come il linguaggio. - Il pensiero di Tylor ancora oggi è
un buon punto di partenza.
Tylor parla di inculturazione (la trasmissione consapevole / inconsapevole di conoscenze e abitudini da una
generazione all’altra; quella trasmissione che permette all’uomo di divenire membro di una società).
Con l’acculturazione, invece, avviene un mutamento culturale derivante dall’incontro di culture diverse ( i
contatti tra culture e le ibridazioni generano fusione di conoscenze; ci troviamo nella nostra evoluzione storica ad
incorporare senza accorgercene nella nostra vita quotidiana nozioni e conoscenze che vengono da altre culture (
anche molto lontane dalla nostra).
Al posto di inculturazione e acculturazione si potrebbero usare anche i termini trasmissione verticale e
trasmissione orizzontale.
Trasmissione verticale segna il passaggio di conoscenze e abilità da una generazione all’altra (designa quel processo
con cui le nuove generazioni entrano in possesso delle nozioni e dei saperi della cultura di appartenenza).
La trasmissione orizzontale è la diffusione culturale; è il venire a contatto con altre culture, esperienze, modi di
pensare e di essere. Harris afferma che nella nostra società la maggior parte delle caratteristiche riscontrate
vengono da qualche altra parte. Laplantine (fine antropologo che studia la dimensione dell’Io dell’uomo
postmoderno) dice scherzosamente che neppure il pomodoro è autoctono, non è tipico della nostra cultura, ma
azteco!
Nella nostra società poi il rapporto tra tradizione e innovazione spesso si capovolge. Non sono sempre le vecchie
generazioni a permettere la socializzazione delle nuove; ma spesso capita il contrario. Vedi il discorso, già trattato in
ambito psicopedagogico, dei new media; sono i giovani che entrano facilmente in possesso dei saperi processuali e
delle abilità per far funzionare certi dispostivi; sono loro che fungono da tramite, che insegnano, ecc. Riferimento ai
nativi digitali, molto più avanti rispetto alle generazioni precedenti nell’uso di PC, cellulari, tablet, materiali
multimediali.
Un’espressione ambigua: le culture primitive
Tutte le società, anche quelle più primitive possiedono una propria cultura; non esistono popoli selvaggi e privi di
civiltà. Nessun uomo vive in una condizione puramente naturale. [c’è la necessità di elaborare insieme parole e
immagini per organizzare gli aspetti della vita in comune ).
Le società cosiddette primitive hanno sistemi di pensiero tutt’altro che primitivi e hanno organizzazioni niente
affatto semplici.
Per L. Strauss dietro l’apparente caos dei miti esiste una logica sorprendente; nei miti elaborati da culture diverse
esistono le stesse coppie di opposti ( Amico - Nemico, Maschio - Femmina, ecc.).
Ci sono lingue prive di scrittura che sono complesse e raffinate (vedi i Navajo)
Inadeguata anche la distinzione tra società semplici e società complesse. (Vedi i Dogon in cui la disposizione delle
case ha un significato ben preciso. Ogni elemento architettonico ha un preciso significato. Col tempo, attraverso
conversazioni con informatori e figure importanti, si viene a scoprire che la forma di ogni villaggio e la forma di ogni
abitazione rappresentavano schematicamente il corpo umano) -- Questo fatto è stato rilevato da M. Griaule,
autore dell’opera Dio d’acqua.
Pare inoltre che non esistano tappe obbligate. Non è da accettare incondizionatamente l’ipotesi evoluzionistica (
Spencer, 1Darwin ). Non è detto che la realtà debba progredire necessariamente da forme meno complesse a forme
più complesse di organizzazione. Gli Inhuit ( esquimesi) e gli Hadza ( Tanzania) ) hanno per millenni perfezionato le
stesse forme di adattamento all’ambiente. Non sono passati spontaneamente a nuove strategie di
sopravvivenza.
Sono stati i contatti con altre civiltà che hanno avviato processi di trasformazione (spesso non indolori!).
Il concetto di cultura nella società globale
La ricerca antropologica di inizio ‘900 fu su popoli primitivi di piccole dimensioni (privi di scrittura). Queste furono
considerate società senza storia, confinate in un “eterno presente”.
Nella seconda metà del 900, però, si è verificata una trasformazione della Antropologia. L’Antropologia ha
dovuto fare i conti con un mondo cambiato in modo vistoso. Diciamo che è svanito il suo abituale oggetto di ricerca. (
--- le culture indigene tribali sono state investite dalla modernizzazione).
È difficile oggi osservare culture allo stato puro. I vari governi hanno promosso politiche di integrazione sociale. I
mezzi di comunicazione di massa hanno raggiunto le località più sperdute.
