Patologia Generale La patologia generale studia i meccanismi

Patologia Generale
La patologia generale studia i meccanismi attraverso i quali le cellule, i tessuti e gli organi
sono danneggiati.
Danno cellulare
Tutti i danni tessutali iniziano con alterazioni a carico della cellula, essa modifica la sua
struttura e le sue funzioni in base a stimoli dell'ambiente, che gli permettono di mantenersi
vitale e funzionante.
Adattamenti cellulari principali
- L'atrofia
riduzione delle dimensioni può essere o patogeno o fisiologico
(es. in caso di danno ischemico, per invecchiamento).
- L'iperplasia
aumento del numero delle cellule, può essere patogeno e non
(es. iperplasia della ghiandola mammaria o dell`utero).
- L'ipertrofia
aumento delle dimensioni della cellula, può essere dato da agente patogeno e non
(es. ipertrofia cardiaca, il cuore aumenta le sue dimensioni per il carico di lavoro in più).
- Metaplasie
trasformazione istologica è solo patologica
(es. effetti del fumo).
Se non è possibile nessuna risposta di adattamento o si supera la capacità di adattamento
della cellula, si sviluppa il danno cellulare.
La cellula nel peggiore dei casi può andare incontro ad apoptosi (morte cellulare).
Cause di danno cellulare
- Ipossia
colpisce la respirazione ossidativa aerobica.
Può essere data da riduzione o mancanza dell`apporto di ossigeno o inadeguata
ossigenazione del sangue per insufficenza cardiorespiratoria o ridotta capacità del sangue a
trasportare l'ossigeno.
L'ipossia può essere data da ischemia: perfusione ematica inadeguata (trombo, embolo,
placca aterosclerotica).
Nell'ipossia c'é un blocco alla respirazione aerobica e quindi ridotta formazione di ATP, essa
porta all'aumento della quota di glicolisi anaerobica come fonte di energia, si ha così
accumulo di acido lattico con riduzione del ph intracellulare.
La pompa del sodio si blocca intrappolando nella cellula il sodio, esso attira l'acqua portando
al rigonfiamento della cellula.
Se l'ipossia persiste si avrà una serie di modificazioni con aumento della permeabilità della
membrana e riduzione delle funzioni mitocondriali.
Tutte queste alterazioni sono reversibili se si ripristina una buona ossigenazione, altrimenti
si ha alterazioni dei mitocondri con grave deficit della fosforilazione ossidativa e della
sintesi dell`ATP, gravi alterazioni della funzione delle membrane cellulari.
- Sostanze chimiche e farmaci
Concentrazione eccesiva di glucosio nel sangue (diabete)
L'aspirina, provoca alterazioni della mucosa gastrica
- Agenti fisici
Traumi, valori estremi della temperatura, radiazione
- Reazioni immunitarie
Reazioni anafilattiche.
- Difetti genetici
malattie cromosomiche.
- Radicali liberi
il radicale libero è una sostanza chimica con un singolo elettrone non appaiato in orbita
esterna, è estremamente reattivo e instabile,per cui reagisce con sostanze organiche ed
inorganiche. Le stesse sostanze con cui reagiscono diventano radicali liberi propagando il
danno.
TERMINOLOGIA
Segni
Anomalie oggettive, visibili e/o misurabili.
Sintomi
Disturbi soggettivi, avvertiti solo dal paziente.
Sindrome
Insieme di segni e sintomi presenti contemporaneamente.
Malattia acuta
Caratterizzata da segni e sintomi che appaiono improvvisamente, per breve tempo e poi
scompaiono.
Malattia cronica
Malattia che si sviluppa lentamente e dura nel tempo.
Malattia subacuta
Caratteristiche intermedie tra malattia cronica e acuta.
Eziologia
Lo studio dei fattori coinvolti nel causare la malattia.
Malattie idiopatiche
Malattie di cui non può essere determinata la causa.
Malattie contagiose
Malattie che possono essere trasmesse.
Patogenesi
Modalità di sviluppo della malattia.
Periodo di incubazione
Stadio latente (non manifesto) durante il quale il virus invade l'organismo del paziente.
Epidemiologia
Studio della comparsa, distribuzione e trasmissione delle malattie nella popolazione umana.
Malattia epidemica
Malattia che contagia numerosi individui contemporaneamente.
Epidemie pandemiche
Colpiscono vaste regioni geografiche
Fattori di rischio
Condizioni che aumentano la probabilità di insorgenza delle malattie:
- Fattori genici
- Età
- Stile di vita
- Stress
Ischemia
diminuzione della quantità di sangue in una zona dell'organismo che provoca, di
conseguenza, una scarso apporto di ossigeno.
Meccanismi Base Delle Malattie
I meccanismi di base delle malattie sono i disturbi dell'omeostasi e le relative risposte del
corpo.
Classificazione dei meccanismi di malattia:
- Meccanismi genici
Geni alterati o mutati che possono determinare la sintesi di proteine anormali (che non
svolgono le funzioni preposte ma funzioni anomale e distruttive).
- Organismi patogeni
Diverse malattie sono provocate da organismi patogeni (causa della malattia) che
danneggiano il corpo.
I principali organismi o particelle patogeni sono:
Prioni
Particelle infettive di natura proteica di recente scoperta. Sono proteine che trasformano proteine
normali delle cellule nervose in proteine anomale con danni al sistema nervoso.
Esempi: BSE e il morbo di Creutzfeldt-Jakob.
Virus
Particelle subcellulari capaci di moltiplicarsi soltanto all'interno di una cellula ospite che hanno
infettato. I virus sono classificati in DNA virus o RNA virus, in base al tipo di acido nucleico presente
all'interno del loro involucro.
Batteri
Cellule primitive prive di nucleo che possono causare infezioni parassitando i tessuti o distruggendo la
normale funzione.
Funghi
Organismi simili alle piante ma privi di clorofilla. Per nutrirsi devono parassitare altri tessuti, copresi
quelli animali e del corpo umano.
Protozoi
Organismi unicellulari. Alcuni sono parassiti dei tessuti umani.
Animali Patogeni
Organismi pluricellulari. Alcuni, come insetti e vermi, sono parassiti dei tessuti umani.
- Tumori e cancro
Acrescimento abnorme di tessuti, o neoplasma. Possono essere causa di numerose
alterazioni.
- Agenti fisici e chimici
Sostanze tossiche o dannose, calore o freddo eccessivo, danni meccanici o radiazioni.
- Malnutrizione
Squilibrio nell'assunzione di nutrienti.
- Autoimmunità
Sistema immunitario che attacca il proprio organismo o iper-reattività nella risposta
immunitaria.
- Infiammazione
Reazione normale del corpo a una lesione che può causare danno ai tessuti normali in casi
di risposta infiammatoria prolungata o grave.
- Degenerazione
La degenerazione dei tessuti è la normale conseguenza dell'invecchiamento ma può essere il
risultato di malattie che si verificano a qualsiasi età.
