Economie alternative o comportamenti alternativi

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Economie alternative o comportamenti alternativi all’interno dell’economia?
A cura di Cristina Russomanno
Premessa: il modello capitalistico e la funzione dei prezzi
Essendo l’economia definita come una scienza che studia le interrelazioni esistenti tra i fattori della
produzione, la circolazione dei beni e la ripartizione della ricchezza e dei profitti 1, tali relazioni vengono
spiegate attraverso l’uso di modelli, cioè di semplificazioni della realtà. Vivendo in un contesto
prevalentemente capitalistico, si analizzerà più specificamente questo modello, tralasciando l’esame del
modello misto e di quello pianificato.
In un’economia di tipo capitalistico, il comportamento dei soggetti coinvolti ( individui e imprese) è
guidato dalla massimizzazione del capitale e del soddisfacimento dei propri bisogni. Da una parte, le imprese
per massimizzare il capitale necessitano, oltre che di investimenti iniziali e di materie prime, anche di forza
lavoro per la produzione di beni. Dall’altra parte gli individui necessitano di soddisfare i propri bisogni di
beni per massimizzare il loro benessere. L’incontro di queste domande genera la prima relazione tra imprese,
come soddisfattrici della domanda di beni, e individui come soddisfattori della domanda di manodopera. A
fronte del soddisfacimento del bisogno, gli individui corrisponderanno un prezzo all’impresa per i beni
prodotti, mentre l’impresa da parte sua corrisponderà un prezzo per il bene offerto dagli individui: il salario
per il loro lavoro. L’incontro tra queste 2 offerte genera la seconda relazione tra i 2 soggetti coinvolti nel
mercato: il salario offerto ai lavoratori consente l’acquisto dei beni e il soddisfacimento dei bisogni, il prezzo
pagato per i beni acquistati consente all’impresa di soddisfare il proprio bisogno di capitali e di realizzazione
di un profitto. Questo modello funziona fino a che gli individui sono in grado di offrire forza lavoro e fino a
che le imprese sono capaci di offrire beni che soddisfino i bisogni degli individui. Dove questo meccanismo
fallisce (presenza di individui incapaci di offrire forza-lavoro: bambini, handicappati, anziani, disoccupati;
produzione di beni ritenuti dal livello di vita del Paese come necessari, ma che richiedono un costo elevato
per l’individuo –medicinali, -) interviene un terzo soggetto: lo Stato, il quale svolge una funzione allocativa,
distributiva, di stabilizzazione del mercato e di coordinamento tra i diversi soggetti.
Definiti i soggetti che operano all’interno del modello, analizziamo ora i principi alla base dello
stesso, secondo la teoria formulata da Adam Smith, secondo la quale il perseguimento del proprio interesse
conduce al perseguimento del bene collettivo. Secondo il principio di ottimizzazione, i soggetti cercano di
scegliere le migliori combinazioni di consumo possibili, data la loro iniziale dotazione di risorse. Nel
momento in cui si esercita la scelta e si effettua, quindi, una domanda di beni, secondo il principio di
equilibrio, i prezzi variano fino a che la quantità domandata di un bene è uguale a quella offerta2.
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Da il “Nuovo vocabolario illustrato della Lingua Italiana”.
Il modello dell’equilibrio tra domanda e offerta è spiegato in appendice.
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Questo modello sembra risolvere il problema principale del mercato come luogo di scambio:
coordinare in modo efficiente lo scambio per il soddisfacimento dei diversi interessi. Tale coordinamento è
totalmente basato sulla funzione dei prezzi, come strumenti informativi, tali da indirizzare le scelte degli
individui a massimizzare il rapporto tra obiettivi raggiunti e risorse impiegate per essi. I prezzi costituiscono
quindi, quel parametro del modello sulla base del quale le imprese decidono quanto produrre e gli individui
quanto domandare.
Data l’importanza dei prezzi si manifesta l’esigenza di rispondere alla domanda: CHI DETERMINA
IL PREZZO?
