Visualizza - Parrocchia Preziosissimo Sangue di Firenze

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LSolo un passo e poi ci immergeremo nella Notte che cambiò la storia dell’umanità. Prima che
questo Santo Natale ci doni ancora una volta la bellezza infinita del Mistero dell’Incarnazione, la
liturgia di questa quarta domenica di Avvento è da vivere come l’esaltazione gioiosa del
compimento di ogni Parola di Dio. E’ la domenica in cui ognuno di noi alzando lo sguardo con
passione, con forza, con convinzione deve gridare “Ecco io vengo”. Siamo parte di una storia
immensa, ognuno di noi è stato messo nel mondo perché è stato Dio a volerlo, a scrivere i nostri
nomi e a darci vita. E la volontà di Dio è il cuore dei suoi progetti per ciascuno dei suoi figli. Non
la mia volontà mi salverà, ma la Sua nella mia vita, la Sua nella misura in cui io gli permetterò di
abitare in me. Quanta motivazione c’è dentro di noi in questo giorno che precede il Natale?
Quanta consapevolezza che quel Dio che toccò la terra e tornerà nella gloria mi abbia
costantemente nei suoi pensieri? Mi chieda di aderire col cuore e la mente perché i suoi pensieri
siano i miei pensieri? L’accoglienza unica ed irripetibile che Maria riservò al Signore nel suo
grembo, oggi è chiesto anche a noi di riservarla a Dio. Possiamo tutti essere grembo di Dio
nell’accoglienza della sua volontà! Lasciarla riposare, cullarla, portarla ovunque con noi e partorirla
in questo mondo così bisognoso di esempio cristiano. Accogliere Gesù non significa accogliere le
belle parole che dirà durante la sua vita pubblica, non significa emozionarsi la notte di Natale
come faremmo davanti ad un neonato qualsiasi, o piangere sotto la croce come dinanzi ad uno dei
tanti sofferenti che abitano questa terra. Oggi accolgo Gesù perché accolgo la sua volontà: mi
presento a Lui perché mi santifichi con la sua volontà divina, ben diversa da quella umana che il
nostro corpo ci spinge a praticare. E nel Vangelo di questa domenica, Lei, la donna che assunse in
sé in anima e corpo la volontà di Dio ci dà motivo di credere ancora una volta che non c’è Parola
di Dio che non si compia. L’abbraccio tra Maria ed Elisabetta è l’abbraccio tra la profezia e il
compimento, tra l’Antico e il Nuovo Testamento, tra Dio e la Chiesa. Nell’abbraccio esprimiamo
silenziosamente quanto di più bello si possa comunicare all’altro: l’abbraccio è unione perfetta, è
continuità tra i due, è affermazione di un bisogno reciproco, è la necessità urgente di condividere
un sentimento, è un racconto che fonde due storie e ne fa una sola. In ogni abbraccio c’è una
fine e un inizio, un avvicendarsi di pezzi di storia insostituibili e necessari l’uno all’altro. Maria
che corre da Elisabetta sa che la profezia sta per realizzarsi e non vede l’ora che accada. Ecco
la sua fretta! Ecco motivate la sua gioia infinita e l’esigenza di un incontro che sarà l’inizio di una
nuova straordinaria storia. E il bambino che nel seno di Elisabetta sussulta è l’apertura
meravigliosa di questa storia infinita, della storia infinita che è la vita della Chiesa. I sussulti di
Giovanni sono i primi segni di quel trasporto gioioso che fa nascere la Chiesa, la fa danzare mossa
dallo Spirito nell’incontro quotidiano con Gesù. Sarebbe splendido se questa danza che fa
sussultare la famiglia cristiana coinvolgesse un po’ di più anche noi, sarebbe gradito a Dio se
anche noi sapessimo essere più riconoscenti a Maria Santissima che accogliendo più di chiunque
altro la volontà di Dio ci ha portato Gesù. Maria corre anche verso di noi ogni giorno a portarci
Gesù! L’adempimento delle Parole è Vita per ognuno di noi. La notte prodigiosa che stiamo per
vivere sia il nostro abbraccio con la volontà di Dio e sia questo incontro a trasmettermi la gioia
del Signore e a far sussultare anche me.
Nel sangue di Cristo fraternamente vi abbraccio.
don Luigi e Comunità dei Missionari cpps
IV domenica di Avvento, 23 dicembre 2012
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