Comunità “Eccomi, manda me!”
Cellule di Evangelizzazione
6° Incontro - settimana dal 27 al 02 Novembre 2014
Sei immagini della croce che disseta
Altare – Albero - Chiave
(seconda parte)
Carissimi fratelli e sorelle,
la volta scorsa abbiamo riflettuto sulle prime tre immagini che ci rivelano il mistero della croce:
Cattedra, Trono e Talamo. Oggi vogliamo soffermarci su altre tre immagini con cui i Padri della
Chiesa ci aiutano ad entrare nel significato profondo della croce.
1. Altare
Nell’altare avviene l’offerta a Dio dei nostri sacrifici. Ma Dio in Gesù si è donato lui stesso in
sacrificio per la nostra salvezza. Per Gesù l’altare su cui si è donato al Padre per la salvezza del
mondo è la croce.
La croce, le nostre croci, possono essere il luogo dove offriamo la nostra vita per il bene dei fratelli.
Nella Celebrazione Eucaristica noi fedeli siamo chiamati a portare sull’altare non solo le offerte, il
pane e il vino, ma ad offrire i nostri sacrifici, la nostra stessa vita. E sull’altare eucaristico che
avviene il miracolo della trasformazione del sacrificio in vita per il mondo.
Evangelizzare significa sempre offrire i propri sacrifici per il bene del mondo. Evangelizzare non è
solo un annuncio che si fa con la bocca ma un sacrificio d’amore che si fa con il cuore e che si dona
sull’altare della croce.
Scrive Papa Francesco:
“A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe
del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente
degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono
di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in
contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo
facciamo, la vita ci si complica sempre meravigliosamente e viviamo l’intensa esperienza di essere
popolo, l’esperienza di appartenere a un popolo.” (EG 270)
2. Albero
L’immagine dell’albero richiama al paradiso terrestre dove sono presenti in mezzo al giardino
l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male.
“9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da
mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del
male.” (Gn 2,9)
Adamo ed Eva mangiano non dell’albero della vita ma da quello della conoscenza del bene e del
male di cui Dio aveva detto che non ne dovevano mangiare. Essi non si fidano di Dio e pensano che
egli non voglia la loro la felicità. Mangiano dell’albero e sperimentano il veleno del peccato e il suo
frutto che è la morte.
La croce di Gesù è il nuovo albero della vita dove si raccoglie non il frutto della morte ma della vita
e della vita eterna. L’albero della croce diventa un albero fecondo di vita. Da quell’albero scaturisce
la salvezza per ogni uomo.
Anche nella nostra vita abbiamo degli alberi da cui possiamo mangiare o il frutto della morte e del
peccato o il frutto della vita. Le nostre croci o sono fonte di disperazione e di separazione da Dio e
dagli altri o sono vessilli di vittoria e alberi fecondi per la salvezza nostra e dei fratelli.
Non è possibile amare senza la croce. Come sulla croce Dio ci ha amati sino alla fine così il
cristiano sulla croce è chiamato ad amare in Dio i fratelli sino alla fine.
La fecondità del nostro ministero dipende dalla capacità di vivere la croce come un albero fecondo
da cui scaturiscono frutti di santità e di grazia per noi e per i fratelli.
Scrive Papa Francesco:
“Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che
si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male.” (EG 85)
Benedetto XVI:
Ciò che guarisce l’uomo non è la fuga dalla sofferenza, ma l’unione con Cristo, che ha sofferto con
infinito amore. «Cristo è disceso nell’ “inferno” e così è vicino a chi vi viene gettato, trasformando
per lui le tenebre in luce»;
Gli elementi fondamentali di umanità sono il «soffrire con l’altro, per gli altri; soffrire per amore
della verità e della giustizia; soffrire a causa dell’amore e per diventare una persona che ama veramente»;
3. Chiave
E’ chiaro che la croce così vissuta diventa la chiave che apre il Regno dei cieli. Che dona pace e
gioia al cuore anche in mezzo alla fatica, al sacrificio e alla sofferenza. Questa è stata la chiave che
Cristo ha consegnato a Pietro e che i santi hanno usato per aprire il regno dei cieli non solo a loro
ma a tanti fratelli.
“Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare
ad ogni costo qualcuno.” (1 Cor 9,22)
Cristo, Paolo e tutti i santi hanno portato questa chiave per aprire il Regno di Dio ai fratelli e noi
come cristiani e battezzati vogliamo continuare ad evangelizzare e attraverso la croce, il servizio e il
sacrificio amare i nostri fratelli per aprirgli il Regno di Dio.
La vergine Maria, ci aiuti e interceda per noi, perché possiamo essere canali di grazia e di salvezza
per i nostri fratelli.