Patologia Generale La patologia generale studia i meccanismi attraverso i quali le cellule, i tessuti e gli organi sono danneggiati. Danno cellulare Tutti i danni tessutali iniziano con alterazioni a carico della cellula, essa modifica la sua struttura e le sue funzioni in base a stimoli dell'ambiente, che gli permettono di mantenersi vitale e funzionante. Adattamenti cellulari principali - L'atrofia riduzione delle dimensioni può essere o patogeno o fisiologico (es. in caso di danno ischemico, per invecchiamento). - L'iperplasia aumento del numero delle cellule, può essere patogeno e non (es. iperplasia della ghiandola mammaria o dell`utero). - L'ipertrofia aumento delle dimensioni della cellula, può essere dato da agente patogeno e non (es. ipertrofia cardiaca, il cuore aumenta le sue dimensioni per il carico di lavoro in più). - Metaplasie trasformazione istologica è solo patologica (es. effetti del fumo). Se non è possibile nessuna risposta di adattamento o si supera la capacità di adattamento della cellula, si sviluppa il danno cellulare. La cellula nel peggiore dei casi può andare incontro ad apoptosi (morte cellulare). Cause di danno cellulare - Ipossia colpisce la respirazione ossidativa aerobica. Può essere data da riduzione o mancanza dell`apporto di ossigeno o inadeguata ossigenazione del sangue per insufficenza cardiorespiratoria o ridotta capacità del sangue a trasportare l'ossigeno. L'ipossia può essere data da ischemia: perfusione ematica inadeguata (trombo, embolo, placca aterosclerotica). Nell'ipossia c'é un blocco alla respirazione aerobica e quindi ridotta formazione di ATP, essa porta all'aumento della quota di glicolisi anaerobica come fonte di energia, si ha così accumulo di acido lattico con riduzione del ph intracellulare. La pompa del sodio si blocca intrappolando nella cellula il sodio, esso attira l'acqua portando al rigonfiamento della cellula. Se l'ipossia persiste si avrà una serie di modificazioni con aumento della permeabilità della membrana e riduzione delle funzioni mitocondriali. Tutte queste alterazioni sono reversibili se si ripristina una buona ossigenazione, altrimenti si ha alterazioni dei mitocondri con grave deficit della fosforilazione ossidativa e della sintesi dell`ATP, gravi alterazioni della funzione delle membrane cellulari. - Sostanze chimiche e farmaci Concentrazione eccesiva di glucosio nel sangue (diabete) L'aspirina, provoca alterazioni della mucosa gastrica - Agenti fisici Traumi, valori estremi della temperatura, radiazione - Reazioni immunitarie Reazioni anafilattiche. - Difetti genetici malattie cromosomiche. - Radicali liberi il radicale libero è una sostanza chimica con un singolo elettrone non appaiato in orbita esterna, è estremamente reattivo e instabile,per cui reagisce con sostanze organiche ed inorganiche. Le stesse sostanze con cui reagiscono diventano radicali liberi propagando il danno. TERMINOLOGIA Segni Anomalie oggettive, visibili e/o misurabili. Sintomi Disturbi soggettivi, avvertiti solo dal paziente. Sindrome Insieme di segni e sintomi presenti contemporaneamente. Malattia acuta Caratterizzata da segni e sintomi che appaiono improvvisamente, per breve tempo e poi scompaiono. Malattia cronica Malattia che si sviluppa lentamente e dura nel tempo. Malattia subacuta Caratteristiche intermedie tra malattia cronica e acuta. Eziologia Lo studio dei fattori coinvolti nel causare la malattia. Malattie idiopatiche Malattie di cui non può essere determinata la causa. Malattie contagiose Malattie che possono essere trasmesse. Patogenesi Modalità di sviluppo della malattia. Periodo di incubazione Stadio latente (non manifesto) durante il quale il virus invade l'organismo del paziente. Epidemiologia Studio della comparsa, distribuzione e trasmissione delle malattie nella popolazione umana. Malattia epidemica Malattia che contagia numerosi individui contemporaneamente. Epidemie pandemiche Colpiscono vaste regioni geografiche Fattori di rischio Condizioni che aumentano la probabilità di insorgenza delle malattie: - Fattori genici - Età - Stile di vita - Stress Ischemia diminuzione della quantità di sangue in una zona dell'organismo che provoca, di conseguenza, una scarso apporto di ossigeno. Meccanismi Base Delle Malattie I meccanismi di base delle malattie sono i disturbi dell'omeostasi e le relative risposte del corpo. Classificazione dei meccanismi di malattia: - Meccanismi genici Geni alterati o mutati che possono determinare la sintesi di proteine anormali (che non svolgono le funzioni preposte ma funzioni anomale e distruttive). - Organismi patogeni Diverse malattie sono provocate da organismi patogeni (causa della malattia) che danneggiano il corpo. I principali organismi o particelle patogeni sono: Prioni Particelle infettive di natura proteica di recente scoperta. Sono proteine che trasformano proteine normali delle cellule nervose in proteine anomale con danni al sistema nervoso. Esempi: BSE e il morbo di Creutzfeldt-Jakob. Virus Particelle subcellulari capaci di moltiplicarsi soltanto all'interno di una cellula ospite che hanno infettato. I virus sono classificati in DNA virus o RNA virus, in base al tipo di acido nucleico presente all'interno del loro involucro. Batteri Cellule primitive prive di nucleo che possono causare infezioni parassitando i tessuti o distruggendo la normale funzione. Funghi Organismi simili alle piante ma privi di clorofilla. Per nutrirsi devono parassitare altri tessuti, copresi quelli animali e del corpo umano. Protozoi Organismi unicellulari. Alcuni sono parassiti dei tessuti umani. Animali Patogeni Organismi pluricellulari. Alcuni, come insetti e vermi, sono parassiti dei tessuti umani. - Tumori e cancro Acrescimento abnorme di tessuti, o neoplasma. Possono essere causa di numerose alterazioni. - Agenti fisici e chimici Sostanze tossiche o dannose, calore o freddo eccessivo, danni meccanici o radiazioni. - Malnutrizione Squilibrio nell'assunzione di nutrienti. - Autoimmunità Sistema immunitario che attacca il proprio organismo o iper-reattività nella risposta immunitaria. - Infiammazione Reazione normale del corpo a una lesione che può causare danno ai tessuti normali in casi di risposta infiammatoria prolungata o grave. - Degenerazione La degenerazione dei tessuti è la normale conseguenza dell'invecchiamento ma può essere il risultato di malattie che si verificano a qualsiasi età. Neoplasmi Una qualunque crescita anomala di cellule. Vengono chiamati anche tumori o neoplasie. Possono essere masse circoscritte di cellule anomale