1 Modulo 32: Il mercato della moneta: la scheda LM 32.1. Richiami al mercato della moneta Aprendo il modulo precedente ci siamo posti una serie di interrogativi sull’opportunità o meno di studiare qualcosa che andasse oltre gli equilibri derivati attraverso il modello redditospesa. Un punto cruciale è consistito nell’osservare che a questo livello di indagine non potevamo escludere la presenza del mercato della moneta e del mercato dei titoli nel momento in cui ci occupiamo di un modello che descriva una condizione di equilibrio del prodotto nazionale. In questo modulo ci proponiamo dunque di fare questo passo avanti e di derivare alcune relazioni macroeconomiche, derivanti dalle interazioni tra moneta, titoli e reddito, che da un punto di vista tecnico ci porteranno a studiare le relazioni che intercorrono tra Y ed r attraverso uno strumento che è noto come scheda LM. A proposito di titoli e moneta ci siamo soffermati a lungo nella lezione precedente. Abbiamo potuto approfondire le determinanti che regolano la formulazione di una domanda di moneta da parte degli operatori. Abbiamo inoltre studiato come si sostanzia la presenza di una offerta di moneta (anche detta stock di moneta) all’interno del nostro sistema. In questo, abbiamo trattato la centralità del ruolo svolto dalla banca centrale, la quale attraverso opportuni canali d’azione, è in grado di agire sull’entità delle componenti dell’offerta di moneta. Ricordiamo nel particolare, alcuni punti essenziali: La domanda di moneta. Discende essenzialmente dalle funzioni principali che la moneta svolge. Essa è innanzitutto il mezzo di pagamento, dunque una parte della domanda di moneta sarà legata essenzialmente al livello del reddito, poiché maggiore è il reddito maggiore è la quantità di moneta che deve essere trattenuta per effettuare transazioni. Per comodità possiamo riferirci a questa parte come alla componente L1. La domanda di moneta dipende in parte anche dalle scelte di portafoglio che gli individui effettuano, sia per quanto attiene la possibilità di detenere moneta per motivi precauzionali che per motivi speculativi. In questo caso una determinante fondamentale è il tasso di interesse che rappresenta il costo di detenere moneta. Ricapitolando, avevamo notato che tra tasso di interesse e domanda di moneta sussiste una relazione inversa. Chiamiamo questa seconda componente della domanda di moneta L2; L’offerta di moneta. Tecnicamente è determinata dalla somma tra circolante e depositi. Il circolante, assieme alle riserve, costituisce l’aggregato definito base monetaria che attraverso alcuni canali, può essere creata per mezzo delle azioni dell’autorità monetaria. L’utilizzo di questi strumenti, trattati diffusamente nella 2 lezione precedente, ci induce a considerare che l’offerta di moneta possa essere manovrata, dunque per quanto riguarda le nostre elaborazione la tratteremo come un dato esogeno, ovvero M . In entrambi i casi ci eravamo avvalsi di alcune semplice formule che non facevano altro che descrivere in forma sintetica le considerazioni che avevamo elaborato e che abbiamo qui riassunto. In particolare per la domanda di moneta avevamo detto che:1 L L1 L2 kY hr (32.1) Per aggiungere alcune considerazioni interessanti (non sviluppate nel corso del Modulo 29) circa il comportamento degli operatori in tema di domanda di moneta, soffermiamoci sulla formula. Abbiamo detto e ripetuto che essa rifletta una dipendenza diretta dal reddito e un legame inverso rispetto al tasso di interesse. Per comodità avevamo assunto che L2 fosse rappresentata da un legame lineare inverso con il tasso di interesse. Vediamo ora cosa possiamo apprendere di nuovo se ci liberiamo, solo per un attimo, di questa assunzione. Circa L2, avevamo argomentato, nella lezione precedente, che quando il prezzo dei titoli è alto, almeno rispetto ad un livello ritenuto “normale” (e per questo il tasso di interesse è basso) la maggioranza degli speculatori si attende una discesa del prezzo dei titoli e perciò domanda moneta. Se proprio vogliamo fornire anche in questo caso una formulazione sintetica diremo che se indichiamo con pB il prezzo corrente dei titoli e con pN il prezzo atteso da parte degli operatori, avremo che: pB pN : Il prezzo corrente dei titoli è minore di quello atteso dagli operatori. Questo significa che ci si attende un aumento del prezzo dei titoli e quindi gli operatori