Le società primitive sono diventate quasi una curiosità, una attrazione (nel turismo globale sempre più si formulano
pacchetti, proposte di viaggi che implicano l’incontro presso culture tradizionali; si vedono spesso turiste fare foto
accanto ad abitanti del posto in costume indigeno; si assiste a spettacoli, a danze tribali, si ha interesse per la
produzione artigianale).
Qui si configura, diciamo, l’incontro con la cultura intesa come ricerca dell’esotico e dell’emozione; come conquista
di un qualcosa da portare a casa e far vedere.
Unità 2 L’antropologia: nascita , sviluppi e scenari contemporanei
Prima dell’Antropologia: un modo diverso di guardare agli altri
L’interesse per i costumi e i popoli stranieri è presente fin dagli storici greci e latini (Erodoto con Le Storie e Tacito
con I Germani)
È poi con l’illuminismo che si manifesta un modo particolare di rapportarsi all’altro che va oltre la semplice curiosità.
Si afferma il genere letterario del racconto filosofico in cui si evidenzia l’atteggiamento antropologico; vedi le “Lettere
persiane” di Montesquieu (in cui compie una satira pungente alla società francese cattolica e assolutistica, ai suoi
costumi); vedi “l’Ingenuo” di Voltaire ( in cui si raccontano le avventure, le vicissitudini in Francia di un giovane
indiano d’America), oppure Diderot (che con D’Alembert è creatore dell’Enciclopedia) che scrive Il supplemento al
viaggio di Bougainville, in cui descrive gli usi e i costumi dei Tahitiani, rimarcando la presenza di una sorta di
paradiso terrestre: bellezza del paesaggio, mitezza del clima e il buon carattere degli indigeni.Tahiti è una società
ideale: gli abitanti vivono secondo natura, ignari di religione e di diritto; sono liberi e felici, mostrano qualità
psicologiche e di comprensione tra loro, non ci sono angherie e soprusi, non esiste nessuna proibizione per la
sessualità: non esistono termini come fornicazione, incesto, adulterio ecc.
Questi autori mettono a confronto mentalità e modi di vita europei con modelli radicalmente diversi, ma
tutt’altro che primitivi. In queste opere si mostrano la civiltà e la finezza di pensiero dei popoli primitivi.
C’è una anticipazione di temi sviluppati in seguito dalla antropologia; si fa strada la critica dell’eurocentrismo,
ossia la tendenza a interpretare ogni cosa secondo il punto di vista della cultura europea.
Gli inizi dell’Antropologia - L’Evoluzionismo
La realtà è un perenne movimento da uno stato originario e indefinito verso forme sempre più complesse e coerenti.
- L’Evoluzionismo cercò le leggi in grado di spiegare i mutamenti storico sociali.
Non deve essere confuso con la teoria dell’Evoluzione di Darwin; per Darwin la presenza di individui con caratteri più
vantaggiosi era un evento del tutto casuale.
Spencer invece individuò nella cultura e nella storia dell’uomo una tendenza verso forme sempre più complesse e
armoniose di organizzazione. La realtà procede dall’omogeneo (dall’indifferenziato) alla differenziazione e
specializzazione. C’è una linea di sviluppo che va dal semplice al complesso.
Esponenti dell’evoluzionismo antropologico sono Morgan, Tylor, Fraser.
L’Evoluzionismo di Morgan
Morgan è l’iniziatore della antropologia della parentela (insieme di studi, con metodo comparativo,
sull’organizzazione dei sistemi di parentela nelle diverse culture)
Per Morgan l’umanità si evolve e progredisce attraverso tre tappe fondamentali: -- Vita selvaggia (in cui
predominano caccia e raccolta); - Barbarie (che inizia con l’introduzione di agricoltura e allevamento e delle
tecniche di irrigazione) ;  Civiltà (contraddistinta dall’uso delle macchine e fondata sulla scrittura).
Questa è una visione che attribuisce importanza agli elementi della cultura materiale. --- La sua classificazione è
superata, però, nella misura in cui non è più possibile sostenere che vi sia un unico percorso di civiltà uguale per tutti i
popoli.
L’antropologia oggi si chiede soprattutto quale tipo di adattamento all’ambiente presentino i popoli (e alcuni popoli
presentano condizioni ammirevoli di adattamento a condizioni di vita estreme) -- Vedi i !Kung del deserto del
Kalahari e gli Inuit delle terre ghiacciate del Canada).
L’Evoluzionismo di Tylor
Fu soprannominato ”L’antropologo da tavolino”. Usò le fonti etnografiche (resoconti di missionari ed esploratori).  Fu studioso di grande scrupolo e precisione metodologica. Applicò uno schema evoluzionistico alla religione.
La prima forma fu l’animismo (a tutti gli esseri viventi e ai fenomeni naturali viene attribuita un’anima); poi il
politeismo (credenza in più dei) e il monoteismo ( credenza in un solo Dio) forma di religione più complessa ed
evoluta in cui resta qualcosa della religiosità primitiva. - La concezione di una sopravvivenza dopo la morte (tipica
della concezione cristiana dell’anima) è già presente nelle religioni animistiche.