o diffusi nel tessuto sanguigno. Sono neoformazioni di tessuto caratterizzate dalla presenza di cellule atipiche e da un’accrescimento autonomo, afinalistico (senza un fine preciso) e progressivo per un’alterazione del DNA che porta alla perdita di controllo della proliferazione cellulare. In rapporto al tessuto da cui originano sono classificati in: - tumori epiteliali - tumori del tessuto connettivo - tumori misti CLASSIFICAZIONE - Benigni Cellule ben differenziate che tendono a rimanere unite e spesso circondate da una capsula di tessuto denso. Questa neoplasia normalmente non rappresenta una minaccia per la vita, non invade altri tessuti e cresce lentamente. Velocità di crescita: Lenta Atipie citologiche: Assenti Mitosi: Assente Grado di differenziazione cellulare: Elevato Capsula: Spesso presente Tipo di sviluppo: Espansivo Invasione nei vasi linfatici: Assente Metastasi: Assenti Recidività: Assente Danno ai tessuti vicini: Per compressione Effetti sui pazienti: Locali Cachessia: Assente - Maligni (cancro) Caratterizzati da cellule indifferenziate, non incaspulate. Tendono ad invadere altre regioni del corpo migrando attraverso vasi linfatici e sanguigni (metastasi) o estendendosi rapidamente ai tessuti vicini. Sostituendo parte di un organo vitale con cellule anormali conducono alla morte dell'organismo. Velocità di crescita: Rapida Atipie citologiche: Presenti Mitosi: Presente Grado di differenziazione cellulare: Scarsa Capsula: Assente Tipo di sviluppo: Infiltrazione Invasione nei vasi linfatici: Frequente Metastasi: Possibili Recidività: Possibile Danno ai tessuti vicini: Per compressione Effetti sui pazienti: Generali Cachessia: Presente Sono 4 le differenze sostanziali tra neoplasie benigne e maligne: Velocità di crescita: Le cellule maligne hanno un grado di crescita molto più veloce Differenziazione cellulare: Le cellule benigne sono cellule specializzate (cellule del cuore, del fegato) mentre le cellule maligne sono indifferenziate (non si conosce la loro reale origine). Capacità di infiltrare i tessuti: Le cellule maligne hanno la capacità di infiltrare i tessuti vicini. Possibilità di metastatizzare: La metastasi è la riproduzione a distanza, per migrazione, di agenti infettivi o cellule tumorali provenienti da un focolaio principale. I tumori possono essere di vario genere ma trà i principali distinguiamo: Tumori solidi - colpiscono organi e tessuti Tumori non solidi - colpiscono il sangue ORIGINE DEI TUMORI BENIGNI Originati da tessuto epiteliale: - papilloma (estroflessione digitiforme) - adenoma (tumore ghiandolare) - nevi (piccoli tumori pigmentati della pelle) Originati da tessuto connettivo: - lipoma (tumore adiposo) - osteoma (tumore dell'osso) - condroma (tumore della cartillagine) Tumori misti: - adenofibroma (neoplasma benigno derivante da tessuti epiteali e connettivi) ORIGINE DEI TUMORI MALIGNI Originati da tessuto epiteliale (carcinomi): - melanomi (cancro delle cellule pigmentate della pelle) - adenocarcinomi (cancro delle ghiandole) Originati da tessuto connettivo (sarcomi): - linfomi (cancro del tessuto linfatico) - osteosarcomi (cancro delle ossa) - fibrosarcomi (cancro del tessuto connettivo fibroso). Tumori misti: - neuroblastoma (tumore maligno derivante dal tessuto nervoso). EZIOLOGIA DEL CANCRO I fattori causali, della divisione di cellule indifferenziate anormali (anaplasia) e/o dell'aumento numerico delle cellule (iperplasia), non sono certi ma sono classificabili i fattori che contribuiscono attivamente: - Fattori genetici Molte forme di cancro sono direttamente ereditate attraverso geni carcerogeni (oncogeni) o per mancanza di un gene detto gene soppressore del tumore. Le forme di cancro con fattori di rischio genetico comprendono ad oggi il carcino delle cellule basali (cancro cutaneo), il cancro della mammella, il neuroblastoma (cancro del tessuto nervoso). - Carcinogeni Sono induttori del cancro che influiscono negativamente sull'attività genetica, inducendo una divisione cellulare anomala. Generalmente il tumore è dato da agenti cancerogeni di vario tipo. Il fumo è una delle cause principali di tumore perché si inalano delle sostanze chimiche che innescano la trasformazione sulle cellule. Non sono coinvolte solo le vie aeree ma le sostanze entrano nel torrente circolatorio e arrivano agli organi. Alcuni carcinogeni sono mutogeni (induttori di mutazioni) agendo sulla struttura del DNA. Oltre a prodotti industriali, alcune sostanze naturali e le radiazioni, anche i virus sono indicati come possibili cause di cancro. I virus della verruca papillomatosa sono stati considerati responsabili di certe forme di cancro della cervice uterina nella donna. - Età Il fattore età può essere conseguenza di cambiamenti nel tempo dell'attività genetica delle cellule. C’è da considerare che non su tutti hanno lo stesso effetto, infatti il tumore può manifestarsi in soggetti in maniera diversa. Per il fattore età si può osservare una predisposizione nei giovani alla formazione di alcune forme di cancro come la leucemia mentre negli anziani di altre forme come il cancro del colon. CICLO CELLULARE Replicazione cellulare fisiologica 1 - La cellula si trova ad uno stato di quiete. 2 - Arriva lo stimolo a replicarsi (ad opera dei protompogeni) 3 - La cellula cresce e si prepara a replicarsi, replicando il DNA e si ha la mitosi (regolata questo dal patrimonio genetico). Ci sono due tipi di geni: Protompogeni: stimolano la replicazione cellulare Oncosoppressori: inibiscono la replicazione cellulare Questi geni sono controllati da ciò che serve al nostro organismo se si ha bisogno di replicazione vengono attivati i protompogeni, nel momento in cui la replicazione deve cessare vengono stimolati gli oncosoppressori. Nelle neoplasie questo meccanismo tra i due geni si altera e gli oncosoppressori sono completamente spenti. Per poter crescere le cellule tumorali falsificano il segnale di crescita, quando una cellula si espande spinge sul tessuto adiposo che manda dei segnali per bloccare la crescita, le cellule tumorali ignorano questi segnali per via degli oncosoppressori che non funzionano. INIBIZIONE DEI MECCANISMI DI DIFESA La cellula tumorale deve superare tutta una serie di meccanismi di difesa, messi in atto dal nostro organismo, per sopravvivere. Inibizione dei meccanismi di autodistruzione La morte cellulare detta anche apoptosi è un fenomeno che porta la cellula stessa all’autodistruzione se si rende conto che il suo DNA è alterato. Nelle cellule neoplastiche questo meccanismo non funziona perché i