Neoplasmi
Una qualunque crescita anomala di cellule. Vengono chiamati anche tumori o neoplasie.
Possono essere masse circoscritte di cellule anomale o diffusi nel tessuto sanguigno.
Sono neoformazioni di tessuto caratterizzate dalla presenza di cellule atipiche e da
un’accrescimento autonomo, afinalistico (senza un fine preciso) e progressivo per
un’alterazione del DNA che porta alla perdita di controllo della proliferazione cellulare.
In rapporto al tessuto da cui originano sono classificati in:
- tumori epiteliali
- tumori del tessuto connettivo
- tumori misti
CLASSIFICAZIONE
-
Benigni
Cellule ben differenziate che tendono a rimanere unite e spesso circondate da una capsula
di tessuto denso. Questa neoplasia normalmente non rappresenta una minaccia per la vita,
non invade altri tessuti e cresce lentamente.
Velocità di crescita: Lenta
Atipie citologiche: Assenti
Mitosi: Assente
Grado di differenziazione cellulare: Elevato
Capsula: Spesso presente
Tipo di sviluppo: Espansivo
Invasione nei vasi linfatici: Assente
Metastasi: Assenti
Recidività: Assente
Danno ai tessuti vicini: Per compressione
Effetti sui pazienti: Locali
Cachessia: Assente
- Maligni (cancro)
Caratterizzati da cellule indifferenziate, non incaspulate. Tendono ad invadere altre regioni
del corpo migrando attraverso vasi linfatici e sanguigni (metastasi) o estendendosi
rapidamente ai tessuti vicini. Sostituendo parte di un organo vitale con cellule anormali
conducono alla morte dell'organismo.
Velocità di crescita: Rapida
Atipie citologiche: Presenti
Mitosi: Presente
Grado di differenziazione cellulare: Scarsa
Capsula: Assente
Tipo di sviluppo: Infiltrazione
Invasione nei vasi linfatici: Frequente
Metastasi: Possibili
Recidività: Possibile
Danno ai tessuti vicini: Per compressione
Effetti sui pazienti: Generali
Cachessia: Presente
Sono 4 le differenze sostanziali tra neoplasie benigne e maligne:
Velocità di crescita:
Le cellule maligne hanno un grado di crescita molto più veloce
Differenziazione cellulare:
Le cellule benigne sono cellule specializzate (cellule del cuore, del fegato) mentre le cellule
maligne sono indifferenziate (non si conosce la loro reale origine).
Capacità di infiltrare i tessuti:
Le cellule maligne hanno la capacità di infiltrare i tessuti vicini.
Possibilità di metastatizzare:
La metastasi è la riproduzione a distanza, per migrazione, di agenti infettivi o cellule
tumorali provenienti da un focolaio principale.
I tumori possono essere di vario genere ma trà i principali distinguiamo:
Tumori solidi - colpiscono organi e tessuti
Tumori non solidi - colpiscono il sangue
ORIGINE DEI TUMORI BENIGNI
Originati da tessuto epiteliale:
- papilloma (estroflessione digitiforme)
- adenoma (tumore ghiandolare)
- nevi (piccoli tumori pigmentati della pelle)
Originati da tessuto connettivo:
- lipoma (tumore adiposo)
- osteoma (tumore dell'osso)
- condroma (tumore della cartillagine)
Tumori misti:
- adenofibroma (neoplasma benigno derivante da tessuti epiteali e connettivi)
ORIGINE DEI TUMORI MALIGNI
Originati da tessuto epiteliale (carcinomi):
- melanomi (cancro delle cellule pigmentate della pelle)
- adenocarcinomi (cancro delle ghiandole)
Originati da tessuto connettivo (sarcomi):
- linfomi (cancro del tessuto linfatico)
- osteosarcomi (cancro delle ossa)
- fibrosarcomi (cancro del tessuto connettivo fibroso).
Tumori misti:
- neuroblastoma (tumore maligno derivante dal tessuto nervoso).
EZIOLOGIA DEL CANCRO
I fattori causali, della divisione di cellule indifferenziate anormali (anaplasia) e/o
dell'aumento numerico delle cellule (iperplasia), non sono certi ma sono classificabili i
fattori che contribuiscono attivamente:
- Fattori genetici
Molte forme di cancro sono direttamente ereditate attraverso geni carcerogeni (oncogeni) o
per mancanza di un gene detto gene soppressore del tumore.
Le forme di cancro con fattori di rischio genetico comprendono ad oggi il carcino delle
cellule basali (cancro cutaneo), il cancro della mammella, il neuroblastoma (cancro del
tessuto nervoso).
- Carcinogeni
Sono induttori del cancro che influiscono negativamente sull'attività genetica, inducendo
una divisione cellulare anomala. Generalmente il tumore è dato da agenti cancerogeni di
vario tipo.
Il fumo è una delle cause principali di tumore perché si inalano delle sostanze chimiche che
innescano la trasformazione sulle cellule. Non sono coinvolte solo le vie aeree ma le
sostanze entrano nel torrente circolatorio e arrivano agli organi.
Alcuni carcinogeni sono mutogeni (induttori di mutazioni) agendo sulla struttura del DNA.
Oltre a prodotti industriali, alcune sostanze naturali e le radiazioni, anche i virus sono
indicati come possibili cause di cancro. I virus della verruca papillomatosa sono stati
considerati responsabili di certe forme di cancro della cervice uterina nella donna.
- Età
Il fattore età può essere conseguenza di cambiamenti nel tempo dell'attività genetica delle
cellule. C’è da considerare che non su tutti hanno lo stesso effetto, infatti il tumore può
manifestarsi in soggetti in maniera diversa. Per il fattore età si può osservare una
predisposizione nei giovani alla formazione di alcune forme di cancro come la leucemia
mentre negli anziani di altre forme come il cancro del colon.
CICLO CELLULARE
Replicazione cellulare fisiologica
1 - La cellula si trova ad uno stato di quiete.
2 - Arriva lo stimolo a replicarsi (ad opera dei protompogeni)
3 - La cellula cresce e si prepara a replicarsi, replicando il DNA e si ha la mitosi (regolata questo dal
patrimonio genetico).
Ci sono due tipi di geni:
Protompogeni: stimolano la replicazione cellulare
Oncosoppressori: inibiscono la replicazione cellulare
Questi geni sono controllati da ciò che serve al nostro organismo se si ha bisogno di replicazione vengono
attivati i protompogeni, nel momento in cui la replicazione deve cessare vengono stimolati gli
oncosoppressori.
Nelle neoplasie questo meccanismo tra i due geni si altera e gli oncosoppressori sono
completamente spenti.
Per poter crescere le cellule tumorali falsificano il segnale di crescita, quando una cellula si
espande spinge sul tessuto adiposo che manda dei segnali per bloccare la crescita, le cellule
tumorali ignorano questi segnali per via degli oncosoppressori che non funzionano.
