LSolo un passo e poi ci immergeremo nella Notte che cambiò la storia dell’umanità. Prima che questo Santo Natale ci doni ancora una volta la bellezza infinita del Mistero dell’Incarnazione, la liturgia di questa quarta domenica di Avvento è da vivere come l’esaltazione gioiosa del compimento di ogni Parola di Dio. E’ la domenica in cui ognuno di noi alzando lo sguardo con passione, con forza, con convinzione deve gridare “Ecco io vengo”. Siamo parte di una storia immensa, ognuno di noi è stato messo nel mondo perché è stato Dio a volerlo, a scrivere i nostri nomi e a darci vita. E la volontà di Dio è il cuore dei suoi progetti per ciascuno dei suoi figli. Non la mia volontà mi salverà, ma la Sua nella mia vita, la Sua nella misura in cui io gli permetterò di abitare in me. Quanta motivazione c’è dentro di noi in questo giorno che precede il Natale? Quanta consapevolezza che quel Dio che toccò la terra e tornerà nella gloria mi abbia costantemente nei suoi pensieri? Mi chieda di aderire col cuore e la mente perché i suoi pensieri siano i miei pensieri? L’accoglienza unica ed irripetibile che Maria riservò al Signore nel suo grembo, oggi è chiesto anche a noi di riservarla a Dio. Possiamo tutti essere grembo di Dio nell’accoglienza della sua volontà! Lasciarla riposare, cullarla, portarla ovunque con noi e partorirla in questo mondo così bisognoso di esempio cristiano. Accogliere Gesù non significa accogliere le belle parole che dirà durante la sua vita pubblica, non significa emozionarsi la notte di Natale come faremmo davanti ad un neonato qualsiasi, o piangere sotto la croce come dinanzi ad uno dei tanti sofferenti che abitano questa terra. Oggi accolgo Gesù perché accolgo la sua volontà: mi presento a Lui perché mi santifichi con la sua volontà divina, ben diversa da quella umana che il nostro corpo ci spinge a praticare. E nel Vangelo di questa domenica, Lei, la donna che assunse in sé in anima e corpo la volontà di Dio ci dà motivo di credere ancora una volta che non c’è Parola di Dio che non si compia. L’abbraccio tra Maria ed Elisabetta è l’abbraccio tra la profezia e il compimento, tra l’Antico e il Nuovo Testamento, tra Dio e la Chiesa. Nell’abbraccio esprimiamo silenziosamente quanto di più bello si possa comunicare all’altro: l’abbraccio è unione perfetta, è continuità tra i due, è affermazione di un bisogno reciproco, è la necessità urgente di condividere un sentimento, è un racconto che fonde due storie e ne fa una sola. In ogni abbraccio c’è una fine e un inizio, un avvicendarsi di pezzi di storia insostituibili e necessari l’uno all’altro. Maria che corre da Elisabetta sa che la profezia sta per realizzarsi e non vede l’ora che accada. Ecco la sua fretta! Ecco motivate la sua gioia infinita e l’esigenza di un incontro che sarà l’inizio di una nuova straordinaria storia. E il bambino che nel seno di Elisabetta sussulta è l’apertura meravigliosa di questa storia infinita, della storia infinita che è la vita della Chiesa. I sussulti di Giovanni sono i primi segni di quel trasporto gioioso che fa nascere la Chiesa, la fa danzare mossa dallo Spirito nell’incontro quotidiano con Gesù. Sarebbe splendido se questa danza che fa sussultare la famiglia cristiana coinvolgesse un po’ di più anche noi, sarebbe gradito a Dio se anche noi sapessimo essere più riconoscenti a Maria Santissima che accogliendo più di chiunque altro la volontà di Dio ci ha portato Gesù. Maria corre anche verso di noi ogni giorno a portarci Gesù! L’adempimento delle Parole è Vita per ognuno di noi. La notte prodigiosa che stiamo per vivere sia il nostro abbraccio con la volontà di Dio e sia questo incontro a trasmettermi la gioia del Signore e a far sussultare anche me. Nel sangue di Cristo fraternamente vi abbraccio. don Luigi e Comunità dei Missionari cpps IV domenica di Avvento, 23 dicembre 2012