acquisteranno titoli e cederanno moneta (cioè diminuisce la loro domanda di moneta); pB p N : Il prezzo corrente dei titoli è maggiore di quello atteso dagli operatori. Questo significa che ci si attende una diminuzione del prezzo dei titoli e quindi gli operatori venderanno titoli in cambio di moneta (cioè aumenta la loro domanda di moneta). Possiamo immaginare che questo numero di operatori che domanda moneta sarà tanto più grande quanto più elevato è il livello del prezzo corrente dei titoli (pB). Detto questo possiamo pensare che esista un livello massimo di questo prezzo dei titoli in corrispondenza del quale Cfr. Modulo 29 – pag. 7. ricordiamo inoltre che stiamo trattando di variabili reali, dunque in questo caso di domanda di moneta reale. Ma come abbiamo detto nel caso del modello reddito-spesa, se si continua ad adottare lo schema dei prezzi fissi, questa distinzione è superflua. 1 3 tutti gli operatori sono tutti convinti che esso non potrà salire ulteriormente e scommetteranno sulla sua discesa. Se chiamiamo tale livello di prezzo pmax osserviamo immediatamente che quando questo è raggiunto, per la nota relazione che sappiamo, il tasso di interesse sarà ad un livello che possiamo considerare minimo (chiamiamo questo livello del tasso d’interesse rmin). Dunque, quando pB = pmax, nessun operatore domanderà titoli e tutti domanderanno moneta. Ne consegue che in corrispondenza del tasso di interesse rmin, dunque, la domanda di moneta diventa potenzialmente infinita. Se vogliamo pensare ad un modo di rappresentare graficamente questa condizione, possiamo dire che la componente della domanda di moneta che dipende dal tasso di interesse (L2) è rappresentata da una curva decrescente che in corrispondenza del tasso di interesse minimo, secondo le modalità con cui lo abbiamo definito poc’anzi, diventa orizzontale. Questa situazione è descritta dagli economisti come trappola della liquidità. Per una rappresentazione grafica si osservi la Figura 32.1. È evidente che non si tratta di una retta, così come è evidente che rappresentare L2 con una retta decrescente non consente di “osservare” il fenomeno della trappola della liquidità. Ma ora che sappiamo questo, non può essere taciuto che continua a farci comodo considerare una L2 lineare nel tasso di interesse, come scritto nella formula (32.1). Figura 32.1: Rappresentazione grafica di una L2 non lineare: la trappola della liquidità r rmin L2 32.2. La scheda LM A questo punto, fatti gli opportuni richiami e le doverose specificazioni siamo nella condizione di poter derivare la cosiddetta scheda LM. Una prima fondamentale assunzione è considerare l’offerta di moneta come un dato esogeno, dato che come abbiamo visto è sotto il diretto controllo dell’autorità monetaria e dei suoi strumenti di intervento. Avevamo dunque anticipato che avremmo scritto M per contraddistinguere l’offerta di moneta. Come si può 4 esprime la domanda i moneta l’abbiamo visto e rivisto. Osserviamo ora che, come ogni mercato che “si rispetti”, anche per quello della moneta la condizione di equilibrio è definita dall’uguaglianza tra domanda e offerta. In pratica questa sarà garantita se sussiste la condizione: Scheda LM: M kY hr (32.2) Dove, si ricorda ancora una volta, Y è il reddito e r il tasso di interesse. La (32.2) è, come specificato, l’espressione della scheda LM, posto che sia assunta per la domanda di moneta una semplice rappresentazione lineare.2 Definizione 32.1: La scheda LM è costituita da tutte quelle combinazioni di Y e r che assicurano l’equilibrio nel mercato della moneta. Come abbiamo detto per la IS, anche la LM è un luogo di punti di equilibrio. Per come è costruita si ricava agevolmente che lungo la scheda LM, prodotto e tasso di interesse sono legati da una relazione crescente, ovvero se si verifica un incremento dell’uno, ciò conduce ad un incremento dell’altro e viceversa. Si può giungere a questa conclusione ragionando sulla formula stessa. Ipotizziamo di osservare un punto sulla LM caratterizzato da un livello di prodotto e tasso di interesse rispettivamente pari a Y1 e r1. Ipotizziamo ora che vi sia un incremento che porta il prodotto da Y1 a Y2. Questo comporta contestualmente un aumento della domanda di moneta per transazioni dato che aumenta il reddito. Figura 32.2: Rappresentazione grafica della scheda LM r r S: L<M LM LM r2 r1 D: L>M Y1 2 Cfr. Rodano (2000), Cap. 6. Y2 Y Y 5 Visto che abbiamo assunto che l’offerta di moneta sia esogena, occorre che la parte restante della domanda di moneta, quella per intenderci che dipende dal tasso d’interesse, diminuisca. Ma perché la domanda di moneta legata al tasso di interesse diminuisca occorre che aumenti il tasso di interesse. Ecco dunque che a seguito di un aumento del prodotto si verifica un contestuale aumento del tasso di interesse, confermando il legame crescente che esiste tra le due variabili attraverso la scheda LM. A questo proposito si osservi il grafico in Figura 32.2/sinistra. 