geni dell’apoptosi sono alterati. Immortalità delle cellule tumorali Nelle cellule normali esiste un meccanismo di riproduzione cellulare per il quale una cellula può riprodursi solo per un definito numero di volte (50-70 volte) questo avviene grazie ad una struttura detta telomero che si trova nel cromosoma. Il telomero dopo le varie replicazioni và incontro a regressione, si consuma e non alimenta più la cellula. La cellula tumorale contiene un enzima che si chiama telemerasi che ricostruisce continuamente il telomero. A questo punto la cellula diventa immortale. Fasi di trasformazione (carcerogenesi) e superamento della risposta immunitaria Le cellule neoplastiche hanno una serie di trasformazioni prima di diventare maligne che constano di tre fasi: Iniziazione: La cellula subisce una o più trasformazioni genetiche che la trasformano da normale a neoplastica latente. In queste condizioni sopravvive senza moltiplicarsi Promozione: Si verificano ulteriori trasformazioni e si ha la comparsa del tumore vero e proprio Progressione: Ulteriori trasformazioni fanno acquisire alle cellule altre caratteristiche quali la capacità di dare metastasi e comunque tendono a svilupparsi i cloni più dannosi per l’organismo. Se le cellule tumorali non avessero la capacità di metastatizzare potrebbero essere combattute isolandole, ciò che le rende veramente dannose è proprio la loro capacità di metastatizzare. La metastasi di una cellula tumorale è una parte di cellula che oltrepassa la membrana basale della cellula stessa e che si immette nel torrente circolatorio. La cellula tumorale nel momento in cui si stacca deve riuscire a sopravvivere in genere quando si stacca muore perché non gli arrivano i messaggi chimici per la sopravvivenza, riesce a fare questo perché nel momento dell’abbandono dalla cellula madre gli arrivano dei messaggi chimici che le fanno credere di essere ancora ancorata. Dopo essere entrata nel torrente circolatorio deve superare prima di tutto la risposta immunitaria, per fare questo si lega alle piastrine che la nascondono dal sistema immunitario e che producono i fattori di crescita che le servono per continuare a sopravvivere, per poi infiltrarsi in un altro tessuto dove continuare la sua proliferazione. DIAGNOSI Alcuni dei metodi usati per scoprire la presenza del cancro sono: - L'autopalpazione metodo di auto diagnosi dei primi segni (autopalpazione del seno o dei testicoli) - Tecniche di imaging tecniche per la visualizzazione dei tessuti: - radiografia (foto a raggi X) - mammografia (foto a raggi della mammella) - topografia computerizzata (scansione a raggi X) - topografia a risonanza magnetica nucleare (scansione elettromagnetica) - ecografia (scansione a ultrasuoni) - Analisi del sangue Consiste nella determinazione della concentrazione di alcune sostanze, definite marker tumorali, che alcuni tumori (es. cancro della prostata) possono produrre direttamente o indirettamente. - Biopsia Consiste nel prelievo e esame di una parte di tessuto vivente. Le informazioni ottenute possono essere usate per definire stadio (classificazione in base a dimensione e diffusione) e classificazione (valutazione dell'evoluzione del tumore basata sul grado di anormalità delle cellule) dei tumori. CACHESSIA Sindrome caratterizzata da: Dimagrimento A causa di mancata introduzione di alimenti o accentuato metabolismo delle cellule neoplastiche. Nausea e vomito A causa delle sostanze tossiche prodotte dalle neoplasie che conducono al dimagrimento e all'anoressia. Febbricola A causa delle sostanze tossiche prodotte dalle neoplasie comportando un aumento del catabolismo generale dell'organismo. TRATTAMENTI Quando il cancro viene identificato si interviene per trattarlo in modo da impedirne o ritardarne lo sviluppo. La rimozione, per via chirurgica, non è sempre possibile ed è caratterizzata dal rischio di recidività dovuta ad una mancata asportazione completa o alla neoformazione del tumore. Per eliminare eventuali cellule maligne rimaste dopo l'asportazione o per i casi trattabili senza intervento chirurgico, si interviene con tecniche di: chemioterapia terapia chimica che usa composti citotossici (che uccidono le cellule) o farmaci neoplastici. radioterapia terapia con radiazioni (raggi X o Gamma) usata da sola o insieme alla chemioterapia. laserterapia terapia mediante raggio luminoso (laser). immunoterapia recente trattamento che aiuta le difese proprie del corpo contro le cellule tumorali. farmaci intelligenti derivati dalle ricerche di oncologia molecolare che applica processi di genetica e biologia molecolare per lo sviluppo di farmaci che mirino esclusivamente molecole specifiche e colpiscano il cancro, risparmiando le cellule normali (es. anticorpi monoclinali, agenti antiangiogenesi, inibitori della tirosin-kinasi) Infiammazione o Flogosi IN SINTESI La reazione infiammatoria è un complicato processo con il quale le cellule e i tessuti reagiscono ad un danno. Calore, pressione fisica, sostanze chimiche caustiche, tossine rilasciate da batteri dannosi o qualsiasi altro stimolo nocivo può indurre una reazione infiammatoria. Alcune cellule del sistema immunitario liberano istamina (sostanza con azione vasodilatatrice che provoca effetti caratteristici a livello locale: tumefazione, arrossamento, calore, dolore e impossibilità di uso della parte colpita). Nei casi di una certa gravità compaiono febbre e malessere. Nei tessuti infiammati vengono richiamati leucociti che mettono in atto processi finalizzati all'eliminazione dell'agente patogeno. SEGNI PRINCIPALI DELL'INFIAMMAZIONE RUBOR = Rossore Causato dall'aumento del flusso sanguigno e dall'accumularsi del sangue in seguito alla ferita. CALOR = Calore Dovuto prevalentemente all'aumento del flusso sanguigno. TUMOR = Gonfiore Causato dall'edema, per accumulo di essudato infiammatorio e per la formazione del coagulo negli spazi tissutali ammalati. DOLOR = Dolore Causato da sostanze chimiche come le chinine (prevalentemente bradichinine) e altri mediatori chimici che vengono rilasciati in seguito al danno o alla morte cellulare. ITER DELL'INFIAMMAZIONE L’infiammazione è fondamentalmente la risposta di difesa, il cui scopo ultimo è quello di liberare l’organismo sia dalle cause del danno cellulare, sia dalle sue conseguenze. La risposta infiammatoria coinvolge il tessuto connettivo, il plasma, le cellule circolanti del sangue, i vasi sanguigni, ed i costituenti cellulari ed extracellulari del connettivo. Subito dopo il danno si ha una brevissima costrizione dei vasi sanguigni circostanti