INIBIZIONE DEI MECCANISMI DI DIFESA
La cellula tumorale deve superare tutta una serie di meccanismi di difesa, messi in atto dal
nostro organismo, per sopravvivere.
Inibizione dei meccanismi di autodistruzione
La morte cellulare detta anche apoptosi è un fenomeno che porta la cellula stessa
all’autodistruzione se si rende conto che il suo DNA è alterato.
Nelle cellule neoplastiche questo meccanismo non funziona perché i geni dell’apoptosi sono
alterati.
Immortalità delle cellule tumorali
Nelle cellule normali esiste un meccanismo di riproduzione cellulare per il quale una cellula
può riprodursi solo per un definito numero di volte (50-70 volte) questo avviene grazie ad
una struttura detta telomero che si trova nel cromosoma. Il telomero dopo le varie
replicazioni và incontro a regressione, si consuma e non alimenta più la cellula.
La cellula tumorale contiene un enzima che si chiama telemerasi che ricostruisce
continuamente il telomero. A questo punto la cellula diventa immortale.
Fasi di trasformazione (carcerogenesi) e superamento della risposta immunitaria
Le cellule neoplastiche hanno una serie di trasformazioni prima di diventare maligne che
constano di tre fasi:
Iniziazione:
La cellula subisce una o più trasformazioni genetiche che la trasformano da normale a
neoplastica latente. In queste condizioni sopravvive senza moltiplicarsi
Promozione:
Si verificano ulteriori trasformazioni e si ha la comparsa del tumore vero e proprio
Progressione:
Ulteriori trasformazioni fanno acquisire alle cellule altre caratteristiche quali la capacità
di dare metastasi e comunque tendono a svilupparsi i cloni più dannosi per l’organismo.
Se le cellule tumorali non avessero la capacità di metastatizzare potrebbero essere
combattute isolandole, ciò che le rende veramente dannose è proprio la loro capacità di
metastatizzare.
La metastasi di una cellula tumorale è una parte di cellula che oltrepassa la membrana
basale della cellula stessa e che si immette nel torrente circolatorio.
La cellula tumorale nel momento in cui si stacca deve riuscire a sopravvivere in genere
quando si stacca muore perché non gli arrivano i messaggi chimici per la sopravvivenza,
riesce a fare questo perché nel momento dell’abbandono dalla cellula madre gli arrivano dei
messaggi chimici che le fanno credere di essere ancora ancorata.
Dopo essere entrata nel torrente circolatorio deve superare prima di tutto la risposta
immunitaria, per fare questo si lega alle piastrine che la nascondono dal sistema
immunitario e che producono i fattori di crescita che le servono per continuare a
sopravvivere, per poi infiltrarsi in un altro tessuto dove continuare la sua proliferazione.
DIAGNOSI
Alcuni dei metodi usati per scoprire la presenza del cancro sono:
- L'autopalpazione
metodo di auto diagnosi dei primi segni (autopalpazione del seno o dei testicoli)
- Tecniche di imaging
tecniche per la visualizzazione dei tessuti:
- radiografia (foto a raggi X)
- mammografia (foto a raggi della mammella)
- topografia computerizzata (scansione a raggi X)
- topografia a risonanza magnetica nucleare (scansione elettromagnetica)
- ecografia (scansione a ultrasuoni)
- Analisi del sangue
Consiste nella determinazione della concentrazione di alcune sostanze, definite marker
tumorali, che alcuni tumori (es. cancro della prostata) possono produrre direttamente o
indirettamente.
- Biopsia
Consiste nel prelievo e esame di una parte di tessuto vivente.
Le informazioni ottenute possono essere usate per definire stadio (classificazione in base a
dimensione e diffusione) e classificazione (valutazione dell'evoluzione del tumore basata sul
grado di anormalità delle cellule) dei tumori.
CACHESSIA
Sindrome caratterizzata da:
Dimagrimento
A causa di mancata introduzione di alimenti o accentuato metabolismo delle cellule
neoplastiche.
Nausea e vomito
A causa delle sostanze tossiche prodotte dalle neoplasie che conducono al dimagrimento e
all'anoressia.
Febbricola
A causa delle sostanze tossiche prodotte dalle neoplasie comportando un aumento del
catabolismo generale dell'organismo.
TRATTAMENTI
Quando il cancro viene identificato si interviene per trattarlo in modo da impedirne o
ritardarne lo sviluppo.
La rimozione, per via chirurgica, non è sempre possibile ed è caratterizzata dal rischio di
recidività dovuta ad una mancata asportazione completa o alla neoformazione del tumore.
Per eliminare eventuali cellule maligne rimaste dopo l'asportazione o per i casi trattabili
senza intervento chirurgico, si interviene con tecniche di:
chemioterapia
terapia chimica che usa composti citotossici (che uccidono le cellule) o farmaci neoplastici.
radioterapia
terapia con radiazioni (raggi X o Gamma) usata da sola o insieme alla chemioterapia.
laserterapia
terapia mediante raggio luminoso (laser).
immunoterapia
recente trattamento che aiuta le difese proprie del corpo contro le cellule tumorali.
farmaci intelligenti
derivati dalle ricerche di oncologia molecolare che applica processi di genetica e biologia
molecolare per lo sviluppo di farmaci che mirino esclusivamente molecole specifiche e
colpiscano il cancro, risparmiando le cellule normali (es. anticorpi monoclinali, agenti
antiangiogenesi, inibitori della tirosin-kinasi)
Infiammazione o Flogosi
IN SINTESI
La reazione infiammatoria è un complicato processo con il quale le cellule e i tessuti
reagiscono ad un danno.
Calore, pressione fisica, sostanze chimiche caustiche, tossine rilasciate da batteri dannosi o
qualsiasi altro stimolo nocivo può indurre una reazione infiammatoria.
Alcune cellule del sistema immunitario liberano istamina (sostanza con azione
vasodilatatrice che provoca effetti caratteristici a livello locale: tumefazione, arrossamento,
calore, dolore e impossibilità di uso della parte colpita). Nei casi di una certa gravità
compaiono febbre e malessere.
Nei tessuti infiammati vengono richiamati leucociti che mettono in atto processi finalizzati
all'eliminazione dell'agente patogeno.
SEGNI PRINCIPALI DELL'INFIAMMAZIONE
RUBOR = Rossore
Causato dall'aumento del flusso sanguigno e dall'accumularsi del sangue in seguito alla
ferita.
CALOR = Calore
Dovuto prevalentemente all'aumento del flusso sanguigno.
TUMOR = Gonfiore
Causato dall'edema, per accumulo di essudato infiammatorio e per la formazione del coagulo negli spazi
tissutali ammalati.
DOLOR = Dolore
Causato da sostanze chimiche come le chinine (prevalentemente bradichinine) e altri
mediatori chimici che vengono rilasciati in seguito al danno o alla morte cellulare.