Secondo la conclusione a cui siamo pervenuti in appendice, il prezzo è determinato naturalmente
dalle forze di domanda e di offerta. Il prezzo di equilibrio viene raggiunto solo se entrambe le parti, i
consumatori e le imprese, sono in grado di poter esercitare i primi la domanda, i secondi l’offerta, senza
avere ognuno, singolarmente preso, la capacità di determinare un prezzo. Il consumatore può esercitare la
sua domanda solo se sono presenti queste 2 condizioni: ha potere di scelta, ha potere di acquisto. Gli
individui, quindi, non sono in grado di esercitare la domanda tutte le volte che sul mercato è presente un bene
poco differenziato o offerto da una o pochissime imprese, un mercato cioè dove non c’è concorrenza. Ma
ancora più grave è la condizione di chi non disponendo di una dotazione iniziale di risorse, non ha a priori la
possibilità di domandare un bene per soddisfare i propri bisogni. Per quanto riguarda le imprese, queste
dovrebbero avere la possibilità di accedere liberamente al mercato, senza alcuna barriera, economica,
tecnologica, naturale o istituzionale che sia.
La conclusione è che nessuno determina il prezzo: il meccanismo di equilibrio tra domanda e offerta
è raggiunto solo se NESSUN SOGGETTO ha potere di influenzare i prezzi e, quindi, solo se i mercati sono
perfettamente concorrenziali: con un numero infinito di individui ed un numero infinito di imprese, che
esercitano la loro scelta, non tenendo conto delle scelte degli altri soggetti. Questo può essere vero solo se
nessuno dei soggetti ha potere di mercato, o lo ha , ma infinitesimamente piccolo. Nella realtà siamo in
presenza di mercati a concorrenza monopolistica o oligopoli, nei quali i prezzi sono caratterizzati da rigidità
o viscosità, tendono cioè a modificarsi lentamente3. Con prezzi rigidi sono possibili 2 situazioni: l’offerta è
inferiore alla domanda o la domanda è inferiore all’offerta. Chi si trova nella situazione di minorità detiene
un maggior potere di mercato. Quando la domanda dei consumatori è superiore alla quantità offerta, le
imprese possono scegliere di aumentare il prezzo, senza modificare la quantità domandata, e di soddisfare
comunque una fetta di consumatori disposti a comprare quel bene a quel prezzo. Questo è ciò che di norma
avviene in regimi di monopolio di un’impresa, ma può avvenire anche il contrario che l’offerta sia superiore
alla quantità domandata, per cui le imprese saranno costrette a vendere ad un prezzo fissato dal consumatore
pur di vendere.
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Nel modello generale, ad una variazione nel prezzo segue una variazione nella quantità domandata e offerta. Nel caso
di rigidità o viscosità, le imprese e gli individui tendono a modificare le quantità offerte e domandate prima che sia
avvenuta la variazione di prezzo.
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Il modello di mercato effettivamente in atto conduce inoltre al seguente paradosso, la cui conclusione
è analoga a quella su esposta: data la presenza di costi fissi o di rendimenti crescenti4, l’impresa per
realizzare l’obiettivo di massimizzazione del profitto è costretta ad ampliare continuamente le proprie quote
di mercato, giungendo da un mercato perfettamente concorrenziale ad uno monopolistico.
Un ultimo limite del modello, legato ai prezzi, è che, essendo strumenti determinanti per le scelte dei
soggetti coinvolti nel mercato, dovrebbero contenere tutte le informazioni necessarie a favorire tali scelte: il
prezzo di equilibrio dovrebbe cioè essere inclusivo di tutte le voci di costo che lo determinano. In presenza di
asimmetrie informative, il sistema dei prezzi può generare delle esternalità che causano una perdita di
benessere. Le esternalità sono dei costi non inclusi nella definizione del prezzo di un dato bene. Un esempio
chiarirà il concetto: supponiamo che un pacchetto di sigarette costi 3 euro. Questo prezzo è determinato da
una sommatoria di costi (le materie prime, i macchinari dell’industria per la lavorazione e
l’impacchettamento, il costo del personale addetto, il trasporto, le tasse, la pubblicità ecc.) e dal profitto. Il
prezzo finale viene detto “prezzo privato” e si distingue dal “prezzo sociale” che è quello pagato dalla
collettività, per esempio, per i costi sanitari dei malati di cancro ai polmoni, alla pelle ecc. In presenza di
esternalità, ciò che è efficiente per gi individui e per le imprese, non lo è più per la collettività. Nel caso del
nostro esempio, affinché il meccanismo del mercato sia efficiente e, quindi, il prezzo sia strumento completo
di informazione, un pacchetto di sigarette dovrebbe costare 3 euro più il costo sostenuto dalla collettività per
le conseguenze causate dal fumo diviso il numero dei pacchetti prodotti. In questo caso, il prezzo privato e il
prezzo sociale coinciderebbero e non sarebbero generate distorsioni nel mercato.