seguita quasi immediatamente da una dilatazione dei vasi e un aumento del flusso ematico. I tessuti danneggiati rilasciano una serie di sostanze (istamina, serotonina e chinine) che agiscono sia sulla vasodilatazione, sia sull'aumento della permeabilità dei vasi. L’infiammazione può essere acuta o cronica. INFIAMMAZIONE ACUTA E’ la reazione immediata del tessuto al danno ed ha lo scopo di portare costituenti difensivi del plasma. E' di durata relativamente breve (24/48 h dall’evento) ed ha come caratteristica principale l’essudato dei fluidi e delle proteine plasmatiche con la migrazione dei leucociti. Tre sono le fasi cruciali di questo processo: - Variazioni del calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno Subito dopo l’insulto si verifica uno stato di vasocostrizione transitoria; in seguito, attraverso l’intervento di istamina e prostaglandine, le arteriole vasodilatano (oltre a successiva apertura di nuovi letti vascolari, nell’area interessata). Questo aumento del flusso sanguigno, che porta a calore e dolore della parte interessata. Si ha così un aumento del letto capillare, con fuoriuscita di liquidi ed aumento della viscosità del sangue. La conseguenza è un rallentamento del circolo (stasi) che permette la emarginazione (avvicinamento all’endotelio) dei leucociti circolanti che si dispongono lungo l’endotelio dei vasi, per migrare, successivamente, nel tessuto interstiziale. - variazioni strutturali dei micro-vasi che permettono alle proteine del sangue ed ai leucociti di fuoriuscire dall’albero circolatorio. La pressione osmotica ed oncotica superano quella idrostatica provocando quindi la fuoriuscita di liquidi dai vasi. Inoltre si verifica l’apertura dei gap intercellulari (giunzioni comunicanti, punti in cui le membrane plasmatiche di cellule adiacenti si avvicinano strettamente fra loro, ma non prendono diretto contatto) dell’endotelio per azione di istamina, bradichinina e leucotrieni; TNF (tumor necrosis factor) e IL1 (interluchina 1: mediatore chimico prodotto da macrofagi che media infiammazioni, l'immunità naturale e l'attivazione dei linfociti) agiscono sul citoscheletro provocando retrazione endoteliale. Il liquido che fuoriesce contiene poche proteine, essendo un ultrafiltrato del plasma è viene definito trasudato. L’aumento della permeabilità dei vasi fa si che fuoriesca nello spazio interstiziale un liquido ricco di proteine, chiamato essudato che dà luogo all'edema (tumor). La perdita di proteine riduce la pressione oncotica intravascolare con aumento del fluido interstiziale, di conseguenza abbiamo un aumento della fuoriuscita di liquido che si accumula nell’interstizio portando ad edema. Tipi di esudato: - sieroso ricco di siero, povero di fibrina e cellule - sierofibrinoso ricco di fibrina, povero di siero e cellule - fibrinoso ricchissimo di fibrina, povero di siero e cellule - mucoso ricco di muco - mucopurulento ricco di muco e granulociti neutrofili - purulento (es. ascesso) ricchissimo di granulociti neutrofili - emorragico ricco di proteine ed emazie - necrotico-emorragico ricco di proteine, emazie e detriti cellulari - Migrazione dei leucociti dal microcircolo e loro accumulo nella sede della lesione. (Fase cellulare) Nell’infiammazione acuta, l’endotelio dei vasi permette l’entrata dei neutrofili che giungono nella zona della lesione, causando: Marginazione dei leucociti con l’aumento della viscosità del sangue, tutti i leucociti tendono ad addossarsi alla parete del vaso. Grazie a molecole di adesione particolari, le cellule si attaccano alla parete, la attraversano servendosi dei gap intercellulari aperti ed arrivano al tessuto danneggiato. I leucociti migrano negli spazi extravascolari e iniziano a muoversi verso lo stimolo infiammatorio (chemiotassi) I leucociti (prevalentemente neutrofili nella flogosi acuta), si accumulano nel focus infiammatorio. La chemiotassi è un movimento direzionale della cellula e per questo si distingue dalla chemiocinesi, un movimento casuale. Essa si compie attraverso la polimerizzazione di actina nel citosol (calcio dipendente), che legandosi alla miosina è responsabile dell’emissione di pseudopodi. Attivazione dei leucociti (fagocitosi) La fagocitosi consiste nella ricerca e nella captazione delle particelle che devono essere ingerite dai leucociti. In alcune circostanze questo processo determina il rilascio di sostanze come:enzimi lisosomiali, metaboliti attivi derivati dall’ossigeno, prostraglandine. Gli attivatori possono essere sostanze esogene (lipopolisaccaridi batterici, peptidi formilati) o endogeni (componenti del complemento, leucotrieni, chemokine – citochine ad azione chemiotattica). I recettori a cui si legano gli attivatori sono molecole di membrana che variano a seconda della specie e dello stimolo. Quando avviene il legame tra attivatore e recettore si attiva la proteina G che stimola la fosfolipasi C. Questa fa rilasciare dai depositi intracellulari il calcio che va ad agire su actina e miosina responsabili dei meccanismi di chemiotassi e fagocitosi; inoltre attiva la proteinkinasi C che attraverso alcune fosforilazioni innesca i meccanismi di degranulazione. Mediatori chimici dell’infiammazione I mediatori chimici regolano le varie fasi dell’infiammazione, possono derivare: - Dal plasma sono presenti nel plasma sotto forma di precursori che devono essere attivati per acquisire le loro proprietà biologiche. - Dalle cellule sono generalmente accumulati sotto forma di granuli intracellulari (istamina) dai quali vengono secreti oppure neoformati (prostraglandine) in risposta ad uno stimolo. Le sostanze che attivano l’infiammazione sono: - Ammine vasoattive - Istamina presente nei granuli di mastociti, basofili e piastrine. Reagisce a stimoli fisici, immunologici (ipersensibilità di I tipo), neuropeptidi e citochine. E’ responsabile della dilatazione delle arteriole e della permeabilizzazione delle venule - Serotonina ha azione simile all’istamina. Si trova nelle piastrine ed è rilasciata da quest’ultima quando il contatto con il collagene o con il complesso antigene-anticorpo, stimola l’aggregazione piastrinica. - Proteasi plasmatica - Bradichinina è attivata dalla chinina e determina vasodilatazione e aumenta la permeabilità vascolare - Complemento composto da 20 componenti plasmatiche che si attivano in successione. Reagisce a stimoli anticorpali attivando la via classica ed a fattori tissutali attivando una via alternativa. E’ responsabile di vasodilatazione se risponde a fenomeni vascolari; chemiotassi ed aderenza se reagisce