LA FINANZA ISLAMICA “Non è vero che il capitalismo ha perso la sua etica, perché il capitalismo non ha mai avuto un’etica” (di Sergio Soave): dove il capitalismo è basato sul valore monetario, l’etica è invece il pilastro fondamentale della finanza islamica. La finanza islamica si regge su forti e radicati principi etici e morali. Infatti, mentre nelle economie capitalistiche del mondo occidentale vi è una netta separazione fra economia e religione, nel mondo arabo c’è invece una commistione molto forte tra potere temporale e spirituale: la religione compenetra fortemente la vita reale delle persone e la gestione della società, in tutti i suoi aspetti, deve sottostare ai principi della shari’a. La nascita delle banche islamiche è molto recente, risale agli anni ’50 del secolo scorso. Questa è la ragione che spiega la sua diffusione ancora limitata che registra però una grande espansione. Si consideri infatti che nel 2008 la finanza islamica rappresentava solo l’8% della finanza mondiale, contro un 92% della finanza tradizionale. Oggigiorno le banche islamiche rappresentano invece il 20% delle realtà finanziarie mondiali. La banca islamica non applica tassi di interesse. Gli interessi, “costo” del denaro nel tempo, sono infatti considerati dalla religione islamica un peccato mortale perché, non sono fondati su reali creazioni di valore. Rappresentano il prezzo del tempo ma essendo il tempo un dono di Dio, l’idea di far soldi sui soldi viene considerata una pura eresia. Tutte le operazioni di raccolta e di impiego non prevedono la corresponsione di interessi (chiamati riba in arabo). A differenza di quanto avviene per le banche tradizionali che decidono di concedere finanziamenti alle imprese valutando principalmente gli asset economici tangibili e le garanzie reali offerte, nelle banche islamiche la persona richiedente il credito viene posizionata al centro. Gli uffici fidi che devono valutare se concedere o non concedere un finanziamento alla produzione (cioè alle aziende) non valutano quindi le garanzie ma guardano il progetto e la “garanzia della persona”, se il progetto è valido (la banca valuta attentamente il merito del business) e il richiedente affidabile, la banca islamica entra come socio, portatore di capitale di rischio: condivide quindi il rischio con l’ideatore del progetto. Se il progetto sarà vincente, entrambi avranno da guadagnarci: la banca in qualità di socio parteciperà agli utili dell’impresa e questa sarà la sua remunerazione. L’imprenditore avrà modo di realizzare il suo progetto e dividerà gli utili con la banca. La storia ci ha ormai ripetutamente insegnato che la speculazione, l’idea di far soldi sui soldi, oltre ad essere una pratica immorale è anche “mortale” per l’economia (si pensi alle origini della crisi del ’29 e all’attuale crisi economica mondiale). La banca islamica invece, come già più sopra detto, è un modo etico di fare banca. Nessuna banca islamica è stata coinvolta nell’attuale crisi che ha coinvolto la finanza internazionale perché le sue operazioni non prevedono lucri finanziari e speculazione. E’ quasi impossibile che una banca islamica possa fallire perché nel definire le operazioni di raccolta e di impiego si basa sui dettami della shari’a1. Per capire meglio le differenze fra banca tradizionale e banca islamica vediamo ad esempio le differenze rispetto ad un contratto molto conosciuto e frequente: il contratto di mutuo. 1 La shari’a si fonda sul Corano, la Sunna e la Hodit. Federica Cornalba 5^A ERICA LA FINANZA ISLAMICA Contratto di mutuo banca tradizionale: Se una famiglia italiana individua una casa in vendita adatta alle sue esigenze ma non dispone di tutte le liquidità necessarie per acquistarla e si rivolge ad una banca (banca tradizionale), l’ufficio fidi della banca provvederà a valutare l’affidabilità della famiglia (aspetti personali, reddito fisso della famiglia, garanzie offerte), superata questa prima verifica la banca definirà il valore del finanziamento che attualmente (non era così fino al 2008, pensiamo ai mutui subprime) non potrà essere superiore al 40-50% del valore della casa (ciò significa che la famiglia deve disporre di un capitale pari al 50%-60% del valore dell’immobile). Contemporaneamente la banca concederà il finanziamento definendo la durata del prestito, i tempi e le modalità di rimborso e naturalmente il tasso di interesse. La banca costituirà inoltre una ipoteca (garanzia reale) sul fabbricato che, in caso di inadempienza della famiglia, le consentirà di pignorare l’immobile e diventarne proprietaria. Contratto di mutuo banca islamica: Se una famiglia individua una casa in vendita adatta alle sue esigenze ma non dispone di tutte le liquidità necessarie per acquistarla e si rivolge ad una banca islamica, la banca islamica valuta l’affidabilità della famiglia, superata questa prima verifica, la banca stessa provvederà ad acquistare la casa pagandone l’intero valore (l’abitazione sarà di proprietà della banca) e affitterà la casa alla famiglia in cambio di un canone di affitto periodico. Al pagamento dell’ultima rata di affitto, la proprietà della casa verrà trasferita alla famiglia. Il contratto di mutuo delle banche islamiche non prevede quindi interessi ma canoni di affitto, una ulteriore particolarità è il doppio passaggio di proprietà. Assume quindi la tipologia di affitto con patto di riscatto, simile al contratto di leasing. E’ possibile avviare in Italia una banca islamica? I contratti bancari italiani sono regolati dal Codice Civile, bisogna pertanto attenersi ad esso. In Italia pertanto non operano ancora banche islamiche a causa principalmente di problemi che riguardano compilazione di bilanci e controlli. E’ possibile per un non islamico rivolgersi ad una banca islamica? Le banche islamiche non attuano alcuna discriminazione religiosa per cui accettano regolarmente operazioni richieste anche a non islamici. Si tratta di banche a tuti li effetti, cambiano solo i valori con inevitabili conseguenze sul modo di fare impresa che è completamente diverso. Riassumendo: la banca islamica vieta attività di speculazione finanziaria perché il denaro non deve generare denaro, per cui sono assolutamente vietati i derivati: il denaro non deve essere fine a se stesso. Riporta al centro l’impresa e al centro di essa la persona. A guidare i comportamenti devono essere i valori. Il cliente che richiede un prestito (soggetto in disavanzo) viene visto come una persona a cui dare un servizio in un momento di difficoltà della sua vita. Significativa è una frase citata nella conferenza che vorrei proporvi: “L’uomo ricco non è colui che guadagna tanto, ma colui che spende poco”. La cultura della parsimonia, oramai desueta e non più considerata, contro la cultura dell’avarizia finalizzata a recuperare l’essenzialità e la semplicità su cui andare a costruire il futuro. La Finanza islamica è diversa dalla finanza araba che è una finanza tradizionale: gli islamici tendono a sottolineare questo particolare anche a causa delle persecuzioni che e persone islamiche del Maghreb hanno subito 1400/1500 da parte dei popoli arabi. Federica Cornalba 5^A ERICA LA FINANZA ISLAMICA Il cuore finanziario delle banche islamiche è il Baren, in cui si trovano però anche banche occidentali. Negli Emirati Arabi non vi è la presenza di banche di questo genere. A Ginevra invece ce ne sono tre. Vorrei concludere con un’altra frase che mi ha molto colpito e che fa riflettere, ovvero: “La differenza tra il deserto e il giardino non è l’acqua, ma l’uomo”. Vale a dire che non basta l’acqua per creare un giardino nel deserto, bisogna coltivarlo altrimenti crescono solo sterpaglie. Federica Cornalba 5^A ERICA