L’Evoluzionismo di Fraser (dalla magia alla scienza)
La sua opera più famosa: Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la Religione  In quest’opera è presente una rassegna
di miti, credenze, usanze, cerimonie.
Magia e religione, dice Fraser, sono sistemi prescientifici di conoscenza e di dominio delle forze naturali. Questi
sistemi hanno delle caratteristiche : 1) Sono validi come istituzioni sociali; 2) Inefficaci però ai fini di una
comprensione del mondo ( solo la scienza moderna può spiegare esattamente la realtà e controllarla a vantaggio
dell’uomo). Fraser vede la realtà primitiva come realtà ingenua e immatura in cui si ravvisano, però, temi simbolici
appartenenti a tutto il genere umano. La realtà procede verso una progressivo adattamento di tipo casuale (applica il
metodo "darwiniano" alla storia delle religioni ). Il continuo adattamento all’ambiente implica che certe religioni sono
più attrezzate per rispondere ai bisogni dell’uomo.
I Classici dell’Antropologia
Boas: Particolarismo culturale
Franz Boas, di origine tedesca, fu caposcuola dell’Antropologia statunitense; partecipò a una spedizione scientifica in
Canada, nelle terre degli Inuit. Fece molto per la conoscenza e la conservazione della lingua dei nativi americani.
Il suo motto era. “Tutti sul terreno” ; lui era contrario a un’antropologia da tavolino; proponeva un metodo di
ricerca induttivo sul modello delle scienze naturali.
Il suo metodo può essere compendiato da questi tre elementi fondamentali: a) Osservazione diretta di fatti concreti;
b) Raccolta e analisi dei dati; c) Elaborazione di teorie e leggi.
Verso il relativismo culturale
Boas studiò il significato di una singolare cerimonia, il “potlach”, una specie di gara sociale di generosità che
aveva la funzione di far circolare la ricchezza , di confermare il rango e impedire l’eccessiva accumulazione di beni.
Boas rifiuta gli schemi dell’evoluzionismo; la sua è un’impostazione di particolarismo culturale. Ogni cultura per
Boas deve essere studiata e compresa in relazione allo specifico ambiente in cui si sviluppa.
Il particolarismo culturale è premessa indispensabile del relativismo culturale (ossia quella visione pe la quale
tutte le culture hanno una loro validità e vanno capite solo dal loro interno, solo adottando il loro schema e le loro
griglie esplicative) --- Non ha senso usare parametri esterni che sono quelli di una cultura che si reputa migliore
(Etnocentrismo).
Il relativismo culturale si diffuse in USA, dove molti antropologi furono allievi di Boas.
Cultura e Personalità
Scuola che fiorì in Usa (anni 30 del ‘900) per opera di allievi di Boas ( Kardiner, Linton, Mead). Questi autori
concepirono la cultura come un sistema di comportamenti che caratterizza un determinato ambiente sociale ,
trasmesso di generazione in generazione, attraverso il processo di inculturazione.
I membri di una cultura condividono un complesso di tratti comportamentali il cui insieme costituisce la personalità
di base. Celebri le ricerche di Margaret Mead su due popolazioni della Nuova Guinea: gli Arapesh e i Mundugumor -- Trovò correlazioni tra metodi educativi e tratti della personalità. Gli Arapesh più dolci e miti improntavano
l’educazione a metodi poco costrittivi; i Mundugumor invece erano più freddi e allevavano i bambini con metodi
duri e frustranti. I nessi cultura – personalità sono studiati dalla Psicologia Sociale, dalla Psicoanalisi, ma anche
dall’Antropologia.
Malinowski2 -- Il lavoro sul campo
Teorico del funzionalismo antropologico. Nato in Polonia; visse a Londra, poi negli Usa come docente a Yale.
Dal 14 al 18 soggiornò a più riprese nelle isole Trobriand (di fronte alle coste della Nuova Guinea). Il testo più
importante : I fondamenti teorici del Funzionalismo
Si immerse nella vita sociale degli indigeni, cercando di non fermarsi alle apparenze e di capire la funzione sociale
delle usanze.
In Argonauti del Pacifico occidentale descrive il Kula, ossia una forma di scambio cerimoniale praticata dagli
abitanti di una trentina di isole. In questa cerimonia collane di conchiglie rosse e bracciali di conchiglie bianche
2
Per capire cosa è la cultura per Malinowski occorre collegarla all’uomo biologico e ai suoi bisogni. La cultura è l’insieme delle
risposte socialmente organizzate date ai bisogni dell’uomo. I Bisogni sono per esempio : Sicurezza, Comfort corporeo,
riproduzione, movimento, crescita , salute -- a cui corrispondono le seguenti riposte : Protezione ( difesa organizzata),
Riparo ( vestititi- abitazione), Parentela ( organizzazione sociale della riproduzione ), Sport – Danze -Feste, Addestramento (un
apprendimento per sesso ed età), Igiene e Salute (norme empiriche, magia, stregoneria)
venivano scambiati e c’era anche un baratto di prodotti utili (cibi, bevande, oggetti vari)--- Il significato economico
e sociale di questa usanza era promuovere la solidarietà sociale e stabilire un principio di reciprocità.