ITER DELL'INFIAMMAZIONE
L’infiammazione è fondamentalmente la risposta di difesa, il cui scopo ultimo è quello di
liberare l’organismo sia dalle cause del danno cellulare, sia dalle sue conseguenze.
La risposta infiammatoria coinvolge il tessuto connettivo, il plasma, le cellule circolanti del
sangue, i vasi sanguigni, ed i costituenti cellulari ed extracellulari del connettivo.
Subito dopo il danno si ha una brevissima costrizione dei vasi sanguigni circostanti seguita
quasi immediatamente da una dilatazione dei vasi e un aumento del flusso ematico.
I tessuti danneggiati rilasciano una serie di sostanze (istamina, serotonina e chinine) che
agiscono sia sulla vasodilatazione, sia sull'aumento della permeabilità dei vasi.
L’infiammazione può essere acuta o cronica.
INFIAMMAZIONE ACUTA
E’ la reazione immediata del tessuto al danno ed ha lo scopo di portare costituenti difensivi
del plasma.
E' di durata relativamente breve (24/48 h dall’evento) ed ha come caratteristica principale
l’essudato dei fluidi e delle proteine plasmatiche con la migrazione dei leucociti.
Tre sono le fasi cruciali di questo processo:
- Variazioni del calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno
Subito dopo l’insulto si verifica uno stato di vasocostrizione transitoria; in seguito,
attraverso l’intervento di istamina e prostaglandine, le arteriole vasodilatano (oltre a
successiva apertura di nuovi letti vascolari, nell’area interessata).
Questo aumento del flusso sanguigno, che porta a calore e dolore della parte interessata.
Si ha così un aumento del letto capillare, con fuoriuscita di liquidi ed aumento della
viscosità del sangue. La conseguenza è un rallentamento del circolo (stasi) che permette la
emarginazione (avvicinamento all’endotelio) dei leucociti circolanti che si dispongono lungo
l’endotelio dei vasi, per migrare, successivamente, nel tessuto interstiziale.
- variazioni strutturali dei micro-vasi che permettono alle proteine del sangue ed ai
leucociti di fuoriuscire dall’albero circolatorio.
La pressione osmotica ed oncotica superano quella idrostatica provocando quindi la
fuoriuscita di liquidi dai vasi.
Inoltre si verifica l’apertura dei gap intercellulari (giunzioni comunicanti, punti in cui le
membrane plasmatiche di cellule adiacenti si avvicinano strettamente fra loro, ma non prendono diretto
contatto) dell’endotelio per azione di istamina, bradichinina e leucotrieni; TNF (tumor necrosis
factor) e IL1 (interluchina 1: mediatore chimico prodotto da macrofagi che media infiammazioni,
l'immunità naturale e l'attivazione dei linfociti) agiscono sul citoscheletro provocando retrazione
endoteliale.
Il liquido che fuoriesce contiene poche proteine, essendo un ultrafiltrato del plasma è viene
definito trasudato.
L’aumento della permeabilità dei vasi fa si che fuoriesca nello spazio interstiziale un liquido
ricco di proteine, chiamato essudato che dà luogo all'edema (tumor).
La perdita di proteine riduce la pressione oncotica intravascolare con aumento del fluido interstiziale, di
conseguenza abbiamo un aumento della fuoriuscita di liquido che si accumula nell’interstizio portando ad
edema.
Tipi di esudato:
- sieroso
ricco di siero, povero di fibrina e cellule
- sierofibrinoso
ricco di fibrina, povero di siero e cellule
- fibrinoso
ricchissimo di fibrina, povero di siero e cellule
- mucoso
ricco di muco
- mucopurulento
ricco di muco e granulociti neutrofili
- purulento (es. ascesso)
ricchissimo di granulociti neutrofili
- emorragico
ricco di proteine ed emazie
- necrotico-emorragico
ricco di proteine, emazie e detriti cellulari
- Migrazione dei leucociti dal microcircolo e loro accumulo nella sede della lesione.
(Fase cellulare)
Nell’infiammazione acuta, l’endotelio dei vasi permette l’entrata dei neutrofili che
giungono nella zona della lesione, causando:
Marginazione dei leucociti
con l’aumento della viscosità del sangue, tutti i leucociti tendono ad addossarsi alla parete
del vaso. Grazie a molecole di adesione particolari, le cellule si attaccano alla parete, la
attraversano servendosi dei gap intercellulari aperti ed arrivano al tessuto danneggiato.
I leucociti migrano negli spazi extravascolari e iniziano a muoversi verso lo stimolo
infiammatorio (chemiotassi)
I leucociti (prevalentemente neutrofili nella flogosi acuta), si accumulano nel focus
infiammatorio.
La chemiotassi è un movimento direzionale della cellula e per questo si distingue dalla
chemiocinesi, un movimento casuale. Essa si compie attraverso la polimerizzazione di actina nel
citosol (calcio dipendente), che legandosi alla miosina è responsabile dell’emissione di pseudopodi.
Attivazione dei leucociti (fagocitosi)
La fagocitosi consiste nella ricerca e nella captazione delle particelle che devono essere
ingerite dai leucociti. In alcune circostanze questo processo determina il rilascio di sostanze
come:enzimi lisosomiali, metaboliti attivi derivati dall’ossigeno, prostraglandine.
Gli attivatori possono essere sostanze esogene (lipopolisaccaridi batterici, peptidi formilati) o
endogeni (componenti del complemento, leucotrieni, chemokine – citochine ad azione chemiotattica). I
recettori a cui si legano gli attivatori sono molecole di membrana che variano a seconda
della specie e dello stimolo.
Quando avviene il legame tra attivatore e recettore si attiva la proteina G che stimola la
fosfolipasi C. Questa fa rilasciare dai depositi intracellulari il calcio che va ad agire su
actina e miosina responsabili dei meccanismi di chemiotassi e fagocitosi; inoltre attiva la
proteinkinasi C che attraverso alcune fosforilazioni innesca i meccanismi di degranulazione.
Mediatori chimici dell’infiammazione
I mediatori chimici regolano le varie fasi dell’infiammazione, possono derivare:
- Dal plasma
sono presenti nel plasma sotto forma di precursori che devono essere attivati per acquisire
le loro proprietà biologiche.
- Dalle cellule
sono generalmente accumulati sotto forma di granuli intracellulari (istamina) dai quali
vengono secreti oppure neoformati (prostraglandine) in risposta ad uno stimolo.
Le sostanze che attivano l’infiammazione sono:
- Ammine vasoattive
- Istamina
presente nei granuli di mastociti, basofili e piastrine. Reagisce a stimoli fisici, immunologici
(ipersensibilità di I tipo), neuropeptidi e citochine. E’ responsabile della dilatazione delle
arteriole e della permeabilizzazione delle venule
- Serotonina
ha azione simile all’istamina. Si trova nelle piastrine ed è rilasciata da quest’ultima quando
il contatto con il collagene o con il complesso antigene-anticorpo, stimola l’aggregazione
piastrinica.