all’attivazione dei leucociti. - Acido arachidonico è un acido grasso polinsaturo presente nelle membrane cellulari, viene rilasciato in seguito a stimoli infiammatori o per azioni di altri mediatori chimici, i metabolici dell’acido arachidonico sono: Leucotrieni (possono mediare ogni fase dell’infiammazione acuta) e Citochine (sono dei polipeptidi prodotti da molte cellule). EVOLUZIONE DEL PROCESSO INFIAMMATORIO ACUTO Risoluzione completa In caso di lesioni limitate, in tessuti rigeneranti (epiteli), in presenza di agenti eziologici a bassa virulenza ed emivita breve, si ha l’arresto degli stimoli chemiotattici, il riassorbimento l’edema (attraverso i vasi linfatici) e la rimozione dei detriti cellulari che ha come risultato finale un tessuto uguale a quello presente prima del danno. Ascessualizzazione Per azione di germi piogeni (streptococchi e stafilococchi) che producono esotossine ed endotossine che agiscono sui tessuti provocando un ascesso (zona di necrosi circondata da una capsula connettivale). Fibrosi In caso di estese lesioni tissutali ed in tessuti non rigeneranti, si ha un’estesa produzione di tessuto connettivo. Infiammazione cronica A causa di stimoli infiammatori persistenti o problemi nella riparazione dei tessuti. INFIAMMAZIONE CRONICA spesso l’infiammazione acuta può degenerare in quella cronica o esserlo fin dall’inizio. La transazione da acuta a cronica avviene quando la risposta infiammatoria non può essere risolta, sia per la presenza dello stimolo dannoso, sia per interferenze del normale processo di riparazione. L’infiammazione cronica, in molti casi, è iniziata come processo primario. Spesso in questo caso gli agenti patogeni sono meno tossici di quelli che portano all’infiammazione acuta. Sono stati identificati tre gruppi di infiammazione cronica: - infezioni persistenti causate da alcuni microrganismi intracellulari come il bacillo tubercolare ed alcuni funghi. In questo caso la risposta infiammatoria spesso assume un aspetto granulomatoso. - esposizione prolungata a materiali inerti non degradabili - malattie autoimmuni in questi casi gli autoantigeni evocano delle reazioni immuni che portano ad infiammazione. Cellule dell’infiammazione cronica L’infiammazione cronica è caratterizzata dall’infiltrazione di molte cellule come linfociti, plasmacellule ed eusinofili sicuramente le cellule più importanti sono i Monociti. I monociti dal sangue migrano verso i tessuti trasformandosi in cellule dette Macrofagi. Oltre alla capacità di fagocitare i macrofagi hanno altre caratteristiche, possono infatti essere attivati, aumentando le loro dimensioni cellulari, attiavando il metabolismo, portandoli ad avere una maggiore capacità fagocitarla. In seguito a tale attivazione i macrofagi secernono una larga varietà di prodotti biologicamente attivi che svolgono la funzione di mediatori della distruzione tissutale. Questo impressionante arsenale chimico rende i macrofagi dei potenti agenti difensivi ma possono anche trasformarsi in cellule capaci di determinare considerevoli danni tessutali. Infiammazione granulomatosa Il granuloma consiste in un aggregato di macrofagi che possono trasformarsi in cellule similepiteliali. Ci sono due tipi di granulomi: - granuloma da corpo estraneo (causato da materiale estraneo inerte) - granuloma immune (causato da micobatteri, parassiti e funghi) Ruolo dei vasi linfatici e del tessuto linfatico Nella risposta infiammatoria si ha un flusso linfatico aumentato con un fluido caratterizzato da un aumento di proteine e leucociti. Questi vasi drenano liquidi e cellule dall’area della reazione e sono importanti per la risoluzione dell’infiammazione. Tuttavia, in alcuni casi, il drenaggio linfatico può fornire per la disseminazione dell’agente patogeno, sviluppando un coinvolgimento infiammatorio dei linfonodi. Se un numero significativo di batteri viene drenato nel linfonodo, può svilupparsi una sede secondaria di necrosi, che porta alla distruzione del linfonodo. Quadri morfologici dell’infiammazione La gravità della situazione, la causa specifica ed il tessuto coinvolto, portano variazioni morfologiche nelle manifestazioni dell’infiammazione sia acuta che cronica. Infiammazione sierosa è caratterizzata dalla fuoriuscita di liquido chiaro che deriva dal siero o dalle secrezioni delle cellule che rivestono il peritoneo, la pleura o il miocardio. Infiammazione fibrosa In seguito a danni più gravi, molecole più grandi superano la barriera vascolare, con passaggio del fibrinogeno. Se l’infiammazione viene risolta la fibrina viene rimossa, altrimenti si ha la produzione di fibroblasti che determinano la formazione della cicatrice. Infiammazione purulenta è caratterizzata dalla formazione di pus o essudato purulento. Alcuni microrganismi, come stafilococchi, producono questa suppurazione localizzata. Ascessi sono delle raccolte localizzate di pus, dove troviamo al centro una massa di neutrofili e cellule tessutali necrotiche. Ulcere è caratterizzata da una perdita locale, prodotta dalla necrosi infiammatoria di quel tessuto o organo. Manifestazioni sistemiche dell’infiammazione La Febbre è una delle manifestazioni sistemiche dell’infiammazione, soprattutto quando i microrganismi si trovano nel torrente circolatorio, si pensa che siano le citochine a causare la febbre. La Leucocitosi (aumento del numero dei leucociti del sangue al di sopra dei valori normali) si manifesta per l’accellerato rilascio di cellule del midollo osseo. Meccanismi di riparazione Il processo di riparazione avviene molto presto nell’infiammazione e coinvolge due processi: - Rigenerazione del tessuto danneggiato mediante cellule parenchimali dello stesso tessuto - Sostituzione del tessuto danneggiato con tessuto connettivo grazie a vari fattori di crescita si verificano fenomeni di angiogenesi, migrazione e proliferazione dei fibroblasti (con sintesi di collagene e deposizione della matrice extracellulare) e rimodellamento connettivale. Rigenerazione: ciclo cellulare e tipi di cellule La crescita cellulare è un meccanismo fondamentale per la riparazione dei tessuti danneggiati. Come risposta ad un danno tissutale le cellule sopravvissute iniziano a proliferare, si differenziano nel tipo cellulare finale e danno origine ad un nuovo tessuto del tutto simile a quello presente prima della lesione. In questo processo è molto importante l’interazione tra le cellule e la matrice extracellulare, che guida le cellule nella crescita, nella migrazione e nella differenziazione. EDEMA Il termine Edema definisce l’accumulo di