32.3. Equilibrio sulla scheda LM Vediamo ora di verificare, al pari di quanto visto per la scheda IS, cosa accade nel momento in cui abbiamo a che fare con dei punti che non rappresentano condizioni di equilibrio nel mercato della moneta, ovvero sono posizionati all’esterno della scheda LM. Con l’ausilio del grafico riportato in Figura 32.2/destra è possibile notare che ogni punto collocato a sinistra della LM identifica una situazione in cui vi è un eccesso di offerta di moneta sulla domanda: per un dato livello di reddito, dunque di kY, il livello del tasso di interesse è superiore e perciò l’ammontare di domanda di moneta L2 è inferiore a quella di equilibrio. Da ciò deriva appunto che L M . In questa situazione si dice che nel mercato c’è un eccesso di liquidità, ovvero che nel portafoglio degli operatori c’è più moneta di quella desiderata. La loro reazione consisterà pertanto nel liberarsi della moneta in eccesso acquistando titoli. Questa circostanza, determinerà a livello generale un eccesso di domanda di titoli che ne farà aumentare il prezzo e di conseguenza avrà un effetto depressivo sul tasso di interesse. Questo processo non si arresta finché il completo eccesso di liquidità nel sistema non sarà del tutto riassorbito. Si osservi il meccanismo di aggiustamento associato al punto S in Figura 32.2/destra, in cui la freccia verso il basso ricorda che questo si fonda su una riduzione del tasso di interesse. Ovviamente questo vale per tutti i punti a sinistra della LM. Passiamo ora a verificare cosa accade nel caso in cui ci troviamo a destra. Possiamo formulare un ragionamento perfettamente speculare a quello appena concluso per i punti come il punto S e osservare che in questo caso si verifica un eccesso di domanda di moneta, il cui riequilibrio nei confronti dell’offerta è affidato ad un aumento del tasso di interesse. In conclusione, osserviamo che una aumento dell’offerta di moneta ha l’effetto di spostare la scheda LM verso destra mentre un riduzione conduce ad uno spostamento verso sinistra. Le motivazioni alla base di questa osservazioni sono abbastanza agevoli da comprendere. Ricordando la funzione che descrive la scheda LM, la (32.2), notiamo che se rimane fisso il livello del reddito, e dunque rimane fissa la domanda di moneta per transazioni, una maggiore disponibilità di offerta di moneta crea spazio per un aumento della domanda di moneta precauzionale e speculativa (L2), di conseguenza il tasso di interesse di equilibrio associato a quel livello di reddito deve essere più basso. Notiamo infine che ogni volta che si parte da una 6 situazione di equilibrio, e l’autorità monetaria decide di aumentare o diminuire il livello di M, si crea una situazione nuova in cui offerta e domanda di moneta non sono in equilibrio e in cui pertanto il tasso di interesse comincia a diminuire o ad aumentare. C’è però una eccezione. Se ipotizziamo l’eventualità che scatti la trappola della liquidità (ricordiamo, a livello del tasso di interesse rmin), un aumento dello stock monetario lascia il mercato in equilibrio senza che il tasso di interesse debba scendere. Per quel tasso di interesse infatti si dice che i portafogli degli operatori non sono mai abbastanza liquidi.3 Come è agevole intuire, tutto quello che abbiamo appreso nel corso del Modulo 31 e 32 troverà compimento nel modulo successivo, in cui, attraverso l’interazione della scheda IS ed LM, studieremo quelle particolari condizioni associate al prodotto e al tasso di interesse che garantiscono, simultaneamente, tanto il mercato dei beni quanto il mercato dei titoli si trovano in equilibrio. Cfr. Rodano (2000), Cap. 6. Ricordiamo che l’aver formulato la domanda di moneta come in (32.1) esclude l’eventualità che si verifichi la trappola della liquidità poiché siamo nell’ambito delle relazioni lineari. 3