- Proteasi plasmatica
- Bradichinina
è attivata dalla chinina e determina vasodilatazione e aumenta la permeabilità vascolare
- Complemento
composto da 20 componenti plasmatiche che si attivano in successione.
Reagisce a stimoli anticorpali attivando la via classica ed a fattori tissutali attivando una via
alternativa.
E’ responsabile di vasodilatazione se risponde a fenomeni vascolari; chemiotassi ed aderenza
se reagisce all’attivazione dei leucociti.
- Acido arachidonico
è un acido grasso polinsaturo presente nelle membrane cellulari, viene rilasciato in seguito a
stimoli infiammatori o per azioni di altri mediatori chimici, i metabolici dell’acido
arachidonico sono: Leucotrieni (possono mediare ogni fase dell’infiammazione acuta) e
Citochine (sono dei polipeptidi prodotti da molte cellule).
EVOLUZIONE DEL PROCESSO INFIAMMATORIO ACUTO
Risoluzione completa
In caso di lesioni limitate, in tessuti rigeneranti (epiteli), in presenza di agenti eziologici a
bassa virulenza ed emivita breve, si ha l’arresto degli stimoli chemiotattici, il
riassorbimento l’edema (attraverso i vasi linfatici) e la rimozione dei detriti cellulari che ha
come risultato finale un tessuto uguale a quello presente prima del danno.
Ascessualizzazione
Per azione di germi piogeni (streptococchi e stafilococchi) che producono esotossine ed
endotossine che agiscono sui tessuti provocando un ascesso (zona di necrosi circondata da
una capsula connettivale).
Fibrosi
In caso di estese lesioni tissutali ed in tessuti non rigeneranti, si ha un’estesa produzione di
tessuto connettivo.
Infiammazione cronica
A causa di stimoli infiammatori persistenti o problemi nella riparazione dei tessuti.
INFIAMMAZIONE CRONICA
spesso l’infiammazione acuta può degenerare in quella cronica o esserlo fin dall’inizio.
La transazione da acuta a cronica avviene quando la risposta infiammatoria non può essere
risolta, sia per la presenza dello stimolo dannoso, sia per interferenze del normale processo
di riparazione.
L’infiammazione cronica, in molti casi, è iniziata come processo primario. Spesso in questo
caso gli agenti patogeni sono meno tossici di quelli che portano all’infiammazione acuta.
Sono stati identificati tre gruppi di infiammazione cronica:
- infezioni persistenti
causate da alcuni microrganismi intracellulari come il bacillo tubercolare ed alcuni funghi.
In questo caso la risposta infiammatoria spesso assume un aspetto granulomatoso.
- esposizione prolungata a materiali inerti non degradabili
- malattie autoimmuni
in questi casi gli autoantigeni evocano delle reazioni immuni che portano ad
infiammazione.
Cellule dell’infiammazione cronica
L’infiammazione cronica è caratterizzata dall’infiltrazione di molte cellule come linfociti,
plasmacellule ed eusinofili sicuramente le cellule più importanti sono i Monociti.
I monociti dal sangue migrano verso i tessuti trasformandosi in cellule dette Macrofagi.
Oltre alla capacità di fagocitare i macrofagi hanno altre caratteristiche, possono infatti
essere attivati, aumentando le loro dimensioni cellulari, attiavando il metabolismo,
portandoli ad avere una maggiore capacità fagocitarla.
In seguito a tale attivazione i macrofagi secernono una larga varietà di prodotti
biologicamente attivi che svolgono la funzione di mediatori della distruzione tissutale.
Questo impressionante arsenale chimico rende i macrofagi dei potenti agenti difensivi ma
possono anche trasformarsi in cellule capaci di determinare considerevoli danni tessutali.
Infiammazione granulomatosa
Il granuloma consiste in un aggregato di macrofagi che possono trasformarsi in cellule similepiteliali.
Ci sono due tipi di granulomi:
- granuloma da corpo estraneo (causato da materiale estraneo inerte)
- granuloma immune (causato da micobatteri, parassiti e funghi)
Ruolo dei vasi linfatici e del tessuto linfatico
Nella risposta infiammatoria si ha un flusso linfatico aumentato con un fluido caratterizzato
da un aumento di proteine e leucociti.
Questi vasi drenano liquidi e cellule dall’area della reazione e sono importanti per la
risoluzione dell’infiammazione.
Tuttavia, in alcuni casi, il drenaggio linfatico può fornire per la disseminazione dell’agente
patogeno, sviluppando un coinvolgimento infiammatorio dei linfonodi.
Se un numero significativo di batteri viene drenato nel linfonodo, può svilupparsi una sede
secondaria di necrosi, che porta alla distruzione del linfonodo.
Quadri morfologici dell’infiammazione
La gravità della situazione, la causa specifica ed il tessuto coinvolto, portano variazioni
morfologiche nelle manifestazioni dell’infiammazione sia acuta che cronica.
Infiammazione sierosa
è caratterizzata dalla fuoriuscita di liquido chiaro che deriva dal siero o dalle secrezioni
delle cellule che rivestono il peritoneo, la pleura o il miocardio.
Infiammazione fibrosa
In seguito a danni più gravi, molecole più grandi superano la barriera vascolare, con
passaggio del fibrinogeno. Se l’infiammazione viene risolta la fibrina viene rimossa,
altrimenti si ha la produzione di fibroblasti che determinano la formazione della cicatrice.
Infiammazione purulenta
è caratterizzata dalla formazione di pus o essudato purulento.
Alcuni microrganismi, come stafilococchi, producono questa suppurazione localizzata.
Ascessi
sono delle raccolte localizzate di pus, dove troviamo al centro una massa di neutrofili e
cellule tessutali necrotiche.
Ulcere
è caratterizzata da una perdita locale, prodotta dalla necrosi infiammatoria di quel tessuto
o organo.
Manifestazioni sistemiche dell’infiammazione
La Febbre è una delle manifestazioni sistemiche dell’infiammazione, soprattutto quando i
microrganismi si trovano nel torrente circolatorio, si pensa che siano le citochine a causare
la febbre.
La Leucocitosi (aumento del numero dei leucociti del sangue al di sopra dei valori normali) si
manifesta per l’accellerato rilascio di cellule del midollo osseo.
Meccanismi di riparazione
Il processo di riparazione avviene molto presto nell’infiammazione e coinvolge due processi:
- Rigenerazione del tessuto danneggiato
mediante cellule parenchimali dello stesso tessuto
- Sostituzione del tessuto danneggiato con tessuto connettivo
grazie a vari fattori di crescita si verificano fenomeni di angiogenesi, migrazione e
proliferazione dei fibroblasti (con sintesi di collagene e deposizione della matrice
extracellulare) e rimodellamento connettivale.