anomale quantità di liquidi negli spazi interstiziali o nelle cavità corporee. Il liquido dell’edema è un trasudato con basso contenuto proteico, il risultato delle forze che muovono i liquidi dal comparto intravascolare a quello interstiziale. Gli opposti effetti della pressione idrostatica intravascolare e della pressione oncotica sono i fattori principali da considerare nella patogenesi dell’edema. L'edema è dovuto alla vasodilatazione con aumento della pressione idrostatica, all'aumento della permeabilità vasale, alla diminuzione della pressione oncotica (Legge di Starling) e al diminuito drenaggio linfatico. Pressione idrostatica nel capillare: 35 mmHg Pressione idrostatica nella venula: 12-15 mmHg Pressione oncotica del plasma: 20-25 mmHg Mossi dall’azione di queste pressioni, i liquidi fuoriescono dal versante arterioso del letto capillare e rientrano dal versante venoso, parte dei liquidi viene drenato dai capillari linfatici, per poi tornare nel torrente circolatorio. Da questo possiamo dire che le condizioni che determinano la formazione dell’edema sono: -Aumento della pressione idrostatica -Riduzione della pressione oncotica nel plasma -Deficit del drenaggio linfatico A questi processi và aggiunta la ritenzione renale di sale ed acqua, che può contribuire alla formazione dell’edema. Il termine Anasarca indica un edema diffuso e grave. L’accumulo di liquido nelle cavità sierose è detto: idrotorace, idropericardio, idroperitoneo. Malattia Aterosclerotica È la causa più importante delle malattie cardiovascolari, le malattie cardiovascolari presentano 9 fattori di rischio: -sindrome metabolica -ipertensione -dislipidemia -diabete -obesità addominale -inattività fisica -fumo -mancato consumo di frutta e verdura -fattori psicosociali Il colesterolo LDL, costituito da molecole lipidiche e proteiche, trasporta il colesterolo dal suo punto di origine nel fegato e nell’intestino fino ad altri organi,quantità eccessive di queste sostanze favoriscono l’aterosclerosi. Fino a quando è presente nel sangue in quantità ragionevoli l’LDL può attraversare nei due sensi la tonaca intima delle arterie,ma quando è eccessivamente concentrato tende a depositarsi nella matrice dell’intima stessa. Man mano che il colesterolo si deposita nelle arterie i lipidi che lo compongono vanno incontro ad ossidazione mentre le sue proteine oltre che ad ossidarsi si legano a molecole di zucchero(glicosilazione). Le cellule epiteliali interpretano questi segnali come un pericolo richiamando i componenti del sistema immunitario (tramite molecole di adesione)in particolar modo i Monociti normalmente circolanti. Oltre ai monociti le cellule endoteliali richiamano le Chemochine,che diventano macrofagi attivi,quindi i macrofagi fagocitano i lipidi,le chemochine e le molecole di adesione richiamano i linfociti T che aderiscono ai lipidi rilasciando citochine che amplificano il processo infiammatorio. I lipidi fagocitati si ingrandiscono sempre di più andando a formare la placca,che dapprima rimane all’interno della tonaca del vaso andando gradualmente a restringere il lume. Le sostanze secrete dalla placca,indeboliscono la sua superficie,fino a romperla,da li intervengono i componenti della coagulazione,in particolare le piastrine,causando la formazione del trombo. I trombi e i coaguli I trombi e i coaguli sono espressione della malattia aterosclerotica e provocano patologie gravi come l’embolia polmonare:che avviene quando un coagulo si stacca dalla sua sede e và nel polmone provocando una ostruzione improvvisa. I trombi e i coaguli sono favoriti da: -permanenza in posizioni clinostatiche -neoplasia,che producono sostanze anticoagulanti -uso di farmaci come anticoncezionali Embolie grassose Quando un frammento di grasso del midollo osseo si stacca dalla sua sede e và in circolo(come il coagulo tappa il vaso) Embolie gassose Quando ci si immerge a profondità elevate l’azoto passa allo stato liquido,nel riemergere passa allo stato gassoso se questo avviene troppo repentinamente si formano delle bolle che ostruiscono i vasi. Embolia del liquido amniotico Si verifica durante la gravidanza o il parto,il materiale presente nel liquido amniotico o in placenta può passare nel circolo della madre,questo può innescare quella che viene definita CID(coagulazione intravasale disseminata) È uno stato patologico grave che provoca la morte o danni irreversibili,es:insufficienza renale,danni celebrali,danni pancreatici ed epatici. Quello della CID è un meccanismo assai rapido,innescato da: -Sepsi -Traumi -Alcune neoplasie -Complicanze ostetriche -Emorragie queste cause innescano sostanze trombopiastriniche che danno il via alla cascata coagulativa,senza che ci sia niente da coagulare,formando microtrombi,determinando ischemie ed emorragie. Un altro effetto della CID è l’anemia piastrinopenica e l’anemia emolitica. La CID si cura con plasma fresco per restituire i fattori della coagulazione consumati. Per sciogliere i trombi si dovrebbe dare l’Eparina. Malattie Genetiche Le malattie genetiche sono malattie che interessano i cromosomi ed il codice genetico. Presenti alla nascita, possono essere ereditarie o no e possono manifestarsi anche in un secondo momento. Vengono distinte in tipo: Mendeliano e Multi fattoriali. Se entrambi i genitori sono stati identificati come portatori dello stesso gene autosomico anormale e recessivo (hanno già avuto un bambino affetto o hanno partecipato a un programma di screening per l'eterozigosi) e il disordine può essere identificato prima della nascita, devono essere proposti il prelievo dei villi coriali o l'amniocentesi. Ma non tutti i disordini mendeliani possono essere individuati prima della nascita. Per molte pazienti che hanno un rischio aumentato, la diagnosi può essere fatta con l'amniocentesi, con il prelievo dei villi coriali, con il prelievo della cute o del sangue fetale o con l'ecografia. Certe popolazioni, selezionate per etnia, razza o provenienza geografica, possono essere sottoposte a screening prima della nascita per identificare i portatori di specifiche patologie mendeliane, come la malattia di Tay-Sachs e le talassemie. Lo screening neonatale può identificare le coppie portatrici di specifiche malattie metaboliche; in questi casi, l'anamnesi familiare è generalmente negativa. Per altre coppie, particolarmente quelle con patologie a ereditarietà autosomica dominante o recessiva legata al cromosoma X, l'anamnesi familiare è spesso positiva. L'esame obiettivo dei componenti di una coppia può evidenziare una patologia