In sintesi, l’attuale modello di mercato in cui siamo strettamente coinvolti, presenta le seguenti
caratteristiche:
1) non è aperto: l’ipotesi di concorrenza perfetta conduce all’estremo, in presenza di rendimenti
crescenti o costi fissi, ad un regime di monopolio;
2) non è equo: l’efficienza del mercato è compatibile con qualsiasi distribuzione delle risorse, anche
non equa: è possibile raggiungere un equilibrio ottimale di mercato, non riducendo le
disuguaglianze sociali.
3) non è sostenibile: la presenza di rendimenti crescenti per l’ampliamento delle quote di mercato,
genera a fronte di una sempre maggiore produzione, sempre maggiori rifiuti.
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L’economia come scienza sorse per soddisfare i bisogni (da primari a sempre più sofisticati) degli
individui. Le modalità con cui questa soddisfazione può essere raggiunta sono svariate: dal baratto ( è il
principio che è alla base della Banca del Tempo) a forme più complesse in cui si utilizza la moneta come
mezzo unificato di scambio.
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In presenza di rendimenti crescenti, data una quantità fissa di materie prime si è in grado di produrre una quantità
maggiore di prodotti oppure data una quantità fissa di prodotti si utilizza una quantità inferiore di rosirse.
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Analizzato il modello, costituito da determinati soggetti, regole specifiche, un dato contesto,
possiamo introdurre il problema di fondo di questo lavoro: pensare ad un’economia alternativa, intesa come
modello alternativo a quello in atto nel nostro Paese e nel mondo occidentale, oppure a comportamenti
alternativi all’interno del modello attuale.
Istituire un’economia alternativa significa intervenire sulle variabili fondamentali del modello:
soggetti, leggi, contesto esterno. Non potendo modificare il contesto esterno, per creare un’economia
alternativa a quella attuale occorre introdurre nuove leggi economiche in grado di legare i fattori della
produzione, la circolazione dei beni e la distribuzione della ricchezza e valutare il ruolo di nuovi soggetti in
grado di intervenire nel sistema.
Premesso che questo lavoro, non intende dare una soluzione ad un aspetto di così ampia portata, ma
costituire una base di riflessione comune per cercare soluzioni al problema, ritengo che il modello in atto
abbia bisogno solo di alcuni correttivi negli ambiti segnalati in conclusione al primo paragrafo. Il principio di
ottimizzazione di Smith, per quanto moralmente criticabile, spiega perfettamente la motivazione delle scelte
dell’uomo. Nell’ipotesi di un fornaio, il cui principale interesse è guadagnare il più possibile vendendo pane,
il perseguimento di questo obiettivo, che potrà essere raggiunto tramite la produzione di un pane di
particolare qualità o a basso costo, soddisfa implicitamente un interesse collettivo ad avere buon pane o a
comprarlo ad un costo inferiore. Questo principio è valido per tutti i beni commercializzabili, ma non lo è per
i beni pubblici. In questo caso per l’offerta di questi beni, capaci di aumentare il benessere della collettività, è
necessario l’intervento di un soggetto – lo Stato, enti pubblici, organismi internazionali o sovranazionali che provveda a questi bisogni, pur nella possibilità di non generare profitti, ma probabilmente perdite.