Rigenerazione: ciclo cellulare e tipi di cellule
La crescita cellulare è un meccanismo fondamentale per la riparazione dei tessuti
danneggiati. Come risposta ad un danno tissutale le cellule sopravvissute iniziano a
proliferare, si differenziano nel tipo cellulare finale e danno origine ad un nuovo tessuto del
tutto simile a quello presente prima della lesione. In questo processo è molto importante
l’interazione tra le cellule e la matrice extracellulare, che guida le cellule nella crescita,
nella migrazione e nella differenziazione.
EDEMA
Il termine Edema definisce l’accumulo di anomale quantità di liquidi negli spazi interstiziali
o nelle cavità corporee.
Il liquido dell’edema è un trasudato con basso contenuto proteico, il risultato delle forze
che muovono i liquidi dal comparto intravascolare a quello interstiziale.
Gli opposti effetti della pressione idrostatica intravascolare e della pressione oncotica sono i
fattori principali da considerare nella patogenesi dell’edema. L'edema è dovuto alla
vasodilatazione con aumento della pressione idrostatica, all'aumento della permeabilità
vasale, alla diminuzione della pressione oncotica (Legge di Starling) e al diminuito drenaggio
linfatico.
Pressione idrostatica nel capillare: 35 mmHg
Pressione idrostatica nella venula: 12-15 mmHg
Pressione oncotica del plasma: 20-25 mmHg
Mossi dall’azione di queste pressioni, i liquidi fuoriescono dal versante arterioso del letto
capillare e rientrano dal versante venoso, parte dei liquidi viene drenato dai capillari
linfatici, per poi tornare nel torrente circolatorio.
Da questo possiamo dire che le condizioni che determinano la formazione dell’edema sono:
-Aumento della pressione idrostatica
-Riduzione della pressione oncotica nel plasma
-Deficit del drenaggio linfatico
A questi processi và aggiunta la ritenzione renale di sale ed acqua, che può contribuire alla
formazione dell’edema.
Il termine Anasarca indica un edema diffuso e grave. L’accumulo di liquido nelle cavità
sierose è detto: idrotorace, idropericardio, idroperitoneo.
Malattia Aterosclerotica
È la causa più importante delle malattie cardiovascolari, le malattie cardiovascolari
presentano 9 fattori di rischio:
-sindrome metabolica
-ipertensione
-dislipidemia
-diabete
-obesità addominale
-inattività fisica
-fumo
-mancato consumo di frutta e verdura
-fattori psicosociali
Il colesterolo LDL, costituito da molecole lipidiche e proteiche, trasporta il colesterolo dal
suo punto di origine nel fegato e nell’intestino fino ad altri organi,quantità eccessive di
queste sostanze favoriscono l’aterosclerosi.
Fino a quando è presente nel sangue in quantità ragionevoli l’LDL può attraversare nei due
sensi la tonaca intima delle arterie,ma quando è eccessivamente concentrato tende a
depositarsi nella matrice dell’intima stessa.
Man mano che il colesterolo si deposita nelle arterie i lipidi che lo compongono vanno
incontro ad ossidazione mentre le sue proteine oltre che ad ossidarsi si legano a molecole di
zucchero(glicosilazione).
Le cellule epiteliali interpretano questi segnali come un pericolo richiamando i componenti
del sistema immunitario (tramite molecole di adesione)in particolar modo i Monociti
normalmente circolanti.
Oltre ai monociti le cellule endoteliali richiamano le Chemochine,che diventano macrofagi
attivi,quindi i macrofagi fagocitano i lipidi,le chemochine e le molecole di adesione
richiamano i linfociti T che aderiscono ai lipidi rilasciando citochine che amplificano il
processo infiammatorio.
I lipidi fagocitati si ingrandiscono sempre di più andando a formare la placca,che dapprima
rimane all’interno della tonaca del vaso andando gradualmente a restringere il lume.
Le sostanze secrete dalla placca,indeboliscono la sua superficie,fino a romperla,da li
intervengono i componenti della coagulazione,in particolare le piastrine,causando la
formazione del trombo.
I trombi e i coaguli
I trombi e i coaguli sono espressione della malattia aterosclerotica e provocano patologie
gravi come l’embolia polmonare:che avviene quando un coagulo si stacca dalla sua sede e và
nel polmone provocando una ostruzione improvvisa.
I trombi e i coaguli sono favoriti da:
-permanenza in posizioni clinostatiche
-neoplasia,che producono sostanze anticoagulanti
-uso di farmaci come anticoncezionali
Embolie grassose
Quando un frammento di grasso del midollo osseo si stacca dalla sua sede e và in
circolo(come il coagulo tappa il vaso)
Embolie gassose
Quando ci si immerge a profondità elevate l’azoto passa allo stato liquido,nel riemergere
passa allo stato gassoso se questo avviene troppo repentinamente si formano delle bolle che
ostruiscono i vasi.
Embolia del liquido amniotico
Si verifica durante la gravidanza o il parto,il materiale presente nel liquido amniotico o in
placenta può passare nel circolo della madre,questo può innescare quella che viene definita
CID(coagulazione intravasale disseminata)
È uno stato patologico grave che provoca la morte o danni irreversibili,es:insufficienza
renale,danni celebrali,danni pancreatici ed epatici.
Quello della CID è un meccanismo assai rapido,innescato da:
-Sepsi
-Traumi
-Alcune neoplasie
-Complicanze ostetriche
-Emorragie
queste cause innescano sostanze trombopiastriniche che danno il via alla cascata
coagulativa,senza che ci sia niente da coagulare,formando microtrombi,determinando
ischemie ed emorragie.
Un altro effetto della CID è l’anemia piastrinopenica e l’anemia emolitica.
La CID si cura con plasma fresco per restituire i fattori della coagulazione consumati.
Per sciogliere i trombi si dovrebbe dare l’Eparina.
Malattie Genetiche
Le malattie genetiche sono malattie che interessano i cromosomi ed il codice genetico.
Presenti alla nascita, possono essere ereditarie o no e possono manifestarsi anche in un
secondo momento.
Vengono distinte in tipo: Mendeliano e Multi fattoriali.
Se entrambi i genitori sono stati identificati come portatori dello stesso gene autosomico
anormale e recessivo (hanno già avuto un bambino affetto o hanno partecipato a un programma di
screening per l'eterozigosi) e il disordine può essere identificato prima della nascita, devono
essere proposti il prelievo dei villi coriali o l'amniocentesi. Ma non tutti i disordini
mendeliani possono essere individuati prima della nascita. Per molte pazienti che hanno un
rischio aumentato, la diagnosi può essere fatta con l'amniocentesi, con il prelievo dei villi
coriali, con il prelievo della cute o del sangue fetale o con l'ecografia.
Certe popolazioni, selezionate per etnia, razza o provenienza geografica, possono essere
sottoposte a screening prima della nascita per identificare i portatori di specifiche
patologie mendeliane, come la malattia di Tay-Sachs e le talassemie. Lo screening
neonatale può identificare le coppie portatrici di specifiche malattie metaboliche; in questi
casi, l'anamnesi familiare è generalmente negativa. Per altre coppie, particolarmente
quelle con patologie a ereditarietà autosomica dominante o recessiva legata al cromosoma
X, l'anamnesi familiare è spesso positiva. L'esame obiettivo dei componenti di una coppia
può evidenziare una patologia mendeliana.