La Cultura come risposta alla Biologia
Per capire cos’è la cultura occorre collegarla all’uomo biologico e ai suoi bisogni; per ogni bisogno biologico c’è
una risposta culturale più efficace di quella naturale. Per esempio la produzione di cibo è una strategia più
efficace della semplice raccolta (si ottiene di più e si pongono le basi per ottenere di più nel futuro).
La cultura si configura come un insieme di risposte organizzate ai bisogni fondamentali; la cultura ha quindi la
funzione di proteggere la specie; naturalmente questo insieme di risposte può variare notevolmente da una
popolazione all’altra. Non basta analizzare solo i manufatti materiali, occorre chiedersi come funzionano quei
manufatti, qual è il loro significato all’interno di un contesto di simboli condivisi; chi fabbrica questi manufatti, chi li
usa, quali sono gli scopi. Vedi l’esempio di Malinowski del bastone di scavo. La sua forma è pressoché uguale in
tutte le culture, ma la sua funzione cambia: può essere usato per scavare, per coltivare, per spingere
un’imbarcazione, ecc.
Gli artefatti (sia quelli semplici che elaborati) sono definiti dalla funzione che svolgono in un sistema di attività
umane. Per esempio: l’arco, che può essere usato per la caccia al bisonte, per la guerra e per scacciare gli spiriti”.
Levy Strauss
Massimo esponente della Antropologia Strutturale. Si propone di individuare le strutture sociali, ossia quegli
elementi ricorrenti e universali che sostengono e orientano i compiti sociali umani. La prima opera rilevante di L.
Strauss è Le Strutture elementari della parentela, in cui compie un’analisi dei rapporti di parentela; poi arriva al
problema per eccellenza dell’antropologia --- Che cosa distingue gli esseri umani dagli animali?
Dove si colloca la linea di confine tra la Natura (ossia il modo di vita animale) e la Cultura (l’insieme dei modi di
vita costituiti dagli uomini)- Questa linea di confine risiede proprio nella creazione di legami di affinità (conseguenti
ai matrimoni), di filiazione (genitori - figli) e i legami di consanguineità (fratelli). -- L’insieme di questi tre legami è
l’atomo di parentela.
Divieti e obblighi L. Strauss studiando i rapporti di parentela, inaugura la metodologia di analisi strutturalista; una
ricerca (condotta con strumenti logico matematici) di elementi universali nella varietà delle produzioni culturali
umane. Per esempio: i sistemi di parentela, le relazioni di vicinato, i miti ecc.
-- La parentela è una costruzione culturale; ogni società ha un proprio modo di classificare i legami di parentela
e di attribuire loro dei significati.
Esistono nella varietà delle combinazioni alcune leggi universali appartenenti a tutte le culture.
Esempio: il tabù dell’incesto e l’esogamia, ossia lo sposarsi al di fuori del proprio gruppo di appartenenza, clan
familiare o banda, in contrapposizione all’endogamia (le unioni che avvengono all’interno del gruppo). L. Strauss
palesa l’esistenza di società patrilineari in cui ci sono le donne che si spostano per andare nelle tribù del futuro
marito; si parla infatti di uno scambio di donne - Nelle società patrilineari la discendenza segue la linea maschile.
Nel contesto dei rapporti sociali lo scambio di donne ha in un certo senso la stessa funzione dello scambio linguistico
e dello scambio di merci. -- Gruppi diversi si possono mettere in pacifico contatto, possono ampliare la loro rete
di relazioni sociali e fare progredire la cultura.
Per Lévi- Strauss tra Antropologia e Storia ci sono molti aspetti in comune. Entrambe sono interessate ai prodotti
della cultura, ai processi, agli sviluppi ecc. Il loro incontro è avvenuto solo nel contesto storico dell’800 che ha visto
nascere l’antropologia come scienza distinta dalla storia. Con la rivista “Les Annales” ( 1929, a cui parteciparono
anche Bloch e Le Febvre, si affermò che la storia deve occuparsi in primo luogo della vita sociale e non solo di
battaglie e avvenimenti.--- Nella storia, allora, compaiono nuovi oggetti di studio: non esiste un unico tempo
storico, esiste una storia molto più lenta (immobile) che riguarda la vita dei ceti rurali, l’agricoltura, l’abbigliamento, la
religiosità, ecc. Ci serve una storia integrale che sappia tracciare un quadro complessivo di tutti gli aspetti della realtà.