L’intervento dello Stato deve essere comunque limitato e mai teso a creare barriere e distorsioni, con
l’introduzione di dazi sui prodotti nazionali e qualsiasi altra barriera alla normale concorrenza. Questi
soggetti dovrebbero intervenire anche a favore di quegli individui che non sono in grado di generare reddito
e che quindi non hanno nessuna possibilità di soddisfare i loro bisogni. L’intervento di questo terzo attore
potrebbe garantire una maggiore equità del sistema, nonché una maggiore apertura del mercato.
Si potrebbe pensare inoltre all’istituzione di organi preposti a vigilare sull’introduzione di barriere di
qualsiasi tipo e di altri soggetti preposti a monitorare l’attività sostenibile delle imprese e a intervenire in
caso di divaricazione dei prezzi sociali e prezzi privati. Questo richiede primariamente la diffusione di
informazioni corrette, l’assenza di informazioni o la presenze di informazioni asimmetriche è la principale
causa delle distorsioni nel mercato.
Per quanto riguarda il ruolo dei singoli individui, non meno importanti degli altri soggetti operanti
nel modello, possono intervenire a favore di un sistema più equo, aperto e sostenibile, semplicemente
attraverso le loro scelte quotidiane. Si sceglie tutte le volte che si acquista un prodotto, che si va in vacanza,
che si investe ecc. Se ognuno esercita scelte eque e sostenibili, introduce equità e sostenibilità nell’intero
sistema. Se ognuno si fa voce contro le lobby, le barriere tecnologiche, commerciali, sociali e culturali
genera apertura e favorisce un’autentica globalizzazione.
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In conclusione, sono del parere che più di creare sistemi economici alternativi, l’introduzione di
soggetti vigilanti e garanti della trasparenza, equità, sostenibilità e apertura del sistema attuale e un ruolo
consapevole dei singoli individui possa assicurare la presenza di un sistema economico duraturo, rispettoso
dei diritti umani fondamentali, capace di ridurre le disuguaglianze mondiali.
APPENDICE
P($)
O
7
D
6
C
H
G
5
N
M
4
O
3
I
2
L
E
F
A
B
1
D
50
100
150
200
250
300
400
500
Qx
Ipotizziamo la vendita di un bene X per spiegare il meccanismo di domanda e offerta all’interno di
un mercato costituito da un unico bene. La curva O indica l’offerta del bene da parte di un numero infinito
di imprese, mentre la curva D indica la domanda di quel medesimo bene da parte di infiniti individui.
Nel punto A l’offerta del bene X per un prezzo di 1$ è di 50 unità, ma la domanda è di 400. Data
una domanda così elevata, le imprese saranno disposte ad offrire una quantità maggiore, fino ad arrivare a
produrre 400 (punto B), ma l’incremento dei costi, la variazione degli impianti ecc. determinano un aumento
del prezzo da 1 a 7 dollari (punto C). Di fronte ad un prezzo così elevato, gli individui non sono più disposti
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a comprare a quel prezzo e ridurranno la domanda, ipotizziamo da 400 a 100 (punto E). Per il bene X i
consumatori non saranno disposti a spendere più di 2$ e a domandare 100 quantità. Le imprese ridurranno la
loro offerta da 400 a 300 (punto F), ma per produrre quella quantità dovranno chiedere un prezzo di 6$
(punto G). Questo processo di contrattazione andrà avanti fino al raggiungimento naturale dell’equilibrio nel
punto O, in cui la quantità domandata sarà uguale a quella offerta per un prezzo di 4$.
BIBLIOGRAFIA
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CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO, Lettera ad un consumatore del Nord, EMI, Bologna 2001
DORNBUSCH R., FISCHER S., STARTZ R., Macroeconomia, McGraw-Hill, Milano 1998
LUNARIA, Terzo settore, Rapporto 2001, I Libri del salvagente, Roma 2001
RICOSSA S., Dizionario di Economia, UTET, Torino 1998
SALVATORE D., Economia internazionale, Carocci Editore, Roma 1999
VARIAN H.R., Microeconomia, Cafoscarina, Venezia 1997
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