Un'età paterna > 50 anni aumenta il rischio di alcune nuove mutazioni spontanee dominanti
nei figli. Il gene specifico coinvolto è imprevedibile; l'ecografia può identificare alcune
patologie.
La valutazione del rischio in queste situazioni dipende da vari fattori, ma principalmente
dal tipo di ereditarietà (autosomica o recessiva, legata al cromosoma X o dominante ). È importante
anche l'incidenza del disordine nella popolazione generale.
DISORDINI MENDELLIANI
Sono caratterizzate da mutazioni che colpiscono un singolo gene e seguono il modello di
trasmissione mendelliana.
I disordini genetici dovuti alla mutazione di un singolo gene sono i più facili da esaminare e i più
completamente studiati. Sono stati descritti molti disordini specifici. I difetti di un singolo gene possono
essere autosomici o legati al sesso, dominanti o recessivi.
Secondo la genetica mendelliana, ogni gene che esprime un carattere, può esistere in forme
diverse, queste forme diverse per lo stesso carattere sono dette Alleli.
Quando si forma un gamete esso riceve un allele per ogni gene da ciascun genitore, quindi
nel gamete si vengono a formare nuove coppie di alleli per ogni carattere. Se la coppia di
alleli che esprime il carattere è costituita da geni uguali si avrà la condizione omozigote,
quindi il carattere si manifesterà sicuramente.
Se la coppia di alleli che esprime un carattere è costituita da geni diversi si avrà la
condizione eterozigote in questo caso dei due alleli si manifesterà quello più dominante.
Per questo tipo di trasmissione ci sono tre modelli differenti:
Autosomiche dominanti
questo tipo di alterazione si manifesta nello stato eterozigote, possono essere colpiti sia i
maschi che le femmine. Quando una persona affetta da questo disordine, sposa una non
affetta, i figli avranno il 50% delle possibilità di manifestare l’alterazione. Ovviamente il
disordine si può manifestare in maniera diversa da individuo ad individuo. Alcuni individui
manifestano il disordine ma non è presente in nessuno dei due genitori, alcuni ereditano il
gene mutante ma sono fenotipicamente normali, questo è dovuto ad una penetrazione
ridotta.
Invece se l’alterazione si manifesta in tutti in modo differente da individuo ad individuo si
definisce espressività variabile.
Le più comuni malattie a trasmissione autosomica dominante sono:
- ipercolesterolemia familiare
causata dalla mutazione del gene che codifica per il recettore del colesterolo, questo
comporta una diminuita capacità di trasportare il colesterolo nelle cellule e di
catabolizzarlo.
Inoltre l’assenza di recettore per LDL sulle membrane delle cellule epatiche comporta un
ridotto trasporto delle IDL nel fegato, che vengono sostituite da sovrapproduzione di LDL.
- sindrome di marfan
colpisce il tessuto connettivo con squilibrio qualitativo e quantitativo della fibrilla
(glicoproteina) il che comporta una frammentazione del tessuto elastico
- anomalie scheletriche
i pazienti sono longilinei e lunghi con braccia e gambe abnormemente lunghe e articolazioni
iperestensibili, con deformazione della colonna e del torace.
- anomalie oculari
dislocazione del cristallino causa alterazioni dei legamenti che lo fissano
- anomalie cardiovascolari
frammentazione delle fibre elastiche della tonaca media dell’aorta, alterazione delle
valvole cardiache.
- rene policistico
- sferocitosi ereditaria
Autosomiche recessive
la maggior parte degli individui affetti da disordini recessivi hanno genitori portatori sani ed
entrambi trasmettono il carattere recessivo con una probabilità del 25%.
Se l’individuo è eterozigote non si manifesta ma è portatore sano, con il 50% delle
probabilità di trasmissione, se l’individuo è omozigote si manifesta.
L’espressione del difetto è più uniforme rispetto ai disordini autosomici dominanti, in
genere la penetrazione è completa e l’insorgere del disturbo è precoce.
La malattia più comune è:
- Fibrosi cistica
alterazione della secrezione delle ghiandole esocrine, causato da un deficit di trasporto di
ioni cloro, che ha consistenza anomala tanto da ostruire le vie aeree e i dotti pancreatici e
che quindi provoca infezioni polmonari e insufficienza pancreatica, può portare anche a
morte.
Cromosoma x
vengono trasmesse da femmine eterozigote portatrici, ai figli maschi, dal momento che i
maschi hanno un solo cromosoma x, più raramente è trasmesso alle figlie femmine.
Un maschio con l’alterazione avrà il 50% delle possibilità di trasmetterla alle figlie femmine.
Le malattie più comuni sono:
- Deficit da glucosio-6-fosfato deidrogenasi
Il prototipo di questa malattia è dovuta al deficit dell’enzima glucosio-6-fosfato, il gene di
questo enzima è localizzato nel cromosoma X, una quantità dell’enzima è sintetizzato nei
precursori dei globuli rossi, decadendo man mano nel corso della vita, questo deficit porta a
decadimento anticipato nei globuli rossi.
L'ereditarietà del deficit è di tipo legato al sesso con femmine eterozigoti portatrici
generalmente sane e maschi affetti dal deficit.
- Emofilia A
è la malattia ereditaria più comune, è dovuta ad una ridotta quantità o attività del fattore
7, come tutte le malattie ereditarie legate al cromosoma x si manifesta nei maschi o nelle
femmine omozigoti.
I vari gradi del deficit del fattore 7 sono correlati al tipo di mutazione del gene che codifica
per questo fattore della coagulazione, in aggiunta in circa il 10% dei casi i valori del fattore
7 risultano normali, ma l’attività enzimatica, risulta notevolmente ridotta.
In tutti questi casi, c’è la tendenza ad emorragie massive dopo interventi chirurgici o
traumi, emorragie spontanee anche dopo piccoli traumi.
Negli esami clinici le piastrine sono a livello normale, ciò che appare alterato è il tempo do
protrombina parziale che è prolungato,per la diagnosi si effettua il dosaggio del fattore 7.
- Emoglobinomatie
sono un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate dalla presenza di una emoglobina
anomala.
L’emoglobina, come noto è formata da quattro catene globiniche uguali due a due, avviene
la mutazione del gene che codifica la globina beta o alfa, che viene sostituita dalla S.
Il gene che sintetizza la catena Beta è sul cromosoma 11
Il gene che sintetizza la catena Alfa è sul cromosoma 16
Questo è dovuto alla sostituzione di un singolo aminoacido nella catena globinica.