Urge allora aprirsi alle scienze umane e sfruttare i contributi di più discipline. È con lo storico Braudel che il richiamo
alla antropologia si fa più esplicito.
Braudel ha come punto di riferimento lo strutturalismo di L. Strauss ( il quale nelle sue opere si occupa di fenomeni
di estrema lentezza, quasi atemporali -- In questi fenomeni Braudel riconosce le caratteristiche della lunga durata,
i cui elementi fondamentali da sottoporre ad analisi sono: la parentela, la proibizione dell’incesto e i miti.
Sposarsi per sopravvivere
Il matrimonio esogamico preserva da malattie genetiche, ma soprattutto permette di stabilire rapporti e alleanze
che sono una garanzia di sopravvivenza del gruppo sociale.
Tylor afferma che a un certo punto i gruppi umani realizzarono che se non volevano vivere più nel timore di
aggressioni e rappresaglie, dovevano sposarsi con gli esterni, allo scopo di stabilire nuove reti di alleanze.
Nel tabù dell’incesto L. Strauss individua l’elemento di mediazione tra natura e cultura; questo tabù è sia creazione
umana che qualcosa di universale (con caratteristiche di obbligatorietà tipiche delle leggi di natura). -- Questo
tabù permette di sfornare individui con un cocktail di geni più variabile e in grado di assicurare un adattamento più
sicuro all’ambiente.
Due Orientamenti del secondo Novecento
Fin dalle sue origini l’Antropologia ha mostrato una natura bipolare (in cui sono presenti sia elementi umanistici che
scientifici).
L’uomo va considerato come qualsiasi altro animale con problemi di sopravvivenza (Filone Materialistico)
L’uomo va considerato come produttore di simboli e valori (Filone Interpretativo)
Per Politica, Arte, Religione, Usi e Costumi è sempre possibile formarsi una spiegazione materiale e una funzionale.
La politica aiuta a risolvere pacificamente i conflitti; la religione aiuta a sopportare, ecc
Insomma la cultura è
strettamente legata alla costituzione materiale dell’uomo - La cultura è l’insieme delle risposte che gli uomini nel
corso della evoluzione hanno dato al problema della loro sopravvivenza.
M. Harris può essere considerato un significativo rappresentante del materialismo culturale.
Il secondo filone di ricerca si definisce Interpretativo ed è più vicino al filone filosofico letterario; trae le sue origini da
F. Boas che studiò piccole società con atteggiamento relativista, che cercò di comprendere dall’interno le loro
espressioni culturali.
Ogni cultura è un mondo a sé, è un testo che può essere descritto e interpretato ma non spiegato.
Il lavoro interpretativo porta alla luce significati dei comportamenti culturali, contestualizzandoli in una prospettiva
emica, ossia cercando di cogliere il punto di vista del nativo.
G. Geertz è il maggior esponente dell’antropologia interpretativa e uno dei padri del postomodernismo nelle scienze
sociali.
Il Materialismo Culturale di M Harris
È il principale esponente del materialismo culturale, che è l’applicazione in termini antropologici del materialismo
storico di Marx. Altri elementi del materialismo culturale sono la Psicologia Comportamentista, la selezione naturale
di Darwin, la demografia di Malthus ( pe la quale la popolazione cresce in modo geometrico, mentre le risorse in
modo aritmetico)
Forte è la visione naturalistica dell’Homo sapiens - l’uomo è visto come insieme di preferenze, tendenze
comportamentali, bisogni e pulsioni geneticamente prestabiliti - L’uomo lotta per la sopravvivenza con mezzi fisici
limitati, ma sfruttando la sua intelligenza.
--- La cultura è l’insieme delle risposte umane alle sfide lanciate dall’ambiente; così si può ottimizzare il rapporto
costi e benefici e scegliere i percorsi che comportino il minor spreco di energia.
Vedi l’analisi che fa delle preferenze e dei tabù alimentari. Harris in Buono da mangiare (1985), si chiede perché
mangiamo quello che mangiamo-- Ci sono spiegazioni che chiamano in causa l’ecologia culturale, ovvero
l’adattamento degli uomini agli ambienti naturali. Per capire le abitudini / divieti alimentari occorre guardare
all’ambiente naturale e alle condizioni materiali di vita dei popoli presi in esame. Un cibo non è buono da mangiare
perché buono da pensare e perché legato ai testi religiosi o alle tradizioni locali (occorre eliminare le spiegazioni
simboliche). Per capire le abitudini alimentari occorre o e guardare all’ambiente naturale e alle condizioni materiali di
vita dei popoli presi in esame. -- Dietro un tabù religioso che implica un’abitudine alimentare si nasconde una
strategia di sopravvivenza e di stabilità sociale.