mendeliana. Un'età paterna > 50 anni aumenta il rischio di alcune nuove mutazioni spontanee dominanti nei figli. Il gene specifico coinvolto è imprevedibile; l'ecografia può identificare alcune patologie. La valutazione del rischio in queste situazioni dipende da vari fattori, ma principalmente dal tipo di ereditarietà (autosomica o recessiva, legata al cromosoma X o dominante ). È importante anche l'incidenza del disordine nella popolazione generale. DISORDINI MENDELLIANI Sono caratterizzate da mutazioni che colpiscono un singolo gene e seguono il modello di trasmissione mendelliana. I disordini genetici dovuti alla mutazione di un singolo gene sono i più facili da esaminare e i più completamente studiati. Sono stati descritti molti disordini specifici. I difetti di un singolo gene possono essere autosomici o legati al sesso, dominanti o recessivi. Secondo la genetica mendelliana, ogni gene che esprime un carattere, può esistere in forme diverse, queste forme diverse per lo stesso carattere sono dette Alleli. Quando si forma un gamete esso riceve un allele per ogni gene da ciascun genitore, quindi nel gamete si vengono a formare nuove coppie di alleli per ogni carattere. Se la coppia di alleli che esprime il carattere è costituita da geni uguali si avrà la condizione omozigote, quindi il carattere si manifesterà sicuramente. Se la coppia di alleli che esprime un carattere è costituita da geni diversi si avrà la condizione eterozigote in questo caso dei due alleli si manifesterà quello più dominante. Per questo tipo di trasmissione ci sono tre modelli differenti: Autosomiche dominanti questo tipo di alterazione si manifesta nello stato eterozigote, possono essere colpiti sia i maschi che le femmine. Quando una persona affetta da questo disordine, sposa una non affetta, i figli avranno il 50% delle possibilità di manifestare l’alterazione. Ovviamente il disordine si può manifestare in maniera diversa da individuo ad individuo. Alcuni individui manifestano il disordine ma non è presente in nessuno dei due genitori, alcuni ereditano il gene mutante ma sono fenotipicamente normali, questo è dovuto ad una penetrazione ridotta. Invece se l’alterazione si manifesta in tutti in modo differente da individuo ad individuo si definisce espressività variabile. Le più comuni malattie a trasmissione autosomica dominante sono: - ipercolesterolemia familiare causata dalla mutazione del gene che codifica per il recettore del colesterolo, questo comporta una diminuita capacità di trasportare il colesterolo nelle cellule e di catabolizzarlo. Inoltre l’assenza di recettore per LDL sulle membrane delle cellule epatiche comporta un ridotto trasporto delle IDL nel fegato, che vengono sostituite da sovrapproduzione di LDL. - sindrome di marfan colpisce il tessuto connettivo con squilibrio qualitativo e quantitativo della fibrilla (glicoproteina) il che comporta una frammentazione del tessuto elastico - anomalie scheletriche i pazienti sono longilinei e lunghi con braccia e gambe abnormemente lunghe e articolazioni iperestensibili, con deformazione della colonna e del torace. - anomalie oculari dislocazione del cristallino causa alterazioni dei legamenti che lo fissano - anomalie cardiovascolari frammentazione delle fibre elastiche della tonaca media dell’aorta, alterazione delle valvole cardiache. - rene policistico - sferocitosi ereditaria Autosomiche recessive la maggior parte degli individui affetti da disordini recessivi hanno genitori portatori sani ed entrambi trasmettono il carattere recessivo con una probabilità del 25%. Se l’individuo è eterozigote non si manifesta ma è portatore sano, con il 50% delle probabilità di trasmissione, se l’individuo è omozigote si manifesta. L’espressione del difetto è più uniforme rispetto ai disordini autosomici dominanti, in genere la penetrazione è completa e l’insorgere del disturbo è precoce. La malattia più comune è: - Fibrosi cistica alterazione della secrezione delle ghiandole esocrine, causato da un deficit di trasporto di ioni cloro, che ha consistenza anomala tanto da ostruire le vie aeree e i dotti pancreatici e che quindi provoca infezioni polmonari e insufficienza pancreatica, può portare anche a morte. Cromosoma x vengono trasmesse da femmine eterozigote portatrici, ai figli maschi, dal momento che i maschi hanno un solo cromosoma x, più raramente è trasmesso alle figlie femmine. Un maschio con l’alterazione avrà il 50% delle possibilità di trasmetterla alle figlie femmine. Le malattie più comuni sono: - Deficit da glucosio-6-fosfato deidrogenasi Il prototipo di questa malattia è dovuta al deficit dell’enzima glucosio-6-fosfato, il gene di questo enzima è localizzato nel cromosoma X, una quantità dell’enzima è sintetizzato nei precursori dei globuli rossi, decadendo man mano nel corso della vita, questo deficit porta a decadimento anticipato nei globuli rossi. L'ereditarietà del deficit è di tipo legato al sesso con femmine eterozigoti portatrici generalmente sane e maschi affetti dal deficit. - Emofilia A è la malattia ereditaria più comune, è dovuta ad una ridotta quantità o attività del fattore 7, come tutte le malattie ereditarie legate al cromosoma x si manifesta nei maschi o nelle femmine omozigoti. I vari gradi del deficit del fattore 7 sono correlati al tipo di mutazione del gene che codifica per questo fattore della coagulazione, in aggiunta in circa il 10% dei casi i valori del fattore 7 risultano normali, ma l’attività enzimatica, risulta notevolmente ridotta. In tutti questi casi, c’è la tendenza ad emorragie massive dopo interventi chirurgici o traumi, emorragie spontanee anche dopo piccoli traumi. Negli esami clinici le piastrine sono a livello normale, ciò che appare alterato è il tempo do protrombina parziale che è prolungato,per la diagnosi si effettua il dosaggio del fattore 7. - Emoglobinomatie sono un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate dalla presenza di una emoglobina anomala. L’emoglobina, come noto è formata da quattro catene globiniche uguali due a due, avviene la mutazione del gene che codifica la globina beta o alfa, che viene sostituita dalla S. Il gene che sintetizza la catena Beta è sul cromosoma 11 Il gene che sintetizza la catena Alfa è sul cromosoma 16 Questo è dovuto alla sostituzione di un singolo aminoacido nella catena globinica. L’emoglobina può subire modifiche di tipo: Qualitativo alterazione della struttura puntiforme di una catena, generalmente la beta (anemia falciforme) Quantitativo produzione di quantità ridotta o nulla della catena alfa