Registrazione elettro-meccanica Le prime incisioni su dischi fonografici furono effettuate alla fine del sec. XIX°. T. A. Edison nel 1877 realizzò un fonografo meccanico a cilindro, poi sostituito da un disco, nel quale la vibrazione sonora era trasmessa meccanicamente dal supporto in rotazione a una puntina metallica e quindi inviata a una tromba amplificatrice. Nei successivi fonografi elettrici la vibrazione trasmessa alla puntina viene convertita da un fonorivelatore in una corrente elettrica variabile che, attraverso uno o più stadi di amplificazione, viene riconvertita in suono dall'altoparlante. L'invenzione dell'incisione elettrica dei dischi ( 1925 ) a velocità di 78 giri al minuto sostituiti poi con l'adozione del microsolco ( 1948 ) dischi a velocità di 45 o 33 giri al minuto, segna l'inizio dell'era industriale discografica. Nascono e si sviluppano le più importanti case discografiche ( RCA, Victor e Columbia negli U.S.A. Deutsche Grammophon in Germania, Decca, EMI, Philips in Olanda e Ricordi in Italia ). L'incisione del solco viene attuata con una punta di zaffiro, rubino sintetico o altro materiale duro, solidale alla parte mobile di un dispositivo ( normalmente di tipo elettrodinamico ), eccitato dal segnale proveniente dal microfono, che converte tali segnali in vibrazioni trasversali della punta. Il disco è di norma costituito da un piatto di alluminio ricoperto di cera o di lacche alla nitrocellulosa. La riproduzione del suono registrato su disco si ottiene poi, con procedimento inverso a quello d'incisione, per mezzo di un giradischi. Registrazione elettro-magnetica Sebbene i primi tentativi di registrazione magnetica del suono risalgono al 1889 ( registrazione a filo d'acciaio di Paulsen ) è solo tra il 1935 e il 1945 che si realizza il primo registratore magnetico ( della società tedesca AEG ) denominato magnetofono. Il nastro magnetico su cui viene fatta la registrazione, ricoperto di materiale ferromagnetico ( normalmente ossido di ferro ) viene fatto scorrere a velocità costante di fronte al sottile traferro di un elettromagnete ( testina di registrazione ) la cui bobina di eccitazione è percorsa da una corrente variabile con il suono; il nastro resta perciò magnetizzato permanentemente in dipendenza dal segnale sonoro. Per la riproduzione il nastro viene fatto scorrere alla stessa velocità di registrazione di fronte al traferro di una testina di lettura in tutto simile a quella di registrazione ( testina di riproduzione ). Per effetto della magnetizzazione del nastro si crea un flusso magnetico variabile che genera una forza elettromotrice nella bobina della testina, il cui andamento rispecchia quello del suono originario. Un nastro può essere riutilizzato per un numero praticamente illimitato di volte in quanto, prima di ogni incisione, viene fatto passare di fronte ad una testina di cancellazione che elimina ogni precedente magnetizzazione. La velocità di registrazione e riproduzione hanno valori standard di 4,76 - 9,52 - 19,05 - 38,10 cm al secondo. Su analogo principio si basa la registrazione dei segnali video ( registrazione videomagnetica o RVM ). Registrazione elettro-ottica La registrazione ottica può essere di tipo analogico o digitale. La registrazione ottica analogica tradizionale si usa comunemente per la sonorizzazione delle pellicole cinematografiche. Impiega come supporto per l'incisione la pellicola stessa, nella quale sono riservate per la registrazione una o più sottili strisce laterali. La registrazione viene ottenuta modulando in intensità, con il segnale elettrico provenienti dal microfono, un fascio luminoso, che a sua volta impressiona la striscia di pellicola riservata alla registrazione: si ottiene così una traccia la cui trasparenza dipende dalle variazioni istantanee del suono da registrare. Per la riproduzione la pellicola viene fatta scorrere alla velocità di registrazione tra una sorgente luminosa e un elemento fotosensibile ( cellula fotoelettrica o dispositivi equivalenti ), ottenendo così un segnale elettrico proporzionale al flusso luminoso e quindi al suono originario. La registrazione ottica digitale utilizza il laser per rendere discreti i segnali analogici. Le prime applicazioni si sono avute nella registrazione del suono sui cosidetti compact disk. Nei dischi ottici digitali ( sia audio che video che dati ) la registrazione è eseguita da un laser di potenza che incide una serie di incavi o forellini microscopici disposti a spirale su un disco master di vetro, rivestito di un polimero fotoindurente. La lettura avviene grazie a un diodo laser che emette un raggio luminoso in direzione del disco, raggio che viene riflesso dalla superfice metallizzata a seconda che cada o meno su una parte in cui sono state incise informazioni. Oltre che su dischi la registrazione ottica digitale utilizza nastri, i cosidetti DAT. Anche in questo caso le prime applicazioni si sono avute nel campo acustico-musicale e nel campo della memorizzazione dati. Registrazione CD Vi sono tre modi possibili di registrare files su CD. 1) Track at once: ogni traccia o file viene incisa singolarmente e per ognuna di esse il laser d'incisione si accende all'inizio e si spegne alla fine; nel caso di registrazione di traccie audio, questo comporta una pausa di due secondi fra un brano e l'altro. Questa modalità offre la possibilità di registrare tutto il CD in una sola sessione oppure in più sessioni differenti. 2) Disc at once anche detta CD at once: tutti i files vengono incisi in una sola sessione, il laser viene acceso all'inizio del primo file e spento alla fine dell'ultimo; non è possibile realizzare altre sessioni perchè il CD viene finalizzato automaticamente. 3) Session at once ( multisessione ): in questa modalità è possibile registrare sullo stesso CD, in occasioni successive, uno o più file per volta fino a quando non si raggiunge il limite di capienza del CD o non si decide di finalizzarlo. Il laser viene acceso e spento una sola volta per ogni sessione.