Importante è anche l’analisi che Harris fa della relazione tra Religione e Società. Parte da una analisi materialista
dei fenomeni culturali: anche le forme alte della cultura sono da ricondurre alle esigenze materiali; la religione è
strumento di controllo sociale e di legittimazione di norme basilari, ma dure da accettare. Lo sviluppo della
economia politica influenza anche il modo in cui gli Dei sono concepiti. Nelle società prestatali, più semplici e poco
articolate) ) gli Dei superiori tendono a mettersi da parte fino ad essere inattivi, dopo avere adempiuto il loro
compito creativo ( lì si possono trovare spiriti e Dei minori ) -- Nelle società stratificate ( più complesse e moto
articolate) gli Dei spadroneggiano ( i sacerdoti e i comuni cittadini rivolgono loro preghiere) --- Le culture
prestatali non hanno bisogno della idea di autorità centrale e suprema. -- Non esiste in esse un controllo
centralizzato sulle persone e sulle risorse strategiche da cui trarre sostentamento.
Si sollecita, invece, la cooperazione delle classi più basse nelle società stratificate. ---- Gli Dei sono un motivo in
più per convincere i cittadini della obbedienza allo Stato (si intensifica la tendenza ad obbedire perché si dice che la
disobbedienza è punita anche nella vita futura)
La Religione esprime la concentrazione del senso del sacralità; in tal modo si abbattono le incertezze in merito a ciò
che la gente sperimenta e a ciò che dovrebbe fare.
La proibizione dell’incesto ha lo scopo di evitare che si riducano le capacità sia individuali che gruppali di stabilire
relazioni adattive tra le varie comunità. Ammantando con un’aurea di sacralità le proibizioni riguardanti l’incesto, si
persegue con più forza l’interesse collettivo e individuale a lungo termine. -- Così si spazzano via i dubbi circa la
rinuncia di questa pratica sessuale.
L’Antropologia Interpretativa di C. Geertz
Nel 1973 avviene la pubblicazione di “Interpretazione di Culture” in cui si dà una sistemazione teorica all’approccio
interpretativo. ( lui preferisce coltivare l’etnografia piuttosto che impegnarsi in generalizzazioni teoriche; dice che
per capire una scienza occorre guardare cosa fanno quelli che la praticano. --- occorre spiegare che cos’è fare
etnografia; così si può afferrare in che cosa consiste l’analisi antropologica come forma di conoscenza.
L’etnografia non è semplicemente un insieme di tecniche e procedure (censire, scrivere il diario, ecc.); l’essenza del
lavoro, dell’impresa etnografica è il tipo di sforzo intellettuale che richiede, è un elaborato avventurarsi in una
descrizione densa.
Una descrizione è densa quando è consapevole che i dati raccolti sono le interpretazioni che l’antropologo dà delle
interpretazioni di altri. -- In una descrizione densa è presente una pluralità di punti di vista; ciò è una ricchezza
(non è un limite all’etnografia); è l’incrocio di interpretazioni che restituisce il senso della complessità e
varietà del mondo umano.
Altra peculiarità della etnografia è il suo carattere di narrazione scritta; così un patrimonio umano di significati è
sottratto all’oblio ed è rielaborato in forma narrativa; l’antropologo è in primo luogo soprattutto un conservatore di
significati.
Non è facile per Geertz trovare degli Universali Culturali; si raggruppano sotto certi nomi realtà molto diverse. Per
esempio sotto il nome di religione si raggruppa una fenomenologia vasta (dalle danze propiziatrici al monoteismo).
Geertz dice che è la diversità umana che va presa di petto. L’uomo è un animale molto vario e l’etnografia è la
scrittura di questa diversità.
Nuovi scenari contemporanei
Il postmodernismo
A partire dagli anni 80 del Novecento, si dà luogo al manifesto del postmodernismo con l’opera Scrivere culture ( che
è una raccolta di saggi)
-- Viene messa in discussione l’attendibilità del resoconto etnografico. Già Geertz aveva detto che la ricerca
antropologica implica l’incontro di due interpreti: 1) L’antropologo; e 2) Il nativo che lo informa --- L’antropologo
seleziona , scarta, adatta artifici retorici e convenzioni narrative.
L’antropologo quando scrive non fa scienza, fa letteratura. Il suo lavoro, poi, è sempre culturalmente situato.
La critica post modernista comprende anche una parte costruttiva perché induce a innovare e prendere
consapevolezza.
Da un punto di vista post-moderno buona parte dell’antropologia del ‘900 ha cercato di costruire grandi narrazioni
(costruzioni che spiegano il mondo)- Esempio: Funzionalismo, Materialismo culturale, analisi che allontanano dalle
discipline che descrivono realtà particolari e mutevoli (ossia realtà idiografiche) e che invece cercano di individuare
leggi universali dei fenomeni (leggi nomotetiche).