o beta (talassemia o betatalassemia) - L’anemia falciforme è la forma più comune di anemia emolitica familiare,avviene la sostituzione delle globina beta con la S. Quando si ha una ridotta tensione di ossigeno L’HBS và incontro a cristallizzazione e questo distorce i globuli rossi. All’inizio la situazione appare reversibili, ma i ripetuti episodi determinano un danno cellulare, la cellula accumula calcio e perde potassio e acqua e diventa inreversibilmente falciforme. Negli eterozigoti il 40% circa di Hb è HbS il resto è HbA, in questi casi si avrà solo una lieve tendenza alla trasformazione falciforme. Negli omozigoti tutta l’HbA è sostituita dalla HbS con la piena espressione della malattia. Le conseguenze principali di questa alterazione sono: Riduzione della vita media degli eritrociti gli eritrociti così modificati diventano rigidi e maggiormente suscettibili ad essere sequestrati dalla milza, la loro vita media si riduce da 120 giorni a circa 20, il midollo osseo viene reclutato per la produzione di eritrociti, questo comporta una espansione del midollo e un’attività degli osteoblasti concentrata sulla superficie esterna dell’osso che così si ingrandisce e si deforma. Danno ischemico gli eritrociti falciformi hanno una maggiore adesività sulle pareti dei vasi ostruendo il microcircolo con conseguente danno ischemico. Le alterazioni anatomiche che caratterizzano questa malattia sono: L’emolisi con l’anemia risultante Aumentato rilascio di Hb con formazione di bilirubina Stasi capillare con trombosi L’anemia è la stasi vascolare determinano ipossia d alterazione anatomica a carico del cuore, del fegato e dei tubuli renali; si ha il reclutamento del midollo grasso per maggior produzione di eritrociti. Nei bambini affetti da questa malattia si manifesta anche splenomegalia, determinata dalla congestione della polpa rossa a causa del gran numero di eritrociti ammassati, questo causa un danno tissutale ischemico. L’anemia falciforme omozigote si manifesta dopo il sesto mese di vita, quando l’emoglobina fetale è man mano sostituita da quella di tipo S. Dal momento in cui insorge è caratterizzata da improvvise crisi, con gravi episodi di occlusione vascolare con dolori addominali, altra complicazione è la crisi aplastica, caratterizzata da cessazione temporanea dell’attività midollare. - Talassemia nella talassemia abbiamo assenza o ridotta sintesi della catena emoglobinica alfa. La talassemia viene trasmessa come carattere autosomico codominante. La forma eterozigote, talassemia minor, può essere asintomatica o scarsamente sintomatica. La forma omozigote, talassemia major è associata a grave anemia emolitica. - Beta Talassemia caratterizzata dalla mancata o ridotta sintesi di catene beta, si distinguono: beta talassemia major o morbo di Cooley caratterizzata dalla totale assenza delle catene globiniche beta. beta talassemia minor caratterizzata da una minima sintesi delle catene beta. Due fattori contribuiscono alla patogenesi dell’anemia nella betatalassemia: La ridotta sintesi della globina beta alterata formazione dell’HbA con conseguente riduzione della concentrazione emoglobinica. Componente emolitica della betatalassemia molto più importante non dovuta alla mancanza di beta-globine ma all’eccesso relativo di catene globiniche alfa, la cui sintesi rimane normale. Quindi le catene libere formano aggregati insolubili nei globuli rossi danneggiando le membrane cellulari e riducando la plasticità, questo comporta una fagocitosi prematura dei globuli rossi e degli eritroblasti, dando un’ eccessivo carico di ferro libero portando a gravi conseguenze: Sovraccarico sistemico di ferro Anemia emolitica Splenomegalia Deformità ossea. DISORDINI MULTIFATTORIALI In questo tipo di malattia si ha una componente genetica e una ambientale es. malattie cardiache diabetiche, cancro, schizofrenia, psicosi. Patologia Congenita non Ereditaria Le malattie congenite non ereditarie sono dovute a errori di sviluppo nell'embrione e nel feto (embriopatie e fetopatie) per cause in genere estrinseche (infettive o radianti). es. gemelli siemesi, deformità di un organo, deformità di un sistema). Teratogenesi sviluppo di malformazioni o mostruosità da parte di cause esterne (per esempio, infezioni, agenti fisici, chimici, meccanici) che agiscono su alcune regioni del feto durante la gravidanza, con la nascita di un bambino che presenta gravi difetti congeniti. È detta teratogena una sostanza che può provocare tali malformazioni qualora la madre venga esposta ad essa durante la gravidanza o, in alcuni casi, anche prima di essa. Tra queste malformazioni rientrano alcuni difetti che in alcuni gravi casi possono rivelarsi anche mortali per il neonato: - Focomelia grave malformazione congenita in cui gli arti si presentano come rudimentali appendici del tronco e mani e piedi hanno forma irregolare. - Labbro leporino (incidenza 1 a 1000) è una malformazione congenita che consiste in una divisione più o meno accentuata del labbro superiore, associata o meno ad una mancata saldatura della mascella, - Palatoschisi (incidenza 1 a 2500) può causare, oltre alle difficoltà nella suzione, disturbi del linguaggio, otiti ricorrenti e riduzione dell’udito per inefficienza delle tube di Eustacchio, problemi nello sviluppo dentario, deformazioni delle ossa mascellari, infezioni delle vie respiratorie. - Difetti alle pareti cardiache. Molte sono le sostanze teratogene riconosciute, tra le più tristemente famose rientrano la: - Talidomide farmaco venduto negli anni '50 e '60 come sedativo, anti-nausea e ipnotico, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza. Ritirato dal commercio alla fine del 1961 per la nascita di neonati deformi. - l'Agente Arancio nome in codice, dell'esercito statunitense, per indicare un erbicida liquido usato ampiamente dagli Stati Uniti durante la Guerra del Vietnam, tra il 1961 e il 1970. Ritenuto responsabile di molte malformazioni congenite. - l'abuso di alcol o il fumo di sigaretta. La teratogenicità può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci, usati per trattare malattie comuni. Le mutazioni vengono generalmente classificate in due classi a seconda della loro origine: Le mutazioni spontanee (mutazioni, non frequenti, provocate da errori nelle reazioni che operano sul materiale genetico) e mutazioni indotte (prodotte dall'azione di particolari agenti fisici o chimici detti appunto agenti mutageni. È detto mutagenesi il processo che determina una mutazione indotta e mutagenizzato dell'organismo in cui è stata prodotta).