L’emoglobina può subire modifiche di tipo:
Qualitativo
alterazione della struttura puntiforme di una catena, generalmente la beta (anemia
falciforme)
Quantitativo
produzione di quantità ridotta o nulla della catena alfa o beta (talassemia o betatalassemia)
- L’anemia falciforme
è la forma più comune di anemia emolitica familiare,avviene la sostituzione delle globina
beta con la S. Quando si ha una ridotta tensione di ossigeno L’HBS và incontro a
cristallizzazione e questo distorce i globuli rossi.
All’inizio la situazione appare reversibili, ma i ripetuti episodi determinano un danno
cellulare, la cellula accumula calcio e perde potassio e acqua e diventa inreversibilmente
falciforme.
Negli eterozigoti il 40% circa di Hb è HbS il resto è HbA, in questi casi si avrà solo una lieve
tendenza alla trasformazione falciforme.
Negli omozigoti tutta l’HbA è sostituita dalla HbS con la piena espressione della malattia.
Le conseguenze principali di questa alterazione sono:
Riduzione della vita media degli eritrociti
gli eritrociti così modificati diventano rigidi e maggiormente suscettibili ad essere
sequestrati dalla milza, la loro vita media si riduce da 120 giorni a circa 20, il midollo osseo
viene reclutato per la produzione di eritrociti, questo comporta una espansione del midollo
e un’attività degli osteoblasti concentrata sulla superficie esterna dell’osso che così si
ingrandisce e si deforma.
Danno ischemico
gli eritrociti falciformi hanno una maggiore adesività sulle pareti dei vasi ostruendo il
microcircolo con conseguente danno ischemico.
Le alterazioni anatomiche che caratterizzano questa malattia sono:
L’emolisi con l’anemia risultante
Aumentato rilascio di Hb con formazione di bilirubina
Stasi capillare con trombosi
L’anemia è la stasi vascolare determinano ipossia d alterazione anatomica a carico del
cuore, del fegato e dei tubuli renali; si ha il reclutamento del midollo grasso per maggior
produzione di eritrociti.
Nei bambini affetti da questa malattia si manifesta anche splenomegalia, determinata dalla
congestione della polpa rossa a causa del gran numero di eritrociti ammassati, questo causa
un danno tissutale ischemico.
L’anemia falciforme omozigote si manifesta dopo il sesto mese di vita, quando l’emoglobina
fetale è man mano sostituita da quella di tipo S.
Dal momento in cui insorge è caratterizzata da improvvise crisi, con gravi episodi di
occlusione vascolare con dolori addominali, altra complicazione è la crisi aplastica,
caratterizzata da cessazione temporanea dell’attività midollare.
- Talassemia
nella talassemia abbiamo assenza o ridotta sintesi della catena emoglobinica alfa.
La talassemia viene trasmessa come carattere autosomico codominante.
La forma eterozigote, talassemia minor, può essere asintomatica o scarsamente sintomatica.
La forma omozigote, talassemia major è associata a grave anemia emolitica.
- Beta Talassemia
caratterizzata dalla mancata o ridotta sintesi di catene beta, si distinguono:
beta talassemia major o morbo di Cooley
caratterizzata dalla totale assenza delle catene globiniche beta.
beta talassemia minor
caratterizzata da una minima sintesi delle catene beta.
Due fattori contribuiscono alla patogenesi dell’anemia nella betatalassemia:
La ridotta sintesi della globina beta
alterata formazione dell’HbA con conseguente riduzione della concentrazione emoglobinica.
Componente emolitica della betatalassemia
molto più importante non dovuta alla mancanza di beta-globine ma all’eccesso relativo di
catene globiniche alfa, la cui sintesi rimane normale.
Quindi le catene libere formano aggregati insolubili nei globuli rossi danneggiando le
membrane cellulari e riducando la plasticità, questo comporta una fagocitosi prematura dei
globuli rossi e degli eritroblasti, dando un’ eccessivo carico di ferro libero portando a gravi
conseguenze:
Sovraccarico sistemico di ferro
Anemia emolitica
Splenomegalia
Deformità ossea.
DISORDINI MULTIFATTORIALI
In questo tipo di malattia si ha una componente genetica e una ambientale
es. malattie cardiache diabetiche, cancro, schizofrenia, psicosi.
Patologia Congenita non Ereditaria
Le malattie congenite non ereditarie sono dovute a errori di sviluppo nell'embrione e nel
feto (embriopatie e fetopatie) per cause in genere estrinseche (infettive o radianti).
es. gemelli siemesi, deformità di un organo, deformità di un sistema).
Teratogenesi
sviluppo di malformazioni o mostruosità da parte di cause esterne (per esempio, infezioni,
agenti fisici, chimici, meccanici) che agiscono su alcune regioni del feto durante la
gravidanza, con la nascita di un bambino che presenta gravi difetti congeniti.
È detta teratogena una sostanza che può provocare tali malformazioni qualora la madre
venga esposta ad essa durante la gravidanza o, in alcuni casi, anche prima di essa.
Tra queste malformazioni rientrano alcuni difetti che in alcuni gravi casi possono rivelarsi
anche mortali per il neonato:
- Focomelia
grave malformazione congenita in cui gli arti si presentano come rudimentali appendici del
tronco e mani e piedi hanno forma irregolare.
- Labbro leporino (incidenza 1 a 1000)
è una malformazione congenita che consiste in una divisione più o meno accentuata del
labbro superiore, associata o meno ad una mancata saldatura della mascella,
- Palatoschisi (incidenza 1 a 2500)
può causare, oltre alle difficoltà nella suzione, disturbi del linguaggio, otiti ricorrenti e
riduzione dell’udito per inefficienza delle tube di Eustacchio, problemi nello sviluppo
dentario, deformazioni delle ossa mascellari, infezioni delle vie respiratorie.
- Difetti alle pareti cardiache.
Molte sono le sostanze teratogene riconosciute, tra le più tristemente famose rientrano la:
- Talidomide
farmaco venduto negli anni '50 e '60 come sedativo, anti-nausea e ipnotico, rivolto in
particolar modo alle donne in gravidanza. Ritirato dal commercio alla fine del 1961 per la
nascita di neonati deformi.
- l'Agente Arancio
nome in codice, dell'esercito statunitense, per indicare un erbicida liquido usato
ampiamente dagli Stati Uniti durante la Guerra del Vietnam, tra il 1961 e il 1970.
Ritenuto responsabile di molte malformazioni congenite.
- l'abuso di alcol o il fumo di sigaretta.
La teratogenicità può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci, usati per
trattare malattie comuni.
Le mutazioni vengono generalmente classificate in due classi a seconda della loro origine:
Le mutazioni spontanee (mutazioni, non frequenti, provocate da errori nelle reazioni che
operano sul materiale genetico) e mutazioni indotte (prodotte dall'azione di particolari
agenti fisici o chimici detti appunto agenti mutageni. È detto mutagenesi il processo che
determina una mutazione indotta e mutagenizzato dell'organismo in cui è stata prodotta).