Divina Commedia, Paradiso – canto I – esercizio n.2 a) Leggi sul CD ROM del manuale di “Divina Commedia” la brevissima pagina di Eugenio Montale sulla modernità di Dante (avviato il CD, clicca su INDICE, poi sulla scritta in rosso CD1 “DANTE NEL NOVECENTO - Dante nella modernità”) (se non hai il cd o non riesci a trovarlo, il testo è riportato in basso) b) Leggi anche il breve paragrafo introduttivo della Commedia, a pag. 2 del tuo manuale, sul valore dell'opera di Dante. c) stendi un breve testo espositivo-argomentativo di almeno 8 righi e massimo 20, dal titolo “Dante oggi”: ricorda che questa esercitazione potrebbe servirti per l'esame di Stato, qualunque sia il riferimento al Poeta Dante nella modernità (E. Montale) In occasione del settimo centenario della nascita di Dante, Eugenio Montale, uno dei più grandi poeti del Novecento, pronunciò il discorso finale al Congresso Internazionale di Studi danteschi, tenutosi a Firenze nel 1965. Montale si interroga sulla vicinanza di Dante alla nostra epoca e, al tempo stesso, sulla sua distanza da noi moderni. Il maestoso carattere enciclopedico della Commedia risulta inattuale in un mondo frammentato e caotico, irrazionale e preda del soggettivismo. Ma quanto più la nostra civiltà è lontana dalla poesia dantesca, tanto più essa sente, forte e luminoso, il suo richiamo e il suo fondamento di verità. Non sembra che in un mondo in cui l’enciclopedismo non forma più una sfera, ma un immenso coacervo1 di nozioni che hanno carattere provvisorio, si possa più ripetere in una forma ampiamente strutturata e con una inesauribile ricchezza di significati palesi e occulti2 l’itinerario di Dante. […] Dante non può essere ripetuto. Fu giudicato quasi incomprensibile e semibarbaro pochi decenni dopo la sua morte, quando l’invenzione retorica e religiosa della poesia come dettato d’amore fu dimenticata. Esempio massimo di oggettivismo e razionalismo poetico egli resta estraneo ai nostri tempi, a una civiltà soggettivistica e fondamentalmente irrazionale perché pone i suoi significati nei fatti e non nelle idee. Ed è proprio la ragione dei fatti che oggi ci sfugge. Poeta concentrico,3 Dante non può fornire modelli a un mondo che si allontana progressivamente dal centro e si dichiara in perenne4 espansione. Perciò la Commedia è e resterà l’ultimo miracolo della poesia mondiale. Lo fu perché era ancora possibile alle forze di un uomo ispirato, o per dir meglio lo fu per una particolare congiunzione degli astri nel cielo della poesia oppure dobbiamo considerarla come un fatto miracoloso, estraneo alle possibilità umane? […] Che la vera poesia abbia sempre il carattere di un dono e che pertanto essa presupponga la dignità di chi lo riceve, questo è forse il maggior insegnamento che Dante ci abbia lasciato. Egli non è il solo che ci abbia dato questa lezione, ma fra tutti è certo il maggiore. E se è vero ch’egli volle essere poeta e nient’altro che poeta, resta quasi inspiegabile alla nostra moderna cecità il fatto che quanto più il suo mondo si allontana da noi, di tanto si accresce la nostra volontà di conoscerlo e di farlo conoscere a chi è più cieco di noi. E. Montale, Dante ieri e oggi, in Id., Sulla poesia, a cura di G. Zampa, Mondadori, Milano 1976, pp. 32-34, con tagli. Dante nel Novecento 1 coacervo: ammasso. 2 palesi e occulti: chiari e nascosti. 3 concentrico: sistematico, poiché riconduce ogni cosa al centro ideale delle sue certezze. 4 perenne: continua.