L’Antropologia in Italia
Nella prima metà del ‘900 in Italia l’antropologa era una disciplina naturalistica denominata Antropologia Fisica
Nella storia delle religioni è famoso De Martino - l’intellettuale che maggiormente avvicinò la cultura italiana alle
discipline antropologhe. De Martino condusse ricerche nell’Italia del Sud con tecniche ai tempi pionieristiche. Usò
tecniche di osservazione sul campo; fece interviste, riprese cinematografiche e registrazioni vocali.
È solo nella seconda metà del anni ‘90 che si istituirono i primi corsi di laurea in Antropologia (Prima c’erano solo
attività seminariali nei dipartimenti).
L’opera di De Martino merita un approfondimento.
Questo è un autore che rappresenta l’origine della antropologia in Italia. Nel 1948 pubblica “Il mondo magico” --- Qui la magia viene interpretata come un insieme di idee e pratiche volte a combattere la crisi legata alla
precarietà della presenza umana nel mondo e a ridurre l’angoscia.
L’uomo nel mondo magico non concepisce se stesso come un soggetto capace di conoscere e dominare il mondo.
Il suo Io non è quello trasmesso dalla cultura occidentale da secoli di pensiero filosofico. Ha bisogno continuamente
di agire su una realtà confusa, che lo spaventa e lo rende insicuro. - Così la magia lo rassicura. Dal punto di
vista politico il suo orientamento è di sinistra. Riprende il lavoro di Gramsci. Il Folclore, dice, è una espressione
irrazionale tipica dei ceti subalterni (all’interno di un contesto politico repressivo)
Studia i seguenti rituali: 1) fascinazione magica; 2) Il pianto rituale; 3) Il tarantismo
-- Definisce queste come forme di resistenza (inconsapevole e folclorica) alla politica normalizzatrice della Chiesa
cattolica.
Due opere fondamentali sono 1) “Morte e pianto rituale nel mondo antico” e 2) “Sud e Magia”.
De Martino fa vedere che anche il mondo rurale (apparentemente immobile) aveva conosciuto mutamenti, conflitti,
contatti con altre culture. Anche in lui è presente la spinta a dissolvere definitivamente alcune concezioni tipiche
della etnologia del 900 che propugnavano l’esistenza di società astoriche e confinanti in eterno presente.
Non Luoghi e media
In Antropologia scompaiono molte culture native e c’è l’inevitabile trasformazione di altre culture. -
L’Antropologia però riesce a crearsi nuovi oggetti di indagine -- Con la globalizzazione si offrono agli antropologi
nuovi oggetti di studio : (esempio i fenomeni di comunicazione artistica spontanea nelle grandi metropoli, graffiti
urbani). C’è il famoso esempio di “ I can people” ; ossia l’attività di raccoglitori e commerciati di lattine usate; ci sono
i problemi legati alla vita degli immigrati, alle esistenze difficili degli emarginati, ecc.
Da rilevare poi, i problemi legati alla vita della comunità di immigrati.
Nell’epoca della globalizzazione in cui si è assistito a processi di trasformazione di culture e di fusione di culture
diverse, gli antropologi ormai hanno di fronte dei fenomeni che rappresentano per loro una sfida. Gli studiosi sono
abituati ad osservare fenomeni di ibridazione - Le culture entrano sempre più in contatto e si scambiano i loro
attributi -- Questo contagio ha influenzato anche comunità che avevano modalità antiche di adattamento
all’ambiente. Anche chi apparteneva a tribù e svolgeva modalità di vita primitive assume comportamenti tipici
dell’uomo globalizzato (compra oggetti di plastica, viaggia in aereo ecc.). Gli Inuit, per esempio, non vivono più
negli igloo, ma in casette di legno a vanno a caccia su slitte a motore! Gli esempi possono moltiplicarsi.
Gli antropologi sono così chiamati a studiare le trasformazioni di società che per molto tempo sono state ritenute,
forse a torto, immobili. Sono inoltre chiamati a osservare forme di vita comunitarie all’interno di metropoli
multietniche e multiculturali.
Augè: dal metrò ai luoghi
Ci sono due testi che esemplificano il mutamento di prospettiva: 1) Un antropologo sul metrò e 2) Non Luoghi --
Questi due testi rappresentano nel loro complesso una vera e propria antropologia del quotidiano nel contesto della
società postmoderna. Per Augé osservare con attenzione il distacco degli utenti della metropolitana è un tipo di
indagine perfettamente rispondente agli scopi della disciplina. Qui ci troviamo in uno scenario urbano
tecnologicamente avanzato in cui le persone vivono contemporaneamente tre dimensioni della cultura: 1) Locale;
2) Globale; 3) Virtuale.
Non Luogo è il contrario di Luogo.
In Geografia e Antropologia il luogo ha tre caratteristiche : è: 1) Identitario; 2) Relazionale (uno scambio sociale in cui
si intensificano rapporti e senso di appartenenza). 3) Storico (è ricco di memoria del passato)
I Non luoghi invece; 1) Non hanno una storia; 2) Non hanno una identità; 3) Non producono relazioni durevoli. Sono
spazi del mondo contemporaneo adibiti al commercio, al trasporto, al tempo libero (in cui le persone transitano e
soggiornano per brevi periodi.
I non luoghi sono uguali dappertutto Offrono stessi servizi, stesse merci. Sono progettati e arredati allo
stesso modo. In un certo senso rimpiccioliscono il mondo.
I Non luoghi vanno a configurare tutti quegli spazi di circolazione, comunicazione e consumo della surmodernità.
[La surmodernità per Augé può essere definita attraverso la figura dell'eccesso, nelle sue declinazioni di eccesso di
tempo ( il mondo contemporaneo è ricolmo in modo straordinario di eventi; ci sembra di essere piazzati su più fronti,
di vivere infinite linee temporali ); eccesso di spazio (il mondo è divenuto realtà in cui in tutto c’è tutto; gli spazi si
moltiplicano, sia fisici che immaginari; nascono allora i non luoghi , i luoghi di transito, in cui sono rappresentati una
infinità di spazi) ; ed eccesso dell'individuo o dell'ego (l'individuo si considera un mondo a sé, interpreta ciò che vive
a prescindere dai luoghi e dalle realtà oggettiva; lui vuole interpretare da sé stesso e per se stesso le informazioni che
gli vengono date.
Gli ambiti e gli spazi che la surmodernità va a circoscrivere -- Sono qualcosa di molto diverso dal riconoscimento
sociale che proviene dal Gruppo di Riferimento e dai vari rapporti di conoscenza personale.
Chi transita in un Non Luogo è un individuo anonimo che riceve l’astratta identità di cliente (possessore di una
carta di credito, di biglietto, ecc. ) - In alcuni casi è un profugo, un rifugiato politico che il mondo colloca ai suoi
margini dandogli un’identità provvisoria. Il Riconoscimento invece che viene dal proprio Gruppo di riferimento è
tutt’altra cosa.
L’analisi etnografica dei media
Negli ultimi decenni del Novecento il metodo di indagine etnografico è stato applicato con successo ad aspetti della
quotidianità fino a confrontarsi con i gusti dei telespettatori dei serial televisivi.
I mass media sono a) produttori e trasmettitori di cultura; sono b) agenti di socializzazione.
Oggi possiamo dire è nato il filone di ricerca “audience studies”
Gli audience studies, nati negli Stati Uniti, si ripromettono di ottenere una conoscenza del pubblico radiotelevisivo
più precisa e analitica di quella formata dai meri dati quantitativi dell’auditel.
L’etnografia dei media televisivi si pone delle domande: di che tipo sono i contenuti che si tramettono, che uso se ne
fa; come reagiscono gli spettatori alle proposte dei media, come i media contribuiscono alla formazione
dell’immaginario collettivo e individuale ecc.).
Poco affidabili risultano gli studi condotti in laboratorio (esperimenti condotti sulla base dello schema stimolo /
risposta).
Sono preferibili i metodi etnografici indirizzati alla rilevazione degli aspetti qualitativi (comportamenti, pensieri,
schemi di azione, ecc.)
L’etnografo dei media si pone di fronte alla giornata televisiva tipo e la considera come un unico testo, la cui trama è
costituita da molteplici narrazioni.
L’etnografia privilegia ricerche condotte sul campo con pochi soggetti (Interviste, storie di vita, gruppi di ascolto ecc.)
- L’analisi quantitativa è solo premessa che lascia il campo a ricerche più specifiche sulle modalità soggettive
dell’incorporazione dei media.
Gli spettatori tuttavia non sono così passivi: una ampia fetta di telespettatori ha un atteggiamento critico e
oppositivo nei confronti dei programmi. Per esempio le soap opera possono essere, per le donne, un pretesto per
condurre raffinate analisi in merito ai rapporti interpersonali.
Da rivedere è anche l’opinione che l’ascolto televisivo generi disgregazione, disimpegno ecc. Oramai è sempre
più diffuso il fenomeno che sulla scia di programmi televisivi si creino comunicazioni e comunità virtuali. -- Oggi la
TV non è più il medium egemone - si creano sempre più connessioni tra TV, Cinema e Internet. ( Si allestiscono
siti, si predispongono Fans club, ecc., intorno a programmi e personaggi di vario tipo) --.. Nascono discussioni,
veementi prese di posizione; prendono piede esperienze che permettono la partecipazione. Questi siti si
arricchiscono dei contributi stessi degli utenti.
L’approccio etnografico ai mezzi di comunicazione ha evidenziato che sull’argomento comunicazione di massa
non è possibile generalizzare.
1) Non esiste un pubblico televisivo o un utente medio. 2) Esistono tanti pubblici e tanti spettatori